23 November, 2024
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Con la fine del 2018, e la pubblicazione dei dati relativi alle presenze dei visitatori nel territorio del comune di Iglesias, è tempo dei primi bilanci relativi ai luoghi di interesse culturale e turistico, come il sito di Porto Flavia.

Un’annata ricca di soddisfazioni, che certifica una crescita esponenziale nel numero dei visitatori, sia per quanto riguarda i residenti che per quanto riguarda i turisti provenienti dalle altre località della Sardegna, dal resto d’Italia e dalle nazioni europee ed extraeuropee.

Secondo i dati forniti dall’Ufficio Turistico del Comune di Iglesias, i dati relativi al 2018, si inseriscono in un trend di crescita costante, che abbraccia gli ultimi 4 anni, con il sito di Porto Flavia che passa dai 19.756 visitatori all’anno del 2015, ai 24.611 del 2016, per arrivare ai 30.409 visitatori del 2017 ed al picco dei 31.097 visitatori dell’anno appena concluso.

Crescita numerica che è andata di pari passo con l’incremento dell’offerta turistica, che ha permesso, nel 2018, un aumento nel numero delle presenze anche nel periodo non strettamente legato alla stagione estiva, con picchi nei mesi di aprile (4.415 visitatori a Porto Flavia) e di ottobre (2.298 visitatori).

Per quanto riguarda i dati relativi alla provenienza dei visitatori, Porto Flavia con le sue bellezze naturali e con i rimandi alle attività storiche del patrimonio minerario del territorio, si conferma una delle mete preferite dagli Iglesienti, con 1.198 visite all’anno, e soprattutto dai visitatori provenienti dalle altre realtà della Sardegna e del resto d’Italia, che hanno premiato il sito con 3.659 presenze.

Numerosi anche i visitatori provenienti dalle nazioni europee, con in testa la Francia (2.316 visitatori nel 2018) e la Germania (1.137 presenze), con una nuova frontiera rappresentata dal turismo extraeuropeo, che ha portato a Porto Flavia, tra gli altri, 19 visitatori provenienti dagli Stati Uniti, 21 dal Canada, 12 dalla Cina e 13 provenienti da Australia e Nuova Zelanda.

Porto Flavia come punto di congiunzione tra la tradizionale offerta legata al turismo stagionale e balneare, ed un turismo che cerca di superare l’esclusività della stagione estiva, grazie anche a percorsi in grado di valorizzare la cultura ed il patrimonio storico legato alle attività minerarie, in grado di attrarre diverse tipologie di visitatori

«Quelli relativi al 2018 sono dati importantissimi, che non ci lasciano indifferenti, e che accogliamo con soddisfazione – ha commentato Mauro Usai, sindaco di Iglesias – poiché testimoniano il grande interesse che la città è in grado di suscitare nei tanti turisti che visitano la Sardegna, attraverso i luoghi che ne testimoniano l’identità, la storia e la cultura.»

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Giorgio Madeddu.

Lettera aperta ai cittadini del Sulcis Iglesiente

Cari amici,

nei giorni scorsi la dirigenza Assl ha inaugurato i locali del nuovo Pronto soccorso dell’Ospedale CTO di Iglesias. Celebrazione patetica, fotocopia di quanto abbiamo ammirato in precedenza, nessuna auto critica sui ritardi biblici sulle promesse del passato, siamo stati spettatori di improbabili dichiarazioni, esaltanti, quasi maniacali dei dirigenti sul presente e futuro della nostra sanità. In perfetto stile sanità-partito inaugurazione di locali (mura per essere chiari), Barranu-Dirindin: Ospice al Santa Barbara? O come le stravaganti inaugurazioni di Maurizio Calamida: Triage Fast Track Infermieristico al CTO senza Pronto Soccorso, 118 al terzo piano dell’ospedale F.lli Crobu ed inaugurazione prenatalizia di poltrone ed audiovisivi nella pediatria del Santa Barbara, con l’allora presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo. Non ci sono dubbi l’aria natalizia, soprattutto se prossima alle elezioni, scatena le compulsioni inaugurative, e si festeggia il nulla, alcolizzando le vere carenze e responsabilità, bollicine di visibilità preelettorali.

Il resoconto de “L’Unione Sarda” sgomenta e indigna per la faccia tosta delle dichiarazioni: «Un traguardo importante-dichiara la d.ssa Giua…rilanciamo quest’ospedale», il rilancio di un ospedale non è garantito dai miglioramenti murari per quanto necessari, i pazienti fino ad ieri vergognosamente ricevuti in un accampamento medioevale che solo l’ammirevole premura e professionalità di medici e infermieri trasformava in Pronto Soccorso ma, germoglia, dall’entusiasmo e motivazione degli operatori, e dalla fiducia che la Comunità su questi ripone. Esaltare locali e tecnologie senza valorizzare il talento dell’Uomo è l’anticamera della decadenza. «Rilanciamo quest’ospedale.» Il CTO è stato riferimento e risorsa per l’intero Sulcis, oggi è un campo di battaglia simile alla Beirut bombardata, il Pronto soccorso anche dopo la recente cosmesi è, comunque, sprovvisto di affiancamento cardiologico e neurologico full time, parziale sostegno chirurgico, ortopedico e otorino, talenti questi umiliati dal week surgery di Onnis-Arru-Pigliaru. La d.ssa Giua come i precedenti (tutti) marziani di partito inviati da Cagliari per “stabilizzare” la devastazione della sanità del Sulcis Iglesiente, parla di rilancio del CTO? Stravagante! Eppure dovrebbe essere informata che prossimamente si concluderà la storia della Chirurgia pediatrica di cui non ha mai parlato. Raggiunto il pensionamento del primario e dell’aiuto anziano, accolto il trasferimento di un’apprezzata chirurga pediatrica, il reparto dopo 37 anni di straordinaria avventura scientifica ed umana, chiude miserevolmente i battenti, non per sconfitta professionale ma perché i politici si sono dimostrati quaquaraquà, dilettanti, superficiali. La Chirurgia pediatrica del F.lli Crobu orgoglio del Sulcis, muore non per mancata professionalità dell’equipe iglesiente, non perché improduttivi, ma perché gli illuminati partiti sardi hanno deciso da Soru-Dirindin, Cappellacci-De Francisci a Pigliaru-Arru, che il talento chirurgico-pediatrico del Sulcis dovesse morire. Il CTO di Iglesias è risorsa che merita una difesa territoriale, riteniamo dilettantistiche le difese di campanile e le immature, sterili e divisorie avanguardie solitarie, proponiamo alleanze ragionevoli dell’intero territorio finalizzate alla qualità sanitaria locale. Nei prossimi mesi l’ortopedia del CTO di Iglesias, dopo una storia di straordinaria professionalità da riferimento regionale morirà, gli ortopedici sopravvissuti perderanno per pensionamento il primario dott. Porqueddu, stimato professionista, ed il mitico Traumatologico del Sulcis, sarà cancellato, altro che Unità complessa, forse un ambulatorio part time, forse. Anche il servizio otorino, baluardo dell’intero Sulcis, presenta criticità e sofferenze, da riferire alla gestione e carenza del personale, la d.ssa Giua quando parla di rilancio pensa al poker di fine settimana ma francamente per il Sulcis il rilancio sanitario decollerà quando la sanità non avrà nulla a che fare con i partiti politici ed i talenti saranno premiati per quanto valgono nelle sale operatorie e negli ambulatori. Alla marziana d.ssa Maddalena Giua si affianca l’astronauta d.ssa Viviana Lantini, la sua dichiarazione impertinente «Ci siamo fatti un bel regalo di Natale…» meritava una pernacchia dei presenti senza sponsor ma, nel mondo degli equilibri politici ed anestesia ormonale, l’ipocrisia supera l’orgoglio. L’articolo si concludeva con la dichiarazione eccessivamente ottimistica del sindaco di Iglesias Mauro Usai sul futuro del CTO, è scontato, infatti, che dopo la cura dimagrante Calamida-Onnis-Giua, il CTO non sarà in tempi ragionevoli «…un presidio rispondente alle esigenze del territorio». 

Gli amministratori del Sulcis Iglesiente uniti e motivati alla difesa della sanità della loro Comunità non hanno altra chance, devono unirsi, superare i campanilismi ed i personali narcisismi oggi palpabili, difendere i bisogni dei loro cittadini e, se non si realizzano prima delle elezioni regionali, consegnare le schede elettorali. Noi non festeggiamo un bel niente, siamo seriamente preoccupati per il tracollo annunciato dal dilettantismo, mancata programmazione, del tirare a campare fino alle prossime elezioni e così via. A tanti forse è sfuggito un piccolo dettaglio, assenti i sindaci del territorio, assenti Pigliaru, Arru e Moirano che, normalmente, timbrano il cartellino anche per inaugurare fonendoscopi e cateteri vescicali. L’atmosfera di disinteresse e solitudine che aleggia attorno al CTO merita riflessione, umiltà ed inversione di marcia.

Cari Amici del Sulcis Iglesiente,

a seguire troverete alcune riflessioni sulla Chirurgia pediatrica da noi divulgate nel gennaio 2012, casistica fino al 2015, consegnatele ai consiglieri regionali che avete sostenuto e stimate, chiedete loro cosa hanno fatto, coinvolgeteli, come può il Sulcis risalire la china della decadenza morale, economica e politica se non riusciamo a trattenere, difendere e valorizzare i pochi talenti che abbiamo?

Iglesias, 24 dicembre 2018

Giorgio Madeddu

 

30 anni di Chirurgia Pediatrica

La vigilia di Natale del 1981 la sala operatoria dell’Ospedale Pediatrico F.lli Crobu, ospitava tra l’emozione generale, il primo intervento di Chirurgia Pediatrica. Nasceva nella nostra città la più significativa realtà chirurgica regionale sul piccolo paziente ma, considerando le stravaganze della politica sanitaria sarda, quale presente e quale futuro si prevede per questo nostro “Talento sanitario”?

24 dicembre 1981

L’avvincente storia della Chirurgia pediatrica del Crobu è stata protagonista di una nostra precedente divulgazione (novembre 2006) quando i lanciafiamme regionali nella bozza del Piano Sanitario Regionale avevano cancellato il Reparto dalle risorse sanitarie della Sardegna.

I nostri interventi spesso recidivanti, vuoi perché non molliamo la presa vuoi perché orgogliosamente liberi non possediamo affinità e prossimità con i linfonodi del potere (sanitario in questo caso) ai quali ricordiamo costantemente doveri e responsabilità. Caparbi perseveriamo, fiduciosi che il tempo sia assolutamente galantuomo.

Sintesi storica

1978: L’Ente Ospedaliero F.lli Crobu di Iglesias presenta alla Regione un progetto per adeguarsi alle nuove esigenze sanitarie. Il nosocomio nacque nel 1958 per contrastare l’emergenza tubercolosi tra i bambini della nostra regione; era infatti particolarmente diffusa tra i figli dei minatori del Sulcis drammaticamente colpiti in quegli anni da silicosi e tubercolosi.

1979: La Regione accoglie la proposta e sul Lago Corsi planano: Pediatria, Chirurgia pediatrica, Anestesia e Rianimazione, Neuropsichiatria Infantile, Otorinolaringoiatria, Centro trasfusionale.

1981: In piena estate dott. Francesco Cossu primario anestesista organizza l’ equipe che affiancherà per quasi un ventennio le discipline chirurgiche del F.lli Crobu.

1981: 24 dicembre, il prof. Candido Daniele Pinna effettua il primo intervento.

Le fondamenta della Chirurgia pediatrica ad Iglesias hanno origini lontane, precedono l’applicazione in Sardegna della Riforma sanitaria e dello strapotere dei politici in sanità, prima nelle USL e dopo la legge 502 del 1992 nelle Aziende sanitarie locali. Germoglia dall’esigenza, rivendicata da più parti, di una chirurgia dedicata al bambino spesso reclutato impropriamente tra gli adulti e non certo dal famelico appetito clientelare che ultimamente rileviamo.

La Divisione diretta dal dott. Barletta, sostenuta da anestesisti dedicati all’assistenza pediatrica, conquista la fiducia dei sardi, da Teulada a La Maddalena raggiungono Iglesias piccoli pazienti e famiglie al seguito. Cresce, anno dopo anno, il numero dei ricoveri e degli interventi anche dei più impegnativi grazie alla passione, competenza e generosità di chirurghi e anestesisti che nei momenti più delicati si organizzano e condividono i dubbi e le sfide che la professione quotidianamente presenta.

Unico reparto di Chirurgia pediatrica della Sardegna ha ricevuto consensi e gratitudine dalla Comunità quanto disinteresse dagli amministratori ASL e dai politici regionali.

Nei suoi gloriosi 30 anni la Chirurgia pediatrica ha trattato oltre 15.000 bambini, negli anni ’90 si registravano 800 interventi all’anno per poi ridursi e attestarsi attualmente a 400.

L’ultimo decennio il reparto, diretto brillantemente dal dott. Licciardi, ha sperimentato il disinteresse e il dilettantismo delle intercambiabili gestioni della ASL 7.

Il primo grande attacco alla Chirurgia pediatrica?

La gestione stravagante del Servizio di anestesiologia!

Il primario dott. Cossu dal suo arrivo a Canonica sollecitava l’Azienda sanitaria a dotarsi di una Rianimazione pediatrica; lo riteneva un supporto fondamentale per il futuro non solo della Chirurgia pediatrica e della Pediatria ma anche dell’Otorinolaringoiatria che nell’’84 comincia come servizio e nell’’89 si trasformerà in reparto diretto dal dott. Medda ma anche dell’Ortopedia del CTO che negli anni 80 assisteva una buona percentuale di bambini. La proposta non verrà mai accolta e dott .Cossu avvertendo conclusa la sua missione chiederà il trasferimento a Cagliari, lo seguiranno i suoi collaboratori più anziani.

Servizio di Anestesiologia:

1998: 1 primario + 7 anestesisti. Esperienza media per medico: 13 anni

2000: 5 anestesisti. Esperienza media per medico: 4 anni

Come già denunciato nel 2006 l’Anestesiologia del Crobu, perfezionatasi prevalentemente sul bambino fu abbandonata senza ricevere rinforzi programmati. Le carenze d’organico, costantemente colmate da neospecialisti e consulenti esterni, non garantivano più il sostegno e la sicurezza del passato. Espletato il concorso per sostituire Dott. Cossu, la vincitrice chiede aspettativa ma agli inizi del 2002 rinuncia. La ASL effettua una scelta incomprensibile, smentisce se stessa, non promuove uno tra gli anestesisti idonei al primariato presenti nella stessa graduatoria ma, centralizza le anestesie dei tre ospedali cittadini preferendo ricompensare, generosamente, consulenti esterni e non investire su un primario anestesista dedicato alla Chirurgia pediatrica e all’Otorino.

2006: la bozza del Piano sanitario regionale prevedeva due U.O. di Chirurgia pediatrica inabissando, in perfetto stile battaglia navale sanitario, la divisione iglesiente, unica realtà sarda operativa allora da 25 anni. L’incomprensibile proposta dell’assessore Nerina Dirindin venne modificata da un emendamento che non decapitava la nostra Chirurgia pediatrica, ma secondo le nostre previsioni decretava la lenta agonia della Chirurgia Pediatrica Sarda. Le realistiche previsioni che comunicavamo nascevano dalla sfiducia nel sistema sanità inaffidabile e schizofrenico, poco avvezzo al rispetto e valorizzazione dei talenti autoctoni ma compulsivamente orientato a sostenere e premiare i rassicuranti portaborse in càmice.

Proposta di Amici della Vita per la Chirurgia pediatrica

Istituzione al CTO del Dipartimento pediatrico del Sulcis Iglesiente: Chirurgia Pediatrica, Pediatria, Neonatologia, Neuropsichiatria Infantile, Ginecologia e punto nascite (basta con i doppioni!)

Team di anestesisti dedicati al bambino e 2 posti letto di Rianimazione pediatrica (la ASL 7 ha 2 rianimazioni per adulti nessuna accoglienza pediatrica)

1 Cardiologo pediatra (la ASL 7 annovera 20 Cardiologi per l’Adulto, O ZERO! per i bambini),

1 Radiologo-Ecografista Pediatrico.

Pronto soccorso pediatrico.

L’investimento a sostegno di una squadra di Chirurghi validi e appassionati, sarebbe stato certamente modesto, in grado di soddisfare pienamente le richieste della Sardegna interrompendo la mobilità passiva extraregionale, sarebbe stata razionalizzazione vera!

Non pensavamo minimamente di difendere una nostra proprietà, desideravamo salvaguardare una risorsa indispensabile ai bambini della nostra regione. Ipoteticamente nell’interesse generale il personale tutto della Chirurgia pediatrica del Crobu avrebbe potuto essere trasferito a Cagliari, Oristano, Nuoro e altrove adeguatamente potenziato riconoscendogli impegno, passione e capacità, avremo applaudito chiunque avesse sposato la linea della funzionalità ed efficienza ma abbiamo rilevato invece: clientelismo, campanilismo, gassosa maldestramente mimetizzata.

Piano sanitario regionale

2007: il 19 gennaio viene approvato il Piano sanitario regionale, prevede tre Chirurgie pediatriche: Iglesias e le due Aziende Ospedaliere-Universitarie di Cagliari e Sassari ma ancor oggi dopo cinque anni non esiste un riferimento regionale alternativo alla Chirurgia pediatrica di Iglesias. Il 2007 doveva essere l’anno del trasferimento al CTO quasi pronto ad accogliere tutti i reparti per acuti di Iglesias.

L’esodo in effetti ci fu ma la carovana raggiunta Piazza Sella incocciò il semaforo che perentorio intimò: contrordine compagni, tutti al Santa Barbara dove l’anestesiologia è di ottimo livello, esperta sull’adulto ma con scarsa esperienza pediatrica. I chirurghi trovano subito limitazioni e patologie un tempo affrontabili nello storico Crobu saranno inviate a reparti della penisola con gravi disagi ai pazientini ed alle famiglie; certamente secondarie ma non trascurabili le ingenti spese regionali per i viaggi che alcuni battezzarono della speranza ma riteniamo più opportuno definirli del dilettantismo e dell’ignavia.

Il Direttore generale della ASL (dott. Benedetto Barranu) affermò pubblicamente che alcuni anestesisti avrebbero perfezionato nelle eccellenze continentali le conoscenze neonatologico-pediatriche, si sbilanciò, fece addirittura il nome della prima candidata con valigia pronta. Qualche mese dopo gli ricordammo, affettuosamente e pubblicamente, che l’anestesista aveva ottenuto un trasferimento (peraltro definitivo!!!) ad altra realtà nazionale e suggerimmo per il futuro di investire i denari della nostra Comunità per specializzare e valorizzare professionisti stanziali e non transeunti.

I risultati della Chirurgia pediatrica sono stati straordinari se consideriamo le difficoltà e gli ostacoli incontrati nei 30 anni di attività. Carenza cronica d’0rganico, salti mortali per garantire l’attività di reparto, di sala e ambulatoriale. Eterne guardie interdivisionali, prima con l’Otorinolaringoiatria poi con la Chirurgia generale e recentemente con la Pediatria, fanno pensare ad una equipe sempre in emergenza, pletora di reperibilità, impossibile l’aggiornamento e il confronto con le realtà nazionali e internazionali, riposi e ferie quasi impossibili, rischio significativo di burn-out e malpractice.

Non scordiamo che stiamo tratteggiando la storia dell’unica accoglienza di chirurgia pediatrica in Sardegna, non di un sotto utilizzato doppione sanitario, non di un’Unità operativa a mobilità passiva per la ASL 7 come tante altre (1400 visite ambulatoriali nel 2011 il 60% delle quali a provenienza extra ASL); ebbene, malgrado quanto abbiamo evidenziato è stata abbandonata al suo destino!

Come precedentemente riportato la maggioranza di centro sinistra alla regione sarda sostenne la proposta dell’assessore della Sanità per cui: Chirurgia pediatrica a Iglesias, Sassari e Cagliari.

La Dirindiniana fatica, presentata come brillante esempio di razionalizzazione sanitaria (massima efficacia a costi contenuti, eliminare i doppioni e i servizi sotto utilizzati o parassitari), al capitolo Chirurgia pediatrica si è dimostrata superficiale, irrazionale, disinformata! Le sarebbe bastato visitare il sito www.chped.it della Società Italiana di Chirurgia Pediatrica (S.I.C.P.) per evitare tanto dilettantismo. Fosse stata più umile e curiosa avrebbe appreso quanto da anni emergeva:

Italia: 57 Centri di Chirurgia Pediatrica istituiti tutti prima del 1983 in virtù del baby boom nazionale.

Il T.O.L. (tasso occupazione letti) delle Chirurgia pediatrica negli anni novanta è mediamente in Italia del 64% parametro che il legislatore considera premessa alla riduzione dei posti letto, o addirittura alla chiusura del reparto.

La S.I.C.P. prendendo atto della denatalità nazionale e dell’inappropriatezza dei ricoveri (bambini normalmente ricoverati in chirurgie per adulti in contrasto alle direttive del Piano sanitario nazionale 1994!) inviò nel marzo 1999 al ministro della Sanità un rapporto dettagliato concludendo che: istituire nuovi Centri di Chirurgia pediatrica. avrebbe favorito la dispersione delle patologie più importanti, impoverimento professionale degli Operatori e ulteriore riduzione del T.O.L.

La S.I.C.P., condividendo le conclusioni della British Association of Paediatric Surgeons sul rapporto tra numero reale e ottimale delle Chirurgia pediatrica in Europa, ritiene per l’Italia necessari 22 Centri ben organizzati: 1/2,5 milioni di abitanti.

La scelta dell’assessore Nerina Dirindin, mal si adattava a quanto sostenevano le Società scientifiche internazionali di Chirurgia pediatrica; per queste la nostra Regione avrebbe necessità al massimo di una Chirurgia Pediatrica. La singolare decisione di eliminare Iglesias e incoraggiare Sassari e Cagliari da inventare ex novo, insospettì anche quanti come noi ricercano l’essenzialità e detestano il facile campanilismo che nelle rivendicazioni sanitarie fa emergere squallidi egoismi di quartiere e condominio. Il passaggio successivo: garantire la sopravvivenza di Iglesias dopo le pressioni di un territorio sensibile più alla parrocchia che alla qualità del servizio regionale, spianò la strada a 3 Chirurgie pediatriche quindi 1 Centro/550.000 abitanti! Questa decisione, considerata una vittoria epica del centro sinistra sulcitano protagonista dell’emendamento di Pirro, portò la Sardegna alla più grande densità di Chirurgie pediatriche per popolazione del mondo che se realizzata determinerà contestualmente il ridimensionamento professionale delle tre equipe e per finire il fallimento economico dell’operazione. Le tre realtà saranno sicuramente motivo di inaugurazioni e assunzioni blindate ma numerosi saranno i letti ben rimboccati, nessuna svilupperà eccellenze e talenti (a meno che non sia stato già deciso chi deve ricevere i sostegni tecnologici e multi specialistici e chi no), i viaggi per la penisola non si arresteranno! La malinconia di assistere alla disintegrazione della straordinaria esperienza dei chirurghi del Crobu ci suggerì allora come oggi di assumere posizioni decise contestando le scelte regionali. Rinnoviamo oggi il nostro dissenso dopo aver rilevato che al Microcitemico di Cagliari sembra imminente l’avvio della Chirurgia pediatrica e in Gallura la stampa ci informa del feeling tra il San Raffaele, la giunta regionale e l’intero arco costituzionale dei politici sardi per il possibile decollo di un polo pediatrico d’eccellenza. Non è ben chiaro se nascerà la 4ª Chirurgia pediatrica lievitando a 1/400.000 abitanti (barzelletta interplanetaria) o se stiamo per convenzionarci e trasferire qualche milione di euro alle banche della sanità privata.

Abbiamo delegato la Sanità ai dilettanti!

La Sardegna ha bisogno di una sola Chirurgia pediatrica di ottimo livello capace di:

1. affrontare le problematiche delicatissime che i nostri neonati e bambini presenteranno.

2. scordare i viaggi della disperazione costosi e umilianti.

3. pensare con orgoglio di poter essere utili anche a quelle migliaia di bambini che dal nord africa si affacciano sulla nostra terra pieni di speranza.

Il polo Chirurgico pediatrico regionale non può prescindere dalla esperienza del F.lli Crobu, potrebbe non essere Iglesias la sua postazione futura ma quella storia non può essere accantonata.

Le responsabilità dei politici del passato sono evidenti ma ancora più palese è la superficialità e l’invisibile propensione alla programmazione sanitaria degli attuali governanti. Ridicoli, incoraggiano per la costante ansia clientelare la moltiplicazione di servizi (dirigenti medici, infermieri e amministrativi) destinati al fallimento assistenziale ed economico. Riteniamo ancora attuale la proposta avanzata un lustro addietro, proiettata a difendere un patrimonio professionale, culturale, umano, di accoglienza e solidarietà al bambino malato e al suo mondo. Valori ai quali non possiamo rinunciare, che travalicano il semplice campanilismo che possono eventualmente essere trapiantati altrove ma non possono andare dispersi per l’inconsistenza di quanti non hanno niente di più significativo che inaugurare intonaci, letti, soprammobili, ecografi. Crediamo si debbano festeggiare le imprese umane, le guarigioni dei pazienti, gli anni di sobrietà degli alcolisti e tossicodipendenti, la sopravvivenza dei malati tumorali. Ci emozioniamo davanti all’eroismo dei tanti operatori sanitari liberi che si impegnano in silenzio per la Comunità, insensibili al fascino mortale delle sirene, faranno certamente poca carriera ma danno significato pieno ad una nobile professione che la politica vuole subalterna e asservita ai propri interessi. Siamo disponibili a festeggiare il 100° malato terminale accolto nell’Hospice di Iglesias, il 1.000° intervento di Chirurgia pediatrica al CTO, il 1.000° bambino nato al CTO, la riapertura della Cardiologia ad Iglesias.

Si celebrano le opere realizzate dall’Amore e dall’Impegno dell’Uomo.

La sanità pubblica ha bisogno di riscoprire il senso della sua missione, accettare le sfide che la sofferenza costantemente presenta, avvicinarsi con maggiore umiltà alla malattia non sempre dominabile, ma in primo luogo deve affrancarsi dalla politica, cancro infiltrante e parassitario.

Riteniamo sempre più attuale e indifferibile prima della devastazione del Servizio Sanitario Nazionale sottrarre il controllo gestionale delle ASL ai partiti riportando alla Comunità responsabilità e autodeterminazione. Proponiamo da tempo:

Elezione popolare dei Direttori generali delle ASL (abrogazione art. 3 D.L. 502/92)

Designazione tra professionisti qualificati candidati a gestire la sanità territoriale sottoponendosi alla valutazione degli assistiti. Elezione contemporanea al presidente della Provincia e dove questa non si identifica al territorio della ASL con il sindaco della città capofila.

La Comunità elegge il proprio Direttore generale che riconfermerà o destituirà per la qualità del lavoro svolto e non per il servilismo ai partiti. Si otterrebbero due risultati straordinari:

Sanità pubblica calibrata sull’Uomo

Riportare i partiti politici, che dalla Sanità pubblica attingono il 75% del potere e della loro arroganza, alla reale percezione dei bisogni e delle necessità sociali.

In Sardegna alcuni sindaci, amministratori, partiti e associazioni giudicano i 10 referendum popolari utili a ridimensionare il potere della casta, riteniamo questi aspiranti dermatologi degli illusi, se non sottraiamo la linfa vitale del clientelismo e dell’assistenzialismo, di semplice cosmesi si tratta.

Ringraziamo tutto il personale della Chirurgia pediatrica di Iglesias per l’impegno, la professionalità e l’amore dimostrato ai Bambini sardi nei 30 anni della sua storia.

Gutta cavat lapidem non vi, sed saepe cadendo.

Assistiamo passivi ad una decadenza globale del nostro tessuto sociale, la sanità pubblica è solo uno degli aspetti. La rassegnazione che i gestori della sanità vorrebbero inocularci merita reazioni composte ma decise dell’intera comunità.

Chirurgia pediatrica 2015

Nel dicembre 2012 il reparto è stato trasferito al CTO e fa sorridere che potrebbe festeggiare l’Assunta nuovamente al Santa Barbara qualora le indiscrezioni sulla “chiusura per ferie” troveranno conferma. La Chirurgia pediatrica di Iglesias ha subito negli ultimi 10 anni il più terroristico attentato politico ad un reparto ospedaliero che in Sardegna si sia mai visto:

a) Soru Dirindin; 3 Chirurgie pediatriche

b) Cappellacci De Francisci: 3 Chirurgie pediatriche + 1 (San Raffaele)

c) Pigliaru Arru: 3 Chirurgie pediatriche + 1 (Mater Olbia)

Due transumanze di operatori ma soprattutto di bambini e famiglie disorientate in 5 anni ma non escludiamo la terza nelle prossime settimane. Chi ha rallentato e ridimensionato il volume di interventi e solidarietà al Bambino è stata la gestione clientelare dei partiti orientati a premiare i grandi elettori piuttosto che i grandi talenti.

Interventi Chirurgia pediatrica: 1988/1989 media 800

2010/2011 media 400

2013: 278

2014: 248

2015: 94 (1 gennaio/31 maggio)

I risultati della Chirurgia pediatrica di Iglesias sono ancor oggi straordinari, se interpretati nel contesto del boicottaggio della Regione ma che i politici nostrani hanno alimentato. La devastazione della sanità del Sulcis è stata merce di scambio per carriere politiche, vantaggi ed equilibri di partito che non possiamo accettare né avallare.

La Chirurgia pediatrica di Iglesias è certamente la migliore realtà sarda, solo i partiti politici (tutti!!!) non sono al corrente della qualità e sicurezza che questi operatori garantiscono. Al dott. Onnis, che spesso propone numeri per avallare i sega-reparti della Regione, proponiamo una riflessione:

A fine maggio 2015, si è tenuta a Costa Rei una convention di chirurgia, dove si valutava la percentuale per reparto di trattamenti video laparoscopici nell’appendicite acuta, per le Chirurgie pediatriche i risultati sono stati: Cagliari: 11,3%, Sassari: 0, Iglesias: 43,9%.

Il reparto in Sardegna con le tecniche più all’avanguardia è quello di Iglesias, ha ridotto il numero di interventi per motivi politici non certo per stanchezza o demotivazione, mettiamoli nelle condizioni di lavorare attrezziamoli per essere competitivi (fu necessaria una sollecitazione popolare e giornalistica per acquistare lo sterilizzatore del gastroscopio), chiudiamolo se non tiene il confronto. Oggi, considerando la modestia delle Chirurgie pediatriche cagliaritana e sassarese, non sostenerlo è autentica follia, ingiustizia e danno sociale. Chiudere il reparto per ferie o come si paventa ambulatorio al CTO e 4 posti letto al Santa Barbara riducono inevitabilmente l’attività operatoria. Francamente è inaccettabile la scelta di interdire l’accesso estivo ai reparti di Ortopedia e Chirurgia pediatrica per le difficoltà oggettive che l’intero Sulcis sperimenterà, in una ASL con mobilità passiva impressionante, in una comunità dove la parola d’ordine di tutte le campagne elettorali è “avanti con il turismo” ridimensioniamo l’accoglienza sanitaria nei mesi di maggior affluenza turistica? Le scelte e le argomentazioni della ASL non convincono, del resto i rappresentanti dei medici ed infermieri del CTO sabato mattina hanno ribadito che la programmazione delle ferie non compromette la regolare attività dei reparti.

E’ arrivato il momento di assumerci responsabilità nuove e significative, impegnarci in prima linea, partecipare attivamente alla rinascita del Sulcis.

Iglesias, 13 giugno 2015

Giorgio Madeddu

Associazione AMICI della VITA – amicidellavitasulcis@gmail.com

Gruppi di Auto Aiuto per Alcol-Tossicodipendenti, Malati Tumorali, Autismo

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Sabato 29 dicembre, a partire dalle ore 21,30, la Chiesa di San Pio X (Corso Colombo n. 58), ospiterà la tappa iglesiente della rassegna itinerante “Gospel Explosion”, arrivata quest’anno alla 16ª edizione.

Un tradizionale appuntamento natalizio, organizzato dall’associazione culturale Progetto Evoluzione, titolare del festival Narcao Blues, con il patrocinio del Comune di Iglesias.

Protagonista della rassegna, il gruppo gospel Uni.Sound, nato nel 2008 a New York, dieci anni nel corso dei quali l’ensemble formato da Terelle Tipton, Eric Sumpter, Shilah Douglas e Sharon Williams, con Fullen Jr. Terrence McCarty al piano, Christopher Atlas Amir al basso e Benjamin Michael Anthony alla batteria, si è esibito in oltre sessanta nazioni di tutto il mondo, dando vita ad  importanti collaborazioni con artisti del calibro degli U2.

Un appuntamento completamente gratuito per gli spettatori, che vuole rappresentare un momento d’incontro tra musica e spiritualità, con la tradizione della musica gospel americana che abbraccia la modernità delle avanguardie soul.

«Una rassegna che rappresenta un’importante occasione di promozione culturale per tutta la città», ha sottolineato il sindaco Mauro Usai.

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«Dio ha creato i colori per arricchire il mondo e renderlo più bello e accogliente.»

Lo ha detto Mamadou Camara, 28 anni, nato in Guinea, che oggi vive nel centro di accoglienza per richiedenti asilo Casa Emmaus a Iglesias e che sogna di diventare chef. Per raggiungere questo traguardo sta completando il ciclo di studi all’Istituto “Galileo Ferraris” di Iglesias.

Mamadou Camara è intervenuto nell’aula Magna del “Ferraris” all’incontro che ha aperto l’iniziativa “Sardos e Migrantes”, organizzata dalla Regione sui temi dell’accoglienza e dell’integrazione.

«Le parole di Mamadou – ha dichiarato Filippo Spanu – riassumono il senso di questi momenti di approfondimento con i quali vogliamo far capire quanto sia importante per i giovani vivere in una società aperta e rispettosa di tutti, al di là del colore della pelle, dell’appartenenza etnica e delle religioni. Crediamo che i ragazzi, con corrette informazioni e sentendo i racconti drammatici di chi ha lasciato il suo paese devastato da guerre, povertà e conflitti etnici possano farsi un’idea del fenomeno migratorio.»

Sono intervenuti anche il giovane richiedente asilo Ibrahim Djallo, originario del Gambia, il direttore di Casa Emmaus Fernando Nonnis, la mediatrice culturale Carla Pinna ed il dirigente scolastico Massimo Mocci, si è svolta una degustazione di piatti tipici di Siria e Marocco.

Filippo Spanu ha inoltre ringraziato per il lavoro che stanno svolgendo ai fini dell’inclusione e dell’integrazione dei migranti gli operatori impegnati nel campo dell’accoglienza, che in Sardegna sono circa 1.000, ed i responsabili di Cas e Sprar: «Abbiamo costruito un modello fondato su un’accoglienza diffusa, nell’isola la media delle presenze nelle strutture è di 28 persone. Un plauso va anche ai Comuni che hanno offerto il loro prezioso sostegno alla costruzione di questa rete di solidarietà».

E proprio sul ruolo dei comuni era incentrato l’incontro successivo che si è svolto negli spazi del centro culturale a cui hanno preso parte, oltre all’assessore Filippo Spanu e a Fernando Nonnis, il sindaco di Iglesias Mauro Usai e Luca Di Sciullo, che ha presentato il Dossier statistico sull’immigrazione curato dal Centro Studi e Ricerche Idos.

Sempre a Iglesias, in piazza Sella, si è poi svolto un altro momento di degustazione di piatti africani preparati dai giovani richiedenti asilo prima dello spettacolo “C.arte d’imbarco” che ha chiuso, al Teatro Electra, l’intensa giornata di Sardos e Migrantes.

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«Un patrimonio immobiliare inefficiente dal punto di vista energetico compromette gli sforzi fatti in altri campi, come quello della mobilità o delle aree verdi. Per questo Cagliari si è candidata a capitale europea della sostenibilità 2021, non per avere un’etichetta da esibire ma per segnare, anche in tema ambientale, una discontinuità con le politiche del passato.»

Francesca Ghirra, assessore della Pianificazione del comune di Cagliari, ha spiegato l’importanza dell’efficientamento energetico degli immobili pubblici per i Comuni e dell’impatto che può avere sulla qualità della vita dei cittadini. «Perché il nostro obiettivo, anche in relazione a edifici come l’Ospedale Civile o la clinica Macciotta, deve essere recuperare, riqualificare, migliorare il comfort, riducendo consumi e emissioni».

I programmi delle municipalità più consapevoli e all’avanguardia nel miglioramento dell’efficienza energetica dell’edilizia pubblica hanno rappresentato il cuore del workshop “Più efficienza: obiettivo Comune”, organizzato nel Centro ricerche nella Grande miniera di Serbariu. L’incontro è stato aperto dall’intervento del direttore tecnico della Sotacarbo Enrico Maggio, che ha ricordato come «l’efficienza energetica è il primo combustibile di un sistema energetico globale davvero sostenibile: contribuisce a mitigare il cambiamento climatico, facilità la crescita economica e porta con sé benefici sociali tangibili».

Per i Comuni efficientare il patrimonio edilizio pubblico è l’opportunità di evidenziare lungimiranza e senso di responsabilità, necessarie per attuare le politiche definite da Nazioni Unite ed Unione europea per il contenimento delle emissioni di CO2, sia nel pacchetto clima 20/20/20 che negli accordi di Parigi del 2015, ribaditi, forse con minor entusiasmo, nella recente COP24 di Katowice.

Gli impegni presi a livello globale dagli Stati prevedono per il 2030 un miglioramento del 27% dell’efficienza energetica, mentre per il 2050 l’obiettivo è la riduzione dell’80% dei gas serra rispetto ai livelli del 1990. La riduzione deve avvenire in tutti gli ambiti: il 60% deve essere raggiunto nel settore dei trasporti, il 90% nell’efficienza degli edifici e l’80% nell’industria. Il settore immobiliare ha un ruolo chiave in questo processo: un edificio ad alta efficienza energetica si caratterizza per un fabbisogno quasi nullo di energia e quella che serve deve essere prevalentemente assicurata da fonti energetiche rinnovabili prodotte in loco.

Il professore Antonello Sanna, ordinario del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura dell’Università di Cagliari, ha presentato i lavori di recupero effettuati nella città e nella miniera di Carbonia, seguito dal sindaco di Iglesias Mauro Usai, che ha illustrato l’azione avviata dalla sua giunta per il recupero e l’efficientamento del compendio minerario di Monteponi.

Intervento salutato con apprezzamento dal professor Antonello Sanna, che ha moderato il dibattito: «L’80% del patrimonio edilizio nazionale è in mani private e i problemi di acquisizione complicano e limitano le politiche di recupero. Ma danno fiducia il sindaco Usai e l’assessore Ghirra, giovani rappresentanti di una nuova generazione di amministratori, capace di evidenziare una consapevolezza e un atteggiamento molto diversi da quelli del passato». Plauso ribadito da Marco Tradori, che ha partecipato in rappresentanza dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Cagliari.

Il riconoscimento alle politiche di efficientamento energetico dei comuni più virtuosi può essere anche tangibile, come conferma Ivano Talmon, rappresentante dell’agenzia CasaClima, che offre collaborazione e un servizio di certificazione ai comuni: «Non stiamo inventando nulla, applichiamo il modello European energy award, che in Europa vede coinvolti oltre duemila comuni, tra i quali Lione, Lipsia, Ginevra. In Italia, al momento, stiamo assistendo in questo percorso 25 comuni».

         

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L’Amministrazione comunale di Iglesias, ai fini della tutela dell’incolumità delle persone, della sicurezza urbana, del rispetto delle norme che regolano la convivenza civile e per la protezione del patrimonio pubblico e degli animali, ha deciso di vietare da sabato 22 dicembre 2018 a domenica 6 gennaio 2019, su tutto il territorio comunale, l’utilizzo di petardi, botti e artifici pirotecnici di ogni genere, nei luoghi pubblici ed aperti al pubblico.

Un provvedimento che si è reso necessario visto l’oggettivo pericolo rappresentato dai vari artifici pirotecnici, sia da quelli illeciti che, sia pure in misura minore, da quelli di cui è ammessa la libera vendita al pubblico, essendo comunque in grado di arrecare danni fisici sia a chi li utilizza che a chi ne venisse fortuitamente colpito.

Serie conseguenze si possono determinare anche a danno del patrimonio pubblico e degli animali (domestici e non), in quanto il fragore dei botti potrebbe causare perdita di orientamento, smarrimento, oltre che il loro ferimento.

«Nonostante non siano mai stati segnalati infortuni significativi, legati all’utilizzo di artifici pirotecnici in città – ha sottolineato il sindaco Mauro Usai – l’Amministrazione comunale intende promuovere una specifica attività di prevenzione, in sinergia con la Polizia locale.»

Le violazioni del provvedimento sono punite con sanzioni amministrative pecuniarie, da euro 25,00 a euro 500,00, con il sequestro dei materiali pirotecnici e, ove il fatto assuma rilevanza penale, con la denuncia all’Autorità giudiziaria.

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Valorizzare l’accoglienza come opportunità per la crescita delle comunità e favorire il dialogo tra i giovani di culture diverse, in particolare tra i richiedenti asilo e gli studenti.

Su queste basi si svolgerà giovedì 20 dicembre a Iglesias l’iniziativa di informazione e sensibilizzazione “Sardos e Migrantes” promossa dalla Regione Sardegna in collaborazione con il comune di Iglesias e Casa Emmaus.

In mattinata, a partire dalle 11.00, all’Istituto Professionale “Galileo Ferraris”, l’assessore regionale degli Affari Generali Filippo Spanu incontrerà gli studenti della scuola, insieme ai docenti, al dirigente scolastico Massimo Mocci, al mediatore culturale Abdou Ndiaye e ai richiedenti asilo che vivono nella struttura gestita dall’associazione Casa Emmaus di Iglesias, che sarà rappresentata da Fernando Nonnis.

In contemporanea studenti e migranti saranno impegnati nei laboratori di cucina della scuola per la preparazione di piatti etnici che poi saranno offerti in degustazione.

Alle 15.30, nel Centro Culturale, in via Cattaneo, è previsto il convegno sul tema “Il ruolo dei comuni nei processi di integrazione e inclusione”. Interverranno l’assessore regionale Filippo Spanu, il sindaco di Iglesias Mauro Usai insieme all’assessore delle Politiche Sociali Angela Scarpa, Luca Di Sciullo, che presenterà il Dossier statistico sull’immigrazione curato dal Centro Studi e Ricerche Idos, la prefetta di Cagliari Romilda Tafuri, il presidente dell’Anci Emiliano Deiana e Fernando Nonnis di Casa Emmaus. La tavola rotonda sarà moderata dalla giornalista Alessandra Addari.

Alle 18.00, in piazza Sella, gli ospiti del centro di accoglienza di Casa Emmaus prepareranno e offriranno in degustazione alla popolazione piatti tipici dei loro paesi d’origine.

L’iniziativa “Sardos e Migrantes” si concluderà alle 21.00, al Teatro Electra, con lo spettacolo “C.arte d’imbarco”, ideato e realizzato dalla cooperativa Carovana.

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Venerdì 21 dicembre, nel Centro ricerche Sotacarbo, situato nella Grande miniera di Serbariu, si terrà il workshop “Più efficienza: obiettivo Comune”.

Nella mattinata, dalle ore 10.15 alle 11.30, è in programma una tavola rotonda sul “percorso della riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico sardo”, moderata dal prof. Antonello Sanna, che vedrà la partecipazione dell’assessore regionale dell’Industria Maria Grazia Piras, dell’assessore della Pianificazione del Comune di Cagliari Francesca Ghirra, dei sindaci di Carbonia e Iglesias Paola Massidda e Mauro Usai; di Ivano Talmon, per l’Agenzia per l’energia Alto Adige – CasaClima e di Marco Tradori, dell’Ordine degli architetti di Cagliari. 

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Valorizzare l’accoglienza come opportunità per la crescita delle comunità e favorire il dialogo tra i giovani di culture diverse e in particolare tra i richiedenti asilo e gli studenti.

Su queste basi si svolgerà giovedì 20 dicembre a Iglesias l’iniziativa di informazione e sensibilizzazione “Sardos e Migrantes” promossa dalla Regione nell’ambito del Piano per l’accoglienza dei flussi migratori.

In mattinata, a partire dalle 11.00, all’Istituto Professionale “Galileo Ferraris”, l’assessore degli Affari Generali Filippo Spanu incontra gli studenti della scuola insieme ai docenti, al dirigente scolastico Massimo Mocci, al mediatore culturale Abdou Ndiaye e ai richiedenti asilo che vivono nella struttura gestita dall’associazione Casa Emmaus di Iglesias che sarà rappresentata da Fernando Nonnis.

In contemporanea studenti e migranti saranno impegnati nei laboratori di cucina della scuola per la preparazione di piatti etnici che poi saranno offerti in degustazione.

Alle 15.30 nel centro culturale, in via Cattaneo, è previsto il convegno sul tema “Il ruolo dei comuni nei processi di integrazione e inclusione”. Intervengono l’assessore Filippo Spanu, il sindaco di Iglesias Mauro Usai insieme all’assessore delle Politiche Sociali Angela Scarpa, Luca Di Sciullo, che presenta il dossier statistico sull’immigrazione curato dal Centro Studi e Ricerche Idos, il prefetto di Cagliari Romilda Tafuri, il presidente dell’Anci Emiliano Deiana e Fernando Nonnis di Casa Emmaus. La tavola rotonda sarà moderata dalla giornalista Alessandra Addari.

Alle 18 in piazza Sella gli ospiti del centro di Accoglienza di Casa Emmaus prepareranno e offriranno in degustazione alla popolazione piatti tipici dei loro paesi d’origine.

L’iniziativa “Sardos e Migrantes” si concluderà alle 21.00, al Teatro Electra, con lo spettacolo “C.arte d’imbarco”, ideato e realizzato dalla cooperativa Carovana. In scena giovani richiedenti asilo africani ed asiatici.

Filippo Spanu, assessore regionale degli Affari generali.

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Il presidente della Consulta Comunale Anziani di Iglesias, Antonio Achenza, ha inviato una richiesta d’incontro urgente al direttore della ASSL di Carbonia, Maddalena Giua, e per conoscenza al sindaco di Iglesias Mauro Usai, al presidente del Consiglio comunale Daniele Reginali e ai capigruppo consiliari, per l’apertura urgente del reparto lungodegenza del CTO, la continuità del servizio AIAS e il progetto di attività fisica.

«Esprimiamo vivo disappunto per i ritardi sull’attuazione dei provvedimenti finalizzati ad una migliore qualità nella cura della persona e forte preoccupazione per le incertezze che riguardano la continuità dei servizi assistenziali e riabilitativi che interessano in modo particolare gli anziani della nostra città e del nostro territorio – scrive Antonio Achenza –. Chiediamo, pertanto, un incontro urgente per avere riscontro e certezza dei tempi di apertura del reparto di lungodegenza del CTO e delle caratteristiche organizzative del servizio; di avere rassicurazioni sulla continuità del servizio e sulle prestazioni erogate nei centri e nelle strutture AIAS del nostro territorio dopo il 31 dicembre 2018; e, infine, di approfondire il progetto dell’Ats sulla prevenzione e prescrizione dell’attività fisica per persone con patologie croniche.»