5 December, 2024
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Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità il testo unificato 20/28 su “Norme per la prevenzione della fetopatia alcolica”. Il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Ganau, ha aperto la discussione dando la parola al relatore Lorenzo Cozzolino (Pd). Nel suo intervento, il consigliere ha messo l’accento sulla gravità della patologia di cui si occupa il provvedimento, perché «l’assunzione di alcol nel delicato periodo della gravidanza può creare sia complicazioni per gestante che, nei casi più estremi, aborti prematuri». «Il fenomeno – ha aggiunto Cozzolino – è purtroppo molto diffuso fra le giovani donne, molte della quali consumano alcolici mettendo a rischio la propria salute e quella del bambino. La disciplina della materia è inoltre particolarmente utile, ha proseguito il consigliere, perché «spesso la presenza di queste patologie non è riconoscibile e diagnosticabile, né esiste una sorta di soglia minima di sicurezza». I dati più recenti dell’Istituto superiore di sanità, ha affermato Cozzolino, «sono del 2001e ci dicono che il 7% dei nascituri è esposto alcol materno, mentre in Sardegna sono stati segnalati ben 650 casi di aborti spontanei riconducibili alla fetopatia». La nuova legge regionale, secondo Cozzolino, affronta il problema sotto un duplice aspetto: «Quello medico attraverso la diagnosi precoce ed una serie di test mirati, quello sociale, con percorsi di accompagnamento e sensibilizzazione sulla importanza della prevenzione, con l’obiettivo di arrivare a gravidanze responsabili e analcoliche».

Il capogruppo di FI Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha sottolineato l’anomalia dell’assenza dell’Assessore competente «al quale sarebbe stato utile porre alcune domande» ed ha chiesto alla presidenza chiarimenti sulle motivazioni dell’inversione dell’ordine del giorno del giorno, «visto che al punto due c’era l’esame delle disposizioni urgenti in materia di edilizia scolastica». Pittalis ha quindi chiesto una breve sospensione della seduta per una riunione dei capigruppo.

Il presidente Ganau, ha chiarito che il ritardo del provvedimento sull’edilizia scolastica è dovuto al mancato deposito presso gli uffici delle relazioni di maggioranza e minoranza. «Se dovessero arrivare – ha aggiunto – l’Aula inizierà immediatamente la discussione». Per quanto riguarda la presenza dell’Assessore della Sanità, il presidente ha spiegato che i membri della giunta in Aula hanno la delega a rappresentare l’esecutivo.

Il capogruppo Pd, Pietro Cocco, si è detto convinto della necessità di proseguire i lavori. In un successivo intervento, il capogruppo di Fi Pittalis ha affermato di non voler alimentare polemiche, aggiungendo che nel merito la legge ha il sostegno del suo gruppo. «Però – ha precisato – va rispettata la regola secondo la quale per ogni legge ci vuole interlocuzione dell’Assessore competente. Se c’è la necessità di spostare il dibattito per un’ora, ha suggerito, «possiamo farlo ma qui c’è una questione di rispetto per il Consiglio, ci vuole serietà e dignità per l’Assemblea».

Il consigliere Pietro Cocco, capogruppo del Pd, si è detto favorevole ad una breve sospensione. Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato la posizione favorevole del suo gruppo, ma ha detto di ritenere necessaria la sospensione, dato che «un problema così specifico, sul piano sostanziale, non può essere affrontato senza la presenza dell’assessore».

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha dato la parola a Rossella Pinna (Pd), la quale ha espresso viva soddisfazione per l’approvazione in Commissione di questa legge, tema importantissimo per la salute delle donne e dei nascituri.

L’esponente della maggioranza ha evidenziato che i dati sui danni causati dal l’alcool e sulle patologie alcol-correlate sono allarmanti in Europa, in Italia e in Sardegna. Secondo alcune ricerche, ha proseguito Pinna, quasi il 60 per cento dei sardi fa uso di alcool, con un’incidenza allarmante tra i giovani e i giovanissimi, con un età che tende vistosamente ad abbassarsi: un giovane su tre fa uso di queste sostanze. Nel mondo il 38,3 per cento consuma alcolici, in Italia 17mila sono i decessi causati dall’utilizzo di queste sostanze. La consigliera ha ricordato che dagli studi scientifici effettuati le donne sono maggiormente esposte ai rischio di patologie alcol-correlate rispetto agli uomini, oltre al fatto che i danni causati dalla fetopatia alcoolica è invalidante e non può essere curata, ma si può prevenire con gli interventi previsti in questa legge, soprattutto all’articolo 4.

Soddisfatto per la condivisione che si è creata tra maggioranza e opposizione su questo tema il consigliere Luca Pizzuto (Sel), uno dei proponenti delle due proposte di legge inserite nel Testo unico. L’esponente della maggioranza ha evidenziato come questa legge punti sulla prevenzione, come atto fondamentale, e riconosca l’importante lavoro svolto da oltre diciotto anni da diverse associazioni. Il particolare, Pizzuto ha proposto all’Aula di rinominare la legge con “Legge degli Amici della vita”, nome dell’associazione che da 18 anni si occupa di queste problematiche. Il consigliere di Sel ha rilevato in modo positivo, infine, che con il provvedimento di oggi «questo Consiglio si sta riavvicinando in modo trasversale alla gente e alle sue necessità».

Voto favorevole è stato espresso anche dal presidente della commissione Sanità, Raimondo Perra (Psi), che ieri ha approvato il Testo unico oggi in discussione. Perra ha sottolineato che si tratta di una legge importante «per noi socialisti», un provvedimento che va nella direzione di tutelare la salute delle donne e dei nascituri. «Si va nella direzione della prevenzione – ha detto – e non in quella della cura. Con questi interventi, oltre a diminuire l’incidenza delle patologie alcoolcorrelate, si riduce anche l’aggravio per la spesa sanitaria, tra l’altro con un investimento modesto di 150mila euro». Per Perra questa legge punta sul migliorare l’informazione data alla donne in gravidanza attraverso l’utilizzo delle strutture sanitarie preposte e dei medici di base.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha annunciato il sostegno alla proposta di legge e ha ricordato come nella passata legislatura un provvedimento analogo aveva superato l’esame della competente commissione ma non era approdato in Aula. L’esponente della maggioranza ha inoltre sottolineato come la legge sia la prima sulla delicata materia varata da una Regione in Italia e ha ribadito l’efficacia degli interventi previsti in particolare per quanto attiene la prevenzione, l’informazione e la gratuità dei relativi test medici. A giudizio del consigliere, Pietro Cocco, con le disposizioni contenute nel testo si possono ipotizzare anche ulteriori benefici in termini di riduzione del costo sanitario complessivo della Sardegna.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha evidenziato che «in Europa il terzo fattore di rischio di morte prematura è rappresentato dall’uso di alcolici, dopo il fumo e l’ipertensione». L’esponente della minoranza ha ricordato le misure previste nel testo all’esame dell’Aula e rimarcato come l’obiettivo della legge è rappresentato dallo scoraggiare l’uso di alcol per tutto il periodo della gravidanza. Luigi Rubiu ha poi fatto cenno ad alcuni interventi promossi al livello europeo per migliorare la prevenzione e limitare la vendita degli alcolici. Tra gli esempi citati quello del divieto alla vendita di bevande alcoliche per chi non ha raggiunto la maggiore età e una particolare etichettatura in cui siano riportati con chiarezza i rischi che derivano dall’abuso di alcolici per le donne in gravidanza e per il feto. Il capogruppo Rubiu ha concluso dichiarando il suo voto a favore della proposta di legge.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque concesso la parola all’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, per la replica della giunta. L’esponente dell’esecutivo ha espresso il formale parere favorevole della giunta alla proposta di legge e sottolineato come il provvedimento, oltre che per la sostanza, meriti apprezzamento anche per il significato simbolico del sostegno alla prevenzione e al “lavoro in team”. Il responsabile della Sanità ha inoltre evidenziato come la legge per la prevenzione della fetopatia alcolica rappresenti una risposta adeguata, in un particolare momento di crisi sociale, «verso quelle fasce che più soffrono una condizione di disadattamento sociale». Apprezzamento è stato inoltre rivolto per i previsti test gratuiti «si potrà così valutare compiutamente anche l’efficacia degli eventuali percorsi di accompagnamento».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque posto in votazione il “passaggio agli articoli” che il Consiglio ha approvato per alzata di mano.

Sull’art.3 del Testo Unico è intervenuto il dell’Udc Giorgio Oppi che ha espresso parere favorevole sull’esenzione dal ticket per le donne in gravidanza. Dubbi invece sulla somministrazione di un questionario anonimo tipo alle pazienti a rischio. «La patologia – ha detto Oppi – può essere riscontrato solo al termine della gravidanza. Il questionario potrebbe rivelarsi inutile. La prevenzione, inoltre, si fa da tempo con un altro questionario predisposto da ricercatori qualificati e finanziato dal Ministero in distribuzione in tutte le Asl sarde».

Gianni Tatti (Udc) ha chiesto di fare chiarezza sui soggetti beneficiari dell’esenzione dal ticket. «Dall’art 3 – ha detto Tatti – non si evince che solo le donne in stato di gravidanza possono avere l’esenzione per il dosaggio della Transferrina desialata. Se a una donna viene ritirata la patente per abuso di alcolici può comunque ottenere l’esenzione. E’ una discriminazione nei confronti degli uomini«  Tatti ha poi segnalato all’aula la presenza in alcune Asl di laboratori non in grado di fare l’esame. «La Regione se ne faccia carico – ha affermato l’esponente dell’UDC – se ci sono esami in più da fare ben vengano ,ma occorre scongiurare il rischio che in Sardegna ci siano cittadini di seria A e Serie B”.

Edoardo Tocco (Forza Italia), ha auspicato che il Consiglio in futuro possa approvare altri provvedimenti con la stessa celerità con cui si è arrivati all’esame del Testo Unico sulla fetopatia alcolica. Il consigliere “azzurro”  ha poi stigmatizzato il mancato coinvolgimento dei consultori e delle associazioni di volontariato nella discussione del provvedimento.

Per Angelo Carta (Psd’Az), la legge in esame «è una prima risposta ad un problema forte vissuto dai territori dove è più presente la piaga dell’alcolismo». In alcune zone dell’isola – ha ricordato Carta –  «il volontariato è l’unico baluardo contro l’abuso perché i comuni sono senza strumenti. La prevenzione è sempre più necessaria per affrontare il problema in modo radicale. Servono strumenti e risorse per il volontariato e una task force nelle Asl per sostenere associazioni e centri d’ascolto».

Robero Deriu (Pd) ha rivolto apprezzamento per il lavoro svolto dal collega Cozzolino annunciando il suo voto a favore del provvedimento

Luca Pizzuto (Sel), rispondendo al precedente intervento del consigliere Edoardo Tocco, ha ricordato che non c’era nessun intento di far trovare una legge già pronta alle associazioni ma i soggetti interessati hanno avuto un ruolo importante per il varo del provvedimento.

Roberto Desini (Centro Democratico) ha espresso soddisfazione per il risultato ottenuto. «Sono orgoglioso – ha detto – perché la Sardegna arriva prima di altre regioni italiane. Si tratta della prima legge in materia sanitaria approvata da questo Consiglio. Per raggiungere gli obiettivi  non serve un grande dispendio di risorse. Con la prevenzione si risolvono i problemi delle persone e si creano le condizioni perché i neonati abbiano una vita normale».

Per Daniele Cocco (Sel), «la legge che il Consiglio si appresta ad approvare è un segnale di grande civiltà che certifica l’attenzione della Giunta per i problemi dei cittadini». Secondo Cocco, l’esenzione dal ticket deve essere estesa anche ai disoccupati.

Christian Solinas (Psd’Az)  ha chiesto all’Aula di mostrare in futuro, per altre problematiche,  la stessa attenzione riservata al Testo Unico sulla fetopatia alcolica. «Stiamo parlando di una legge che impegna 150mila euro – ha detto Solinas – mentre fuori si discute di una questione come il “San Raffaele” per la quale c’è in ballo un investimento di un miliardo di euro. Sarebbe opportuno che Pigliaru riferisse in Consiglio per capire se i sardi devono essere solo mediatori di questioni che interessano il Governo nazionale».

Modesto Fenu (Zona Franca), dopo aver espresso soddisfazione per l’esito della discussione, ha annunciato il suo voto favorevole al provvedimento.

Stessa valutazione dal consigliere del Partito dei sardi Augusto Cherchi, che ha annunciato il voto a favore del gruppo “Soberania e Indipendentzia”  per una legge importante che «pone una pietra nel percorso di prevenzione».

Efisio Arbau (La Base), rispondendo al consigliere Christian Solinas, si è detto sicuro del fatto che la Commissione Sanità saprà esaminare con stessa celerità il progetto “San Raffaele”.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rivolto un grazie al mondo dell’associazionismo e del volontariato da sempre in prima linea sul fronte della lotta all’alcolismo. «Grazie alle loro iniziative e a quanto hanno saputo seminare – ha detto Pittalis – oggi si può raccogliere il frutto di un impegno per la salvaguardia della vita. La politica scrive una bella pagina».

Il presidente Ganau ha quindi posto ai voti il provvedimento che è stato approvato all’unanimità.

Francesco Agus

Proseguono in Consiglio regionale le audizioni della #Commissione “Autonomia” sulle riforme istituzionali. L’organismo consiliare, presieduto da Francesco Agus, ha sentito in mattinata le associazioni degli ex consiglieri regionali ed ex parlamentari.

In apertura di seduta, il presidente Agus ha consegnato ai partecipanti la bozza della risoluzione predisposta dalla Commissione, ribadendo la necessità di coinvolgere nel dibattito tutti i settori della società sarda. «Mai come adesso c’è l’esigenza di procedere alle riforme istituzionali – ha detto Agus – altrimenti cresce il rischio che le storture e le inefficienze del sistema vengano utilizzate come alibi per affossare la nostra specialità».

La presidente dell’Associazione degli ex consiglieri regionali, Maria Rosa Cardia, dopo aver ricordato l’attività svolta in questi anni nelle scuole per rafforzare la coscienza autonomistica delle giovani generazioni, ha concordato con la Commissione sull’urgenza di avviare la stagione delle riforme. «Lo Statuto, nato con limiti evidenti, è adesso uno strumento obsoleto – ha detto Cardia – per difendere il principio di autonomia e ricontrattare con lo Stato la nostra specialità occorre puntare sull’identità culturale del popolo sardo». Per l’Associazione degli ex consiglieri è urgente pensare ad una “nuova autonomia”, collaborativa e partecipativa. «Solo così – ha aggiunto Cardia – si potrà definire il ruolo della Sardegna nel cambiamento e nella modernizzazione del Paese. Serve però un’idea di futuro condivisa, una nuova unità autonomistica che disegni un orizzonte ideale e politico». Per gli ex consiglieri regionali, la nuova fase costituente esige non solo idee e valori forti, ma anche una pratica unitaria nella ricerca di soluzioni. «Il confronto deve essere focalizzato sui contenuti e non sulle procedure. Visto l’ampio ventaglio delle riforme da fare – ha concluso Cardia – è indispensabile che il Consiglio metta in campo un disegno organico che porti a una rivisitazione complessiva delle leggi fondamentali della Regione».  

Paolo Fois (vicepresidente dell’Associazione degli ex consiglieri) ha segnalato l’urgenza di spiegare le ragioni della nostra specialità, vista da molti come un privilegio da rimuovere. «Nel nostro ordinamento non ci sono riferimenti precisi – ha detto Fois – occorre ricercarli nel diritto internazionale». Uno di questi è il principio di insularità che però ripete la filosofia dello Statuto prevedendo interventi risarcitori per la condizione di svantaggio della Sardegna rispetto ad altre regioni d’Italia e d’Europa. «Questo – secondo Fois – però non basta. Bisogna invece affermare la nostra identità culturale e linguistica riconosciuta dagli organismi internazionali come strumento per resistere ai processi omologanti della globalizzazione». Per il vicepresidente dell’Associazione ex consiglieri regionali, è necessario, dunque, intervenire con una norma di principio da inserire nello Statuto che riaffermi una differenziazione basata sulla nostra identità. «Solo così – ha concluso Fois – potrà essere arginato il tentativo di cancellare la nostra autonomia».

Raffaele Manca (ex consigliere regionale del PCI nella X legislatura) è invece intervenuto sulla bozza delle riforme predisposta dalla Commissione chiedendo di superare la distinzione “zone costiere – aree montane” nel progetto di riassetto delle funzioni delle province e organizzazione dell’area vasta e città metropolitane. «Meglio parlare di  zone costiere e zone interne – ha detto Manca – per evitare, come in passato, che qualche comune cerchi di accaparrarsi il titolo di zona montana senza averne i requisiti». Manca ha poi suggerito di pensare a un nuovo sistema di controllo sugli atti degli enti locali che protegga amministratori e cittadini. «Per chi governa i comuni – ha sottolineato l’ex consigliere del Pci – è alto il rischio di cadere in irregolarità, mentre per i cittadini l’unico modo di contrastare un atto illegittimo è il ricorso giudiziario».

Roberto Deriu (PD) ha espresso forti perplessità sulla revisione dello Statuto. «Questo è il momento peggiore per pensare alle riforme – ha detto Deriu – lo Statuto è protetto dalla Costituzione. Più che a una revisione, dal punto di vista tattico, sarebbe meglio pensare a dargli piena attuazione».

Michele Cossa (Riformatori) ha invece espresso dubbi su un’autonomia fondata sul concetto di identità. «Tutti rivendicano maggiori spazi in nome della loro specialità culturale – ha detto Cossa – il rischio è che alla fine l’identità diventi un argomento debole per difendere le nostre ragioni».

Chiusa l’audizione degli ex consiglieri regionali, la Commissione ha sentito l’Associazione degli ex parlamentari, rappresentata dal presidente, Giorgio Carta, e dal vice Emidio Casula.

Carta, dopo aver illustrato le numerose iniziative nelle scuole promosse dall’Associazione per avvicinare le istituzioni ai cittadini, ha dato ampia disponibilità ad offrire un contributo concreto al processo riformatore. «Siamo pronti ad affrontare questioni politiche e non di parte – ha detto Carta – partendo da un punto condiviso: la necessità di rafforzare l’autonomia». «Il patto con lo Stato deve essere aggiornato – ha aggiunto il presidente dell’Associazione ex parlamentari – sarà compito del Consiglio procedere ad una revisione dello Statuto». Nelle prossime settimane sarà convocata un’assemblea di tutti gli ex parlamentari sardi per mettere a confronto proposte e suggerimenti.

I lavori della Commissione proseguono nel pomeriggio con l’audizione degli ex presidenti della Regione e del Consiglio regionale.

Peppino La Rosa

Giovedì 5 giugno, alle ore 17,00, presso il salone “Velio Spano” in via della Vittoria, a Carbonia, si terrà il 1° congresso di collegio dei Riformatori Sardi del Sulcis Iglesiente per le scelte programmatiche ed organizzative che dovranno guidare la loro attività politica nei prossimi anni. Dopo l’abrogazione delle province, l’organizzazione territoriale del partito si articola a livello cittadino, di collegio (già provinciale) e regionale.

I lavori del congresso prevedono, alle 17.00, l’insediamento della presidenza, col coordinatore regionale Michele Cossa ed il responsabile del Centro Studi Franco Meloni; alle ore 17,30 la comunicazione del coordinatore uscente Peppino La Rosa; alle ore 17,45 gli interventi.

Seguiranno gli adempimenti congressuali e le conclusioni del leader dei Riformatori sardi, Massimo Fantola.

Michele Cossa copia

«Il carcere di Buoncammino, subito dopo la chiusura definitiva, deve passare alla proprietà della Regione. Lo Statuto sardo parla chiaro: l’articolo 14 impone che la Regione, nell’ambito del suo territorio, succede nei beni e nei diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali». Lo dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«Chiediamo al presidente della Regione – aggiunge Cossa – di attivarsi immediatamente per evitare che lo Stato continui a occupare una struttura che, come prevede lo Statuto sardo che è legge costituzionale, deve obbligatoriamente essere consegnata alla Sardegna. L’articolo 14 stabilisce espressamente che i beni restino di competenza statale fino a che vengano utilizzati per le finalità che è stata loro attribuita. Dunque, una volta chiuso, l’edificio che ospita Buoncammino deve necessariamente passare nelle mani della Regione. A quel punto potrà finalmente essere donato a Cagliari e a tutta la Sardegna»

«Una questione che – conclude Cossa – riguarda moltissimi beni sparsi in tutta l’Isola e su cui la Giunta deve accendere i riflettori al più presto.»

conferenza stampa Montecitorio2

La norma della Finanziaria regionale del 2014, che affida alla Regione le entrate sulle imposte di fabbricazione generate in Sardegna anche se riscosse in altre parti del territorio nazionale (la cosiddetta norma sulle accise), è legittima. Come è legittimo che a difendere una legge approvata all’unanimità, dal Consiglio regionale siano i consiglieri regionali, visto che la Giunta – che rappresenta il potere esecutivo – sta colpevolmente non adempiendo a un obbligo: difendere una legge approvata da tutte le forze politiche. Lo sostiene l’atto di opposizione al ricorso del governo presentato alla Corte Costituzionale dagli avvocati Andrea Panzarola e Massimo Proto, per conto dei consiglieri regionali dei Riformatori sardi Michele Cossa e Attilio Dedoni. Una norma legittima perché non contrasta con altre norme ma anzi le rispetta integralmente. Ed è in linea con la giurisprudenza della Corte e con le direttive europee.

L’atto di opposizione al ricorso è stato illustrato questa mattina in una conferenza stampa a cui hanno partecipato il coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa, il deputato e presidente della commissione Affari sociali della Camera, Pierpaolo Vargiu, il capogruppo dei Riformatori in Consiglio regionale, Attilio Dedoni e gli avvocato, docenti universitari, Andrea Panzarola e Massimo Proto.

«L’atteggiamento della Giunta regionale che non difende gli interessi dei sardi è un atto criminoso – ha spiegato Cossa – la Sardegna rivendica solo quanto le spetta e per questo, per difendere gli interessi dei sardi, abbiamo deciso di scendere in campo ricorrendo direttamente alla Corte Costituzionale, con un atto solidamente motivato e decisamente innovativo». Del resto, aggiunge il deputato Pierpaolo Vargiu, «ci saremo aspettati che la Giunta si schierasse a difesa dei sardi e di una legge che non una coalizione ma tutte le coalizione e tutti i partiti hanno approvato. Tanto più dopo la notizia di ieri, dell’intesa per l’eliminazione di fatto del patto di stabilità per la Sardegna: rinunciare a un miliardo di euro, che sono soldi dei sardi, è incomprensibile». Ecco perché, ha detto il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, «siamo noi ad andare davanti alla Consulta e ci dispiace che questa Giunta non capisca quanto sia importante – al di là degli schieramenti – marciare uniti per difendere i sardi».

Due i punti su cui si incentra il ricorso: la legittimità a presentarsi dei consiglieri regionali a presentarsi davanti alla Consulta e la legittimità della norma.

Sul primo punto gli avvocati snocciolano una serie di precedenti e di atti che di fatto ammettono l’intervento di terzi (dunque, altri che non siano Governo e presidente della Regione) davanti alla Corte Costituzionale. Senza considerare il fatto che – se non venisse concessa la possibilità di intervento ai consiglieri regionali che hanno votato la legge – ai sardi non sarebbe datata la possibilità di far valere le loro ragioni in nessun modo.

Sulla legittimità della norma, gli avvocati, spiegano nel dettaglio perché il governo sbaglia nel ricorrere. Secondo il ricorso del presidente del Consiglio dei ministri l’articolo 1, comma 1, della Legge Finanziaria del 2014 (quella appunto che sancisce che nelle entrate spettanti alla Regione sono comprese anche le imposte di fabbricazione su tutti i prodotti che ne siano gravati generate nel territorio regionale anche se riscosse nel restante territorio dello Stato) contrasta con l’art. 8, lett. d) dello Statuto, che devolve alla Regione i nove decimi dell’imposta di fabbricazione su tutti i prodotti che ne siano gravati, “percetta nel territorio della regione”. Questo perché il concetto di “generate” si scontra con quello di percette.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

La seduta del Consiglio regionale si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Aula ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n. 22 (Floris e più) “sullo Statuto sardo di autonomia e riforma del Titolo V della Costituzione”.

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Mario Floris (Sardegna – Uds) per l’illustrazione della mozione.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna – Uds) ha affermato che, sulla materia istituzionale, «è giunto il momento delle grandi decisioni per la Sardegna, a 60 anni dall’autonomia, un momento fatidico nel quale il Consiglio regionale deve prendere coraggio, superando le appartenenze e sottoponendo al governo un nuovo statuto di autonomia per restituire alla Sardegna quella funzione che ha storicamente avuto nel mediterraneo e nel mondo».

In questa prima fase della legislatura, ha proseguito Floris, «c’è un fervore di iniziative nel rapporto fra Stato e Regione, un buon viatico ma le tante proposte tendono ancora a delegare scelte e decisioni, dobbiamo invece mostrare lo stesso coraggio della scorsa legislatura, quando abbiamo avviato un grande processo di auto riforma a partire dalla riduzione del numero dei consiglieri, e dire noi quale Statuto deve guidare la Sardegna nel futuro». Non abbiamo più tempo, ha proseguito il consigliere, «la Giunta può predisporre un testo entro 90 giorni sul quale il Consiglio deve pronunciarsi al massimo entro il prossimo autunno». Non possiamo correre il rischio di un nuovo fallimento, ha ammonito Floris citando Emilio Lussu che, a proposito dello Statuto sardo ricordava: «E’ entrato un leone, è uscito un gatto».

Floris si è detto poi molto preoccupato «per l’idea neo centralista del Presidente del Consiglio, rispettosa solo formalmente del sistema delle autonomie, un’idea frettolosa e pressappochista sempre più simile a una matassa aggrovigliata». Non c’è tempo da perdere per presentare il nostro conto allo Stato, ha detto infine Floris, «lo hanno detto stamane anche ai Sindaci parlando di patto di stabilità e Titolo III, ora dobbiamo muoverci senza dividerci perché è giunto il tempo dei fatti».

Il consigliere Edoardo Tocco (FI) ha affermato che la mozione «è un invito evidente a continuare la battaglia dell’autonomia e dell’orgoglio del popolo sardo, chiudendo per sempre la pagina delle rivendicazioni su questa o quella materia». L’iniziativa deve partire da noi, ha continuato Tocco, «abbiamo tante potenzialità e tante risorse e dobbiamo farle valere; anche per questo è auspicabile che la mozione sia condivisa non solo dall’opposizione ma da tutto il Consiglio, sosterremo anche la Giunta quando sosterrà le giuste ragioni della Sardegna».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha sottolineato che il punto qualificante della mozione «è mettere un freno alla proposta di riforma dello Stato, una vera dichiarazione di guerra contro la Sardegna, con tutte le competenze su materie strategiche che rischiano di tornare sotto il controllo dello Stato». L’autonomia della nostra isola, ha detto ancora Orrù, «nasce da un diritto naturale e storico, da una insularità che è diventata la spinta forte alla libertà attraverso l’autonomia; ora dobbiamo tradurre questa cultura in atti concreti». Con la riforma del 2001, ha proseguito il consigliere sardista, «si è introdotto il principio di sussidiarietà, le decisioni si prendono nel luogo più vicino ai cittadini; dobbiamo proseguire su questa strada, decentrando verso i Comuni e chiamandoli a partecipare alle decisioni regionali». Da Orrù, infine, un invito a stringere i tempi: «La Giunta deve predisporre una bozza di Statuto in tempi rapidi e il Consiglio deve approvarlo in tempi altrettanto rapidi».

Il consigliere di Sel, Francesco Agus, ha affermato che il tema delle riforme deve essere il “perno della legislatura” e sottolineato come le ultime due legislature precedenti siano da considerarsi come “perse” in materia di riforme. Nel frattempo, ha proseguito Agus, la nostra istituzione autonomistica «è ai limiti della praticabilità» e lo Statuto sardo risente del tempo («è cucito su misura al sistema sardo del 1945») e non tiene conto delle sempre più “invadenti” norme comunitarie. «Il tutto – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – ha provocato una separazione tra lo Statuto formale e ciò che è in pratica il nostro statuto». Il consigliere di Sel ha invitato Consiglio e Giunta a procedere in parallelo con la riscrittura dello Statuto, la revisione delle leggi fondamentali della Regione e la riforma degli Enti locali. I ritardi accumulati negli anni sull’argomento fanno sì che sia «concreto il rischio di vedere limitata la nostra specialità». «Mai come oggi – ha spiegato Agus – si salva ciò che è veloce, efficace, trasparente, smart mentre la nostra istituzione non è niente di tutto ciò e tantomeno appare al passo con i tempi». Per Francesco Agus l’attacco all’Autonomia non si combatte con “la chiusura in se stessi” né “piegandosi alle logiche di parte”. Il consigliere della maggioranza ha dunque illustrato le iniziative avviate dalla Prima commissione consiliare in materia di riforme istituzionali. «Domani – ha spiegato il presidente del parlamentino dell’Autonomia – prende il via il ciclo di audizioni sulle riforme che coinvolgerà rappresentanze istituzionali, politiche e sociali». I lavori della commissione incominceranno domani con le audizioni dei rappresentanti di Anci e Cal («iniziamo dai più deboli e dai più esposti alla crisi»). Il consigliere Agus ha auspicato l’approvazione di un documento unitario che sancisca una univoca posizione del Consiglio regionale per le riforme e a difesa dell’Autonomia, evitando di dividersi sui “temi e sui metodi”.

Il consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa, ha spiegato le ragioni della sottoscrizione della mozione illustrata dall’onorevole Mario Floris, evidenziando come il documento in discussione ponga l’accento sull’urgenza del tema delle riforme e sui pericoli che derivano all’Autonomia sarda dalla bozza di modifica del Titolo V della Costituzione della Repubblica. L’esponente della minoranza ha denunciato “l’assenza” della Sardegna dal dibattito nazionale sulle grandi riforme ed evidenziato come oggi («in particolare alla luce dei risultati delle recenti elezioni europee») sia in discussione l’impianto complessivo della specialità sarda.

Michele Cossa è quindi entrato nel merito del “metodo”, ricordando il risultato referendario del 2012 a favore dell’istituzione dell’Assemblea costituente del popolo sardo per la riscrittura dello Statuto. «Richiamiamo l’attenzione del Consiglio – ha dichiarato Cossa – su quanto chiesto dai sardi con il referendum e chiediamo sia data una risposta». Il consigliere dei Riformatori ha espresso il proprio favore per l’Assemblea costituente, definendola come lo strumento più adeguato per combattere l’aggressione alla nostra Autonomia e per riscrivere il nuovo Statuto.

Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia”, Augusto Cherchi, ha affermato in premessa «il diritto dei sardi all’autodeterminazione» insieme con «l’altrettanto chiaro diritto all’autogoverno».

Per l’esponente della maggioranza la bozza di riforma del Titolo V concretizza il neo centralismo in atto da parte dello Stato italiano. «E il neo centralismo – ha spiegato Cherchi – si combatte con l’idea nuova di stato sardo». Augusto Cherchi ha rimarcato la necessità di ridefinire i rapporti tra la Sardegna e Italia, mettendo al centro del processo l’idea di sovranità. Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia” ha auspicato l’apertura di una nuova stagione costituente e sottolineato come «i sardi siano titolari di una sovranità originaria e non delegata dallo Stato italiano».

Il presidente Ganau ha dato, poi, la parola ad Angelo Carta (Psd’Az), il quale ha dichiarato di aver sottoscritto questa mozione perché l’ha ritenuta di fondamentale importanza per la Sardegna. E’ importante però, secondo Carta, coinvolgere anche la società sarda nella riscrittura dello Statuto. «Il popolo sardo ci guarda con diffidenza», bisogna decidere in che modo coinvolgerlo in questo importante processo di modifica e di tutela dell’autonomia della Sardegna. Per Carta alla mozione va aggiunta l’istituzione dell’Assemblea costituente per la riscrittura dello Statuto: «E’ lo strumento migliore per coinvolgere il popolo sardo, non è una diminutio per il Consiglio regionale».

Un ringraziamento al proponente della mozione, Mario Floris, è stato espresso da Oscar Cherchi, consigliere regionale di Forza Italia, perché «ha posto l’accento su un tema importante e scottante». L’esponente dell’opposizione ha ricordato come quanto sta accadendo a livello nazionale, con la modifica del Titolo V, vede la diminuzione dell’autonomia delle regioni. Un’autonomia guadagnata dall’Isola oltre 60 anni fa. «I cittadini ci chiedono di tutelare l’autonomia. Davanti a quanto sta accadendo, chiediamo alla Giunta e a tutto il Consiglio di presentare una proposta di legge di modifica dello Statuto entro 90 giorni da presentare con urgenza al governo». Cherchi ha anche ricordato gli impegni presi, in quell’aula, dal presidente della Repubblica e ha esortato l’esecutivo a ricordare al capo dello Stato quanto accaduto in quell’importante incontro, avvenuto nella scorsa legislatura, sollecitando un incontro anche con il presidente della Camera dei deputati, del Senato e una delegazione delle Istituzioni regionali della Sardegna per riscrivere i rapporti tra l’Isola e il Governo.

Ha quindi preso la parola Paolo Zedda (Rossomori) che ha sottoscritto la proposta di affidare all’Assemblea Costituente la riscrittura dello Statuto sardo. «E’ lo strumento migliore – ha detto Zedda – per coinvolgere tutta la società sarda e riaffermare il principio di autodeterminazione del popolo sardo.»
«Su mundu modernu est andendu faci a unu centralismu culturali, economicu e amministrativu (il mondo va verso un centralismo culturale, economico e amministrativo) – ha detto il rappresentante dei Rossomori nel suo intervento svolto interamente in lingua sarda – est doveri nostu a marcai is diferentzias e a amparai s’identidadi nosta. Custu at a donai prus forza a sa Sardigna. Du depeus fairi po is fillus nostus (è nostro dovere evidenziare le differenze e difendere la nostra identità. Questo darà più forza alla Sardegna. Lo dobbiamo fare per i nostri figli).»

Il consigliere Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha messo l’accento sul fatto che «si sta avviando un tentativo su un terreno dove la classe dirigente sarda ha sempre fallito». Noi stiamo appena iniziando a lavorare, ha aggiunto Arbau, «mentre qualcuno (il governo), sta lavorando a ritmo molto più serrato sul titolo V della Costituzione, sui rapporti fra Stato e autonomie con una forte idea di accentramento e sul riordino del sistema degli enti locali, con abolizione delle Province e la riscrittura della presenza delle autonomie sul territorio».

Anche questo Consiglio regionale fallirà come hanno fallito molti altri, ha chiesto il consigliere Arbau. «Noi pensiamo che non si possa giocare in difesa, abbiamo davanti due strade: l’Assemblea costituente, che per noi è la via maestra e la più praticabile, oppure affidarci all’attività legislativa del Consiglio che potrebbe essere una via più veloce, investendo del compito la commissione Autonomia con un testo elaborato in sede redigente da sottoporre all’Aula». Prima dobbiamo scegliere il metodo, ha concluso il consigliere, e poi la sostanza e, su questa, «la nostra posizione è quella di trasformare la regione in una comunità autonoma».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha rivendicato al Consiglio il ruolo di rappresentare compiutamente il popolo sardo, anche nel difficile rapporto con lo Stato. Nel momento in cui si vuole mettere in discussione l’autonomia della Sardegna, ha dichiarato Fenu, «dall’Aula deve arrivare un sussulto d’orgoglio, una proposta forte che, attraverso un nuovo Statuto, determini migliori condizioni di convivenza e di indipendenza economica, superando la condizione imbarazzante di elemosinare ragioni e diritti ad uno Stato centralista». Fenu ha infine auspicato «una convergenza di posizioni di tutto il Consiglio ed una accelerazione del processo riformatore».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha affermato in apertura «che il tema istituzionale è la precondizione di ogni ipotesi di sviluppo, abbiamo tante emergenze ma credo che anche la Giunta si stia rendendo conto che tutti questi problemi devono essere ricondotti alla tendenza alla verticalizzazione centralistica dello Stato che ha segnato un grave passo indietro rispetto alla recente riforma del Titolo V». Sul piano procedurale, secondo Solinas, «la riscrittura dello Statuto non può esaurirsi nel lavoro della commissioni e dell’Aula perché la complessità dei problemi che abbiamo di fronte non ci consente di intervenire con strumenti ordinari: ormai è l’Italia non regge più». La Costituente diventa a questo punto, per il consigliere sardista, «un grande processo popolare, è stata oggetto dei quesiti referendari approvati plebiscitariamente; ora commissione, Consiglio e Giunta devono chiarire come si pone rispetto a questo pronunciamento popolare». Il nodo, ha aggiunto Solinas, «è riscrivere i rapporti non solo con lo Stato ma con l’intera Europa; noi non siamo indipendentisti ma questo non significa separatismo o isolazionismo, significa contrattare alla pari le questioni, senza elemosinare, con la dignità dei sardi che deve trovare un nuovo riconoscimento istituzionale». Dobbiamo stabilire, ha concluso Solinas, «a quale titolo vogliamo inserirci nel contesto internazionale con la nostra specificità».

Il capogruppo del “Misto”, Gavino Sale (Irs), in apertura del suo intervento ha citato Eleonora d’Arborea («a 16 anni di distanza dalla scrittura della Carta Delogu l’aveva definita superata») per ribadire come per lo Statuto del 1948 sia arrivato il tempo della riforma. «Questa è la volta buona», ha dichiarato Sale, pur evidenziando come l’attuale maggioranza, anche se legittimata a governare dal voto popolare, in realtà rappresenti solo il 18% dei sardi aventi diritto al voto. A questo proposito, il consigliere Sale ha sottolineato “la trasversale esigenza per il superamento dell’Autonomia” e ha dichiarato che è “ormai maturo il tempo della sovranità”. Il consigliere di Irs ha auspicato la rapida attivazione di meccanismi di partecipazione e coinvolgimento “del resto della nazione sarda”. Gavino Sale ha quindi annunciato il voto contrario alla mozione Floris e più, dichiarando di non condividere il mandato alla Giunta per scrivere entro 90 giorni il nuovo Statuto sardo.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha evidenziato come i temi proposti al confronto in Aula dalla mozione in discussione siano stati affrontanti in occasione dell’approvazione dell’ordine del giorno dello scorso 9 aprile, in materia di riforme costituzionali. Pietro Cocco ha invitato il Consiglio «a non essere solo vigile del percorso delle riforme ma attore propositivo». «Il dibattito – ha spiegato il consigliere Pd – serve infatti non per difendere l’Autonomia ma per rilanciarla, anzi dobbiamo cogliere l’occasione per rianimarla».

Il capogruppo della maggioranza ha dunque ricordato il dispositivo dell’ordine del giorno unitario approvato in Consiglio lo scorso 9 aprile e rimarcato in tono critico il voto di astensione del consigliere Mario Floris. Pietro Cocco ha chiesto dunque la bocciatura delle mozione e ha dichiarato di non condividere l’impegno rivolto alla Giunta per la riscrittura entro 90 giorni del nuovo Statuto.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito “drastica” la posizione espressa dal capogruppo Pd in conclusione del suo intervento e auspicato la prosecuzione del dibattito in termini costruttivi, constatando che sul tema delle riforme, nel corso degli ultimi decenni, non si sono registrati risultati apprezzabili. Il capogruppo della minoranza ha dichiarato «come non da oggi sia evidente la necessità di una profonda riforma dello Statuto sardo» e ha denunciato come dal 1948 la Regione operi con uno Statuto che non è espressione della volontà regionale ma statale. Pietro Pittalis ha dichiarato dunque il favore per il percorso dell’assemblea costituente, insieme con l’opportunità di meccanismi di partecipazione e coinvolgimento del popolo sardo. In conclusione del suo intervento l’esponente di Fi si è dichiarato disponibile per la predisposizione di un ordine del giorno unitario e non ha nascosto perplessità per l’impegno alla Giunta contenuto nel dispositivo della mozione per la predisposizione del testo di Statuto entro 90 giorni.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dato la parola alla Giunta regionale ed è intervenuto l’assessore delle Riforme, Gianmario Demuro. L’esponente dell’esecutivo si è detto emozionato nell’affrontare in Aula questo argomento che è stato per lui materia di studio di una vita e ha detto di avere profondo rispetto per la democrazia regionale su cui si basa la storia della Repubblica e su cui si basa l’articolo 5 della Costituzione. Demuro ha reso noto all’Aula di aver sottoscritto un emendamento in Conferenza Stato-Regione che prevede che nessuna modifica dello Statuto possa avvenire senza accordo con la regione e che venga tutelato il patrimonio della specialità. L’emendamento ora è all’attenzione del Parlamento. L’assessore ha poi esortato il Consiglio a porsi alla guida della modifica dello Statuto, testo fondamentale e necessario in questo momento di profondi cambiamenti all’interno dell’Unione europea, che tra l’altro ha manifestato attenzione verso la tutela delle autonomie.

Confermando su questo argomento il lavoro della Giunta in collaborazione con l’attività del Consiglio e della Commissione Autonomia, ha proposto uno Statuto nuovo, moderno e capace di rafforzare la democrazia regionale.

Per la replica è intervenuto Mario Floris (Sardegna-Uds) che ha sottolineato la sua paura che il Governo vada avanti senza rispettare la specialità della Sardegna. «Non dobbiamo avere la fretta di Renzi, ma comunque bisogna avere fretta. Finora siamo sempre arrivati in ritardo». Per Floris l’insularità deve avere una dignità costituzionale. L’esponente dell’Uds ha espresso disappunto per la chiusura verso la mozione espressa dal capogruppo del Pd Pietro Cocco.

Il presidente Ganau ha, poi, dato la parola a Modesto Fenu (Sardegna-Movimento Zona franca) per dichiarazione di voto. L’esponente della minoranza ha auspicato che su un argomento così importante si trovi un accordo con un ordine del giorno unitario, ritenendo la posizione espressa dalla giunta non più sufficiente.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito inutili le discussioni «sul metodo» e criticato le posizioni contrarie all’Assemblea costituente: «Non è vero che prevede tempi troppo lunghi, è vero invece che sono passati alcuni decenni senza cavare un ragno dal buco e difficilmente questo Consiglio riuscirà a cavare un ragno dal buco: la costituente sarebbe la via più rapida ed efficace e l’Assemblea ha il dovere di dare una risposta: o sì o no».

Il capogruppo di FI Pietro Pittalis, si è detto convinto che «tenuto conto della complessità dell’argomento e delle posizioni emerse, occorra un ulteriore supplemento di riflessione per arrivare a un ordine del giorno unitario, ma non si può fare tutto in qualche minuto». Meglio sospendere la discussione della mozione, ha suggerito Pittalis, se è d’accordo il primo firmatario, «per poi riportare un nuovo documento in Aula al più presto».

Presidente ha chiesto al consigliere Floris la sua opinione sull’ipotesi prospettata, ottenendo una risposta positiva.

Il consigliere Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha rilevato che «Floris, in un primo momento, si era detto contrario all’ordine del giorno, però se oggi cambia idea noi siamo disponibili». Peraltro, ha osservato, «rispetto al comma 2 della mozione la commissione è già molto avanti con i lavori».

Il consigliere Pietro Cocco (Pd) ha dichiarato di condividere la richiesta del consigliere Pittalis.

Il consigliere Floris ha poi annunciato il ritiro della mozione ma, dopo un successivo approfondimento, il presidente Ganau ha chiarito che si intende accettata dall’Aula la decisione di sospendere la discussione della mozione e rinviarla ad altra data.

L’Aula ha quindi proseguito nell’esame dell’ordine del giorno, affrontando la discussione della mozione n. 32 (Antonio Solinas e più) «sul ventilato inserimento della Sardegna fra le aree idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi».

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Antonio Solinas per l’illustrazione della mozione.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), illustrando il contenuto della mozione, ha sostenuto «si tratta di un argomento non di parte che riguarda tutta la Sardegna, già affrontato in precedenti legislature». La Sardegna, ha spiegato, «è tornata in qualche modo all’attenzione del governo dopo l’approvazione di un provvedimento legislativo che fissa al 31 dicembre di quest’anno la predisposizione di un programma nazionale che prevede anche l’individuazione del sito unico per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi». In un recente incontro delle commissioni competenti di Camera e Senato, è stato annunciato, ha proseguito Solinas, «che fra una settimana saranno pubblicati sia l’elenco dei siti idonei che le linee guida per lo smaltimento dei materiali, linee che in effetti già si conoscono: stabilità geologica, isolamento da infrastrutture umane, protezione da condizioni meteo estreme, tutto fa pensare che si tratti della Sardegna». Però i sardi, ha osservato il consigliere del Pd, «si sono già espressi dicendo che sulla nostra terra non c’è spazio per siti nucleari di qualunque tipo; c’è stato un referendum svoltosi nel maggio del 2001 che ha avuto il 97% dei voti, bisogna ricordare queste cose al governo nazionale e alla Sogin, con correttezza ma anche con molta fermezza».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha ribadito la convinta sottoscrizione alla mozione in discussione e riaffermato ferma contrarietà all’ipotesi della Sardegna come sito di stoccaggio dei rifiuti nucleari. L’esponente della maggioranza ha sottolineato come la Regione sia tra quelle italiane maggiormente gravata da servitù militari, con intere porzioni del territorio destinate a poligoni e altre parti gravemente inquinate. A questo proposito Emilio Usula ha preannunciato una mozione nella quale si denunciano livelli di inquinamento oltre le soglie limite nel territorio di Portoscuso. Il consigliere dei Rossomori ha dunque ricordato i danni e le penalizzazioni che derivano all’intera Sardegna e a tutti i suoi settori produttivi, ad incominciare dall’agroalimentare e il turismo, da una simile situazione che unita al diffondersi di Blue Tongue e peste suina nei campi, rischia di compromettere il futuro della nostra terra. «Se non fermeremo le scorie nucleari – ha ammonito Usula – questa passerà alla storia come la legislatura “accabadora” della Sardegna».

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Modesto Fenu, ha dichiarato la piena condivisione alle premesse contenute nella mozione Solinas e più, e proposto alcune modifiche nel dispositivo deliberativo del documento. In sintesi, il consigliere della minoranza, ha proposto l’eliminazione della parte relativa “all’apertura del confronto col governo” con una dicitura che afferma «la contrarietà della Regione alle scorie nucleari nell’Isola, in forza al pronunciamento popolare del referendum del 2011».

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola al capogruppo di Sel, Daniele Cocco che ha ricordato il referendum consultivo del 15 e 16 maggio del 2011 e ribadito con forza “il no a qualunque ipotesi veda la Sardegna come deposito di scorie nucleari”. Daniele Cocco si è detto favorevole alle modifiche proposte dal collega Modesto Fenu e ha auspicato una presa di posizione unitaria del Consiglio contro “nuove pratiche coloniali ai danni dei sardi”.

 l presidente Ganau ha dato la parola all’assessore delle Riforme, Gianmario Demuro, il quale ha ribadito la contrarietà della Giunta ad accogliere le scorie nucleari nell’Isola. La Giunta ha confermato la fermezza con cui vigilerà per contrastare con ogni mezzo tutte le iniziative che vogliono stoccare in Sardegna scorie nucleari. Demuro ha illustrato i punti che l’Esecutivo utilizzerà per difendere l’Isola e i sardi nel confronto con il governo: punterà sul grande sacrificio della Sardegna già gravata da servitù militari, «che hanno inquinato i siti deputati alle esercitazioni militari», sull’insularità che renderebbe altamente rischiosi i trasporti. Il deposito delle scorie in Sardegna creerebbe, ha continuato Demuro, un grave pregiudizio per le azioni di valorizzazione ambientale dell’Isola e per l’industria turistica, oltre al grave rischio per la salute. «Condividiamo la mozione», ha concluso l’assessore. Il proponente del testo, Antonio Solinas (Pd), ha chiesto al presidente qualche minuto di sospensione per la predisposizione di un ordine del giorno unitario da condividere con l’Aula, richiesta accolta dal presidente.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che era stato presentato un ordine del giorno, firmato da tutti i capigruppo, e che quindi la mozione era stata ritirata. Il testo impegnava il presidente della Regione «a respingere ogni possibilità che la Sardegna venga inserita tra le aree idonee a ospitare il sito sul quale sorgerà il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, nel rispetto dell’esito referendario del 15 e 16 maggio 2011».

L’ordine del giorno è stato messo in votazione ed è stato approvato.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dichiarato conclusa la seduta e ha convocato il Consiglio regionale a domicilio.

Pierpaolo Vargiu 6 copia

 I Riformatori sardi presenteranno alla Corte Costituzionale l’opposizione al ricorso del Governo contro la Finanziaria regionale in materia di accise e taglio del costo della benzina. Il termine per presentare opposizione scade martedì 3 giugno. Venerdì 30 maggio alle 10.00, nella sala delle conferenza stampa di Montecitorio, a Roma, si terrà la conferenza stampa durante la quale i Riformatori illustreranno l’atto di opposizione. Parteciperanno diversi costituzionalisti, il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, il deputato dei Riformatori sardi e presidente della commissione Affari sociali della Camera, Pierpaolo Vargiu, il presidente dei consiglieri regionali dei Riformatori, Attilio Dedoni, il consigliere regionale Luigi Crisponi, il presidente del Centro Studi dei Riformatori sardi, Franco Meloni, e numerosi dirigenti del partito.

«Il Governo – spiegano i Riformatori sardi – ha deciso di ricorrere contro una legge che venne approvata all’unanimità dal Consiglio, che non risarcisce certo i sardi dei danni ambientali e alla salute umana derivanti dall’inquinamento della lavorazione dei prodotti del petrolio, ma almeno ribadisce il sacrosanto principio che chiunque inquina la Sardegna, quanto meno debba pagare le tasse in Sardegna.»

Dal 14 maggio, dicono ancora i Riformatori, «la Giunta Regionale sarda aveva venti giorni di tempo per costituirsi davanti alla Corte Costituzionale, per combattere e vincere la battaglia giuridica in difesa dei diritti dei sardi. L’accordo Prodi-Soru del 2007 ha caricato sul bilancio della Sardegna il costo della sanità e della continuità territoriale: non è tollerabile  la beffa che ci vengano negate le risorse. Sui soldi che ci spettano si vada alla guerra sino in fondo: non ci sono “governi amici”, la Giunta deve essere “amica” soltanto dei sardi e dei loro legittimi interessi».

Michele Cossa 718 copia

«Lascia perplessi che, nonostante un proficuo dibattito in Consiglio regionale sulla questione della metanizzazione,  la Giunta non abbia compreso il voto all’unanimità dei gruppi dell’Assemblea legislativa: nessun via libera all’uscita del Galsi ma piuttosto l’invito pressante alla Giunta perché si muova a trovare una soluzione alternativa che, per ammissione dello stesso esecutivo, ancora non c’è». Lo dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa replicando alle dichiarazioni dell’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras.

«Sorvolando sull’irrituale comunicato diramato dall’Ufficio Stampa della presidenza della Regione – prosegue Cossa – anche perché non è compito della Giunta interpretare la volontà del Consiglio ma piuttosto eseguire gli indirizzi politici impartiti dall’Assemblea con gli ordini del giorno e le mozioni, ci auguriamo che la Giunta ci presenti al più presto un piano compiuto per la metanizzazione della Sardegna. È assurdo che la nostra Isola sia l’unica regione italiana ancora a non avere il metano e, dunque, a pagare il gas e l’energia molto di più che nel resto d’Italia.»

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Questa mattina la seduta del Consiglio regiuonale si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Al primo punto all’ordine del giorno la proposta di legge n. 1/STAT/A (ARBAU e più) “Ineleggibilità ed incompatibilità con la carica di consigliere regionale: interpretazione autentica dell’articolo 22, comma 2, della legge regionale statutaria 12 novembre 2013, n. 1 (Legge statutaria elettorale ai sensi dell’articolo 15 dello Statuto speciale per la Sardegna)”.

Il presidente ha dato la parola al relatore del testo, indicato dalla Commissione Autonomia, Roberto Deriu (Pd). Il consigliere ha sottolineato l’importanza della legge che chiarisce l’articolo dello Statuto che stabilisce le ineleggibilità e incompatibilità tra la carica di consigliere regionale e di sindaco. «Una legge particolarmente importante – ha detto Deriu – perché si basa sull’autonomia costituzionale della Sardegna all’interno della Repubblica».

«La Prima Commissione consiliare permanente ha approvato, nella seduta del 20 maggio  2014, la proposta di legge n. 1/STAT, a maggioranza; i consiglieri dei gruppi di opposizione si sono astenuti. La Commissione – ha affermato Deriu – aveva già in una precedente seduta discusso del percorso più idoneo per evitare incertezze in sede di interpretazione, che ai più appaiono non particolarmente motivate. Ugualmente si è inteso procedere all’interpretazione autentica di norme che rivestono un rilievo decisivo nell’ordinamento in relazione ai rapporti tra legislazione regionale e statale.

Con la proposta presentata da consiglieri di gruppi dei diversi schieramenti, si è individuata la legge rinforzata ex articolo 15 dello statuto (cosiddetta legge statutaria), per assicurare alla norma ermeneutica lo stesso rango formale riservato dal legislatore regionale alle disposizioni interpretate, il comma 2 dell’articolo 22 della legge regionale statutaria 12 novembre 2013, n. 1». Il relatore ha poi proseguito: «È espressa e netta la volontà di rendere esplicita e chiara la disciplina iscritta nel testo della legge elettorale statutaria regionale del 2013 mediante la sua interpretazione autentica. Il punto di principio che merita di essere sottolineato, in via preliminare e principale, è il seguente: la materia della incompatibilità e segnatamente quella dei sindaci di cui si discute, è espressamente, direttamente e compiutamente disciplinata dallo statuto speciale che delinea e circoscrive con puntualità alcuni casi di incompatibilità (articolo 17). Non si può discutere la natura prevalente di tale disposizione sulla legislazione ordinaria poiché il carattere rigido della fonte costituzionale ha un valore che va al di là della singola disposizione ed attiene al fondamento della specialità, ai suoi contenuti, ed al riconoscimento di peculiarità che permeano l’intero ordinamento. Abbiamo dunque – ha ribadito con decisione Deriu – una norma di rango costituzionale che trae la propria origine dalla specifica autonomia regionale; tale natura mai è stata messa in discussione dal legislatore regionale, né può esserlo da quello statale.»

In proposito è limpida la Suprema Corte di Cassazione: «La preclusione dell’applicazione, nel territorio della Regione Sardegna, della predetta normativa statale [sulle incompatibilità] deriva dal rapporto tra lo Statuto regionale sardo e la citata legislazione statale, che si configura, nella parte che qui interessa, non soltanto in termini di sovraordinazione della norma costituzionale (tale essendo il rango formale degli Statuti speciali delle Regioni ad autonomia differenziata) rispetto a quella ordinaria, ma anche quale rapporto tra legge speciale e legge generale, giacché la disciplina della incompatibilità alla carica di consigliere regionale trova la sua speciale regolamentazione nello Statuto speciale, con la conseguenza che la disciplina della medesima, dettata in via generale con [la] legge e il decreto legislativo statali, non può configurarsi come automaticamente integrativa di quella speciale” (Cass. Civ., Sez. I, sent. n. 12806 del 10 luglio 2004).

Nessun dubbio, pertanto, sulla intangibilità, da parte di pure sopravvenute disposizioni di rango statale, dell’intera materia delle incompatibilità previste per le categorie di cui all’articolo 17 dello statuto speciale.

La operatività di norme statali sopravvenute, come quelle citate dal comma 2 dell’articolo 22 in discorso, sarebbe pertanto consentita nell’ordinamento sardo esclusivamente se accolte nello stesso ordinamento dal legislatore regionale, ma limitatamente alle materie rispetto alle quali lo statuto speciale non abbia previsto, ed unicamente in attuazione del dettato dell’articolo 15 dello statuto speciale; in questo modo la materia risulta già compiutamente disciplinata, sino al momento nel quale il legislatore regionale non dia attuazione all’articolo 15.

Lo statuto rimette infatti al legislatore regionale (mediante la legge rinforzata cosiddetta statutaria) la disciplina dei casi di incompatibilità e ineleggibilità dei consiglieri regionali, riconoscendo così che tale aspetto va collegato alle peculiarità della Regione ed alla forma di governo che essa deve darsi: ciò richiede una normativa organica e puntuale. Il difetto sta dunque semmai nel mancato esercizio di questa potestà che qualifica l’autonomia regionale.

Il quadro è chiaro: il legislatore statale non può legittimamente introdurre deroghe o modificazioni, integrazioni, limitazioni od estensioni alle norme previste dallo statuto, che costituiscono un limite invalicabile ai provvedimenti legislativi prodotti dai procedimenti ordinari del Parlamento; interventi del legislatore regionale sono invece consentiti, ma in sede di applicazione dell’articolo 15 dello statuto.

Resta allora da definire l’ambito di applicazione delle norme richiamate dal testo oggetto di interpretazione autentica; ambito che senza dubbio – ha detto in conclusione del suo intervento l’esponente del Pd – risulta coincidere con la materia estranea alle disposizioni dettate dall’articolo 17 dello statuto, perciò escludendo senza incertezze ogni riferimento alle categorie che sono fatte oggetto di espressa menzione, come statuito dalla citata sentenza della Suprema Corte.

La dottrina giuridica ci consegna una riflessione culturale vasta e forse non dominabile appieno in relazione all’interpretazione del diritto».

Il presidente del Consiglio regionale ha dato, poi, la parola al presidente della Commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel): «Ringrazio l’onorevole Deriu per la sua chiarezza nello spiegare le motivazioni alla base di questo testo condiviso in Commissione». Agus ha spiegato che si è voluta chiarire definitivamente una norma che avrebbe potuto esporre i sindaci a ricorsi, gli stessi primi cittadini «che sono e sono stati il terminale della crisi in cui versa la nostra regione, che hanno subito manovre statali sempre verso un’unica direzione e che hanno dovuto aumentare le tasse e ridurre i servizi comunali». Era doveroso, secondo il consigliere di Sel, non esporli a ulteriori problemi per il rischio di una errata interpretazione.

Agus ha sottolineato che il lavoro svolto in Commissione è stato unitario, intenso e ricco di contenuti. L’esponente della maggioranza ha, però, evidenziato che ci sono ancora molti temi su cui bisogna riflettere e con urgenza: dalla Statutaria alla modifica della legge elettorale. «E’ sotto gli occhi di tutti – ha affermato – che la legge elettorale contenga dei pregiudizi: territoriale, di genere e politico. Territoriale perché non è stata garantita la rappresentatività di tutti i territori, di genere perché non possiamo avere soltanto quattro donne elette in Consiglio regionale, e politico perché non possono essere escluse dal parlamento regionale forze politiche che hanno preso il 10 o il 4 per cento».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non avendo altri iscritti a intervenire nella discussione generale ha dunque concesso la parola per il parere della Giunta. L’assessore delle Riforme, Gianmario Demuro, ha dichiarato di rimettersi alla volontà del Consiglio e ricordato la recente approvazione della legge statutaria elettorale. «La Giunta – ha proseguito l’assessore – si riserva di presentare una proposta di legge statutaria con un catalogo delle incompatibilità e ineleggibilità».

Il presidente del Consiglio ha dichiarato quindi conclusa la discussione generale e posto in votazione il passaggio agli articoli che l’assemblea ha approvato per alzata di mano.

Il presidente ha poi annunciato la presentazione dell’emendamento n. 1, sostitutivo all’articolo 1 della proposta di legge in discussione e ha aperto la discussione sull’emendamento, dopo la lettura del testo: «Nell’articolo 22 comma 2 della legge statutaria elettorale regionale, la dizione “oltre quanto disposto dallo Statuto” si interpreta nel senso che per le categorie previste dall’articolo 17 dello Statuto è escluso ogni riferimento alla legislazione statale e i casi di incompatibilità sono quelli previsti dal medesimo articolo 17».

Il consigliere del Pd, Roberto Deriu, ha ricordato la natura “meramente interpretativa” del provvedimento all’esame dell’Aula e ha sottolineato come la questione di maggiore rilievo è rappresentata dall’autonomia costituzionale della Sardegna all’interno della Repubblica italiana. «E’ in gioco il ruolo dello Statuto sardo», ha proseguito il consigliere Deriu, dichiarandosi d’accordo nella volontà mostrata dal presidente della commissione Autonomia, nel rivedere alcuni punti della legge elettorale vigente. Roberto Deriu ha dunque raccomandato l’approvazione dell’emendamento sostitutivo totale in discussione.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la parola sull’ordine dei lavori e chiesto al presidente del Consiglio una breve sospensione dei lavori per approfondimenti sul testo dell’emendamento presentato in Aula. Il presidente Ganau ha concesso una breve sospensione.

Alla ripresa dei lavori, il consigliere Roberto Deriu (Pd), riferendosi al contenuto della breve sospensione, ha chiesto chiarimenti sull’orientamento dei gruppi. Il capogruppo di FI Pietro Pittalis ha affermato che il confronto fra i gruppi è stato utile e, di conseguenza, l’Aula può riprendere la discussione.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), intervenendo per dichiarazione di voto, ha ricordato le perplessità del suo gruppo, che non ravvisa «l’urgenza di intervenire sulla legge elettorale a pezzetti; alcune criticità sono già emerse, altre se ne sono aggiunte subito dopo il voto». Il problema, a suo giudizio, «rimane aperto sia per la preferenza di genere che per la mancata rappresentanza di importanti territori dell’isola, perciò intervenire su una parte della legge elettorale come se prevalesse l’interesse di alcuni consiglieri a conservare il loro status ci sembra sbagliato: ci siamo astenuti in commissione e ci asterremo anche in Aula».

Il consigliere Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha annunciato il voto favorevole, sostenendo fra l’altro che «la legge elettorale non va certamente bene, sia per irragionevoli soglie di sbarramento che per il mancato rispetto della parità di genere, ma qui stiamo solo precisando che le norme del nostro Statuto possono essere modificate solo con legge costituzionale; andava precisato, in particolare, l’art. 22 della legge statutaria». Concludendo, Arbau ha osservato sul piano politico che «il contributo dei sindaci consiglieri regionali è determinante».

Il consigliere Roberto Desini (Misto) ha dichiarato che la legge in esame si limita a rivedere solo art. 22 della legge statutaria. «I consiglieri regionali che sono anche sindaci pro tempore – ha aggiunto – non vogliono salvaguardare il loro scranno ma mettere solo ordine e chiarezza nella normativa vigente». Quanto all’intervento complessivo sulla legge elettorale, Desini ha ricordato che sulla materia «la maggioranza ma credo l’intero Consiglio hanno manifestato l’impegno di rivederla a 360 gradi e tale impegno sarà mantenuto».

Il consigliere Stefano Tunis (FI) ha sottolineato che «al di là delle parole gentili, l’articolo in questione è stato approvato e imposto dalla maggioranza, mentre l’opposizione aveva chiesto che l’intervento sulla legge elettorale fosse esteso alle tante criticità più volte richiamate». Sul merito, ha precisato, «non possiamo essere contrari, ma auspichiamo una riforma complessiva, come avrebbe dovuto fare anche la Giunta».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha annunciato il voto favorevole al provvedimento, aggiungendo che «non si tratta di un intervento per parti sulla legge elettorale che peraltro Sel ha considerato sbagliata fin dalla precedente legislatura, ma solo di difendere il rango costituzionale dello Statuto sardo; siamo disponibili a una revisione complessiva e partecipata della legge elettorale, possibilmente nella prima parte di questa legislatura».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha detto di non aver sentito il parere della Giunta.

Il presidente ha chiarito che l’esecutivo intende rimettersi alla volontà dell’Aula.

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la legge, che l’Aula ha approvato con 50 voti favorevoli e 5 astensioni. Subito dopo, il presidente Ganau ha tolto la seduta. I lavori riprenderanno nel pomeriggio alle 16 con la discussione della mozione 22 che vede come primo firmatario il consigliere Mario Floris, sulla riforma del Titolo V°

della Costituzione.

Michele Cossa

Per le Europee di domenica 25 maggio i #Riformatori sardi propongono lo sciopero del voto.

«Contro una legge elettorale incostituzionale, contro l’arroganza di Pd e Forza Italia che hanno impedito la costituzione del collegio per la Sardegna che avrebbe consentito l’elezione di europarlamentari sardi – ha detto Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi – la risposta da dare è soltanto una: domenica i sardi devono stare a casa dando forza allo sciopero del voto.»

«Non è più accettabile – ha aggiunto Cossa – che la nostra regione sia a priori esclusa dalla scelta dei parlamentari europei. Noi non siamo contro l’Europa, anzi siamo convinti che l’Europa rappresenti per la Sardegna la più grande delle opportunità. Proprio per questo i sardi devono pretendere di essere rappresentati in nel Parlamento europeo, e per questo motivo agiremo presso la Corte europea. Intanto, l’unico modo che abbiamo per far sentire la nostra voce è quello del non voto. Violare il principio della rappresentatività per regalare uno o due seggi in più ai siciliani è un insulto alla Sardegna.»