22 December, 2024
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Terza e ultima giornata di grandi appuntamenti al Teatro Massimo di Cagliari per la 42ª edizione dell’European Jazz Expo. Un pubblico straordinario ha seguito i primi due giorni del festival applaudendo calorosamente gli artisti protagonisti dei tanti concerti che si susseguono sui vari palcoscenici. Domenica 2 ottobre, si inizia già di prima mattina, alle 10.30, nel foyer del teatro, con la presentazione del libro “Pepito, il principe del jazz” (Ed. Minimum Fax), una carrellata delle vicende del jazz romano nella seconda metà del Novecento raccontata dall’autore Marco Molendini assieme al musicista Furio Di Castri ed il direttore artistico di Jazz in Sardegna Massimo Palmas.

Alle 12, sul palcoscenico principale (M1), primo strepitoso concerto con Jeremy Pelt, trombettista e compositore considerato tra i migliori artisti della scena jazz contemporanea. Acclamatissimo dal grande pubblico statunitense, Pelt è stato votato “Rising Star” della tromba dalla prestigiosa testata Downbeat Magazine. Nella sua carriera si è esibito accanto a mostri sacri del calibro di Jimmy Heath, Frank Foster e Ravi Coltrane, fino ad arrivare a incidere con il grande Wayne Shorter. In qualità di leader, Pelt ha registrato dieci album ed è stato in tournée in tutto il mondo con i suoi vari ensemble. Le registrazioni e le esibizioni gli sono valse il plauso della critica, sia a livello nazionale che internazionale. Oggi, il Jeremy Pelt Quintet è fra i gruppi più seguiti e apprezzati del pubblico jazz newyorkese. (Jeremy Pelt, tromba; Chien Chien Lu, vibrafono; Victor Gould, piano; Jasen Weaver, contrabbasso; Allan Mednard, batteria)

Qualche ora di break e, alle 18, si torna in teatro con Furio di Castri in quintetto protagonista di “Furious Mingus Revisited”. Tra i principali bassisti e compositori della scena jazz contemporanea in Italia, Di Castri omaggia nella ricorrenza del centenario della nascita uno degli artisti jazz più originali e influenti del XX secolo. Il patrimonio artistico di Mingus infatti torreggia ancora sulla musica contemporanea come un faro potente, un ispiratore in grado di sparigliare le carte grazie alla sua energia fisica e alla forza libertaria della musica. In questo secondo omaggio a Mingus – il primo fu per il trentennale dalla scomparsa -, Furio Di Castri trova l’assist per rispolverarlo in una versione “rivisitata” affiancato da un brillante cast di musicisti. (Furio Di Castri, contrabbasso; Giovanni Falzone, tromba; Achille Succi, sax alto/clarinetto basso; Fabio Giachino, tastiere; Mattia Barbieri, batteria) 

Alle 19,30, in sala M2, spazio agli interpreti italiani con Antonio Floris Quintet, finalista al Premio Isio Saba 2021. Chitarrista, compositore, educatore originario di Mogoro, Floris inizia molto presto ad appassionarsi alla chitarra. Studia al Conservatorio di Rovigo con i maestri Marco Tamburini, Stefano Onorati, Roberto Cecchetto, si trasferisce a Roma per intensificare i suoi progetti al Conservatorio di Santa Cecilia e nel 2018 vince il Premio Marco Tamburini come miglior musicista jazz solista. Nello stesso anno forma il suo quartetto. Sul palcoscenico del Teatro Massimo, Floris presenta alcune composizioni originali, un mix di sonorità ricorrenti del jazz contemporaneo nazionale e americano senza tralasciare quelle influenze che sono le radici del jazz, dal periodo bebop/hardbop sino a raggiungere sonorità avant-garde tipiche di Coltrane e del secondo Great Quintet di Miles Davis. (Antonio Floris, chitarra elettrica; Vittorio Solimene, piano; Gabriele Pagliano, contrabbasso; Luca Gallo, batteria)

Grande attesa per l’esibizione del giovanissimo Antón Cortés Marín, quindicenne musicista gitano maiorchino che si esibisce in trio, in sala M1, ore 20.45.  Cortés esordisce giovanissimo, all’età di 8 anni, quando inizia per gioco a sperimentare una tastiera prendendo come riferimento i grandi maestri del flamenco. Due anni dopo, vince il “Mallorca Talent” sviluppando e perfezionando la propria personalità all’interno del pianoforte flamenco. A 12 anni conquista il premio come artista rivelazione dell’International Film Infest Festival e nel 2020 viene nominato “Pass d’oro” e semifinalista di “Got Talent Spain”. Nonostante la sua giovanissima età, ha condiviso il palco con artisti della statura di Pitingo, Duquende e Jorge Pardo. Oggi, Antón Cortés sta indubbiamente rivoluzionando il flamenco in terra spagnola con il suo stile originario e da autodidatta di tecnica del pianoforte, un metodo esclusivo, innovativo e spontaneo con cui riesce a trasferire tutta l’espressività e la sensibilità di quest’arte. (Antón Cortés, piano; Toni Cuenca, basso elettrico; Benji Habichuela, percussion)

Ultimo appuntamento è dedicato a Jean Toussaint, il sassofonista e tenore/soprano originario di St. Thomas, Isole Vergini, in scena sul palco dell’M1, alle ore 22.00. In questa prima data del suo tour europeo, Toussaint, sul palco insieme a una band a cinque stelle, presenta in anteprima le musiche del suo nuovo album in uscita intitolato “Jean Toussaint: Songs for Sisters Brothers and others”. Studi al Berklee College of Music di Boston, Toussaint entra a far parte dei “Jazz Messengers” di Art Blakey: le esperienze maturate in quel vivaio di livello mondiale gli hanno permesso di abbracciare innumerevoli collaborazioni musicali di alto profilo cavalcando diversi stili jazz. Nel corso della sua carriera, Toussaint ha collaborato con leggende e indimenticabili maestri, da Max Roach a Cedar Walton, Elvin Jones, Horace Silver, Gil Evans, Dizzy Gillespie, Wynton Marsalis, Kenny Garrett, e molti altri. (Jean Toussaint, sax tenore/soprano; Jason Rebello, piano; Freddie Gavita, tromba; Orlando Le Fleming, contrabbasso; Ben Brown, batteria)

L’aperitivo in musica, nell’ultima serata del festival, è tutto da godere nella magnifica Terrazza del Massimo, ore 19.30, con la Paolo Carrus Big Band Terrazza. Si tratta di una Big Band nata nell’ambito del corso di musica d’insieme tenuto da Paolo Carrus, alla Scuola civica di Cagliari che ha lo scopo di far rivivere l’esperienza dell’ensemble come luogo ideale per la diffusione del jazz orchestrale e di crescita attraverso la compresenza di musicisti di diversa estrazione. L’orchestra si arricchisce di nuove sonorità e si avvale dell’apporto delle percussioni per evocare le caratteristiche ritmiche provenienti dall’America Latina. Il repertorio è costituito da standards, da classici della musica brasiliana, da composizioni del cuban latin jazz, alternati a brani originali.  L’ensemble ha svolto una lunga attività: dal primo concerto a Cagliari nel 2002, la band si è esibita nel quadro di prestigiose rassegne internazionali, tra cui Jazz in Sardegna, Cala Gonone Jazz, Nuoro Jazz. Nel 2005, nel corso del Festival di Sant’Anna Arresi, la big band ha avuto come ospite il grande musicista Pat Metheny. Nel 2011 ha partecipato al Festival EJE con ospite il chitarrista Franco Cerri. (Paolo Carrus, direzione/piano; Paolo Assiero Brà, basso; Nicola Monari, batteria; Giorgio Deidda, chitarra; Dario Pirodda, sax/flauto; Mauro Perrotta, sax alto; Alessandro Medici, sax alto; Valter Alberton, sax tenore; Gianfranco Faret, sax tenore; Daniel Thiessen, sax baritono; Mauro Medda, tromba; Giorgio Granella, tromba; Manuel Mulas, tromba; Maurizio Piasotti, tromba; Massimo Demontis, trombone; Sergio Farci, percussioni)

E sempre domenica 2 ottobre, dalle 10 alle 21, sarà possibile partecipare al workshop fotografico con Pino Ninfa, a cura di Francesca Mancini intitolato “In viaggio con la musica, nel segno del racconto – Una storia da raccontare”. Il workshop si propone di affrontare il tema della documentazione fotografica in ambito musicale, proponendo un percorso dove la parte documentativa si affianca all’indagine fotografica, per cercare di superare il limite della rappresentazione di un evento. Troppo spesso concerti e performance si situano all’interno di canoni convenzionali, sviluppando dinamiche consuete, con poca attenzione al rapporto fra musica e immagine e impedendo, di fatto, una crescita generale sia per le modalità comunicative dell’evento, sia per la ricerca di ogni fotografo. Il workshop svilupperà l’esigenza di raccontare una storia, grazie a un uso sapiente delle immagini fotografiche. Presidente dell’associazione P.I.M. (Poesia-Immagine-Musica), Pino Ninfa sviluppa progetti sul territorio nazionale ed estero legati al reportage e allo spettacolo. In ambito musicale e, in particolare nel jazz, ha intrapreso da anni una ricerca rivolta a considerare come elementi significativi i luoghi dei concerti e il loro rapporto col pubblico e con gli artisti.

Infine, anche il cinema sarà protagonista dell’ultima giornata festivaliera grazie a “Cinematica, suoni da e per il cinema”, le selezioni musicali curate da Gianmarco Diana. Le più belle colonne sonore del cinema italiano e internazionale degli anni ‘60 e ‘70 saranno proposte negli spazi del Fuaiè, a partire dalle 19.30. Cagliaritano, classe 1973, musicista e compositore, Gianmarco Diana è anche music selector poliedrico, autore delle colonne sonore del film “Jimmy della collina” di Enrico Pau e del documentario “Casteddu Sicsti” di Paolo Carboni.

 

Lo scenario fragile e unico della spiaggia Is Arenas Biancas di Teulada è pronto a ospitare domani, giovedì 18 agosto, le note oniriche e profonde del trombettista norvegese Nils Petter Molvaer, in concerto per un nuovo appuntamento delle anteprime di “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”. La trentasettesima edizione del festival sta vivendo la sua prima tranche nel mese di agosto, racchiusa sotto l’insegna “Jazz Around”, con diversi concerti in siti di interesse paesaggistico, storico e culturale del Sulcis Iglesiente, per l’organizzazione dell’Associazione Culturale Punta Giara.

Dopo le prime tre tappe, alle 19.00, è di scena uno dei nomi di spicco del cartellone di quest’anno. Classe 1960, pioniere, profeta e ambasciatore nel mondo delle nuove tendenze del jazz nordico (da tempo parte della scuderia ECM), Nils Petter Molvaer è capace di fondere generi e stili differenti – jazz, ambient, house, elettronica, hip hop, rock – e rimodellarli con naturalezza in originali paesaggi sonori di profonda intensità, con l’inconfondibile suono della sua tromba: un suono capace di evocare algidi paesaggi polari così come le sabbie roventi del deserto, la folla in movimento o la più completa solitudine; un suono del tutto personale, influenzato sia dalla poesia della natura scandinava, sia dall’elettronica, e, ultimo, ma non meno importante, da illustri colleghi come Miles Davis e Jon Hassell. Ascoltandolo suonare, è facile dimenticare che quello strumento è una tromba (Molver è poi atteso con il suo trio a Castelsardo il 19 per il festival Musica sulle Bocche)

Venerdì 19 la musica si sposta a Villaperuccio, alle ore 21.00, dove Laura Agnusdei è attesa in duo nel sito archeologico della Necropoli di Montessu, con Giacomo Bertocchi al sax ed elettronica. La sassofonista e musicista elettronica bolognese esplora le possibilità della composizione elettroacustica, creando suggestioni all’interno delle quali il sax rimane la principale voce narrante.

Il prezioso sito geo speleo archeologico di “Sa Marchesa” a Nuxis si prepara ad accogliere, sabato 20, alle ore 21.00, le sperimentazioni sonore di Paolo Angeli, a cui spetta il compito di chiudere la quattro giorni di musica. “Rade” è il suo ultimo album, il quattordicesimo della sua carriera, uscito lo scorso maggio (ReR Megacorp). In apertura di serata, le note libere da schemi del duo Immuginazione.

 

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Lunedì 25 novembre 2019, alle 20.00, avrà inizio presso la Sala Conferenze dell’Hostel Marina di Cagliari, in Piazza San Sepolcro, il primo appuntamento ad ingresso gratuito, dedicato ai biopic musicali, ovvero un film in cui si rievoca la biografia di un artista musicale più o meno rielaborata, di realmente esistito.

Una calendario di 11 proiezioni per ripercorrere le biografie delle più importanti icone della musica, attraversando diversi generi musicali. Dal rock al soul, dal rap al latino-americano. Da Sid Vicious a Ray Charles, passando anche per Bob Dylan e Joan Jett. Grandi autori e interpreti portati sul grande schermo con il volto di star internazionali come Gary Oldman, Joaquin Phoenix, Jamie Foxx, Heat Ledger, Cate Blanchett, Chadwick Boseman.

In concomitanza con gli appuntamenti de La Grande Musica, l’emittente Unica Radio promotrice dell’evento, trasmetterà un omonimo ciclo di appuntamenti legato alle biografie musicali degli artisti protagonisti della rassegna ricreando le atmosfere dei film attraverso i loro più grandi successi.

La Grande Musica è un evento sostenuto dall’ERSU di Cagliari, Università degli studi di Cagliari e dalla Regione Sardegna L.R. 15/2006 “Norme sullo sviluppo del cinema in Sardegna” – Bandi – nnualità 2019.

Calendario degli appuntamenti

1) Lunedì 25 novembre: La Bamba (USA 1987 – 108 min)
Ricardo Valenzuela, un giovane di origine messicana che fa il bracciante a San Fernando Valley in California, coltiva una forte passione per la musica, osteggiato però dalla famiglia, che tuttavia si ricrede quando tre brani rock da lui composti e cantati arrivano in testa alle classifiche. Ma improvvisamente Ricardo muore in un incidente aereo a soli 17 anni. La pur splendida colonna musicale è poco più di un pretesto per un’illustrazione incisiva delle condizioni di vita delle comunità ispanoamericane.

2) Giovedì 28 novembre: Ray (USA, 2004 – 152 min)
La trama ruota attorno alla vita del cantante Ray Charles, scomparso qualche mese prima dell’uscita della pellicola nelle sale americane. Jamie Foxx, grazie alla sua interpretazione del grande artista non vedente, vinse un Golden Globe, un BAFTA e un Oscar come miglior attore protagonista, oltre a molti altri premi.

3) Lunedì 2 dicembre: Sid & Nancy (UK, USA, 1986 -112 min)
Sid Vicious è il secondo bassista dei Sex Pistols, famosa band londinese che diede i natali al punk britannico; proprio nella capitale inglese Sid incontra Nancy Spungen, una groupie di Philadelphia inizialmente interessata a Johnny Rotten, che la presenterà all’amico. Sid e Nancy si innamorano rapidamente l’uno dell’altra ma la loro relazione segnerà tragicamente entrambe le loro vite

4) Martedì 3 dicembre: Across The Universe (USA, 2007 – 131 min)
Liverpool, anni ’60. Jude (Jim Sturgess) decide di lasciare l’Inghilterra per recarsi in America alla ricerca del padre emigrato anni prima verso gli Stati Uniti. Lì conoscerà nuove persone, si innamorerà, e si scontrerà con la realtà della guerra in Vietnam, dei movimenti pacifisti, dei Watts Riots, del mondo della musica. Con le note e i testi dei Beatles (in versione rivista e corretta dai protagonisti) a ispirare la sua storia.

5) Giovedì 5 dicembre: Miles Ahead (USA, 2015 – 100 min) 
Il film si concentra sul periodo in cui Miles Davis si ritirò dalla scena pubblica. Ambientato nel 1979, comprende diversi flashback e dedica ampio spazio alla sua tumultuosa vita matrimoniale con Frances Taylor Davis.

6) Lunedì 9 dicembre: Walk The Line (USA, 2015 – 115 min)
Quando l’amore brucia l’anima – Walk the Line (Walk the Line) è un film statunitense tratto dai libri Man in Black, dello stesso Cash, e Cash: An Autobiography. Nel 1968 il cantante Johnny Cash deve fare un concerto nella prigione di Folsom ma prima osservando una sega circolare rievoca tutta la sua vita.

7) Martedì 10 dicembre: Notorious B.i.G. (USA, 2009 – 122 min)
Il film ripercorre l’intera vita di Notorious B.I.G., dagli inizi all’apice del successo, sino alla misteriosa morte. Il film consente una panoramica sulla vita del rapper, dalla travagliata vita privata ai lustri della vita da star, passando per i suoi trascorsi in prigione e per la strada a spacciare. La faida con Tupac viene raccontato da quando tra i due vi è un rapporto amicale, sino alle misteriose sparatorie che hanno colpito entrambi i rapper, e sulle quali non si è mai saputa la verità.

8) Giovedì 12 dicembre: The Runaways (USA, 2010 – 105 min)
La pellicola è basata sull’omonimo gruppo rock femminile degli anni settanta. Il film segue le due amiche, Jett e Currie, che, da ribelli ragazze di strada di Los Angeles divengono delle rock star nel leggendario gruppo che ha spianato la strada alle future generazioni di band femminili.

9) Lunedì 16 dicembre: Get On Up (USA, 2014 – 139 min)
Un resoconto completo sulla vita di James Brown dentro e fuori dal palcoscenico. La sua infanzia, i grandi successi, le fragilità interiori e gli insuccessi sono gli ingredienti con cui viene raccontata la storia dell’artista che è stato in grado di anticipare decenni di musica.

10) Martedì 17 dicembre: Velvet gold mine (USA, UK 1998 – 123 min)
Londra, 1974. Brian Slade, icona della musica rock all’apice della popolarità, durante un concerto simula il proprio omicidio; ma quando la sua messinscena viene scoperta, Slade scompare dalla circolazione. Dieci anni dopo il giornalista Arthur Stewart, che da giovane era stato un grande fan del cantante, viene incaricato di condurre un’inchiesta sulla vita di Slade e sul mistero legato alla sua fine.

11) Lunedì 23 dicembre: Io non sono qui (USA, 2007 – 135 min)
Un ragazzino di colore salta sui treni come Woody Guthrie e si fa chiamare Woody Guthrie ma non è Woody Guthrie. Jack Rollins è un cantante folk che scuote le menti, finché non sente di essere un cliché e si converte al cristianesimo. Robbie è un attore che interpreta Jack Rollins e un inguaribile seduttore. Jude Quinn è una rockstar geniale e consapevole di esserlo e tallonata da un giornalista che vuole sbugiardarla. Billy the Kid è un fuorilegge del Far West vicino alla resa dei conti. Ma forse, in qualche modo, sono tutti Bob Dylan.

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Due stelle del firmamento musicale internazionale assieme per una serata di grande jazz. Ospiti della diciannovesima edizione del Musica sulle Bocche International Jazz Festival, venerdì 23 agosto arrivano a Castelsardo il pianista Antonio Faraò che ospita nel suo quartetto il grande sassofonista statunitense Dave Liebman. Appuntamento alle 21.30 nella Terrazza della Sala XI del castello dei Doria per un appuntamento straordinario che vedrà i due artisti avventurarsi tra nuovi brani originali ed alcuni standard. Autentica punta di diamante del panorama jazz internazionale, Faraò è senza dubbio fra i musicisti europei che hanno raggiunto uno standard espressivo al livello degli americani. Dave Liebman è invece uno dei grandi protagonisti della generazione che traghettò le invenzioni di John Coltrane e Miles Davis verso il jazz-rock.

Il loro concerto è tra gli eventi della stagione jazz italiana, ma la seconda giornata del festival organizzato dall’associazione Jana Projecte con la direzione artistica del musicista Enzo Favata proporrà anche il jazz flamenco dello spagnolo Antonio Lizana, il virtuoso del clarinetto basso Sauro Berti, l’incontro “1969: Guarda che Luna! Le musiche di un anno incredibile dall’allunaggio a Woodstock” con Franco Bergoglio, e le jam dei giovani musicisti provenienti da Serbia, Albania, Sardegna, a Castelsardo per la residenza artistica inserita nel progetto Jain.

Il programma di venerdì 23 agosto si aprirà alle 11.30, presso la Sala XI, con la musica di Sauro Berti. Clarinetto basso del Teatro dell’Opera di Roma, il musicista vanta collaborazioni con le più importanti orchestre italiane, è apprezzato all’estero e ha suonato con artisti di fama internazionale come George Prêtre, Riccardo Chailly, Riccardo Muti, Lorin Maazel, Pierre Boulez e Zubin Mehta. Vero virtuoso dello strumento, Berti ha inoltre partecipato come solista al ClarinetFest 2008 di Tokyo e agli ultimi sei ClarinetFest svoltisi a Porto, Austin, Los Angeles, Lincoln e Assisi. Nutrita anche la produzione in studio, tra cui spiccano i cd “Suggestions” (Edipan) e “Solo Non Solo” (Parma Records).

Alle 19.00 protagonista in Piazza della Misericordia l’Antonio Lizana Trio. Cantante flamenco e sassofonista allo stesso tempo, capace di interpretare entrambi i ruoli con una grazia e una coerenza che lo rendono inimitabile, Antonio Lizana sarà accompagnato da José Manuel León alla chitarra flamenca ed Adrián Trujillo alle percussioni. Nella sua performance l’artista ripercorrerà il viaggio dei suoi tre album “De Viento”, “Quimeras del Mar” e “Oriente”. La sua musica attraversa il mondo intero, mescolandosi in maniera omogenea a flamenco e jazz, ricca della sua caratteristica sonorità, in una formazione che arricchisce la potenza espressiva dei singoli musicisti.

Non solo concerti ma anche momenti di riflessione sulla musica e su come opere e artisti hanno influenzato la società della loro epoca. “1969: Guarda che Luna! Le musiche di un anno incredibile dall’allunaggio a Woodstock” è il tema dell’incontro con Franco Bergoglio, autore del libro “I giorni della musica e delle rose” (Stampa Alternativa 2018). Sarà una conversazione che si arricchirà di ascolti guidati in cui Bergoglio parlerà delle musiche degli anni ’68 e ’69 e racconterà un pezzo della nostra storia attraverso quel potentissimo cocktail di rock, blues, prog, avanguardia, jazz, soul e funk che ha cambiato per sempre il nostro universo sonoro e non solo. Appuntamento alle 20.00, presso Piazza della Misericordia. dopo il concerto di Antonio Lizana.

Alle 21.30, nella Terrazza Sala XI, il festival Musica sulle Bocche ha l’onore di accogliere lo straordinario pianista italiano Antonio Faraò che ospita nel suo quartetto il sassofonista statunitense Dave Liebman, uno dei grandi protagonisti della generazione che traghettò le invenzioni di Coltrane e Miles Davis verso il jazz-rock. Sarà una serata dove Faraò e Liebman (affiancati da Ameen Saleem al contrabbasso e Bruce Ditmas alla batteria), si avventureranno in una esplorazione senza limiti tra di nuovi brani originali e alcuni standard.

Autentica punta di diamante del panorama jazz internazionale, pianista ammirato da Herbie Hancock, Antonio Faraò è da mettere senza dubbio fra i musicisti europei che hanno raggiunto uno standard espressivo al livello degli americani. Non a caso nel 2015 e nel 2018 è stato invitato a Parigi e a San Pietroburgo all’International Jazz Day, evento mondiale del jazz organizzato dall’Unesco e dalle Nazioni Unite, assieme a Herbie Hancock, Wayne Shorter, Marcus Miller, Al Jarreau, Branford Marsalis, Kurt Elling e molti altri artisti della scena jazz mondiale.

La carriera di David Liebman ha attraversato quasi cinquant’anni, all’inizio degli anni settanta come sassofonista / flautista dei gruppi di Elvin Jones e Miles Davis, continuando da allora come band leader. Ha suonato in oltre cinquecento registrazioni con quasi duecento sotto la sua guida e co-leadership. Le sue band nel corso degli anni hanno incluso musicisti famosi come John Scofield, Richie Beirach, Bob Moses, Billy Hart ed altri. Attualmente insegna alla Manhattan School of Music ed è un docente ospite al Berklee College of Music. Nell’insegnamento jazz è un rinomato docente e autore di numerosi libri di riferimento, mentre l’autobiografia “What Is Is – La vita di un artista jazz” è uno sguardo affascinante sulla sua carriera.

La grande notte della musica a Castelsardo proseguirà dalle 23 in Piazza del Novecentenario con il Jazz Club Night (ingresso libero). Un appuntamento che sarà animato dalle jam dei giovani musicisti provenienti da Serbia, Albania, Sardegna, a Castelsardo per la residenza artistica inserita nel progetto “JAIN – Jazz and Interculturalism”, co-finanziato dal programma comunitario Creative Europe e che prevede la permanenza in Sardegna per dieci giorni, dal 20 al 30 agosto, di trenta giovani musicisti che saranno impegnati in prove collettive, performance, concerti e jam session, accompagnati dai rappresentanti delle tre organizzazioni partner, Nisville Foundation, Syri Blu e Jana Project.

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Tredici concerti in quattro giorni con nomi di rilievo della musica e del jazz mondiale nell’incantevole scenario della rocca medievale di Castelsardo, insieme a laboratori e reading che arricchiranno un cartellone proposto dall’associazione Jana Project e con la direzione artistica del musicista Enzo Favata. Dal 22 al 25 agosto appuntamento con la diciannovesima edizione del Musica sulle Bocche International Jazz Festival, in programma nella splendida cornice di Castelsardo, uno dei luoghi più caratteristici e ricchi di storia della Sardegna. I concerti saranno collocati all’interno del borgo storico dei Doria, nelle terrazze e nei giardini che si affacciano sul mare e che si aprono verso l’Asinara da una parte e la Corsica dall’altra, mentre anche per questa edizione i concerti all’alba e al tramonto costituiranno dei momenti di particolare intensità e richiamo.

Dopo la lunga esperienza a Santa Teresa Gallura, il Festival riparte così da un altro incantevole scenario del nord Sardegna dove la rassegna jazz si caratterizzerà anche quest’anno per l’apertura ad altri generi musicali e artistici, come la musica elettronica, le espressioni più alte della tradizione popolare della Sardegna.

Protagonisti a Castelsardo saranno il quartetto di Antonio Faraò insieme al grande sassofonista statunitense Dave Liebman, la pianista islandese Sunna Gunnlaugs, il jazz flamenco dello spagnolo Antonio Lizana, i brasiliani del 3G Trio, il pianista finlandese Sid Hille, il virtuoso del clarinetto basso Sauro Berti, la contrabbassista Rosa Brunello y Los Fermentos, Piero Bittolo Bon Quintet, il bluesman Francesco Piu, il clarinettista Marco Colonna, il Crossing Quartet guidato da Enzo Favata, il vibrafonista Pasquale Mirra, la musica elettronica con Saffronkeira ed il Coro a cuncordu di Castelsardo.

Il Festival ospita inoltre il progetto “JAIN – Jazz and Interculturalism”, co-finanziato dal programma comunitario Creative Europe, che prevede la permanenza per dieci giorni, dal 20 al 30 agosto, di trenta giovani musicisti provenienti da Serbia, Albania e Sardegna, insieme ai rappresentanti delle tre organizzazioni partner, Nisville Foundation, Syri Blu e Jana Project. Per tutta la durata del soggiorno i giovani saranno impegnati in prove collettive, performance, concerti e jam session.

Musica sulle Bocche è uno degli eventi culturali di maggior rilievo in Sardegna, sia per la caratura degli artisti ospiti, sia per quella particolare formula di simbiosi tra musica e paesaggio che ne ha decretato il successo fin dalle primissime edizioni, con i celebri concerti all’alba e al tramonto nell’ambiente naturale. Anche per questo da diversi anni Musica sulle Bocche si colloca tra i festival jazz più amati dal pubblico nei sondaggi nazionali.

Biglietti e abbonamenti sono disponibili nei luoghi dei concerti e presso libreria Mondadori a Castelsardo, oltre che nell’InfoPoint allestito in Piazza Nuova (ore 18.00-23.00). È possibile inoltre prenotare i biglietti al numero dell’infoline 344 0699882. Per eventuali variazioni e tutti gli aggiornamenti si consiglia si consultare il sito internet e la pagina Facebook del Festival. Oltre a formule di ingresso ed abbonamento a costi molto contenuti (tutte le informazioni sul sito del Festival), quest’anno Musica sulle Bocche propone anche la formula abbonamento-sostenitore a 60 euro per tutti gli spettacoli, posti riservati nelle prime file e la carta MsBCard. La carta sconti può essere utilizzata per acquisti negli esercizi commerciali convenzionati durante il periodo dal 20 al 30 agosto a Castelsardo.

Il Festival Musica sulle Bocche è supportato da Unione Europea, Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Sport e Spettacolo e Assessorato al Turismo), Comune di Castelsardo e Fondazione di Sardegna. Il festival (il cui marchio “Musica sulle Bocche” è depositato dall’associazione Jana Project), inoltre fa parte dell’European Jazz Network, della rete italiana I-Jazz, del Sardinia Jazz Network, e da quest’anno è membro dell’ATS “Isola del Jazz” con i festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, “Calagonone Jazz Festival” e “Time in Jazz”.

Il programma

Il via alla diciannovesima edizione del Festival Musica sulle Bocche sarà dato giovedì 22 agosto. A partire dalle 11.00, presso l’InfoPoint di Piazza Nuova (che sarà il quartier generale del Festival) saranno presentate tutte le attività in cartellone.

Ad inaugurare il programma delle attività e dei laboratori sarà il vibrafonista e percussionista Pasquale Mirra, che alle 12.00 coinvolgerà i bambini dai cinque anni e i loro genitori nel libero laboratorio musicale “Tutto è suono” (l’iscrizione è gratuita). Il primo appuntamento sarà presso la Sala XI per una avventura che proseguirà per tutti i giorni del Festival e che porterà alla scoperta di tutti i suoni che ci circondano per farne scaturire ritmi e melodie e divertirsi tutti insieme.

Ad aprire la serie dei concerti sarà invece alle 19 il Francesco Piu Trio, con una esibizione al tramonto al Parco Lu Grannaddu (ingresso libero). Accompagnato da Gianfranco Marongiu alle percussioni e Paolo Succu alla batteria, il cantante e chitarrista isolano proporrà una miscela esplosiva di blues, funky, rock e soul. Accompagnando la propria voce con strumenti quali chitarra acustica, dobro, weissenborn, banjo, lap steel e armonica, partendo da Osilo questo giovane bluesman negli ultimi anni si è ritagliato uno spazio di rilievo nel panorama italiano ed internazionale e ha avuto ha avuto l’onore di aprire concerti per grandi artisti quali John Mayall, Johnny Winter, Jimmie Vaughan e di calcare il palco con artisti del calibro di Tommy Emmanuel, Eric Bibb, Roy Rogers, Eugenio Finardi, Fabio Treves e molti altri. Il suo ultimo album “Peace & Groove”, nato dalla collaborazione con lo scrittore Salvatore Niffoi, è stato subito inserito dalle riviste specializzate tra i migliori dischi dell’anno e rappresenta un ulteriore svolta di Piu verso sonorità più soul e rhythm’n’blues.

La serata di giovedì 22 proseguirà con il concerto del Piero Bittolo Bon Quintet. Alle 21.30, nella Terrazza Sala XI, l’estroso e visionario polistrumentista presenterà il suo progetto originale “Bread & Fox”, in cui le idee dell’artista veneziano si sintetizzano in un combo in bilico tra groove ed atmosfere contemporanee. Alternando composizioni originali di Bittolo Bon a riletture di pagine di alcuni grandi compositori quali Arthur Blythe, Ornette Coleman ed Henry Threadgill, il quintetto, forte di un approccio all’interplay rigoroso quanto personale, alterna scrittura ed improvvisazione, in un concerto realizzato in collaborazione in collaborazione con I-Jazz – progetto Nuova Generazione Jazz 2019.

Insieme a Bittolo Bon (al sax alto e clarinetto basso) ci saranno Filippo Vignato al trombone, Glauco Benedetti al basso tuba, Andrea Grillini alla batteria e Alfonso Santimone al pianoforte. Quest’ultimo è, insieme al leader, impegnato da anni all’interno del collettivo El Gallo Rojo. Santimone e Bittolo Bon hanno inoltre partecipato come docenti e coadiutori di Tim Berne al Progetto Didattico Massimo Mutti e presenteranno per l’occasione anche il lavoro svolto con gli allievi del Dipartimento Jazz del Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna.

La lunga notte musicale di Castelsardo proseguirà poi dalle 23.00, in Piazza del Novecentenario con il Jazz Club Night. Jam e dj set animeranno l’appuntamento che si ripeterà per le serate del festival, in cui non mancheranno le sorprese per il pubblico (l’ingresso è libero).

Il programma di venerdì 23 agosto si aprirà alle 11.30, presso la Sala XI con la musica di Sauro Berti. Clarinetto basso del Teatro dell’Opera di Roma, il musicista vanta collaborazioni con le più importanti orchestre italiane, è apprezzato all’estero e ha suonato con artisti di fama internazionale come George Prêtre, Riccardo Chailly, Riccardo Muti, Lorin Maazel, Pierre Boulez e Zubin Mehta. Vero virtuoso dello strumento, Berti ha inoltre partecipato come solista al ClarinetFest 2008 di Tokyo e agli ultimi sei ClarinetFest svoltisi a Porto, Austin, Los Angeles, Lincoln ed Assisi. Nutrita anche la produzione in studio, tra cui spiccano i cd “Suggestions” (Edipan) e “Solo Non Solo” (Parma Records).

Alle 19 protagonista in Piazza della Misericordia l’Antonio Lizana Trio. Cantante flamenco e sassofonista allo stesso tempo, capace di interpretare entrambi i ruoli con una grazia e una coerenza che lo rendono inimitabile, Lizana sarà accompagnato da José Manuel León alla chitarra flamenca ed Adrián Trujillo alle percussioni. Nella sua performance l’artista ripercorrerà il viaggio dei suoi tre album “De Viento”, “Quimeras del Mar” ed “Oriente”. La sua musica attraversa il mondo intero, mescolandosi in maniera omogenea a flamenco e jazz, ricca della sua caratteristica sonorità, in una formazione che arricchisce la potenza espressiva dei singoli musicisti.

Non solo concerti ma anche momenti di riflessione sulla musica e su come opere e artisti hanno influenzato la società della loro epoca. “1969: Guarda che Luna! Le musiche di un anno incredibile dall’allunaggio a Woodstock” è il tema dell’incontro con Franco Bergoglio, autore del libro “I giorni della musica e delle rose” (Stampa Alternativa 2018). Sarà una conversazione che si arricchirà di ascolti guidati in cui Bergoglio parlerà delle musiche degli anni ’68 e ’69 e racconterà un pezzo della nostra storia attraverso quel potentissimo cocktail di rock, blues, prog, avanguardia, jazz, soul e funk che ha cambiato per sempre il nostro universo sonoro e non solo. Appuntamento alle 20.00, presso Piazza della Misericordia. dopo il concerto di Antonio Lizana.

Due stelle del firmamento jazz internazionale per una serata imperdibile. Alle 21.30, nella Terrazza Sala XI il festival Musica sulle Bocche ha l’onore di accogliere lo straordinario pianista italiano Antonio Faraò che ospita nel suo quartetto il sassofonista statunitense Dave Liebman, uno dei grandi protagonisti della generazione che traghettò le invenzioni di Coltrane e Miles Davis verso il jazz-rock. Sarà una serata dove Faraò e Liebman (affiancati da Ameen Saleem al contrabbasso e Bruce Ditmas alla batteria), si avventureranno in una esplorazione senza limiti tra di nuovi brani originali e alcuni standard.

Autentica punta di diamante del panorama jazz internazionale, pianista ammirato da Herbie Hancock, Antonio Faraò è da mettere senza dubbio fra i musicisti europei che hanno raggiunto uno standard espressivo al livello degli americani. Non a caso nel 2015 e nel 2018 è stato invitato a Parigi e a San Pietroburgo all’International Jazz Day, evento mondiale del jazz organizzato dall’Unesco e dalle Nazioni Unite, assieme a Herbie Hancock, Wayne Shorter, Marcus Miller, Al Jarreau, Branford Marsalis, Kurt Elling e molti altri artisti della scena jazz mondiale.

La carriera di David Liebman ha attraversato quasi cinquant’anni, all’inizio degli anni settanta come sassofonista / flautista dei gruppi di Elvin Jones e Miles Davis, continuando da allora come band leader. Ha suonato in oltre cinquecento registrazioni con quasi duecento sotto la sua guida e co-leadership. Le sue band nel corso degli anni hanno incluso musicisti famosi come John Scofield, Richie Beirach, Bob Moses, Billy Hart ed altri. Attualmente insegna alla Manhattan School of Music ed è un docente ospite al Berklee College of Music. Nell’insegnamento jazz è un rinomato docente e autore di numerosi libri di riferimento, mentre l’autobiografia “What Is Is – La vita di un artista jazz” è uno sguardo affascinante sulla sua carriera.

La grande notte della musica a Castelsardo proseguirà dalle 23.00, in Piazza del Novecentenario con il Jazz Club Night (ingresso libero). Un appuntamento che sarà animato dalle jam dei giovani musicisti provenienti da Serbia, Albania, Sardegna, a Castelsardo per la residenza artistica inserita nel progetto Jain.

I concerti all’alba sono da sempre uno dei tratti distintivi del festival Musica sulle Bocche. Anche a Castelsardo l’appuntamento verrà rispettato con una esibizione che renderà omaggio alle grande ricchezza delle tradizioni locali. Sabato 24 agosto, alle 6.00 del mattino, con partenza dal sagrato della Cattedrale, il Coro a cuncordu di Castelsardo percorrerà alcuni dei luoghi più suggestivi del borgo storico dei Doria, tra canti sacri e profani.

La tradizione del canto a cuncordu, polifonia di quattro voci maschili con repertorio quasi esclusivamente religioso, è rappresentato in diversi paesi della Sardegna, soprattutto, durante i riti della Settimana Santa. Il Cuncordu di Castelsardo è uno dei cori che mantiene viva questa tradizione tramandata attraverso i secoli. Il direttore e curatore del Cuncordu è Giovanni Pinna, con una lunga carriera costellata di concerti in giro per il mondo e dedicata alla conservazione di questo prezioso patrimonio immateriale della Sardegna. Il gruppo ha avuto negli anni vari avvicendamenti ed oggi, oltre a quella di Giovanni Pinna (contra), si avvale delle voci di Pietro Sanna (basso), Nicola Sini (voce), Gianni Pinna (voce), Mariano Sini (falsetto) e Piergiuseppe Pinna (falsetto).

Al termine del concerto il festival riserva uno speciale omaggio a Pietro Sassu, etnomusicologo e compositore sassarese, scomparso nel 2001 che quest’anno avrebbe compiuto ottant’anni. Grazie alla partecipazione del figlio Simone Sassu, anch’egli musicista e curatore dell’archivio, verrà ripercorsa l’intensa attività dello studioso, insegnante e ideatore di eventi legati alla musica nelle più svariate forme, dalla musica colta a quella popolare. Alla fine degli anni Cinquanta, mentre già suonava nelle orchestre più importanti (in particolare in quella della Rai di Roma), Pietro Sassu inaugurò, infatti, a Sassari la sua pionieristica attività di etnomusicologo. Il database (consultabile on line all’indirizzo https://hymnos-fondosassu.com/) contiene oggi materiali riguardanti le ricerche che lo studioso ha svolto in Sardegna a partire dall’inizio degli anni sessanta del Novecento, un tesoro di inestimabile valore che PietroSassu ha lasciato alle generazioni future. L’appuntamento si terrà nella Sala XI, al termine del percorso dei cantori.

La ricerca del suono avviene in solitudine, pensando, creando e liberandosi delle maschere con cui ci si avvicina agli altri. Erodendo i limiti tecnici e fisici sui propri strumenti di comunicazione si ottiene il silenzio, condizione privilegiata in cui agire nel suono. È da questo assunto che parte la ricerca di Marco Colonna, protagonista alle 11.30 nella Sala XI del castello dei Doria del concerto “Metamorphosis of the moment”. Sax alto, clarinetto basso e clarinetto piccolo sono gli strumenti che il musicista utilizzerà in una performance che spazierà dalla musica etnica a quella contemporanea, passando per il jazzcore e l’improvvisazione.

Il ricchissimo programma serale della terza giornata del festival si aprirà alle 19.00, in Piazza della Misericordia, con il concerto al tramonto del Trio 3G. Tre musicisti, tre strumenti, tre carriere indipendenti, la stessa famiglia. Figli dei più grandi nomi della scena musicale brasiliana, Adriana Godoy (voce), Tico d’Godoy (sassofono) e Frederico Godoy (pianoforte) sono tre cugini che combinano la passione per la musica in un lavoro originale, con una formazione insolita al servizio della musica brasiliana e nella quale si distinguono per gli arrangiamenti moderni, gli “swingados” e le interpretazioni uniche. Se Adriana Godoy  mostra tutta la sua versatilità e la forza vocale della sua carriera ventennale da cantante, Tico da ormai due decenni porta il suo eclettismo musicale, che lo ha plasmato come sassofonista, in svariate collaborazioni con band di rilievo come Trincheira MPBJazz e GroofBoogaloo, mentre Frederico dal 1995 scrive la sua storia di pianista dove, oltre al suo lavoro come compositore ed arrangiatore, accompagna l’Orchestra Sinfonica di Arte Viva.

Cosa accadde alla fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta? Qualcosa che sconvolse il modo di ascoltare e raccontare la musica. Nacquero infatti le radio “libere”, piccole emittenti che portarono una ventata di novità nel panorama musicale nazionale. E con le radio nacque la voglia di narrare una storia diversa, esattamente quella che racconterà Giampaolo Cassitta nel reading “La musica che girava intorno”. Appuntamento alle 2.00, presso Piazza della Misericordia. Un viaggio lungo un’ora, per ricordare quello che siamo stati, quello che potevamo diventare e quello che siamo rimasti. Da “Lugano addio” di Ivan Graziani, passando per De Gregori, Fossati, De André, Dalla, gli Area, la PFM, il Banco del Mutuo Soccorso, Guccini e le parole di Umberto Eco, Roland Barthes, Oriana Fallaci, Stephen King, Amado, ed i colori di Matisse, Picasso e Gaudì. Tutto questo ben miscelato da un dj d’eccezione. Autore di numerosi saggi, racconti e romanzi, Giampaolo Cassitta ha pubblicato nel 2017 il romanzo “Dolci, sante e marescialli”, ironico e brillante affresco della provincia italiana degli anni cinquanta.

Donna e leader, musicista e frontwoman. Alle 21.30, nella Terrazza Sala XI, riflettori puntati su Rosa Brunello y Los Fermentos per un concerto dal sapore ipnotico. Così, infatti, descrivono la propria musica gli stessi protagonisti: «Particelle della materia che sotto l’azione del fermento si muovono violentemente, lottando per ricomporsi con un nuovo ordine, in un ciclo senza fine. Una metafora chimica per una musica alchemica, organica e in continuo divenire». Affiancata da Michele Polga al sax tenore, Frank Martino alla chitarra elettrica e live electronics e Luca Colussi alla batteria, Rosa Brunello, giovane realtà della scena jazz nazionale, si inserisce con grande ricchezza di idee nel prezioso filone dei contrabbassisti-leader che sanno mettersi al servizio della musica, dando un supporto ritmico e nel contempo offrendo una cornice contrappuntistica. Los Fermentos permettono alla musica di dipanarsi con agilità e libertà, mettendo in luce una salda interazione tra i componenti, stimolata e favorita dal lavoro della stessa leader.

La terza giornata del Festival si chiuderà all’insegna della musica elettronica. Dalle 23.00, nella Terrazza del castello dei Doria, Saffronkeira presenta il suo ultimo album “Automatism”. È il quinto lavoro dell’artista sardo (all’anagrafe Eugenio Caria), pubblicato dalla prestigiosa etichetta Donovali Records e che giunge a distanza di quattro anni dalla pubblicazione di “Synecdoche” e di sette anni dal monumentale “A New Life”. Nel suo lavoro Saffronkeira affronta ancora una volta il tema della mente e delle relazioni che la legano ai comportamenti inconsci. Automatism diviene così il terreno di indagine musicale di quei meccanismi della mente in cui una piccola deviazione dall’ordinario origina un momento creativo.

Il concerto all’alba è uno dei momenti più attesi del festival Musica sulle Bocche. Quest’anno ad ospitare il tradizionale appuntamento sarà il prato sotto la Cattedrale di Castelsardo (Piazza Spalti Manganella), che si affaccia verso il mare da cui sorgerà il sole. A partire dalle 6 di domenica 25 agosto protagonista dell’evento sarà la pianista islandese Sunna Gunnlaugs (ingresso libero). La sua musica si adatta perfettamente al contesto, esattamente come durante le composizioni. L’artista travolge infatti l’ascoltatore con il suo senso melodico, indugiando invece nei momenti di tranquillità: tensione e liberazione fanno parte della sua essenza. Il suono durante le sue esibizioni in solo tende talvolta ad immergersi negli standard del jazz americano e occasionalmente sul melodico pop ma, in qualsiasi forma si manifesti, sa intrecciarsi perfettamente nel tessuto musicale di Sunna, perché la musicista islandese ha appreso che la connessione diretta tra l’artista, lo strumento e il pubblico durante un assolo è diversa da ogni altra esperienza un musicista possa avere sul palco.

La mattinata proseguirà con la presentazione del progetto Jain – Jazz and Interculturalism che coinvolge trenta giovani musicisti provenienti da Serbia, Albania e Sardegna. Dopo la prima tappa in Serbia, nella citta di Nis, in occasione del Nisville Festival dal 3 al 13 agosto, i giovani saranno a Castelsardo dal 20 agosto in occasione del Festival e ci resteranno fino al 30 per delle giornate di prova e performance collettiva. Nella mattinata di sabato i ragazzi presenteranno il loro lavoro al pubblico a partire dalle 11.30, nella Sala XI presso il castello dei Doria.

L’ultima serata di Musica sulle Bocche sarà all’insegna delle sorprese e delle contaminazioni musicali. Al tramonto a partire dalle 19 in Piazza della Misericordia spazio al pianista finlandese Sid Hille con il suo F# Trio, completato da Jori Huhtala al contrabbasso e Markus Ketola alla batteria. Il progetto ha inizio nel 2016, dove fa il suo esordio al leggendario Pori Jazz Festival. F# è essenzialmente un trio di pianoforte, ma con alcuni colpi di scena: Hille suona il Fender Rhodes invece del tradizionale pianoforte acustico, utilizzando una vasta gamma di effetti, suoni, espressioni e loop. Anche Huhtala modifica con l’elettronica il suono del suo basso acustico e Ketola manipola loop e campioni dei suoi live, creando così paesaggi sonori completi e spontanei. L’approccio un po’ anarchico nelle loro esibizioni ha suscitato molto interesse tra il pubblico e la critica. Durante il tour di successo F# hanno inciso lo scorso anno il loro primo album, “The wannsee punk”, completamente improvvisato.

A chiudere il programma dei concerti della diciannovesima edizione del festival Musica sulle Bocche sarà Enzo Favata con il suo Crossing Quartet. Il musicista algherese (al sax soprano e clarinetto basso) salirà sul palco della Terrazza Sala XI, alle 21.30, accompagnato da Pasquale Mirra al vibrafono, Rosa Brunello al basso elettrico e UT Gandhi alla batteria. La band ha avuto un grande successo nella sua recente tournée in Giappone, dove è stata definita dalla stampa come capace di “una musica visionaria in cui il sapore selvatico del Mediterraneo si lega ai ritmi ipnotici dell’Etiopia e le atmosfere balinesi, dando vita ad una poesia dalla potenza sonora unica”. Entrare in contatto con l’Enzo Favata Crossing Quartet significa immergersi in un caleidoscopio di suoni e stili musicali dalle molteplici forme. Un vortice, tra minimalismo, space rock, jazz contemporaneo, musica elettronica e world jazz, combinati dal suono originale del sax soprano, la forza stilistica di uno dei più grandi vibrafonisti europei come Pasquale Mirra ed il sapore rock del basso e batteria.

Un grande concerto che precederà l’ultimo appuntamento dalle 23.00, in Piazza del Novecentenario, e con ingresso libero con il Jazz Club Night, jam e dj set per chiudere in musica la diciannovesima edizione del festival.

Chiuso il cartellone musicale, Musica sulle Bocche proporrà altri tre appuntamenti, a completamento di un programma ricco di eventi collaterali nel segno della multidisciplinarietà artistica. Lunedì 26 agosto, alle 18, andrà in scena l’esito finale del laboratorio teatrale “Orizzonte Unico Confine”, tenuto nei giorni del festival da Vittoria Nicoli – Regia Peregrina, frutto del terzo anno di collaborazione tra Musica sulle Bocche e la compagnia Teatri Peregrini e il suo Noborders Performance Art Festival di Santa Teresa Gallura. Orizzonte Unico Confine è un gruppo aperto, creato da officine peregrine teatro e composto da attori professionisti e improvvisati, da migranti, indigeni e turisti che si pone in viaggio verso un orizzonte di storie. Il laboratorio è un evento dedicato per Musica sulle Bocche con lo scopo di creare intersezioni narrative tra musicisti, abitanti, turisti e luoghi pulsanti di Castelsardo nelle giornate imperdibili del festival. La performance sarà il primo step del viaggio che il gruppo porta avanti da metà luglio e che vedrà la sua conclusione con lo spettacolo finale di dicembre su migrazione e radici.

Due incontri chiuderanno invece il progetto europeo Jain – Jazz and Interculturalism. Il primo, in programma martedì 27 agosto alle 11, sarà incentrato sul tema “Audience Development – I festival jazz e il loro pubblico”, e a cui parteciperanno le associazioni Jana Project, la serba Nisville Foundation e l’albanese Syri Blu. Nel corso dell’iniziativa si cercherà di capire come la musica jazz possa diventare uno strumento socialmente inclusivo tra i giovani e nelle comunità multietniche, e come le organizzazioni culturali possono lavorare per aumentare la consapevolezza e supportare i cittadini nell’uso della musica quale strumento per costruire comunità culturalmente diverse e socialmente inclusive.

Il secondo incontro, in programma giovedì 29 agosto e dal tema “Jazz e comunità multiculturali” sarà un dibattito aperto a cui saranno chiamati ad intervenire amministratori locali, rappresentanti delle istituzioni, operatori culturali, dell’informazione e della scuole, con l’obiettivo di confrontarsi sull’uso della cultura per diffondere tolleranza, diversità culturale e dialogo interculturale tra giovani di diverse comunità etniche. (Luogo e orario saranno resi noti nei prossimi giorni).

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Spicca il nome di Nils Petter Molvaer nel palinsesto di martedì 13 agosto al festival Time in Jazz, ideato e diretto da Paolo Fresu tra il suo paese natale, Berchidda, e altri centri e località del nord Sardegna, in pieno svolgimento fino a venerdì 16. Il trombettista norvegese è, infatti, il protagonista del concerto in programma in serata sul “palco centrale” del festival, quello allestito in piazza del Popolo, che torna a calcare diciotto anni dopo la sua partecipazione alla memorabile edizione di Time in Jazz dedicata alle trombe, nel 2001. Insieme a lui, al centro dei riflettori a partire dalle 21.30, i tre componenti del suo gruppo: Johan Lindstrøm alla chitarra, Jo Berger Myhre al basso ed Erland Dahlen alla batteria.

Classe 1960, pioniere, profeta e ambasciatore nel mondo delle nuove tendenze del jazz nordico, Nils Petter Molvaer sa come unire generi e stili differenti – jazz, ambient, house, elettronica, hip hop, rock – e rimodellarli con naturalezza in originali paesaggi sonori di profonda intensità, con l’inconfondibile suono della sua tromba: un suono capace di evocare algidi paesaggi polari così come le sabbie roventi del deserto, la folla in movimento o la più completa solitudine; un suono personalissimo, influenzato sia dalla poesia della natura scandinava, sia dall’elettronica, e, ultimo, ma non meno importante, da illustri colleghi come Miles Davis e Jon Hassell. E, ascoltandolo suonare, è facile dimenticare che quello strumento è una tromba.

Ma la musica, domani (martedì 13) come in tutte le giornate di Time in Jazz, comincia già a mezza mattina. Alle 11.00, alla chiesetta campestre di San Bachisio in agro di Telti, ecco dunque il piano solo di Omar Sosa, reduce dal concerto della sera a Berchidda con Yilian Cañizares e Gustavo Ovalles. Poliglotta musicale, capace con la sua arte di unire i continenti, il pianista cubano, nato a Camagüey cinquantaquattro anni fa, si esprime in un linguaggio jazzistico globale, che celebra la diversità delle anime della musica delle Americhe e oltre, coltivando sempre un’intima connessione con le sue radici afrocubane.

Dalla Cuba di Omar Sosa al Brasile di Jaques Morelenbaum, in concerto alle 18.00 nel Convento dei Cappuccini a Ploaghe. Tra i più importanti rappresentanti della musica brasiliana nel mondo, il violoncellista conta una miriade di collaborazioni con artisti di fama internazionale, testimoniate dai tanti dischi in cui risulta di volta in volta arrangiatore, produttore, compositore o strumentista: collaborazioni con grandi musicisti brasiliani come Antonio Carlos Jobim, Caetano Veloso, Gal Costa, Gilberto Gil, Maria Bethania, Chico Buarque, Milton Nascimento, ma anche con altri artisti come la compianta Cesaria Evora, Ryuichi Sakamoto, Sting.

Di rientro a Berchidda, prima del concerto di Nils Petter Molvaer, intorno alle 19.45, parte la consueta parata musicale per le strade del paese della Funky Jazz Orkestra diretta dal trombettista Antonio Meloni; con loro anche i percussionisti Afro Giembe, guidati da Jacopo Cadeddu e Michèle Kramers, nell’ambito del progetto “Babel – Migrant Reloaded”, mirato all’inclusione dei cittadini stranieri attraverso laboratori di espressione artistica e performativa, e l’Armoniciclo, una delle macchine teatrali storiche del mondo visionario della compagnia sassarese Theatre en vol.

E dopo il concerto di Nils Petter Molvaer, ancora musica in piazza del Popolo con il dj set di DJ Rocca.

 

 

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Giornata fitta di impegni, domani (giovedì 23 agosto), a Nuoro Jazz. Alla Scuola Civica di Musica “Antonietta Chironi”, dove martedì sono iniziate le lezioni del trentesimo Seminario jazz, prende il via (per andare avanti fino a sabato 25) la masterclass internazionale di Peter Bernstein: nel bagaglio di esperienze del chitarrista newyorkese, classe 1967, un centinaio di dischi compresa una quindicina da leader, collaborazioni con jazzisti come Lou Donaldson, Jimmy Cobb, Larry Goldings, Joshua Redman, Diana Krall, Dr. Lonnie Smith e apparizioni nei gruppi di Nicholas Payton, Sonny Rollins, Lee Konitz, Tom Harrell, tra gli altri.

Quattro diversi appuntamenti fanno da corollario alle attività didattiche. Il buongiorno si vede dal mattino con una nuova “Colazione Jazz” che, dopo quella di lunedì scorso al caffè I Grani, trova ospitalità, alle 9.00, al Grand Bazaar Cafè in via Satta: di scena, in questa occasione, un ensemble formato da quattro dei dieci musicisti che partecipano alla residenza dell’Intercultural Creation Session in corso a Nuoro (dal 16 al 30 di questo mese) nell’ambito dell’OJM, l’Orchestra Giovanile del Mediterraneo, e della rete Medinea (Mediterranean Network for Emerging Artists), che sostiene l’inserimento professionale di giovani musicisti dell’area del Mediterraneo. Si tratta di Ezgi Elkirmis (Turchia) alla darbuka, Leïla Soldevila (Francia) al contrabbasso, Aya El Dika (Libano) al canto, e Lucie de Saint Vincent (Francia) al pianoforte.

Da un caffè a un altro: al Tettamanzi, al civico 71 del corso Garibaldi, Enrico Merlin tiene alle 16.45 il primo dei suoi “Quattro passi nel jazz”, la serie di conferenze del musicista e musicologo (tra i massimi esperti di Miles Davis) incentrate sul tema del jazz come musica senza confini. Prossimi incontri venerdì 24 e sabato 25 sempre alla stessa ora e aperti gratuitamente al pubblico.

Alle 19.00 Nuoro Jazz entra per la prima volta a Casa Rosas, la gioielleria in via Lamarmora, cornice ideale per il concerto d’arpa di Ottavia Rinaldi: vincitrice di numerosi concorsi nazionali e internazionali, finalista (lo scorso giugno) al ventiduesimo Premio Internazionale “Massimo Urbani” di Camerino (il più importante concorso per solisti jazz italiano), l’arpista nata a Messina nel 1991 è è stata selezionata per far parte del gruppo dell’Intercultural Creation Session della rete Medinea che si sta tenendo in questi giorni a Nuoro.

Altre sonorità e atmosfere, alle 21.00, nel consueto concerto serale nei cortili del Museo del Costume; in programma “Lumină”, progetto ideato e prodotto su disco da Paolo Fresu con la sua etichetta Tŭk Music, che vede in scena cinque giovani musicisti: Carla Casarano alla voce, Leila Shirvani al violoncello, Marco Bardoscia al contrabbasso, William Greco al pianoforte e Emanuele Maniscalco alla batteria e alle percussioni. “Lumină” – come suggerisce il titolo – ruota intorno al tema della Luce, declinato in dieci composizioni musicali diverse, ognuna col titolo “Luce”, appunto, nelle diverse lingue del mondo. Fanno parte del progetto anche quattro testi originali sullo stesso tema, scritti da Erri De Luca, Lella Costa, Marcello Fois e Flavio Soriga, oltre a una poesia di Emily Dickinson. Il concerto, che due settimane fa è stato proposto anche a Berchidda nell’ambito del trentunesimo festival Time in Jazz, è organizzato con il sostegno di MiBACT e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”.

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Il chitarrista Carlo Ditta in trio con Luca e Sebastian Mannutza, il sassofonista Gavino Murgia alla testa del Blast Quartet, il gruppo Pirk Explosion con il trombettista Flavio Boltro in un omaggio elettrico a Miles Davis. Questi i protagonisti dei set in programma domani (venerdì 29) a Cagliari per la seconda serata di Forma e Poesia nel Jazz, il festival organizzato dall’omonima cooperativa, quest’anno alla sua edizione numero venti, in corso fino a domenica (primo ottobre) negli spazi ritrovati dell’ex Manifattura Tabacchi (biglietti a 18 euro).

Si comincia alle 19.00 con il trio formato dal chitarrista Carlo Ditta ed altri due musicisti cagliaritani: Luca Mannutza, pianista e organista tra i più apprezzati nel panorama del jazz italiano, e suo fratello Sebastian, batterista dalla grande musicalità. Nato a Firenze (nel 1971) ma trasferitosi presto a Cagliari, Carlo Ditta ha iniziato lo studio della chitarra da bambino, a otto anni, appassionandosi al blues, poi e al soul e infine al jazz. Determinante sarà l’incontro proprio con Luca Mannutza, con il quale approfondirà l’armonia e la tecnica della musica afroamericana. Nel 2012 esce il suo disco di esordio, “Talkin’ about Mr Green”, nel quale rende omaggio a uno dei chitarristi che più ha influenzato il suo stile, Grant Green, appunto; disco che riscuote il favore del pubblico e della critica ricevendo lusinghiere recensioni nelle riviste specializzate.

Il secondo set (ore 20) vede di scena un altro musicista sardo, il nuorese Gavino Murgia, sassofonista di fama internazionale, alla testa del Blast Quartet; una formazione di forte impatto, composta da musicisti di notevole esperienza, ognuno con una personalità ben precisa, alle prese con composizioni in gran parte originali dello stesso Murgia più qualche pezzo di Charles Mingus: il trombonista Mauro Ottolini, il contrabbassista Aldo Vigorito e il batterista Pietro Iodice. Un classico quartetto “pianoless”, acustico, la stessa formazione che ad aprile ha registrato il materiale per un disco di prossima uscita.

Altre sonorità e atmosfere nel concerto delle 21.30 con il “Miles Davis Electric Tribute” proposto dai Pork Explosion, band jazz fusion capitanata dal chitarrista cagliaritano Marcello Contu, con Peter De Girolamo alle tastiere, Frank Marino al basso e Daniele Russo alla batteria, che rinnova il suo incontro con un trombettista del calibro di Flavio Boltro, altro esponente di spicco del jazz “Made in Italy”, per ripercorrere la grande rivoluzione elettrica davisiana.  

A precedere il trittico di concerti, alle 18.00, il secondo dei quattro incontri con cui il musicista e musicologo Enrico Merlin accompagna ogni pomeriggio il suo uditorio, con competenza e verve, nei meandri della storia del jazz. Aneddoti, racconti, testimonianze di prima mano, ascolti guidati, riflessioni e provocazioni in quattro percorsi diversi proposti da varie prospettive: quella di due artisti icona del genere, un americano, Miles Davis, e un europeo, Michel Petrucciani, e attraverso l’evoluzione di due strumenti cardine: la tromba e il sassofono.

Gavino Murgia ( foto © Roberto Cifarelli )

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E’ stato presentato ieri, nella sala conferenze della Biblioteca regionale, a Cagliari, il XXXII festival internazionale “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, organizzato dall’associazione culturale Punta Giara, sotto l’alto Patrocinio della Presidenza del Consiglio e della Giunta della Regione Autonoma della Sardegna, con l’apporto fondamentale dell’assessorato della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo, dell’assessorato del Turismo, Commercio e Artigianato della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione di Sardegna.

Erano presenti alla conferenza stampa e sono intervenuti i rappresentanti delle istituzioni pubbliche, il sindaco di Sant’Anna Arresi Teresa Pintus, il sindaco di San Giovanni Suergiu Elvira Usai, Andrea Dettori che ha portato i saluti dell’assessore della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo della Regione Sardegna Giuseppe Dessena, il presidente dell’Unione dei Comuni del Sulcis Gianfranco Trullu, e gli sponsor della manifestazione.

Nel corso della conferenza stampa, coordinata dal giornalista Giampaolo Cirronis, sono stati presentati due video sui due comuni che ospiteranno gli spettacoli, San Giovanni Suergiu per l’anteprima del 31 agosto sul sagrato della chiesa di Santa Maria di Palmas (l’assessore del Turismo Camilla Melis si è soffermata sulle iniziative portate avanti da alcuni anni dall’associazione culturale Palmas Vecchio ed ha descritto dettagliatamente tutti gli aspetti del borgo e del sagrato della chiesa) e Sant’Anna Arresi per i dieci giorni del Festival. I due sindaci si sono augurati che le sinergie messe in campo tra soggetti pubblici ed associazioni del territorio possano dare ancora più forza ad un progetto di carattere culturale multidisciplinare e che possano maggiormente valorizzare il territorio. 

Il presidente dell’Unione dei Comuni del Sulcis Gianfranco Trullu ha evidenziato come queste manifestazioni possano vivacizzare tutto il territorio e valorizzarlo in tutti i suoi aspetti.

Ponziana Ledda, in rappresentanza dell’associazione Destinazione Sulcis ha presentato il progetto “I-Dee Madri”, destinato ad arricchire il già sostanzioso cartellone artistico con attività parallele quali escursioni e laboratori.

Superate le premesse, si è entrati nel dettaglio degli aspetti artistici della XXXII edizione, dopo la presentazione video del calendario dei concerti che si susseguiranno dal 31 agosto da San Giovanni Suergiu con l’Anteprima del festival e poi dal 1 al 10 settembre nella storica sede di Piazza del Nuraghe, a Sant’Anna Arresi, il direttore artistico Basilio Sulis ha illustrato le linee guide del prossimo festival passando attraverso la figura di Max Roach, dei diritti civili e delle percussioni moderne evidenziando il numero delle presenze femminili che si esibiranno ai piedi del Nuraghe Arresi. L’Associazione, ha detto il direttore artistico, è riuscita a ritagliarsi uno spazio non solo nazionale ma anche internazionale, sia per quanto riguarda la produzione musicale sia sotto l’aspetto dell’immagine, a seguire Andrea Murgia ha esposto in dettaglio il cartellone artistico della rassegna, illustrando le caratteristiche di tutti i concerti che si susseguiranno dal 31 agosto al 10 settembre, tra esclusive italiane, prime assolute e progetti originali e tutti gli aspetti logistici organizzativi della manifestazione. 

A seguire è intervenuta Adriana Lobina in rappresentanza del circolo Anspi Oratorio di Sant’Anna Arresi che ha illustrato il progetto del laboratorio musicale destinato ai bambini tra i 4 e i 10 anni che farà parte integrante degli eventi del XXXII Festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, i cui elementi fondamentali saranno il rispetto dell’ambiente e l’arte del riciclo.

Al termine, Giampaolo Cirronis ha ringraziato la Cantina Mesa, Automobili Cocco, l’Agenzia Fo.Re.STAS della Regione Sardegna, la Provincia del Sud Sardegna, la RAI e Nieddittas per la loro proficua collaborazione per la realizzazione della XXXII edizione del festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz“, ed ha invitato tutti i presenti a partecipare alla rassegna.

Relazione Artistica

Il festival Ai Confini tra Sardegna e Jazz compie con la XXXII edizione, l’ennesimo atto di amore nei confronti del linguaggio musicale contemporaneo e del jazz in particolare, lo fa con intatto vigore e con l’atteggiamento che da sempre ha caratterizzato questa manifestazione: «La curiosità». Parte dal passato ancora presente per leggere la contemporaneità della vita di uomini e donne, con l’ambizione di scrivere nuove pagine a valore universale, che partendo dalla nostra isola possa delineare il futuro attraverso la lente di questa straordinaria forma d’arte.

L’associazione culturale Punta Giara è da sempre connessa al mondo circostante perché dalla musica trae spunti per parlare della società e la società contribuisce all’utilità della musica stessa.

Nell’ideare, progettare e realizzare la XXXII edizione, dopo lunghe e proficue analisi, la direzione artistica ed i soci dell’Associazione Culturale Punta Giara sono partiti dal rapporto annuale sui diritti civili che Amnesty International ha pubblicato recentemente facendoci rendere conto di come ci troviamo davanti ad un’emergenza umanitaria di proporzioni mondiali.

Dopo le rivoluzioni sociali degli anni ’60 il mondo sembra aver compiuto un passo indietro nei confronti di ciò che parevano diritti acquisiti dell’uomo.

Infatti, come si evidenzia, mai come in quest’ultimo periodo i diritti umani stanno attraversando grandi pericoli. Le violazioni in circa 160 cosiddetti stati democratici intaccano sistematicamente molti dei diritti inalienabili: l’infanzia tradita, le violenze di genere, crimini di guerra, sparizioni forzate, torture e deportazioni di massa ne rappresentano il quadro catastrofico. Nulla avrebbe fatto pensare ad un’involuzione tale rispetto ai diritti acquisiti grazie alle rivoluzioni sociali degli anni 60, e tutto ciò non ha lasciato insensibili i soci dell’Associazione.

Il pensiero è corso automaticamente a quei paesi che non rientrano nel cosiddetto “Occidente Civilizzato” invece è sotto gli occhi del mondo di come le ultime elezioni negli Stati Uniti siano state condotte in maniera “discriminatoria, misogina e xenofoba”. In realtà proprio gli Stati Uniti d’America hanno segnato una delle evoluzioni sociali più importanti del millennio da poco passato.

Sembra quasi che un colpo di spugna abbia cancellato il sudore ed il sangue versato da Malcom X, Martin Luther King e da tutti gli afro-americani sacrificati sull’altare della supremazia bianca.

E’ in questo momento che ritorna con prepotenza la necessità di analizzare un caposaldo sia delle lotte per i diritti civili che dell’evoluzione della stessa musica jazz. Il nostro pensiero si è soffermato inevitabilmente sulla suite “We Insist! Freedom Now” composta dal geniale batterista Max Roach e completata dalle parole del poeta, cantante e scrittore afro-americano Oscar Brown Jr.

Il contributo che ha dato questo lavoro ai diritti civili è sintetizzato nel punto esclamativo all’interno del titolo stesso, non più una richiesta ma una volontà che durante gli anni 60 è diventata sempre più pressante e doverosa. Una presa di posizione non più contrattabile né procrastinabile come testimonia la storica copertina della meravigliosa, fondamentale e rivoluzionaria suite.

E sarà proprio lo spirito di Max Roach che caratterizzerà questa edizione. Max Roach è considerato, a pieno titolo, uno degli innovatori più importanti del suo strumento e di conseguenza della musica jazz, una pietra miliare nei confronti della quale ogni musicista ha l’obbligo di confrontarsi.

Max Roach è riuscito a trasformare la batteria da semplice strumento d’accompagnamento in una macchina creativa in grado di suggerire la via da percorrere agli strumenti che fino ad allora avevano caratterizzato la composizione jazzistica. La sua capacità di trasferire lo stile bebop alla batteria ne ha fatto il padre delle moderne percussioni facendole diventare uno strumento di espressione personale.

La sua capacità tecnica, apprezzata da musicisti del calibro di Charlie Parker, Miles Davis, Eric Dolphy e Sonny Rollins fra i tanti, è andata ad unirsi alla consapevolezza politica legata sempre più alla pressante disuguaglianza sociale che purtroppo allora come oggi caratterizza l’organizzazione umana.

Questa edizione sarà connotata oltre che dalle percussioni e la loro evoluzione, anche da una fortissima presenza femminile.

La disuguaglianza passa anche attraverso la discriminazione sessuale e gli abusi fisici e mentali che le donne subiscono a causa di una inesistente superiorità maschile. E’ intenzione degli organizzatori indagare l’estrema potenza creativa delle donne unita anche alla dimensione creatrice. Guarderemo attraverso gli occhi di una figura che unisce dentro di sé infinite esistenze capaci di avvolgere e proteggere l’universo. Non solo creazione di vita ma anche creatrici di visioni artistiche, culturali e sociali. Lo sguardo delle Muse ci aiuterà e ci guiderà attraverso una profondità che riuscirà forse a destabilizzare preconcetti millenari privi di ogni fondamento.

Il festival aprirà il sipario il 31 agosto per un’anteprima nella suggestiva cornice della chiesa di Palmas a San Giovanni Suergiu. Sul palco suonerà il progetto Percussion Evolutions. L’omaggio alle percussioni inizierà con un grande amico della nostra associazione, Hamid Drake, che suonerà con il balafonista Aly Keita ed il cantante e percussionista Boni Gnahorè.

Il giorno successivo, 1 settembre, segna l’inizio ufficiale del festival con una formazione tutta africana. La cantante della Costa d’Avorio Dobet Gnahorè presenta un concerto di melodie e suoni tipicamente africani con una formazione che prevede ancora Hamid Drake, Boni Gnahorè, Aly Keita e Mike Dibo (batteria), Valery Assouan (basso). Si partirà con un caos percussivo che segna quasi la nascita di una Venere Nera fino alla chiusura con due brani dedicati a Nelson Mandela.

Il 2 settembre sul palco della Piazza del Nuraghe avremo due concerti, il primo vede la partecipazione del duo Courvasier-Wollesen ed il secondo è il progetto Lean Left. Sylvie Courvasier è una pianista svizzera di grande rispetto in ambito jazzistico e si presenta con l’eclettico batterista Kenny Wollesen. Insieme svilupperanno un dialogo percussivo fra la melodia ritmica del piano e la potenza musicale della batteria.

Il secondo set sarà tutto di un’ ottima formazione sospesa tra improvvisazione, ritmo, melodia e rumore. Il sax di Ken Vandermark guiderà i due chitarristi Andy Moore e Terry Ex ed il batterista Paal Nilssen-Love.

Il giorno successivo saliranno nuovamente sul palco Hamid Drake ed il balafonista ivoriano Aly Keita per farci immergere in un incontro tra due culture africane ed americane mentre il secondo set sarà affidato a David Virelles (piano), che con Vicente Archer (basso), Romàn Dìaz (percussioni), Eric McPherson (batteria) ci regaleranno la prima esclusiva del festival. Il pianista cubano porta sulla scena La Voce (Mbokò) che rappresenta la parola della divinità tesa fra Africa e Cuba.

Il maestro Joe Chambers sarà protagonista di un solo di piano il giorno 4 settembre primo set che poi lascerà il campo alla formazione che l’anno scorso ci ha regalato uno dei concerti più entusiasmanti della passata edizione. Il Summit Quartet di Gustafson, Vandermark, Luc Ex e Drake si esibiranno in una produzione originale che sarà anche l’occasione per presentare il meraviglioso disco registrato nel 2016 proprio sul palco del nostro festival e prodotto dall’Associazione Culturale Punta Giara.

Il giro di boa è un’altra esclusiva del festival, M’Boom Repercussion. Lo spirito di Max Roach prenderà forma sul palco con una riproposizione di uno dei suoi capolavori. A questo straordinario concerto oltre a Marc Abrams (basso), Pietro Tonolo (sax), Eli Fountain (batteria), Diego Lopez (percussioni) parteciperanno anche Joe Chambers (vibrafono), Ray Mantilla (percussioni) e Warren I. Smith (batteria). Chambers, Mantilla e Smith sono i musicisti originali che accompagnarono Roach nella registrazione del disco. A questa formazione si aggiungerà anche un quartetto d’archi proveniente dal Conservatorio di Cagliari, ad inizio serata in prima assoluta Tiziano Tononi con Susie Ibarra con il progetto Drums, Gongs & Bamboo, un esaltante dialogo tra percussioni.

David Vireless salirà nuovamente sul palco di piazza del nuraghe in un solo di piano ed aprirà la settima giornata della manifestazione introducendoci ad uno spettacolo che si presenta come eccezionale. Shamania di Marilyn Mazur. La Mazur è un’artista poliedrica che ha suonato con Miles Davis e Gil Evans. Per questa occasione ha allestito uno spettacolo di sole donne che ci regaleranno uno dei concerti più attesi di questa edizione.

Il 7 settembre il primo concerto della serata sarà affidato ad un solo di Tyshawn Sorey, un giovane batterista americano che ha collaborato con Zorn, Wadada Leo Smith, Anthony Braxton. Sorey è musicista e compositore con una carriera superlativa.

Il secondo set ci introdurrà in una nuova forma di approccio jazzistico. Infatti il progetto Odd Time di Kassa Overall (batteria), Kool A.D. (voci & dj), Dada Powell (voci) ci porterà attraverso una lettura elettronica della musica. Una lettura che vuole attualizzare un discorso musicale che non è mai finito ovvero la libertà espressiva del jazz contemporaneo.

Kassa Overall ed il suo Trio apriranno il primo set del giorno successivo per poi lasciare spazio al batterista Tyshawn Sorey con una formazione (Corey Smithe al piano e Chris Tordini al basso) che alterna composizione ed improvvisazione.

Ci si avvia alla conclusione del festival e la penultima serata sarà qualcosa di difficile da dimenticare. La Burnt Sugar con i suoi 17 portentosi musicisti ci offrirà una rilettura dell’album Freedom Now! di Max Roach. Il concerto è una produzione originale creata appositamente per questa edizione del festival.

La chiusura della manifestazione, il 10 settembre, vedrà sul palco una giovane formazione italiana, il Liquid Stone Trio. Michele Uccheddu (percussioni), Caterina Genta (cantante, performer), Emanuele Balia (elettronica) ci porteranno in un universo di suoni creati per spingere più in là i confini delle strutture musicali.

Il saluto all’anno prossimo sarà affidato al secondo pirotecnico concerto della Burnt Sugar. Questo gigantesco ensemble si esibirà in una personale rilettura dei grandi successi della musica nera da Hendrix a Prince passando per la Motown ed il jazz. Sarà un omaggio ai 30 anni di carriera dell’orchestra che festeggerà con una produzione originale l’arrivederci al prossimo anno.

Attraverso lo svolgimento del tema riteniamo che ancora una volta il jazz possa e debba affermare la sua valenza sociale divincolandosi dalla superficialità che vorrebbe la musica l’arte solamente come puro intrattenimento per favorire la creazione di un pensiero unico, controllabile ed incapace di scegliere tra ciò che è sopraffazione e ciò che diritto.

Ecco perché anche noi, prendendo spunto dal capolavoro di uno dei musicisti più importanti della storia della musica contemporanea, ci uniamo a quel grido che dice “Noi Insistiamo! Libertà Adesso”.

   

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Il festival Ai Confini tra Sardegna e Jazz compie, con la XXXII edizione, l’ennesimo atto di amore nei confronti del linguaggio musicale contemporaneo e del jazz in particolare, lo fa con intatto vigore e con l’atteggiamento che da sempre ha caratterizzato questa manifestazione: “La curiosità”. Come nelle edizioni precedenti, l’associazione culturale Punta Giara, organizzatrice del festival, è partita dal passato ancora presente per cercare di leggere la contemporaneità della vita di uomini e donne, con l’ambizione di scrivere nuove pagine a valore universale che, partendo dalla nostra isola, possa delineare il futuro attraverso la lente di questa straordinaria forma d’arte.

Nell’ideare, progettare e realizzare la XXXII edizione, dopo lunghe e proficue analisi, la direzione artistica ed i soci dell’Associazione Culturale Punta Giara, partendo dallo stato dei diritti civili che Amnesty International ha pubblicato recentemente, si sono resi conto di come ci si trovi davanti ad un’emergenza umanitaria di proporzioni mondiali.

Dopo le rivoluzioni sociali degli anni ’60, il mondo sembra aver compiuto un passo indietro nei confronti di ciò che parevano diritti acquisiti dell’uomo.

Infatti, come si evidenzia, mai come in quest’ultimo periodo i diritti umani stanno attraversando grandi pericoli. Le violazioni in circa 160 cosiddetti stati democratici intaccano sistematicamente molti dei diritti inalienabili: l’infanzia tradita, le violenze di genere, crimini di guerra, sparizioni forzate, torture e deportazioni di massa ne rappresentano il quadro catastrofico. Nulla avrebbe fatto pensare ad un’involuzione tale rispetto ai diritti acquisiti grazie alle rivoluzioni sociali degli anni ’60, e tutto ciò non ha lasciato insensibili i soci dell’Associazione.

Il pensiero è corso automaticamente a quei paesi che non rientrano nel cosiddetto “Occidente Civilizzato”, invece è sotto gli occhi del mondo di come le ultime elezioni negli Stati Uniti siano state condotte in maniera “discriminatoria, misogina e xenofoba”. In realtà proprio gli Stati Uniti d’America hanno segnato una delle evoluzioni sociali più importanti del millennio da poco passato.

Sembra quasi che un colpo di spugna abbia cancellato il sudore ed il sangue versato da Malcom X, Martin Luther King e da tutti gli afro-americani sacrificati sull’altare della supremazia bianca.

E’ in questo momento che ritorna con prepotenza la necessità di analizzare un caposaldo sia delle lotte per i diritti civili che dell’evoluzione della stessa musica jazz. Il pensiero si è soffermato inevitabilmente sulla suite “We Insist! Freedom Now” composta dal geniale batterista Max Roach e completata dalle parole del poeta, cantante e scrittore afro-americano Oscar Brown Jr.

Il contributo che ha dato questo lavoro ai diritti civili è sintetizzato nel punto esclamativo all’interno del titolo stesso, non più una richiesta ma una volontà che durante gli anni ’60 è diventata sempre più pressante e doverosa. Una presa di posizione non più contrattabile né procrastinabile come testimonia la storica copertina della meravigliosa, fondamentale e rivoluzionaria suite. 

E sarà proprio lo spirito di Max Roach che caratterizzerà questa edizione. Max Roach è considerato, a pieno titolo, uno degli innovatori più importanti del suo strumento e di conseguenza della musica jazz, una pietra miliare nei confronti della quale ogni musicista ha l’obbligo di confrontarsi.

Max Roach è riuscito a trasformare la batteria da semplice strumento d’accompagnamento in una macchina creativa in grado di suggerire la via da percorrere agli strumenti che fino ad allora avevano caratterizzato la composizione jazzistica. La sua capacità di trasferire lo stile bebop alla batteria ne ha fatto il padre delle moderne percussioni facendole diventare uno strumento di espressione personale.

La sua capacità tecnica, apprezzata da musicisti del calibro di Charlie Parker, Miles Davis, Eric Dolphy e Sonny Rollins fra i tanti, è andata ad unirsi alla consapevolezza politica legata sempre più alla pressante disuguaglianza sociale che purtroppo allora come oggi caratterizza l’organizzazione umana.

La XXXII edizione sarà connotata oltre che dalle percussioni e la loro evoluzione, anche da una fortissima presenza femminile.

La disuguaglianza passa anche attraverso la discriminazione sessuale e gli abusi fisici e mentali che le donne subiscono a causa di un’inesistente superiorità maschile. E’ intenzione degli organizzatori indagare l’estrema potenza creativa delle donne unita anche alla dimensione creatrice e guardare attraverso gli occhi di una figura che unisce dentro di sé infinite esistenze capaci di avvolgere e proteggere l’universo. Non solo creazione di vita ma anche creatrici di visioni artistiche, culturali e sociali. Lo sguardo delle Muse aiuterà e guiderà attraverso una profondità che riuscirà forse a destabilizzare preconcetti millenari privi di ogni fondamento.

Attraverso lo svolgimento del tema l’associazione culturale Punta Giara ritiene che, ancora una volta, il jazz possa e debba affermare la sua valenza sociale divincolandosi dalla superficialità che vorrebbe la musica l’arte solamente come puro intrattenimento per favorire la creazione di un pensiero unico, controllabile ed incapace di scegliere tra ciò che è sopraffazione e ciò che è diritto.

Ecco perché gli organizzatori, prendendo spunto dal capolavoro di uno dei musicisti più importanti della storia della musica contemporanea, si uniscono a quel grido che dice “Noi Insistiamo! Libertà Adesso”.

La conferenza stampa di presentazione della XXXII edizione del festival AI CONFINI TRA SARDEGNA E JAZZ è stata fissata per il 7 aprile 2017. Dalla stessa data, tutte le informazioni ed il programma saranno presenti sul sito ufficiale www.santannarresijazz.it . Nella stessa giornata del 7 aprile 2017, alle ore 22.00, è in programma una video-conferenza di presentazione della rassegna con New York, alla presenza dei musicisti che saranno presenti a Sant’Anna Arresi nell’edizione 2017 e con la partecipazione del direttore Greg Tate, che presenterà il progetto “We Insist! Freedom Now”.