21 November, 2024
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La commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale ha dato il via libera questo pomeriggio alla proposta di legge di semplificazione delle norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pesca sportiva, fattorie didattiche e sociali.

Il provvedimento, presentato dai consiglieri del Partito Sardo d’Azione è stato approvato all’unanimità dal parlamentino presieduto da Piero Maieli dopo un confronto con le associazioni agricole e i vertici dell’Agenzia Laore.

Con le modifiche apportate alla legge n.11 del 2015 sarà più semplice aprire e gestire un’attività agrituristica o una fattoria didattica. Si prevede, infatti, l’estensione ai familiari di un imprenditore agricolo la possibilità di frequentare i corsi di aggiornamento organizzati dall’Agenzia Laore. Fino ad oggi questa possibilità era riservata soltanto ai soggetti abilitati all’esercizio delle attività disciplinate dalla legge n.11. In futuro il titolare di un’impresa, i suoi familiari, il rappresentante legale o i soci di un’azienda agricola (iscritti nei ruoli previdenziali) potranno ottenere il certificato di abilitazione senza alcuna attività formativa e potranno così frequentare i corsi di aggiornamento. L’obiettivo è consentire ai giovani sardi che lavorano nelle aziende di famiglia di avviare un’attività agrituristica a condizione che conseguano entro tre anni il certificato di abilitazione.

L’altra importante novità riguarda l’uso di ingredienti e spezie di provenienza regionale nei prodotti preparati dall’azienda agrituristica e proposti alla clientela. La legge attuale impone l’utilizzo di materie prime di origine regionale non tenendo conto che alcuni prodotti tradizionali contengono ingredienti non sardi come lo zucchero, il caffè, l’alcol o il grano tenero. Con la modifica introdotta sarà quindi possibile utilizzare materie prime non presenti in Sardegna ma utilizzate nelle ricette tradizionali. Eliminato, infine, l’obbligo per le aziende agrituristiche di comunicare all’assessorato all’Agricoltura, entro il 15 gennaio di ogni anno, le tariffe applicate per il servizio di pernottamento. La comunicazione andrà fatta soltanto in caso di variazione dei prezzi.

Apprezzamento, pur con qualche distinguo, è stato espresso dalle associazioni di categoria. Per i presidenti di Coldiretti, Confagricoltura e Cia Battista Cualbu, Maurizio Onorato e Francesco Erbì «si tratta di una legge estremamente positiva che consentirà ai più giovani di avviare un’attività e poi qualificarsi senza dover rincorrere i tempi stretti dei corsi di abilitazione». Positivo anche il giudizio sulle modifiche all’art.4 che fanno chiarezza sugli ingredienti utilizzati nella preparazione di prodotti tradizionali. «Sarà opportuno però – hanno detto i rappresentanti degli agricoltori – stilare un elenco dettagliato degli ingredienti consentiti».

Giudizio positivo anche da Pietro Tandeddu, direttore regionale di Copagri, che ha però suggerito di precisare meglio i concetti di “imprenditore agricolo” e “operatore agrituristico” ed i percorsi di formazione per chi svolge attività agrituristica: «A garanzia del consumatore – ha detto Pietro Tandeddu – chi opera nel settore deve essere necessariamente qualificato».

Soddisfazione per il voto unanime della Commissione da parte del presidente Piero Maieli: «Speriamo di  portare la proposta di legge in Aula in tempi brevissimi. E’ un provvedimento che elimina alcuni passaggi burocratici e che consentirà un ricambio generazionale nelle imprese agricole dando la possibilità ai più giovani di lavorare e migliorare le aziende familiari».

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Il miglioramento genetico come strumento di crescita economica delle aziende zootecniche della Sardegna è stato il tema che ha animato il seminario organizzato da Confagricoltura Sardegna, nell’aula magna dell’Istituto di Istruzione superiore Duca degli Abruzzi di Elmas. Numerosi relatori tra studiosi e portatori di interesse hanno parlato a una platea gremita di allevatori, studenti e agronomi. Ad aprire e chiudere i lavori, coordinati dal direttore di Confagricoltura Sardegna, Maurizio Onorato, il presidente dell’associazione regionale di categoria, Luca Sanna.

Confagricoltura Sardegna. «Abbiamo gli strumenti scientifici, le menti, gli allevatori e il bestiame per fare bene, ma è stato interrotto il lavoro di decenni sotto il profilo del miglioramento genetico. I bilanci delle aziende agricole hanno bisogno di tale processo e di animali che possano dare produzioni di altissima qualità, che vivano a lungo, resistano alle malattie e affrontino stagioni produttive capaci di assicurare profitto a chi li alleva e progenie che perpetuino questa tendenza: che noi vogliamo coltivare e incrementare». Lo ha detto Luca Sanna che ha aggiunto: «Da quando nei primi anni 2000 si è manifestata in Sardegna la blue tongue, abbiamo perso oltre un milione di capi ovini. Gli imprenditori zootecnici si sono dovuti arrangiare, anche a causa della scomparsa delle attività delle associazioni degli allevatori. Il miglioramento genetico degli animali, secondo diversi studi scientifici, ha portato negli anni a una riduzione dell’impatto ambientale, contrariamente a quanto sostiene qualcuno. Con i nostri strumenti politico-sindacali – ha proseguito – dobbiamo pressare le istituzioni e le associazioni degli allevatori affinché riprendano al più presto il lavoro dal punto in cui si è interrotto. C’è chi importa altre razze, che inquinano il nostro patrimonio genetico con il rischio dell’arrivo di nuove malattie. La pecora sarda, per esempio, era la regina nelle produzioni di latte, oggi ci sono razze spagnole e francesi che ci stanno superando. Il mondo dell’agricoltura purtroppo non è più il settore economico trainante dell’Isola: lo dicono i dati. Dobbiamo invertire questo trend per riconquistare quote di mercato importanti per lo sviluppo di tutta la Sardegna. Peccato – ha concluso Luca Sanna – che all’iniziativa di oggi sia mancato completamente l’interlocutore politico invitato a partecipare».

L’Università. «Il miglioramento genetico è la via più efficace per costruire una zootecnica sostenibile nel futuro – ha sottolineato Giuseppe Pulina dell’Università di Sassari -. In Sardegna abbiamo una riserva genetica molto importante che va conservata e valorizzata, sia nel settore ovino sia in quelli bovino e caprino. Nell’Isola abbiamo vacche da latte all’avanguardia e pecore da latte che, purtroppo, sono in retroguardia».

Nicola Macciotta, dell’Università di Sassari, ha illustrato il panorama nazionale e internazionale dal passaggio dalla genetica alla genomica nelle specie di interesse zootecnico. «A livello mondiale – ha ricordato – il settore bovino è anni luce più avanti rispetto all’ovino, per motivi legati ai diversi investimenti economici. Tuttavia, il nostro Ateneo sta portando avanti uno studio sulla tracciabilità della provenienza dei prodotti attraverso gli strumenti della genomica. Un metodo che consente di comprendere in maniera inequivocabile se un agnello proviene dall’estero oppure se è realmente di razza pura. Non basta, infatti, un esame a vista: occorre un metodo scientifico».

Agris. Del passaggio dalla genetica alla genomica, visto come un nuovo strumento per la selezione degli ovini da latte, ha parlato anche Sara Casu dell’Agenzia regionale Agris Sardegna, che ha illustrato le possibilità applicative offerte dai nuovi strumenti della genetica molecolare nel miglioramento genetico degli ovini da latte. «Agris – ha detto Sara Casu – sta puntando molto su una strategia di implementazione della selezione genomica. A differenza di quanto avviene in Francia, dove sono applicati schemi di selezione genomica simili ai bovini, in Italia sembra opportuno implementare schemi basati su popolazioni di riferimento femminili. La Spagna, invece, ha fatto scelte differenti: non sempre punta sulla selezione della razza locale in purezza”».

Confagricoltura nazionale. «La riforma della riproduzione animale – ha detto Daniele Mezzogori dell’Ufficio Economico di Confagricoltura – introdotta con il decreto ministeriale emanato l’anno scorso, ha modificato sensibilmente tutto il comparto. Prevede innanzitutto il principio della terzietà tra le associazioni degli allevatori e coloro che sono deputati alla raccolta dei dati funzionali degli allevamenti. Poi vi è la liberalizzazione del mercato dei servizi. Infine le nuove modalità di partecipazione degli allevatori nei piani genetici di sviluppo in ambito nazionale. Tutto ciò dovrebbe consentire una riproduzione più efficiente e funzionale».

Trasformazione. «Il miglioramento genetico operato in questi ultimi decenni sugli ovini allevati in Sardegna ha creato, insieme ai mutamenti di gestione delle aziende primarie, focalizzate quasi esclusivamente verso l’incremento delle quantità di latte, una perdita di materia secca utile caseificabile e quindi un decremento delle rese casearie». Così Gavino Nieddu, direttore industriale della CAO Formaggi, che ha aggiunto: «Nel momento in cui non si è valorizzata la qualità, con griglie adeguate nelle retribuzioni, gli allevatori hanno puntato solo sul versante della quantità di latte prodotta. In altri paesi, come la Spagna o la Francia, il prezzo del latte pagato al produttore primario si basa fondamentalmente sulla quantità di materia utile caseificabile. I parametri di analisi su cellule somatiche e carica batterica infatti sono sempre più spesso meno considerati in quanto dati per scontati per il rispetto delle normative igienico sanitarie».

 

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Sono trascorsi quasi tre lustri dalla soppressione dell’Istituto di incremento Ippico della Sardegna decisa nel 2005 dalla Giunta Soru. La scomparsa dell’Istituto, punto di riferimento per allevatori, proprietari, associazioni equestri e semplici appassionati ha lasciato un vuoto di governance con effetti devastanti per l’intero comparto. Uno scenario desolante a leggere i dati: rispetto a dieci anni fa, il numero delle fattrici in produzione è calato di oltre il 60%. I puledri nati in Sardegna del 65%. Nel 2018 in Italia si sono registrate 1100 nascite di cavalli da sella: solo 194 sono state registrate nell’Isola: il 17% del totale contro il 70% di dieci anni fa. Anche la produzione di cavalli anglo arabi ha registrato una severa flessione: nel 2018 su 481 esemplari nati in Italia solo 332 provengono dalla Sardegna che in precedenza vantava il 95% della produzione nazionale.

Per porre rimedio a questa situazione è stata presentata in Consiglio regionale una proposta di riordino del comparto ippico sardo, primo firmatario il capogruppo dei Riformatori sardi Aldo Salaris, da ieri all’attenzione della commissione “Attività Produttive”. Il documento punta a colmare il vuoto operativo lasciato dalla soppressione dell’Istituto di incremento ippico le cui funzioni sono oggi in capo ad Agris. La proposta di legge prevede la creazione di un’Agenzia regionale per lo sviluppo e la valorizzazione ippica (ASVI) con lo scopo di dare a tutti gli operatori un unico interlocutore istituzionale dotato di autonomia gestionale e finanziaria. Sul provvedimento, la commissione presieduta da Piero Maieli (Psd’Az) ha avviato ieri una serie di audizioni con tutti gli operatori del settore (Allevatori, associazioni agricole, associazioni equestri, operatori turistici, università e gestori degli ippodromi). L’ambizioso obiettivo è quello di intervenire in tutti i settori collegati al mondo del cavallo: lo sport, il turismo, la cultura, l’ambiente e la tutela della biodiversità con particolare riguardo alla protezione delle razze autoctone.

La Regione

Ad inaugurare il ciclo di audizioni sono stati l’assessore dell’Agricoltura Gabriella Murgia ed il commissario di Agris Raffaele Cherchi.

L’assessore dell’Agricoltura ha assicurato la massima attenzione dell’esecutivo per il rilancio del settore: «Il comparto è in forte crisi, c’è bisogno di una riforma seria. L’accorpamento delle funzioni dell’ex Istituto di incremento ippico in Agris non ha portato benefici. Bisogna pensare a un nuovo modello di governance». Idea condivisa dal commissario di Agris Raffaele Cherchi: «La Sardegna ha perso la leadership nel settore che aveva conservato fino ai primi anni 2000. Mentre prima esportavamo cavalli oggi li importiamo. I dati fanno riflettere e giustificano l’esigenza di una nuova normativa di riferimento. Occorre sganciare il comparto dall’agricoltura e pensare a un nuovo modello di gestione che contempli le altre attività legate all’allevamento del cavallo (ippoterapia, turismo equestre, educazione ambientale). Senza un riferimento istituzionale chiaro non si potrà mai avere un rilancio del settore».

L’Università

Un cambio di rotta nella gestione del comparto hanno invocato anche i professori universitari Giacomo Rassu (Facoltà di agraria di Sassari) ed Eraldo Sanna Passino (direttore del Dipartimento di medicina veterinaria di Sassari).

Il primo ha espresso qualche dubbio sulla creazione di una nuova Agenzia regionale: « Non so se una nuova struttura possa risolvere i problemi. Occorre prima verificare se quella attuale può essere migliorata. Per farlo bisogna però ragionare su numeri. Oggi purtroppo manca un’analisi seria sui dati». Giacomo Rassu ha poi fornito alcuni suggerimenti da inserire nella proposta di legge: 1) incentivi alle aziende che si uniscono per consentire di fare progetti di investimento a largo raggio; 2) distinguere tra cavalli da corsa e da sella e prevedere dei concorsi specifici; 3) investire sulla formazione degli operatori. Su quest’ultimo punto, Giacomo Rassu ha ricordato che i fantini sardi, ricercatissimi ovunque sono costretti ad andare fuori a frequentare le scuole equestri.

Il professor Eraldo Sanna Passino ha invece suggerito un potenziamento del Comitato ippico al quale la proposta di legge affida solo poteri consultivi: «Un’Agenzia con un direttore generale che decide per tutti non mi sembra la strada giusta – ha detto il responsabile del Dipartimento di veterinaria dell’Università di Sassari – meglio sarebbe prevedere un Comitato di esperti con più poteri. Altrimenti rischiamo di creare un accentramento di funzioni senza controllo».  

Le organizzazioni di categoria

Diversità di vedute sull’Agenzia anche all’interno delle associazioni agricole. Per il direttore di Coldiretti, Luca Saba, è importante definire le responsabilità: «Attualmente c’è un po’ di confusione. La creazione di un’Agenzia consentirebbe di capire, per esempio, quali sono le risorse destinate al comparto. Per evitare un accentramento di poteri nel direttore generale si potrebbe pensare a un Cda snello (massimo tre persone) che opera a titolo gratuito». Contrari, pur con diverse argomentazioni alla creazione di una nuova Agenzia, il direttore di Confagricoltura, Maurizio Onorato, e di Copagri Pietro Tandeddu. Il primo ha espresso forti perplessità sulla istituzione di un nuovo ente: «Mi sembra una scelta azzardata, se si vuole procedere a un riordino complessivo del comparto si chiarisca prima in che direzione si vuole andare». Più netto il giudizio di Pietro Tandeddu: «Non capiamo la riesumazione dell’Istituto di incremento ippico, perché allora non farlo anche per altri enti soppressi come l’Istituto lattiero-caseario o la Stazione sperimentale del sughero? Una nuova agenzia rimetterebbe in discussione la riforma del 2008 che ha fatto ordine riportando unità nella ricerca in agricoltura».

Gestori degli ippodromi e associazioni equestri

Soddisfazione per la volontà del consiglio di procedere a una profonda riforma del settore è stata espressa dai gestori degli ippodromi. Un rilancio del comparto, con un occhio di riguardo allo sport, consentirebbe di creare nuova occupazione. Mediamente la gestione agonistica di un cavallo è capace di creare due posti di lavoro. Oggi in Sardegna ci sono le potenzialità per innescare un circuito virtuoso. «Intervenite sugli allevamenti e le attività sportive – ha detto il direttore dell’Ippodromo di Chilivani Nicola Fois – in Sardegna dobbiamo produrre i cavalli che ci chiede il mercato senza concentrarci su una sola specie. Bisogna uscire dall’equivoco che l’angloarabo sardo sia una razza autoctona». Concetto condiviso dal direttore dell’ippodromo di Villacidro Severino Porcedda che ha aggiunto: «Se la legge individuerà delle risorse per gli ippodromi queste devono essere spese in modo oculato destinandole ad eventi specifici. Serve inoltre una programmazione seria, non si può pensare di continuare a definire il calendario delle corse autunnali nel mese di maggio».

Più attenzione per gli allevatori è stata chiesta da Stefano Ferranti (Anacaad): «Sono gli unici a non avere un tornaconto. Bisogna iniziare a battersi perché le provvidenze della Pac vengano destinate anche alle aziende equine. La legge è utilissima, il cavallo produce economia, serve una normativa chiara ed efficace».

Positivo anche il giudizio di Luciano Steri (Airvaas): «La nostra associazione si occupa dell’organizzazione dei pali durante le sagre paesane riservate agli angloarabi. Ci battiamo da sempre per la valorizzazione di questa specie. Quella dei pali è una tradizione molto sentita in Sardegna. Con un incremento dei finanziamenti potremmo coinvolgere più realtà oggi tenute ai margini per mancanza di risorse».

Turismo

Uno stralcio della parte rivolta al turismo equestre è stata invece chiesta dall’Aste che ha espresso dubbi anche sulla creazione di una nuova agenzia regionale: «La proposta di legge è positiva perché mira ad affrontare in modo organico le problematiche del settore ma occorre fare chiarezza. Mettendo dentro anche il turismo equestre si rischia di fare un minestrone – ha detto il presidente di Aste Salvo Manca – questo comparto ha dinamiche particolari che vanno affrontate in modo specifico altrimenti si rischia un effetto boomerang».    

Secondo l’Aste, occorre guardare con più fiducia ai mercati internazionali: «C’è un grande interesse degli arabi per l’endurance – ha detto il veterinario dell’Aste Mauro Ardu – oltre 500 cavalli sardi sono stati venduti agli Emirati. La nostra è una terra che si presta a questo tipo di disciplina. Per renderci competitivi servono però politiche specifiche di settore che rendano appetibile la nostra offerta».

Al termine delle audizioni il presidente della Commissione Piero Maieli ha invitato i partecipanti a fornire suggerimenti anche per iscritto: «La proposta di legge è aperta. Se vogliamo rilanciare il settore c’è bisogno del contributo di tutti gli operatori – ha detto Piero Maieli – ci sono diverse proposte in campo. Un modo per aiutare gli operatori sardi potrebbe essere quello di prevedere premialità per chi fa nascere, alleva e allena i cavalli in Sardegna. E un investimento mirato per avvenimenti sportivi che coinvolgano questi esemplari. Una legge di settore è attesa da anni. Il cavallo ha una lunghissima tradizione in Sardegna, presente in tantissime feste pagane e religiose. Questa ricchezza può far da volano all’economia. Nostro compito è varare una norma in grado di sprigionare tutte le potenzialità del settore».  

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Sono finalmente disponibili i dati ufficiali sui ritardi nei pagamenti in agricoltura. I documenti sono arrivati in mattinata sul tavolo della Quinta commissione del Consiglio regionale convocata dal presidente Piero Maieli. A fornirli il commissario straordinario di Argea Patrizia Mattioni.

Sono 51.407 le pratiche pregresse del Piano di sviluppo rurale nelle varie misure alle quali si aggiungono altre 38.121 pratiche da istruire per la campagna 2019 per le sole misure a “superficie” e “benessere animale”. Una mole di lavoro impressionante alla quale Argea, agenzia delegata all’attività istruttoria, non riesce più a far fronte con il personale attualmente a disposizione.

«Mancano all’appello 128 unità – ha spiegato il commissario Patrizia Mattioni – 64 da destinare al disbrigo delle pratiche sulle misure strutturali e i Gal.»

Attualmente Argea dispone di 430 dipendenti che pur lavorando a pieno ritmo (con circa 45mila pratiche istruite al 31 ottobre 2019) si trovano sui tavoli un arretrato ormai fuori controllo.

Per risolvere questa situazione di emergenza da alcune settimane la Commissione “Attività produttive” ha avviato un tavolo di confronto con gli assessori all’agricoltura e al personale e con i commissari delle agenzie agricole. Tavolo allargato questa mattina anche ai rappresentanti delle associazioni di categoria.

«Questa è l’emergenza delle emergenze – ha detto il presidente della Commissione Piero Maieli – è necessario fare fronte comune per individuare una via d’uscita e dare così riposte al mondo delle campagne.»

Una piccola boccata di ossigeno potrebbe arrivare da Laore. L’agenzia ha offerto la sua disponibilità ad accollarsi le 18.914 pratiche (tra pregresse e attese) relative agli aiuti regionali per calamità naturali, interventi a sostegno del comparto ovicaprino, acquisto di riproduttori bovini, filiera del grano duro, aiuti in conto interessi alle imprese per prestiti ed ammortamenti. Per affrontare questa partita e risolverla entro il 2020, data in cui i soldi per le calamità non saranno più disponibili, servirà una squadra di 22 persone: «Noi siamo a disposizione ha detto il commissario Gianfranco Casu – chiederemo ai nostri dipendenti di aderire su base volontaria al progetto mettendo a disposizione un incentivo economico». Un’altra soluzione tampone potrebbe essere quella dell’apertura delle procedure di mobilità interna con il reclutamento di nuove figure dagli enti regionali e dal sistema-Regione. Su questo punto è arrivata l’apertura del capo di gabinetto dell’assessorato regionale degli Affari generali Alessio Zanzottera: «C’è la nostra disponibilità – ha detto – ma occorre prima verificare la fattibilità giuridica ed economica dell’operazione».

Tramontata, invece, l’ipotesi di esternalizzazione del lavoro ricorrendo a un pool di esperti e professionisti. «E’ vietato dalla normativa europea – ha spiegato l’assessore all’agricoltura Gabriella Murgia – si potrebbe invece pensare a una struttura di supporto per l’attività istruttoria sugli aiuti regionali chiedendo la collaborazione agli ordini professionali. Questo per risolvere l’emergenza. Il problema va però affrontato strutturalmente, è tempo di pensare al reclutamento di nuove figure aprendo le procedure concorsuali.»

«La situazione va affrontata subito e con decisione – ha aggiunto il presidente Piero Maieli – non è pensabile che agricoltori e pastori debbano attendere ancora anni per vedere concluse le loro pratiche. Una soluzione potrebbe essere quella di attivare più “unità di progetto” riferite a singole misure. Verificheremo anche questa possibilità. Tutte le strade devono essere percorse.»

Soddisfatti i rappresentanti di Coldiretti, Confagricoltura e Copagri per l’iniziativa della Commissione: «Finalmente ragioniamo su dati certi – ha detto il presidente di Coldiretti Battista Cualbu – i soldi che arrivano dal Psr sono la liquidità delle nostre imprese. Senza, non si può andare avanti. In mancanza di questi denari i pastori non riusciranno a portare avanti nemmeno la vertenza sul prezzo del latte perché saranno costretti a svendere il loro prodotto».

Apprezzamento per l’approccio scelto anche dal direttore di Copagri Pietro Tandeddu: «Serve chiarezza e trasparenza – ha detto – sarebbe opportuno capire anche perché si sono accumulati tutti questi ritardi e procedere a una valutazione sulla produttività delle strutture di Argea».

Rapidità nella ricerca di una soluzione ha invocato anche il direttore di Confagricoltura Maurizio Onorato: «Il tempo stringe – ha detto – alcune misure sono in scadenza. Per risolvere l’emergenza servirebbe una task force di 250 persone»

Sulle via da seguire per arrivare a una soluzione hanno espresso parere favorevole anche i rappresentanti dell’opposizione. Per Gigi Piano (Pd) la vera sfida è la velocità nelle risposte, “il mondo delle campagne non può più attendere”, mentre Elena Fancello (Misto) ha chiesto una verifica trimestrale sullo stato di avanzamento delle pratiche del Psr.

Emanuele Cera (Forza Italia), infine, ha ricordato la drammatica situazione delle campagne chiedendo risposte rapide e certe.

Al termine della seduta, il tavolo di confronto si è spostato a Villa Devoto dove i rappresentanti delle associazioni di categoria e i commissari Argea, accompagnati dal presidente Piero Maieli, hanno incontrato il presidente della Regione Christian Solinas.