22 November, 2024
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Ieri pomeriggio, a Cagliari, presso il Comando Legione Carabinieri Sardegna, in via Sonnino, è stata presentata alla stampa e a un nutrito pubblico di autorità civili e militari l’11ª edizione del Calendario Storico dell’Arma dei Carabinieri 2018 (Calendariu Historicu de s’Arma de sos Carabineris), tradotto in lingua sarda (variante logudorese).

La presentazione, introdotta dal Gen. di Divisione Giovanni Truglio (Comandante della Legione Carabinieri Sardegna), cui è seguito un breve discorso di saluto del Gen. di Corpo d’Armata Gianfrancesco Siazzu, già Comandante Generale dell’Arma, si è sviluppata attraverso gli interventi del Professor Aldo Accardo (promotore del progetto), che ha sottolineato l’importanza anche culturale dell’iniziativa, unica nel suo genere e ampiamente riconosciuta anche al di fuori della Sardegna, nonché dei professori Luciano Carta e Maurizio Virdis (autori della traduzione, sin dall’inizio, del progetto) i quali hanno dibattuto in merito alle peculiarità e alle difficoltà incontrate nella traduzione dei testi nella varianti logudorese e campidanese.

Il successo dell’iniziativa (del 2008 è la prima edizione) è testimoniato da una tiratura media di circa 9.000 copie all’anno.

Il Calendario 2018 è incentrato sul tema “I valori etici e sociali dell’Arma”, una rappresentazione visiva dell’essenza dell’Istituzione che rende omaggio all’attività svolta dall’Arma in Italia ed all’Estero a favore di tanti Paesi e delle loro Forze di Polizia.  L’“impegno per l’ambiente”, la “sicurezza personale e sociale”, la “tutela delle categorie deboli”, l’“integrazione multiculturale”, il “valore della tradizione”,  la “libertà di espressione”, la “libertà di riunione”, la “cooperazione internazionale”, la “tutela del patrimonio culturale”, la “tutela dei minori”, l’ “ordinata convivenza civile”, l’“identità culturale”, dodici temi per dodici mesi dell’anno che dodici affermati pittori contemporanei, ognuno proveniente da un’area del mondo dove l’Arma dei Carabinieri è intervenuta oppure ha avviato collaborazioni con le forze locali, hanno espresso e raffigurato.

Proprio l’importanza del richiamato principio dell’identità culturale ha ispirato la scelta di pubblicare un’edizione in lingua sarda del calendario, peraltro già tradotto nelle principali lingue europee e in arabo, a testimonianza della sensibilità dell’Arma verso le peculiari esigenze dei territori in cui opera, anche attraverso uno strumento semplice ma idoneo a rappresentare il modo di essere Carabiniere, cittadino e soldato della legge, vocato alla prossimità e al servizio di tutti.

   

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Si è tenuta sabato, a Nuoro, la conferenza regionale della lingua sarda Sardu e benidore, sardu est benidore”. Una giornata interamente dedicata al tema, alla presenza degli studenti, degli operatori del settore, di linguisti, giornalisti, amministratori regionali e locali. Presenti alla Conferenza anche esponenti di altre Regioni con lingue minoritarie, come il friulano e il ladino, che hanno portato la loro esperienza poiché hanno già legiferato sull’argomento.
Due i grandi temi del dibattito. La presenza delle lingue minoritarie nel mondo della comunicazione, dai media all’etichettatura dei prodotti locali, passando per i cartoni animati per bambini e i laboratori didattici per le scuole di ogni ordine e grado. E’ necessario infatti approfondire come si possa veicolare un idioma minoritario e tramandarlo correttamente alle nuove generazioni, attraverso tutte le forme di comunicazione e informazione. Altro tema in discussione è la legge che dovrà essere discussa in Consiglio regionale, che fa sintesi delle precedenti tre proposte.
Ad aprire i lavori l’assessore della Pubblica Istruzione e Cultura Giuseppe Dessena che, prima di parlare di lingue minoritarie, ha chiesto che i presenti osservassero un minuto di silenzio per lo studente scomparso ieri a Ittiri e ha ricordato che, oggi, è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
«Il sardo l’ho imparato in famiglia – ha detto l’assessore Dessena – l’abbiamo sempre parlato e dunque l’ho potuto acquisire. Siamo qui oggi per discutere di molti argomenti, ma in particolare di come lavorare per dare un futuro alla nostra lingua, che è la sintesi della nostra identità e tradizione. Non è un caso che la sala sia piena di studenti: i ragazzi sono i nostri principali destinatari e gli eredi più prossimi con i quali lavorare per dare un futuro alla lingua, parlata e scritta. Come Regione stiamo portando avanti tanti progetti per le scuole in lingua sarda – anche attraverso i laboratori di Tutti a Iscol@ – e le Università: grazie al professor Maurizio Virdis sono stati sostenuti esami in lingua sarda all’Università di Cagliari. Ancora, molte opportunità di diffusione ci arrivano ovviamente dai media e dalla comunicazione, in generale. Sono molto convinto, per esempio, dell’importanza di restituire alla lingua sarda i prodotti commerciali: l’etichettatura del prodotto nella sua lingua di provenienza è importantissima.»
L’assessore si è inoltre rivolto agli studenti, chiedendo loro di esprimere pareri in base alla loro esperienza con la lingua sarda: «Noi come Amministrazione e programmatori regionali abbiamo bisogno del vostro aiuto, del parere degli insegnanti e degli operatori del settore, per i finanziamenti dei progetti in limba, che devono essere sempre cuciti in base alle vostre esigenze e interessi, perché non è semplice cimentarsi in qualcosa di così articolato come la lingua e i suoi processi». 
In questi anni sono state investite dalla Giunta regionale ingenti risorse per progetti di lingua sarda legati al mondo della comunicazione, o rivolti alle scuole e alla società civile, perché ci fosse la massima diffusione possibile nell’uso della lingua. Finanziamenti alle tv, alle radio e ai giornali che hanno presentato programmi in lingua sarda. E, infine, ma non da ultimo, gli sportelli linguistici che operano attivamente sul territorio.
La Regione ha investito ingenti risorse nella comunicazione e nei media. Nel triennio 2015-2017 si calcola un totale di 5milioni 330mila euro. Alle emittenti radiofoniche per trasmissione notiziari e programmi in lingua sarda sono stati stanziati un totale di 700mila euro.
Alle emittenti televisive per trasmissione di informazione, attualità, cultura e trasmissioni in lingua sarda sono stati destinati 4milioni e 200mila euro. Per la Convenzione con la RAI e per la realizzazione e diffusione di programmi radiofonici e televisivi in lingua italiana e lingua sarda nel 2016 sono stati stanziati 200mila euro.
Alla Stampa periodica per pubblicazioni in lingua sarda sono state date risorse per 40mila euro (2017). Mentre, per l’informazione on line per articoli in lingua sarda, sono stati investiti 40mila euro (2017). Alla realizzazione, interpretazione, registrazione e diffusione di opere audiovisive di animazione in lingua sarda e di prodotti musicali, nell’ambito di manifestazioni a rilievo nazionale e internazionale, destinati a bambini e ragazzi sono andati 150mila euro per il 2017.
La Regione nel triennio 2015-2017 ha inoltre finanziato conferenze sulla cultura e la lingua sarda, i corsi delle Università tenuti sia a Cagliari che a Sassari, gli sportelli linguistici, la lingua insegnata in orario curricolare nelle scuole, premi letterari e giornate come Sa die de sa Sardigna, con le annesse attività nelle scuole, le celebrazioni per personaggi illustri, i cori e bende musicali e le Pro Loco, per un totale di 10milioni 182mila euro.
Il Servizio Lingua e Cultura Sarda si struttura nel 2008, quando vengono istituiti anche gli Sportelli linguistici comunali, provinciali e territoriali. Inizialmente in quasi tutti i comuni della Sardegna era presente uno sportello linguistico, poi a seguito della diminuzione delle risorse, si è privilegiata l’aggregazione di più soggetti in un unico sportello sovracomunale, con un comune capofila che coordina le iniziative sul territorio: questo ha però permesso di attuare una politica linguistica più omogenea.
Gli sportelli linguistici. Hanno consentito non solo lo svolgimento di attività istituzionali presso gli Enti che li hanno attivati, ma anche la realizzazione di progetti culturali e di formazione ai dipendenti pubblici e alla popolazione interessata, fornendo così gli strumenti per un primo approccio alla lingua sarda sia orale che scritta.
Lo scopo dello sportello linguistico è, infatti, la promozione dell’uso orale e scritto della lingua sarda sia all’interno dell’Amministrazione che nei rapporti con i cittadini, in conformità alla legge nazionale 482/99 (“Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”).
Lo sportello linguistico ha un ruolo centrale e di grande valenza istituzionale nella politica linguistica regionale e svolge le seguenti attività:
Svolgimento di corsi di lingua sarda: CUBASCursi Bàsicu de Sardu, uno introduttivo e uno avanzato, IN-CHAT Incontri informali per parlare in sardo di tematiche attuali.
Redazione di testi didattici e illustrativi per apprendere la lingua sarda: es. 2014 Sa rebellia, 2015 Màndigos de Sardigna e Impara su sardu quaderno di attività didattiche con regole e esercizi.
Utilizzo di tecnologie e programmi informatici e telematici destinati a facilitare e rafforzare l’uso della lingua sarda: CROS, Correttore Regionale Ortografico Sardo, SINTESA (implementazione con database già esistenti, perché realizzati in precedenti progetti: es. ALIMUS) Ditzionàriu de sa Limba e Cultura Sarda di Mario Puddu.
Produzione, funzionamento e/o supporto a eventi culturali e promozionali sull’uso della lingua sarda (convegni, seminari, dibattiti, conferenze e attività di alfabetizzazione) promosse dall’Assessorato: SUNS Festivaldella canzone in lingua minoritaria in collaborazione con l’Arlef l’Agenzia regionale della lingua friulana, BABEL FILM FESTIVAL, festival film in lingua minoritaria in collaborazione con la Cineteca Umanitaria.
Attività quotidiana di front-officecon il pubblico (accoglienza e consulenza linguistica).
Collaborazione in maniera più strutturata con altri Assessorati e/o Enti regionali che ne facciano richiesta per traduzione di atti e/o promozione di eventi culturali e linguistici: SUNS, Sa Die, FRED radio (Fondazione Sardegna Film Commission) BABEL FIM FESTIVAL.

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La Presidenza del Consiglio Regionale della Sardegna e la Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche – Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni Dottorato di ricerca in Storia Beni Culturali e Studi Internazionali- dell’Università degli Studi di Cagliari, hanno organizzato un ciclo di attività sui 70 anni di Autonomia speciale della Sardegna.

Giovedì 12 ottobre 2017, dalle ore 16.00 alle 20.00, l’Aula Baffi della Facoltà di Scienze Economiche Giuridiche e Politiche, in viale Sant’Ignazio 74, ospiterà una tavola rotonda di apertura sull’“Evoluzione e prospettive delle istituzioni formative e culturali nella Sardegna autonomistica”.

Dopo i saluti di Stefano Usai, presidente della Facoltà di Scienze Giuridiche Economiche e Politiche, interverrà Cecilia Novelli, direttrice del Dipartimento Scienze Sociali e delle Istituzioni.

I lavori saranno presieduti da Mariarosa Cardia, professoressa di Storia delle Istituzioni Politiche dell’Università di Cagliari e coordinati da Francesco Birocchi, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna.

Parteciperanno: Maria Del Zompo, magnifico rettore dell’Università degli Studi di Cagliari; Giuseppe Dessena, assessore regionale della Pubblica Istruzione, Beni culturali, Spettacolo e Sport; Francesco Feliziani, direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale della Sardegna; Filippo Maria Gambari, segretario regionale del MiBACT; Paola Mura, direttrice dei Musei Civici di Cagliari; e, infine, Maurizio Virdis, professore di Lingua sarda e Linguistica sarda dell’Università di Cagliari.

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Il magnifico rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, con i professori Ignazio Putzu e Maurizio Virdis ed il ricercatore, Duilio Caocci, è intervenuta nella Seconda commissione del Consiglio regionale per la programmata audizione sul testo unificato della proposte di legge in materia di lingua sarda. I vertici dell’Ateneo cagliaritano hanno riaffermato in premessa la centralità del tema della “limba” e hanno offerto piena disponibilità alla collaborazione per favorire l’approvazione e l’attuazione di norme efficaci per garantire salvaguardia e tutela del patrimonio linguistico sardo. «La cultura – ha dichiarato la professoressa Del Zompo – come didattica e ricerca dell’identità, di cui la lingua è il pilastro, è parte fondamentale della più grande università della Sardegna». Il rettore ha quindi ricordato l’attivazione della cattedra di lingua sarda nell’Università di Cagliari  («qualche giorno fa si sono svolti i primi esami») ed ha poi svolto una serie di considerazioni sul testo unificato.

Maria Del Zompo ha evidenziato l’assenza di una norma finanziaria («è evidente che senza le risorse adeguate nessuna politica linguistica si potrà realizzare in Sardegna») e lamentato la mancanza di un rappresentante delle università sarde nell’istituenda agenzia sarda per le lingue. Ulteriori sottolineature hanno riguardato la certificazione delle competenze per l’insegnamento della lingua («dobbiamo applicare regole internazionalmente accettate») e la necessità di scelte strategiche («si inizia dagli adulti oppure si parte dalle scuole o si procede contemporaneamente, ma in ogni caso con quali certezze nelle risorse?»).

Il professor Duilio Caocci ha salutato con favore «la connessione prevista nel testo di legge tra la lingua e l’editoria» ma ha sottolineato l’assenza di un esperto linguista in seno al previsto comitato tecnico scientifico («è paradossale che manchino i linguisti in una legge per la lingua»).

«La lingua – ha aggiunto il professor Maurizio Virdis – non è un bene da museificare e la scuola e l’università dovranno saper fare la loro parte non solo per non disperdere ma per far vivere a lungo una così grande ricchezza della Sardegna.»

Il presidente della commissione Cultura, Gavino Manca (Pd), in conclusione dei lavori ha formulato l’auspicio di un comune impegno nel Consiglio regionale per garantire le adeguate risorse alla legge sulla lingua e nel ringraziare l’Ateneo cagliaritano per la collaborazione offerta ha preannunciato un nuovo ciclo di audizioni da tenersi anche a Sassari e Nuoro.

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Neoneli ricorda e rende omaggio al suo più illustre cittadino del passato: Bonaventura Licheri. Questo venerdì (25 novembre), il paese nel Barigadu, in provincia di Oristano, dedica una serata di interventi, riflessioni, letture e canti al poeta vissuto a cavallo tra Sei e Settecento, famoso per la sua vasta produzione di componimenti sacri, e in particolare di “No mi giamedas Maria” e “Sette ispadas de dolore”.

Al centro dell’appuntamento, in programma nella chiesa parrocchiale di San Pietro a partire dalle 17, la presentazione di “Gaudia. Gosos e lodi sacre”, una raccolta di settantaquattro testi di Bonaventura Licheri pubblicata di recente dalla editrice Ilisso di Nuoro, nella collana Bibliotheca Sarda, grazie all’impegno dell’amministrazione comunale neonelese. Intervengono il curatore dell’opera, Mario Cubeddu, insegnante e studioso di storia e tradizioni popolari della Sardegna, l’autore della prefazione Maurizio Virdis, professore di filologia romanza e lingua sarda, Graziano Fois, docente di lettere nei licei, e Giuliana Portas, archivista e operatore linguistico-culturale.

Introdotto dal sindaco di Neoneli Salvatore Cau, l’incontro sarà arricchito dalle letture di versi di Bonaventura Licheri affidate all’attrice e cantante Simonetta Soro, e da un concerto del coro Su Cuncordu ‘e su Rosariu di Santu Lussurgiu.

La pubblicazione di “Gaudia. Gosos e lodi sacre” corona un percorso intrapreso nel 2011 dal comune di Neoneli, impegnato nella salvaguardia e nella valorizzazione dell’identità e della memoria storica del paese (anche con iniziative come Licanias de Barigadu, la manifestazione enogastronomica e culturale giunta alla settima edizione tra la fine di settembre e i primi di ottobre scorsi), che ha deciso di investire energie e fondi per fare chiarezza sulla figura e l’opera di Bonaventura Licheri: «Celebre, dotto e distintissimo poeta», come lo definì a metà dell’Ottocento il canonico Giovanni Spano in “Canzoni popolari della Sardegna”, dove scriveva altresì che «la maggior parte di lodi di santi che si cantano nel popolo sono composte da lui»; un poeta, ciononostante, poco studiato, e in modo frammentario quando non addirittura errato, sia sotto il profilo biografico che della produzione poetica. A gettare luce sull’uno e sull’altro aspetto, ecco ora le 321 pagine di “Gaudia. Gosos e lodi sacre”.

Nato il 18 gennaio 1668, Sebastiano Antonio Bonaventura Licheri «entra adolescente nel collegio gesuitico di San Michele a Cagliari e qui segue il corso di studi con buoni risultati, sino alla pronuncia dei voti nel 1687″, scrive Mario Cubeddu nelle note che accompagnano il libro. «Nel 1692 è nel Collegio di Sassari, quando decide di lasciare la Compagnia, di tornare a Neoneli e di sposare la giovane Cipriana Polla (…). All’origine dell’abbandono ci sono probabilmente ragioni familiari, dalla perdita della madre amata, nel 1684, alla morte del fratello. Il Licheri vivrà a Neoneli il resto della vita come notabile di paese, stimato e apprezzato come tutore degli orfani e proprietario benestante. Nell’anno 1700 trascrive in un quaderno tutti i testi poetici, gosos, letras, sequenze, litanie, composti sino a quella data. Dal 1714 al 1717, negli anni in cui anche la Sardegna è coinvolta nelle guerre di successione spagnola, ricopre la carica di Ufficiale di Giustizia e Giudice Ordinario del Barigadu de susu. Muore a Neoneli nel 1733». 

Bonaventura Licheri ebbe in vita ampia fama di poeta sacro e i suoi componimenti si diffusero presto in tutta la Sardegna. «Da Sinnai a Bitti, da Cabras a Sedilo, nel corso del Settecento le confraternite e le parrocchie adottano i testi composti dal Licheri per il canto paraliturgico, riconoscendone la superiorità sul piano della poesia, della morale, della teologia». Le sue composizioni «si pongono all’interno di una attività molto intensa, in Sardegna, in un settore della produzione letteraria di tematica e argomento religioso», sottolinea Maurizio Virdis nella sua prefazione: «Questo tipo di scrittura ha una consolidata tradizione dietro di sé, e la lingua sarda mostra una ormai acquisita capacità stilistica che, qui, Bonaventura Licheri mostra di usare in maniera certamente consumata ed esemplare». Le sue «sono composizioni poetico paraliturgiche che lodano il Signore o la Vergine o i Santi; ma il loro schema compositivo può variare di volta in volta, così come lo schema e il genere metrico, e la loro impostazione tesa alla ricezione da parte dei fruitori».  

«È il primo autore espresso dalla Sardegna moderna capace di ottenere l’apprezzamento del ceto colto e semicolto dell’isola, rappresentato in sostanza dal clero», scrive Cubeddu: «Perché i gosos del Licheri sono l’opera di un poeta colto (…) formatosi alla scuola di una poesia religiosa che aveva una lunga storia, strumento usato soprattutto dai Gesuiti nella loro attività missionaria». L’attività poetica di Bonaventura Licheri è quella di “un uomo di cultura il cui scopo è quello di avvicinare al popolo il messaggio evangelico. E il popolo fece proprio questo messaggio al punto da cancellarne l’autore”, mentre “le vicende della vita si confondono presto con elementi leggendari. Per questo è assente da tutti gli studi sulla letteratura della Sardegna, dalla Storia dell’Alziator (…) ai più recenti saggi di Pirodda (…) e Salvatore Tola (…)». Ecco perché «una raccolta organica di tutti i testi che, con sufficiente fondamento, gli possono essere attribuiti come autore, o traduttore, può aiutare a definire ancora meglio la sua figura e a inserire la sua opera nel suo tempo e nella vicenda della poesia in Sardegna”, sottolinea infine Mario Cubeddu nelle note introduttive di “Gaudia. Gosos e lodi sacre.» 

Ma a gettare luce sulla vita e l’opera del poeta neonelese contribuisce anche un’altra recente pubblicazione, “Bonaventura Licheri raccontato dalle fonti archivistiche”: un opuscolo che raccoglie in una settantina di pagine gli esiti del lavoro di un gruppo di esperti – Mariantonietta Piga, Giuliana Portas e Mario Antioco Sanna – con specifiche competenze in materia filologica, glottologica, paleografica e archivistica, appositamente incaricato dal comune di Neoneli, «per eseguire tutte le ricerche necessarie a chiarire i lati ancora misteriosi di questo personaggio», come scrive nella prefazione il sindaco Salvatore Cau. Il primo cittadino spiega bene anche il senso dell’operazione e i motivi che hanno spinto l’amministrazione comunale a investire energie e risorse finanziare nello studio della figura e dell’opera di Bonaventura Licheri: “Ogni paese, anche il più piccolo, anche quello che sembrerebbe il più insignificante, è unico e irripetibile grazie al proprio sostrato culturale e identitario, e acquisire la consapevolezza di essere tali è il primo atto di amore che bisogna avere verso noi stessi. (…) Una frase tratta da una famosa poesia di Martin Luther King recita: ‘Se non puoi essere una via maestra sii un sentiero, ma sii sempre il meglio di ciò che sei’: ecco, io sono consapevole che Neoneli non sia una via maestra, ma di certo è un sentiero dalle molte attrattive. Ognuno di noi dovrebbe essere consapevole di tale fascino, mantenerlo vivo e armonioso curando e coltivando tutti gli aspetti che contribuiscono a renderlo speciale, senza nessun complesso di inferiorità nei confronti di ciò che non ci appartiene».

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Prosegue senza sosta il programma di presentazioni e dibattiti inseriti nel cartellone della XV Mostra regionale del Libro in Sardegna, in corso a Macomer nell’area fieristica delle ex Caserme Mura. La penultima giornata, sabato 21 maggio, si è aperta nel padiglione Tamuli nel segno di Vico Mossa e della recente iniziativa, promossa dal Comune di Serramanna e dalle edizioni Ilisso, per valorizzare la figura e le opere dell’architetto che ha avuto tanta parte nella storia urbanistica sarda.

Il rinnovato interesse nei confronti di Mossa si deve alla recente pubblicazione  da parte di Ilisso de “I cabilli”, unico romanzo della sua ricca produzione, un’opera a carattere autobiografico, in cui, raccontando di sé e della sua vicenda personale, Mossa disegna un affresco delizioso di una comunità che poi non è diversa da quella di tanti altri centri dell’Isola in quel periodo storico. La presentazione del romanzo ha offerto anche lo spunto per parlare di un’altra operazione importante, la sistemazione del suo archivio personale in seguito alla recente donazione fatta dalla famiglia al comune di Serramanna.  Dopo l’intervento di Guido Carcangiu e di Enrico Pinna, il Mossa architetto, urbanista e progettista, è stato raccontato attraverso l’illustrazione di una carrellata di documenti censiti e catalogati dall’archivista Alessandra Mocci: duecentosessanta rotoli, 114 cartelle, 3000 foto, sette volumi e 1200 lettere che raccontano il lungo e prolifico periodo tra il 1932 e il 1990.

Il pomeriggio si è aperto con un blocco di presentazioni dei volumi di tre autori coordinati da Paolo Lusci. “I giardini di Leverkusen” (Arkadia editore) di Ilario Carta, è una vicenda di formazione, a carattere autobiografico, in cui l’autore racconta del viaggio di un giovane che negli anni Settanta raggiunge il padre emigrato da tempo in Germania. Qui vive una serie di esperienze caratterizzate dalla scoperta di una realtà dura e gretta complicate dal rapporto conflittuale con il padre, che lo portano a rivedere le sue certezze di ragazzo.

Quindi è arrivato il turno di Marinella Caocci con il suo “Lunaesole” (Aipsa), un romanzo storico, ma anche una saga familiare, ambientata negli stazzi galluresi, nel secolo scorso, a cavallo tra le due guerre mondiali, narrata attraverso le vicende che un personaggio femminile, nonna Assunta, racconta di fronte al camino, luogo mitico, in cui la realtà, apparentemente ingarbugliata, sembra ritrovare un senso compiuto.

La chiusura è stata affidata a Luisella Sassu con il suo “Colpo di coda” (Condaghes), storia che la stessa autrice, partendo dal titolo, ha definito una metafora per il modo in cui i personaggi vivono esperienze e situazioni drammatiche da cui riescono a uscire con il classico colpo di coda. I protagonisti della storia, in cui si ritrovano gli elementi classici del giallo, scoprono, in certe situazioni, di possedere una forza che li aiuta a superare il momento critico.

Con Duilio Caocci (università di Cagliari) e Andrea Soddu (sindaco di Nuoro) si è tornati a parlare di Grazia Deledda e della prossima pubblicazione dell’opera deleddiana nelle Edizioni Nazionali promosse dal ministero dei Beni culturali. Nell’anno in cui ricorre il doppio anniversario: ottant’anni dalla morte e novanta dal conferimento del Premio Nobel per la letteratura, si assiste a un rinnovato interesse nei confronti della scrittrice nuorese e della sua vastissima produzione. Grazia Deledda, lo ha ricordato anche sabato sera Duilio Caocci, fa parte del gruppo di quegli autori cosiddetti “visionari” sardi per avere saputo – attraverso le intuizioni, la lungimiranza, la lucidità del pensiero e la grande capacità comunicativa – anticipare tanta parte dei temi al centro del dibattito politico e culturale dei decenni successivi.

La pubblicazione dell’Edizione nazionale dell’opera deleddiana è un’operazione importante che sarà realizzata anche attraverso un massiccio impiego della digitalizzazione. «Le prime due e le ultime due opere – ha anticipato Duilio Caocci – usciranno a fine dicembre, ma per vedere l’opera completa si dovrà attendere qualche anno».

Di lingua sarda hanno parlato invece Mario Sanna e Roberto Carta che hanno presentato la traduzione in limba sarda comuna – curata da Gianni Muroni, intervenuto alla presentazione – di un classico della letteratura mondiale: il “Don Chisciotte” di Cervantes. Lavoro meticoloso e certosino, che ha richiesto mesi di impegno durante i quali Muroni, ha tradotto un romanzo strutturato, non facile, che adesso è possibile leggere in sardo. La presentazione di “Don Chisciotte de sa Mantzia” (Condaghes) ha dato lo spunto per rimarcare anche l’utilità della traduzione in lingua sarda di opere importanti con l’intento di sostenere la diffusione della lingua e della cultura sarda.

Contemporaneamente la lingua sarda era protagonista anche nel Padiglione Filigosa dove, coordinati dal giornalista Vito Biolchini, hanno discusso di “Lingue locali e varietà di italiano” gli studiosi Silvia Marcato, Cristina Lavinio e Maurizio Virdis. Ordinario di Linguistica italiana all’Università di Udine (dove dirige anche il Centro internazionale sul plurilinguismo), Marcato ha illustrato la situazione friulana, «sicuramente vitale perché intorno alla lingua si riscontra un rinnovato interesse, anche se non mancano le contraddizioni di una produzione editoriale in friulano talvolta lontane dai reali bisogni delle comunità». Il dibattito si è poi spostato sulla situazione sarda e il dibattito sull’opportunità di introdurre uno standard. «Certamente serve, ma non risolve i problemi di una lingua» ha continuato Marcato. Posizione condivisa da Maurizio Virdis: «Il problema non è lo standard ma il percorso della sua condivisione e un serio recupero lessicale. Tutte le lingue esprimono un modo di vedere il mondo ed è per questo che vanno preservate». Più critica la posizione di Cristina Lavinio, secondo cui «in Sardegna, davanti ad una lingua costruita a tavolino c’è stata una levata di scudi. Bisogna fare i conti con la realtà e favorire soprattutto lo sviluppo delle parlate locali». «In ogni caso la vedo dura per la Sardegna – ha concluso Marcato – senza soluzioni condivise ogni sforzo è vano. Uno standard per definizione può scontentare qualcuno ma non averlo è peggio».

La serata al padiglione Tamuli si è chiusa all’insegna del teatro con il libro dell’attore e regista Mario Faticoni “Un delitto fatto bene”, edito da Carlo Delfino e presentato alla Mostra da Natalino Piras. Il libro ripercorre i cinquant’anni di carriera dell’artista veronese di nascita ma sardo di adozione, che ha tracciato anche un bilancio artistico non solo personale ma di tutto il movimento teatrale isolano. «Il teatro in Sardegna oggi è morto. Dopo una stagione di grandi speranze, oggi le promesse della costruzione di una società culturale matura sono state tradite e la nostra isola fa i conti con una crisi di cui non si vede l’uscita».

La serata si è conclusa al padiglione Filigosa dove Andrea Congia e Ludovica Careddu (associazione “Tra Parola e Musica”) hanno proposto una bella rappresentazione, con lettura integrale e accompagnamento musicale, della novella di Grazia Deledda “La festa del Cristo”, tratta dalla raccolta “Chiaroscuro”.

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Torna a Macomer la Mostra regionale del Libro in Sardegna e per la sua quindicesima edizione allarga gli orizzonti nel segno del tema “Le radici come storie”. Appuntamento da giovedì 19 a domenica 22 maggio negli spazi delle Ex Caserme Mura con il tradizionale appuntamento voluto dall’assessorato regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport, organizzato dal comune di Macomer con la collaborazione progettuale dell’AES (Associazione Editori Sardi) e la direzione artistica di Saverio Gaeta, che ha curato la programmazione insieme a Simonetta Castia, presidente degli editori sardi.

In quattro giorni saranno oltre trenta gli appuntamenti in programma: a catalizzare l’attenzione non saranno soltanto le presentazioni delle più interessanti novità editoriali isolane e gli incontri con gli autori (per il format “Tra Isola e Mondo”), ma anche spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche, senza dimenticare i laboratori per i ragazzi e le scuole, questi ultimi nell’ambito della sezione “Adotta un libro sardo” e “Cineforum sardo”. Un cartellone che sarà arricchito dalla presenza di due nomi importanti del panorama editoriale italiano e internazionale come quelli di Piergiorgio Odifreddi e della giornalista e scrittrice turca Esmahan Aykol. A loro il compito di aprire e chiudere con una riflessione sul rapporto tra radici e storie la Mostra del Libro. Il matematico, popolare presso il grande pubblico per i suoi saggi e gli interventi sui quotidiani, parlerà giovedì de “Le nostre radici reali e immaginarie”, mentre la scrittrice turca (conosciuta nel nostro paese per i romanzi “Hotel Bosforo” e “Tango a Istanbul”, editi da Sellerio), dialogherà domenica con Michele De Mieri sul tema cardine della Mostra, “Radici come storie”.

Ma la Mostra sarà anche occasione per fare il punto sulle prospettive di crescita della cultura in Italia con Flavia Cristiano (direttrice del Centro per il libro e la lettura del ministero dei Beni e le Attività Culturali), per discutere delle lingue minoritarie con la friulana Carla Marcato, per fare il punto sull’edizione nazionale delle opere di Grazia Deledda con i critici Aldo Maria Morace e Duilio Caocci e per ricordare Sergio Atzeni e il suo rapporto con la città di Cagliari insieme agli scrittori Milena Agus e Giulio Angioni.

La quindicesima edizione della Mostra del Libro in Sardegna verrà inaugurata giovedì 19 alle ore 17.30 presso il Padiglione Tamuli. Una cerimonia che proseguirà alle 18.00, al Padiglione Filgosa, con i saluti del sindaco di Macomer Antonio Onorato Succu e gli interventi dell’assessore regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport, Claudia Firino, dell’assessore alla Cultura di Macomer Tiziana Atzori, del consigliere regionale Gianfranco Congiu e del presidente dell’Aes Simonetta Castia.

Subito dopo si entrerà nel vivo della prima giornata, con quattro appuntamenti tutti in programma nel Padiglione Filigosa.

Si inizia alle 18.15 con “L’albero della poesia”, un incontro sull’editoria poetica in Sardegna, coordinato da Tore Cubeddu e fortemente voluto dall’AES d’intesa con il Festival Cabudanne de sos Poetas di Seneghe, durante il quale interverranno il grande poeta Giovanni Dettori e Mario Cubeddu, presidente del Festival.

Si proseguirà alle 18.55 con la presentazione la quinta edizione del Premio internazionale Ennio Zedda, a cura del Centro Internazionale del fumetto di Cagliari, Aes e comune di Macomer.

Alle 19.30 il matematico Piergiorgio Odifreddi sarà protagonista dell’incontro dal tema “Le nostre radici reali e immaginarie”. Capace di sorprendere con la ricchezza delle sue argomentazioni e per il coraggio delle sue posizioni, Odifreddi proporrà al pubblico di Macomer una riflessione sulle radici che, pur rappresentando il passato e nutrendosi del presente, Rappresentano l’innovazione e l’originalità, rappresentando il nostro il futuro e andando verso di esso.

La prima giornata della Mostra del Libro in Sardegna si chiuderà alle 21.00 all’insegna dello spettacolo teatrale “Glass duo”, proposto dal Cedac nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello spettacolo Sardegna.

La seconda giornata della Mostra, venerdì 20, si apre in mattinata con due appuntamenti in programma nel padiglione Tamuli, che inaugurerano la sezione Tra Isola e Mondo. Alle 11.30 Tonino Oppes presenta “Il Ballo con le Janas” (Edizioni Domus De Janas) mentre alle 12.00 il tema della Mostra torna nel dibattito, già proposto al Salone del libro di Torino, dal titolo “Migrazioni e contaminazioni. Il senso delle radici in Francesco Masala e altri visionari sardi”, con gli interventi, moderati da Salvatore Tola, di Ugo Collu, Giovanni Manca e Natalino Piras.

Ricchissimo il programma pomeridiano di venerdì 20 con ben sette appuntamenti.

Si inizia alle 16.30 al Padiglione Tamuli con la presentazione del libro edito da Ilisso “Issu e Issa” di Antonello Cuccu. L’autore interverrà insieme a Ivo Serafino Fenu e Anna Pau, in un incontro che anticipa la mostra dedicata al centenario della nascita di Salvatore Fancello in programma a Dorgali.

Alle ore 17.00, il programma dedicato al libro sardo sarà intervallato da un breve appuntamento organizzato presso il piazzale Santa Croce (Casa Attene) per Gli incompresi… storie e vite di ragazzi e genitori”, un reading per adulti e bambini di e con Lorenzo Braina e le musiche di Donato Cancedda.

Alle 17.30 si torna al Padiglione Tamuli per , un appuntamento che propone la presentazione dei libri “Pietre su pietre” di Andrea Gambula (Carlo Delfino Editore) e “Celesti notturni. Antichità in luce” di Tore Serra e a cura di Simonetta Castia (Mediando Edizioni). Quest’ultimo volume verrà presentato da Michele Forteleoni e Gian Nicola Cabizza.

Quattro libri sono invece protagonisti dell’incontro dal tema “Sardegna per immagini” (ore 18.30, Padiglione Tamuli):Blue Sardinia, Cuore Mediterraneo” di Enrico Spanu, “La costa delle miniere” di Lino Cianciotto (entrambi Edizioni Enrico Spanu), “Mogoro. I luoghi raccontano” e “Mogoro. Il fiume racconta” di Ivo Piras presenta (SguardiSardi).

Da sempre la Mostra del Libro è un importante momento di dibattito e di confronto sullo stato di salute della cultura e della promozione del libro. Quest’anno a trattare il tema “Cultura: quali prospettive reali di crescita?” saranno Flavia Cristiano (direttrice del Centro per il libro e la lettura del ministero dei Beni e le Attività Culturali), i librai Aldo Addis e Davide Ruffinengo e l’editore-libraio Paolo Sorba (membro del Direttivo AES). Si inizia alle 19.30 al Padiglione Filigosa, conduce l’incontro Paolo Lusci.

La lunga serata di venerdì proseguirà alle ore 20.30 (Padiglione Tamuli) con la presentazione del libro “Gonario II di Torres e Sigismondo Arquer” di Gabriele Colombini e Sergio Arangino (che saranno presentati da Antonio Meloni) e si concluderà alle 21.30 al Padiglione Filigosa con “Tributo ai visionari sardi” (Grazia Deledda, Sergio Atzeni e Francesco Masala), il reading, reduce dal grande successo torinese, che vedrà protagonisti il musicista Gavino Murgia e l’attore Gianni Cossu.

Programma ricchissimo anche quello della giornata di sabato 21 che si aprirà alle ore 11.00 al Padiglione Tamuli con un dibattito dedicato all’opera dell’’architetto Vico Mossa e a cui parteciperanno Guido Carcangiu, Alessandra Mocci e Enrico Pinna del comune di Serramanna.

Sono sei invece gli appuntamenti pomeridiani. Si parte alle ore 16.00 al Padiglione Filigosa con la presentazione del libro “Zente de Macumere” di Salvatore Murgia, con gli interventi (moderati da Sandro Biccai) di Salvatora Miscali, Salvatore Sechi e Salvatore Tola.

Alle 16.30 sarà invece Paolo Lusci a coordinare nel Padiglione Tamuli la presentazione di tre novità editoriali: Marinella Caocci proporrà “Lunaesole” (Aipsa), Tiziana Ballicu “Colpo di coda” di Luisella Sassu (Condaghes) e Ilario Carta “I giardini di Leverkusen” (Arkadia).

La Sardegna è ancora protagonista nei due incontri centrali della giornata di sabato, dedicati a Grazia Deledda e alla lingua sarda. Alle ore 17.30 al Padiglione Tamuli i critici Duilio Caocci e Aldo Maria Morace, insieme al sindaco di Nuoro Andrea Soddu, saranno protagonisti del dibattito “Omaggio al Nobel. Verso l’Edizione Nazionale delle opere di Grazia Deledda”, mentre alle 18.30 al Padiglione Filigosa, il giornalista Paolo Pillonca modererà il dibattito su “Lingue locali e varietà di italiano. Ricerche, usi, bisogni”, a cui parteciperanno i docenti universitari Cristina Lavinio e Maurizio Virdis e la studiosa friulana Carla Marcato.

Si continua a parlare di lingua sarda dalle 19.30 al Padiglione Tamuli. Gianni Muroni è il traduttore del capolavoro di Cervantes “Don Chisciotte de sa Màntzia”, edito da Condaghes. Conduce l’incontro Giuseppe Corongiu.

Alle 20.00 (Tamuli) spazio invece al teatro in Sardegna con il volume “Un delitto fatto bene”. L’autore, il regista e attore Mario Faticoni, sarà presentato da Natalino Piras.

La terza giornata della Mostra del Libro si chiuderà con lo spettacolo “La Festa del Cristo” di Grazia Deledda, con Ludovica Cadeddu e Andrea Congia, una produzione dell’associazione “Tra Parola e Musica”. Si inizia alle 21.30 al Padiglione Filigosa.

L’ultima giornata della quindicesima edizione della Mostra del Libro in Sardegna, domenica 22, proporrà ben dieci appuntamenti. I primi quattro avranno luogo in mattinata al Padiglione Tamuli delle Ex Caserme Mura.

Si inizia alle 10.30 con Diego Corraine che presenta “Su printzipeddu” di Antoine de Saint Exupery, tradotto dalla casa editrice Papiros in sardo, tabarchino, algherese e maltese. Modera l’incontro Tore Cubeddu.

“Francesco Dore. Un medico dalla Barbagia al Parlamento” è invece edito da Ilisso che sarà presentato alle ore 11 da suo autore Francesco Dore e da Bachisio Porru.

Il programma prosegue alle ore 11.30 nel segno della lingua sarda e di due dei suoi più importanti studiosi: Mario Puddu (che presenterà la seconda edizione rivista e ampliata del suo “Ditzionàriu de sa Limba e de sa cultura sarda”, edito da Condaghes) e Massimo Pittau (autore del “Nuovo dizionario della Lingua Sarda”, edito da Domus De Janas). Modera l’incontro Antonio Ignazio Garau.

Alle 12.30 l’ultimo appuntamento della mattinata vedrà protagonisti, presentati da Antonio Rojch, Massimo Pittau e Italo Bussa, autori dei volumi “Credenze religiose degli antichi sardi” e “L’accabadora immaginaria” (entrambi editi da Della Torre).

Il pomeriggio di domenica si aprirà alle 16.00 al Padiglione Filigosa con uno degli appuntamenti più attesi della Mostra: gli scrittori Milena Agus e Giulio Angioni renderanno omaggio ad uno dei più importanti autori sardi del novecento e alla sua città. “Sergio Atzeni: uno sguardo su Cagliari” è il tema dell’incontro che sarà condotto da Paolo Lusci.

Sempre Paolo Lusci condurrà anche i due appuntamenti seguenti, in programma al Padiglione Tamuli alle 17.00 e alle 17.30: nel primo Franciscu Sedda, insieme ad Antonio Onorato Succu, presenterà il suo “Manuale di indipendenza nazionale” (Edizioni Della Torre); nel secondo Daniela Murgianu e Marco Siddi illustreranno “Senza futuro. Storie vere di chi ha perso il lavoro e la speranza” (Cuec Editrice).

Gli ultimi appuntamenti alle ore 18.00 e 19.00 al Padiglione Tamuli vedranno protagonisti Antonietta Dettori che presenterà “La sacralità del pane in Sardegna” di Marisa Iamundo De Cumis (Carlo Delfino Editore) e il regista Daniele Atzeni, di cui verrà proiettato il film “Sos mortos de Alos”, ispirato all’opera di Francesco Masala “Il Dio petrolio”. Moderano Tore Cubeddu e Giancarlo Zoccheddu.

La quindicesima edizione della Mostra del Libro in Sardegna di Macomer si chiuderà alle 20.30 al Padiglione Filigosa. Qui Michele De Mieri incontrerà la giornalista e scrittrice turca Esmahan Aykol. Al centro il tema della Mostra “Radici come storie”. Nata a Edirne, Aykol oggi vive tra Istanbul e Belino. In Italia è conosciuta per i romanzi (editi da Sellerio) “Hotel Bosforo” (2010), “Appartamento a Istanbul” (2011), “Divorzio alla turca” (2012) e “Tango a Istanbul” (2014) che vedono protagonista la libraia Kati Hirsche alle prese con misteriosi delitti. Con Esmahan Aykol la Mostra del Libro in Sardegna si apre anche al dibattito internazionale, focalizzando l’attenzione su un paese, la Turchia, che si trova oggi al centro di dinamiche come quelle relative alle migrazioni, alla libertà di stampa e alla lotta al fondamentalismo islamico, che riguardano tutti noi.