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E’ stato consegnato oggi in Consiglio regionale il riconoscimento di “Giusto delle Nazioni” a Girolamo Sotgiu e Bianca Ripepi.
«Quella di Girolamo Sotgiu e della moglie Bianca Ripepi è stata una scelta pericolosissima e pesantissima, compiuta in un clima di enorme difficoltà a causa della guerra, dell’isolamento, dell’oppressione, che non h esitato a mettere a rischio la propria libertà per salvare una bambina dall’orrore della deportazione» ha detto il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, aprendo nell’Aula consiliare, alla presenza del ministro dell’Ambasciata di Israele Rafael Erdrich, della signora Lina Kantor (la bambina salvata dall’Olocausto) e dei discenti della famiglia Sotgiu, la cerimonia di riconoscimento di “Giusto delle Nazioni” alla memoria dei coniugi sardi.
Nel suo intervento, Ganau ha ricordato brevemente anche la figura di Girolamo Sotgiu, il suo impegno civile e politico, la sua tensione ideale rivolta alla lotta contro ogni ingiustizia, la sua lunga attività istituzionale, prima da consigliere regionale per quattro legislature e successivamente da senatore della Repubblica.
Dopo i saluti dei sindaci di Cagliari Massimo Zedda, di Olbia (città natale di Sotgiu) Gianni Giovannelli e del Rettore dell’Università di Cagliari Maria Del Zompo ha preso la parola il prof. Aldo Accardo, che ha definito Sotgiu «maestro di politica, grande organizzatore di cultura, poeta e letterato capace di confrontarsi a testa alta col mondo senza stare con gli occhi chiusi, come dice il titolo di una sua poesia».
Il diplomatico israeliano Rafael Erdrich si è soffermato sul significato dell’onorificenza di “Giusto delle Nazioni”, istituita dal parlamento nel 1953 per tenere viva la memoria di quanti, «animati da un profondo senso di giustizia seppero fare una scelta, in condizioni difficilissime, fra il bene e il male». La memoria della famiglia Sotgiu, come quella di tutti i Giusti, ha proseguito Erdrich, «è ancora viva e rappresenta un esempio per il mondo di oggi, dove in molti Paesi gli Ebrei non possono portare la kippah (il copricapo tradizionale degli Ebrei osservanti) senza rischiare la vita».
Il nipote dei coniugi Sotgiu, Nicola, ha poi raccontato alcuni episodi della sua infanzia trascorsa con i nonni, «due persone normali che si sono amate fino al termine della loro vita, senza mai soffermarsi su quanto avevano vissuto negli anni terribili della guerra».
La cerimonia si è conclusa con la testimonianza della signora Lina Kantor, adottata dalla famiglia Sotgiu ed inserita grazie a loro in una lista del console turco di Rodi che evitò ad appena qualche decina di persone (su 1500) la deportazione ad Auschwitz.
Ancora più casuale il nuovo incontro con la famiglia Sotgiu, molti anni dopo la guerra. Nel luglio del 2014, durante una cerimonia in ricordo della comunità ebraica di Rodi, il figlio maggiore della signora ha cercato notizie dei coniugi sardi su internet, scoprendo il libro “Da Rodi a Tavolara”, scritto dalla moglie di Girolamo Sotgiu Bianca Ripepi.
Leggendo il libro la signora Kantor ha scoperto il ruolo decisivo dei Sotgiu nella sua salvezza, grazie all’intervento presso il console turco. «I miei genitori – ha raccontato – mi parlavano del coraggio e delle imprese di Girolamo, che spesso si travestiva da portiere per portare il pane, incontrarli e trasmettere loro alcune notizie, come quella dell’attentato ad Hitler che purtroppo non ebbe successo».
Mi dispiace moltissimo non poterli ringraziare personalmente, ha concluso commossa Lina Kantor rivolta ai parenti dei Sotgiu, «ma sono felice ed emozionata per aver incontrato i loro figli e nipoti ai quali posso dire: non li dimenticherò mai».