10 January, 2025
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Consiglio regionale 415

La seduta odierna del Consiglio regionale si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il documento 7 – Giunta regionale – Por/Fse 2014-2020 e istituzione del Comitato di sorveglianza. Il vice presidente ha dato la parola al relatore del provvedimento Franco Sabatini, del Pd.

Franco Sabatini, in apertura, ha ricordato che «il documento è frutto del negoziato con gli uffici della Ue dopo l’esame del Centro regionale di programmazione, della Giunta e dello stesso Consiglio, che ha indicato precise priorità nell’utilizzo dei fondi comunitari». «Oramai – ha osservato – le uniche risorse per la crescita stanno dentro i piani operativi regionali, perché alcune macro-voci assorbono gran parte del bilancio della Regione a cominciare dalla sanità che pesa per oltre il 50% dei fondi disponibili; a questo si aggiungono la riduzione del gettito fiscale e delle compartecipazioni e gli accantonamenti imposti dallo Stato costantemente cresciuti in questi quattro anni». Di qui la necessità, ha sostenuto il presidente della commissione Bilancio, «di riportare al centro la vertenza entrate, un appello che rivolgo anche alle forze del centro sinistra perché o decidiamo una nuova strategia o proseguiamo nell’errore; bisogna invece cominciare a discutere l’accordo stipulato, fare nuovi ragionamenti e guardare avanti, tenendo presente che, nei fatti, quell’accordo non è mai stato pienamente applicato, né da Soru né da Cappellacci né adesso, ed esistente sempre una grande differenza di quasi un miliardo fra quanto viene riconosciuto e quanto viene effettivamente trasferito». «Guardiamo con attenzione – ha poi suggerito Sabatini – a quanto fanno le altre Regioni autonome che ogni anno riscrivono la parte del loro Statuto che riguarda le entrate, mentre noi invece siamo fermi e continuiamo a calcolare le entrate con cifre di otto anni fa mentre è cambiato il mondo». «In particolare – ha affermato ancora l’esponente del Pd – è inaccettabile che il costo della continuità territoriale, cioè il diritto alla mobilità dei sardi, sia a carico del bilancio regionale; dobbiamo liberarci da questa imposizione e tutta la politica deve ragionare in modo unitario perché la vertenza entrate è dei sardi e non ha colore; 300 milioni di residui attivi sono un grande risultato passato forse in secondo piano ma non è sufficiente, per guardare avanti occorre l’equilibrio di bilancio si regga sulla certificazione esatta delle entrate, elemento indispensabile per far corrispondere entrate e spese senza ulteriori accantonamenti in corso d’anno». «Dobbiamo infine riflettere – ha concluso Sabatini – sull’opportunità di utilizzare i 400 milioni solo per l’abbattimento dei residui passivi; questa è la prima prima battaglia da fare perché sommando quelle risorse con i 300 milioni, si liberano complessivamente 700 milioni che possono essere molto importanti, per fare in modo che il bilancio possa tornare ad essere uno strumento che attiva processi reali di crescita per la Sardegna».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha condiviso l’impostazione del problema delle entrate indicata consigliere Sabatini. «Abbiamo sempre dato il nostro sostegno costruttivo –  ha ricordato – e crediamo che da lì si debba ripartire ma non siamo d’accordo su metodo e risultati ottenuti percé, oltre all’accordo che ha modificato l’articolo 8 dello Statuto per il riaccertamento di residui, dovevamo anche avere il respiro necessario per riavviare le trattative per ottenere ciò che ci spetta, senza dimenticate che quei 300 milioni sono soldi dei sardi e non sono un grande risultato né nuova finanza, anzi incideranno negativamente su bilancio 2015 come vedremo ben presto». «Dobbiamo avere ancora tanto dallo Stato – ha lamentato la Zedda – per noi ripartire significa però anche non ritirare i ricorsi, gli stessi che altre Regioni hanno già vinto; non era quindi un nostro puntiglio ma un diritto vero, per impedire che lo Stato dia con la mano sinistra e riprenda con la destra». Ripartire, a giudizio del vice capogruppo di Forza Italia, «significa in concreto rivedere l’accordo stipulato dato che fino ad oggi non sappiamo ancora le entrate certificate; il pareggio di bilancio significa infatti conoscenza esatta di entrate e spese soprattutto quest’anno in cui scontiamo gli effetti negativi della crisi, mentre la stessa armonizzazione del bilancio provocherà altri problemi come dimostreremo cifre alla mano». «In realtà – ha aggiunto ancora la consigliera – spenderemo molto meno rispetto al periodo in cui era in vigore il patto di stabilità; sulla spesa del fondo sociale europeo, peraltro, la Sardegna ha sempre raggiunto ottimi risultati, speriamo che ciò avvenga anche per altri fondi, ma senza un quadro di certezze anche questi processi virtuosi sono a rischio».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, ha affermato che «l’accordo di luglio è un accordo che ha portato conseguenze importanti e deve essere sperimentato per produrre tutti i suoi effetti; dal nostro punto di vista, in particolare, deve essere ampliato inserendo anche gli Enti locali, coinvolgendoli nella finanza regionale e trovando anche un meccanismo per intervenire sugli accantonamenti per cui serve norma di rango costituzionale». «Gli accordi stipulati in tempi diversi da Soru ad oggi – ha continuato Arbau – hanno a monte un problema, quello di costruirci un nostro sistema fiscale federale; è stato fatto un importante passo avanti con l’approvazione del disegno di legge sull’agenzia sarda delle entrate e di questo tema dobbiamo discutere a fondo anche sui dettagli perché questa è la più grande sfida della legislatura».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sostenuto fra l’altro che «ci sarebbe molto da dire su un documento molto ampio ed in alcune parti perfino ripetitivo e superfluo, con formulazioni generiche in tema di risposte alla crescita; in qualche passo, piuttosto, si parla di aree svantaggiate sull’asse Cagliari Sassari ed Olbia, escludendo il Nuorese ed Oristano, come se queste ultime fossero aree fortunate o con caratteristiche diverse e, se poi lo fossero, bisognerebbe predisporre comunque misure ed azioni alternative». Emerge in sostanza, ad avviso di Pittalis, «un disegno non coerente che suscita forti perplessità e soprattutto sulle politiche attive del lavoro il documento resta molto sul vago, nascondendo a malapena la realtà dell’insuccesso di uno strumento costosissimo come Garanzia giovani che non crea occupazione stabile e non intacca vaste aree di precariato come quelle dell’Ente foreste e dell’Aras». «Il documento – ha concluso Pittalis – può essere quindi utile per l’analisi e per qualche spunto positivo di riflessione, ma manca di concretezza e non qualifica la maggioranza di governo; c’è molta teoria e molta vetrina ma niente segnali di speranza, per questo non possiamo votarlo».

L’assessore della Programmazione Raffaele Paci, dopo aver ricordato che il documento «è una presa d’atto del programma approvato alcuni mesi fa dalla commissione Ue ma il dibattito avviato dal Consiglio è positivo come occasione di confronto sui grandi temi della Sardegna». «E’ vero che il documento è scritto in bruxellese,  è molto burocratico e in molti passaggi perfino difficile da leggere – ha proseguito l’assessore – ma dentro c’è anche la politica, anche il programma del fondo Fesr è stato approvato ieri ed è un altro programma che può partire dopo che la Giunta lo trasmetterà al Consiglio, mentre a brevissima scadenza sarà trasmesso a Bruxelles anche il programma di sviluppo rurale». «Quanto alle politiche attive sul lavoro – ha detto Paci – per il 2015 sono in gioco 380 milioni di euro in politiche tradizionali ma anche innovative ed infatti l’Istat sta cominciando a darci qualche segnale, mentre per quanto riguarda le misure sulle grandi aree urbane come Cagliari, Sassari ed Olbia, è una scelta frutto del passato che personalmente la condivido ma, essendo consapevoli che Sardegna è più articolata, sono state predisposte misure specifiche per altre zone dell’Isola comprese quelle interne». Soffermandosi poi sulla vertenza entrate, cioè sull’attuazione del nuovo articolo 8 dello Statuto, Paci ha affermato che «la strada maestra è quella delle norme di attuazione che completeremo nelle prossime in due settimane e nello stesso tempo proseguiremo l’iter dell’agenzia sarda delle entrate approvata recentemente e aperta al dibattito pubblico prima del passaggio in Giunta e dell’iter consiliare; in questi due passaggi c’è l’autonomia che serve per dare forza alla vertenza entrate che non abbiamo mai dichiarata chiusa». «Riteniamo – ha detto ancora l’assessore – che i 300 milioni riconosciuti dallo Stato non bastano e magari riusciremo ad avere il 100% di ciò che ci spetta ma bisogna tenere presente che con la crisi fa calare le entrate in un quadro di spese fisse crescenti come sanità e trasporti, una Regione come la Sardegna fra le più colpite dalla crisi che vive di devoluzioni, deve avere un qualcosa in più per la sua specificità, sono temi che dobbiamo affrontare tutti insieme, con risposte coerenti ed all’altezza di questa sfida».

Successivamente, il vice presidente Lai ha comunicato al Consiglio la predisposizione di un ordine del giorno proposto dalla maggioranza.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta prima di procedere alla votazione.

Alla ripresa dei lavori il vice presidente Lai ha dato la parola al consigliere Mario Floris (Sardegna) per la dichiarazione di voto. L’ex presidente della Giunta regionale ha ricordato che sono anni che si sta parlando di questo argomento e che «nel nostro Statuto abbiamo il Piano di Rinascita». Floris ha ricordato che dopo il primo e il secondo, la Sardegna sta aspettando il terzo Piano di Rinascita che però finora non è arrivato. Secondo l’esponente della minoranza «non ci può essere autonomia politica senza autonomia finanziaria» e non è giusto che la Sicilia abbia i 10 decimi di tutte le entrate e la Sardegna no. Tra l’altro Floris ha affermato che «siamo l’unica regione al mondo che si è caricata i costi della sanità e dei trasporti» e si detto d’accordo sul fatto che bisogna ripartire dalle Entrate. Ma si è detto contrario a questo ordine del giorno perché troppe volte è stata data la disponibilità ad appoggiare l’azione nei confronti del governo ma non è stata accolta.

Il vice presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno (Cocco Pietro e più) che è stato approvato con 33 voti favorevoli e 19 contrari e che delibera la presa d’atto del documento n. 7/XV/A (Por-Fse 2014-2020 e istituzione del comitato di sorveglianza).

Il presidente ha dato la parola al consigliere Antonio Solinas (Pd)  per l’illustrazione del secondo punto all’ordine del giorno: la risoluzione n. 4 della Quarta commissione consiliare “sui trasporti marittimi da e per la Sardegna gestiti dalla società CIN-Tirrenia s.p.a..”

Il presidente della Quarta Commissione ha affermato di essere perplesso nel discutere una risoluzione approvata un anno fa dalla Commissione. Ormai, ha spiegato, che si tratta di una situazione datata: il punto a) “trasferire la sede legale della CIN-Tirrenia s.p.a. in Sardegna” è stato ottenuto, il punto b, c e d, ossia “assicurare tariffe agevolate per il trasporto merci; assicurare tariffe agevolate per i residenti e per i “nativi” in Sardegna per l’intero anno solare; assicurare tariffe promozionali ai non residenti, finalizzate a incentivare il turismo”, sono stati raggiunti in parte. Solinas ha chiesto all’assessore dei Trasporti di far pervenire alla Commissione lo studio del Crenos pubblicato sulla stampa per poterlo analizzare. I consiglieri dell’opposizione, in particolare Pietro Pittalis (FI), Michele Cossa e Luigi Crisponi (Riformatori sardi) hanno chiesto che venisse ritirata la Risoluzione e che venisse prevista una sessione del Consiglio dedicata al trasporto aereo e marittimo, alla luce degli ultimi avvenimenti, sugli effetti per la Sardegna del monopolio e sull’inchiesta dei giornali locali sulla diversità di prezzi con la continuità aerea della Corsica. Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, si è detto d’accordo.

Il vice presidente Lai, con il parere favorevole dell’Aula, ha dunque sospeso la risoluzione n. 4 e l’ha rinviata alla Quarta commissione.

Il vice presidente ha poi aperto la discussione sul terzo punto all’ordine del giorno: la Risoluzione n. 7 “sulla situazione dei lavoratori addetti al servizio di vigilanza armata, portierato, custodia, manutenzione impianti di sicurezza presso gli immobili della Regione autonoma della Sardegna e lavaggio autoveicoli”, votata all’unanimità dalle Commissioni prima e seconda.

La risoluzione impegna la Giunta regionale:

«a utilizzare gli strumenti e gli spazi di flessibilità previsti dalla normativa vigente in materia di appalti per apportare variazioni al fine adeguare il servizio, ove necessario, alle caratteristiche e alle esigenze dei diversi siti; ad adottare criteri omogenei per l’individuazione dei siti regionali ai quali assegnare la vigilanza armata al fine di conseguire uniformità su tutto il territorio regionale; a porre in essere ogni utile tentativo di aprire un dialogo con l’impresa vincitrice per:
individuare soluzioni, ad esempio la turnazione nel servizio di vigilanza armata, per evitare un’eccessiva penalizzazione a carico di alcuni lavoratori; 

verificare nel CCNL di categoria ogni possibile opportunità di incremento della retribuzione al fine di mantenere e consolidare il livello stipendiale finora raggiunto;  riconsiderare la collocazione dei lavoratori addetti ai servizi fiduciari in altre fasce retributive tenendo conto della pregressa esperienza maturata in mansioni superiori. E infine a  vigilare affinché nelle fasi di predisposizione dei futuri bandi di gara vengano attentamente vagliate le possibili conseguenze e gli impatti sull’occupazione al fine di conseguire non solo la salvaguardia dei livelli occupazionali ma altresì quella dei livelli retributivi».

Piero Comandini (Pd), relatore del testo, ha spiegato che la risoluzione non entra nel merito del bando ma sull’impostazione politica delle gare d’appalto della Regione. La ridefinizione del servizio, con il passaggio dei lavoratori da Guardie Particolari Giurate (GPG), inquadrati nel precedente appalto, a portieri/custodi con una modifica delle mansioni e del trattamento economico (che implica una riduzione di circa il 30 %,) imputabile all’applicazione del meno vantaggioso contratto relativo ai servizi fiduciari invece di quello per i servizi di vigilanza armata.

Per l’esponente della maggioranza la Regione ha il dovere di garantire anche la dignità del lavoratore. Con le gare che puntano soltanto sul massimo ribasso non è garantita, ha affermato, la qualità del servizio, l’efficienza e il lavoratore. Non è giusto che la categoria che lavora per l’ente regione abbia uno stipendio al di sotto della soglia di povertà. La stessa Commissione europea ha approvato, a giugno 2013,  una risoluzione con cui ha messo fine alle gare al massimo ribasso, privilegiando invece gli aspetti sociali, la qualità e l’innovazione.

«Questa pratica, dunque, va rigettata – ha affermato Comandin – bisogna avere rispetto per i lavoratori e non basarsi su un mero conto matematico per le assegnazioni degli appalti.»

Il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), ha ringraziato i colleghi delle commissioni Personale e Lavoro per il lavoro svolto ed ha sottolineato come molti consiglieri neppure immaginavano gli svantaggi causati in danno dei lavoratori derivanti dall’assegnazione dell’appalto per la vigilanza indetto dall’amministrazione regionale. «Il problema non è di natura amministrativa e burocratica – ha insistito il consigliere di Sel – ma è prettamente politico perché è un problema di giustizia sociale». «Il demansionamento di chi svolgeva in precedenza il servizio di vigilanza armata – ha proseguito l’esponente della maggioranza – ha comportato una riduzione del 50 per cento della retribuzione e condizioni contrattuale di svantaggio sono state applicate anche per chi già svolgeva servizi cosiddetti “non armati”». Agus ha quindi ricordato come tali situazioni siano ormai frequenti nel settore delle forniture private ed ha definito “un pericoloso precedente” quello che creatosi con l’assegnazione della gara bandita dalla Giunta. Il consigliere di Sel ha concluso auspicando interventi immediati per sanare la situazione dei lavoratori della vigilanza.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha bollato il caso dei lavoratori delle ditte della vigilanza che si sono aggiudicate il bando regionale come “una degenerazione della spending review” ed ha paragonato in termini negativi l’atteggiamento tenuto nell’occasione dalla Regione con quello che caratterizza il comportamento di molte ditte private in situazione di crisi. «Siamo per il mercato – ha spiegato l’esponente della minoranza – e siamo convinti che la pubblica amministrazione non rappresenti al risposta al dramma della disoccupazione ma siamo ancor più convinti che la Regione non può e non deve speculare sul bisogno, colpendo la dignità delle persone e dei lavoratori».

Michele Cossa ha quindi concluso preannunciando il voto a favore delle risoluzione n. 7.

Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd), pur dichiarando di condividere i contenuti della risoluzione illustrata dal suo collega di gruppo e di partito, Piero Comandini, ha ammesso le difficoltà nel trovare una soluzione ai problemi in essa evidenziati per via dell’avvenuta aggiudicazione del bando regionale. «I criteri e le condizioni di gara – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – non credo potranno essere modificati ma la Regione non può permettersi di creare condizioni che portano gli stipendi dei lavoratori al di sotto della soglia di povertà». Antonio Solinas ha quindi auspicato che l’assessorato competente verifichi in tempi celeri i margini di intervento e soprattutto siano evitati nel futuro situazioni come quelle che danneggiano i lavoratori della vigilanza: «Il risparmio va bene ma non si può fare sulle spalle dei lavoratori dipendenti».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha evidenziato le conseguenze negative dell’applicazione della spending review («per inseguire un risparmio anche minimo spesso si schiantano i progetti di vita di molti lavoratori e di tante famiglie») ed ha definito “un dovere morale e politico” la ricerca di soluzioni per il caso dei lavoratori delle ditte della vigilanza («sono persone che prima dell’aggiudicazione della gara regionale ricevevano un salario di 1.500 euro e oggi si ritrovano con 600 euro al mese»). Daniele Cocco ha quindi invitato la Giunta ad intervenire per porre rimedio al problema evidenziato nella risoluzione e ad individuare gli strumenti opportuni per scongiurare che la situazione possa ripetersi nel futuro.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato di condividere i contenutid ella risoluzione n. 7 ed ha rivolto critiche al cosiddetto criterio del “massimo ribasso” per l’aggiudicazione delle gare delle pubbliche amministrazioni («non ha dato i risultati attesi e se si risparmia nella fase di assegnazione, poi si perde nella qualità dei servizi e si penalizzano i lavoratori dipendenti»). «Voteremo a favore della risoluzione – ha concluso l’esponente della minoranza – e la raccomandazione vale per la giunta ma anche al legislatore regionali perché siano tutelate le parti più deboli della nostra società».

 Il capogruppo di “Sovranità, democrazia e lavoro”, Roberto Desini, ha rivolto parole di apprezzamento al relatore Comandini e si è detto soddisfatto che il Consiglio “si occupi di un problema reale che interessa da vicino molti lavoratori e tante famiglie”. L’esponente della maggioranza ha definito il caso dei lavoratori della vigilanza “una vera ingiustizia sociale” ma ha mostrato scetticismo sulle soluzioni praticabile per favorirne l’effettiva soluzione. «Mi auguro – ha concluso Desini dichiarando voto a favore della risoluzione – che si possano trovare quelle più adeguate ed efficaci».

L’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, ha ricordato i precedenti interventi svolti nelle commissioni Prima e Seconda in sede di audizione ed ha sottolineato il rispetto delle norme stabilite dal decreto 66/2014 che impone alle regioni tagli nei servizi per oltre 600 milioni di euro. Erriu ha dunque ripercorso l’iter della gara da 37milioni 700mila euro, suddivisa in tre lotti, due dei quali assegnati ed uno oggetto di ricorso al Consiglio di Stato. «Sulla base delle norme contenute nel decreto legge n. 66 – ha spiegato l’esponente dell’esecutivo – che impongono la riduzione delle spese intermedie, la Regione ha dovuto scegliere tra una forma di conversione di una parte del personale (vigilanza armata) in attività di portierato, così da assicurare a tutti il mantenimento del posto di lavoro, perché l’alternativa era quella del licenziamento di un c erto numero di addetti». Nel 2008 su questa posizione si era attestata la precedente giunta e per questo motivo è stata fattta la scelta di individuare i luoghi dove convertire la vigilanza armata in attività di poprtieratio e custodia.

L’assessore ha quindi affermato che si è proceduto alla definizione del bando di gara sulla base di indicazioni fatte proprie a sue tempo dalla precedente amministrazione e con la conferma dei requisiti di legge per l’espletamento dei servizi e le garanzie dell’applicazione del contratto nazionale di lavoro per gli addetti. «Il contratto di portierato – ha affermato Erriu – risulta  in modo abnorme al di sotto della soglia minima ed è bene ricordare che  il 90% dell’importo a base d’asta è destinato al pagamento degli stipendi».

L’assessore ha quindi ricordato che erano in servizio 128 guardie armate e 47 addetti ai parcheggi mentre ad oggi le guardie armate sono 108, 20 sono glia addetti ai servizi di portierato o simili, 47 sono impiegati in servizi fiduciari ed in più ci sono 26 nuovi assunti per i servizi di portierato. L’assessore Erriu ha quindi dichiarato che “entro i limiti stabiliti per l’incremento delle risorse” si sta procedendo con l’individuazione di altri siti che prevedano il servizio di vigilanza armata ed ha citato il caso degli uffici della Corte dei Conti, della stessa presidenza della Giunta, dell’assessorato delle Politiche sociali e anche il Centro elaborazione dati della Regione. «Tutto questo – ha precisato Erriu – per mitigare gli effetti negativi per i lavoratori che sono evidenziati nella risoluzione». Il componete l’esecutivo Pigliaru ha quindi ricordato che il risparmio conseguito con la gara per la vigilanza è stato pari a 2 milioni e mezzo di euro, rispetto al precedente contratto ed ha ammesso che al momento alla Regione, per ovviare alle criticità emerse anche in sede di dibattito, non resta che attivare “forme di sollecitazione alla ditta appaltatrice perché elevi il livello contrattuale applicato agli addetti al portierato”. «Ma non possiamo obbligare la ditta vincitrice l’appalto a garantire tali livelli di paghe – ha concluso l’assessore degli Enti locali – e per il futuro affermo che con le norme vigenti il percorso per escludere il ripetersi del caso è molto stretto».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, intervenendo in sede di dichiarazione di voto ha annunciato il voto contrario “a titolo personale” alla risoluzione n. 7 «perché, pur essendo a favore della tutela dei lavoratori su questa vicenda ci sono percorsi e situazioni a me non chiari». «Non condivido alcune procedure – ha concluso l’esponente della minoranza – e ho dubbi su alcuni aspetti del capitolato».

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), ha espresso critiche sulla formulazione del bando di gara: «Non sta a me giudicarne la legittimità ma chi redige un capitolato dovrebbe tener presente le conseguenze sui lavoratori oltre al conseguimento di eventuali risparmi. Sarebbe stato sufficiente – ha concluso l’esponente della minoranza – utilizzare la dicitura “con la salvaguardia dei livelli contributivi e retributivi” per scongiurare gli svantaggi cui vanno incontro i lavoratori delle ditte della vigilanza».

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha quindi posto in votazione con scrutinio elettronico la risoluzione n. 7 che è stata approvata con 46 voti a favore e uno contrario.

Il presidente Lai ha quindi dichiarato conclusi i lavori del Consiglio e nel preannunciarne la convocazione al domicilio, ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Nuovo duro attacco del coordinatore dei Riformatori Sardi, Michele Cossa, alla Giunta regionale sulla gestione del sistema dei trasporti.

«Bastano le parole della commissione europea per capire in che mani è il trasporto in Sardegna – scrive Michele Cossa in una nota -: “Il livello di maturità è scarso. L’impatto è debole in quanto sono mostrati solo alcuni benefici economici”. Parole dell’Ue su un progetto da quasi 10 milioni di euro per la rete ferroviaria sarda. Ecco a che punto siamo: anche l’Europa ci sbeffeggia.»

«Se a questo aggiungiamo che il ministro Delrio giudica una spesa inutile il treno veloce in Sardegna perché non abbiamo una rete che lo supporta – conclude Michele Cossa – la bocciatura della Giunta, che aveva promesso i treni veloci per quest’estate è clamorosa. Adesso basta: con questa superficialità la giunta regionale sta demolendo la nostra economia.»

Stazione ferroviaria di Cagliari

«Che l’assessore Deiana non voglia prendere atto del fatto che il principio di continuità territoriale si sia dissolto nei fatti, e anzi continui a fare annunci privi di sostanza è diventato offensivo nei confronti dei sardi. Aveva annunciato 15.000 posti in più per il ponte del 2 giugno, quando la Sardegna è rimasta praticamente isolata, e ne sono arrivati meno della metà; aveva annunciato i treni veloci per questa estate, e invece di essi si sono perse le tracce. Gli annunci non si contano più, i risultati invece sì, e sono assai modesti.»

Lo dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«Adesso – prosegue Cossa – l’ultima trovata è il “bridge” con 14 tratte giornaliere su Roma. Ovviamente la Regione non ha i soldi per farlo e ha chiesto al Governo Renzi, che a tutto sta pensando tranne che alla Sardegna (salvo che come terreno per canne da biocarburante), di finanziarlo. Geniale. Peccato che ai sardi Deiana non abbia detto alcune cose: con 65 milioni di euro (tanto costa il progetto) non sarebbe difficile per nessuno fare un’operazione del genere; il governo si è già liberato da anni del problema della continuità territoriale sarda, che con l’accordo Soru-Prodi è stato derubricato da questione di interesse della comunità nazionale ad affare dei soli sardi, che pagano con le loro tasse i biglietti scontati.»

Aerostazione Elmas 1 copia

Presa di posizione del coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa, sullo stato della riforma degli Enti locali in Consiglio regionale.

«La riformina di Cristiano Erriu – ha detto Cossa – si sta rivelando sempre di più una vera e propria legge truffa ai danni dei 525mila sardi che avevano votato per l’abolizione delle Province: con un colpo di mano il centrosinistra le resuscita, cambiandone forse il nome ma sostanzialmente lasciando tutto come era prima.»

«Cercando di mediare con le varie anime dello sgangherato centrosinistra – ha aggiunto Cossa – l’assessore degli Enti locali sta avvallando una legge che non solo non cancella le Province ma addirittura le resuscita. Un insulto per i sardi e per tutto il movimento referendario. A tutto questo noi reagiremo non solo in Consiglio regionale ma anche fuori dal Palazzo con una grande manifestazione. Scenderemo in piazza contro questa vera e propria truffa mascherata da riforma.»

Palazzo Vice Regio 17 copia

L’assessorato regionale dell’Ambiente ha varato le nuove regole per il sistema integrato di salvamento balneare, nel quale è stata accolta gran parte delle osservazioni presentata da Comuni e Province.
Le risorse disponibili ammontano ad oltre 400.000 euro e potranno essere utilizzate sia per investimenti – torrette di avvistamento, mezzi nautici di soccorso, attrezzature specifiche, primo soccorso e rianimazione – sia per costo del personale. L’ammontare delle spese dipende dalla disponibilità̀ di attrezzature e mezzi necessari a supportare il piano di salvamento.
Spetta alle amministrazioni locali pianificare e programmare le attività di salvamento sulla base degli indirizzi dati dalla Giunta regionale.

San Nicolò Buggerru 6

I Riformatori sardi hanno presentato una proposta di legge per il riordino degli Enti locali. Il trasferimento alla Regione delle funzioni e del patrimonio delle quattro province abolite dal referendum del 2012 (Olbia Tempio, Carbonia Iglesias, Medio Campidano e Ogliastra); un piano (entro sei mesi) della Giunta per il trasferimento ai Comuni o ad altri enti pubblici delle funzioni e delle relative risorse umane e finanziarie; mantenimento in regime commissariale delle quattro province storiche (Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano) fino alla definitiva approvazione della modifica costituzionale all’esame del Parlamento.

E’ questa la proposta di riordino degli Enti locali che i Riformatori contrappongono al disegno di legge della Giunta (in discussione nella Prima commissione) e che il coordinatore Michele Cossa, ha definito “paludoso”, “incerto nei tempi” e “pericoloso” perché rischia di moltiplicare apparati e organismi. «Addirittura – ha detto Cossa – davanti alla proposta inemendabile della Giunta, affermiamo che è meglio tenersi le otto province piuttosto che ritrovarci con decine di Unioni di Comuni».

Il disegno di legge dei Riformatori, redatto in collaborazione con l’ufficio studi del partito, rappresentato, nel corso dell’incontro di questa mattina con la stampa, dagli ex consiglieri regionali Franco Meloni e Franco Pisano e dal già assessore del Turismo, Roberto Frongia, si compone di soli 4 articoli, il terzo dei quali norma la delicata questione del personale in carico agli enti intermedi. Si prevede, dunque,  il trasferimento del personale delle amministrazioni provinciali alla Regione, garantendo il mantenimento della posizione giuridica ed economica. Il costo che ne deriverebbe per le casse regionali – così è scritto nel testo di legge – andrebbe in detrazione dal fondo unico degli Enti locali.

Sede Provincia via Mazzini Sede Provincia Medio Campidano 1 copia

«Un conto è fare scelte oculate, un altro abbandonare le rotte: le dieci originarie erano troppe, ma su Verona, Bologna e Napoli Bruxelles non potrebbe fare nessuna obiezione.Sono tratte molto frequentate dai sardi che studiano fuori o sono costretti a viaggiare per esigenze sanitarie e non c’è un servizio per la Sardegna. Il problema vero però è quello del modello: affidare le rotte ad un unico vettore crea alla Sardegna un danno enorme». Lo scrive, in una nota, il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«Difficile da comprendere – dice ancora Cossa – una “continuità europea” del tipo di quella proposta da Massimo Deiana. Oggi è più facile arrivare a Londra o Parigi che a Roma in certi periodi dell’anno. Ed è sbagliato anche solo prendere in considerazione ai fini della continuità i vettori low cost, per il semplice motivo che essi non offrono alcuna garanzia né nel prezzo (estremamente variabile) né di continuità del servizio (viaggiano solo quando conviene loro). Inoltre non può continuare un sistema in cui la Regione paga a pioggia i vettori: vista la scarsità di risorse niente regali alle compagnie aeree ma meccanismi premiali, che stimolino il miglioramento della qualità del servizio. Con una spesa complessiva di non più di 70 milioni di euro, si può applicare sia alla CT1 che alla CT2.»

Michele Cossa

Traghetti Arbatax e La Maddalena copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge sulla continuità territoriale tra la Sardegna e le isole minori. Autorizzazione all’individuazione di un soggetto idoneo allo svolgimento delle attività di supporto tecnico, economico-finanziario e legale alla correlata procedura di gara. Il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza del provvedimento, il consigliere di Sardegna Vera Michele Azara.

Azara ha ricordato i passaggi principali del testo in commissione dove, sia pure con l’astensione dei gruppi di opposizione, sono state condivise  finalità ed obiettivi del provvedimento, utilizzando il ricorso all’advisor, secondo la procedura che sarà seguita anche per la privatizzazione della Saremar.

Secondo il relatore di minoranza Giuseppe Fasolino, di Forza Italia, le motivazioni dell’astensione dell’opposizione riguardano essenzialmente gli effetti del provvedimento sulla mobilità marittima, «perché manca una inversione di tendenza rispetto alla situazione attuale nella prospettiva di una gestione razionale del settore che garantisca anche il superamento delle attuali tensioni occupazionali». Sono fatti già emersi in Consiglio in occasione del dibattito su una mozione dedicata all’argomento, ha ricordato Fasolino, criticando il provvedimento anche perché «così come è stato proposto rappresenta un inconsapevole giudizio di sfiducia nell’assessorato regionale dei Trasporti che avrebbe potuto gestire direttamente le procedure di gara».

A nome della Giunta, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha espresso un giudizio positivo, conforme a quello della commissione.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta, prima di passare alla votazione. Il presidente Ganau ha accolto la richiesta.

Alla ripresa della seduta il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli del provvedimento, che il Consiglio ha approvato con 26 voti favorevoli e 19 astensioni.

Successivamente l’Assemblea ha approvato i 3 articoli del disegno di legge 198 e, con 25 voti favorevoli, il provvedimento nel suo complesso.

La seduta si era aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Disegno di legge n. 199/A (Giunta regionale) – Interventi in materia di consorzi di garanzia fidi. Il presidente ha quindi dato la parola al relatore di maggioranza del provvedimento, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd).

Sabatini ha ricordato in apertura il voto unanime commissione, al termine di un articolato percorso di audizioni che ha visto protagonisti gli operatori del settore. Scopo della legge, ha affermato, «è quello di rafforzare il sistema semplificandolo, attraverso la creazione di un unico fondo di garanzia sotto il controllo dell’assessorato della programmazione, la riduzione del numero dei consorzi che diventeranno però molto più forti e in grado di fornire maggiori garanzie gli operatori economici». Va sottolineato inoltre, ha proseguito Sabatini, «il ruolo positivo della Sfirs anche per quanto riguarda il nuovo istituto dell’osservatorio che dovrà seguire con grande attenzione l’evoluzione del fenomeno; ci sono le condizioni, in altre parole, per mettere a disposizione del sistema delle imprese uno strumento per superare il problema strutturale di accesso al credito delle aziende sarde come dimostrato anche recentemente dal report di Bankitalia sull’economia regionale». Resta sullo sfondo sotto questo profilo, ha precisato il consigliere del Pd, «la questione delle condizioni di credito ancora troppo alte per le imprese sarde rispetto al mercato nazionale, ed è auspicabile che anche su questo punto l’osservatorio operi con la massima attenzione; per quanto riguarda le risorse c’è l’impegno comune ad aumentarle e ad utilizzare a fondo, nello stesso tempo, le disponibilità residue».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda), in una breve premessa, ha sintetizzato l’evoluzione storica dei consorzi fidi in Sardegna, «nati dall’intelligenza delle piccole imprese con l’aiuto delle istituzioni, diventando però nel tempo potentati politici e finanziari che hanno drenato una massa ingente di risorse pubbliche impiegandone una parte, quella dell’aggio sulle risorse erogate, con finalità improprie». La Regione, ha poi lamentato il consigliere Anedda, «in questi anni non si è preoccupata di vigilare sull’andamento dei consorzi e di controllare l’efficacia della loro azione sul sistema economico sardo, così come la Regione non è intervenuta per sostenere le imprese che avevano difficoltà di accesso ai progetti ed ai fondi europei». Oggi i confidi, ha detto ancora Anedda, «sono essi stessi imprese in difficoltà, a partire dal mantenimento dei circa 500 lavoratori del settore e, con questa legge, stiamo facendo un intervento di assistenza; serve perciò chiarezza perché queste non sono politiche attive del lavoro e non produrranno niente per la Sardegna, fermo restando che la riforma serve ed i controlli sono necessari, ma occorre in realtà un nuovo ruolo per questi organismi, che devono occuparsi di ristrutturare i debiti delle aziende per farle sopravvivere e, soprattutto, farle ripartire».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha condiviso in parte le considerazioni del consigliere Anedda, sottolineando che «c’è molto bisogno di fare chiarezza in un mondo che ha inciso spesso negativamente sull’economia sarda». Il testo, secondo la Zedda, «presenta poi alcune lacune, perché va bene la creazione di un unico fondo presso la programmazione regionale ma la dotazione finanziaria è del tutto inadeguata; basti pensare 5 milioni erano negli anni passati la dotazione del solo settore commercio; è auspicabile dunque che le norme di attuazione e direttive servano a risolvere i gravi problemi di accesso al credito per le imprese sarde, svantaggiate anche dalla normativa nazionale ed europea, e sarà importante sotto questo profilo fare un buon regolamento ma ancora di più incrementare la disponibilità finanziaria». Se ben impiegate, ha sostenuto il vice capogruppo di Forza Italia, «sono risorse ben spese per l’economia sarda». Sulla concreta applicabilità della nuova legge, Zedda ha espresso qualche riserva, soprattutto per ciò che concerne «i criteri di ammissibilità e premialità che non sono del tutto chiari ed il percorso di accorpamento dei consorzi che forse non tiene conto delle specificità da salvaguardare; tutte ragioni che ci impongono di partire con il piede giusto, senza dimenticare la necessità di un nuovo rapporto con l’Unione europea per definire i possibili contrasti fra questa legge e le norme europee in materia di tutela dalla concorrenza e aiuti di stato». La Zedda ha infine annunciato l’astensione del gruppo di Forza Italia.

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi ha rimarcato la centralità delle imprese per il sistema economico isolano. «Parlare oggi di Consorzi Fidi significa parlare di impresa – ha detto Crisponi – finora si sono affrontate le emergenze, oggi si discute una proposta di legge che cerca di dare una mano d’aiuto al sistema produttivo isolano».

L’esponente della minoranza, pur riconoscendo l’importanza del provvedimento in discussione, ha rilevato la necessità di procedere ad ulteriori approfondimenti. «I Consorzi Fidi nell’ultimo decennio sono stati l’unico elemento a fianco delle imprese, un polmone al quale poter attingere per contrastare la carenza di liquidità al contrario del sistema del credito che ha rappresentato spesso un ostacolo. Per questo – ha sottolineato Crisponi – vanno potenziati».

Secondo il consigliere dei Riformatori, la proposta della Giunta lascia aperte una serie di problematiche e criticità, prima fra tutte l’esiguità delle risorse messe in campo: «Cinque milioni di euro sono pochi – ha rimarcato Crisponi – c’è poi l’assenza di un programma dettagliato per l’individuazione del fabbisogno dei vari comparti e la conseguente distribuzione dei fondi. La decisione di destinare le risorse a un fondo unico è sbagliata».

Crisponi ha quindi proposto di affidare alla Sfirs la gestione diretta delle risorse e l’individuazione in legge di alcuni obiettivi da raggiungere in modo da eliminare i profili di discrezionalità: «Si può pensare per esempio ad un sistema di restituzione delle somme non utilizzate».

Per Marco Tedde (Forza Italia) «prosegue il momento difficile per l’economia sarda nonostante i trionfalismi di qualche amministratore regionale. Dopo 17 mesi la Giunta non è ancora riuscita a disegnare un orizzonte di prosperità per il sistema economico isolano».

Tedde ha poi parlato di un’incoerenza di fondo tra gli enunciati e gli atti concreti. «Nelle dichiarazioni programmatiche della Giunta la creazione di un ambiente favorevole per gli investimenti era ritenuta un pilastro per affrontare la crisi – ha sottolineato Tedde – così non è stato. Non c’è stata semplificazione burocratica, non è stato facilitato l’accesso al credito, si è invece evidenziata una scarsa attenzione verso le imprese con la mancata proroga del piano casa  e l’aumento dell’Irap».

Il consigliere di Forza Italia ha poi rimarcato l’insufficienza dei fondi messi a disposizione: «Questo disegno di legge è un pannicello caldo caratterizzato da un fondo asfittico, cinque milioni non bastano».

Dubbi da parte di Tedde anche sulla riorganizzazione dei Consorzi Fidi: «L’articolo 1 sembra andare verso una razionalizzazione del sistema ma negli articoli successivi si parla di altre cose».

Tedde, annunciando l’astensione del suo gruppo, ha comunque assicurato un contributo fattivo alla legge: «Noi siamo al fianco delle imprese – ha concluso – quello che voi state facendo non è sufficiente».

E’ poi intervenuto il consigliere dei Riformatori Michele Cossa che ha parlato di legge necessaria per venire incontro alle difficoltà delle piccole e medie imprese.

«La norma introduce elementi di certezza che erano assolutamente necessari per un sistema ormai incancrenito. Tra questi, il ruolo attribuito alla Sfirs e la decisione di affidare a un solo assessorato la gestione unitaria del sistema dei Consorzi Fidi».

Cossa ha poi espresso alcune perplessità sulla dotazione finanziaria della legge: «Cinque milioni di euro non bastano – ha detto l’esponente della minoranza – gli operatori ne chiedevano venti. In questo modo la legge rischia di essere inefficace». Secondo Cossa, infine, occorre dare attuazione concreta ai provvedimenti: « C’è la necessità di indicare priorità e indirizzi per superare le lentezze del sistema burocratico».

Giudizio positivo sul disegno di legge da parte del capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. «Si vuole migliorare il rapporto tra Regione e i Confidi – ha detto Carta – bene l’individuazione di un unico assessorato per la gestione del sistema, così come la creazione del fondo di stabilizzazione: «E’ una bella trovata, la Regione manda un messaggio ai Confidi perché si aggreghino, in questo modo si cerca di mettere rimedio alla frammentazione. I Confidi avranno 18 mesi di tempo per decidere». Carta ha infine criticato l’esiguità della dotazione finanziaria ma nel complesso promosso il disegno di legge che – ha concluso – «cerca di dare risposte al mondo delle imprese e alle difficoltà di accesso al credito».

Il presidente ha quindi dato la parola all’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, il quale ha ringraziato il relatore e tutti i consiglieri per i contributo dato alla legge di riforma, «attesa da decenni, che faceva parte delle dichiarazioni programmatiche dei diversi presidenti che si sono succeduti». Paci ha poi elencato i punti fondamentali della legge, che riconosce il ruolo del Consiglio regionale, e che ha l’obiettivo di evitare la frammentazione, individua meccanismi di premialità per i confidi, introduce il fondo di stabilizzazione con meccanismi di salvaguardia e istituisce l’osservatorio dei Confidi. L’idea di razionalizzare il sistema, ha spiegato l’assessore, è nata dalla volontà di creare un sistema che sia favorevole e funzionale alle imprese. Si tratta di una legge che cerca di dare un ulteriore contributo al settore produttivo, ha spiegato Paci, che non ha però l’ambizione di risolve il problema del credito e delle imprese. Per quanto riguarda i fondi assegnati, Paci ha affermato che 5 milioni sono scarsi, ma in questo momento non era possibile fare di più. Paci ha reso noto all’Aula che la Regione sta pagando i residui passivi pari a 22 milioni. Allo stato attuale, ha concluso, ne sono stati già erogati 16 milioni.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato conclusa la discussione generale sul Dl n.199 ed ha concesso la parola al consigliere Fabrizio Anedda per la dichiarazione di voto sul passaggio agli articoli. Il capogruppo del Misto ha preannunciato voto favorevole pur ribadendo perplessità in ordine ai rilievi circa l’esiguità delle somme stanziate a favore dei consorzi Fidi ed ha ricordato come siano le banche a scegliere il consorzio fidi a cui affidarsi e non le imprese.

La vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha dichiarato il voto di astensione ed ha ribadito che le somme a favore dei consorzi Fidi sono insufficiente “perché gli stanziamenti previsti nel recente passato derivano da stime appropriate e opportune valutazioni”. «Maggiore risorse destinate ai consorzi – ha concluso Alessandra Zedda – significa favorire l’effetto moltiplicatore dei positivi effetti nell’accesso al credito da parte delle imprese».

Il voto di astensione è stato preannunciato anche dal consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, che ha ricordato che  le imprese hanno necessità dei Consorzi Fidi ma che questi devono avere obiettivi prestabiliti e risorse consistenti.

L’Aula ha quindi proceduto con l’approvazione del passaggio agli articoli ed il presidente dell’assemblea, Gianfranco Ganau, ha posto in votazione l’articolo 1 (Finalità ed ambito di applicazione) che è stato approvato con 32 sì, un voto contrario e 19 astenuti.

Aperta la discussione sull’articolo 2 (Fondo unico destinato all’integrazione dei fondi rischi dei confidi) nei quali è indicata la dotazione annuale di 5 milioni di euro, il presidente del Consiglio ha concesso la parola al consigliere Marco Tedde (Fi) per l’illustrazione dell’emendamento aggiuntivo che proponeva la limitazione, nel territorio della Sardegna, dell’intervento del fondo di garanzia nazionale (art. 2 comma 100, lettera a) della legge 13.12.1996 n. 662) alla controgaranzia dei fidi iscritti al registro delle imprese della Sardegna, per importi fino ai 100mila euro. L’esponente dell’opposizione ha auspicato l’introduzione in legge del correttivo al fine di garantire maggiore sostegno alle imprese, limitando l’intervento del fondo nazionale di garanzia che comporta rating e condizioni più restrittivi che non agevolano l’accesso al credito.

Il presidente della III commissione, Franco Sabatini (Pd), ha espresso il parere negativo della commissione, seguito da quello dell’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, che pur riconoscendo la correttezza e la serietà della questione posta con l’emendamento Tedde, ha sottolineato il rischio della creazione di potenziali condizioni di “protezionismo per i consorzi fidi” attraverso la limitazione al ricorso al fondo nazionale. «Il tutto – ha concluso Paci – a discapito della concorrenza e con danno all’impresa».

Il capogruppo del Psd’Az. Angelo Carta, è intervenuto a sostegno dell’emendamento: «Non è protezionistico e sono le banche che scelgono il consorzio fidi, non le imprese».

Posto in votazione l’articolo 2 è stato approvato con 33 voti favorevoli e l’Aula non ha approvato l’emendamento aggiuntivo a firma Tedde e più.

In sequenza e con distinte votazioni a scrutinio elettronico sono stati approvati l’articolo 3 (Regime di aiuto); l’articolo 4 (Fondo di stabilizzazione); l’articolo 5 (Osservatorio dei confidi) e l’articolo 6 (Abrogazione).

Il presidente del Consiglio a quindi annunciato all’Aula la presentazione dell’emendamento orale del consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, che punta all’eliminazione delle parole “decorsi i quali se ne prescinde” alla fine del comma 1 dell’articolo 7 (disposizioni transitorie e finali) in riferimenti al termine indicato in legge per il parere delle commissione alle deliberazioni della Giunta sui criteri di ammissibilità, sui settori prioritari e quanto dunque previsto al comma 23 dell’articolo 2; al comma 3 dell’articolo 4 e all’articolo 5 del testo di legge.

Dopo una serie di chiarimenti, preso atto che l’emendamento del consigliere Cossa modifica in ordinatorio, il termine perentorio indicato nel testo di legge a proposito dei pareri della commissione, il presidente del Consiglio l’ha dichiarato accolto, insieme con un altro emendamento orale, proposto dal consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, che ha registrato il sostegno anche del presidente della V commissione, Luigi Lotto (Pd) e che modifica la parola “commissione” in “commissioni”, stabilendo dunque che deve essere acquisto il parere della commissione III e della commissione V (entrambi competenti sulla materia).

Posto in votazione con le modifiche intervenute per effetto dell’accoglimento dei due emendamenti orali, l’articolo 7 è stato approvato con 34 voti favorevoli, così anche l’articolo 8 (Entrata in vigore) con 33 sì. L’Assemblea ha quindi proceduto con la votazione finale della legge che è stata approvata.

Il nuovo sindaco di Sestu sarà donna, scaturirà dal ballottaggio tra Maria Paola Secci (Riformatori-FI) che ha ottenuto 3.114 voti, il 36,38% (con i Riformatori sardi al 23,64% – Sestu è la cittadina di Michele Cossa, ex sindaco, ex deputato e attuale consigliere regionale e coordinatore regionale del partito – e Forza Italia all’11,94% di lista) e Annetta Crisponi (Centrosinistra – coalizione di cinque liste: PD, “Sestu domani”, “Polo civico per Sestu”, SEL e Rosso Mori-Rifondazione-PDCI)), 2.990 voti, il 34,93%.

Seguono, fuori dal ballottaggio, Maria Fabiola Cardia, del Movimento 5 Stelle beppegrillo.it, 1.597 voti, il 18,66%; Maria Cristina Perra, della lista civica “Ricostruiamo liberamente”, 538 voti, 6,28%; e, infine, Antonio Mura, della lista civica “Alternativi ai partiti“, 319 voti, 3,72%.

A Sestu si è registrato probabilmente un record al contrario sulla cosiddetta parità di genere, questa volta non garantita ma a scapito del genere maschile, avendo registrato la presenza di quattro candidati a sindaco donne su cinque (peraltro l’unico candidato uomo si è classificato ultimo con il 3,72% dei voti, il che significa che il 96,28% dei cittadini elettori sestesi hanno scelto un candidato sindaco donna).

Strada statale 3 copia

Nasce un comitato per eliminare l’Anas dalla gestione delle strade sarde e attribuire la competenza alla Regione. E’ l’obiettivo che si prefiggono i promotori di “Fuori l’Anas dalla Sardegna”. L’iniziativa è stata presentata alla stampa questa mattina dal coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, dal capogruppo dello stesso partito, Attilio Dedoni, e da alcuni sindaci dell’Isola. A fine giugno, è prevista una manifestazione a Roma per dire basta alla gestione delle strade da parte dell’Anas.

«Al comitato hanno già aderito più di 120 amministratori senza distinzioni di partito: Riformatori sardi, Pd, liste civiche e Udc. Sono state raccolte già 2000 firme e coinvolto tutti i primi cittadini della Bassa Marmilla. E’ da due legislature – ha affermato Cossa – che noi Riformatori stiamo cercando di far regionalizzare la rete stradale oggi di competenza dello Stato. Anche la mozione presentata dal gruppo, primo firmatario l’on. Dedoni, ha l’obiettivo di dare gli indirizzi alla Commissione paritetica Stato-Regione. I sardi  ha proseguito il coordinatore regionale dei Riformatori  hanno il diritto-dovere di assumersi per intero le responsabilità connesse all’accessibilità e alla mobilità all’interno della propria terra».

Michele Cossa ha poi sottolineato che si tratta di un’iniziativa trasversale che ha a cuore solo gli interessi della Sardegna e dei sardi e non quelli dei partiti. Per questo motivo ha voluto sottolineare che anche una mozione presentata da una parte del centrosinistra va nella stessa direzione. Cossa ha poi attaccato l’assessore dei Lavori pubblici: «Visto che tra i promotori ci sono anche consiglieri sovranisti, l’assessore dovrebbe essere conseguente».

«La Sardegna non è collegata tra nord e sud per non parlare delle zone come il Sulcis, l’Ogliastra e la Gallura – ha detto il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni -. C’è la possibilità di riuscire a trasferire la competenza alla Sardegna: altre Regioni lo hanno già fatto, ma è necessario avviare una trattativa con lo Stato senza sconti affinché le risorse per la gestione siano trasferite ogni anno e nell’entità giusta, ma tenendo conto degli investimenti destinati alla Sardegna negli dieci anni. Purtroppo lo Stato spesso è stato negletto nei confronti della Sardegna.»

D’accordo anche il sindaco di Segariu, Marino Tronci, il quale ha parlato dell’Anas come di una specie ministero con cui è difficile dialogare e ottenere semplici autorizzazioni. Danilo Artizzu, sindaco di Siurgus Donigala, ha ricordato che la Statale 128 è ancora chiusa, mentre il consigliere comunale di Turri, Vinicio Casu, ha, infine, parlato di una questione di civiltà che ha l’obiettivo di garantire in primo luogo la sicurezza degli automobilisti.