5 November, 2024
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In Italia sono 600.000 le persone che soffrono di Alzheimer e che si trovano a confrontarsi, ogni giorno, con un progressivo declino della memoria e delle capacità cognitive, fino all’impossibilità di portare a termine persino i compiti più semplici.

Numeri importanti di un fenomeno che però ha anche un altro volto: quello dei familiari che, in molti casi, si fanno carico in prima persona dell’assistenza al loro parente. Un’attività spesso svolta in maniera informale, che per un abitante della Sardegna su cinque (20%) ha il suo impatto più forte, provante, e complesso da gestire, sulla sfera psicologica ed emotiva.

Lo rileva l’ultima ricerca dell’Osservatorio di Reale Mutua sul welfare che, in occasione del mese dell’Alzheimer, ha accesso un faro sui caregiver e su come i sardi percepiscano l’assistenza da loro prestata, tra ruoli, difficoltà e bisogni di fronte alla patologia.

Oltre agli impatti psicologici, per un ulteriore 19% di sardi preoccupano le ripercussioni sulle disponibilità economiche derivanti dai costi di cura e assistenza. Dati che trovano conferma in una ricerca Censis-Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer), che ha quantificato a livello nazionale i costi diretti dell’assistenza in oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie. Un costo annuo medio, per paziente, di oltre 70.000 euro, comprensivo dei costi a carico del SSN, di quelli che ricadono sulle famiglie e di quelli indiretti, come i mancati redditi da lavoro percepiti dai pazienti o gli oneri di assistenza dei caregiver.

L’aspetto più difficile da gestire assistendo un familiare affetto da Alzheimer è il cambiamento irrevocabile nella persona e nella relazione (29%), seguito dalla sua regressione psichica (20%) e dal rischio che il paziente possa far male a se stesso o agli altri (19%).

Ma quali sono, nella percezione dei sardi, i campanelli d’allarme del manifestarsi della malattia? I più caratteristici sono l’incapacità di svolgere azioni abituali (27%) e il disorientamento spazio-temporale, che si manifesta ad esempio con lo smarrirsi per strada (22%). Vi sono anche la dimenticanza dei nomi dei familiari (20%) e l’incapacità di ricordare posizioni di oggetti dentro casa (17%).

Quali sono le realtà e i soggetti che i sardi, in generale, percepiscono come più attivi sul fronte dell’Alzheimer? In primo luogo, le strutture e le cliniche private (27%) e i servizi del Sistema Sanitario Nazionale (27%). Seguono le associazioni nazionali o territoriali (10%). Quanto a specifiche attività sul territorio dedicate all’assistenza ai malati di Alzheimer, il 69% dei sardi afferma di non conoscere progetti a riguardo.

Per sostenere l’attività dei caregiver, due abitanti della Sardegna su tre opterebbero per servizi di assistenza domiciliare (69%), magari integrati da attività presso centri diurni (37%) o comunque attività dedicate durante il giorno (24%). Oltre un sardo su quattro vede inoltre una soluzione efficace nella flessibilità oraria (27%), che permette di conciliare la cura del proprio caro con l’attività lavorativa, senza dovervi rinunciare.

Per affrontare e gestire con efficacia gli impatti psicologici, l’82% dei sardi si rivolgerebbe infine a uno psicologo o psicoterapeuta, magari ricorrendo ad associazioni dedicate. Un ulteriore 8% andrebbe invece dal medico di base.

«L’Alzheimer ha un forte impatto sulle famiglie in termini di costi, oneri di assistenza e cura e anche, come confermato dal nostro Osservatorio, carichi psicologici ed emotivi – commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo -. Se guardiamo ai trend demografici, i dati ci dicono che in Italia ci sono 13,8 milioni di ultra 65enni, il 23% della popolazione, ed è in corso un continuo fenomeno di invecchiamento. È quindi importante affiancare le famiglie, che in gran parte fanno fronte da sé ai compiti di assistenza, con soluzioni di welfare dedicate. Noi di Reale Mutua mettiamo a disposizione strumenti specifici che offrono un supporto concreto per gestire le diverse necessità e urgenze che possono verificarsi nella vita quotidiana: a partire dai prodotti Long Term Care che proteggono dal rischio di non autosufficienza, passando per i servizi di tutoring medico personalizzato per fornire informazioni e consigli utili, al supporto psicoterapeutico, alle sedute di orientamento e counseling, fino a servizi pratici come la consegna della spesa a domicilio e alle diverse prestazioni di assistenza domiciliare, che possono sostenere e affiancare l’operato del caregiver.»

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Il 92% dei sardi dichiara di essere troppo stressato, sottoposto a un carico di pressioni, incombenze e preoccupazioni che riduce la qualità della vita e arriva molte volte a incidere negativamente sulla salute, il lavoro e le relazioni sociali.

È quanto emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio di Reale Mutua sul welfare.

Le principali fonti di stress per gli abitanti della Sardegna sono le difficoltà economiche (78%) e il lavoro (63%). Seguono, in terza posizione, i problemi di salute (56%), ma anche la relazione con il partner (24%) e la gestione e l’educazione dei figli (20%).

Tra i disturbi correlati allo stress che più condizionano la vita dei sardi, l’eccessiva stanchezza, spesso generata da insonnia (69%), gli sbalzi d’umore (49%), la tensione muscolare (31%) e la tachicardia o l’emicrania (27%).

Come gestire, allora, tutto questo stress? In generale, per il 49% dei sardi, il rimedio principe è un’attività fisica regolare, ideale per scaricare la tensione e ritrovare il proprio equilibrio. Tra le discipline considerate più efficaci, il 52% si affiderebbe ad attività rilassanti come yoga, pilates e meditazione, mentre il 46% sceglierebbe la corsa e il 41% il nuoto.

Ma oltre allo sport, secondo gli abitanti della Sardegna è possibile combattere gli effetti negativi dello stress anche attraverso sedute di fisioterapia e massaggi (51%), l’alimentazione, ad esempio bevendo infusi e tisane rilassanti (47%), ma anche frequentando centri termali (32%).

Capitolo lavoro. Se l’attività lavorativa è fonte di stress secondo quasi due sardi su tre, la prima causa scatenante è l’insoddisfazione economica (58%), dovuta a una remunerazione insufficiente e comunque non in linea con le proprie aspettative, seguita dalla mancata realizzazione professionale (54%), che aumenta il senso di inadeguatezza e di insuccesso, e dalla carenza di tempo per sé (42%). Tra le altre fonti stress, i carichi e ritmi di lavoro spesso pressanti (41%), ma anche il clima competitivo all’interno dell’azienda (39%), che porta a vivere in modo non sereno l’ambiente di lavoro, e il pendolarismo (37%).

L’azienda stessa, tuttavia, può fare la sua parte e mettere in campo misure di welfare per affrontare e gestire lo stress lavoro correlato. In cima ai desiderata dei sardi, la flessibilità oraria e lo smartworking (56%), che permettono una migliore conciliazione dei tempi e degli impegni lavorativi con quelli della vita privata. Il 39% vorrebbe poi che venisse messa a disposizione dei dipendenti un’apposita sala relax e un ulteriore 31% vorrebbe usufruire di un abbonamento a un centro fitness.

«La tutela della salute passa anche dalla gestione di tutti quei fattori, come lo stress, che sono sempre più parte integrante della quotidianità e, in dosi eccessive, possono condizionare in molti modi il benessere psicofisico delle persone – commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo -. Insieme all’adozione, in generale, di uno stile di vita sano, che tutti possiamo impegnarci a mettere in pratica, anche il welfare aziendale ricopre un ruolo importante in questo senso. Anche perché, evidenzia la nostra ricerca, il lavoro è uno dei fattori di influenza sullo stato psicofisico. Per noi si tratta di un tema centrale: come Reale Mutua, infatti, siamo da sempre a fianco degli italiani e delle imprese con una serie di soluzioni, anche tecnologiche, per curare e tenere sotto controllo la propria salute e incentivare l’attività fisica.»