Sabato 12 e domenica 13 ottobre, al Teatro Massimo di Cagliari va in scena “Jukebox Cagliari”, tappa cagliaritana dell’ambizioso progetto di raccolta dei discorsi “Encyclopedie de la parole”.
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Sabato 12 ottobre alle ore 19.00 e domenica 13 ottobre, alle ore 17.00, nell’ambito del festival d’autunno al Teatro Massimo di Cagliari, prodotto da Sardegna Teatro, va in scena “Jukebox Cagliari”, tappa cagliaritana dell’ambizioso progetto di raccolta dei discorsi “Encyclopedie de la parole”.
“Jukebox”, realizzato in collaborazione con l’associazione Spaziomusica e con La Francia in Scena, stagione artistica dell’Institut Français Italia, realizzata su iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, con il sostegno dell’Institut Français, del Ministère de la Culture e della Fondazione Nuovi Mecenati, è un solo realizzato sulla scena da Monica Demuru e intende rappresentare le singolarità delle parole provenienti da un contesto geografico e culturale preciso: «Se abito a Cagliari, quali sono le parole che mi attraversano dalla mattina alla sera?». In ogni città Jukebox compone partitura di 50 documenti tra i quali sono poi gli stessi spettatori a scegliere ogni volta quali parole saranno eseguite dall’interprete. Jukebox mette in gioco la maniera nella quale una comunità si presenta a se stessa. Cosa desideriamo ascoltare della nostra lingua? Della nostra cultura? Quali voci decideremo di ascoltare ad ogni replica? Come risuoneranno le une con le altre?
«Ascoltiamo molte registrazioni – spiega Elise Simonet, direttrice artistica di “Jukebox” -, ci interroghiamo sulla loro qualità formale (ciò che definiamo i fenomeni della parola e colleghiamo alle 19 voci presenti nel nostro sito), la loro pertinenza, le loro caratteristiche e le loro peculiarità nell’ambito della città e del paese. Arriviamo a sceglierne 50, con forme e contesti molto diversi: queste parole comporranno la partitura dello spettacolo. Successivamente, queste registrazioni vengono trascritte per essere riprodotte il più fedelmente possibile dall’attore o dall’attrice che lavorerà con i documenti come fossero partiture musicali.
In un secondo tempo, insieme a Joris Lacoste torniamo nella città ospitante e lavoriamo con attore/attrice e il/la drammaturgo/a alla messa in scena, che consiste nel trovare una modalità performativa per ciascuno dei 50 pezzi. Durante la rappresentazione, gli spettatori ricevono un opuscolo che elenca l’insieme delle partiture con titoli e informazioni. Sono loro a scegliere a turno i documenti che vogliono ascoltare: enunciano il titolo a voce alta e l’interprete li esegue. La performance dura 45 minuti e consente di scegliere una trentina di documenti tra i 50 proposti.»
Come cambia in relazione al contesto?
«Jukebox – conclude Elise Simonet – permette di ascoltare situazioni specifiche ma familiari dei suoi spettatori-abitanti, e agisce attraverso un effetto di ingrandimento sulle formulazioni, gli indirizzi, le melodie, gli accenti, i timbri e altri fenomeni legati al linguaggio. La partitura del pezzo fornisce agli spettatori uno specchio nel quale potranno riconoscersi a vari livelli.»