22 November, 2024
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Prende il via il 1° luglio da Villasimius, “Lapola Circus”, la nuova produzione della compagnia cagliaritana prodotta dalla 3P Tour di Tratalias (3ptour@tiscali.it – Incontriculuturali.it/eventi), sotto la direzione artistica di Federica Porcu, con il patrocinio dell’assessorato della Pubblica istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Sardegna.

“Lapola Circus” è un grande spettacolo con il quale Massimiliano Medda, fondatore della compagnia Lapola, ha riunito 4 artisti: Cossu e Zara, Gianni Dettori, Francesca Murgia ed i cinque attori de Lapola: Massimo Medda, Stefano e Massimo Lorrai, Marco Camboni, accompagnati dalla musica di Francesco Ghiani. A tutti gli spettacoli partecipa come ospite il trio Tamurita in acustica. In preparazione del tour estivo, lo spettacolo è stato proposto in quattro date nel teatro Si e Boi di Selargius tra Marzo e Aprile, e da queste prove di spettacolo sono stati estratti 8 spettacoli che sono stati trasmessi a Telesardegna.

Il calendario del tour estivo del “Lapola Circus”, con le date già confermate, alle quali potranno aggiungersene altre nei prossimi giorni:

1 luglio – Villasimius

13 luglio – Carbonia

22 luglio – Posada

11 agosto – Monserrato

13 agosto – Ussassai

14 agosto Orgosolo

20 agosto – Festival Solanas

26 agosto – Cabras

9 settembre – Burcei

21 ottobre – Villamassargia.

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Da sempre i Governanti, in corso di Epidemia, si pongono una domanda: «Andare appresso al virus e tamponare i danni che lascia nel suo percorso…oppure precedere il virus ed impedirgli di far danni?».
Questa domanda se la pose il Doge della Repubblica di Venezia, durante l’Epidemia mortifera dell’anno 1423. Ormai, dalla fine dell’epidemia di “Peste Nera” del 1347, si erano abbattute sulla città ben altre cinque ondate epidemiche che ne avevano ridotto la popolazione al lumicino. Quella del 1423 era la sesta ed il Doge Tommaso Mocenigo decise di prendere il “toro per le corna” ed anticiparlo. Si era capito che le epidemie venivano portate dalle navi che entravano in porto ed attraccavano tra l’Arsenale e Piazza San Marco. Bisognava fermare le navi sospette, senza danneggiare l’economia di Venezia. Individuò una delle isole della Laguna e decise che vi sarebbero stati ospitati gli equipaggi sospetti. Egli non conobbe i risultati della sua ordinanza, perché morì di Peste nel mese di aprile, però Francesco Foscari, il Doge successivo, si trovò alleviato da un peso enorme: l’Epidemia si era attenuata fino a scomparire.
Quel fatto, venne risaputo in tutto il mondo delle città portuali e tutte, sia in Europa sia nel Vicino Oriente, individuarono un luogo dove accogliere gli equipaggi sospetti di contagio. Era nato l’“isolamento preventivo”.
Esattamente 5 mesi fa (24 maggio 2020), in piena Epidemia e Lockdown, questo giornale si espresse per l’utilizzo di due strumenti mirati ad anticipare l’ingresso del Virus negli Ospedali del Sulcis Iglesiente:
1° – Adozione dell’Estrattore di RNA virale per diagnosi precoci e screening.
2°- Una “zona grigia” dove sistemare i sospetti in attesa di tampone.
Però facemmo la fine della Sacerdotessa Cassandra che si opponeva all’ingresso del Cavallo di Legno a Troia. Così i Greci sono entrati in città e l’hanno presa.
Tutt’oggi il processatore di tamponi (benché donato) non funziona come dovrebbe e, solo adesso, come leggiamo nei giornali, ci si pone il problema della “Zona Grigia”.
Cos’è la “zona grigia?”.
Lo spiegammo citando l’esempio di quel Cardiochirurgo che per primo la adottò a Milano. Si tratta del dottor Massimo Medda, di Sant’Antioco. Egli, intervistato dalla più importante rete televisiva lombarda, stupì tutta l’Europa raccontando che, in piena “zona Rossa” e nell’infuriare dell’Epidemia, continuavano ad operare i pazienti che giungevano al Pronto Soccorso del suo Ospedale per “infarto acuto del miocardio”. Raccontò che gli infartuati affetti da COVID venivano immediatamente operati in un settore isolato. Gli altri infartuati, indenni da virus, venivano operati nel reparto dedicato, mentre gli infartuati sospetti di COVID, venivano dirottati in un luogo isolato e, senza perdere un minuto per attendere il referto del tampone, venivano subito operati e salvati. Egli stesso disse: «Allestire una “ Zona Grigia” è il provvedimento più importante. Tra l’altro, essendo fisicamente isolata dagli altri reparti che ospitano malati comuni, non è pericolosa. Qui i pazienti vengono trattati da personale protetto con lo scafandro, la maschera FFP3, i filtri e i calzari, che si usano in Rianimazione per pazienti COVID gravi».
Questo giornale propose esattamente 5 mesi fa questo esempio virtuosissimo, affinché ne traesse ispirazione l’azione di governo del Virus nel nostro Ospedale.
Dopo 5 mesi di silenzio, infine, oggi 21 ottobre 2020, se ne parla.
Quale provvedimento verrà adottato? Il Giornale quotidiano di oggi non ne parla. Noi possiamo supporlo, conoscendo sia quanto si è fatto nell’Ospedale Santissima Trinità, sia la dotazione di immobili ospedalieri del Sirai.
Al Santissima Trinità è stato facile. Quell’Ospedale è costituito da più padiglioni fisicamente separati.
Quella Direzione Sanitaria ha trovato facile e ovvio applicare lo schema del Doge di Venezia nel 1423, quando decise di non far entrare estranei nella Città e fermare i sospetti in un’isola separata. Al Santissima Trinità è stato impiegato un padiglione separato dagli altri.
La situazione immobiliare del complesso di Carbonia è fortunatamente simile. Attorno all’edificio centrale esistono tre edifici isolati, collegati tramite tunnel sotterranei, e comunque perfettamente serviti sia dal Laboratorio Analisi, che dalla Radiologia, dalle Sale Operatorie e dalla Rianimazione.
I tre edifici isolati sono:
1 – La Dialisi;
2 – Il reparto ex-Infettivi (oggi sede della Diabetologia);
3 – L’ex-Pediatria (oggi sede degli Ambulatori).
Di questi tre, l’unico edificio intoccabile è quello della Dialisi.
L’ex-Infettivi, destinato al ricovero dei pazienti HIV e costruito negli anno ’90, è particolarmente attrezzato con apparecchi per la circolazione dell’aria a pressione negativa.
L’Edificio della ex-Pediatria è tutt’oggi un perfetto reparto di ricovero e cura. In passato venne costruito distante dall’Edificio Centrale, allo scopo di isolare i Bambini dalle malattie degli Adulti, e di isolare gli Adulti dai Bambini portatori di malattie infettive contagiose (Difterite, Morbillo, Erisipela, Poliomielite, etc.)
Questo edificio è strutturalmente adeguato a riprendere la funzione di reparto per pazienti da tenere isolati.
Gli obiettivi raggiunti, scegliendo uno di questi due edifici, sarebbero molti:
1 – Isolare i sospetti, ma non privarli delle cure fino al momento della diagnosi certa e dell’eventuale invio ad un Ospedale COVID;
2 – Impedire il ristagnare di pazienti sospetti nell’Astanteria del Pronto Soccorso;
3 – Impedire l’accesso di pazienti sospetti nei reparti generali dell’edificio centrale;
4 – Avere percorsi assolutamente separati del Personale-Covid dal Personale non-Covid;

5 – Poter disporre degli Specialisti per ogni procedura d’urgenza non procrastinabile (incidenti della strada, Ostetricia, Emodinamica, Chirurgia e Traumatologia d’urgenza, etc.)
6 – Facile comunicazione con il Laboratorio Analisi e Radiologia.
Naturalmente l’esistenza di una “Zona Grigia” necessita di una sala operatoria “grigia” isolata dalle altre.
La spesa da bilanciare:
1 – per assunzione di Personale;
2 – Arredi
Tutte voci previste dal Next Generation EU e dal MES.

Perché è giusto anticipare il Virus?
a – Perché stanno arrivando i mesi dei Virus invernali;
b – Perché il vaccino, seppure arriverà, non verrà distribuito a tutti in poco tempo;
c – Perché il confronto tra Umanità e Coronavirus sarà ancora lungo;
d – Perché è necessario che l’edificio centrale dell’Ospedale non interrompa la sua attività usuale per le malattie comuni: Tumori, Infarti, Chirurgie, Ostetricia, Traumatologia, Medicina, Neurologia Dialisi. Soprattutto: deve assolutamente essere separato dall’edificio dove si trovano i reparti generali, per evitare diffusione di un focolaio.
E’ necessario che la politica e la popolazione, partecipino attivamente al dibattito sulla Sanità.

Mario Marroccu

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La Sanità di Iglesias e Carbonia del dopoguerra fu il prodotto professionale di Medici illustri.
Iglesias eccelleva nella Pneumologia, nella Pediatria, nell’Ortopedia, nella Ostetricia e Ginecologia e nella Chirurgia Generale. Aveva un’ottima Medicina Interna e una Radiologia di altissimo livello.
L’Ospedale di Carbonia prese ad esistere per effetto dello studio e del sacrificio quotidiano di medici versati in tutte le branche della Medicina.
Questo fu il primo periodo. Poi negli anni ’70 arrivarono altri professionisti illustri come il professor Lionello Orrù, cattedratico di Anatomia Umana Normale all’Università di Cagliari e docente di Anatomia Chirurgica nella scuola di specializzazione di Chirurgia.
Alla direzione del reparto di Ostetricia e Ginecologia, dopo il dottor Renato Meloni, venne nominato il dottor Giommaria Doneddu. Questi aveva perfezionato la sua specializzazione in Francia ed aveva introdotto in Italia il professor Kos di Lubiana, esperto nelle tecniche di isterectomia senza taglio addominale.
Questi Medici illustri sono tutti scomparsi. Hanno lasciato come eredità alle due città, insegnamenti di Medicina e di Chirurgia che ancora si tramandano.
L’Ospedale Comunale di Carbonia aveva come Presidente il Sindaco. L’apparato amministrativo era costituito da 5 impiegati.
La Direzione Sanitaria era condotta da un Primario nominato dal Sindaco su indicazione del Consiglio dei sanitari. La parte politica interveniva per ratificare le indicazioni date dal Consiglio
dei Sanitari. L’armonia tra parte laica e parte sanitaria era perfetta. Successivamente questo ordine di cose venne stravolto.
Attualmente la Direzione Generale della ASL viene nominata dal Presidente delle Giunta Regionale. I Sindaci sono esclusi dalla scelta.
Oggi il Direttore Sanitario viene nominato dal Direttore Generale. Anche in questo caso i Sindaci sono esclusi dalla scelta. Ne sono esclusi anche i Primari Ospedalieri.
Questo nuovo sistema di gestione ha una scala gerarchica in cui i Sindaci e i Medici non esistono. In sostanza esiste un rapporto semplificato fra due soggetti: nel gradino superiore c’è chi comanda, e nel gradino inferiore c’è chi obbedisce (i Medici) senza potere di replica. In questo modo le intelligenze sanitarie sono escluse del pianeta Sanità e non esiste possibilità che emergano personalità illustri.
Questo stato di cose dura da almeno 20 anni, cioè da quando si attuarono le revisioni della legge di Riforma Sanitaria n. 833/78. Con la revisione in senso burocratico degli Ospedali, il lavoro dei Medici fu regolato secondo schemi di “efficienza ed efficacia” che ricordano gli schemi della macchina produttiva industriale descritta magistralmente da Charlie Chaplin nel film “Tempi Moderni”. Il risultato fu la demotivazione dei medici, esclusi dalla programmazione, trasformati in “meccanici” esecutori in uno “stabilimento” dove si produce sanità come si producono “bulloni” a vantaggio di pazienti che vengono trattati come “clienti”.
L’ultimo dei Medici illustri dell’era dei “Comitati di Gestione” fu il dottor Paolo Pettinao. Fu il più grande Direttore Sanitario ed il più straordinario Primario di Anestesia. Lasciò in eredità una scuola di altri Primari Anestesisti. Non tutti sanno che egli fu il vero fondatore della Rianimazione che dette il via all’era dei trapianti. Negli anni ’80 esisteva un problema nel campo dei trapianti d’organo: il coma irreversibile deteriorava gli organi interni. Pertanto i reni, il cuore ed il fegato non erano utilizzabili. Ciò avveniva per il degrado metabolico del paziente comatoso. Il dottor Pettinao, a Carbonia, mise a punto tecniche per inserire i cateteri da alimentazione a livello dell’atrio destro del cuore. Tali cateteri servivano per misurare la “pressioni venosa centrale” e capire se il circolo arterioso fosse efficiente. In caso contrario si correggeva. Quei cateteri, sistemati all’imbocco del cuore, erano anche utili per infondere soluzioni  concentrate di Sali, Zuccheri, Aminoacidi, e Lipidi. Nessuno, fino ad allora, utilizzava questi metodi di “cateterismo venoso centrale” e “alimentazione parenterale” in Sardegna.
Ma non tutto era ancora chiaro sul perché si deteriorassero quei corpi.
Nel 1981 avvenne un fatto di politica internazionale che contribuì a gettare luce sul come mantenere efficiente il metabolismo degli organi mantenuti vivi con l’“alimentazione parenterale totale”. A Marzo era morto, in carcere a Londra, Bobby Sands. Costui era un affiliato all’IRA (Irish Republican Army) di Belfast. Catturato dagli inglesi, fu detenuto a Londra e tenuto in cattività per anni senza processo. Nel 1980 si svolsero le elezioni nel Regno Unito ed egli venne eletto parlamentare per la parte cattolica dell’Irlanda del Nord, vincendo sul candidato protestante. Nonostante ciò Margareth Tatcher non lo liberò. Allora Bobby Sands iniziò lo sciopero della fame. Dopo 50 giorni di digiuno, venne sottoposto ad alimentazione con sondino gastrico, tuttavia le sue condizioni metaboliche peggiorarono, finché morì nel 66° giorno dall’inizio dello sciopero della fame. Questo dimostrò che se un paziente fa un digiuno troppo prolungato, si verificano negli organi interni lesioni metaboliche irreversibili e, seppure si pente e riprende a mangiare, muore comunque. Il suo corpo venne sottoposto ad autopsia e studiato a fondo. Si scoprì che un digiuno prolungato altre i 40 giorni, provoca un danno irreversibile delle cellule. In particolare, crollano le strutture lipidico-proteiche che formano i pilastri portanti dell’edificio cellulare. La perdita dei grassi strutturali non è riparabile, ed è mortale.
Fu illuminante. Si capì l’importanza dei grassi nella dieta. I lipidi (grassi) non sono solo importanti per l’apporto energetico ma anche come elemento strutturale degli organi. I corpi in coma, in uno stato di restrizione dietetica prolungata senza grassi si deterioravano. In tutto il mondo, si approfondirono gli studi sull’alimentazione parenterale nei comatosi candidati al prelievo d’organi.
Il dottor Pettinao, a Carbonia, seguendo quegli studi, mise a punto schemi di alimentazione parenterale totale di soluzioni contenenti tutto ciò che serve alle cellule per sopravvivere.

Nel 1987 il dottor Pettinao vinse il primariato al Brotzu e, lì giunto, applicò le nuove tecniche di alimentazione in Rianimazione. I pazienti in coma, candidati al prelievo d’organi per trapianto, migliorarono il loro trofismo; gli organi nobili (reni, fegato, cuore) non si deteriorarono più ed iniziò l’era dei trapianti d’organo a Cagliari.

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Negli anni successivi, gli Ospedali entrarono nell’“era grigia” del nuovo modo di gestire la Sanità pubblica, caratterizzato dall’esclusione dei rappresentanti politici delle città, dei Sindaci, e dei Primari.
Il ruolo dei Primari venne sottoposto a restrizione incompatibili con l’autostima. Fino a metà degli anni ’90, una volta vinto il concorso pubblico nazionale, i nuovi Primari sottoscrivevano con lo Stato un contratto a tempo indeterminato. Dopo la metà degli anni ’90 la nuova leva di riformatori di stampo “bocconiano” escogitarono un sistema che mise i “ceppi” al cervello dei Primari, inventando un modo opprimente di rapportarsi con loro: le nomine primariali potevano, da allora in avanti, durare solo 5 anni. Poi, dopo una valutazione della parte amministrativa, gli incarichi potevano essere rinnovati o dichiarati scaduti. Era come dire: «Tu mi appartieni».

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Dato questo stato di precarietà dei ruoli è difficile far esporre pubblicamente i Medici illustri dei nostri Ospedali. Comunque, ci sono, ma nell’ombra e nel silenzio. Possiamo trovare traccia dei nostri concittadini illustri in altri luoghi. Faccio due esempi.
Primo esempio.
Il professor Nicola Perra proviene dal Liceo scientifico di Sant’Antioco; oggi è un Fisico teorico prestato alla Sanità. Studia gli algoritmi che governano la diffusione delle notizie, delle idee politiche, della pubblicità, e delle epidemie.
Già il 31 gennaio, nella versione cartacea di questo giornale, parlammo del libro scritto dal professor Nicola Perra intitolato “CHARTING THE NEXT PANDEMIC”. Si tratta di una pubblicazione edita a Boston nel 2017 in cui venne prevista una Pandemia disastrosa da Coronavirus a partenza dalla regione di VUHAN in Cina. Aveva azzeccato i tempi della diffusione, le vie, i danni e l’ipotetica durata (imprevedibile).
Pochi giorni fa Nicola Perra ci ha inviato, dall’Università di Seattle, dove si trova per un contratto di studio, uno scritto che aveva già pubblicato nell’anno 2011 negli Stati Uniti. Ce lo invia a proposito della fine del lockdown e del pericolo ipotetico di seconda ondata, e dice: «L’ho scritto nel 2011…».

La paura si rafforza, fino a quando non riduce gravemente il serbatoio di individui sensibili, causando un declino di nuovi casi. Di conseguenza, le persone vengono attirate in un falso senso di sicurezza e tornano al loro normale comportamento (recupero della paura) causando un secondo picco epidemico che può essere ancora più grave del primo. Alcuni autori credono che si sia verificato un processo simile durante la pandemia del 1918, portando molteplici “CIME EPIDEMICHE”.
Suona familiare? Attenzione gente, non è ancora finita.

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Secondo esempio.

Riguarda il dottor Massimo Medda. Anche lui è un prodotto dei nostri licei del Sulcis Iglesiente. E’ un illustre Medico che ha dimostrato doti eccezionali nella gestione della epidemia di Coronavirus a Milano.
Laureato a Cagliari in Medicina e Chirurgia, ha poi studiato Cardiologia a Milano e oggi è Primario Cardiologo del reparto di Emodinamica dell’Ospedale Sant’Ambrogio del Gruppo San Donato.
Domenica 7 giugno, alle ore 11,30, è stato intervistato dal Direttore della rete televisiva RAI 3. Perché ne ha suscitato la curiosità? Perché durante il peggior periodo dell’epidemia, quando non si sapeva dove smaltire i tanti morti perché i forni crematori non bastavano, il dottor Massimo Medda continuava ad operare giorno e notte, senza paura per la sua vita, organizzando il reparto in modo tale da curare anche gli infartuati affetti da Coronavirus in fase acuta. Ha spiegato: «Ho diviso il reparto e la sala operatoria in 3 settori. Nel primo settore trattiamo i pazienti senza virus. Nel secondo settore trattiamo i Covid positivi infartuati, con angioplastica e stent, poi li trasferiamo in un reparto a loro dedicato. La parte più importante è il terzo settore. In questo vengono trattati con angioplastica tutti i pazienti di cui non si sa se siano o no affetti dal virus. A tutti viene eseguito, all’ingresso, il tampone rinofaringeo per estrarre l’RNA virale. Non aspettiamo neppure un minuto per la risposta di laboratorio. Portiamo subito il paziente in sala operatoria e lo operiamo per l’infarto, perché l’infarto non può attendere neanche un minuto. Poi, finito l’intervento, il paziente viene trasferito in una “zona grigia” e viene curato come seavesse il Coronavirus. Quando arriva il referto del tampone decidiamo la destinazione definitiva del paziente».
Questo oggi è il cardiologo emodinamista interventista più illustre della Lombardia e, dato che la Lombardia è la regione più colpita d’Europa, questo è il cardiologo interventista più illustre d’Europa.
Questi due casi servono a dimostrare che noi produciamo sempre Scienziati e Medici illustri e che ne abbiamo ancora molti altri. Gli altri, i locali, sono condannati al silenzio e all’ininfluenza.
Chiunque stia soffrendo per il clima di respingimento che si subisce all’ingresso dei nostri ospedali e, soprattutto, coloro che, avendo un infarto dopo le ore 16.00, vengono respinti perché il reparto di Emodinamica è aperto solo di mattina, dalle 8.00 alle 16.00, guardi l’intervista del dottor Massimo Medda.
Guardatela, commuovetevi davanti a questi giovani meravigliosi e pensate a tutti coloro che, avendo un infarto tra il venerdì sera ed il lunedì mattina, trovano le porte del reparto di Emodinamica di Carbonia chiuse.
Per Massimo Medda la vita di un vecchio, con l’infarto, vale come la sua vita. Per questo, corre il rischio di morire anche lui di Coronavirus. Ma qui a Carbonia, per motivi puramente amministrativi, avviene il contrario e questa propensione dei Medici, di dare se stessi per la salvezza del malato, non può essere espressa.
Questa lunghissima premessa serve a porci una domanda: «Perché siamo così vili da consentire tanto disprezzo per le nostre vite?»

Mario Marroccu

 Luigi Manca

Grande successo per il Memorial Luigi Manca di calcio svoltosi sabato al campo Santa Barbara di Carbonia, per ricordare un appassionato di calcio e sostenitore della sport a livello cittadino, recentemente scomparso.

Il Memorial è stato organizzato con la collaborazione e partecipazione di tutti i dirigenti dell’ASD Don Bosco, dei genitori dei ragazzi partecipanti e con il patrocinio del comune di Carbonia e dell’ex Provincia di Carbonia Iglesias.

Davanti ad una cornice di pubblico da “grandi occasioni” si sono affrontate la squadra allievi del Don Bosco (allenata da Massimo Medda e Paolo Contini), e del Cagliari (allenata dalle “vecchie glorie” rossoblù Vittorio Pusceddu e Giorgio Melis).

L’ASD Don Bosco ha voluto ringraziare l’Amministrazione comunale di Carbonia e tutti coloro che hanno partecipato, contribuendo a far apprezzare il 1° Memorial Luigi Manca. Per il prossimo anno è già in programma la seconda edizione.

Luigi Manca

Sabato 10 maggio, alle 16.30, al campo Santa Barbara di Carbonia, si svolgerà il 1° Memorial di calcio “Luigi Manca”, iniziativa organizzata dall’ASD Don Bosco per ricordare un appassionato di calcio e sostenitore della società di Carbonia, recentemente scomparso, con il patrocinio del comune di Carbonia e della provincia di Carbonia Iglesias.

Protagoniste del Memorial saranno la squadra allievi della Don Bosco e quella del Cagliari che partecipa al campionato della stessa categoria a livello nazionale.

L’ASD Don Bosco opera a Carbonia e nel Sulcis Iglesiente dal 1986. Attualmente conta 80 iscritti, impegnati nei campionati delle categorie allievi, giovanissimi, esordienti e nella scuola calcio.

Il presidente è Sergio Lai, il suo vice Bruno Manca, il tesoriere Claudio Peis. Il consiglio direttivo comprende inoltre Enzo Anile, Renzo Concu e Palmiro Sessini.

Il settore tecnico comprende i tecnici degli allievi Massimo Medda, il responsabile dei giovanissimi Fabrizio Casazza, quello degli esordienti Tano Piroddi. La scuola calcio è curata dai tecnici Massimo Sodi e Mauro Rossi.

Negli anni scorsi, dal settore giovanile della Don Bosco sono emersi alcuni elementi interessanti, tra i quali spiccano Daniele Caschili, arrivato fino alla prima squadra del Carbonia, e i più giovani Mattia Marongiu ed Andrea Mastinu.