19 July, 2024
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I Riformatori sardi hanno presentato una mozione su «un primo bilancio della lotta agli incendi sul territorio regionale».

«Con la nostra iniziativa – ha detto il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi illustrando la mozione ed un’interrogazione del partito – vogliamo richiamare l’attenzione del Consiglio regionale e dell’opinione pubblica sul problema degli incendi perché in questa stagione, non ancora conclusa, il fuoco ha distrutto circa 1.000 ettari di territorio in più rispetto all’anno scorso e la Regione ha fatto qualche passo falso.»

Su questo punto Luigi Crisponi è stato molto critico, ricordando in primo luogo che «le forze in campo sono di gran lunga inferiori agli 8.500 uomini di cui ha parlato l’assessore dell’Ambiente dato che, nel solo Corpo forestale regionale, il 30% dell’organico non è più abilitato a stare in prima linea perché in età avanzata; se a questo aggiungiamo che la convenzione con i Vigili del Fuoco è stata firmata con grave ritardo, con una dotazione finanziaria inadeguata e senza la necessaria chiarezza sulla dislocazione dei presidi sul territorio, abbiamo un quadro complessivo preoccupante che non può essere sottovalutato».

Il consigliere Michele Cossa ha invece messo l’accento sulla necessità di voltare finalmente pagine rispetto ad una sorta di “piaga biblica che anche quest’anno si è rivelata devastante per la Sardegna sia per i danni materiali che per quelli d’immagine, riferiti ai gravi incendi sviluppatisi in zone ad alta densità turistica come Santa Margherita di Pula e La Maddalena».

«Noi pensiamo – ha aggiunto Michele Cossa – che il sistema regionale di prevenzione e contrasto agli incendi vada fortemente potenziato anche con il ricorso alle tecnologie avanzate; per questo giudichiamo inammissibile che la rete di telerilevamento di Alenia (50 centraline collocate nei punti più sensibili del territorio regionale) acquistata dalla Regione nel ’93 sia di fatto abbandonata, con uno spreco enorme di risorse pubbliche quantificabile oggi attorno ai 30 milioni di euro.»

«Su questa vicenda andremo avanti – ha concluso Michele Cossa – presentando una segnalazione alla Corte dei Conti, che già si era occupata del problema dopo una nostra interrogazione del 2007; chi fa politica nelle istituzioni fa un mestiere diverso da quello della magistratura ma non possiamo tollerare che, di fronte a certe situazioni, non si riesca mai per le ragioni più disparate, ad individuare ed accertare le responsabilità e punire chi ha sbagliato.»

Canadair

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«L’aumento delle tariffe degli autobus è stato quanto di più inopportuno la giunta regionale potesse fare in un momento come questo. Per attenuarne l’impatto adesso la Regione estenda l’applicazione delle tariffe urbane ai comuni che fanno parte della Città metropolitana, tariffa che è molto più vantaggiosa. E con essa permetta loro finalmente di avere anche i biglietti a tempo e quelli giornalieri, che permettono un più facile utilizzo dei mezzi pubblici.»

Lo chiede il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa. «Che comuni come Sestu e Capoterra abbiano ancora un trasporto pubblico “extraurbano” è un anacronismo privo di senso, che penalizza pesantemente i cittadini e li spinge a utilizzare l’automobile a scapito del mezzo pubblico. La Regione – conclude Michele Cossa – prenda atto di una realtà metropolitana di Cagliari fatta di comuni che cercano una sempre maggiore integrazione fra di loro, processo nel quale i sistema del trasporto pubblico rappresenta un elemento essenziale.»

Autobus CTM Cagliari 16 copia

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Autobus Arst 1 copia

«Quelli del reddito di cittadinanza aumentano, con punte del 27 %, i biglietti di autobus e treni, infliggendo a moltissime famiglie sarde una mazzata insostenibile. Con in più l’eliminazione delle riduzioni da sempre previste per le famiglie con i redditi più bassi. Una vera e propria beffa, perpetrata da chi si proclama paladino dei meno abbienti.»

Lo afferma il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa, che già nei mesi scorsi aveva duramente contestato la decisione della Giunta regionale. «L’esecutivo – aggiunge Michele Cossa – non deve ignorare le difficoltà economiche in cui versano sulle famiglie sarde: strozzate dall’assenza di lavoro e dai nuovi balzelli. Questa spesa aggiuntiva inciderà pesantemente sui loro bilanci e contribuirà a scoraggiare l’uso dei mezzi pubblici da parte di studenti e lavoratori pendolari. E per molte famiglie le difficoltà di mandare i figli a scuola aumenteranno in misura esponenziale, con un prevedibile ulteriore aumento degli abbandoni scolastici – aggiunge Michele Cossa – e questo aggiungerà benzina a una situazione sociale già al limite dell’esasperazione. Il “reddito di cittadinanza” è un semplice palliativo: la regione deve garantire a tutti almeno le condizioni di base di accesso ai servizi. Questa raffica di aumenti non farà altro che accrescere il numero delle famiglie sotto la soglia della povertà.»

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«L’assessore regionale degli Enti locali Cristiano Erriu deve revocare la gara d’appalto per il servizio di vigilanza nelle Asl e nelle pubbliche amministrazioni: determinerà un taglio delle retribuzioni che porterà molti stipendi a 6/700 euro al mese, un nuovo sottoproletariato indegno di un paese civile». A dirlo è il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa.

«Forse la Giunta Pigliaru vuole ampliare la platea delle famiglie che saranno costrette a chiedere l’elemosina di cittadinanza; ed è la ulteriore dimostrazione che, come diceva Montanelli, la sinistra ama così tanto i poveri che cerca sempre di aumentarne il numero – aggiunge Michele Cossa. -, ma stavolta hanno superato il limite della decenza, soprattutto dopo che il Consiglio regionale, ben prima che venisse bandita la gara, aveva approvato la risoluzione n. 12/2015, che mirava proprio ad evitare che si potessero creare situazioni di questo genere, già viste l’anno scorso con l’appalto di vigilanza degli uffici regionali, che ha messo in ginocchio decine di lavoratori.»

«La Giunta ponga riparo a questa vergogna, che forse è in linea con i valori del PD ma che rappresenta – conclude Michele Cossa – un insulto alla Costituzione repubblicana e alla dignità persone.»

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Questa mattina i Riformatori sardi hanno presentato in Consiglio regionale una proposta di legge che punti sul golf per allungare la stagione estiva. Il testo, primo firmatario Michele Cossa,auspica che in Sardegna vengano realizzati soprattutto campi da 18 buche sui terreni dei privati ma anche su quelli della Regione dati in concessione attraverso un bando a evidenza pubblica. La dotazione finanziaria prevista è di 7,5 milioni di euro/anno per sei anni.

«Il nostro sogno da molto tempo – ha detto Cossa – è fare della Sardegna l’isola dei campi da golf creando un circuito che possa attirare i turisti medio alti nei mesi di “spalla”. Nella scorsa legislatura approvammo la legge dei Riformatori, della quale si occupò particolarmente Franco Meloni, ma questa maggioranza l’ha abrogata con un comma, sbagliando. Oggi scopriamo con piacere che la stessa maggioranza sta rivedendo questa posizione e dunque abbiamo pensato di portare un testo organico di legge nell’agenda politica.»

In Sardegna ci sono quattro campi di 18 buche  (Is Molas, Is Arenas Golf e Country Club, a Narbolia, Tanka Golf Club, a Villasimius) più due campi da nove buche (“Sa Tanca” a Flumini e un campo stagionale a 9 buche a San Teodoro).

I numeri del settore in Europa sono stati illustrati – anche alla presenza dei vertici della rappresentanza sarda della Federazione golf – da Roberto Frongia, presidente del partito: «Sette milioni di giocatori nei paesi dell’Unione europea, 80 nel mondo e circa 100mila in Italia. Un giro di affari in Europa di 50 miliardi di euro. Ma il dato più interessante è rappresentato dalla spesa pro capite: un turista mediamente lascia ogni giorno 53 euro alla terra che lo ospita mente un golfista mediamente spende 90 euro».

Di “sfida culturale” hanno parlato espressamente Pietrino Fois (a lungo consigliere regionale e assessore) e il deputato Pierpaolo Vargiu: «C’è un pezzo di Sardegna, del quale si deve tenere conto, che non capisce questa potenzialità rappresentata dal golf e dai soggiorni negli alberghi e nelle club house del golf. Non si tratta di uno sport solo per miliardari e dunque non ha ragione di essere questa ostilità preconcetta, anche sotto il profilo delle risorse ambientali. Per irrigare un campo da diciotto buche bastano i reflui irrigui di un paese di tremila abitanti».

Per il consigliere regionale Attilio Dedoni e Franco Meloni, protagonista della prima legge sul golf, abrogata all’inizio della legislatura in corso, infine, «questa scalcagnata maggioranza ha perso due anni e mezzo sulla materia e ora vorrebbe tornare a legiferare ripristinando la vecchia norma ma senza le cubature. E’ chiaro che i campi da golf non servono a nulla e nessuno ci va se non sono legati alle strutture ricettive. Ed è anche chiaro che il golf è una potenzialità grandiosa per allungare la stagione, specie in autunno e in inverno, quando i costi dei trasporti verso la nostra isola sono molto inferiori».

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Pinuccio Sciola al Festival Jazz 1Pinuccio Sciola 3 copiaPinuccio Sciola 2

L’ufficio stampa dei Riformatori sardi ha diffuso una nota sulla proposta di legge sulla partecipazione della Regione Sardegna alla Fondazione “Sciola”.

«Pinuccio Sciola e le sue opere sono un patrimonio della Sardegna, che la Sardegna deve amare e aiutare a far conoscere e amare a sua volta. Conosciuto in tutto il mondo, oggetto di libri e tesi di laurea, non hai mai minimamente allentato il suo rapporto con la sua terra e con il suo paese, San Sperate. Non si è mai fatto prendere da quel provincialismo che spesso porta i sardi se non a rinnegare perlomeno a cercare di mettere in secondo piano le proprie radici. Ha creato opere che per loro natura sono eterne, perché eterno è il materiale che ha usato: le pietre. Le nostre due iniziative nascono dall’esigenza di fare in modo che la Regione sarda sia protagonista nella valorizzazione della figura di uno dei suoi figli più illustri.»

«Nei giorni scorsi è stata presentata dai figli di Pinuccio Sciola, che ne sono i fondatori e che la amministrano – sottolineano i Riformatori sardi -. Il suo obiettivo è quello di promuovere e conservare il grande valore artistico e culturale delle sue opere. La sua attività aderisce all’intenso e consolidato dialogo tra le diverse discipline artistiche e della comunicazione in cui le varie identità creative si confrontano, si trasformano, si fondono, ponendo interrogativi e dando risposte sulle analogie, sui riflessi, sulle complicità reciproche appunto tra scultura, architettura, arti visive, letteratura, musica. Un dialogo in cui i linguaggi si aprono e si attraggono reciprocamente, fondendosi. La Regione Sardegna non può restare indifferente ma deve partecipare attivamente alla promozione e diffusione della grande opera artistica e culturale dell’artista sardo recentemente scomparso.

In particolare, la nostra proposta di legge intende disciplinare in termini generali l’apporto della Regione alla nascente Fondazione, indicando la definizione delle condizioni di partecipazione  alle finalità statutarie della Fondazione e degli adempimenti volti a consentire la fattiva collaborazione dell’istituzione regionale. La proposta prevede inoltre l’individuazione dei rappresentanti della Regione nella Fondazione ed inserisce l’obbligo di relazione annuale al Consiglio regionale, che dovrà esprimersi in merito sotto forma di parere della Commissione consiliare competente. L’articolo 6 prevede una partecipazione della Regione in termini economici pari a 20.000 euro annui a partire dal 2016.» 

L’artista di San Sperate aveva da tempo lanciato l’idea di realizzare una grandiosa iniziativa di promozione culturale della Sardegna, trasformando la statale 131 nel più grande museo del mondo, un’esposizione lunga 240 km con il coinvolgimento di artisti internazionali.

«Concretizzare il sogno di Sciola – rimarcano i Riformatori Sardi – significherebbe realizzare un sentiero ed una guida attraverso un paesaggio irripetibile nella “più bella scultura del Mediterraneo”. Con la mozione, che auspichiamo possa essere sottoscritta e sostenuta da tutti i consiglieri regionali, chiediamo alla Giunta regionale di farsi promotrice, presso tutti i paesi europei, di una selezione di artisti di chiara fama internazionale per realizzare lungo i 240 chilometri della SS 131 un’installazione capace di modificare l’attuale paesaggio della Sardegna, passando da malinconica terra di vacanze a paesaggio unico al mondo e frutto di una cultura millenaria, legata alle sue pietre e alle sue tradizioni.»

Michele Cossa e Attilio Dedoni hanno presentato questa mattina in Consiglio regionale le iniziative dei Riformatori sardi

L’onorevole Cossa ha ricordato che in occasione dei funerali dell’artista il presidente della Regione si era espresso con l’impegno preciso di «portare a termine i progetti del Maestro Sciola». 

Anche il sindaco di San Sperate, Enrico Collu, presente alla conferenza stampa con l’assessore Germana Cocco, ha speso parole di ringraziamento per l’iniziativa dei Riformatori e ha detto: «Non vorremmo che si perdesse nel dimenticatoio le straordinarie relazioni culturali che Pinuccio ha attivato nel mondo e il Museo all’aperto sulla Statale 131 sarà una grandissima opportunità per ospitare in modo permanente le opere di tanti altri artisti amici di Sciola».

Sulla ricaduta economica degli interventi culturali si è soffermato anche il consigliere regionale Attilio Dedoni, primo firmatario della proposta di legge in nove articoli che prevede l’ingresso della Regione nella Fondazione Sciola. «Non si può non rendere merito a questo gradissimo artista sardo e spero davvero che la maggioranza e l’opposizione possano convergere totalmente su questa iniziativa. Abbiamo previsto apposta uno stanziamento di appena 20 mila per euro, proprio per un impegno di spesa simbolico che potrà essere aumentato ma  che intanto è così esiguo da non poter preoccupare nessuno».

All’iniziativa è intervenuto il direttore editoriale dell’Unione Sarda, Gianni Filippini, giornalista di lunghissimo corso. «Spesso le fondazioni sono frenate dalla partecipazione pubblica nella loro operatività quotidiana. Speriamo che questo non accada con la Fondazione Sciola, per la quale il Gruppo che rappresento ha mostrato tutta la sua disponibilità e ora plaude all’iniziativa dei Riformatori e auspica che tutte le forze politiche sarde vogliano essere d’accordo nel merito».

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Il Consiglio regionale ha iniziato stamane l’esame della proposta di legge sul reddito di cittadinanza e contrasto delle povertà presentata dal gruppo di Sinistra, Ecologia e Libertà.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la proposta di legge n. 5/A (Pizzuto e più) – Reddito di cittadinanza e contrasto alla povertà. Fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il consigliere di Sinistra, Ecologia e Libertà Luca Pizzuto (che è anche segretario regionale del partito).

Nel suo intervento, Luca Pizzuto ha citato un grande economista liberale che, durante la seconda guerra mondiale, mise le basi del welfare europeo e con i suoi studi costruì le basi per la lotta alla povertà. E’ auspicabile perciò, ha sostenuto, «che la proposta sia condivisa da un Consiglio che dovrebbe avere la lotta alla povertà come grande obiettivo comune, soprattutto per la situazione economica molto critica in Sardegna a causa della mercificazione del lavoro legata alla globalizzazione e all’impoverimento di classi sociali molto ampie». Con la nuova legge, ha annunciato il consigliere, «si vuole introdurre anche una nuova mobilità sociale per consentire spazi di crescita a chi è in difficoltà e non ha speranze di riscatto, per lavorare ad una inclusione sociale che deve diventare il momento centrale della trasformazione del nostro sistema di protezione anche se la strada da percorrere resta molto lunga». Resta comunque una opportunità per circa diecimila famiglie sarde, ha osservato Pizzuto, «che non solo dà risorse ma chiama anche i cittadini chiamati ad usare le loro forze per uscire dalla loro condizione marginale, supera un sistema discrezionale e statico, segna un cambio di passo andando oltre lo schema classico delle politiche sociali con l’ingresso in questo settore dei servizi per il lavoro». Un cambiamento che, secondo l’esponente di Sel, «si esprimerà concretamente attraverso percorsi di inclusione sociale come l’innalzamento del tetto istruzione dei minori, i lavori pubblica utilità ed il volontariato culturale e sociale, perché siamo convinti che partendo dal lavoro si possa costruire sul piano culturale un modello di società più coeso e solidale».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha espresso grande rispetto sulla proposta sottolineando però che «è evidente che si tratta di un risarcimento del Pd ad una parte politica del centro sinistra che nei giorni scorsi ha subito molto nella riforma della sanità». Quanto alla copertura finanziaria, Locci ha segnalato che «è stata individuata con lo stesso metodo che ha contrassegnato nell’ultima finanziaria le misure di contrasto alla povertà ed inoltre bisogna riconoscere che immaginando una azione di trasferimento ad enti locali siamo ad agosto ed è difficile ritenere che si farà qualcosa di reale entro l’anno;  a parte il fatto che siamo in presenza del disconoscimento della strategia della Giunta sulle stesse misure messe a punto prima dal governo Soru e poi dai governi successivi del centro sinistra». Nel merito, ad avviso di Locci, «e a fronte di coperture piuttosto generiche si apre poi una incerta fase di sperimentazione prima di andare a regime, una fase che da un lato trasferirebbe una parte di competenze dagli enti locali verso uffici regionali, per cui la proposta rischia di essere troppo burocratica ed avrà bisogno di norme attuative molto complesse». In definitiva, ha concluso il consigliere dell’opposizione, «sulla legge peraltro mossa da nobili principi pesa una preoccupante mancanza di concretezza che, a nostro avviso, si poteva trovare con misure più indirizzate a sostenere i giovani che vogliono restare in Sardegna con la loro famiglia ed il loro lavoro».

Il consigliere Edoardo Tocco, anch’egli di Forza Italia, ha ricordato la citazione di giornalista molto critico sulla «sulla carità da cui qualcuno spesso trae vantaggio». Ha manifestato la sua personale condivisibile dell’obiettivo sul piano generale, auspicando inoltre che la proposta sia articolata in maniera diversa, «infatti è sbagliato vivere di assistenza o sussidi perché non è dignitoso per le persone che, invece, meritano rispetto e strategie differenti sull’occupazione che la Giunta ha dimostrato di non possedere, venendo meno al dovere della politica e delle istituzioni di incentivare la possibilità di lavoro e non erogare parole e risorse che non hanno un fine». Il problema, ad avviso di Tocco, «andava affrontato in maniera differente ed in effetti le risorse erano state stanziate in precedenza proprio con questa finalità ed è stato un errore cambiarne la destinazione; ciò che si aspettano le persone è di tornare a casa dicendo di aver preso lo stipendio piuttosto che un sussidio».

Il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) ha affermato che «ci sono molte buone ragioni per condividere la proposta, innanzitutto di metodo perché si tratta di una iniziative importante che viene dal Consiglio anziché della Giunta, in un periodo in cui il ruolo del Consiglio appare sempre più compresso e sottodimensionato da finanziarie che lasciano margini sempre più stretti anche per gli emendamenti, dalla mancanza di assestamenti di bilancio, di spazi per la programmazione dei fondi europei, per finire con gli ordini del giorno e le emozioni (senza aumenti di spesa) che pure devono subire passaggi intermedi come è accaduto in occasione della cessione del dna sardi e del revamping del termovalorizzatore di Tossilo». Qui invece, ha dichiarato con soddisfazione Zedda, «emerge la valutazione politica forte del Consiglio, la visione della Sardegna del prossimo futuro che si preoccupa di arginare la tendenza naturale della società ad allargare le differenze fra super ricchi e super poveri che ha urgente bisogno di essere corretta, pena il rischio di allontanarsi dal sistema di valori dei progressisti, fondato sulla lotta alla povertà, allo spopolamento, all’emigrazione forzata». Il premio Nobel dell’economia Milton Friedman, ha ricordato Zedda, citava «il dovere delle società avanzate di equilibrare le differenze sociali ingiuste con interventi sul fisco ed attraverso sussidi per affermare quel concetto di libertà dal bisogno evocato da un grande presidente americano come Roosvelt, senza il quale non c’è democrazia». Questa legge ha certamente una finalità nobile, ha detto ancora Zedda, «anche se non risolve da sola il problema della povertà dei sardi in una Regione dove c’è molto bisogno di allargare la base produttiva con interventi su agricoltura, gestione aperta dei terreni demaniali, sviluppo del turismo, industria ed energia sostenibile, ma i primi risultati che potremo raggiungere con la legge sono importantissimi ed oggi non possiamo farne a meno; va apprezzato in particolare il patto fra famiglie e Regione che dà una mano a chi si impegna a crescere sotto tutti i punti di vista, patto che può trovare sostanza, sul piano attuativo, nella collaborazione molto stretta fra nuovo sistema e nuova Aspal (l’Agenzia regionale del lavoro) che possiede strumenti di conoscenza e di analisi dei dati».

Dopo l’on. Ruggeri ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu (Fdi), che ha citato Einstein e ha detto: «Nel momento in cui discutiamo di un tema così importante quest’Aula si deve confrontare con una Regione che fa di tutto per spingere verso la povertà i sardi, come quando vara appalti che generano stipendi sotto la soglia di povertà. Mettiamoci d’accordo su cosa si deve fare. Che senso ha un bellissima legge sulla carta, come questa, quando poi le guardie giurate, i lavoratori del facchinaggio, i lavoratori del portierato hanno stipendi da fame?».

Secondo l’oratore «non ci sono persone contrarie al reddito di cittadinanza e favorevoli ma la divisione è tra chi vuole una buona legge e chi vuole una legge e basta. La vera sfida è far vivere una vita dignitosa al maggior numero di famiglie sarde ed è l’istruzione la vera leva che ci consente di uscire dalla povertà, che è invece l’elemento di distruzione della società. Solo con l’istruzione libereremo le persone dai bisogni».

Secondo l’on. Truzzu «questo testo ha una serie di elementi che non funzionano, a cominciare dal fatto che la regione non è oggi attrezzata per valutare nel concreto le condizioni di povertà delle famiglie sarde e dunque individuare i beneficiari. Mi pare anche che i compiti attribuiti dalla legge ai Comuni siano assolutamente spropositati, nonostante le buone intenzioni di chi ha redatto questo testo».

Per Forza Italia ha preso la parola l’on. Stefano Tunis, secondo cui «è giusto un approccio critico ma il tema arriva tardi all’attenzione di questa assemblea. Prendiamoci il tempo che serve per far diventare questo testo la migliore legge possibile, anche alla luce delle decine di emendamenti che stanno arrivando dai banchi della maggioranza, non dai nostri. Intanto segnalo che la quantità di risorse previste in legge è del tutto insufficiente rispetto alla quantità di disagio presente nella società sarda». Per l’oratore «un po’ di questo disagio alla fine dovrà venir meno ma sia chiaro che questa non è la legge sul reddito di cittadinanza ma è un testo più orientato verso le politiche sociali e non sulle politiche economiche.  Cerchiamo di capire che non tutto il disagio è uguale e non tutto il bisogno è uguale. Depuriamo la nostra proposta da caratterizzazioni ideologiche: a noi occorre incentivare le famiglie e far generare sentimenti positivi e solidali. Non mance ma misure efficaci per i cittadini».

E’ poi intervenuto per Sel l’on. Francesco Agus, che ha ricordato come «il reddito minimo era nel programma della coalizione di centrosinistra   e arriva in aula dopo un lungo dibattito, che è stato però proficuo. Oggi mettiamo insieme risorse regionali, statali ed europee e sarebbe complice ritardare un solo giorno questa legge, che è una legge contro la povertà. La grande crisi che stiamo vivendo si è estesa a soggetti e famiglie che prima non avevano mai conosciuto questi fenomeni. Al punto che oggi, a differenza del passato, ci sono decine di migliaia di persone che lavorano ma sono ugualmente povere. Perfino nel lavoro pubblico questo accade, come ha ricordato prima l’on. Truzzu. Oggi non si chiude un percorso ma si inizia una strada, che è senz’altro quella giusta anche se lunga e difficile».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «la legislatura era appena iniziata quando nel 2014 Sel depositò una proposta di legge sul tema. E ne parliamo dopo oltre due anni, con una testo rivisto rispetto a quello di due anni fa, giustamente. E’ importante intanto rilevare i dubbi sui criteri che avete inserito in legge. A chi andranno queste risorse? Chi deciderà come e a chi devono essere erogate? Ci sono zone di libero arbitrio dei Comuni in questo testo, scritto con un gergo tipico dei parlamenti senza che abbia un reale significato. Chi stabilisce che cosa è “idoneo” o “indispensabile”?. Dobbiamo dare alla Giunta la possibilità di un programma di attuazione».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato il “difficile momento di crisi attraversato dalla Sardegna” ed ha evidenziato “i dati drammatici della povertà”: 175mila famiglie e 400mila persone interessate dal fenomeno che registra “uno scivolamento verso il basso di tanti cittadini appartenenti al cosiddetto ceto medio”.

L’esponente della minoranza ha quindi puntato il dito contro l’operato della Giunta ricordando le tante crisi industriali non risolte e le penalizzazioni che derivano all’economia per l’inadeguatezza dei trasporti aerei e navali, nonché una generale disattenzione nei confronti delle imprese.

Tedde ha quindi indicato nel “tema del precariato”, il tema più urgente per il governo nazionale e per quello regionale ed ha auspicato un complessivo ripensamento del welfare regionale.

Il consigliere di Forza Italia ha inoltre criticato la ridotta dotazione finanziaria (da 400 milioni di euro si è passati a 30 milioni) e ha definito “condivisibili” gli intenti dei proponenti ma “insufficiente” la struttura della norma («non lo afferma solo il gruppo di Fi ma lo dice anche la maggioranza in Sesta commissione»).

Per Marco Tedde la norma finanziaria è stata “bocciata” dalla Terza commissione” («dove la proposta di legge è stata garbatamente ma sostanzialmente demolita»).

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini, nel corso del suo intervento, ha escluso una bocciatura del provvedimento nel parlamentino da lui guidato ed ha preannunciato il voto favorevole alla Pl n. 5. L’esponente della maggioranza ha illustrato lo scopo della norma: «Offriamo la possibilità a chi si trova in condizioni di povertà estrema di uscire da tale condizione per avere l’opportunità di accedere al mercato del lavoro, perché chi versa in situazione di povertà estrema non riesce neppure ad accedere al mercato del lavoro».

Sabatini ha quindi ricordato la legge delega approvata dalla Camera il 14 luglio scorso per i provvedimenti di  contrasto alla povertà e l’intervento governativo per l’inclusione attiva a cui il governo che destina 15 milioni di euro alla Sardegna e che si affiancherà al reddito di inclusione sociale quando approvato in Consiglio regionale.

«La preoccupazione – a giudizio del consigliere del Pd – è rappresentata dal ritardo del sistema informativo regionale e dalla sovrapposizione dei provvedimenti a beneficio dei più deboli». «Dobbiamo scongiurare il pericolo – ha affermato in conclusione Franco Sabatini – che alcune famiglie non siano intercettate da alcun intervento pubblico e altri soggetti parimenti svantaggiate ne usufruiscano di molteplici».

L’ulteriore perplessità espressa dal presidente della Terza commissione è rappresentata dal cattivo funzionamento dei Plus che è lo strumento a cui poggia l’erogazione del reddito di inclusione sociale.

Alessandra Zedda (Fi) ha precisato che Forza Italia non esprime contrarietà all’introduzione di strumenti che garantiscano il sostegno ai più deboli quanto ai contenuti della norma in discussione che – a suo giudizio – sarebbe inapplicabile, a partire dalla parte finanziaria “che conta solo 30 milioni, 18 dei quali potrebbero non essere disponibili”.

Perplessità anche per il ricorso ai Plus («sono stati fallimentari e non sono stati in grado di assolvere i compiti assegnati») e per il riferimento agli emigrati («ci sono già misure a loro destinate e meglio sarebbe dare priorità ai nostri poveri») nonché sulla scarsa tempestività degli interventi, per effetto delle procedure così come disciplinate all’articolo 13. «Servono più risorse – ha concluso la consigliera della minoranza – e siamo pronti a contribuire perché si semplifichino meccanismi e procedure».

Luigi Ruggeri (Pd) ha definito la legge per l’introduzione del reddito di inclusione sociale “una legge fondamentale per la Legislatura e in nessun modo uno scambio tra le forze politiche della maggioranza”.

«E’ sbagliato – ha spiegato il consigliere della maggioranza – considerare questa legge come uno strumento di carità perché rientra in una logica di sostegno alla socialità ed per questo che auspico il superamento  della frammentazione del welfare, nonché il potenziamento dell’assistenza tecnica dei Comuni».

«Questa cornice legislativa – ha proseguito Ruggeri – offre un ancoraggio strutturale a politiche multidimensionali che riguardano l’accesso al lavoro e ai servizi, è una sfida difficile ed è insieme una scommessa della democrazia che può essere paragonata alle prime esperienze del ‘900 sul sistema mutualistico».

«Il reddito di inclusione sociale – ha concluso l’esponente dei democratici – è uno strumento imperfetto ma è ingeneroso trarre conclusioni negative perché segna il primo passo nel verso di una società più giusta».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) si è detto d’accordo sulle finalità perseguite dalla legge: «Primum vivere deinde philosophari – ha affermato Cossa – siamo tutti d’accordo sul fatto che la prima di tutto occorra dare da mangiare a ogni cittadino, tutto il resto viene dopo».

L’esponente della minoranza ha espresso però dubbi sulla efficacia dello strumento individuato a partire dalla dotazione finanziaria: « 30 milioni di euro sono una goccia nel mare – ha sottolineato Cossa – il tema è troppo importante, c’è l’esigenza di una legge sulla famiglia più che sulla povertà. Servirebbe una norma che affronti il disagio in cui si trova una grossa fetta delle famiglie sarde razionalizzando gli interventi e rendendoli efficaci».

Perplessità anche sulla sostenibilità dell’intervento: «Prevedere che i fondi siano disponibili fino ad esaurimento delle risorse rischia di creare iniquità – ha aggiunto Cossa – l’altra criticità è rappresentata dal ruolo assegnato ai Comuni: non si possono caricare le amministrazioni comunali di altri compiti». Cossa ha quindi concluso il suo intervento auspicando l’approvazione di una legge che renda gli interventi applicabili.

Fabrizio Anedda, in rappresentanza del gruppo Misto, è tornato sul Patto per la Sardegna firmato nei giorni scorsi a Sassari dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e da quello della Regione Francesco Pigliaru: «E’ positivo che la Sardegna abbia a disposizione nuove risorse – ha detto Anedda – occorre però evitare una distribuzione a pioggia per accontentare tutti i territori e tutti gli assessorati».

Anedda ha quindi suggerito di puntare su iniziative per creare sviluppo: cura del bosco, coltivazione delle terre incolte, ristrutturazioni edilizie etc. «Una politica agricola riorganizzata come motore di sviluppo avrebbe effetti benefici per l’Isola – ha sottolineato Anedda – il territorio sardo oggi produce solo il 35% del suo fabbisogno alimentare».

Il capogruppo del Misto ha quindi criticato la politica comunitaria: «L’Europa chiede che i nostri territori non producano, questo ha creato le povertà estreme – ha concluso Anedda – per venire incontro alle esigenze dei sardi servirebbero 500 milioni di euro ma Bruxelles ne stanzia appena 30. Il reddito di cittadinanza è una cosa seria, servono interventi forti, questa legge rischia di tradursi in una legge-bandiera. Meglio mettere le risorse nel fondo per l’inserimento lavorativo dei cittadini bisognosi e sollecitare l’Unione europea a stanziare più soldi».

D’accordo con le finalità della legge si è detto anche il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. L’esponente sardista ha espresso forti perplessità sul ruolo affidato ai comuni. «I sindaci già si occupano del problema. Prevedere ulteriori adempimenti e impegni deve essere perlomeno concordato con l’Anci – ha rimarcato Carta – il rischio è caricare i comuni di altre incombenze e, allo stesso tempo, creare aspettative nei cittadini che non potranno essere soddisfatte».

Secondo Carta, la proposta in discussione attribuisce ai comuni alcuni compiti già assegnati da altre disposizioni di legge: «Cerchiamo di raccordarci meglio con gli enti locali massimizzando gli sforzi già fatti – ha concluso il consigliere dei Quattro Mori – altrimenti si corre il pericolo di approvare una legge che non riuscirà a mantenere le promesse».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, ha riconosciuto la bontà di una legge che persegue un “nobile obiettivo”: garantire la dignità e il diritto alla felicità di ogni cittadino. «L’auspicio è che si trovi una sintesi ai numerosi emendamenti presentati – ha detto Zanchetta – questa è una legge importante per tutti: Consiglio, Giunta ed Enti Locali. Di fronte a una norma di questa portata anche gli uffici periferici hanno il dovere di attrezzarsi. Dobbiamo incoraggiare tutti a dare risposte ai cittadini bisognosi». Zanchetta ha quindi voluto ringraziare l’on. Pizzuto per aver portato in aula la proposta: «Pizzuto è un panda della politica che va difeso perché ha il coraggio di porre all’attenzione di tutti temi così importanti».

A favore degli obiettivi della legge si è schierato anche il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu che ha però espresso perplessità sull’efficacia degli strumenti individuati. «Servono alcune correzioni per rendere la legge applicabile. Allo stato attuale, la norma è inapplicabile – ha detto Rubiu – la povertà cresce quando manca il lavoro. La preoccupazione per il futuro è trovare soluzioni vere per l’occupazione».

Rubiu ha poi elencato alcune criticità presenti nel testo: dai requisiti d’accesso (che potrebbero penalizzare i cittadini sardi a vantaggio degli immigrati) alla possibilità di rifiutare una proposta di lavoro da parte dei soggetti beneficiari («Inaccettabile che chi si trova in una situazione di disagio possa permettersi il lusso di rinunciare a un’offerta di lavoro»).

Dubbi, infine, sulla dotazione finanziaria e sui tempi per la spendita delle risorse stanziate: «33 milioni di euro sono una cifra irrisoria – ha concluso Rubiu – bastano a soddisfare appena 5.000 famiglie. Inoltre i pochi soldi a disposizione difficilmente potranno essere spesi nel 2016, il Consiglio dovrebbe fare una variazione di bilancio in tempi strettissimi».

Daniele Cocco ha apprezzato la disponibilità a discutere la legge da parte della minoranza e dichiarato la disponibilità del gruppo Sel ad accogliere proposte e suggerimenti per migliorarla.

«Oggi 400mila sardi sono in difficoltà – ha detto Cocco – ciò che da altre parti è straordinario da noi è ordinario, abbiamo il dovere, politico e morale, di intervenire immediatamente. Il reddito di inclusione sociale è lo strumento più efficace in questo momento. Non risolverà tutti i mali dell’Isola ma darà una risposta importante».

Cocco si è detto convinto che i comuni riusciranno a svolgere bene i compiti loro assegnati: «I comuni non saranno oberati di lavoro, anzi. I sindaci sarebbero lieti di avere le risorse per dare risposte ai cittadini. Le amministrazioni che hanno a disposizione i fondi riescono ad impegnarli nel migliore dei modi. I Comuni hanno spesso trasformato le risorse in politiche attive per il lavoro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo l’accento sul fatto che ci sono settanta emendamenti della maggioranza, per dedurne che «o non si può parlare di un testo condiviso oppure certe osservazioni anche dell’ opposizione hanno colto nel segno, per cui è sbagliato accelerare i tempi rischiando di snaturare la portata del provvedimento». Papa Francesco, in una delle udienze a Santa Marta, ha ricordato Pittalis, ha detto che «la povertà è una parola che mette sempre in imbarazzo nonostante sia da sempre al centro del Vangelo e noi, quindi, non ci possiamo dividere fra destra e sinistra o fra maggioranza ed opposizione». La legge, ha poi osservato, «ha almeno due aspetti positivi; primo, fa maturare una migliore consapevolezza su un problema spesso assente dall’agenda della politica no nonostante la sua dimensione tragica, poi determina una ritrovata responsabilità diffusa all’interno del Consiglio dopo, in concreto, della povertà si sono sempre occupati Chiesa, Caritas, Onlus ed associazioni di volontariato in assenza di una visione unitaria ed istituzionale del fenomeno». Nel momento in cui la Sardegna vive una situazione sociale preoccupante in termini di povertà e disagio che non è solo fragilità economica, ha proseguito il capogruppo di Forza Italia, «guardiamo con attenzione al provvedimento ma ci sentiamo impegnati anche a non creare all’esterno troppe aspettative perchè le risorse sono inadeguate; si dirà meglio di niente ma allora meno burocrazia e più attenzione alle persone ed alle famiglie».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità e delle Politiche sociali, Luigi Arru, ha parlato di «una giornata importante, un inizio che con questa legge ci fa parlare di welfare generativo, che supera la logica dell’ assistenza con una filosofia che protegge le persone e le famiglie dai rischi della vita e dalle ineguaglianze del mercato». Per quanto riguarda le risorse, ha precisato, «oltre ai trenta milioni ci sono quelle degli oltre 27.000 piani personalizzati della 162 una parte è destinata proprio a nuclei familiari a basso reddito e molti altri interventi; piuttosto, non abbiamo indicatori certi ma ora facciamo un patto con chi ha bisogno che parte dal sostegno individuale per arrivare ad un ritorno sociale, mentre finora abbiamo investito senza alcun ritorno». Quanto al ruolo dei Gal, secondo l’assessore «è vero che spesso non hanno funzionato come avrebbero dovuto ma sono emerse anche buone pratiche da seguire, come quella del Gal della Marmilla dove una cooperativa di disabili ha partecipato ad un progetto di agricoltura sociale che l’ha portata non solo a conquistare la piena autonomia economica ma perfino a rinunciare ai soldi della Regione». Una storia, ha continuato, coerente con la nostra «idea di fondo di mettere a regime un qualcosa che permetta di uscire dalla logica del libro Cuore per guardare oltre, inserendoci anche in un contesto nazionale molto complesso dal quale emerge che si spendono in Italia 55 miliardi per il welfare che corrispondono circa a 1000 euro a persona e solo 700 arrivano realmente ai beneficiari; su questo non abbiamo dati sardi ma è arrivato il momento di agire con responsabilità per recuperare e ridare capacità alle persone, primo passo di un disegno di revisione dell’intero sistema welfare che, a livello di volumi di spesa, ci vede fra le prime Regioni italiani in Italia». Abbiamo insomma avviato un processo importante, ha concluso, «che si può ancora migliorare».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che il Consiglio ha approvato con 25 voti.

Successivamente il presidente ha comunicato che alle 15.30 si riunirà la commissione Sanità per l’esame degli emendamenti e sempre per le 15.30 è in programma nell’Aula consiliare la riunione dei capigruppo.

I lavori del Consiglio riprenderanno invece alle 16.30.

Consiglio regionale 1 copia

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«Sulle low cost la Giunta ha sbagliato in pieno. Per eccesso di prudenza e assenza di contatti con la Commissione europea. Adesso occorre subito capire cosa intende fare per il prossimo futuro. L’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, riferisca immediatamente in Consiglio regionale. La Giunta deve attivare subito le contromisure per salvare i voli da e per l’Isola». Lo dice il consigliere regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, dopo il verdetto dell’Unione europea.

«Certo – aggiunge Michele Cossa – la stagione turistica 2016 è irrimediabilmente compromessa. Il calo del 20 % dei passeggeri (con una punta del 32% per quelli dall’estero) ha schiacciato l’economia di Alghero; il meno 11% (meno 19% per i passeggeri provenienti dall’estero) sta facendo boccheggiare Cagliari e tutto il sud Sardegna. Cosa c’è ancora da aspettare? La Regione si attivi per fronteggiare la situazione.»

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INCONTRO CAPIGRUPPO AIAS 1 INCONTRO CAPIGRUPPO AIAS 2

Dalla prossima settimana un tavolo tecnico coordinato dall’assessorato della Sanità comincerà a raccogliere tutti gli elementi necessari, a cominciare dai dati sulla situazione creditoria e debitoria fra Aias ed Aziende sanitarie locali, per arrivare ad una soluzione della vertenza che riguarda i circa 1200 lavoratori dell’Aias.

Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau al termine di un lungo incontro con una delegazione di lavoratori “autoconvocati” dell’Aias (che hanno manifestato questa mattina sotto il palazzo di via Roma) cui hanno partecipato i capigruppo e l’assessore della Sanità,Luigi Arru.

«Credo che sia un passo avanti – ha aggiunto il presidente Ganau – che ci metterà nelle condizioni di venire a capo di una vicenda molto complessa con una visione unitaria delle diverse questioni (rapporti fra Regione ed Aias e fra Aias ed aziende sanitarie) e soprattutto con l’impegno comune di trovare una strada concretamente percorribile in tempi brevi per dare risposte ai lavoratori ed assicurare la continuità del servizio.»

Il primo problema da superare, come è stato ricordato dal portavoce dei lavoratori Alberto Littarru, «sarà quello di fare chiarezza nei rapporti fra aziende sanitarie ed Aias per capire in primo luogo, con dati precisi in mano, a quanto ammontano i crediti dell’azienda verso il sistema sanitario, e poi come questi crediti potranno essere riconosciuti e definiti al fuori dei contenziosi giudiziari in corso, per poter alleggerire la situazione drammatica dei lavoratori, senza stipendio da 6 mesi».

Si tratterà di un lavoro non facile, ha ricordato l’assessore della Sanità Luigi Arru, che ha assicurato comunque tutto il suo impegno per arrivare in tempi brevi a risultati positivi tenendo presente che la questione va divisa in due parti. «Da un lato – ha spiegato Luigi Arru – c’è una situazione che riguarda il periodo dal 2014 ad oggi per la quale ho chiesto alle Asl di agire con la massima priorità e solleciterò ancora i commissari per avere tutti i dati necessari; dall’altro ci sono tante situazioni frammentate che risalgono in alcuni casi al 1988 quando ancora esistevano le Usl e sono state oggetto, nel tempo, di contenziosi, pareri legali e sentenze spesso di segno opposto».

«Io stesso – ha concluso – quando ho sollecitato gli avvocati delle Asl ad esaminare possibili ipotesi di transazione ho ricevuto otto pareri diversi dei quali non posso discutere la fondatezza giuridica, certo è che riportare alla normalità una situazione del genere non è oggettivamente facile anche perché, sul piano formale, sono le Asl e non la Regione a firmare i contratti con Aias.»

Nel corso del dibattito, hanno preso la parola in rappresentanza dei gruppi i consiglieri Fabrizio Anedda (Misto), Michele Cossa (Riformatori), Gianluigi Rubiu (Udc) ed Alessandra Zedda (Forza Italia).

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Pioggia di critiche dall’opposizione sulla legge che istituisce la Asl unica approvata ieri sera dal Consiglio regionale.

«Votiamo contro: qui di Asl unica il Pd ha lasciato poco – attacca Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori sardi -. Doveva essere uno strumento per razionalizzare la spesa sanitaria e fare in modo che essa, che ammonta a ben il 50% del bilancio regionale e che ha avuto una decisa impennata nell’ultimo periodo, venga destinata alla salute delle persone  e non a mantenere in piedi consolidate strutture clientelari. La spesa aumenta ed i servizi sanitari peggiorano. Dagli emendamenti invece è emerso di tutto. Pigliaru e Arri hanno avuto coraggio ma la loro maggioranza li ha traditi.»

«Localismo e logiche clientelari hanno pervaso tutta la discussione: frutto delle divisioni della maggioranza, che ha cercato un precario equilibrio nella divisione dei pani e dei pesci. Per di più sono stati introdotti elementi che minano alla base una riforma che sarebbe dovuta essere fondamentale ma che invece si è andata vieppiù diluendo a causa dei difficili equilibri all’interno della maggioranza. È facile prevedere, ad esempio, che sarà fonte di interminabili contenziosi la norma che attribuisce ai distretti sanitari “autonomia” non solo tecnico-gestionale ma perfino economico-finanziaria e contabilità separata. E si introducono cose oggi prive di senso come le “consulte di cittadinanza”, che non faranno altro che inceppare i processi decisionali – aggiunge Michele Cossa -. La Ats parte male, pesantemente condizionata da questi due anni di commissariamento delle aziende, durante i quali si è fatto di tutto tranne che l’ordinaria amministrazione. Si è continuato ininterrottamente a conferire incarichi – conclude Michele Cossa – e perfino a bandire concorsi, in spregio ad ogni logica di controllo e moralizzazione della spesa.»

Durissime anche le parole di Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc.«E’ una riforma che avrà come unico risultato l’incremento dei costi ed i maggiori disservizi. Come se non bastasse il resto dell’impalcatura è stato aggiunto l’ennesimo pasticcio dell’individuazione della sede dell’Azienda a Sassari. Una normativa che è stata liquidata dalla maggioranza con troppa fretta. Una corsa senza freni che non produce certo un salto in avanti della sanità isolana. Anzi. Il risultato finale di questa riforma è la confusione più totale».

«Uno degli emendamenti approvati nella giornata odierna prevede che il direttore dell’Area socio-sanitaria locale – conclude Gianluigi Rubiu – possa disporre di un ufficio di staff, con compiti di supporto per le proprie funzioni. E’ l’ennesima modifica ideata per moltiplicare le poltrone e gli incarichi di sottogoverno. E i pazienti? Appaiono essere finiti nel dimenticatoio, con la soppressione di presidi ospedalieri e reparti che incideranno negativamente sull’assistenza.»

 Il consigliere regionale di Forza Italia Edoardo Tocco definisce la legge approvata «un disastro». «Un riordino che pensa solo alle poltrone e ai posti di sottogoverno dimenticandosi delle vere emergenze della sanità sarda. Una normativa che avrà effetti negativi, con la soppressione dei presidi ospedalieri territoriali minori. E’ un passo indietro rispetto al passato – conclude Edoardo Tocco – che non produrrà nessun risparmio. Anzi. Ci saranno solo sprechi e carenze di personale sanitario, con i pazienti costretti ancora una volta a fare i conti con liste d’attesa e tempi biblici per le cure».