PdL, addio! Dopo tre lustri, nel corso dei quali ha raggiunto prima la presidenza della Regione con Forza Italia, poi per due volte un seggio della Camera con il PdL, Mauro Pili lascia il movimento-partito fondato da Silvio Berlusconi e si schiera nel gruppo misto della Camera con il simbolo del movimento “Unidos”. La decisione dell’ex sindaco di Iglesias era nell’aria, così come non è un segreto che per il prossimo futuro l’obiettivo siano le elezioni regionali 2014. Mauro Pili non lo ha mai confermato apertamente, ma tutta l’attività politica svolta negli ultimi anni, anche prima delle elezioni politiche che pure lo hanno visto candidato come capolista del PdL alla Camera dei deputati, lascia intendere che possa essere candidato alla presidenza della Regione con una lista autonoma, “Unidos”, alternativo al centrosinistra ma anche allo stesso centrodestra che quasi certamente avrà ancora come leader il Governatore uscente Ugo Cappellacci. Che i rapporti tra Mauro Pili e Ugo Cappellacci (nipote di Carlo Meloni, primo sindaco di Iglesias del Dopoguerra) non siano mai stati buoni è notorio, ma ora lo “strappo” del primo con l’abbandono del PdL, apre la strada ad un scontro vero e proprio nella corsa alla presidenza della Regione per il quinquennio 2014/2019.
Ieri Mauro Pili ha annunciato la sua “svolta” con un lungo post pubblicato sul suo profilo facebook che riportiamo integralmente.
«Ai tanti Sardi liberi, alle donne e agli uomini di Sardegna che vogliono costruire un sogno concreto di riscatto per la propria terra e il proprio popolo.
Ai giovani sardi perché abbiamo la forza di lasciare gli ormeggi della rassegnazione e sappiano diventare protagonisti del proprio futuro.
A Voi tutti, da questa piazza grande che solca le nostre città e giunge fino ai paesi più lontani di Sardegna, vorrei in modo semplice e chiaro spiegare le ragioni della mia decisione.
E’ una scelta di coscienza, di libertà, dettata dal cuore e dalla testa, con tutti i timori e le speranze di un orizzonte che appare lontano ma che può essere anche a portata di mano.
Nelle scorse settimane, era il primo settembre, ho rivolto un pubblico appello al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio perché entro il 30 settembre il governo adottasse due provvedimenti che consentissero alla Sardegna e ai Sardi di veder rispettati diritti costituzionali e universali, dalla cancellazione del misfatto della Tirrenia al riequilibrio insulare.
Oggi è il 30 settembre. Né il Capo dello Stato né il Presidente del Consiglio hanno rivolto un minimo cenno alla Questione Sarda, confermando quell’atteggiamento discriminatorio e vessatorio dello Stato verso la Sardegna e i sardi.
Ora che avanza l’ennesima crisi di governo, ora che si affacciano nuove pseudo emergenze, sento il dovere, politico, morale ed etico di rispettare il Patto di Libertà per la Sardegna sottoscritto a Santa Cristina il due febbraio scorso e ribadito in piazza Yenne a Cagliari il primo settembre. Non può la contingenza politica, l’ennesimo scontro tra avverse posizioni di parte, ritardare nemmeno di un giorno una scelta che riguarda il futuro di un popolo e di una terra da sempre discriminata e maltrattata. Non possiamo essere sempre all’ultimo posto. Non ci si può eternamente rispondere che c’è sempre qualcosa di più importante della Sardegna.
I provvedimenti adottati dal Governo nei giorni scorsi, la delega fiscale e la nota di aggiornamento del documento di Economia e Finanza, contengono elementi che per la loro gravità costituiscono la conferma di un vero e proprio atto di secessione dello Stato verso la Sardegna.
La decisione di confermare l’esclusione della nostra isola dalle opere infrastrutturali strategiche riservandole esclusivamente ai quattro corridoi europei, dai quali l’isola è stata esclusa, e richiedere al Parlamento la delega fiscale senza contemplare l’art.22 della legge 42/2009 sul riequilibrio insulare è un atto ostile verso la Sardegna e i sardi.
Sono provvedimenti che ledono la Costituzione e negano elementari diritti universali come quello dell’equo trattamento tra cittadini appartenenti alla stessa comunità nazionale ed europea.
Siamo dinanzi alla più gretta insensibilità politica, plateale arroganza istituzionale e prevaricatrice, che ancora una volta omette i diritti della Sardegna e dei sardi.
Sul piano personale e politico, dopo aver tentato in tutti i modi di elevare la voce del dissenso, della protesta e della proposta, non mi resta, come ho annunciato un mese fa, che trarne le conseguenze.
Con questo governo, con questi partiti nazionali, con questo Stato, servono atti forti, di totale discontinuità, di libertà e di indipendenza.
Ho comunicato, stamane, al Presidente della Camera la costituzione nell’ambito del gruppo misto della componente UNIDOS per la difesa e la libertà della Sardegna.
Ogni giorno c’è una priorità diversa, e la Sardegna è sempre ultima. Le priorità delle lobbies, di quelle di Stato e non solo, vengono sempre prima. Tirrenia, Enel, Eni, Alitalia, i faccendieri dell’eolico e delle bonifiche, i furti a mano armata di Equitalia e delle banche, hanno schiacciato la speranza della Sardegna e dei sardi.
Per chi come me ha vissuto per tanti anni l’esperienza da Sindaco, senza partiti e senza dogmi, pensando al solo interesse della mia comunità, non esiste continuare a leggere la storia e il futuro della Sardegna da destra e da sinistra.
Ho cercato in tutti i modi, nell’esperienza istituzionale sia regionale che nazionale, di andare oltre gli schieramenti, ben sapendo che alla Sardegna occorrevano coesione e unità d’intenti, al di sopra della contesa politica.
Ho votato per 1200 volte contro le indicazioni dello schieramento in cui militavo ben sapendo che ciò avrebbe comportato avverse e vessatorie azioni di contrasto nei miei confronti. Azioni che si sono puntualmente verificate, sino al tentativo maldestro delle ultime elezioni politiche di eliminarmi dalla scena politica. Ho preferito non badare a conseguenze personali, ma rispettare quel dogma irrinunciabile di coerenza e lealtà nei confronti di quei tanti sardi che mi avevano e hanno ripetutamente manifestato fiducia e stima.
Oggi, a prescindere dalla contingenza politica, sento di dover assumere una decisione difficile e nel contempo doverosa, per rispetto verso la mia terra e il mio popolo.
Il mancato accoglimento della richiesta di revoca della convenzione con la Tirrenia e la mancata adozione del provvedimento per il riequilibrio insulare, sostenuti dalla petizione del popolo sardo che ha raccolto 100.000 sottoscrizioni, rappresentano, un punto di non ritorno.
Sento il dovere, oggi più che mai, di contrastare logiche perverse di schieramento, avallare governi di qualsiasi natura, appartenere a partiti nazionali strabici e senza lungimiranza, che ignorano e calpestano i diritti di un intero popolo.
E’ vero, ogni decisione più è importante, più è difficile da assumere. Più è alta la sfida che ci si pone, più sono grandi i timori. Nella vita di ognuno di noi, però, ci sono dei momenti in cui occorre traguardare senza timore sfide alte e progetti concreti. Occorre avere coraggio, non fermarsi dinanzi ad una paura capace di frenare qualsiasi innovazione. Occorre andare oltre gli interessi personali e di parte, ascoltando tutti, ma affidandosi, poi, alla propria coscienza. Ben sapendo che ogni scelta può accontentare o meno, ma avendo ben chiaro che alla fine deve prevalere il senso più alto del proprio impegno politico e civile. Non importa in quanti avranno il coraggio di seguire una sfida rivoluzionaria, ciò che importa è avere passione e amore per la propria terra. Bisogna avere la forza di astrarsi dal contesto, dal contingente, fare un bilancio e trarne insegnamento per il futuro. Io so che non sarò solo, so che saremo in tanti ad aprire nella nostra mente nuovi orizzonti e nuove sfide. Dovremo essere capaci di tracciare una strada che non si areni nella morsa letale del vivacchiare, umano e politico, con la sola ambizione di qualche prebenda per se e per qualche amico. Dobbiamo avere il coraggio di accendere una fiammella rigogliosa, prendere con forza le redini del nostro futuro, traguardare sogni e idee, perseguirli e realizzarle.
Sarà la grande assemblea del Popolo Sardo per la rinascita economica e sociale della Sardegna in programma per il prossimo 12 ottobre a tracciare la strada della Rivoluzione Sarda.
La rivoluzione delle nostre coscienze, la rivoluzione dei sardi protagonisti.»