22 November, 2024
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La Camera dei deputati ha bocciato l’ordine del giorno presentato dal deputato Mauro Pili (gruppo Misto) che chiedeva la revisione del decreto direttoriale che prevede la ripartizione delle quote tra i vari sistemi di pesca del tonno rosso, oggi gravemente penalizzante per la Sardegna, dove è possibile solo la pesca con tonnare fisse, con una quota di 165 tonnellate sulle 1.950,19 complessive.

«La lobby siciliana con la complicità dei deputati sardi del Pd nega qualsiasi quota alla Sardegna – ha denunciato poco fa Mauro Pili in un post pubblicato nel suo profilo facebook -. Una vergogna inaudita di chi, eletto in Sardegna, continua a ubbidire agli ordini del partito a scapito dei pescatori sardi. Poi pubblico elenco dei voti dei parlamentari sardi al mio ordine del giorno per restituire ai sardi il maltolto e consentirgli pari dignità rispetto alle altre marinerie.

Ecco il testo del mio ordine del giorno (n° 9/00338-A/019), votato a favore da tutti escluso il Pd, compresi i deputati sardi!»

La Camera dei deputati, premesso che:

la pesca del Tonno Rosso è disciplinata da un decreto direttoriale;

dalla lettura si evince che nella ripartizione delle varie quote per sistemi;

la Regione Sardegna vede assegnata solo una quota per le tonnare fisse, mentre nessuna imbarcazione sarda è destinataria di quote con i sistemi circuizione e palangari;

la quota tonno assegnata all’ Italia ammonta a 1.950,19 tonnellate così ripartite:
Tonnellate 1.451 Circuizione
Tonnellate 265 Palangari
Tonnellate 165 Tonnare Fisse
Tonnellate 40 Pesca Sportiva
Tonnellate 29,19 Quota Indivisa;

la quota circuizione è stata assegnata a 12 imbarcazioni (Campane e Siciliane) nessuna imbarcazione sarda;

la quota Palangari è stata assegnata a 23 imbarcazioni di cui ovviamente nessuna sarda;

la quota indivisa tonnellate 29,19 è stata esaurita il 30 maggio 2013 e quindi le imbarcazioni sarde dal 1 giugno 2013 se in maniera accessoria (che vuole dire involontaria con attrezzi consentiti per la cattura di altre specie ad esempio pesce spada) dovessero catturare uno o più esemplari di tonno rosso non potendo essere rigettato in mare (in quanto vietato) la cattura viene sanzionata con sanzione amministrativa di € 4.000 per ogni esemplare;
la regione Sardegna e le organizzazioni di categoria hanno reiteratamente chiesto di aprire un tavolo di concertazione con il ministero Politiche agricole;

l’assegnazione delle quote avviene in base ad un elenco di imbarcazioni individuate a fine anni 80 e da allora mai rivisitato;

a fine anni ’80 la Sardegna non aveva una flotta in grado di praticare la pesca del tonno e quindi non esistono dichiarazioni di sbarco e conseguentemente nessuna barca sarda ha avuto la quota;

dopo oltre 20 anni la situazione della flotta sarda è cambiata;

oggi esiste una flotta competitiva in grado di pescare il tonno e quindi si rende necessario rivisitare l’assegnazione delle quote tonno;

l’unica soluzione è quella di richiedere l’istituzione di un tavolo di confronto tra la Regione ed il Ministero che abbia il compito di individuare le quote da assegnare all’areale (zona GSA 11), in base alle dichiarazione di sbarco degli ultimi 5 anni;

impegna il Governo

a recepire tale esigenza facendo cessare questa gravissima discriminazione a scapito dei pescatori sardi e della marineria sarda;

a predisporre atti di natura attuativa ed eventualmente normativa funzionale al superamento di gravi discriminazioni.

​Mauro Pili

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E’ durissima la presa di posizione del deputato di Unidos Mauro Pili, ex presidente della Regione, contro la riforma della rete ospedaliera approvata due giorni fa dalla commissione Salute del Consiglio regionale, sulla quale si stanno scatenando opposizioni da forze politiche di opposizione e, soprattutto, dalle amministrazioni locali e dai movimenti organizzati in tutte le province della Sardegna.

«Siamo contro questo devastante piano della sanità pubblica che impone logiche estranee al diritto alla salute e nega i servizi più elementari ai territori più deboli – attacca Mauro Pili –, favorendo una gestione affaristica e clientelare della sanità sarda. Unidos si impegna ad opporsi in ogni sede a questo piano, comprese le aule giudiziarie per tutelare il sacrosanto diritto alla salute dei sardi.»

Mauro Pili ha pubblicato il documento di Unidos che in 15 punti ribadisce la netta contrarietà alla proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera sarda.

«È un piano dei poteri forti contro i territori più deboli – sostiene Mauro Pili – una pseudo riforma che taglia servizi e funzioni essenziali per salvaguardare gli affari di Stato e di partito. Occorre attivare un modello di efficienza ed innovazione gestionale in grado di restituire ai medici e ai pazienti il rapporto diretto e puntare alla riscoperta e valorizzazione dei piccoli ospedali che si vorrebbero eliminare.» 

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La piazza Municipio di Iglesias ospiterà domani, martedì 5 settembre, a partire dalle ore 19.30, il prof. Paolo Savona, già Direttore del  Servizio Studi della Banca d’Italia, Direttore generale di Confindustria, Presidente del Credito Industriale Sardo, segretario generale per la Programmazione Economica al ministero del Bilancio, ministro dell’Industria, del commercio e dell’artigianato nel Governo Ciampi, titolare di cattedra a Cagliari e poi in varie altre università, per citare solo alcune delle sue passate attività.

L’insigne economista, su invito del Rotary Club di Iglesias, terrà una conversazione su “QUALE SVILUPPO PER IL FUTURO DEL SULCIS IGLESIENTE?”. Alla conversazione farà seguito un dibattito che si preannuncia molto interessante, al quale hanno già assicurato la loro presenza il coordinatore del Piano Sulcis Salvatore Cherchi e i deputati Mauro Pili e Francesco Sanna, oltre a diversi sindaci del territorio ed altre personalità.

In caso di cattivo tempo, la manifestazione, ad accesso libero, verrà spostata nel vicino Teatro Electra.

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Il deputato Mauro Pili, impegnato oggi nel lancio della campagna di mobilitazione contro quella che ritiene una sempre più concreta possibilità che il deposito unico nazionale delle scorie nucleari venga realizzato in Sardegna, replica pesantemente alle affermazioni fatte oggi a Sassari dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che ha detto che, su quell’ipotesi, «non c’è nulla di vero».

«Se uno lo guarda in faccia capisce tutto – attacca Mauro Pili in un intervento pubblicato nel blog del suo movimento, Unidos -. Risponde al giornalista mentendo sapendo di mentire: è lo stesso ministro, per chi avesse un vuoto di memoria, che, quando gli chiedevano dell’inquinamento delle basi militari, annunciava bonifiche e ripristino ambientale. Salvo, poi, firmare un decreto per elevare all’ennesima potenza le soglie di inquinamento degli stessi poligoni.

Galletti, ministro non si sa grazie a cosa, i problemi dell’ambiente li risolve da sempre così: chi ha inquinato non paga, sta tranquillo, perché tanto il governo gli eleva la soglia di inquinamento. Tutto legittimato a colpi di decreto.

Quando il giornalista gli chiede cosa c’è di vero sul deposito delle scorie radioattive in Sardegna è spiazzato. Nessuno gli ha scritto la risposta e farfuglia una sola parola: nulla.

Quel nulla riferito a tutto e a niente. Non c’è nulla di vero. Non posso dire nulla. Non so nulla.

Insomma con una parola ha sintetizzato la sua azione: nulla.»

«Un Ministro serio e credibile anziché continuare a sproloquiare nel suo infinito giro di vacanze in Sardegna, avrebbe dovuto esprimersi come gli umani, con un minimo di chiarezza – aggiunge Mauro Pili -. Poteva dire: il sito non è stato deciso! Poteva dire: c’è una fase amministrativa in atto e non posso esprimermi. Poteva dire: escludo categoricamente che il deposito possa essere localizzato in Sardegna. Ha pronunciato, invece, con l’autorevolezza di un coniglio in fuga la parola che più gli si addice: nulla.

Un personaggio che si presenta in pubblico dopo essersi spiaggiato per settimane nell’arenile di Santa Margherita e riesce a pronunciare a monosillabe l’imponente parola “nulla” significa non solo che bisogna diffidare ma che occorre prepararsi al peggio.

Un ministro con nessuna credibilità che, se interrogato con una seconda domanda, avrebbe sicuramente ricorso alla fatidica frase: ora devo scappare.»

«Si capisce lontano un miglio che vuole nascondere i fatti. Se fosse stato serio e leale avrebbe esternato una frase compiuta, con soggetto e verbo. Invece, “nulla” – sottolinea ancora Mauro Pili -. Doveva smentire la Guida tecnica 29. Doveva interpretarla, spiegare che i parametri contenuti in quelle cartine allegate sono carta straccia e che non c’entrano niente con la scelta che dovrà essere fatta.

Spero che l’assessore associato all’ambiente della regione Sarda non prenda in parola questo ministro del nulla e porti la regione sulla strada del fare nulla. Se la regione non si opporrà entro il 13 settembre confermerà di essere serva e complice di questa lobby nuclearista e sull’altare dei partiti di governo svenderà la Sardegna al nucleare senza colpo ferire.

Ministri di questa levatura – conclude Mauro Pili – farebbero meglio a tacere, ignorano le più elementari regole della leale condotta istituzionale e vivono nel loro innato senso del nulla.»

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Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, oggi a Sassari per la sottoscrizione della carta di partenariato “Pelagos” , ha detto che «non c’è nulla di vero» sull’ipotesi che il deposito nazionale delle scorie nucleari possa essere realizzato in Sardegna. Le parole del ministro non fermano il deputato di Unidos Mauro Pili che il giorno di Ferragosto ha lanciato una grande mobilitazione per contrastare quella che per una serie di ragioni ritiene sia molto più di un’ipotesi e proprio oggi ha lanciato la campagna per «dire un No forte e chiaro al sito» e, soprattutto, per scongiurare l’ipotesi che sia individuato proprio in Sardegna.

Mauro Pili ricorda che c’è tempo fino al 13 settembre, sia come privati cittadini sia come enti locali, per opporsi alla procedura di scelta del deposito unico di scorie radioattive, sottolineando ancora una volta che il Governo ha depositato al ministero dell’Ambiente il programma nazionale per la gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi ed è in corso la fase di consultazione pubblica della Valutazione ambientale strategica (Vas).

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Nonostante tutte le rassicurazioni arrivate negli ultimi anni ogni qualvolta il tema è salito agli onori della cronaca e nonostante la Regione abbia sempre ribadito, l’ultima volta la scorsa settimana, il suo “NO”, la possibilità che la Sardegna venga individuata quale sito dove realizzare il deposito unico delle scorie nucleari, appare sempre più realistica ed ha scatenato la durissima reazione del deputato di Unidos Mauro Pili che iniziato una nuova campagna di sensibilizzazione a tutti gli amministratori locali e alla popolazione sarda.
Ieri, giorno di Ferragosto, Mauro Pili ha lanciato l’ennesimo appello, con il sindaco di Ottana (uno dei possibili siti del deposito nazionale delle scorie nucleari), Franco Saba, a tutti i sindaci e a tutti i sardi, contro quella che definisce “la sciagurata ipotesi” di realizzare in Sardegna il deposito unico delle scorie nucleari. «Si tratta di un progetto avanzato – spiega Mauro Pili – e in questi giorni è stato pubblicato sul sito della commissione di valutazione di impatto ambientale e strategico, il progetto nazionale per la realizzazione del deposito unico delle scorie nucleari. Nel piano contenuto in quel progetto, sul quale occorre fare osservazioni ed opposizioni entro il 13 settembre 2017 – aggiunge Mauro Pili – si leggono chiaramente alcune indicazioni che sono chiaramente esplicite: la Sardegna è stata esclusa da tutte quelle che sono le aree a rischio, cioè da tutte quelle aree che hanno, sul piano idrogeologico, sul piano vulcanologico, sul piano dei terremoti, qualsiasi tipo di pericolo. La Sardegna è l’unica regione, in quel piano, esente da rischi e quindi, come tale, la prima regione nella quale allocare il deposito delle scorie nucleari».
«Bisogna mobilitarsi – sottolinea ancora Mauro Pili – e se non lo fa la Regione Sardegna che continua a dormire e ad essere serva sciocca del Governo e dei governi, bisogna che lo facciano i sindaco con le delibere dei Consigli comunali, perché questa non è battaglia né di destra né di sinistra, perché il 13 settembre scadono i termini entro i quali presentare le osservazioni.»
«Se malauguratamente dovessero realizzare quel progetto – rimarca Mauro Pili -, è evidente che la Sardegna perderebbe quel grande potenziale turistico e naturalistico che ne fa una terra unica nel suo genere, nel cuore del Mediterraneo. Bisogna reagire, perché sottobanco succedono delle cose molto gravi. Qualcuno ha dichiarato che la Sardegna sarebbe esclusa per il trasporto via mare. Bisognerebbe avere l’accortezza di guardare quelli che sono i documenti allegati dalla Sogin che due anni fa ha siglato un contratto di 339.000 euro con un broker internazionale per assicurare il trasporto via mare di scorie radioattive. Bisogna studiare, parlare di meno quando non si conoscono i problemi e cercare di attrezzarsi per reagire a quello che sta per accadere in Sardegna. Devono farlo i sindaci che sono a contatto con quelli che sono i problemi dei cittadini e devono farlo i sardi che devono opporsi a questo scellerato progetto. In Sardegna – conclude Mauro Pili – serve uno sviluppo fondato sulla natura, sul turismo che si possa godere ogni giorno dell’anno, non solo a Ferragosto, con serenità, guardando ed apprezzando l’ambiente.»
Di seguito, la schema di deliberazione preparato da Mauro Pili, rivolta a tutti i Consigli comunali della Sardegna per dire NO alla realizzazione in Sardegna del deposito unico delle scorie nucleari.
IL CONSIGLIO COMUNALE DI ___________________________________

ESAMINATA E DISCUSSA

APPROVA LA SEGUENTE OSSERVAZIONE/OPPOSIZIONE AL PROGRAMMA NAZIONALE PER LA GESTIONE DEL COMBUSTIBILE ESAURITO E DEI RIFIUTI RADIOATTIVI

Al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per le Valutazioni e le Autorizzazioni Ambientali – Divisione II Sistemi di Valutazione Ambientale, Via Cristoforo Colombo 44, 00147 Roma;

FAX numero: 06.5722.3040;

DGSalvaguardia.Ambientale@PEC.minambiente.it.

OGGETTO: OSSERVAZIONE/OPPOSIZIONE

Programma: Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi

Proponente: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione generale per i rifiuti e l’inquinamento (RIN) e Ministero dello Sviluppo Economico

Settore di programmazione: Rifiuti

Scadenza presentazione osservazioni: 13/09/2017

Il Consiglio Comunale di __________________________,

sottopone alla Direzione generale in indirizzo la seguente osservazione/opposizione al Programma in oggetto:

nel Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi al punto 23 è illustrata l’analisi di coerenza esterna condotta valutando quella dei criteri per la localizzazione del Deposito (di esclusione -approfondimento), di cui alla Guida Tecnica ISPRA n. 29 del 2014, con gli obiettivi delle diverse norme esaminate;

nel programma si afferma che per l’obiettivo legato alla localizzazione e realizzazione del Deposito, si è altresì riscontrata una coerenza indiretta con le norme prese in considerazione per la definizione dei criteri di esclusione o approfondimento riportati nella Guida Tecnica ISPRA n. 29;

al punto 34 del piano sono richiamati i potenziali impatti ambientali generati dal Deposito Nazionale e si afferma quanto segue: Allo stato attuale non è possibile fare riferimento al luogo fisico dove verrà realizzato il Deposito Nazionale; il tema non può quindi essere preso in considerazione nella definizione dell’ambito di influenza potenziale del Programma Nazionale. Tale dato di fatto permette comunque di effettuare, per le azioni del Programma, alcune analisi ambientali già definibili, senza gravare lo studio di ipotetici approfondimenti che, in mancanza di un riscontro localizzativo certo, resterebbero in ogni caso fine a se stessi.
Pertanto sebbene non sia possibile valutare la significatività degli impatti dell’opera sulle componenti ambientali, come invece potrà puntualmente avvenire in sede di VIA (ai sensi del D.Lgs. 31/2010 e del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.), è opportuno ricordare che l’applicazione validata della Guida Tecnica 29 (GT29) dell’ISPRA condurrà alla selezione di un sito che rappresenterà la barriera naturale in grado di assicurare, insieme alle barriere ingegneristiche previste, l’isolamento dei rifiuti radioattivi dalla biosfera e quindi assicurare per il tempo necessario la protezione della popolazione, dell’ambiente e dei beni (Safety Assessment).
In particolare, per quanto attiene al deposito temporaneo di lungo periodo per lo stoccaggio dell’alta attività, che sarà realizzato presso il Deposito Nazionale, occorre inoltre evidenziare che, come sottolineato nella relazione illustrativa associata alla GT29, “un sito ritenuto idoneo per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività sulla base dell’applicazione di criteri di selezione delle caratteristiche chimico fisiche, naturali ed antropiche del territorio quali quelli individuati nella Guida Tecnica può ritenersi idoneo, fatte salve le suddette verifiche, anche per la localizzazione di un deposito di stoccaggio di lungo termine”.
Aspetti Radiologici
I fattori perturbativi potenzialmente generati dall’esercizio del Deposito Nazionale potrebbero consistere essenzialmente nella variazione del fondo naturale per irraggiamento e nella variazione di dose alla popolazione. In ogni caso tali eventualità vengono comunque escluse a priori in quanto nella GT29 è definito che gli obiettivi di radioprotezione per i membri della popolazione nelle normali condizioni evolutive di esercizio del sistema deposito, sia per la fase di esercizio, sia per quelle successive saranno fissati nel rispetto del criterio di non rilevanza radiologica stabilito nella legislazione nazionale.
Per le condizioni incidentali gli obiettivi di radioprotezione saranno stabiliti in modo tale che l’eventuale impatto radiologico sugli individui della popolazione derivante dalle suddette situazioni sia tale da escludere l’adozione di qualsiasi intervento di protezione della popolazione stessa, anche a fronte dei più severi scenari incidentali ipotizzabili, coerentemente con una struttura di deposito come quella di cui trattasi
Inoltre, come già precisato, i criteri di localizzazione definiti nella GT29 sono atti a selezionare aree con caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrauliche, idrogeologiche e geochimiche tali che, insieme alle strutture ingegneristiche, possano garantire la sicurezza e il confinamento dei rifiuti radioattivi.

nel punto 34 del programma è, come si è visto, richiamata reiteratamente la Guida Tecnica 29 (GT9) di Ispra che costituisce il fondamento tecnico del programma nazionale che non esplicita una localizzazione ma rimanda tutto, facendoli propri, ai criteri di esclusione indicati nella Guida Tecnica 29/Ispra;

l’Ispra nel giugno 2014 aveva pubblicato, con notevole ritardo, la guida tecnica n. 29 relativa ai criteri per l’individuazione del sito per la realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi;
il documento non indica una precisa località ma tutti i documenti e gli studi richiamati portano all’individuazione di un sito chiaramente riconducibile alla Sardegna;

il piano pubblicato dall’Ispra per individuare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi è una sovrapposizione di documenti con un comune denominatore: escludere tutte le aree a rischio;

l’Ispra, attraverso la GT29, arriva ad individuare un sito senza esplicitarlo ma che appare facilmente riconducibile alla Sardegna per esclusione di tutto il resto;

carte e mappe che indicano rischi, pericoli e che in sintesi affermano che la Sardegna sarebbe la terra più sicura per le scorie nucleari;

nel documento dell’Ispra denominato guida tecnica n. 29 sono indicati criteri ma, ad una più attenta e dettagliata analisi, attraverso la decodifica della carte allegate nei vari link, si arriva ad individuare un percorso chiaro che definisce la Sardegna come regione esclusa da qualsiasi rischio e quindi con le caratteristiche per l’ubicazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi;

attraverso la Valutazione Ambientale Strategica si delega la scelta del sito ai criteri di esclusione individuati dall’Ispra con la conseguenza di ratificare una scelta già fatta attraverso quei presupposti;

nella Guida Tecnica 29 risultano escluse le aree vulcaniche attive e quiescenti, poi quelle contrassegnate da sismicità elevata e infine quelle interessate da fenomeni di fogliazione;

la Sardegna, secondo tutti i piani connessi e richiamati, non rientra in alcun modo in queste prime tre priorità di esclusione;

le simulazioni geosatellitari riportate nella GT29 e conseguentemente nel Programma sottoposto a VAS confermano che, secondo i dati Ispra, la Sardegna sarebbe l’unica regione d’Italia a corrispondere a questi criteri individuati;

il database realizzato dagli Stati Uniti (Database of individual seismogenic sources) richiamato dall’Ispra e conseguentemente dal Programma nazionale individua in modo esplicito nella Sardegna l’unica regione che sarebbe esente da pericoli;

la Sardegna per le ragioni che si richiamano di seguito non può e non deve essere minimamente presa in considerazione nemmeno come ipotesi dai criteri per la realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi;
la Sardegna ha reiteratamente dichiarato la propria esplicita netta e chiara contrarietà a qualsiasi ipotesi di deposito nazionale dei rifiuti radioattivi;

il 15 e il 16 maggio 2011 si è svolto un referendum consultivo in Sardegna con il 97,13% dei votanti che si è espresso in modo contrario alla realizzazione del deposito di scorie nucleari nell’isola;

esistono proposte in tal senso che la Sardegna ha avanzato undici anni fa condividendo l’impostazione del fisico Carlo Rubbia che aveva messo a punto un piano di ricerca per l’abbattimento della radioattività delle scorie;

dai criteri per l’individuazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi deve essere esclusa la Sardegna che hanno sia sul piano normativo costituzionale che popolare escluso la volontà di ospitare tale deposito nazionale dei rifiuti radioattivi per il gravoso e inaccettabile impatto sul paesaggio della Sardegna, inteso nel senso più ampio del valore del paesaggio;

la Corte costituzionale ha più volte affermato che il riparto delle competenze legislative individuato nell’articolo 117 della Costituzione deve essere riferito ai soli rapporti tra lo Stato e le regioni ad autonomia ordinaria, salva l’applicazione dell’articolo 10 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, peraltro possibile solo per le parti in cui le regioni ad autonomia ordinaria disponessero, sulla base del nuovo titolo V della parte seconda della Costituzione, di maggiori poteri rispetto alle regioni ad autonomia speciale;

il legislatore nazionale è intervenuto con il codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, il cui articolo 8 è esplicito nel dichiarare che «restano ferme le potestà attribuite alle regioni a statuto speciale ed alle province autonome di Trento e Bolzano dagli statuti e dalle relative norme di attuazione»;

con l’articolo 135 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al citato decreto legislativo n. 42 del 2004, il legislatore statale, nell’individuare gli strumenti della pianificazione paesaggistica (rivolta non più soltanto ai beni paesaggistici o ambientali ma all’intero territorio), affida alle regioni la scelta di approvare «piani paesaggistici» ovvero «piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici», con ciò confermando l’alternativa tra piano paesistico e piano urbanistico territoriale già introdotta con l’articolo 1-bis del decreto-legge 27 giugno 1985, n. 312, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1985, n. 431. ;

la regione Sardegna, proprio sulla base dell’esplicito trasferimento di funzioni di cui alle norme di attuazione dello statuto speciale contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 22 maggio 1975, n. 480, già con la legge regionale 22 dicembre 1989, n. 45, aveva appositamente previsto e disciplinato i piani territoriali paesistici nell’esercizio della propria potestà legislativa in tema di «edilizia ed urbanistica»;

l’articolo 12 della citata legge n. 45 del 1989 prevedeva anche apposite «norme di salvaguardia» con efficacia temporanea in attesa dell’approvazione dei piani territoriali paesistici particolarmente per ciò che concerne il recepimento nella regione Sardegna del modello di pianificazione paesaggistica fondato sul piano urbanistico-territoriale, appunto attualmente contemplato nel richiamato articolo 135, comma 1, del codice dei beni culturali e del paesaggio;

la Corte costituzionale ha ripetutamente dichiarato inammissibili le questioni sollevate dallo Stato concernenti l’asserita violazione del riparto delle competenze legislative e della disciplina statale in materia di tutela del paesaggio, considerato che i ricorsi dello Stato in materia si sono mossi dall’erroneo presupposto secondo il quale la regione Sardegna risulterebbe priva di potestà legislativa in tema di tutela paesaggistica;

risulta di tutta evidenza che la materia della tutela del paesaggio ricade, in applicazione delle norme di attuazione dello Statuto, tra le competenze della regione Sardegna;

a ciò si aggiunge in termini perentori e prevalenti la vocazione turistica ambientale della Sardegna e le caratteristiche del paesaggio sardo costituiscono un esempio unico nell’ambito del Mediterraneo, tale da rappresentare fonte primaria di crescita economica e sociale. Ogni ambito territoriale paesaggistico rappresenta una specifica peculiarità del variegato insieme ambientale della regione, tale da rendere ognuno di essi funzionale all’altro. Dalle zone interne agli ambiti costieri, compreso l’orizzonte marino, il paesaggio della Sardegna risulta un bene da tutelare e salvaguardare da qualsiasi tipo di alterazione;

la conformazione del territorio sardo e il potenziale sviluppo turistico dell’intera isola, ancora in gran parte da valorizzare e promuovere, sarebbero gravemente compromessi dalla possibile realizzazione di un qualsiasi deposito di scorie radioattive;

la Convenzione europea sul paesaggio, resa esecutiva con la legge 9 gennaio 2006, n. 14, intende il paesaggio come «una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni». Il che equivale a dire che l’intero territorio, nei suoi vari ambiti, è «paesaggio», nell’accezione puramente geografica del termine, ossia contesto territoriale, che si caratterizza variamente in ragione della percezione che di esso e delle sue diverse specificità hanno le popolazioni che vi abitano, percezione che si determina in conseguenza non solo dell’azione di fattori naturali ovvero umani, ma anche delle loro reciproche interrelazioni;

la definizione di paesaggio e in particolar modo la sua estensione alla percezione dei fattori naturali ovvero umani e delle loro reciproche interrelazioni rende evidente l’esigenza di tutelare il paesaggio percepito, con particolare riferimento alle caratteristiche di rilievo naturalistico, ambientale e turistico;

la Sardegna è percepita dalle popolazioni che vi abitano, ma non solo da esse, come una terra alimentata dal sole e dal mare, e questa percezione costituisce un fattore fondamentale del paesaggio;

in questo contesto si inquadra l’esigenza di precludere il territorio regionale sardo ad insediamenti, come il deposito unico di scorie nucleari, che minerebbero pesantemente il percepito ambientale, naturalistico e paesaggistico della Sardegna;

la realizzazione di impianti di produzione di energia nucleare e il deposito di scorie costituirebbe uno di quegli elementi in grado di compromettere in modo grave e indelebile il «paesaggio sardo» in tutte le sue accezioni e la sua percezione;

tale osservazione/opposizione è fondata nel pieno rispetto della competenza esclusiva della regione in materia di urbanistica (articolo 3, lettera f) dello Statuto), che ricomprende la tutela del paesaggio, la protezione della natura (ai sensi dell’articolo 58 delle norme di attuazione dello statuto, emanate con decreto del Presidente della Repubblica 19 giugno 1979, n. 348) e la protezione dell’ambiente (articolo 80 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616), la competenza concorrente in materia di salute (articolo 4, lettera i), dello Statuto e ora anche articolo 117, terzo comma, della Costituzione), di protezione civile e governo del territorio (articolo 117, terzo comma, della Costituzione, applicabile alla regione Sardegna in virtù dell’articolo 10 della legge costituzionale n. 3 del 2001);

A TAL FINE IL CONSIGLIO COMUNALE DI
____________________________

• esprime la totale contrarietà al Programma nazionale in oggetto in relazione alla sua indefinita individuazione del sito e l’esplicita determinazione a far discendere la scelta dai criteri individuati dalla Guida Tecnica n.29 dell’Ispra;

• esprime la totale contrarietà all’individuazione della Sardegna quale sito per l’ubicazione del deposito nazionale di scorie radioattive per le ragioni ambientali, naturalistiche, economiche, sociali, costituzionali e statutarie richiamate;

• esprime la richiesta esplicita di esclusione della regione Sardegna dalle ipotesi di siti per il deposito unico nazionale di scorie radioattiva anche per l’insostenibile e oneroso carico di servitù statali, dalle basi militari alla petrolchimica, dall’essere la regione più gravata da aree inquinate da attività industriali alla nefasta distrazione dello Stato in tema di energia e trasporti.

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Iglesias sta vivendo ore di paura per uno spaventoso incendio sviluppatosi nel primo pomeriggio nella zona di Monteponi. Le fiamme hanno investito la Villa Bellavista, distruggendo gli infissi, le vetrate e l’intero giardino. Le fiamme hanno inoltre minacciato numerose abitazioni della zona, evacuate in tutta fretta per evitare drammatiche conseguenze alle persone. Nell’opera di spegnimento sono impegnati i vigili del fuoco, diverse squadre a terra ed un canadair. Un secondo canadair è in arrivo da Trapani. La Protezione civile ha allertato il comune di Iglesias per coordinare le operazioni di spegnimento e mettere al sicuro la popolazione. «Non ci sono parole», ha commentato con amarezza mista a rabbia l’assessore Francesco Melis che ha scattato le foto allegate con uno smartphone.

«Atto vile e ignobile, la nostra città in balia degli incendiari, grave pericolo per il territorio e l’incolumità dei nostri concittadini, incendio vicinissimo alle abitazioni. Ho richiesto alla prefettura l’intervento dei canadair. Non c’è tempo da perdere», ha detto il consigliere regionale Gianluigi Rubiu. A Monteponi si è recato anche il deputato Mauro Pili, ex sindaco della città dal 1992 al 1999, che ha effettuato collegamenti in diretta sul suo profilo facebook per documentare il disastro in atto.

Le fiamme si stanno spingendo verso la camionabile, la strada che costeggia la discarica di Is Candiazzus.

 

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Martedì 27 giugno si terrà a Cagliari, presso la Manifattura Tabacchi, la “Bitcoin & Blockchain Conference Sardinia”,  con il titolo “La nuova rivoluzione tecnologica decentralizzata“. L’iniziativa è organizzata dallo Sportello Startup di Sardegna Ricerche in collaborazione con l’Associazione Bitcoin Sardegna.

L’evento è rivolto a chi vuole avere informazioni chiare sui temi della blockchain e dei bitcoin. Si tratta di un tema in rapida diffusione, che avrà un forte impatto su molte professionalità e settori. Alcuni dei principali esperti italiani condivideranno la loro competenza ed esperienza, fornendo utili strumenti conoscitivi ai partecipanti.

La blockchain è una delle componenti tecnologiche più note alla base delle criptovalute e oggi sta espandendo le sue applicazioni in ambiti non più solo finanziari ma legati ai più diversi settori. Bitcoin e blockchain pongono nuove sfide tecnologiche, innescando processi di innovazione paragonabili, per importanza, all’avvento di Internet.

Il programma prevede, al mattino, una sessione plenaria con le relazioni e un dibattito tra gli esperti e, al pomeriggio, tre workshop sulla tecnologia blockchain dedicati alle opportunità di business, all’impatto in campo giuridico e al tema della trasparenza, e infine un’esercitazione pratica con i Bitcoin.

Sono previsti gli interventi di Cosimo Accoto, Luigi Angotzi, Marco Baldassarre, Stefano Capaccioli, Davide Carboni, Riccardo Casatta, Gabriele Domenichini, Davide Gessa, Michele Marchesi, Mauro Pili, Francesco Piras, Massimo Simbula e Giacomo Zucco.

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Il giornalista pubblicista Andrea Corda, 36 anni, laureato in Scienza della comunicazione, è il nuovo segretario dello staff del sindaco di Carbonia Paola Massidda. Il suo nome faceva parte di un lungo elenco di candidati, ben 63, tra i quali laureati in Economia e Commercio, Giurisprudenza, Scienze politiche e Scienza della comunicazione, che hanno partecipato al bando di selezione pubblicato dal comune di Carbonia. Fin qui si tratta della conclusione di una normale procedura di selezione ma… Eh sì, c’è un ma, che scaturisce dal fatto che Andrea Corda il 5 giugno 2016 era uno dei 6 candidati alla carica di sindaco, proposto dalla lista Unidos, il movimento fondato dal deputato Mauro Pili. Un anno fa, dunque, Andrea Corda era uno degli avversari politici di Paola Massidda, poi eletta a sindaco nel trionfale ballottaggio con il sindaco uscente Giuseppe Casti, e oggi diventa un suo collaboratore di strettissima fiducia. Alle elezioni ottenne 1.317 voti, il 7,84%, risultato che non gli è bastato per essere eletto consigliere comunale, perché la vittoria di Paola Massidda, con il Movimento 5 Stelle, la cui lista al primo turno aveva ottenuto “solo” il 17,91%, ha lasciato solo 9 seggi a tutte le opposizioni che al primo turno avevano ottenuto complessivamente l’82,09% dei voti e si sono divisi il 40% dei seggi (Andrea Corda sarebbe stato eletto se a vincere il ballottaggio fosse stato Giuseppe Casti).

Andrea Corda è sorpreso del clamore scatenatosi intorno all’esito della selezione, alla quale ha partecipato con altri 62 aspiranti.

«Ho avuto un’esperienza politica con il Movimento Unidos – spiega Andrea Corda – ma io ero e resto un giornalista e come tale ho partecipato alla selezione. Il mio impegno politico, peraltro, si è esaurito dopo il ballottaggio del 19 giugno 2016, nonostante mantenga un buon rapporto con gli amici con i quali ho condiviso l’esperienza delle Amministrative. Quello di segretario dello staff del sindaco è un incarico tecnico part time per 28 ore settimanali – aggiunge Andrea Corda – della durata di un anno.»

Andrea Corda nel dicembre 2015 ha ricevuto, a Firenze, il Premio Spadolini Nuova Antologia, riservato a tesi di laurea specialistica e di dottorato su un tema relativo alla storia politica e culturale dell’Italia contemporanea (‘800-‘900) e due mesi dopo, un secondo premio, dal Centro Studi sul giornalismo Gino Pestelli di Torino, per la sua tesi di dottorato in Storia del giornalismo, dal titolo “Il giornalismo in Sardegna dall’istituzione della Regione Autonoma ai giorni nostri. Tra conservazione e innovazione”.

Dopo l’esperienza politica, Andrea Corda ne ha avuto una giornalistica, con l’emittente televisiva Canale 40, della quale è stato direttore della testata giornalistica e per alcuni mesi ha curato il telegiornale. «Questa esperienza si è chiusa definitivamente dieci giorni fa», ha sottolineato Andrea Corda.

La scelta del sindaco Paola Massidda, comunque, inevitabilmente, fa discutere. Tra gli interventi più critici, riportiamo quello di Giuseppe Casti, Partito democratico, ex sindaco, sconfitto da Paola Massidda nel ballottaggio.

«Uniti. Un anno fa si presentavano rivali politici alle elezioni Comunali di Carbonia. Oggi Andrea Corda, candidatosi con Unidos all’epoca, è diventato il Segretario Personale della Sindaca Paola Massidda del Movimento 5 Stelle – ha scritto Giuseppe Casti questa mattina in un post del suo profilo Facebook -. Prima rivali politici, oggi, invece, hanno trovato, evidentemente, punti di accordo tra loro. Al di là della preparazione e del curriculum di tutto rispetto, che sicuramente Andrea Corda può esibire, è una scelta estremamente discutibile e politicamente confusa. Mi pare strano, poi, che all’interno dello stesso Movimento 5 Stelle, dove militano persone anche molto preparate, non ci fosse davvero nessuno in grado di ricoprire questo ruolo.»
«A volte ti chiedi come mai al ballottaggio tutti gli altri schieramenti siano confluiti su Paola Massidda e sul Movimento 5 Stelle… – ha concluso Giuseppe Casti – poi piano piano le risposte arrivano.»

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Venerdì scorso, la delegazione guidata da Ofer Sach, ambasciatore di Israele a Roma, ha partecipato a un incontro che si è tenuto al Crea UniCa (Center of research entrepreneurship acitivities – Università di Cagliari, Centro innovazione e imprenditorialità). Per l’ateneo hanno preso parte i pro rettori Micaela Morelli (Ricerca scientifica) e Annalisa Bonfiglio (Innovazione), il direttore di Crea, Maria Chiara Di Guardo e Mario Mariani (The Net Value). Il neonato hub per il mix che accomuna giovani-contaminazioni disciplinari-ricerca-idee e progetti appetibili dai mercati nazionali e mondiali, ha sede all’ex Teatro anatomico di via Ospedale. Il Centro ha il compito di catalizzare, coordinare e guidare l’insieme, a partire dal ContaminationLab, di progetti e iniziative che esaltino l’innovazione e l’imprenditorialità con la mission d’ateneo quale propellente.

Dodici start up con il vento in poppa. Sei maturate nell’ambito del ContaminationLab dell’Università di Cagliari. Ovvero, Chiara Cocco (Neeot), Simone Scalas (Bxtar), Maurizio Piredda (Bautiful Box), Alessandra Farris (IntendiMe), Marco Deiosso (Nausdream), Alberto Piras (Brave Potions). Altrettante fiorite nel contesto della ricerca universitaria svolta nell’ateneo del capoluogo: Alessandro Massarelli (Botteega), Mauro Pili (Paymeabit), Fabrizio Mulas (U4Fit), Andrea Concas (Art Backers), Alessandro Sestini (Marinanow) e Antonio Solinas (Ab Insula). I rappresentanti delle start up hanno spiegato alla delegazione di Israele (accademici, venture capitalist, diplomatici, imprenditori) il nocciolo dei loro progetti. Il Crea punta a far conoscere alcune delle start-up nate all’interno del CLab di UniCa, mostrare la rete di relazioni sull’imprenditorialità che l’Università promuove con il ComunicationLab. Tra gli obiettivi, il rafforzamento della visibilità sia di alcune imprese di pregio in relazione con l’ateneo, sia di alcuni progetti scientifici con evidenti ricadute imprenditoriali.