10 January, 2025
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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Si è svolta stamane la seduta congiunta Consiglio regionale – Consiglio delle autonomie locali, sullo stato del sistema delle autonomie in Sardegna.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Secondo l’ordine del giorno della seduta congiunta con il Cal, i lavori prevedono l’intervento del presidente del Consiglio regionale, seguito da quello del presidente del Cal, di 5 sindaci e dei consiglieri regionali di maggioranza e opposizione, con a disposizione un tempo di 10 minuti ciascuno: concluderà la sessione il presidente della Regione.

Nel suo intervento il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau ha sottolineato fra l’altro che, in occasione dei 10 anni dall’istituzione del Cal, «è necessario uscire da ogni ritualità per avviare un confronto vero su temi che riguardano la Sardegna, i territori, i cittadini, confronto sempre più stringente e necessario per le comunità». «Ci troviamo di fronte ad una gravissima crisi – ha proseguito il presidente – che ci impone un’elevata capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini con sempre meno risorse non compensate nemmeno in parte dall’incremento della tassazione locale; affrontiamo ogni giorno crescenti difficoltà nel mantenimento dei servizi essenziali, che si traducono anche in segnali di malessere progressivo che  non possono essere sottovalutati per svolgere al meglio quel compito della buona politica che tutti vogliamo rappresentare». Rivolgendo un pensiero al sindaco di Bultei recentemente vittima di un attentato, Ganau ha affermato che «i sindaci non possono essere lasciati soli e la solidarietà non basta; servono segnali di attenzione da parte delle istituzioni centrali per consentire il pieno e libero esercizio delle funzioni amministrative, garantendo la sicurezza delle famiglie degli amministratori ed assicurando alla giustizia i criminali».

Affrontando il tema della legge finanziaria regionale, il presidente del Consiglio si è detto convinto della necessità di «superare i problemi con soluzioni innovative su istruzione e sanità e politiche sociali, sostegno alla produzione e mobilità, affrontando le numerose crisi senza sconto per danni ambientali ma anche senza nostalgie per un passato non più proponibile, fatto da tante criticità storiche irrisolte da decenni  per le quali si è ormai consumato ogni margine di tempo». «Oggi – ha sostenuto – servono risposte rapide ed adeguate e non possiamo sbagliare e, in questo quadro, occorre respingere scelte che privilegiamo l’accentramento di funzioni». In concreto, il presidente del Consiglio regionale si è dichiarato a favore del fondo unico per gli Enti locali, «che va sostenuto anche rivedendo i criteri di ripartizione ed affiancato da nuove risorse per mutui, con una forte condivisione riguardante opere strategiche come il settore idro-geologico e quello della viabilità». Altro argomento importante per il futuro delle Autonomie citato dal presidente Ganau, quello della riforma degli Enti locali che, ha precisato, «dovrà essere rispettosa dei territori e della loro storia, con una collocazione efficiente delle funzioni pubbliche, capace di superare ogni ipotesi di centralismo regionale, una riforma che richiederà anche una modifica della legge istitutiva dello stesso Cal aggiornando il suo ruolo su basi nuove provenienti dalla novità della cancellazione delle Province». «In questo ambito – ha concluso Ganau – una modifica possibile potrà riguardare l’obbligo per il Consiglio regionale di riesaminare una legge in presenza di un parere negativo del Cal; il confronto fra Regione ed Enti locali, insomma, dovrà raggiungere in tempi brevi obiettivi irrinunciabili che possono essere raggiunti solo con una politica di forte coesione, il Parlamento recentemente non ha dato un bell’esempio di se ed auspico che il Consiglio, al contrario, possa dare da subito un bell’esempio di buona politica, pena l’ulteriore allontanamento dei cittadini dalle Istituzioni».

E’ poi intervenuto il presidente del Cal, Giuseppe Casti. «Quello di oggi è un importante momento di confronto – ha affermato – e di discussione tra le diverse Istituzioni della Sardegna e arriva in un periodo particolarmente delicato. In un momento così complesso per le istituzioni, la finanza pubblica e per il ciclo economico, dobbiamo basare la nostra azione di rappresentanza del sistema locale, assieme all’Anci e alle altre associazioni, sul forte senso di cooperazione istituzionale». Il presidente del Cal ha ricordato la grave crisi che sta colpendo ogni settore dell’Isola, che è diventata ormai una crisi sociale. Casti si è poi soffermato sul problema della finanza. «Gli enti locali sono quelli che hanno pagato il prezzo più alto sull’altare del risanamento economico dello Stato», evidenziando che sono i Comuni le Istituzioni più vicine ai cittadini e a cui vengono richieste risposte per i problemi di tutti i giorni. A causa della crisi crescente gli enti locali «si stanno trasformando nella trincea della disperazione e della rassegnazione». Casti ha ancora sottolineato le difficoltà che affrontano ogni giorno gli amministratori locali e, a causa delle tensioni sociali crescenti, anche i rischi per la propria vita con attentati e atti intimidatori. «Comprendere il ruolo dei Comuni – ha affermato il presidente del Cal – non significa fornire loro un attestato di merito, ma fornire agli enti locali mezzi reali, individuabili e immediatamente spendibili».

Casti ha poi dato parere favorevole alla contrazione di mutui e finanziamenti se finalizzate alla realizzazione di infrastrutture «propedeutiche allo sviluppo delle attività produttive, come reti stradali e portuali», con il coinvolgimento delle amministrazioni locali. Il presidente del Cal ha poi lamentato il taglio del Fondo di solidarietà di un miliardo e mezzo previsto nella Legge di stabilità, e ha affermato di temere che la Regione voglia procedere sulla stessa strada.

«Sulla finanziaria regionale Cal e Anci hanno già lamentato il taglio del Fondo Unico, risorsa indispensabile per i Comuni per l’attuazione delle politiche sociali, per lo sviluppo e l’occupazione e per il diritto allo studio». Casti ha rilevato che la collaborazione offerta dal Cal alla Giunta e alla Commissione competente non ha portato risultati. Parere positivo sul Capo II (opere pubbliche e infrastrutture) per la disponibilità a riscrivere la norma sul Fondo per la progettazione e per l’istituzione di un tavolo tecnico sul rapporto tra le nuove regole di contabilità e procedure dei lavori pubblici di interesse locale e la procedura di de finanziamento.

Forti critiche invece sul Capo VI, che ha portato il Cal a ribadire le proprie proposte: ripristino del Fondo unico, copertura del patto verticale incentivato e incremento delle risorse per il fondo delle povertà estreme. Negativo anche il giudizio del Cal sugli strumenti di programmazione: «Fatichiamo a vedere un omogeneo disegno di sviluppo per l’Isola. Casti ha poi chiesto più attenzione a tutte le aree urbane e non soltanto a Cagliari, Sassari e Olbia. Bene invece «la forte riduzione dell’obiettivo nominale del Patto di stabilità per il 2015».

Il presidente del Cal ha inoltre sollecitato l’intervento della Regione e del Consiglio regionale per ridurre la spesa sanitaria e liberare così risorse da destinare allo sviluppo. Per Area e Ente foreste, Casti ha infine chiesto che le riforme degli enti vengano fatte con il coinvolgimento delle istituzioni locali, su cui questa Finanziaria dovrebbe puntare.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Mario Floris (Uds), ha sottolineato il carattere non solo formale della seduta congiunta con il Cal ed ha definito la riunione odierna “storica” in quanto potrebbe essere l’ultima con l’attuale composizione del Consiglio delle autonomie locali, considerato che entro il prossimo anno si dovrà realizzare la riforma degli Enti Locali.

Il già presidente della Giunta regionale ha ricordato la legge istitutiva del Cal che, a partire dal 2005, ha riconosciuto dignità istituzionale alla Consulta ed ha dichiarato nei fatti “esaurita” la funzione e la carica propositiva del Cal, così come era stata immaginata al momento della sua istituzione. «Gli Enti locali – ha spiegato Mario Floris – avrebbero dovuto essere non solo attuatori ma i promotori  dello sviluppo dal basso». «Così non è stato – ha proseguito il leader dell’Uds – e non per colpa degli Enti Locali ma per il fatto che la Regione, nel corso dell’ultimo decennio,  non ha saputo fare squadra con gli Enti Locali sardi».

Mario Floris ha ricordato, quindi, il generale clima di contrasto che caratterizza il rapporto tra la Regione e i Comuni e le Province sarde ed ha affermato che “gli Enti locali sono ormai da tempo sul piede di guerra”. Il consigliere della minoranza consiliare ha quindi elencato i recenti temi su quali si è consumato il contrasto con la Regione e che, a giudizio di Floris, hanno tracciato “un quadro desolante dei rapporti tra le istituzioni”: Imu agricola, legge di stabilità, patto di stabilità, dimensionamento scolastico, razionalizzazione dei servizi ad incominciare da quelli postali e bancari.

«Sulle materie che attengono il territorio – ha proseguito Floris – la Regione ha agito come “guastatore” e con il blocco del piano casa si è deciso di far cessare i positivi effetti che l’iniziativa ha prodotto nelle singole realtà territoriali».  A questo proposito Mario Floris ha ricordato il pronunciamento del Consiglio regionale che ha impegnato la Giunta a procedere con la proroga del piano casa qualora entro il 29 novembre 2014 non fossero state approvate nuove norme in materia di edilizia. «Ad oggi – ha proseguito l’ex assessore della Giunta Cappellacci – il piano casa è scaduto, l’impegno del Consiglio è stato disatteso e non c’è alcuna norma sull’edilizia all’ordine del giorno».

Mario Floris ha inoltre rivolto critiche per la decisione a suo tempo assunta dalla Giunta Pigliaru che all’indomani del suo insediamento ha deliberato l’annullamento della revisione del Piano paesaggistico regionale, nonostante quest’ultimo fosse stato varato a conclusione di percorso che ha visto il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati ad incominciare dai Comuni. «L’assessore Erriu – ha incalzato il consigliere dell’Uds – ha dovuto disconoscere in qualità di assessore all’Urbanistica quanto ha contribuito a realizzare nella sua funzione di presidente dell’Anci».

Floris ha quindi denunciato il ritardo con il quale si procede nella riforma degli Enti Locali in Sardegna («entro il prossimo 8 aprile senza l’approvazione della riforma entreranno in vigore le disposizioni della legge Delrio») ed ha concluso dichiarando di condividere le affermazioni dell’attuale presidente dell’Anci, Piersandro Scano: «I Comuni determinano la tenuta del tessuto sociale e economico della nostra Isola».

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al sindaco di Sassari, Nicola Sanna, che in apertura del suo intervento nel ricordare il “carattere unitario della riunione” ha riaffermato la necessità di “un nuovo sviluppo”.

«I sindaci della Sardegna – ha dichiarato Sanna – sono sindaci in trincea, come lo è il sindaco di Bultei che di recente è stato vittima di attentati e minacce.»

Il primo cittadino di Sassari ha quindi sottolineato il ruolo e le difficoltà che caratterizzano l’operato della amministrazioni comunali che – ha spiegato Sanna – «hanno garantito gli equilibri di finanza pubblica in questi anni di crisi profonda e scarsità di risorse. Fino a cinque anni fa – ha proseguito Nicola Sanna – eravamo in grado di finanziare i nostri bilanci con una quota di tassazione locale pari al 20% mentre oggi siamo vicini alla soglia del 50%».

Sanna ha auspicato il recupero della “procedura incrementale del fondo unico per gli Enti locali” e l’effettivo trasferimento di competenze e funzioni nei territori.

Il sindaco sassarese ha quindi ribadito l’attualità del dibattito sul ruolo delle aree urbane e aree interne: «Le aree urbane non possono più essere considerate più come attrattori di popolazione a discapito delle aree interne che devono invece rappresentare la salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile con un reale trasferimento di funzioni e risorse».

L’ulteriore invito del sindaco Sanna alla Giunta e al Consiglio ha riguardato la necessità che sulle riforme si evitino le “tentazioni centralistiche”. «Sul tema delle riforme – ha concluso Nicola Sanna – il Cal dovrà essere protagonista ed a questo proposito ricordo il testo elaborato dal Consiglio delle autonomie che esalta tutte le autonomie».

Le conclusioni hanno riguardato la legge finanziaria («riteniamo si possa fare qualcosa di più per la spendita delle risorse destinate allo sviluppo locale») e le risposte attese dall’incontro Regione-Cal («ci attendiamo risposte strutturali ai bisogni del popolo sardo»).

Il sindaco di Nuoro Sandro Bianchi ha incentrato il suo intervento sul tema dell’acqua e, in particolare, sulla legge che istituisce l’Ente di governo d’ambito, approvata dal Consiglio regionale il 4 febbraio scorso.

Bianchi, dopo aver espresso soddisfazione per l’approvazione del provvedimento, ha segnalato diverse criticità dello stesso e avanzato alcune proposte di modifica. «Dal primo gennaio 2015 l’ex Autorità d’ambito ha funzionato sotto regime di prorogatio con un commissario che esercitava solo l’ordinaria amministrazione – ha detto Bianchi – questo ha bloccato i progetti, serve una correzione della norma che consenta di accelerare i processi decisionali altrimenti rischiamo di andare avanti per mesi limitandoci agli atti di ordinaria amministrazione». Bianchi ha quindi segnalato i tempi lunghi che serviranno per istituire il Comitato istituzionale d’ambito che dovrà poi approvare uno Statuto prima di poter procedere alla definizione delle cariche interne e delle relative funzioni. «Occorre sanare questo vulnus di funzionalità – ha affermato il sindaco di Nuoro – se i vuole scongiurare il pericolo di una vacatio istituzionale».

Bianchi ha poi evidenziato il mancato accoglimento di un’altra richiesta avanzata dalle autonomie locali: la restituzione delle quote di Abbanoa ai comuni da parte della Regione. «La legge recentemente approvata dal Consiglio prevede una restituzione nell’arco di cinque anni, con la Regione che può mantenere fino al 49% delle quote. Una disposizione che contrasta con la dichiarata volontà di trasferire più competenze agli enti locali».

Dal sindaco di Nuoro, infine, una richiesta di  modifica dei criteri che regolano la partecipazione all’Ente di governo d’ambito. «Dell’organismo si fa parte pagando le quote ma sono solo i comuni a farlo – ha concluso Bianchi – lo si preveda anche per la Regione. Quest’ultima dovrebbe farsi carico anche delle quote delle ex province».

Accalorato l’intervento del sindaco di Bortigiadas, Emiliano Deiana, che ha denunciato l’attacco in atto contro le comunità locali. «A me pare che ad ogni livello ci sia una costante – ha detto Deiana – l’avversione verso il piccolo, il multiforme, il periferico. Razionalizzare in modo ragionieristico non porta a nulla. Il Governo, dal 2009 a oggi, ha tagliato 31 miliardi di euro agli enti locali, questo non è servito a migliorare i conti dello Stato. Il 97,5% del debito pubblico continua ad essere prodotto dall’apparato centrale». Il sindaco di Bortigiadas ha quindi rivolto una domanda al Consiglio e alla Giunta regionale: «Vogliamo sapere se rappresentiamo un fastidio o se invece ritenete che il sistema della autonomie locali debba continuare ad essere considerato un elemento costitutivo dell’organizzazione pubblica».

Deiana ha poi rimarcato la necessità di pensare a una Sardegna che esalti le differenze e lotti contro l’abbandono dei piccoli centri. «La difesa della scuola, il mantenimento dei servizi e dei presidi delle forze dell’ordine nei piccoli paesi sono essenziali per arginare lo spopolamento. Non è possibile pretendere che un milione e seicentomila sardi vadano a vivere in tre grossi centri. Non si risolve nulla accentrando le funzioni. Le Unioni dei comuni saranno utili solo per la gestione associata di alcuni servizi ma, per come sono state pensate, non saranno garanzia di democrazia. La sfida del progresso – ha concluso Deiana – richiede più democrazia e valorizzazione delle differenze».

Omar Hassan, sindaco di Modolo, ha condiviso gli argomenti sollevati dagli amministratori locali «e spero che arrivino alle orecchie di chi può decidere, per dare senso a questa riunione». Hassan, subito dopo, ha però lamentato che «il rapporto Comuni-Regione non è paritario, perché ci si trova spesso mortificati da un atteggiamento che vuole comprimere le prerogative dei Comuni, mentre è necessaria una stagione nuova». Come esempio della distorsione del rapporto istituzionale fra livelli di governo, Hassan ha citato il recente bando della Regione sulle opere cantierabili, «un bando non chiaro che ha messo i Comuni l’uno contro l’altro, un bando che ha attivato un meccanismo perverso a favore dei grandi Comuni, mentre i Comuni piccoli sono rimasti penalizzati anche dal taglio delle scuole, un danno incalcolabile». La riforma dell’istruzione è necessaria, ha detto ancora il sindaco di Modolo, «ma riformare la formazione significa innanzitutto avere il coraggio di formare l’Università che deve fare solo ricerca senza pretendere di essere dappertutto». Parlando del ruolo del Cal, Hassan ha auspicato «un ruolo di vera rappresentanza, espressione di un organismo dinamico che possa lavorare tutti i giorni ed incidere concretamente nelle scelte del Consiglio regionale, soprattutto in caso di pareri contrari su leggi e provvedimenti». Il sindaco di Modolo ha poi sollecitato una tempestiva azione della Regione sia per l’approvazione del Piano energetico, «perché non è accettabile che la Sardegna produca il 42% in più del suo fabbisogno e paga il 50% in più la sua bolletta energetica», che per il Piano dei rifiuti, «perché occorre andare verso una tariffa unica regionale per i rifiuti», che infine per il Piano straordinario per il lavoro, «perché nelle realtà decentrate l’unica vera impresa percepita dai cittadini è il Comune che però non ha risorse».

Massimo Zedda, Sindaco di Cagliari, ha posto l’accento sugli attentati che hanno colpito gli amministratori locali della Sardegna, ricordando in particolare quello diretto contro l’abitazione privata del sindaco di Bultei, dove è emersa con chiarezza la volontà di uccidere. «Non è la questione delle tasse che arma la mano dei criminali – ha detto Zedda – è il clima creato attorno ai Comuni, soprattutto in quei Comuni dove operano amministratori che hanno voluto tutelare l’interesse pubblico e la legalità; forse non sono atti di criminalità organizzata ma gesti folli ancora più preoccupanti, più difficilmente prevedibili e controllabili». «Il problema centrale di questi tempi – ha continuato Zedda – è e resta quello dell’astensionismo, emerso in modo emblematico dopo le elezioni dell’Emilia Romagna, dove la disoccupazione è massimo al 4% con un 20% di immigrati integrati e si è comunque tornati indietro agli anni ’60; per noi Sardi significa che tempi e ritmi della politica devono essere fortemente accelerati». Abbiamo il dovere di mettere in campo tutti gli strumenti utili, ha affermato ancora il sindaco di Cagliari, «per arginare il fenomeno dello spopolamento, per invertire una tendenza secondo la quale la città metropolitana di Cagliari rischia di avere a se il deserto, perché è vero che oggi qualcuno si sta spostando verso le aree urbane ma domani le stesse persone potrebbero decidere di emigrare, come dimostra l’esempio dell’Ogliastra dove, di fronte alla scelta se andare a Cagliari o Sassari a studiare, si sceglie di andare nella penisola». Nei piccoli Comuni sardi, ha ricordato ancora Zedda, «lo sportello postale e la piccola scuola sono ancore di salvezza ma ciò che davvero manca sono le occasioni di lavoro». Nel Chianti, ha continuato Zedda citando il caso della Toscana, «i cittadini scelgono di rimanere nei piccoli borghi, in Lombardia si organizza l’Expo sui temi dell’economia sostenibile mentre, in Sardegna, in pochi anni si è cercato di smantellare il piano paesaggistico regionale, smontando la cornice che avrebbe dato opportunità e certezze di investimento». Dopo aver invitato ad uscire da una certa retorica dello Statuto sardo privilegiando un esercizio quotidiano di autonomia fondato su valori e contenuti, Zedda ha definito «inammissibile che da 11 anni resti nei cassetti della Regione una legge sull’istruzione, fatto che richiama alle proprie responsabilità future una intera classe dirigente». Concludendo con un accenno alla finanza locale, il Sindaco di Cagliari ha dichiarato che «intervenire su tasse si può, ma nella chiarezza, ad esempio in materia di rifiuti eliminando tariffe doppie che nel resto d’Italia che, a parte l’insostenibilità dei costi, stanno facendo saltare anni di politica ambientale, alimentando una percezione negativa dei cittadini che identificano la differenziata come un ulteriore aggravio fiscale».

«Sono parzialmente soddisfatto di come stanno procedendo i lavori di oggi», ha affermato il capogruppo di Sel, Daniele Cocco. «I sindaci hanno rappresentato bene le criticità della nostra Sardegna». Per Cocco il Consiglio e la Regione devono proporre soluzioni, «non più a parole ma con atti concreti. Credo che sia l’impegno da assumere e che non sia più prorogabile». Il capogruppo di Sel ha ricordato di aver proposto di tenere la seduta congiunta a Bultei con l’obiettivo di confermare la ferma condanna agli attentati contro gli amministratori, ma anche per dire a un’intera comunità che non è sola. Cocco ha poi ricordato che la risposta dello Stato è stata avvilente: anziché rafforzare la propria presenza ha deciso di chiudere la caserma di Burgos e la scuola di polizia di Foresta Burgos. «Noi dobbiamo invece tenere altissima l’attenzione su queste realtà – ha affermato – con la Finanziaria cercheremo di dare, se non tutte, almeno una parte delle risposte alle richieste dei sindaci».

E’ poi intervenuto il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha rilevato che la situazione rappresentata dai sindaci è drammatica, e i dati confermano che anche questa’anno sarà difficile e complicato. Il dibattito è stato efficace e ha portato l’attenzione su problemi veri, ha detto. «Un grido d’allarme – ha aggiunto Cocco – che non resterà inascoltato e deve trasformarsi in azioni concrete». Il capogruppo del Pd ha poi fatto un rapido bilancio di un anno di legislatura, evidenziando la bontà dell’accordo con lo Stato che ha consentito il superamento del Patto di stabilità: «Uno strumento straordinario perché consentirà di utilizzare tutti i fondi disponibili». Cocco ha evidenziato anche l’importanza del ruolo del presidente della Regione nella seconda conferenza nazionale sulle servitù militare e ha annunciato la presentazione di una mozione sulla base di Santo Stefano. L’esponente della maggioranza ha poi ricordato l’importanza di difendere la specialità della Sardegna, oggi sotto attacco da parte del Governo che sta cercando di tornare a un forte centralismo dopo il fallimento del federalismo. «Oggi noi dobbiamo fare battaglie di prospettiva – ha concluso – non di retroguardia».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha sottolineato il generale clima di “attacco” a cui è sottoposto l’intero sistema delle autonomie regionali. «Per decenni – ha spiegato il consigliere – l’autonomia ha rappresentato uno degli obiettivi politicamente più ambiziosi mentre oggi è diventata l’esempio in negativo del nostro sistema istituzionale». A giudizio di Cossa, dinanzi a questa situazione, si deve esercitare la nostra autonomia costituzionale per rendere il sistema “sostenibile” sotto l’aspetto economico e democratico.

Il rappresentante della minoranza consiliare ha definito quello attuale il “peggiore momento della storia per gli Enti Locali”, a suo giudizio stretti tra la disperazione delle famiglie e dei cittadini ed i tagli ai bilanci che compromettono l’erogazione persino dei servizi essenziali. «Il tutto – ha spiegato Cossa – rappresenta una spinta all’innalzamento della tassazione locali che ha ormai raggiunto livelli non più tollerabili». A questo proposito, Michele Cossa, ha rivolto un invito all’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, perché sia previsto in Finanziaria un intervento teso a evitare l’impatto dell’Imu agricola nelle comunità regionali.

«La tassazione al livello comunale – ha insistito Cossa – è inoltre diventata aggiuntiva rispetto all’imposizione statale ed è questa una delle cause dello scaricare sulle amministrazioni locali le tensioni sociali che minano alla radice i valori condivisi di sussidiarietà e autodeterminazione». «La conseguenza – ha aggiunto l’esponente dei Riformatori – è la fuga dei cittadini dalla politica e anche dall’impegno per il governo dei paesi e delle città».

Michele Cossa ha quindi fatto riferimento al fondo unico per gli Enti locali – ricordandone l’istituzione nel 1993 al fine di evitare il pericolo clientelare nel rapporto tra Regione e Enti locali per quanto attiene i trasferimenti delle risorse – ed ha denunciato il rischio che tali pratiche possano ripetersi con riferimento ad alcuni recenti bandi («poco trasparenti») per l’assegnazione delle risorse pubbliche.

Per ciò che attiene le riforme, Cossa ha definito “indispensabile e centrale” quella che riguarda il sistema degli Enti Locali e non soltanto per dare corso alle volontà referendarie quanto perché serve un nuovo modello snello e sostenibile in tempi in cui è a rischio la tenuta sociale. «Ma – ha concluso il consigliere dei Riformatori – se la riforma è quella che ci viene prospettata non ha senso smantellare le Province per varare un assetto ancora peggiore».

Il presidente Ganau ha quindi concesso la parola al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, che in apertura del sui intervento ha ricordato ai rappresentanti del Cal “come ci si debba considerare tutti insieme parte del governo della cosa pubblica”. «Non si possono spostare le responsabilità – ha proseguito il governatore – perché siamo un governo multilivello e se è vero che i sindaci sono considerati l’amministrazione più prossima ai cittadini, è altrettanto vero che il tutto è valido anche per questo livello del governo».

Il presidente ha dunque invitato tutti ad “una piena assunzione di responsabilità” per mettere “sul piano proprio il dialogo e il confronto tra la Regione e gli Enti locali”.

Il capo dell’esecutivo ha quindi introdotto il tema della legge finanziaria («la prima manovra che segna l’avvio di un percorso nuovo») e della riforma degli Enti locali. La Giunta – ha spiegato Pigliaru – ha approvato il disegno di legge in materia ed ha raccolto “la richiesta di cambiamento e le istanze riformatrici della società sarda” senza tralasciare “le corrette istanze di rappresentanza democratica”. Nella proposta della Giunta – ha proseguito – si riconoscono due livelli di governo, i Comuni e la Regione: a quest’ultima sono assegnati i compiti di indirizzo, programmazione e controllo mentre i Comuni rappresentano l’amministrazione “attiva”, privilegiando la forma associata per soddisfare i criteri di economicità e efficienza gestionale».

Il presidente ha definito i Comuni come “i veri protagonisti del cambiamento” e come “l’insostituibile riferimento per i cittadini”. «La parità di accesso ai servizi – ha proseguito – è il principio ispiratore della nostra riforma e l’unione dei comuni serve per migliorare l’efficacia dell’amministrazione e assicurare migliori servizi ai cittadini».

Il governatore ha quindi affrontato il tema dello spopolamento («auspico un confronto aperto e serrato sulla questione») ed ha affermato con riferimento alle recenti polemiche sulla cancellazione delle pluriclassi: «Lo spopolamento nasce dall’assenza del lavoro e di prospettive di sviluppo e non già dalla chiusura delle pluriclassi e lo sviluppo non si costruisce nell’ambito di un singolo comune ma a livello di territorio». «Lo sviluppo è globale e locale – ha affermato Pigliaru – e su questo giochiamo la nostra scommessa ben sapendo che l’unione fa la forza e le divisioni fanno la debolezza di tutti». Il presidente ha quindi preannunciato incontri e confronti nei diversi territori dell’Isola «per spiegare ai sardi che sviluppo significa pari opportunità e benessere».

Il presidente della Regione, nella parte conclusiva del suo intervento, ha quindi fatto riferimento alla riduzione dei trasferimenti agli Enti Locali ed alla tassazione al livello comunale. «In Sardegna – ha dichiarato – la leva impositiva spostata dal Governo centrale ai Comuni non ha funzionato e non ha generato gli effetti sperati». Pigliaru ha quindi ricordato come il livello di autonomia impositiva nell’Isola sia pari al 33% a fronte di una media nazionale del 61% e l’autonomia finanziaria sia del 44% contro la media italiana dell’83%. Al contrario l’incidenza della spesa per il personale è pari al 21% contro la media nazionale del 25% («significa che i Comuni non sperperano risorse») mentre la Regione sarda è quella che garantisce i maggiori trasferimenti agli Enti Locali: 700 euro pro capite a fronte di una media italiana di 171 euro.

Il presidente della Giunta ha manifestato solidarietà al sindaco di Bultei ed ha annunciato di aver sottoposto all’attenzione del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, la necessità di affrontare il tema della sicurezza degli amministratori in un apposito incontro da tenersi in Sardegna.

Al termine della discussione, il presidente Ganau ha chiuso la seduta dopo aver ringraziato sindaci, Giunta e consiglieri regionali presenti in aula. I lavori del Consiglio sono ripresi nel pomeriggio con all’ordine del giorno il tema delle servitù militari e l’esame delle manovra finanziaria 2015.

«La bocciatura da parte della commissione europea del piano di sviluppo rurale, da sempre uno dei cardini per il finanziamento dell’agricoltura in Sardegna è la dimostrazione dell’approssimazione con cui la Giunta si muove anche su temi estremamente delicati e strategici. A rischio ora ci sono oltre un miliardo di euro.»

Lo dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«La figuraccia europea sia di monito ad una maggioranza che si ritiene unica depositaria della verità ma che, oltre a salire in cattedra, nei fatti sta creando un danno serio all’economia della nostra Regione.» 

«Ci auguriamo – dice ancora Cossa – che chi ha la responsabilità politica, ma soprattutto chi ha la responsabilità operativa agisca ora con la necessaria precisione e scrupolo quanto a indicazione dei dati e a determinazione delle strategie necessarie a garantire lo sviluppo di un settore in cosi grave difficoltà, che ha risentito più degli altri della incapacità di chi si è limitato con Le istituzioni europee a giocare un ruolo da comprimario. Troppo spesso la Sardegna non è stata in grado nè di individuare i problemi ne di elaborare le strategie adeguate, restando indietro rispetto alle altre regioni europee in termini di modernizzazione e di presenza sul mercato. Le conseguenze – conclude Michele Cossa – sono purtroppo sotto gli occhi di tutti.»

«Con l’avvio della tratta della metropolitana sino al Policlinico ora è più che mai necessario che l’Arst si preoccupi di collegare Sestu al presidio dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari.» Lo dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«La Regione – dice ancora Cossa – ponga fine alla paradossale situazione di Sestu, che fa parte della Città Metropolitana ma è servita da trasporti di tipo extraurbano. Un disservizio che non è più tollerabile per i cittadini di Sestu che non sono di serie B e hanno diritto, al pari degli altri di poter raggiungere facilmente la città di Cagliari. La nuova stazione della metropolitana può aiutare a fare una prima risposta».

Michele Cossa

Il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, interviene sulle trattative per la formazione delle alleanze per le prossime elezioni amministrative di Quartu Sant’Elena.

«Quartu ha bisogno di un vero cambiamento. Di una discontinuità con il presente e con il passato. Ecco perché – dice Michele Cossa – siamo convinti che subito i partiti, le liste e i movimenti che sono alternativi alla sinistra debbano sedersi attorno a un tavolo regionale per decidere al più presto di partire con una nuova guida e una coalizione ampia per la vittoria alle comunali di Quartu Sant’Elena. Abbiamo detto e ripetiamo che la terza città della Sardegna ha bisogno dalla politica del segnale di un drastico cambio di rotta. E’ indispensabile dare ai cittadini la speranza che i programmi possono essere realizzati e le risposte ai bisogni della gente devono essere date. Una gestione personalistica dell’amministrazione e scelte guidate unicamente da ambizioni individuali hanno creato le premesse per riconsegnare la Città a forze politiche che hanno fatto del male a Quartu e hanno portato avanti strategie sbagliate e di piccolo cabotaggio, relegandola in un ruolo marginale nell’Area vasta. Il nostro impegno – conclude Cossa – è invece quello di superare l’attuale guida della città con una coalizione allargata a tutti i moderati che davvero vogliono fare il bene di Quartu.»

«Con l’avvio della tratta della metropolitana sino al Policlinico ora è più che mai necessario che l’Arst si preoccupi di collegare Sestu al presidio dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari». Lo dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«La Regione – dice ancora Cossa – ponga fine alla paradossale situazione di Sestu, che fa parte della città metropolitana ma è servita da trasporti di tipo extraurbano. Un disservizio che non è più tollerabile per i cittadini di Sestu che non sono di serie B e hanno diritto, al pari degli altri di poter raggiungere facilmente la città di Cagliari. La nuova stazione della metropolitana può aiutare a fare una prima risposta.»

«Area sfratta gli inquilini poveri e la Regione non fa nulla per fermare questo scempio.» La denuncia viene dal coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, che sul tema aveva già presentato un’interrogazione alla Giunta, rimasta però lettera morta.

«La situazione è sempre più grave – dice ancora Cossa – siamo al dramma sociale. Tantissimi residenti nella case popolari, soprattutto a Cagliari, stanno ricevendo gli avvisi di sfratto. Si tratta in genere di persone che non hanno di che sfamare la famiglia e si trovano a causa della crisi in situazioni di estrema povertà. Non certo per colpa loro.»

A questo punto, però, la situazione si sta facendo davvero tragica. «Area è obbligata ad agire ma la Giunta deve intervenire urgentemente – dice ancora il coordinatore regionale dei Riformatori sardi – convocando i Comuni e Area per esaminare tutti i casi che stanno emergendo in queste ore. Pensiamo a cosa succederà nel quartiere di Sant’Elia se non si interviene subito. Serve un piano per evitare che migliaia di sardi perdano la casa – conclude Cossa -, aggiungendo tensione ad una situazione già tragica a causa dell’emergenza occupazionale.»

Michele Cossa

Cristiano Erriu  11 copia

Il Fondo Unico degli Enti locali per il 2015 ammonta a 600 milioni: 528 andranno ai comuni, 72 alle province. Lo ha comunicato nel pomeriggio l’assessore regionale degli enti locali Cristiano Erriu durante l’audizione in Prima Commissione. «Ci sono circa tre milioni in meno rispetto allo scorso anno – ha detto Erriu – se si tiene conto dei trasferimenti in conto capitale per cantieri comunali e la realizzazione di opere pubbliche si arriva a 1,3 miliardi di euro a favore del sistema degli enti locali».

Erriu ha confermato, anche per quest’anno, i criteri di ripartizione del Fondo: il 40% sarà diviso in parti uguali tra i comuni, il restante 60% in base al numero degli abitanti. Per favorire e incentivare le Unioni dei Comuni è previsto un aumento dal 3 al 9 per cento della quota del Fondo Unico riservata a chi sceglie la strada della gestione associata delle funzioni. «E’ un segnale politico che si vuole dare per scongiurare il rischio commissariamento dei comuni che non provvedano ad associarsi entro il 31 dicembre come previsto dalla riforma – ha proseguito l’assessore – chi non si adegua rischia inoltre di non poter più fare acquisti di beni e servizi».

Erriu ha poi evidenziato alcune criticità del sistema degli enti locali. La più importante riguarda le finanze provinciali. Tra tagli statali e prelievo forzoso dell’RCA (passato a livello nazionale dai 400 milioni del 2014 a un miliardo per il 2015)  le province avranno l’80 per cento in meno delle risorse disponibili. Senza l’intervento della Regione, gli enti intermedi rischiano di non poter far fronte alle spese correnti.

L’esponente della Giunta, rispondendo alla richiesta di chiarimenti da parte di Stefano Tunis (Forza Italia) sulla destinazione delle risorse del Fondo Unico e sul mancato trasferimento agli enti locali di circa 260 milioni di euro nel 2014, ha chiarito che quei soldi sono stati contabilizzati come residui. Per abbatterli sarà utilizzata una parte dei 330 milioni di euro trasferiti dallo stato alla Regione dalla compartecipazione alle entrate fiscali del 2010.

In riferimento alla questione sul definanziamento delle opere pubbliche non portate a termine dai Comuni, sollevata da Michele Cossa (Riformatori), l’assessore ha confermato che il provvedimento riguarderà solo le opere ormai irrealizzabili, mentre per quelle bloccate dalla macchina burocratica regionale sarà concessa un ulteriore proroga.

L’assessore ha infine accolto il suggerimento di Roberto Deriu (Pd) per la costituzione di un fondo presso l’assessorato degli enti locali che consenta di governare meglio il passaggio dal vecchio al nuovo sistema delle autonomie e contrastare le eventuali emergenze. «La creazione di un fondo di perequazione regionale – ha ammesso Erriu – può essere uno strumento utile per superare le criticità».

Al termine della seduta, il presidente della commissione Francesco Agus ha annunciato la presentazione nelle prossime ore del parere di competenza sulla manovra finanziaria 2015 (con l’astensione della minoranza).

Agus ha ribadito le perplessità su alcune disposizioni della finanziaria: a) sottrazione del 9 per cento delle risorse ai Comuni per trasferirle alle Unioni con il rischio di incidere pesantemente sul bilancio degli enti locali; b) decremento dei fondi destinati alla province in attesa del via libera definitivo alla riforma; c) valutazione del riordino o della soppressione del Comitato dei garanti, organo della valutazione delle prestazioni dei dirigenti, alla luce dell’entrata in vigore della nuova disciplina sulle performance dirigenziali.

Segnalate, infine, alcune difficoltà interpretative su alcune disposizioni della Finanziaria 2015 in merito ai rapporti tra le fonti normative e alle competenze assegnate dallo Statuto al Consiglio e alla Giunta.

Manifestazione, domani mattina, alle 10.30, organizzata dai Riformatori sardi, di fronte ai cancelli della Saras, a Sarroch. Saranno presenti il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa; il presidente della commissione Affari sociali della Camera, Pierpaolo Vargiu; il presidente dei consiglieri regionali dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni; il consigliere regionale Luigi Crisponi; il presidente del Centro Studi dei Riformatori sardi, Franco Meloni; l’avvocato Roberto Frongia. L’obiettivo è convincere la Giunta regionale a fare la sua parte nella vertenza sulle accise.

Saras di notte copia

I Riformatori sardi sollecitano la Giunta regionale a completare i collegamenti della Metropolitana sino al Policlinico.

«Sei mesi per fare i collaudi sono troppi – dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa -. Ê arrivato il momento che la Giunta regionale faccia partire il collegamento da e per il Policlinico. Si tratta di una tratta fondamentale che consentirà ai pazienti e agli universitari, studenti e docenti, che devono andare al Policlinico di Monserrato di raggiungerlo con molta più facilità. In più risolverebbe in parte l’anacronistica situazione dei trasporti di Sestu, unico comune dell’area vasta ad avere collegamenti di tipo “extraurbano”. Ci chiediamo perché, a sei mesi dal viaggio di prova dell’assessore, ancora non siano stati comperati i collaudi. Francamente – conclude Michele Cossa – ci sembra un’assurdità e adesso chi ha le responsabilità deve assumersele tutte e dare risposte chiare.»

Michele Cossa

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato ieri sera la legge che sopprime l’agenzia “Sardegna Promozione”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Il Consiglio ha cominciato l’esame dell’ordine del giorno, con DL n. 98 relativo alla soppressione dell’Agenzia “Sardegna Promozione”. Il presidente ha quindi dato la parola al relatore del provvedimento Piero Comandini (Pd).

NeI suo intervento, Comandini (Pd) ha osservato che la Giunta sta seguendo un indirizzo coerente con il contenuto di altre Proposte di legge di iniziativa consiliare presentate sull’argomento. Quando venne costituita l’Agenzia nel 2006, ha ricordato Comandini, «rappresentava uno strumento positivo e innovativo per lo sviluppo del turismo, la promozione dell’immagine della Sardegna nel mondo ed il sostegno alla crescita internazionale delle imprese sarde, in un contesto di forte semplificazione e riorganizzazione del settore secondo un modello che intendeva riunire competenze svolte fino ad allora da più assessorati». Nella realtà, ha spiegato poi il consigliere del Pd, «dopo il cambio di maggioranza nel 2009 alcuni assessorati non hanno delegato alcuna competenza e l’Agenzia si è occupata solo di promozione turistica; questo è stato l’elemento negativo che è andato in una direzione opposta rispetto alla legge istitutiva, esaurendo il ruolo dell’Agenzia in quello di un braccio operativo della presidenza». «La situazione economica attuale – ha aggiunto Comandini – è profondamente cambiata, anche la Regione Sarda deve fare cura dimagrante al pari delle altre Regioni sulla stessa materia come la Toscana». Concludendo, il consigliere del Pd ha assicurato che nessuno dei dipendenti dell’Agenzia sarà lasciato a casa, anzi «tutte le professionalità esistenti saranno valorizzate».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha esordito affermando che «non tutte le ciambelle escono col buco; quando Sardegna promozione venne istituita dalla Giunta Soru aveva lo scopo di evitare sovrapposizioni sostenendo la crescita del turismo e la penetrazione internazionale delle imprese sarde, ma occorre riconoscere che entrambi gli scopi non sono stati raggiunti». Lo scenario di riferimento, inoltre, secondo Agus «è profondamente cambiato ed anche per questo si rende necessaria la sua chiusura, senza dimenticare che nell’ultima fase di attività l’Agenzia si è occupata solo della concessione di contributi in modo quantomeno discutibile». Il problema, ha detto ancora il consigliere di Sel, «è che le politiche di promozione oggi sono al palo, c’è grande distanza fra quello che siamo e quello che dovremmo essere; Sardegna Promozione, peraltro, ha alimentato false speranze anche perchè aiutare lo sport è una cosa importante ma va fatto con serietà». «Oggi – ha sintetizzato Agus – usciamo finalmente dall’ambiguità, stiamo chiudendo una Agenzia che ha fatto male anche se gli obiettivi restano validi, usciamo piuttosto dal provincialismo concentrandoci sull’area Mediterranea e sui mercati mondiali emergenti come la Cina: per raggiungere questi obiettivi è auspicabile la creazione di un ente di natura pubblico-privata che metta insieme tutti i soggetti che operano nel turismo, dalle Camere di commercio alle imprese del settore».

Stefano Tunis (Forza Italia), in apertura del suo intervento, ha denunciato una carenza di motivazione nel provvedimento all’esame del Consiglio. «Perché – ha chiesto Tunis – si discute oggi la soppressione dell’Agenzia “Sardegna Promozione”, istituita dalla Giunta Soru e gestita dal centrosinistra per anni? E’ forse un regolamento di conti all’interno del Pd che esprime la volontà dell’attuale maggioranza di marcare la differenza rispetto alla precedente esperienza del centrosinistra alla guida della Regione?».

L’esponente di Forza Italia ha poi rimarcato l’urgenza di affrontare problemi molto più importanti per la Sardegna. «Ci sono in campo tante questioni ancora irrisolte – ha detto Tunis – come la nuova legge urbanistica, la finanziaria 2015, l’emergenza occupazione e gli interventi a sostegno dell’economia. La priorità invece sembra essere quella di cancellare ciò che ha fatto Soru. Perché non farlo nel corso del dibattito sulle primarie del PD?». Tunis ha infine sollecitato la maggioranza a chiarire come intende affrontare in futuro il problema della promozione locale e della valorizzazione del marchio Sardegna in giro per il mondo.

Secondo Mario Floris (Uds), il provvedimento in discussione non fa che confermare la linea politica adottata dalla Giunta regionale nel suo primo anno di mandato. «L’esecutivo regionale ha preso come esempio il Governo nazionale. Si copia ciò che fa Renzi. E’ la politica dei piccoli passi: si distrugge quello che c’è ma non s’intravede una strategia di lungo termine». Floris ha poi ricordato i risultati ottenuti in passato con l’Esit (Ente Sardo Industrie Turistiche), gli enti provinciali per il turismo e le agenzie collegate per la promozione della Sardegna nel mondo. «Avevamo una struttura meravigliosa che camminava con le sue gambe. Poi si è ritenuto di accentrare tutte le competenze in un’unica agenzia. Ora si vuole cambiare direzione con la cancellazione di Sardegna Promozione». Il leader dell’UDS ha poi definito “contraddittoria” l’azione della Giunta e della sua maggioranza che rivendica più competenze al Consiglio e poi affida alla Presidenza della Giunta e agli assessorati competenti tutto il potere decisionale in materia di promozione turistica.

Roberto Desini, capogruppo del Centro Democratico, ha invece difeso la proposta di soppressione dell’Agenzia. «Anzi – ha detto Desini – questo provvedimento doveva essere approvato all’inizio della legislatura. Se si discute oggi è perché, a più riprese, la minoranza ha chiesto un rinvio dell’esame». Desini ha poi denunciato un uso improprio di Sardegna Promozione: «Lo spirito con cui è stata istituita l’Agenzia è venuto meno. Il centrodestra lo ha trasformato in bancomat elettorale, in strumento politico e propagandistico».

L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato il finanziamento di fiction televisive «che non sono servite a migliorare l’immagine della Sardegna», i contributi a società sportive che nulla avevano a che fare con la promozione turistica. «Sardegna Promozione è il modello di gestione del governo della Regione da parte della Giunta Cappellacci. Un modello sbagliato che oggi viene cancellato. L’intenzione di questa maggioranza – ha concluso Desini – è rimettere a posto l’intero sistema Sardegna».

Il presidente ha poi dato la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha condiviso l’intervento del relatore della maggioranza sul motivo per cui si va verso la chiusura di Sardegna Promozione. Cocco ha spiegato che l’agenzia era nata con uno spirito molto ambizioso: parlare di Sardegna nel mondo coordinando le iniziative con i diversi assessorato. La legge istitutiva era lodevole, ha spiegato l’esponente della maggioranza, ma poi sono gli uomini che hanno il compito di usare gli strumento a disposizione e non lo ha fatto nel giusto modo. Cocco ha poi riversato le responsabilità del fallimento di questa iniziativa  la scorsa maggioranza di centrodestra. «Lo strumento era nobile ma non l’utilizzo che ne è stato fatto», ha affermato, auspicando che le funzioni tornino in capo ai diversi assessorati, così come il personale. E’ poi intervenuta Alessandra Zedda, in qualità di capogruppo di Forza Italia, la quale ha chiarito che Fi non vuole tenere in vita Sardegna promozione, ma ha ribadito la necessità di dotarsi di uno strumento e di una regia unica per la promozione della Sardegna nel mondo. «Ammetto che Sardegna promozione non ha svolto appieno i compiti per cui era stata pensata», spiegando poi che il centrodestra aveva «ereditato un’agenzia vuota, senza personale e con due direzioni generali senza nessuno da dirigere. Il presidente Soru ha avuto una giusta intuizione, ossia un’unica agenzia per la promozione dell’immagine della Sardegna». Per Zedda in questa legge manca un’alternativa all’agenzia: «Avremmo preferito che la soppressione arrivasse nell’ambito di una riorganizzazione generale della Regione». Per il consigliere di forza Italia la regia potrebbe essere trasferita alla Presidenza della Regione e ha esortato la maggioranza a non dimenticare che siamo alle porte dell’Expo 2015.

L’assessore del Turismo, Francesco Morandi, ha ricordato in apertura del suo intervento, le funzioni affidate all’agenzia “Sardegna Promozione”: promozione economica; internazionalizzazione dei prodotti; attrazione degli investimenti. Morandi ha quindi evidenziato come tra tali funzioni non vi sia quella della promozione turistica, sottolineando la complessità dei compiti assegnati a Sardegna promozione. L’assessore ha quindi spiegato che l’agenzia non è mai stata nei fatti un ente autonomo e le sue attività sono state garantite attraverso i trasferimenti effettuati dai diversi assessorati. Tra questi, l’assessore Morandi, ha ricordato i 13 milioni e mezzo di euro in capo al Turismo. «L’agenzia – ha proseguito il membro dell’esecutivo Pigliaru – ha erogato contributi di scopo con un’attività che è tipica degli assessorati regionali». Per quanto attiene i processi gestionali, l’assessore ha definito l’agenzia “una costola dell’amministrazione regionale”. «La Giunta – ha dichiarato Morandi – ha compiuto una valutazione tecnica ed ha accertato la sproporzione dei fini assegnati a Sardegna Promozione, rispetto ai mezzi e agli strumenti messi a disposizione». Il delegato del Turismo ha quindi insistito sulla natura giuridica dell’agenzia di cui si propone la soppressione per affermare che «invece di un’agenzia di promozione sarebbe più utile un’agenzia di sviluppo, sull’esempio di ciò che è stato fatto nella regione Veneto».

«La Giunta – ha proseguito l’assessore – ha quindi deciso con grande sofferenza di riportare le competenze che sono attualmente in capo all’agenzia, all’interno dei singoli assessorati e di procedere con la soppressione di “Sardegna Promozione.»

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con scrutinio elettronico (presenti: 47; votanti: 45; favorevoli: 45).

Il presidente Ganau ha annunciato la presentazione di un emendamento sostitutivo parziale (Cocco Pietro e più) all’articolo 1 Soppressione dell’Agenzia governativa regionale Sardegna Promozione del Dl 98 che così recita: «Al comma 1, dopo le parole “è soppressa”, il periodo “trascorsi 30 giorni dall’entrata in vigore della presente legge” è sostituito dal seguente “all’entrata in vigore della presente legge”».

Sono intervenuti nella discussione il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, la consigliera di Fi, Alessandra Zedda e la consigliere del Cd, Anna Maria Busia. L’assessore del Turismo, Francesco Morandi, in risposta ad alcune precisazioni chieste dalla consigliera Zedda, in merito alla conclusione delle pratiche al momento in corso presso l’agenzia “Sardegna Promozione”, ha assicurato che le «funzioni di Sardegna Promozione saranno trasferite automaticamente agli assessorati di riferimento».

Il relatore di maggioranza, Piero Comandini (Pd) ha espresso parere favorevole all’emendamento n. 1 e analogo parere è stato espresso per conto della Giunta dall’assessore Morandi. Il presidente ha quindi proceduto con la votazione dell’emendamento sostitutivo, che è stato approvato,  e con la votazione dell’articolo 1) che è stato approvato.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 2 e sugli emendamenti.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ribadito la sua posizione favorevole al provvedimento sottolineando però, a suo avviso, la validità dell’idea originaria. «Se questo validità viene riconosciuta – ha osservato – non si capisce come si possa tornare semplicemente indietro riportando le competenze dell’Agenzia all’interno degli assessorati, fatta eccezione per un non meglio precisato nuovo Ente che dovrebbe fare capo alla presidenza della Giunta; l’emendamento presentato, sotto questo profilo, crea confusione e sovrapposizione di competenze».

Il consigliere Piero Comandini (Pd) ha riaffermato la sostanza del problema centrale, cioè che l’Agenzia non ha svolto le funzioni per le quali era stata costituita. Nel merito, ha tenuto a chiarire che «la parte turistica vene trasferita all’assessorato di riferimento mentre per quella relativa alla promozione economica la Giunta si riserva la costituzione di uno strumento ad hoc che non necessariamente deve essere un nuovo Ente ma un organismo collocato all’interno del sistema-Regione».

Con i pareri favorevoli del relatore e della Giunta, il Consiglio ha approvato l’emendamento sostitutivo parziale (Cocco Pietro e più) presentato all’articolo 2 Successione nelle competenze e nei rapporti giuridici attivi e passivi che così recita: «Il comma 1 dell’articolo 2 è così sostituito: Le competenze dell’agenzia in materia di coordinamento delle attività di promozione economica di sostegno della capacità di esportazione e penetrazione dei prodotti sardi nei mercati esterni e di attrazione degli investimenti, sono attribuite all’amministrazione regionale. Successivamente all’entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale, ai sensi delle legge regionale 25 novembre 2014, n. 24 (disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione) individua la struttura dell’amministrazione, idonea a svolgere dette competenze».

L’Aula ha quindi proceduto con l’approvazione dell’articolo 2 e – dopo aver dato il via libera all’emendamento n. 3 (Cocco Pietro e più) all’articolo 3 (Disposizioni in materia di personale), che così recita: al comma 1 dell’articolo 3 le parole «ed è assegnato alla presidenza della Regione» sono sostituite dalle seguenti «ed è inquadrato nei ruoli dell’amministrazione regionale»; ed all’emendamento n. 4 (Pietro Cocco e più) che sopprime l’articolo 3 bis del Dl 98 – ha approvato con 47 voti favorevoli ed un solo astenuto il testo finale della legge.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi sospeso i lavori e convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato le decisioni della Conferenza dei capigruppo sull’ordine dei lavori. L’assemblea esaminerà nella seduta odierna la mozione n.106, presentata da diversi consiglieri di maggioranza e opposizione, «sulla mancata erogazione dei contributi regionali alle famiglie numerose (bonus famiglia)», mentre domani verranno discussi la proposta di legge 76 “Norme per l’istituzione di un servizio pubblico regionale per l’informazione televisiva locale e per la produzione e diffusione di programmi per la valorizzazione della lingua, della cultura e della identità sarda”, un ordine del giorno sull’istituzione della commissione d’inchiesta sulla sanità, l’autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio e la mozione n.58 sulla caccia. Il presidente ha quindi dato la parola al consigliere Michele Cossa per l’illustrazione della mozione n. 106.

«Questa mozione – ha esordito Cossa – muove da un assunto: la centralità della famiglia nella società. In un momento di così grande difficoltà economica per la Sardegna la coesione sociale è garantita dalla famiglia che costituisce una rete di protezione sopperendo alle carenze delle istituzioni pubbliche». L’esponente dei Riformatori ha denunciato il distacco della politica rispetto a questi temi. «Un disinteresse ormai inaccettabile – ha proseguito Cossa – l’emergenza famiglia rischia di diventare dirompente. La Sardegna è una delle regioni con il più basso tasso di natalità. Serve una legge specifica che rimetta la famiglia al centro dell’azione delle istituzioni». Il consigliere della minoranza ha poi espresso soddisfazione per l’istituzione di un intergruppo in Consiglio che da alcuni mesi sta lavorando a una proposta organica da presentare all’attenzione delle commissioni competenti. «Negli anni scorsi si è cercato di intervenire a sostegno delle famiglie numerose. E’ stato un provvedimento parziale ma efficace, un intervento senza fronzoli con risorse erogate direttamente ai beneficiari senza troppi intralci burocratici, se non quelli delle normali verifiche di legge. Purtroppo lo stanziamento è passato da 3,350 milioni di euro a 600mila euro. Prima si riusciva ad aiutare 4.000 famiglie, nel 2014 poco più di 600. Per questo – ha concluso Cossa – proponiamo il tema all’attenzione della Giunta, affinché nella prossima finanziaria vengano reperite le risorse necessarie a soddisfare i bisogni delle famiglie sarde».

Paolo Truzzu, consigliere del Gruppo “Sardegna” ha espresso soddisfazione per l’approdo in aula della mozione “che consente di dibattere finalmente su un tema di grande importanza». Truzzu ha poi rimarcato la «notevole differenza» tra l’attenzione mostrata verso le famiglie dalla precedente Giunta di centrodestra e quella riservata dall’attuale esecutivo. Rivolgendosi all’assessore alla Sanità, il consigliere di Fratelli d’Italia ha quindi chiesto chiarimenti sui fondi che saranno destinati alle famiglie nella prossima finanziaria. «La famiglia è luogo di crescita e sviluppo dell’individuo. Spesso, però, è pensata come un soggetto debole che va sostenuto perché svolge il ruolo di ammortizzatore sociale e risolve problemi che le istituzioni non sono in grado di affrontare. Adesso – ha concluso Truzzu – è arrivato il momento di pensare alla famiglia come un soggetto attivo in grado di dare importanti risposte alla nostra società».

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere del Pd, Valter Piscedda, il quale ha condiviso l’obiettivo della mozione: prendere un impegno come Consiglio e come Giunta per approvare al più presto una legge che sostenga non solo le famiglie numerose, ma tutte le famiglie sarde. Piscedda ha evidenziato che ha avuto già rassicurazioni da parte dell’assessore Arru sulla volontà di collaborare attivamente, come assessorato, alla stesura della legge. Attualmente, ha ricordato il consigliere, sono disponibili 270mila euro e ne verranno aggiunti altri 300mila: “una goccia nel mare”, ma un inizio verso la definitiva legge a sostegno delle famiglie. Piscedda ha anche ricordato che il gruppo di lavoro utilizzerà anche le proposte di legge già presentate dai consiglieri Pietro Pittalis (FI) e Michele Cossa (Riformatori sardi). Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha fatto riferimento per quanto riguarda la famiglia al libro “Sottomissione” di Michel Houellebecq, che ripercorre l’attuale debolezza della civiltà occidentale ed europea. «È un problema serio, bisogna ricondurre tutto alla matrice della prima cellula della società: la famiglia, in particolare la famiglia numerosa – ha concluso Dedoni – che può incidere sullo sviluppo della Sardegna, dell’Italia e dell’Europa. I bambini sono il futuro, e noi ci stiamo negando il futuro e questo è grave».

Il presidente Ganau ha dato la parola all’assessore della Salute, Luigi Arru, il quale ha dato ampia disponibilità a trovare la migliore soluzione per sostenere le famiglie sarde, non soltanto quelle numerose. Arru ha spiegato che a causa di problemi di liquidità è stata fatta una scelta dolorosa, ossia ridurre il contributo e le famiglie aventi diritto, ammettendo soltanto quelle che hanno 5 o più figli. In una situazione di difficoltà abbiamo dovuto fare delle scelte, ha spiegato, perché il Fondo nazionale per le Politiche sociali, che può contare su circa 7 milioni di euro, deve essere distribuito fra tutti gli interventi di politiche sociali attive. «Siamo perfettamente d’accordo a fare un discorso complessivo sul sostegno per le famiglie», ha affermato Arru, spiegando che si potrebbe prevedere non solo un’erogazione monetaria ma più servizi a sostegno dell’infanzia e della compatibilità del ruolo genitoriale con l’attività lavorativa.

In sede di replica, il primo firmatario della mozione, Michele Cossa (Riformatori sardi) ha dichiarato di comprendere lo sforzo e l’impegno dell’assessore della Sanità sul tema dei sostegni alle famiglie numerose in Sardegna ma ha invitato l’esecutivo a porre in essere azioni semplici e non complicate. «Bene la proposta di un provvedimento organico – ha proseguito il consigliere della minoranza – ma in questo momento le famiglie hanno bisogno di aiuti concreti e immediati». Cossa ha concluso definendo “molto positiva” l’esperienza del “bonus famiglia”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha invitato la presidenza dell’assemblea a porre agli atti la sua sottoscrizione alla mozione 106 ed ha dichiarato di condividere grande parte delle considerazioni fatte nel corso del dibattito dai colleghi della maggioranza e dell’opposizione. «La famiglia è un tema che unisce – ha spiegato Pittalis – ed oggi il Consiglio sta dando una grande prova di maturità». Pittalis ha concluso citando lo scrittore e giornalista statunitense Alex Haley: «La famiglia è un collegamento con il nostro passato e un ponte verso il nostro futuro».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ricordato che Sel difende tutte le famiglie, anche quelle non tradizionali ed ha ricordato all’assessore Arru che il bonus varato nella scorsa legislatura è a beneficio soltanto per i nati tra il 1 gennaio e il 31 ottobre 2014. Daniele Cocco ha quindi auspicato che in sede di legge Finanziaria i benefici possano essere estesi anche ai nati a novembre e dicembre.

Non essendoci altri consiglieri iscritti a parlare, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha posto in votazione la mozione 106 che è stata approvata con 41 voti favorevoli e un astenuto. Il presidente dell’assemblea sarda ha quindi dichiarato conclusi i lavori: il Consiglio si riunisce domani (giovedì 8 gennaio) alle 10.30.