Stamane il Consiglio regionale ha ricordato, al Teatro Centrale di Carbonia, il 71° anniversario della Liberazione.
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Stamane il Consiglio regionale ha ricordato a Carbonia il 71° anniversario della Liberazione in una manifestazione che si è svolta al Teatro centrale, con la partecipazione di oltre 250 studenti delle scuole superiori di Carbonia (il “Cesare Beccaria”, il “Giovanni Maria Angioy” e l’“Antonio Gramsci-Amaldi”), accompagnati dai loro insegnanti.
Dopo il saluto del sindaco, Giuseppe Casti, che ha invitato i giovani «a non dare mai nulla per scontato impegnandosi ogni giorno per difendere diritti, libertà, sapere e conoscenza», ha preso la parola il presidente del Consiglio Ganau, con un intervento centrato su temi come il lavoro e la lezione morale e civile che deriva dall’esperienza storica della Liberazione, con precisi richiami all’attualità ed alle difficili sfide che interrogano le istituzioni e la politica e riguardano da vicino il futuro dei giovani.
In primo luogo, Gianfranco Ganau ha sottolineato la scelta di «celebrare la Liberazione fuori dal palazzo» e, in particolare, a Carbonia «perché questo territorio ha subito forse più di altri le conseguenze nefaste della crisi». «In questa giornata – ha aggiunto – il mio pensiero non può non andare alle tante donne ed ai tanti uomini che lottano per il lavoro, alle tante vertenze irrisolte, ai lavoratori dell’Alcoa».
Subito dopo il presidente sì è soffermato sulla seconda ricorrenza della giornata, il 70° anniversario del voto alle donne, ricordando che «solo una società con pari opportunità è una società più giusta» e presentando la figura di Marisa Ombra, vice presidente nazionale dell’Anpi, graditissima ospite della manifestazione e protagonista di una grande storia di impegno politico e civile: dalla partecipazione alla lotta partigiana ad appena 18 anni alle grandi battaglie del dopoguerra per i diritti delle donne.
«Dal dopoguerra abbiamo fatto molti passi avanti – ha aggiunto Ganau – come il divorzio, l’aborto e l’inserimento della violenza sessuale fra i reati contro la persone ma il processo culturale è ancora lungo; solo la scorsa legislatura la Regione Sardegna ha bocciato con il voto segreto di un parlamento di uomini la doppia preferenza di genere.»
Affrontando il tema dell’eredita politica e morale della Resistenza, il presidente del Consiglio regionale ha citato, fra i meriti di quella stagione, «l’aver permesso alla società di esprimersi dal basso, di partecipare alla vicenda collettiva, di lasciarsi alle spalle un periodo come il fascismo tutto era stato spolicitizzato ed appiattito». «E’ un filo della storia che dobbiamo riprendere – ha detto ancora Ganau rivolgendosi ai giovani – perché quello che sta accadendo nel mondo non è troppo diverso da quello che accadeva allora, quella è questa gioventù hanno qualcosa in comune e, soprattutto, quello che sta accadendo nel mondo non può lasciarci indifferenti».
Il presidente del Consiglio regionale ha quindi accostato «l’Europa di ieri che ha conosciuto la tragedia della guerra e del nazismo a quella di oggi che reagisce istericamente chiudendo le frontiere a chi fugge dalla guerra, dimenticando che i profughi di oggi hanno gli stessi sogni dei nostri ragazzi: un amore, l’istruzione, un lavoro, un futuro».
In conclusione, l’appello finale ai giovani: «La nostra generazione ha forse la responsabilità di non aver saputo interpretare la lezione che ci ha consegnato la storia, per questo dovete essere migliori di noi, fare politica, lottare per i diritti e l’uguaglianza senza mai dimenticare che la democrazia è un bene prezioso che va difeso e conquistato ogni giorno».
Prima di dare la parola alla signora Marisa Ombra, il presidente Ganau ha consegnato una medaglia ricordo del Consiglio a Modesto Melis, ex deportato nel campo di concentramento nazista di Mauthausen. Un po’ emozionato all’inizio ma via via sempre più lucido, Melis ha ricostruito le avventurose vicende che lo portarono nel campo di concentramento, da cui tornò vivo “forse con po’ di fortuna” perché un compagno di prigionia gli attribuì un “mestiere” che lui nemmeno conosceva.
Infine, la testimonianza appassionata di Marisa Ombra nel Piemonte in pieno caos dopo l’armistizio dell’8 settembre e poco tempo tempo dopo teatro della sanguinosa guerra civile. «Sentimmo il bisogno di fare qualcosa per il dire il nostro No alla guerra ed alla paura – ha ricordato – perché era necessario». «E fu – ha aggiunto – un passaggio di grandissimo valore per le donne che, in pochissimo tempo, passarono dalla confezione del corredo e dai lavori di casa al fronte, in un esercito di volontari come quello dei partigiani».
«Con una mia compagna che aveva il nome di battaglia di Trottolina – ha raccontato Marisa Ombra – sognavamo sul finire della guerra come sarebbe cambiato il mondo, forse con utopia lo immaginavamo con il lavoro per tutti e senza carceri perché nessuno avrebbe più avuto bisogno di rubare.»
«La nostra battaglia non è finita – ha detto in conclusione rivolta ai giovani -: ma adesso tocca a voi che vivete una età difficilissima in cui bisogna fare grandi scelte, non rinunciate alla conoscenza, non rassegnatevi ad una vita mediocre e, soprattutto, non arrendetevi mai.»
Al termine dell’intervento della signora Ombra, applauditissimo, la manifestazione è proseguita con lo spettacolo “Nostra Patria è il mondo intero”, con dialoghi di Bruno Gambarotta, musiche tratte dalle più celebri canzoni italiane del Risorgimento eseguite da Mauro Palmas, Silvano Lobina e Marco Argiolas, con le voci di Elena Ledda e Simonetta Soro.