18 November, 2024
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Il Senato ha approvato la riformulazione dell’emendamento di Massimo Mucchetti sull’introduzione in Italia di una webtax alla manovra di bilancio.

Entra in vigore dal 1 gennaio 2018 e si prevedono entrate a regime di 114 milioni di euro di maggior gettito a partire dal 2019.

Con webtax (o web tax) si indica la proposta di legge che punta, nell’era dell’economia digitale, alla regolamentazione della tassazione per le multinazionali che operano in Rete, con l’obiettivo di garantire equità fiscale e concorrenza leale. «Il web ha introdotto la necessità di introdurre una nuova modalità di tassazione sulla transazione digitale che non corrisponde più ai confini degli stati – ha detto Silvio Lai, relatore del decreto fiscale, commentando l’avvenuta approvazione nella legge di bilancio della norma sulla web tax proposta dal Pd -. Un’impresa può stare, dunque, in uno stato a bassa tassazione e competere nella vendita di un prodotto in uno stato con diversa tassazione avvantaggiandosi rispetto alle imprese residenti, generando così una concorrenza sleale sul mercato locale. L’Europa discute da diverso tempo sulla necessità di intervenire unitariamente ma non è stato ancora trovata una soluzione condivisa.» 

«L’Italia diventa così tra i primi paesi ad introdurre una forma di web tax come forma di contrasto alla elusione fiscale dei giganti del web, come strumento di intervento sulla concorrenza sleale tra imprese e sulla distorsione esistente tra grandi imprese del web e piccola produzione. Resta, comunque, la necessità di avere un intervento perlomeno europeo perché un’azione solo di uno stato non è sufficiente a garantire un efficace soluzione del problema.»

Nel concreto, nella manovra di bilancio, si introducono modifiche al all’art. 162 del TUIR in modo da ricomprendere «i soggetti non residenti senza stabile organizzazione nel territorio dello stato che compiono un numero di operazioni superiori alle 1.500 unità e per un controvalore complessivo non inferiore a 1.500.000 euro» al fine di individuare solo i grandi soggetti e non le imprese di piccole e medie dimensioni che utilizzano il commercio elettronico. Al di la della tassazione in sé proprio questa parte della norma è particolarmente rilevante perché interviene sulla operatività della agenzia delle entrate che attiva un contraddittorio con l’impresa che abbia superato un limite anche non è residente in Italia. La segnalazione arriva attraverso il controllo elettronico delle transazioni, ovvero attraverso carte di credito e sistema bancario che funzionano da contatore e da allarme.

L’imposta si applica sull’ammontare dei ricavi, relativi alle prestazioni di servizi mediante mezzi elettronici, al netto dell’iva. Per valutare la dimensione di maggior gettito si è presa come base di partenza i dati sulle transazioni di pubblicità online che vale oltre 3,8 miliardi di euro nel nostro Paese. Secondo i dati AGCOM i ricavi da pubblicità online realizzati in Italia sono riconducibili per il 50% a soggetti aventi sede legale in UE e per la restante parte in Italia.

L’entrata di 114 milioni di euro è, dunque, una previsione prudenziale che tiene conto di uno dei parametri di mercato digitale misurabile e può essere soggetti a variazioni.

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Diciassette deputati ed un senatore del Partito Democratico hanno chiesto risposte sulla questione legata agli ammortizzatori sociali, ai ministri del Lavoro, Giuliano Poletti, e dello Sviluppo economico, Federica Guidi, sulla vertenza Italcementi, azienda che ha stabilimenti in tutta Italia, compresa la Sardegna.

«Il gruppo Italcementi – scrivono i parlamentari del PD, tra i quali c’è anche Emanuele Cani – ha avviato dal 2013 un piano di riorganizzazione, definito con il concorso del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e del Ministero dello Sviluppo economico – con l’utilizzo della Cassa integrazione guadagni straordinaria per 669 lavoratori su circa 2.700 dipendenti occupati in Italia.

Il piano riguarda svariate sedi di Italcementi presenti in 12 regioni italiane.   

La scadenza degli ammortizzatori sociali attivati dal piano è prevista per il 31 gennaio 2016, in una delicata fase di transizione, legata al perfezionamento dell’acquisizione di Italcementi da parte del gruppo tedesco Heidelberg Cement annunciata il 28 luglio 2015.

Il 15 ottobre l’azienda ha ipotizzato, in un incontro con le organizzazioni sindacali, l’attivazione della cassa integrazione per 1.080 lavoratori.»

«Successivamente – scrivono ancora i parlamentari PD -, con una lettera sottoscritta congiuntamente e inviata ai ministeri competenti il 2 novembre scorso, Italcementi e le organizzazioni sindacali di categoria (Feneal-UIL, Filca-CISL e Fillea-CGIL) hanno chiesto l’attivazione delle previsioni di cui all’art. 42 del Decreto legislativo n. 148 del 2015 con la conseguente proroga del trattamento di cassa integrazione straordinaria.

Italcementi rappresenta una realtà di rilevante interesse strategico per l’economia nazionale e la sua riorganizzazione comporta notevoli ricadute occupazionali e ha un impatto significativo sullo sviluppo dei territori interessati.

Riteniamo perciò fortemente auspicabile – conclude la nota inviata dai deputati PD Antonio Misiani, Giuseppe Guerini, Elena Carnevali, Giovanni Sanga, Tino Iannuzzi, Emanuele Cani, Franco Bordo, Francesco Ferrara, Pia Locatelli, Alessandro Naccarato, Michele Nicoletti, Vittoria D’Incecco, Guido Galperti, Miriam Cominelli, Cesare Damiano, Guglielmo Epifani, Vincenza Bruno Bossio e Giulia Narduolo e dal senatore Massimo Mucchetti – ai ministri Poletti e Guidi – una risposta positiva del Governo alla richiesta di attivazione dell’art. 42, per agevolare la gestione delle ricadute occupazionali della riorganizzazione di Italcementi.»

da sinistra ; il presidente Pigliaru , luca telese , la sEn. De Petrisc , il Senatore Mucchetti , Antonello Pirotto , Bruno Usai .il presidente pigliaru , luca telese . il regista tommi mannoni tra alcuni dei protagonisti e degli ospiti alla proiezione

Si è svolta ieri pomeriggio, nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, la proiezione del film verità sulla lotta operaia nel Sulcis Iglesiente “Fino in fondo”, di Tommi Mannoni e Alberto Badas. Una storia di verità e di lavoro raccontata dai protagonisti che tutelano la loro dignità difendendo la cultura e la vocazione produttiva della provincia più industriale della Sardegna.

Per una reindustrializzazione ecosostenibile e moderna i lavoratori, con i rappresentanti sindacali di Eurallumina Antonello Pirotto e di Alcoa Bruno Usai, si sono confrontati con il presidente della Regione, Francesco Pigliaru; il presidente della commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti; il presidente del gruppo misto-Sel del Senato, Loredana De Petris; il segretario della FNSI, Franco Siddi. Hanno partecipato il regista Tommi Mannoni, il giornalista Luca Telese e l’assessore regionale della Pubblica istruzione e della Cultura Claudia Firino.

Il film ripercorre con l’aiuto di numerose testimonianze, il destino e le speranze degli operai del Sulcis dopo la chiusura di alcune fabbriche create negli anni sessanta-settanta in seguito alla dismissione delle miniere. Comprendiamo così verità spesso taciute su accordi tra politiche neo-liberiste e multinazionali senza scrupoli che considerano gli operai numeri. Quando il lavoro finisce, inizia la rabbia!

«Il film volge l’attenzione sul disagio della precarietà personale, esistenziale e persino storico, legato al tipo di presenza ingannevole e rapinosa delle varie multinazionali che si sono succedute.»

«Se vogliamo un Sulcis che guardi al futuro, lo smelter di Portovesme deve ripartire – ha detto il presidente della Regione, Francesco Pigliaru -. Una produzione di dieci anni, anche se ci fossero sussidi, purché ragionevoli, rappresenta la possibilità di una transizione, una prospettiva che ci dia il tempo di aprire altre vie di sviluppo, con la consapevolezza che il futuro è altrove. Per questo ci siamo messi alla ricerca di un imprenditore serio che ponesse condizioni appunto ragionevoli, e al tavolo, sin dal primo giorno, porto il mio impegno personale, sapendo bene che il compito delle istituzioni è quello di creare le condizioni perché l’investitore scelga la Sardegna. È chiaro a tutti che c’è un problema di mercato dell’energia, ma stiamo lavorando incessantemente e in stretta collaborazione con il governo e l’obiettivo è condiviso. Pur conoscendo le difficoltà faremo tutto il possibile perché l’Alcoa diventi lavoro e non rassegnazione definitiva per il futuro.»
«Il Sulcis – ha sottolineato l’assessore Claudia Firino – ha grandi potenzialità inespresse, dall’agricoltura sino alla cultura, e il punto di partenza è la scuola: è l’istruzione la miglior garanzia di futuro per i nostri ragazzi.»