22 November, 2024
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Ultimo appuntamento, a Carbonia, al Teatro Centrale per la stagione di Danza e Prosa 2021-2022, organizzata dal CEDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivi in Sardegna, ieri 12 marzo con “Il barbiere di Siviglia” di Monica Casadei per Artemis Danza. Lo stesso spettacolo è in programma a Lanusei, Tempio Pausania, Sassari e per concludere, Macomer.

In occasione dei 150 anni della scomparsa del grande compositore Gioachino Rossini, dopo il debutto a Pesaro, calca il palcoscenico una rivisitazione con una chiave di lettura della coreografa Monica Casadei che vede Figaro nelle vesti dell’uomo di successo nel mondo di oggi, che riesce a fare tutto arrivando a soddisfare con ottimismo, vivacità ed intraprendenza, le aspettative di una società che ogni giorno impone nuovi obiettivi da raggiungere.

Coreografie dinamiche e ricche di virtuosismi presentati da artisti dalla spiccata professionalità che, indossando abiti moderni, dell’artista algherese Daniela Usai, e abiti d’epoca originali, hanno saputo sposare la ricchezza e la particolarità del passato con l’originalità del presente dando vita ad un connubio estremamente interessante.

Un “balletto d’azione” nel quale passi, salti e piroette, hanno reso l’atmosfera particolarmente avvincente, capace di calamitare l’attenzione del pubblico presente che ha manifestato la propria approvazione, applaudendo con entusiasmo le performance.

Non solo musiche di Gioachino Rossini, ma anche brani originali di Luca Vianini, note sulle quali i danzatori Michelle Atoe, Samuele Arisci, Jessica D’Angelo, Silvia Di Stazio, Costanza Leporatti, Teresa Morisano, Mattia Molini, Christian Pellino e Salvatore Sciancalepore hanno interpretato, attraverso il movimento del corpo e le espressioni del viso, le parole dei brani rendendo il tutto unico e reale, sino a trasportare lo spettatore in un mondo sospeso tra passato e presente.

Nadia Pische

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Il talento di Figaro, «prototipo dell’uomo di successo nel mondo di oggi», ne “Il Barbiere di Siviglia”, originale creazione della coreografa Monica Casadei per la Compagnia Artemis Danza in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna: l’affascinante e coinvolgente “balletto d’azione” dopo la prima regionale sabato 12 marzo alle 20.45 al Teatro Centrale di Carbonia, sarà in scena domenica 13 marzo alle 21.00 al Teatro “Tonio Dei” di Lanusei, lunedì 14 marzo alle 21.00 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania, martedì 15 marzo alle 21 al Teatro Comunale di Sassari e infine mercoledì 16 marzo alle 21.00 nel Padiglione Tamuli delle ex Caserme Mura di Macomer per la Stagione di Danza 2021-2022. Uno spettacolo di forte impatto visivo e grande suggestione emotiva, che rimanda alla temperie culturale ottocentesca e insieme all’attuale “società liquida”, con i ritmi incalzanti imposti dal mondo del lavoro e dai riti del consumismo e l’incertezza e precarietà delle relazioni: Figaro (ri)diventa il fulcro di una narrazione per quadri, dove più che la trama di una specifica vicenda all’interno della fortunata trilogia teatrale, emerge la personalità di un abile tessitore d’inganni e complicati intrighi, sia pure a buon fine, in grado di dialogare con tutti e a suo agio in ogni ambiente, grazie alla sua bravura nel prevedere e prevenire – e perfino indirizzare – i desideri altrui.

Un omaggio al grande compositore pesarese, autore di immortali capolavori, con lo spettacolo ispirato ad uno dei suoi personaggi più conosciuti e amati, protagonista della celebre opera buffa tratta dall’omonima commedia di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais: “Il Barbiere di Siviglia” nella versione di Monica Casadei – produzione della Compagnia Artemis Danza in collaborazione con AMAT / Associazione Marchigiana Attività Teatrali e Comune di Pesaro, in coproduzione con Italian Festival in Bangkok, Festival Orizzonti e Armonie d’Arte Festival di Borgia, in collaborazione con il Rossini Opera Festival e il Teatro Comunale di Bologna – ha debuttato al Teatro Rossini di Pesaro in occasione dei centocinquant’anni dalla morte dell’artista. Focus sull’intraprendente e impagabile “factotum” – «emblema di chi riesce a soddisfare con efficacia, vivacità e savoir-faire le aspettative di una società che impone ogni giorno di raggiungere i propri obiettivi ottimizzando tempi ed energie» – con l’immaginifica partitura per corpi in movimento sulle note di Gioachino Rossini, con elaborazione musicale e brani originali di Luca Vianini e con gli evocativi costumi firmati dall’artista algherese Daniela Usai (scenografia e disegno luci sono della stessa Monica Casadei). Sotto i riflettori i danzatori Michelle Atoe, Samuele Arisci, Jessica D’Angelo, Silvia Di Stazio, Costanza Leporatti, Teresa Morisano, Mattia Molini, Christian Pellino, Salvatore Sciancalepore rappresentano altrettante “incarnazioni” o proiezioni di questo “eroe moderno”, artefice di piani ingegnosi e protettore degli innamorati, che segue un codice etico e morale del tutto personale, cortese e servizievole, allegro e generoso, non senza una punta di cinismo. Monica Casadei reinventa una figura iconica – che ha radici e modelli nei servitori delle antiche commedie greche e latine, e nell’opera rossiniana diventa indispensabile elemento catalizzatore affinché la storia d’amore tra la bella Rosina e il Conte d’Almaviva, presentatosi sotto mentite spoglie per mettere alla prova il cuore di colei, dopo varie peripezie e a dispetto dei progetti dell’infido tutore si concluda felicemente e i due giovani possano convolare a giuste nozze.

Sul palco “Il Barbiere di Siviglia” in chiave coreutica si traduce in una sorta di gioco di specchi tra «uno, dieci, cento Figaro in azione, determinati, potenti, coraggiosi», donne o uomini senza distinzioni, impegnati in un movimento costante e inarrestabile, rapido e quasi frenetico, tra imprevisti e repentini cambi di direzione: una folla apparentemente caotica, infaticabile, che restituisce la vivacità di una mente sempre pronta a escogitare nuovi stratagemmi per portare a termine le missioni più ardue e a raccogliere nuove sfide, con la certezza di non tradire le aspettative dei vari committenti che accetta di buon grado di servire. Una drammaturgia apparentemente semplice e essenziale, per restituire la complessità e ricchezza di sfaccettature di un “carattere” che assume una valenza universale: un’idea iniziale, un’intuizione, come nucleo di partenza, che si complica nella pluralità dei gesti e nella fisicità peculiare come nelle qualità espressive dei ballerini, per generare l’illusione di un moto perpetuo. «Gli interpreti agiscono con la determinazione, l’energia e il rigore di una squadra speciale: tonici, grintosi e iper-concentrati, la loro danza manipola il tempo e lo spazio senza tregua, tesse e scioglie in continuazione una rete infinita di cambi di direzioni, incroci di traiettorie e intarsi di movimenti» – si legge nelle note di presentazione –. «Quasi seguissero le rotte di affollatissime e rumorose highways, i danzatori si districano con lucidità ed energia marziale, ingranaggi sapienti del folle meccanismo del vivere sociale». La coreografia di Monica Casadei evoca «un’atmosfera sospesa tra un passato-ombra e un presente lampeggiante e frenetico: l’immagine irraggiungibile di un uomo perfetto appare e scompare sotto gli occhi del pubblico per moltiplicarsi nei danzatori e nei loro virtuosismi tecnici».

 

Teatro Centrale Carbonia copia

Sabato 21 marzo, al Teatro Centrale di Carbonia, per la Stagione di Danza curata dall’Associazione Enti locali per lo spettacolo, in collaborazione con il comune di Carbonia, andrà in scena La Traviata, della Compagnia Artemis Danza, per la regia e coreografia di Monica Casadei.

“La Traviata” è il primo capitolo di un coraggioso progetto firmato da Monica Casadei (eclettica coreografa emiliana formatasi fra Italia, Inghilterra, Francia e vari soggiorni in Oriente) dedicato al celebre Maestro Giuseppe Verdi. Lo spettacolo che andrà in scena a Carbonia proporrà una “Traviata” letta dal punto di vista di Violetta. Violetta, appunto, contro tutti. Violetta al centro di una società maschilista espressa da un coro in nero. Violetta moltiplicata in tanti elementi femminili, in tanti spaccati di cuore. Violetta disprezzata, che anela, pur malata, pur cortigiana, a qualcosa di puro. Violetta contro cui si scagliano le regole borghesi espresse dal padre di Alfredo, Giorgio Germont, emblema di una società dalla morale malsana. Una società in cui per certi versi si rispecchia a distanza anche la nostra. Ed ecco Violetta in mezzo ad altre Violette, gonna bianca, gonna della festa, ma anche del dolore, espresso da un assolo danzato di schiena, come emblema della solitudine.