22 November, 2024
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Secondo appuntamento per la rassegna “Joyce Lussu – La rivoluzione Possibile“, organizzata da Il Crogiuolo, per la direzione artistica di Rita Atzeri, in paternariato con i comuni di Armungia e Portoscuso. Da Cagliari si passa all’ex Tonnara Su Pranu di Portoscuso che ospiterà venerdì 5 luglio, alle 21.30, “Inventario delle cose certe” – Concerto teatrale per Joyce Lussu, di e con Isabella Carloni, la regia di Marco Baliani, una delle personalità più originali del panorama teatrale contemporaneo, l’esecuzione musicale di Andrea Dulbecco (vibrafono e percussioni), Mirco Ghirardini (clarinetto) e Anna Freschi (violoncello), le musiche originali di Carlo Boccadoro e Filippo Del Corno. Lo spettacolo, prodotto da Rovine Circolari, trae il titolo da un libro di Joyce Lussu. Tra il 1934 e il 1939 Joyce visse in Africa, e di quegli anni raccontò solo con brevi accenni, evocando la natura africana nelle sue poesie, pubblicate nel volume Liriche, edito con il patrocinio e la recensione di Benedetto Croce, alcune incluse oggi proprio nella raccolta “Inventario delle cose certe” (1989).

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Secondo appuntamento per la rassegna “Joyce Lussu – La rivoluzione Possibile”, organizzata da Il Crogiuolo, per la direzione artistica di Rita Atzeri, in paternariato con i comuni di Armungia e Portoscuso, da Cagliari si passa all’ex Tonnara Su Pranu di Portoscuso che ospiterà venerdì 5 luglio, alle 21.30, INVENTARIO DELLE COSE CERTE – Concerto teatrale per Joyce Lussu, di e con Isabella Carloni, la regia di Marco Baliani, una delle personalità più originali del panorama teatrale contemporaneo, l’esecuzione musicale di Andrea Dulbecco (vibrafono e percussioni), Mirco Ghirardini (clarinetto) ed Anna Freschi (violoncello), le musiche originali di Carlo Boccadoro e Filippo Del Corno. Lo spettacolo, prodotto da Rovine Circolari, trae il titolo da un libro di Joyce Lussu. Tra il 1934 e il 1939 Joyce visse in Africa, e di quegli anni raccontò solo con brevi accenni, evocando la natura africana nelle sue poesie, pubblicate nel volume Liriche, edito con il patrocinio e la recensione di Benedetto Croce, alcune incluse oggi proprio nella raccolta “Inventario delle cose certe” (1989).

E “Inventario delle cose certe” è un raffinato omaggio musicale dedicato alla storia e alle idee di una figura eccezionale, moderna e scandalosa, come quella di Joyce Lussu, a poco più di vent’anni dalla scomparsa (a 86 anni, a Roma, nel 1998) di questa grande pasionaria del ‘900 (morì, ribelle come aveva vissuto, con una sigaretta messa tra le mani al posto del rosario).
Un concerto teatrale, dove musica e parola, poesia e pensiero procedono intrecciati, per elaborare un “inventario” che riparta dall’essenziale, per tornare a ciò che è  “certo”, nel cuore e nel linguaggio, perché «sul certo – diceva Joyce Lussu – non possiamo non capirci».

«Due parole risaltano nella ricchezza spesso provocatrice dei suoi scritti, come una richiesta impellente: cercare di costruire un ‘pensiero poetante’, un pensiero semplice, diretto ed efficace, che non rinunci alla bellezza. Questa opera in musica è la nostra risposta artistica e politica a domande essenziali del nostro presente. Parlare di Joyce Lussu significa avvicinarsi alla storia di tutto il ‘900, a una donna non catalogabile, a un turbinio di idee, a una scandalosa e costante provocazione», scrive Isabella Carloni nelle note sullo spettacolo.  

«Raccontarla a teatro ha reso necessario scegliere, ordinare, elaborare l’immenso materia.»

A dare voce a tutto ciò è l’interpretazione di Isabella Carloni. La sua voce, sempre sospesa fra canto e parola, racconta la vita di Joyce, spesa a fianco della dignità e della libertà dei popoli e degli individui, sempre alla ricerca di un pensiero chiaro ed efficace.

Le composizioni originali di Carlo Boccadoro e di Filippo Del Corno, eseguite da alcuni componenti del gruppo “Sentieri Selvaggi” (Andrea Dulbecco, Mirco Ghirardini e Anna Freschi) affidano a voce, clarinetto, violoncello e vibrafono un intreccio continuo sonoro e narrativo, dando un particolare spessore drammaturgico al lavoro: dai suoni rarefatti di un canto eschimese alle note potenti delle scarpette rosse che scuotono ancora i campi di sterminio (“Un paio di scarpette rosse” è il titolo  di una poesia di Joyce Lussu, scritta per non dimenticare la tragedia della Shoah), dalle parole antiche e schiette delle donne incontrate in Sardegna al canto di liberazione dei popoli oppressi.