Come ha detto alcuni giorni fa Papa Francesco
«da tutte le crisi si esce cambiati… nel bene e nel male… e nessuno può riuscirci da solo…»
Quando a Maggio si intravvide la fine del periodo peggiore della Prima Pandemia, questo giornale scrisse che
«si vede il fondo del tunnel…ma alla fine non c’è la luce…C’è un baratro».
Sembrava l’apoteosi del pessimismo. In realtà fu facile prevedere che sarebbe arrivata la Seconda Pandemia e la crisi politica ed economica. La previsione si basava sulla conoscenza della storia delle Epidemie nel Medio Evo.
Sembra incredibile, ma dopo la grande moria della Peste Nera del 1347 avvennero importanti rivoluzioni sociali ed economiche che determinarono una svolta positiva nella civiltà in Europa e che determinarono l’epoca d’oro del Rinascimento del 1500.
La carenza di mano d’opera causata dall’alta mortalità accelerò la
“rivoluzione dell’aratro a versoio” e l’introduzione delle donne nel mondo della produzione agricola, pastorale, e manufatturiera. L’aratro a versoio in ferro e l’invenzione del collare dei cavalli facilitarono la produzione cerealicola. La donne sostituirono i maschi, scomparsi per peste, nel lavoro dei campi e nell’artigianato. Ne derivò la necessità di inventare macchine per produrre energia di supporto agli scarsi lavoratori. Ne conseguì una sovraproduzione di prodotti agricoli e artigianali.
L’eccesso che non serviva alle famiglie veniva tesaurizzato e messo in vendita. Per poter commerciare fu necessario abbandonare definitivamente il baratto e passare più diffusamente alla moneta. Per trasferire i pagamenti a distanza fu necessario inventare le
“lettere di credito”, e queste dovevano essere emesse dalle Banche. Con le Banche a interporsi nella dinamica dello scambio commerciale prese avvio l’
”economia di mercato” e chi più produceva, e vendeva, diventava ricco. I neo-ricchi furono benedetti dalle nuove religioni protestanti del centro Europa perché arricchire era segno delle buone pratiche delle virtù del cristiano basso medioevale mittel europeo.
Oggi, a distanza di 7 secoli vivremo fenomeni sociali e economici simili. Già ne vediamo i segni nella esplosione del quattro punto zero (4.0). E’ la nuova industria digitale, ma anche dell’economia digitale, della comunicazione digitale, del commercio e della Sanità digitale e della Giustizia digitale.
Cos’è il 4.0 ?
Questo numero è stato associato alla parola
“Industria”. Appunto
“Industria 4.0”, ovverosia
“Quarta Rivoluzione Industriale”.
Si tratta della rivoluzione tecnica e organizzativa, che ha ammodernato le Aziende, integrando Investimenti sul
“Digitale”, Scuole di
“Formazione”, Nuovi “
Sistemi Energetici” e “
Enti di Ricerca” allo scopo di aumentare la Conoscenza, la Produttività, e migliorare le Condizioni di Lavoro.
L’espressione
“Industria 4.0” venne utilizzata per la prima volta da 3 scienziati tedeschi alla Fiera di Hannover nel 2011, e poi trasformata in progetto nel 2013. In Italia tale espressione venne usata da presidente del Consiglio Matteo Renzi tra il 2014 e il 2016.
Storicamente la prima Rivoluzione Industriale 1.0 avvenne con l’invenzione delle macchina a vapore nelle filande inglesi e tedesche.
L’Industria 2.0 fu quella che utilizzò l’energia del carbone.
L’Industria 3.0 fu quella che impiegò come fonte di energia l’elettricità.
I tre Scienziati tedeschi nel 2011 battezzarono col nome di
“Industria 4.0” il miglioramento produttivo dell’
”Era Digitale”.
Ciò che è stato rivoluzionato è il
“Lavoro”, con l’intento di produrre beni scambiabili con monete o altri benefici. Tra gli altri benefici è compreso il
“miglioramento della qualità della vita”.
Pertanto, l’effetto dell’Era Digitale non è stato solo sulla produttività dell’
”Industria 4.0”, ma si è esteso ad altri campi come:
– L’Economia Digitale,
– Il Commercio Digitale,
– La Comunicazione e la Conoscenza,
– La Giustizia,
– La Sanità,
– La Burocrazia
– I Trasporti.
Non è cambiata solo la Produzione, ma è cambiata l’Umanità in tutte le sue manifestazioni come:
– La circolazione di moneta digitale,
– La scuola a distanza,
– Il processo digitale,
– Il lavoro in 3D,
– Il telelavoro,
– I trasporti di merci e uomini, sia individuali che collettivi, su ruota, nave o aereo.
Ciò ha comportato un forte incremento degli spostamenti dei prodotti del lavoro e delle persone. I contatti umani sono aumentati in modo esponenziale sia in modo virtuale che fisico.
Tuttavia, la Pandemia ha dimostrato i punti di debolezza del sistema di convivenza dell’Umanità, e il mondo oggi si prepara ad una nuova forma di scambio, di produzione e di trasmissione della Conoscenza.
Un sistema che dovrà essere rivoluzionato è quello della Sanità Pubblica. Il virus ne ha dimostrato l’inadeguatezza. E’ fallita la teoria dell’Organizzazione sanitaria basata sul
“Hub and Spoke” (centro e raggi). Questo metodo ha portato al depotenziamento degli Ospedali Territoriali (vedi gli Ospedali di Iglesias e Carbonia), e al concentramento dei Servizi sanitari nelle città capoluogo (vedi Cagliari o altri capoluoghi di ragione). Il territorio, sguarnito, si è trovato senza protezione sia dal virus SARS-COV 2, sia da tutte le altre patologie. Oggi, a causa del terrore della Covid, gli Ospedali sono paralizzati (tranne rari casi), e i tumori, le insufficienze respiratorie, le malattie addominali, le cardiovascolari, quelle neurologiche e quelle degenerative sia dell’anziano che del giovane e del bambino trovano una assistenza inadeguata alla richiesta.
La Sanità centralizzata è un errore.
Al contrario della centralizzazione il Sistema Sanitario deve essere una
“rete”, e ogni Ospedale capo-maglia deve fornire tutta l’assistenza di base necessaria.
Per Sanità di Base si intende ogni branca specialistica della Sanità tranne 3 settori che invece vanno centralizzati: la Cardiochirurgia, la Neurochirurgia, i Trapianti d’Organo. Invece tutto ciò che riguarda la Chirurgia Addominale, la Toracica, la Vascolare, la Traumatologia, l’Ostetrica e Ginecologia, la Neurologia, la Pediatria, l’Oncologia e Radioterapia, la Psichiatria, devono essere distribuite nella rete ospedaliera del territorio.
Sarà difficile e costoso, ma si dovranno recuperare tutti i Servizi specialistici che sono stati sottratti al territorio e adeguarli ad uno standard avanzato da
“Sanità 4.0”.
La Commissione Europea ha messo a disposizione fondi ingentissimi per la Sanità. E’ nato un problema, perché il MES sanitario è vincolato alla ristrutturazione della rete sanitaria, mentre alcuni Stati vorrebbero avere mani libere e utilizzare quei fondi anche per altri scopi. Ciò non è ammesso dal protocollo di utilizzo del MES. Forse da ieri esiste un accordo in extremis.
Esiste l’altro enorme fondo deliberato dalla Commissione Europea. E’ i
l “Next Generation EU”, meglio conosciuto con il nome del suo regolamento di utilizzo, il “
Recovery Plan”. Questo regolamento impone una disciplina piuttosto rigida sia nel metodo di utilizzo, sia sui progetti che devono essere finalizzati a investimenti produttivi, sia sui tempi, sia sulle garanzia di efficienza ed efficacia.
Si pretende un tempo di presentazione molto rapido. L’Italia avrebbe dovuto presentarlo già da alcune settimane. Per ora l’hanno presentato il Portogallo, la Germania, la Francia, la Spagna, l’Olanda e i Paesi del Nord.
Si pretende che quei fondi non vengano impiegati per tamponare necessità estemporanee ma vengano destinati, come dice il nome, ad investimenti per la
“Futura Generazione”.
Si pretende ancora che il 70 per cento dei progetti vengano realizzati entro 3 anni. Gli altri 30 per cento devono essere realizzati entro 7 anni.
Nella guida che accompagna il testo vengono indicati alcuni obiettivi imprescindibili, come:
– Digitalizzazione
– Green Economy.
La “
Digitalizzazione“ di tutte le forme di produzione di beni, dei Servizi, e della Convivenza Sociale aprirà le porte ad un mondo che oggi possiamo solo immaginare. Nessuno di noi immaginava come sarebbe cambiata la nostra vita, quando negli anni ’80 ’90 venne introdotto il
“Web”, che appariva come un metodo di trasmissione di dati, e che invece ebbe implicazioni nel mondo della Conoscenza, della Comunicazione, della Produzione, della Pubblica Amministrazione, dell’Arte e del Tempo Libero, degli affetti e della pianificazione della vita privata, del mondo della Finanza, dei viaggi, della ricerca, della Scuola e della Sanità, e anche della guerra e del terrorismo.
Col Next Generation EU e il MES, la qualità della Sanità in rete non sarà più distinguibile tra Sanità della città capoluogo e Sanità di Provincia. Entreremo in una nuova epoca: quella della digitalizzazione in
“5G”, cioè quella di quinta generazione.
In cosa si differenzia dal
“4G”?.
Vi è un elemento che la rende impressionante per l’intelligenza umana. Si tratta del
“tempo” in cui si trasmetterà l’informazione, Il
“tempo di latenza” sarà di 1-4 millesimi di secondo. Questo è anche il tempo con cui i neuroni del cervello umano trasmettono i loro impulsi. Attraverso i dendriti e neuriti l’impulso passa agli altri neuroni della corteccia cerebrale e al midollo spinale, sia per costruire la percezione delle sensazioni provenienti dal mondo esterno (per esempio la costruzione della immagine di un oggetto), sia per trasmettere un pensiero, o comandare i muscoli perché la mano e le dita si muovano per lavorare, o scrivere, o gesticolare, o accarezzare.
I nuovi apparecchi digitali in
“5G” potranno comunicare contemporaneamente con 1 milione di computers, o altri strumenti digitali, nell’area di 1 chilometro quadrato. Col termine
“comunicare” si intende: la capacità di trasmettere informazioni, di riceverne, e di integrarle. Ciò è qualcosa di simile al
“pensare” della mente umana.
Le informazioni che si propagano in modo massivo e ultrarapido possono essere utilizzate per fabbricare immagini e volumi virtuali a distanza. Si pensi agli
“ologrammi”. Nella pratica sanitaria si può immaginare che il Medico si presenti a casa del paziente, nella sua camera da letto, in forma di ologramma, materializzandosi davanti a lui, e proceda ad interrogarlo, a prendere atto della clinica, essendo virtualmente presente. Da qui, disporre esami, elettrocardiogrammi o altre procedure strumentali a distanza. Potrà anche convocare altri specialisti per un consulto virtuale in presenza.
Già oggi negli Ospedali si eseguono interventi in laparoscopia o in chirurgia robotica. Con l’avvento della Sanità in
“5G” i metodi usati oggi verranno declassati a vecchi
“videogiochi” ed abbandonati. Anche gli esami radiologici e le risonanze magnetiche evolveranno oltre la semplice ricostruzione spaziale degli organi: si giungerà sino all’esame istologico dei tessuti in Anatomia Patologica. Similmente una goccia di sangue sarà sufficiente per uno screening sia genetico che metabolico che microbiologico.
Il
“5G” attingerà ad una banca dati mondiale che consentirà l’accesso a schemi di terapia personalizzati e geneticamente adeguati al paziente.
Questo non significa che i Medici non serviranno più. La pratica professionale utile per ascoltare un cuore, estrarre un corpo estraneo, far nascere un bambino, ascoltare uno psicotico, confortare un incurabile, sarà sempre necessaria. Ciò che cambierà sarà la formazione, il nuovo bagaglio di conoscenza e l’attitudine a governare la nuova tecnologia.
Similmente gli Ospedali e gli studi specialistici avranno una nuova evoluzione strutturale adeguata al nuovo modo di comunicare.
L’assistenza agli Anziani non autosufficienti forse non sarà più nelle RSA ma a domicilio. Si svilupperanno vari tipi di robot per la cura della persona così come oggi avviene nei ristoranti coreani dove non c’è più il personale di sala ma piccoli robot, alti 1 metro, che assistono e servono la clientela.
Tutto questo avverrà relativamente presto e noi non siamo preparati.
a – Non siamo preparati a presentare i progetti per il
“Recovery Plan”.
b – Non sappiamo ancora cosa vogliamo.
c – Nel nostro territorio (Sulcis Iglesiente) non esiste ancora un dibattito né pubblico né privato su questi temi.
Accadrà che altri, estranei a questo territorio (come da troppo tempo sta avvenendo), prenderanno l’iniziativa anche per noi. In tal caso dobbiamo aspettarci un trattamento da
“periferia”.
Attualmente esistono già iniziative per sollecitare la politica a dibattere questi temi. Stanno avvenendo nel Sassarese, nel Nuorese e nel Cagliaritano.
Bisogna prendere coscienza che nel nostro territorio non siamo preparati a questo futuro che sta per accadere.
Mario Marroccu