22 December, 2024
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Qualche settimana di formazione a Roma, dai tre ai sei mesi di stage presso incubatori di varie parti d’Europa e del mondo: è questo il programma previsto dal Global Startup Program per le 120 startup italiane finite in graduatoria lo scorso sei marzo. E tra tutte, sono solo due le startup sarde ad essere state selezionate. Oltre a Healthy Virtuoso, la prima fascia della graduatoria è occupata a pieno punteggio da un’altra realtà tutta sarda che da anni lavora incessantemente per dare forma e materia al suo progetto innovativo: si tratta di Bautiful Box, una console interattiva pensata per gli animali domestici e i loro padroni, studiata e realizzata da un team di giovani studenti e neolaureati dell’Università di Cagliari. 
Global Startup Program – Una prestigiosa occasione di crescita, sviluppo e formazione per le nascenti realtà imprenditoriali nel panorama nazionale, organizzata e promossa dal ministero dello Sviluppo economico in collaborazione con l’ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), il GSP è un vero e proprio “percorso integrato di sviluppo all’estero riservato a 120 startup innovative italiane, impegnate nello sviluppo d’innovazioni di prodotti o di servizi”. Un’occasione unica, a spese dello Stato, per poter stabilire importanti partnership commerciali o ottenere investimenti, in ambienti molto lontani dall’attuale realtà italiana in materia di sviluppo e tecnologia. 
Cinque ragazzi sardi, ognuno con un percorso universitario e un background differenti, accomunati da un’idea imprenditoriale che a breve troverà il suo spazio nel mercato nazionale e internazionale. I due co-fondatori di Bautiful Box si sono conosciuti nel 2015 durante l’edizione del Contamination Lab dell’Università di Cagliari: Maurizio Piredda, CEO, è originario di Olbia e laureato in Economia e gestione aziendale. L’altro co-founder nonché CTO, Daniele Lecis, vive a Sisini (Senorbì), studia Ingegneria ed è appassionato di elettronica. Sono loro i pilastri portanti dell’intero progetto. Il resto del team è formato da Manuela Aru, Digital marketing strategist, originaria di Cabras (Oristano) e neolaureata in Filosofia e Teorie della comunicazione; Jacopo Usai, sviluppatore Android, e Alessandro Loi, sviluppatore IOS, entrambi cagliaritani e studenti di Informatica. 

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Venerdì scorso, la delegazione guidata da Ofer Sach, ambasciatore di Israele a Roma, ha partecipato a un incontro che si è tenuto al Crea UniCa (Center of research entrepreneurship acitivities – Università di Cagliari, Centro innovazione e imprenditorialità). Per l’ateneo hanno preso parte i pro rettori Micaela Morelli (Ricerca scientifica) e Annalisa Bonfiglio (Innovazione), il direttore di Crea, Maria Chiara Di Guardo e Mario Mariani (The Net Value). Il neonato hub per il mix che accomuna giovani-contaminazioni disciplinari-ricerca-idee e progetti appetibili dai mercati nazionali e mondiali, ha sede all’ex Teatro anatomico di via Ospedale. Il Centro ha il compito di catalizzare, coordinare e guidare l’insieme, a partire dal ContaminationLab, di progetti e iniziative che esaltino l’innovazione e l’imprenditorialità con la mission d’ateneo quale propellente.

Dodici start up con il vento in poppa. Sei maturate nell’ambito del ContaminationLab dell’Università di Cagliari. Ovvero, Chiara Cocco (Neeot), Simone Scalas (Bxtar), Maurizio Piredda (Bautiful Box), Alessandra Farris (IntendiMe), Marco Deiosso (Nausdream), Alberto Piras (Brave Potions). Altrettante fiorite nel contesto della ricerca universitaria svolta nell’ateneo del capoluogo: Alessandro Massarelli (Botteega), Mauro Pili (Paymeabit), Fabrizio Mulas (U4Fit), Andrea Concas (Art Backers), Alessandro Sestini (Marinanow) e Antonio Solinas (Ab Insula). I rappresentanti delle start up hanno spiegato alla delegazione di Israele (accademici, venture capitalist, diplomatici, imprenditori) il nocciolo dei loro progetti. Il Crea punta a far conoscere alcune delle start-up nate all’interno del CLab di UniCa, mostrare la rete di relazioni sull’imprenditorialità che l’Università promuove con il ComunicationLab. Tra gli obiettivi, il rafforzamento della visibilità sia di alcune imprese di pregio in relazione con l’ateneo, sia di alcuni progetti scientifici con evidenti ricadute imprenditoriali.