19 July, 2024
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«Purtroppo non sarà una discussione in Consiglio regionale che potrà porre rimedio a questi disastrosi cinque anni di gestione Arru della sanità sarda!»

Lo sostengono i consiglieri regionali dei Riformatori sardi Michele Cossa, Attilio Dedoni e Luigi Crisponi, che hanno presentato questa mattina in Consiglio Regionale una mozione sullo stato disastroso della sanità sarda, mozione sottoscritta da numerosi consiglieri regionali.

«Gli ospedali che scoppiano, le liste d’attesa lunghissime e il gravissimo disagio in cui lavorano gli operatori della sanità sono lo specchio dell’interminabile serie di errori fatta da questa Giunta, che ha accettato supinamente i tagli dei fondi statali e l’obbligo del pareggio di bilancio, senza avere la più pallida idea delle conseguenze che questo avrebbe comportato per la nostra sanità – aggiungono i tre consiglieri regionali dei Riformatori sardi -. In questi quattro anni e mezzo ci sono stati soltanto roboanti proclami e finte riforme, che hanno tentato di mascherare l’unica azione condotta per davvero: caos organizzativo, demotivazione degli operatori e crollo qualitativo e quantitativo delle prestazioni, che i sardi pagano ogni giorno sulla propria pelle»

«Il piano di riordino degli ospedali sardi non è stato ancora approvato da Roma e le Aziende sanitarie navigano a vista, senza sapere che pesci prendere. Niente è stato fatto per rafforzare il filtro della medicina del territorio e la presa in carico della cronicità, mentre l’emergenza urgenza aspetta ancora qualche miracolo impossibile dal carrozzone dell’AREUS. La vera tragedia – concludono i tre consiglieri regionali dei Riformatori sardi – è che la sanità sarda affonda nel dramma quotidiano dei cittadini che non trovano risposta ai loro bisogni di salute, mentre l’assessore Luigi Arru ed il suo plenipotenziario Fulvio Moirano girano sorridenti per convegni a raccontare favole a cui nessuno crede più!»

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Domani, venerdì 1 giugno alle 18,30, presso la sala conferenza dell’ExArt (ex istituto artistico) in piazza Dettori a Cagliari, nell’ambito della manifestazione Arte al Centro, promossa da GIA Comunicazione, si terrà un incontro sul tema del riconoscimento costituzionale del principio di insularità. Interverranno: Gianfranco Ganau, presidente del Consiglio regionale; Stefano Tunis, consigliere regionale; Guido Portoghese, presidente del Consiglio comunale di Cagliari. Modera Elena Secci, del Comitato promotore

Sempre domani, alle ore 10.30, presso la stazione ferroviaria di Sassari, si terrà una conferenza stampa sul tema “Insularità e infrastrutture  la situazione delle ferrovie in Sardegna”. Verrà presentato un dossier sul gravissimo gap esistente tra la Sardegna e le altre regioni d’Italia.  

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«La nostra proposta di esentare dal bollo le auto ibride ed elettriche risponde ad alcune domande molto presenti nella società sarda: rispettare l’ambiente, combattere l’inquinamento, realizzazione azioni innovative, promuovere l’economia sostenibile, fare qualcosa di concreto per i cittadini.»

Lo ha dichiarato il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, presentando una proposta di legge del partito con la quale si prevede, per 3 anni, di esentare dal pagamento delle tasse di circolazione i veicoli con alimentazione ibrida ed elettrica immatricolati in Sardegna.

Si tratta di una proposta, ha spiegato il consigliere comunale di Cagliari Raffaele Onnis, «che parte dalle migliori esperienze sulla mobilità urbana per dare un segnale coerente con l’impostazione delle più avanzate politiche europee, come del resto hanno già fatto ben 13 Regioni. In Sardegna – ha aggiunto – circola oltre 1 milione di autoveicoli e nel 2017 ci sono state 28.000 nuove immatricolazioni ma solo 344 per veicoli ibridi ed appena 13 per gli elettrici, significa che c’è un mercato da spingere ed è giusto farlo utilizzando anche incentivi fiscali».

Il consigliere Luigi Crisponi, dopo aver definito la proposta particolarmente innovativa, ne ha auspicato la rapida approvazione da parte del Consiglio annunciando inoltre che il partito si riserva comunque di presentare un emendamento specifico alla prossima legge di stabilità, per un importo stimato (nel triennio) di circa 200.000 euro.

Per il consigliere Michele Cossa, infine, «è significativo che la proposta nasca dagli Enti locali che sentono in modo particolare i problemi della mobilità e della qualità della vita nei centri urbani».

«E’ un primo segnale – ha aggiunto – che va incoraggiato, soprattutto per consolidare la tendenza all’eliminazione progressiva dei combustibili fossili in un Paese come il nostro dove registriamo l’intollerabile aumento dei carburanti: anche per il peso delle accise abbiamo il gasolio più caro d’Europa ed un prezzo della benzina verde praticamente uguale a quello della benzina tradizionale.»

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«Chiudere l’ambulatorio di terapia antalgica del Brotzu è un grave errore, che non produrrà risparmi ma solo un disagio enorme per i pazienti.»

Lo afferma, in un’interrogazione urgente, il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa. Il nuovo atto aziendale dell’Azienda ospedaliera Brotzu, infatti, prevede la creazione di un unico centro di terapia antalgica presso l’ospedale oncologico.

«L’ambulatorio di terapia antalgica del Brotzu nel 2017 ha erogato circa 4.000 prestazioni, ma da tempo, a causa delle carenze di personale non solo è stato costretto a ridurre il carico di lavoro (per l’ozonoterapia non urgente sono previsti oltre due anni di attesa) ma si assiste anche al rinvio delle prestazioni programmate. Il disagio che si arreca ai pazienti, costretti a spostare nel tempo le prestazioni, è facilmente immaginabile. La struttura del Businco non potrà mai essere in grado di assicurare le prestazioni necessarie, a meno che non venga potenziato dal punto di vista delle risorse umane e degli spazi necessari. Potenziamento che non si intravede per nulla», sottolinea Michele Cossa, che chiede al presidente Francesco Pigliaru e all’assessore Luigi Arru di «intervenire presso la Direzione generale del più importante presiedo ospedaliero della Sardegna affinché possa porre rimedio quanto prima alla situazione illustrata, in maniera da evitare l’ulteriore aggravarsi del malcontento da parte dell’utenza afferente al servizio e da salvaguardare la dignità professionale dei medici e degli operatori che hanno finora, comunque, garantito le prestazioni, in condizioni di oggettiva difficoltà».

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Il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa ha presentato un’interrogazione sulla grave criticità dei laboratori del P.O. Santa Barbara di Iglesias.

«La grave criticità legata ad una carenza strutturale degli ambienti e all’utilizzo di strumentazioni inadeguate rispetto al carico di lavoro, oltre alcune singolari decisioni assunte dal Direttore U.O.C. sul piano organizzativo e su quello dei percorsi clinico-diagnostici hanno creato disservizi ed un evidente aumento dei costi», ha dichiarato Michele Cossa.

«Per tale ragione – ha aggiunto Michele Cossa – ho chiesto al presidente della Giunta e all’assessore dell’Igiene e sanità se non ritengano di dover intervenire sulla Direzione generale dell’ATS affinché ponga rimedio quanto prima alla situazione illustrata ed evitare l’ulteriore aggravarsi della situazione di tensione determinatasi nel personale dei laboratori, salvaguardando la dignità professionale di quanti sia pure in condizioni di oggettiva difficoltà hanno finora comunque garantito le prestazioni, così da assicurare adeguati livelli di assistenza – ha concluso Michele Cossa -, impedendo che siano gli utenti a pagare il prezzo di una gestione fallimentare della sanità sarda.»

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Il Mater Olbia verrà inaugurato quattro o cinque mesi al massimo a partire dall’approvazione della rimodulata offerta assistenziale e dopo aver avuto evidenza delle risorse destinate all’ospedale nel medio periodo, cioè almeno fino al 2021. Lo ha detto l’amministratore delegato della Mater Olbia spa, Giovanni Raimondi (presidente della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma che detiene il 35% delle quote della società a maggioranza del Qatar (60%) e partecipata anche dalla fondazione Luigi Maria Monti, nell’audizione della Fondazione Gemelli e della Qatar Foundation nella commissione Sanità del Consiglio regionale, alla quale ha preso parte anche il presidente, Gianfranco Ganau, e l’assessore della Salute Luigi Arru.

L’ulteriore chiarimento sull’iter per l’apertura dell’ospedale gallurese, è arrivato dall’assessore Luigi Arru e dal direttore generale dell’assessorato, Giuseppe Maria Sechi, che, nel corso dei rispettivi interventi, hanno confermato il percorso politico amministrativo (stabilito dalle disposizioni contenute nella ridefinizione delle rete ospedaliera, approvata il 25 ottobre dello scorso anno) per la riconversione dell’offerta sanitaria e assistenziale del Mater Olbia: approvazione della delibera in Giunta a cui dovrà seguire il parere della commissione consiliare Sanità e successivamente la ratifica degli accordi sui posti letto con l’assessorato, l’investitore privato, l’azienda tutela della salute e l’azienda ospedaliero universitaria di Sassari.

A spiegare ai commissari in che cosa si sia modificato il setting assistenziale del Mater Olbia, nel passaggio dalla partnership con il Bambino Gesù a quella con il Gemelli di Roma, ci ha pensato il professore Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università Cattolina del Sacro Cuore di Roma e direttore dell’unità operativa complessa di Chirurgia, Endocrina e Metabolica del Policlinico Gemelli, che ha sostanzialmente confermato una rimodulazione verso le specialità ed i servizi tendenti a ridurre la cosiddetta mobilità passiva nella sanità sarda (la migrazione dei pazienti sardi nel Continente per ottenere le cure) con una riduzione delle specialità pediatriche a vantaggio di quelle dell’oncologia, di quelle correlate all’obesità, al diabete e all’invecchiamento della popolazione.

La sollecitazione “forte” alla Giunta perché approvi in tempi rapidi e stringenti la delibera che dà il via al nuovo Mater Olbia è arrivata dal presidente della commissione Sanità, Mondo Perra (Psi), che ha ricordato le varie fasi della pratica Qatar Foundation (a partire dall’accordo di programma del 2014) ed ha insistito sull’urgenza del via libera dell’esecutivo, impegnandosi alla immediata convocazione della commissione per il necessario parere all’attesa deliberazione. «Abbiamo registrato un’ampia condivisione sul tema del Mater Olbia – ha dichiarato Mondo Perra – ed è evidente l’urgenza di procedere con tutti gli atti politici e amministrativi che consentano l’apertura della struttura gallurese che sono certo innalzerà la qualità delle cure e dei servizi in tutta l’Isola, insieme con lo straordinario impegno per la ricerca scientifica e medica».

La richiesta di procedere in tempi rapidi è stata avanzata anche dai consiglieri regionali, di maggioranza e minoranza, espressione della Gallura: Giuseppe Fasolino, Fi («la Giunta acceleri nel dare risposte al Gemelli e alla Qatar Foudation perché il Nord Est della Sardegna da troppo tempo è il fanalino di coda della sanità sarda e non solo per la carenza di posti letto»); Pierfranco Zanchetta, Upc («la Gallura ha scommesso sul mater Olbia e senza l’apertura del nuovo ospedale rischiamo il collasso del San Giovanni di Olbia per effetto del ridimensionamento delle strutture ospedaliere di Tempio e La Maddalena») e Giovanni Satta, Psd’Az («abbiamo rinunciato a tanta sanità pubblica pur di avere il Mater Olbia ma è tempo di fare chiarezza sui tempi di apertura»).

Sulle conseguenze che l’apertura del Mater potrebbe avere sulle strutture pubbliche operanti in Sardegna si sono soffermati, seppur con accenti diversi, il consigliere dei Rossomori, Emilio Usula («il presupposto per la realizzazione dell’ospedale privato in Gallura era la capacità di intercettare i bisogni di salute con prestazioni di alta qualità non presenti nel resto delle strutture isolane»); dei Riformatori, Michele Cossa («il Mater potrà rappresentare un’occasione di confronto virtuoso tra le diverse strutture sanitarie della Sardegna e migliorare così la qualità del sistema sanitario nell’Isola») del Psd’Az-La Base, Domenico Gallus («auspico una vera competizione con la sanità pubblica»). Sugli investimenti per la ricerca ha chiesto lumi la consigliera del Pd, Rossella Pinna, mentre il suo collega di gruppo e di partito Gigi Ruggeri si è soffermato sui tetti di spesa. Entrambi gli esponenti della maggioranza, insieme al consigliere Augusto Cherchi (Pds) hanno sottolineato inoltre la necessità di una reale e proficua collaborazione tra il Mater Olbia, il Gemelli e le università sarde. Daniele Cocco (Sdp) si è soffermato sulle modalità di reclutamento del personale e Edoardo Tocco (Fi) ha posto una serie di quesiti inerenti l’accreditamento della struttura sanitaria di Olbia.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, nel suo articolato intervento non ha mancato di evidenziare i ritardi accumulati nel corso degli anni ed ha elencato una serie di criticità rilevate dalla commissione consiliare nel recente sopralluogo nella struttura della Qatar Foundation. Oppi ha quindi chiesto «chiarezza nei tempi, nelle procedure, nelle responsabilità e negli impegni» ed ha ipotizzato la sigla di un nuovo protocollo di intesa per superare quello precedentemente siglato nel 2014.

Per la Qatar Foundation è intervenuto, il dottor Lucio Rispo, che ha confermato l’impegno della fondazione per favorire la realizzazione ad Olbia di una struttura di eccellenza nel campo sanitario, in grado di migliorare la qualità delle cure in tutta la Sardegna.  

A margine dell’audizione sul Mater Olbia, il consigliere del Partito dei sardi, Augusto Cherchi, ha chiesto al presidente della commissione, Mondo Perra, l’immediata convocazione del direttore generale Ats, Fulvio Moirano, sull’effettiva entrata in vigore delle disposizioni in materia di riorganizzazione della rete ospedaliera. A sostegno della richiesta del consigliere Augusto Cherchi si sono dichiarati i capigruppo della maggioranza Daniele Cocco (Sdp) e Pierfranco Zanchetta (Upc-Psi).

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«Una storia di ordinaria, ottusa burocrazia: una associazione chiede di poter realizzare un capanno, struttura utile non solo per il ricovero delle cose, ma che può anche salvare la vita alle persone, e l’intrico delle competenze per alcuni anni lo autorizza, poi con motivazioni pretestuose lo nega. Ciò che è normale nei luoghi dove funziona l’integrazione parco-territorio, in Sardegna può diventare terribilmente complicato.»

Lo denuncia in un’interrogazione il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa che ricostruisce la vicenda: «Un’organizzazione venatoria l’anno scorso chiede di poter realizzare un capanno amovibile (fatto in legno e secondo le indicazioni fornite dall’amministrazione) in località “Canale di Sant’Antonio”, in un’area ricadente nel perimetro del Parco naturale di Gutturu Mannu. La richiesta viene respinta dall’agenzia Forestas, in contraddizione con quanto la stessa agenzia aveva fatto negli anni precedenti… La legge non preclude affatto la realizzazione di manufatti, purché ovviamente rispondenti a determinate caratteristiche, stabilite dal Parco medesimo. La presenza di manufatti adeguati – sottolinea Michele Cossa – avrebbe una grande utilità all’interno del compendio del Parco, in quanto essi potrebbero fungere da veri e propri rifugi del tipo di quelli diffusi nelle montagne del continente per quanti (cacciatori, sportivi o semplici amanti della natura) potrebbero aver bisogno di riparo in occasione di repentini mutamenti delle condizioni meteo, o di bruschi cali delle temperature, o di interventi di primo soccorso, e finirebbero per incoraggiare la fruizione del Parco medesimo, già oggi oggetto di grande interesse da parte di turisti e residenti. Peraltro, un atteggiamento di chiusura e ostilità da parte dell’amministrazione non favorisce certo l’accettazione del Parco da parte delle popolazioni interessate, che anzi lo percepiscono come fonte di nuove imposizioni e di nuova burocrazia, un ostacolo piuttosto che un veicolo di sviluppo economico e di diffusione  di una sana coscienza ambientale.»

Il consigliere regionale dei Riformatori sardi chiede, dunque, al presidente della Regione ed all’assessore della Difesa dell’ambiente, di intervenire per rimuovere gli ostacoli burocratici che impediscono una migliore e più agevole fruizione del Parco di Gutturu Mannu da parte delle diverse categorie di soggetti appassionati della natura e della vita all’aria aperta.

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Il Consiglio regionale si appresta ad adottare l’inno ufficiale della Sardegna, un tema che era stato sollevato nei mesi scorsi dai Riformatori sardi, presentatori di una specifica proposta di legge che prevedeva un percorso condiviso tra i sardi per la  sua scelta.

Questa esigenza si può sintetizzare nella considerazione che Il popolo sardo è universalmente riconosciuto come una “nazione senza stato”. I sardi si sentono indissolubilmente legati – in qualunque parte del mondo essi si trovino – alle loro radici, alla loro storia, alla loro cultura, alle loro tradizioni. Questo è il messaggio che viene trasmesso dallo sventolio di una bandiera con l’effige dei quattro mori che, ovunque venga esposta, certifica la presenza della sardità ed accende in noi un profonda emozione di appartenenza.

Allo stesso modo l’inno sardo sarebbe un forte elemento simbolico, che consentirebbe di rafforzare ancora di più questo sentimento di unità e di coesione.

L’inno che viene proposto, “Procurad’e moderare”, il canto de “S’innu de su  patriottu sardu a sos feudatarios”, è certamente uno di quelli maggiormente amati.

La Sardegna può vantare antichi primati in ambito di “riconoscimento” identitario, attraverso la forza di brani musicali. Da “Cunservet Deu su Re” (1842) fino a quello proposto nel 2005, dal maestro sassarese Antonio Deiara, con un arrangiamento dei versi di Montanaru e la musica del grande Lao Silesu.

Ma esistono anche altri “canti della sarditá” che, per differenti ragioni, storiche, politiche, sociali, religiose, sono tutti capaci di suscitare emozioni profonde tra i sardi e possono dunque ragionevolmente rappresentarne l’identità;  tra questi l’inno della Brigata Sassari “Dimonios” ed il bellissimo canto d’amore “No poto reposare”, le cui note commuovono ogni sardo. Ed è stata anche avanzata l’autorevole opinione di scrivere un inno ex novo, coinvolgendo le migliori espressioni poetiche e musicali della Sardegna.

Chi deve scegliere dunque il “canto dei sardi” tra le diverse opzioni in campo?

La politica dice che lo deve scegliere il Consiglio regionale. Noi invece siamo convinti che nella decisione su un tema così fortemente evocativo deve essere coinvolto il popolo sardo. Viviamo, infatti, un momento storico particolarmente propizio per avviare un percorso di coinvolgimento della comunità sarda: le celebrazioni del 70° anniversario dello Statuto e la grande iniziativa legata all’inserimento del principio di insularità in Costituzione.

Coinvolgere le scuole, il mondo accademico, l’intera società sarda in una grande riflessione collettiva su questo rappresenterebbe una spinta potente in termini di rafforzamento di quell’orgoglio di appartenenza oggi così tenue ma di cui abbiamo tanto bisogno e di quelle positività ed entusiasmo indispensabili per far ripartire la nostra Isola anche sul piano economico.

La paura è che si stia si stia sprecando una preziosa occasione.

Perciò chiediamo al Consiglio regionale di riflettere sull’opportunità di fare della scelta dell’inno una mera “cosa di Palazzo”, che i sardi finirebbero per percepire come artificiale ed estranea.

Michele Cossa

Consigliere regionale Riformatori sardi

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E’ iniziata in tutta Italia la raccolta di firme a sostegno dell’inserimento dell’insularità in Costituzione.

«Vogliamo che il tema dell’insularità in Costituzione entri di prepotenza nell’agenda della politica italiana!», ha detto il presidente del Comitat Roberto Frongia.

Lo sforzo organizzativo è stato grande, ma il primo bilancio della giornata inaugurale della raccolta firme è davvero entusiasmante.

Com’era prevedibile, c’è stata la fila per firmare nel banchetto di Cagliari, animato dai volontari guidati dal consigliere comunale Raffaele Onnis, così come ai tavolini di Carloforte (Pasquale Grosso), Iglesias (Paride Reale), San Gavino (Anastasia Meloni), Tortoli (Franco Sabatini), Oristano (Veronica Cabras), Nuoro (Pierluigi Saiu) Sassari (Michele Saba), La Maddalena (Fabio Lai), Olbia (Giovanni Pileri).

Ma la sorpresa più grande è stata nell’affollamento dei punti di raccolta allestiti nelle principali città italiane: A Milano (Tonino Mulas), in piazza della Scala, di fronte a Palazzo Marino, a Lecco (Giuseppe Tiana), in piazza Garibaldi, a Torino (Mario Sechi e Michele Cossa) in Piazza Castello, ad Aosta (Enrico Martial) in Avenue di Conseil de Commis, a Pordenone (Anna Maria Poddighe) in piazzetta Cavour, a Vicenza (Luciana Sedda), in piazza Matteotti, a Mestre (Saverio Vidili), in piazza Mercato, a Genova (Alessandra Zedda) in Via XX Settembre, a Piacenza (Bastianino Mossa), in piazza Cavalli, a Pesaro (Luciano Zucca), in piazza Collenuccio, a Roma (Antonio Mascia e Attilio Dedoni), in Piazza di Torre Argentina, a Napoli (Severino Nappi e Stefano Tunis), in Piazza Plebiscito, a Bari (Antonio Di Staso e Salvatore Matarrese), in piazza Umberto, a Cosenza (Michele Solinas), in piazza 11 settembre, a Palermo (Rino Piscitello e Salvatore Grillo), di fronte al Palazzo dei Normanni.

«Molti si sono fermati per curiosità, davanti allo sventolio delle bandiere dei quattro mori – ha dichiarato Frongia, riferendo le impressioni generali – con tutti, è stato poi relativamente facile ottenere la sottoscrizione della proposta di legge, quando si è spiegato che il tema dell’insularità rappresenta una emergenza di tutta la comunità nazionale, chiamata a garantire pari diritti e pari dignità agli italiani che risiedono nelle Isole.»

«La Sardegna – ha concluso Roberto Frongia – vuol definitivamente chiudere con la cultura dell’assistenzialismo, che ha generato soltanto clientelismo e rassegnazione. All’Italia intera chiediamo invece l’azzeramento degli svantaggi che ci hanno sinora impedito di competere ad armi pari con tutti gli altri cittadini italiani.»

 

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E’ stato depositato oggi in Corte di Cassazione, a Roma, il testo della proposta di legge per l’introduzione del principio di insularità in Costituzione.

In un clima di festa, ma anche di grande determinazione per il raggiungimento dell’obiettivo, si sono dati appuntamento a Roma i rappresentanti del Movimento per l’insularità.

A sottoscrivere il testo erano presenti Roberto Frongia, Emilio Floris, Luciano Uras, Alessandra Zedda, Michele Cossa, Gianfranco Ganau, Attilio Dedoni, Matteo Rocca, Pierpaolo Vargiu, Edoardo Tocco, Giovanni Pileri, Margherita Zurru, Elena Secci, Michele Solinas, Antonello Peru, Piergiorgio Massidda, Vincenzo Corrias, Laura Capelli per la Sardegna, Rino Piscitello e Salvatore Grillo per la Sicilia, il sindaco di La Maddalena Luca Montella e la Direttrice dell’ANCIM Giannina Usai per le Isole Minori, il presidente del Gremio dei Sardi, Antonio Masia, l’euro parlamentare Stefano Maullu.

«Inizia oggi un percorso che deve unire tutti i sardi, al di là di qualsiasi logica di schieramento, nella sfida più importante per il futuro della Sardegna – ha dichiarato Roberto Frongia, presidente del Comitato per l’insularità in Costituzione – che può davvero cambiare le prospettive di crescita della nostra Isola e delle altre regioni insulare italiane.»

«Basta con le vecchie logiche di rivendicazione e di assistenza che ci hanno tristemente accompagnato per lustri, alimentando cultura della clientela e della rassegnazione. Da sabato – annuncia Roberto Frongia – inizieremo la raccolta delle firme in tutte le regioni italiane perché vogliamo che il problema della identità e dello sviluppo delle isole diventi davvero un tema all’ordine del giorno di tutta la comunità nazionale!»

«Vivere nelle isole significa avere problemi peculiari nei trasporti, nel costo dell’energia, nelle reti infrastrutturali, nella sanità, nell’istruzione e nella formazione. Sono problemi dell’intera comunità nazionale e non soltanto degli italiani separati dal mare. Non vogliamo privilegi, né regali – ha concluso Roberto Frongia – le Isole chiedono invece pari punti di partenza e identiche opportunità perché siano finalmente riconosciuti diritti di cittadinanza uguali per tutti gli italiani!»