22 December, 2024
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Il sostituto direttore medico del Presidio Ospedaliero Unico Carbonia – Iglesias, ASSL Carbonia, dottor Luca Giovanni Marini, ha disposto la chiusura ai visitatori ed al ricovero di pazienti Covid negativi del reparto di Medicina dell’Ospedale Sirai di Carbonia, dopo le «segnalazioni inerenti pazienti e personale sanitario, risultati Covid-19 positivi, provenienti dai primari e dirigenti medici». Sono risultati positivi 1 medico, 7 infermieri e 20 pazienti, la quasi totalità degli attualmente ricoverati nel reparto. I pazienti Covid negativi «qualora compatibili per tipologia di ricovero e patologie con il reparto di Medicina, andranno ricoverati presso l’Ospedale CTO di Iglesias o in altri Ospedali». Il dottor Marini, inoltre, ha disposto che «in riguardo ai reparti di Endoscopia digestiva degli Ospedali Sirai e CTO, del Presidio Ospedaliero Unico Carbonia – Iglesias, temporaneamente vengono sospese le attività sanitarie, sino ad avvenuta sanificazione degli ambienti e dichiarazione da parte del primario del ripristino delle attività».

La comunicazione inviata ai dirigenti medici segnala, inoltre, la procedura da seguire in relazione alla cronica carenza di personale sanitario e alla prevenzione, valutazione ed esposizione al rischio lavorativo e per la sicurezza ambientale, del personale in forza al Presidio Ospedaliero Unico Carbonia – Iglesias.

I tamponi cui è stato sottoposto tutto il personale sanitario, potrebbe portare, già nelle prossime ore, all’accertamento di nuovi casi di positività al Covid-19.

La situazione di gravissima emergenza presente nel reparto di Medicina, arriva dopo i problemi emersi nel Pronto Soccorso nei giorni scorsi e già nei primi giorni dello scorso mese di novembre, quando venne parzialmente occupato da pazienti Covid positivi, presenza prolungatasi per diversi giorni, in attesa di trasferimento presso altri presidi. Allora una cinquantina di medici segnalarono l’emergenza all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, al commissario straordinario dell’ATS Massimo Temussi, al direttore sanitario dell’ATS Giorgio Carboni, al direttore della ASSL di Carbonia Carlo Murru, al direttore DAP dell’ATS Sardegna Sergio Pili, al direttore medico del Presidio Ospedaliero Unico Giovanna Gregu.

«La presenza, ormai quotidiana, di pazienti Covid positivi nel nostro Pronto Soccorso rende, di fatto, impossibile la gestione contemporanea dei pazienti con codici più gravi, dei pazienti dell’osservazione breve e di quelli in attesa di referto del tampone molecolare per ricoveroscrissero i medici -. Infatti, tutti questi pazienti permangono in Pronto Soccorso in assenza di spazi adeguati e di personale sufficiente a fornire un’assistenza appropriata che, ormai in gran parte, esula dalle competenze del Pronto Soccorso stesso...

L’assistenza di questi pazienti provoca non solo un’elevata possibilità di contagio, con gravissimo pregiudizio sulla sicurezza e salute degli operatori sanitari e degli assistiti, ma anche un ritardo nella gestione delle emergenze -urgenze che, naturalmente, non può essere accettabile per il personale che si trova coinvolto in prima persona nell’assistenza ai pazienti e, soprattutto, per i pazienti stessi. Le condizioni di lavoro inaccettabili dell’Ospedale Sirai di Carbonia ed in particolare del Pronto Soccorso, porteranno inevitabilmente ad una riduzione della qualità dell’assistenza e al rischio di errori medici che potranno avere ripercussioni sulla salute dei pazienti nonché di tipo medico-legale. L’esigenza di identificare un “Ospedale Covid” dove far confluire i casi sospetti e dove si possano assistere separatamente e con competenza i pazienti affetti da tale patologia, era del tutto evidente fin dall’inizio dell’epidemia e, pertanto, prevista nel Piano regionale di riorganizzazione della rete ospedaliera…»

«Non programmare il futuro, limitandosi ad inseguire l’epidemia – scrissero in conclusione i medici – potrebbe non lasciare tempo e condannarci a conseguenze tragiche. In tale ipotesi, non ci assumeremo responsabilità morali e legali delle eventuali conseguenze.»

L’appello dei medici non è stato recepito dai vertici del sistema sanitario regionale e la situazione all’Ospedale Sirai di Carbonia è precipitata, con un reparto, quello di Medicina, quasi interamente contagiato e chiuso ai visitatori e ai ricoveri di pazienti Covid negativi. E del Centro Covid individuato nell’Ospedale Santa Barbara di Iglesias ed inserito nel Piano di emergenza della Regione Sardegna diversi mesi fa, ancora oggi, non c’è traccia…

Giampaolo Cirronis

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Le segreterie Funzione pubblica CGIL e CISL Funzione pubblica del Sulcis Iglesiente, hanno inviato una richiesta di intervento urgente al prefetto di Cagliari Gianfranco Tomao, al presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu (inviata per conoscenza al commissario straordinario A.R.E.S. Massimo Temussi ed al commissario straordinario della direzione A.S.S.L. Carbonia Carlo Murru), per la gestione del focolaio Covid-19 in atto alla RSA Sant’Elia di Nuxis.

Giovanni Zedde (FP CGIL) e Roberto Fallo (CISL FP), esprimono «forte preoccupazione per i numerosi casi di positività al Covid-19 riscontrati presso la RSA Sant’Elia di Nuxis, in questi ultimi giorni, 19 ospiti e 14 operatori sin qui accertati e tracciati da ATS. Da quanto ci è dato sapere, in numeri del focolaio sono destinati ad aumentare, in quanto una dozzina di ospiti sono risultati positivi al tampone rapido antigienico, fatto in struttura, per i quali si stanno aspettando conferme dai tamponi molecolari fatti da ATS. In una situazione drammatica come quella sopra descrittaaggiungono Giovanni Zedde e Roberto Fallo il personale è allo stremo delle forze fisiche e mentali perché, da un lato bisogna garantire la continuità assistenziale degli ospiti, dall’altro bisogna evitare di contagiarsi e contagiare i propri familiari».

Giovanni Zedde e Roberto Fallo, infine, chiedono alle autorità competenti «un autorevole intervento, affinché gli ospiti ed il personale della RSA Sant’Elia di Nuxis, non vengano lasciati soli a fronteggiare tale emergenza e che la stessa non possa ulteriormente aggravarsi». 

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Il commissario straordinario dell’ATS Sardegna, Massimo Temussi, ha approvato questa mattina la delibera n° 6, avente ad oggetto l’individuazione, nelle more della riorganizzazione del Sistema Sanitario Regionale di cui alla L.R. 24/2020, dei direttori delle Aree socio sanitarie locali dell’Azienda per la tutela della salute.

A seguito delle dimissioni presentate dal dott. Andrea Marras, già Direttore della ASSL Lanusei, con decorrenza 16 ottobre 2020 e dal dott. Ferdinando Angelantoni, già direttore della ASSL Carbonia, nonché della scadenza, alla data del 24 ottobre 2020 degli incarichi di direzione delle ASSL di Sassari, Olbia, Oristano, Sanluri e Cagliari, l’unico incarico attualmente in essere è quello affidato in relazione alla ASSL Nuoro; considerata la necessità di garantire, fino alla nomina dei Commissari, la continuità dell’azione amministrativa e la corretta funzionalità dei servizi e delle strutture afferenti alle Aree socio sanitarie locali, tanto più nell’attuale contesto di emergenza sanitaria correlata all’epidemia da SARS-CoV 2, il commissario straordinario ha proceduto all’individuazione – nelle more delle nomine dei commissari di cui all’art. 47 della L.R. 24/2020 e comunque non oltre la data del 31/12/2020 – dei Direttori delle Aree socio sanitarie locali al momento scoperte, che, anche per ragioni di continuità, sono individuati come di seguito elencato:

ASSL Sassari: dott. Flavio Sensi;

ASSL Olbia: ing. Paolo Tauro;

ASSL Lanusei: dott. Antonio Demontis;

ASSL Oristano: dott.ssa Maria Valentina Marras;

ASSL Sanluri: dott. Maurizio Locci;

ASSL Cagliari: dott. Carlo Murru con attribuzione dell’interim per ASSL Carbonia.

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Il sindaco ed il presidente del Consiglio comunale di Iglesias, in seguito alla votazione del Consiglio comunale, nel corso della seduta straordinaria del 29.10.2020, hanno richiesto all’assessore regionale della Sanità dott. Mario Nieddu, al Direttore ad interim della ASSL di Carbonia dott. Giorgio Carboni ed al Commissario straordinario dell’ARES dott. Massimo Temussi, un incontro nel quale affrontare il tema della sanità nel territorio, alla luce delle problematiche emerse nel corso degli anni e rese ancora più stringenti dall’emergenza sanitaria in corso, al fine di conoscere:
– Le tempistiche con le quali si intende procedere per gli interventi strutturali previsti per l’adeguamento dell’ospedale Santa Barbara di Iglesias a centro COVID.
– L’eventuale intenzione di potenziare la pianta organica degli ospedali di Iglesias e di Carbonia per sopperire alle carenze di personale riscontrate da tempo e, al contempo, dare i servizi sanitari puntuali ai cittadini che ne necessitano.
– La ragione per la quale i posti letto di terapia intensiva e di terapia sub intensiva nell’ospedale Santa Barbara di Iglesias, previsti nella deliberazione della Giunta Regionale 35/38 del 9.07.2020, non sono stati ancora allestiti e resi operativi.
– Le tempistiche della messa in opera del macchinario per processare i tamponi diagnostici presso il laboratorio analisi dell’ospedale Sirai di Carbonia, donato dalla Fondazione di Sardegna.

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Il dottor Massimo Temussi, 50 anni, laurea a Sassari in Economia e Commercio, Master negli Stati Uniti, ha ricoperto incarichi direttivi nell’AOU di Sassari e poi a Sanluri e, infine, a Cagliari sia nell’assessorato regionale della Sanità, sia in quello del Lavoro, in qualità di Direttore Generale dell’ASPAL.

I dipendenti che hanno lavorato con lui lo ammirano. Le loro valutazioni sono: preparato, esperto, intelligente, scaltro, ecc. Non è un medico. è uno specialista di scienze matematiche applicate all’Economia, all’Organizzazione, alla Sociologia, e sa trattare con la Politica. Con queste caratteristiche ci aspettiamo che sappia: comunicare, ascoltare le istanze popolari e trattare le aspettative di tutti con “gentilezza”. Noi, del Sulcis Iglesiente abbiamo molte ed urgenti aspettative. Proviamo a scrivergli.

La Sanità pubblica del nostro territorio è costituita dalle strutture ospedaliere di Iglesias e Carbonia. Carbonia e Iglesias sono storicamente due città improntate da una cultura mineraria ed ospedaliera.

Le Miniere, sia quelle metallifere che quelle carbonifere sono state, nel ventesimo secolo, uno dei motori economici della Nazione italiana. Oggi le miniere sono dismesse. Tuttavia la cultura mineraria è radicata nell’identità popolare e costituisce il trait-d’union che le unisce alle popolazioni delle città minerarie tedesche, belga, francesi e inglesi. Questa peculiare cultura è un valore aggiunto alla cultura prevalentemente agropastorale dei sardi.

Ambedue sono anche città ospedaliere fin dalla loro fondazione. Iglesias, città medioevale, ha le sue radici nel 13° secolo, e già da allora, in qualità di Comune pazionato di Pisa, aveva un suo Sistema Sanitario di cui restano le tracce nei resti archeologici dell’Ospedale di Santa Chiara e nella chiesa Bizantina di San Salvatore, di cui si conserva ancora il “giardino dei semplici” che era la Farmacia dei monaci hospitaleri. Nello stesso periodo il Libero Comune di Sassari si confederava a Genova mentre Iglesias si confederava a Pisa. Sono di allora le prime strutture sanitarie Iglesienti e Sassaresi. In quei tempi il borgo di Cagliari, intorno al Castello Pisano non era ancora ben strutturato mentre la città di Santa Igia, nell’isola di san Simone dello Stagno di Santa Gilla era stata appena distrutta.

Mentre Iglesias ha circa 800 anni d’età, Carbonia ne ha circa 80. Carbonia fu destinata dai fondatori ad essere città mineraria ed ospedaliera. L’una è il Comune più antico della Sardegna, assieme a Sassari, l’altra è la città di fondazione più giovane d’Italia. L’una testimonia il più antico sistema sanitario medioevale della Sardegna; l’altra la storia sanitaria del 1900 sardo.

Fino al 2000 Iglesias era dotata di 3 Ospedali, differenziati per specialità; due sono stati chiusi; il terzo è stato ridotto ai minimi termini. Contemporaneamente, l’Ospedale di Carbonia ha subìto perdite gravissime con la scomparsa di interi reparti e la drastica riduzione di Medici specialisti. Il danno al Servizio Sanitario del Sulcis Iglesiente è avvenuto nella sordità assoluta alle lamentele dei Sindaci del territorio. Si ha la sensazione che le istanze popolari per il legittimo diritto ad esercitare il controllo democratico del Servizio Sanitario non contino. Il popolo viene interpellato solo al momento della raccolta del consenso elettorale.

Quantifichiamo il danno. Fino a 25 anni fa i posti letto ospedalieri a Carbonia erano 384 e ad Iglesias erano 250 circa, per un totale di quasi 700 posti letto. Oggi esistono 130 posti letto all’Ospedale di Carbonia e una cinquantina al CTO di Iglesias. In tutto sono 180. Se si considera che la popolazione della Asl è di 122.000 abitanti, ne deriva che abbiamo soltanto 1,4 posti letto ospedalieri per 1.000 abitanti. Il recente bando pubblicato dalla Comunità Europea per avere diritto ai sussidi e prestiti del Recovery Fund e ai prestiti agevolati del MES, dispone che i progetti per la riparazione del danno strutturale apportato in questi 20 anni alla Sanità, prevedano che il numero dei posti letto sia riportato al parametro di “3,7 posti letto per 1.000 abitanti”. Pertanto, l’Europa dichiara che il rapporto di 1,4 posti letto per 1.000 abitanti è vistosamente insufficiente. L’Europa riconosce che al Sulcis Iglesiente spettano oggi n° 451 posti letto ospedalieri. La differenza tra i 180 posti letto del CTO e Sirai ed i 451 (minimali) imposti dal parametro europeo, certifica una carenza strutturale di 271 posti letto.

A causa di questa miserrima dotazione di posti letto, i nostri Ospedali sono condannati ad applicare il metodo della “medicina e chirurgia da corsa”. I Medici sono obbligati a fare tutto “in fretta” per liberare i letti e renderli disponibili per i nuovi pazienti che premono.

Sono così inevitabili due fenomeni da sanità del terzo mondo:

– Le lunghe liste d’attesa per essere ricoverati e operati;

– La “mobilità passiva” ed il relativo indebitamento con le altre ASL.

Gli effetti perversi di tale politica sanitaria sono due:

1 – L’ulteriore decadimento degli Ospedali con la riduzione della capacità ricettiva di alcuni reparti, e la chiusura forzata di altri;

2 – La riduzione del Personale.

Oggi, con l’arrivo della Pandemia, la deficienza organizzativa esploderà. Quando la richiesta di ricoveri per Covid aumenterà non saremo in grado di affrontarla. Già oggi, appena all’inizio dell’Inverno, L’Ospedale Covid di Cagliari è saturo e ha difficoltà a ricevere i nostri. Il futuro che si prospetta pare evidente dai dati ufficiali forniti dagli organi Governativi.

Il numero dei contagiati sta raddoppiando ogni settimana. Il numero dei contagiati sta raddoppiando ogni settimana. Andando così le cose, nella prossima settimana si passerà da circa 250.000 a 500.000; poi seguirà un altro raddoppio dopo un’altra settimana.

L’ultimo Bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità ci fornisce dati allarmanti.

Oggi gli attualmente positivi in Italia sono 255.090, tra i quali:

– I contagiati asintomatici il 55-56%;

– I contagiati con sintomi lievi il 24-26%;

– I contagiati con sintomi severi/critici il 4-7%.

In questo calcolo stiamo ignorando i morti e i guariti, perché non hanno più bisogno di un posto in Ospedale. Gli Italiani “Suscettibili” d’essere infettati sono 56 milioni. La possibilità di espansione dei contagi è enorme.

Mettiamo il caso che nel Sulcis Iglesiente si arrivi a 1.000 contagiati. Secondo l’Istituto Superiore di sanità il 4-7% (media 5,5%) avrà bisogno d’essere ricoverato in un reparto di Terapia Intensiva. Ne consegue che n° 55 pazienti avrebbero bisogno di cure molto serie.

Come farebbero i nostri Ospedali a ricoverarli? Non potrebbero. Allora, potremmo trasferirli a Cagliari? «No! perché l’Ospedale Covid del Santissima Trinità di Is Mirrionis è saturo e già oggi sta dirottando i nuovi ricoveri al Policlinico, che però non è attrezzato per riceverli.»

Quale sarebbe la soluzione?

«Se adottassimo una soluzione di tipo svizzero si dovrebbe rifiutare il ricovero in Terapia Intensiva agli Anziani d’età superiore ai 65 anni, e lasciarli a casa, in seno alle famiglie.»

Cosa avverrebbe delle famiglie?

«Si infetterebbero e verrebbero messe in quarantena, fino alla guarigione o alla morte di chi è sintomatico.»

E i giovani? E’ vero che non si ammalano?

«Non è vero. Pochi giorni fa al SS Trinità è stata ricoverata per Covid una famigliola: padre, madre e ragazzino. Il ragazzino è morto. La morte dei giovani non è per niente rara

A questo punto, il problema si espande. Si può presumere che su 122.000 abitanti del Sulcis Iglesiente potranno ammalarsi con sintomi il 30%, come avviene ogni anno con il Virus influenzale. Se ciò avvenisse, tra novembre ed aprile potranno essere contagiate, nel nostro territorio, 36.600 persone. Se di queste 36.600 persone, il 5,5% (come valuta il ISS) avrà sintomi severi o critici, saranno necessari n° 2.013 ricoveri in Terapia Intensiva nei nostri Ospedali.

Se vivessimo in Germania, morirebbero pochi ricoverati, perché Angela Merkel ha fatto attrezzare ben 40.000 posti di terapia intensiva. Invece in Italia ne abbiamo solo 4.500. In questa condizione potranno perdere la vita dal 4 al 12% dei pazienti critici ricoverati nel Sulcis Iglesiente. Cioè 200 circa. Gli altri avranno bisogno d’essere trattenuti in Ospedale per alcuni mesi.

Supponiamo di dover subire quella percentuale di decessi, ma poi, come faremmo a tenere ricoverati a lungo gli altri 1.800 pazienti gravi? (ricordiamo che la durata dei ricoveri va da 1 a 6 mesi). Non c’è risposta. Con i nostri 180 posti letto, tra Iglesias e Carbonia, non ce la faremmo neppure se chiudessimo gli Ospedali a tutte le altre patologie come: infarti, blocchi intestinali, tumori, ostetricia, incidenti, ecc. è bene fare i calcoli secondo i dati del Comitato Tecnico Scientifico e immaginare gli sviluppi futuri.

Tutto ciò premesso e, tenuto conto che dobbiamo inviare progetti di ristrutturazione Ospedaliera entro aprile alla Commissione europea, sarà meglio affrettarsi a prendere carta e penna e scrivere le nostre richieste. Dobbiamo farlo noi. Gli altri non lo faranno. Dobbiamo stare attenti alla confusione che genera la proposta di costruire l’“Ospedale unico”. Si tratta di una proposta giusta ma va formulata meglio. Ti propongono l’“Ospedale Unico” futuribile, e ti chiedono di aspettare che arrivi. Nel frattempo tutto rimane come è oggi.

Ti chiedono: «Vuoi l’uovo oggi o la gallina domani?» A questa proposta si può rispondere solo in un modo: «Voglio tutto e subito: cioè, voglio l’uovo, la gallina, e anche il soldo».

– Il “soldo”: restituire al Sistema Sanitario del Sulcis Iglesiente tutti i Servizi Ospedalieri che sono stati sottratti negli ultimi 20 anni;

– L’“uovo”: Consolidiamo il nostro capitale strutturale Ospedaliero riportandolo all’efficienza conosciuta;

– La “gallina domani”: Appena avrete costruito ed attrezzato il nuovo Ospedale lo accetteremo. Nel frattempo, ci teniamo ben stretti, e rafforzati, i nostri Ospedali.

Oggi ci serve con urgenza che il dottor Massimo Temussi finalmente tratti questo territorio con la dovuta gentilezza e, in attesa dell’“Ospedale Unico”, faccia due azioni:

1 – Attrezzi l’Ospedale Covid al Santa Barbara, prima che sia tardi;

2 – Ci restituisca subito tutti i Medici Specialisti, i Tecnici, gli Infermieri e i posti letto che ci sono stati sottratti.

Mario Marroccu

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Massimo Temussi, 50 anni, già direttore dell’Aspal, è il commissario straordinario dell’Ares, l’Azienda regionale della Salute istituita nel nuovo Sistema Sanitario al posto dell’ATS, l’Azienda Tutela Salute, guidata fino a ieri da Giorgio Carlo Steri. Lo ha nominato la Giunta regionale, con un incarico a tempo che, salvo proroghe, terminerà il 31 dicembre 2020.

Laureato in Economia e Commercio nel 1999, Massimo Temussi ha un lungo curriculum, maturato prevalentemente nei settori della Sanità e del Lavoro. Dal 2007 al 2009 è stato dirigente Bilancio Servizi Finanziari dell’AOU di Sassari; dal 2009 al 2012 consigliere d’Amministrazione dell’Università di Sassari; dal 2009 al 2010 direttore amministrativo della ASL n° 6 di Sanluri; dal 2010 al 2011 direttore generale dell’assessorato regionale della Sanità; dal 20.02.2011 al 22.04.2013 direttore generale dell’Autorità di Gestione del fondo sociale europeo dell’assessorato regionale del Lavoro e Formazione professionale; dal 17.01.2014 al 14.10.2014 commissario straordinario dell’assessorato regionale del Lavoro; dal 15.10.2014 a ieri, infine, direttore generale dell’Agenzia regionale per il Lavoro.

La Giunta regionale, inoltre, ha prorogato fino al 30 novembre, l’incarico del commissario del l’Azienda Ospedaliera Brotzu, Paolo Cannas, e ha nominato Adamo Pili nuovo commissario di Area (Azienda regionale per l’edilizia abitativa).

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L’assessore regionale del Lavoro, Alessandra Zedda, stamane ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione del Centro per l’Impiego di Teulada.

«L’apertura del Centro per l’Impiego di Teuladaha detto Alessandra Zedda è particolarmente importante sia per quanto concerne la posizione territoriale, che risulta decentrata rispetto alle principali città, sia perché gode di una forte vocazione imprenditoriale specialmente nel comparto dell’enogastronomia e del turismo.»

«La Regione conferma il proprio impegno, grazie alla stretta collaborazione di Aspal e delle istituzioni, verso un tema di fondamentale rilevanza che è quello delle politiche attive del lavoro. Un impegno ha aggiunto l’assessore regionale del Lavoroche si declina con interventi diretti mirati a salvaguardare l’occupazione dei sardi.»

Alla cerimonia di apertura della sede hanno partecipato anche il direttore generale dell’Agenzia sarda per le Politiche attive del Lavoro, Massimo Temussi ed il sindaco del paese, Daniele Serra, che hanno avvalorato l’importanza dei Centri per l’Impiego, specialmente nei territori con limiti logistici, come valido strumento del sistema regionale di orientamento, volto a favorire il successo scolastico, formativo e occupazionale dei cittadini.

«Una sinergia di intenti con l’amministrazione comunale e con il pieno coinvolgimento delle imprese locali, a sostegno di aziende e inoccupati, o lavoratori stagionali, al fine di accrescere la cultura imprenditoriale del territorio concentrando gli sforzi su formazione e riqualificazione occupazionale e sull’incentivazione all’accesso al mondo del lavoro per i cittadini del territorio. Questo l’obiettivo del Centro che mira a creare auto impresa anche attraverso i finanziamenti previsti nei bandi indetti dalla Regione, favorendo in questo modo il rilancio dello sviluppo economico e sociale», ha concluso Alessandra Zedda.

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«È necessario fornire quanti più strumenti per sfidare le avversità lavorative del momento, prima di tutto con la formazione di nuove professionalità che riescano ad inserirsi nei settori chiave del mercato del lavoro.» Lo ha dichiarato l’assessore del Lavoro e Formazione Professionale, Alessandra Zedda, in apertura dei lavori dell’International Job Meeting (IJM), il più importante evento dedicato al mondo del lavoro in Sardegna in programma da oggi sino al 30 gennaio nel quartiere fieristico di Cagliari.

«Tale obiettivo si può concretizzare nelle molteplici attività che l’Assessorato, in collaborazione con l’Aspal, l’Agenzia per le politiche attive del lavoro, sta realizzando. Prime tra tutte le “Work experience” che attraverso i tirocini curriculari offrono un’opportunità formativa altamente professionalizzante direttamente in azienda; esperienza preziosa non solo per i destinatari delle attività ma anche per gli imprenditori delle imprese sarde che hanno la possibilità di mettere a fuoco le capacità e le professionalità dello stagista, formandolo nella propria realtà aziendale», ha puntualizzato l’assessore Alessandra Zedda.

«L’intento dell’IJM – prosegue l’esponente della Giunta Solinas – è quello di consentire un costruttivo contatto diretto, presso gli appositi stand e i vari workshop, tra gli iscritti per un colloquio di tutte le aree disciplinari con le aziende nazionali, internazionali e di alta formazione.»

Questa edizione, dedicata alla creatività, all’innovazione e al Made in Italy, nella prima giornata è stata caratterizzata da due appuntamenti: il convegno “Giovani e Lavoro, Stato dell’arte e prospettive future”, al quale ha presenziato l’assessore Alessandra Zedda, con l’obiettivo di fare il punto sulla situazione del mercato dell’occupazione alla luce dei trend attuali; e il convegno “Creatività e lavoro”, un incontro con focus dedicato agli stimoli che la creatività può generare nella cultura interattiva e il suo rapporto col mondo del lavoro. «Puntare sulla formazione per avere qualità», è il monito dell’assessore del Turismo Gianni Chessa.

«La Sardegna è unica – aggiunge l’assessore Gianni Chessa – dobbiamo riuscire a vendere l’autenticità e l’unicità che sono il simbolo della nostra Isola e per farlo dobbiamo saper cogliere le sfide che arrivano dall’innovazione e dai cambiamenti digitali. Il turismo è l’emblema delle trasformazioni in atto, che non dobbiamo temere ma che dobbiamo affrontare, e al tempo stesso rappresenta il punto di forza della nostra economia, anche e soprattutto attraverso le nuove professioni legate all’innovazione tecnologica.»

Durante le tre giornate, sono in programma anche una serie di iniziative collaterali finalizzate all’approfondimento di tematiche relative al mondo del lavoro in profonda e rapida trasformazione, come “Il salone dello studente”, la principale manifestazione sull’orientamento universitario, formativo e professionale che si pone di incontrare i giovani studenti che si affacciano al mondo del lavoro post-laurea o dello studio post-diploma e hanno la necessità di conoscere la realtà di un panorama estremamente complesso e variegato.

Per il direttore generale dell’Aspal, Massimo Temussi, «il IJM è un grande centro per l’impiego all’aperto».

«Sono sempre di più – spiega Massimo Temussi – le imprese che si rivolgono ai CPI per selezioni e preselezioni finalizzate ad avere informazioni sui programmi e sugli incentivi occupazionali. Il nostro interesse è prendere in carico quelle persone che non sono riuscite a cogliere una delle oltre 6 mila opportunità di lavoro e aiutar loro nella ricerca attiva che oggi si fa prevalentemente con strumenti digitali.»

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«Il Job day si rinnova, raccogliendo le sfide di un mercato del lavoro in continua evoluzione non solo su base europea ma mondiale, imprimendo una svolta netta nel senso dell’internazionalizzazione, sempre più necessaria per garantire un futuro ai nostri giovani.»

Lo ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta oggi a Villa Devoto per presentare l’International Job Meeting, il più importante evento dedicato al mondo del lavoro in Sardegna, organizzato dall’assessorato regionale del Lavoro e promosso dall’Aspal, l’Agenzia sarda per politiche attive del lavoro.

Tre giorni ricchi di appuntamenti, incontri e confronti, dove lo scambio di informazioni e contatti saranno un’occasione di crescita personale e professionale. Creatività e innovazione saranno i temi dell’evento. Numerose e varie sono le attività previste: convegni con esponenti del mondo politico ed economico che affrontano temi attuali e rilevanti, seminari con rappresentanti del settore aziendale e imprenditoriale, laboratori con esperti e addetti ai lavori nel campo del recruitment, per l’Italia e per l’estero, della formazione. Rispetto alla scorsa edizione, una giornata sarà interamente dedicata al Salone dello studente a voler rappresentare l’idea di orientare il mondo dei giovani che si trova davanti a una scelta fondamentale per il prosieguo della propria vita professionale, fornendo un panorama completo sulle possibilità di studio e formazione post diploma.

«La nostra attenzione vuole essere rivolta ai 50mila che sono in cerca di lavoro e non riescono ad arrivare neanche alla fase selettiva del colloquio – ha sottolineato il presidente Christian Solinas – perché in fase di preselezione i loro curricula vengono scartati non avendo le skill necessarie per una valutazione positiva. L’International Job Meeting rappresenta un momento importante perché consente di accompagnare i giovani in un percorso che è quello dell’autoimpresa, e dà la possibilità di capire quali siano le professionalità emergenti, quali siano le richieste del mercato per creare percorsi il più possibile individuali che tendano a valorizzare le capacità professionali di ogni singolo nell’ottica di una dinamica del lavoro che è profondamente mutata nel tempo.»

«L’International Job Meeting racchiude essenzialmente tutto ciò che è stato messo in campo insieme dall’Assessorato del Lavoro con Aspal, con lo scopo principale di dare occupazione attraverso le misure del programma TVB (tirocini, bonus e voucher) e che vogliamo rafforzare con questo evento internazionale», ha sottolineato l’assessore regionale del Lavoro Alessandra Zedda.

«Creatività e innovazione sono le chiavi di lettura più opportune in un mercato del lavoro sempre più globalizzato, ed abbinate alla nostra identità sarda possono abbattere il muro della disoccupazione. I lavori creativi uniti alle tecniche digitali più avanzate rappresentano il nuovo mondo del lavoro, senza dimenticare le nostre professioni tradizionali», ha concluso l’esponente della Giunta Solinas.

All’incontro ha partecipato anche il direttore generale dell’Aspal, Massimo Temussi: «Lo scopo dell’IJM – ha spiegato – è quello di dare uno spaccato di ciò che succede a livello internazionale, sui nuovi mercati, sui corsi di studio, sulle nuove figure professionali».

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Martedì 21 gennaio, alle ore 10.00, a Villa Devoto, via Oslavia 2 a Cagliari, il presidente della Regione Christian Solinas presenterà nel corso di una conferenza stampa l’International Job Meeting, il più grande evento dedicato al mondo del lavoro in Sardegna in programma al Quartiere Fieristico di Cagliari, dal 28 al 30 gennaio 2020. All’incontro parteciperanno l’assessore regionale del Lavoro, Alessandra Zedda, ed il direttore generale dell’Aspal, Massimo Temussi.