5 November, 2024
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Cagliari si prepara a vivere, da lunedì 1 maggio, la solennità di Sant’Efisio, martire-guerriero del II secolo, antico protettore della città e della Sardegna. È la festa che, più di ogni altra, rinsalda il legame ultra secolare tra la Cagliari civile e quella religiosa ed è, da 361 anni, occasione di riflessione e memoria sulle origini della comunità cittadina, capace di rinsaldare i suoi legami e, come una sorta di punteggiatura, scandire il racconto e le biografie di quanti vi partecipano, cagliaritani e no.
È il sindaco Massimo Zedda, in veste anche di sindaco metropolitano, a sottolineare in una conferenza stampa svoltasi l’altro ieri che Sant’Efisio è da sempre il momento rappresentativo della comunità cittadina, dunque, una festa che dà una visione di un senso di collettività per tutto il territorio isolano, in particolare per il cagliaritano.
«Rispetto alle passate edizioni – ha precisato Zedda – l’evento si arricchisce di una novità: insieme agli altri comuni continua il percorso per l’infrastrutturazione del Cammino di Sant’Efisio». Sono in corso, infatti, le riunioni operative tra le amministrazioni dei territori coinvolti, la Città metropolitana di Cagliari, la Regione, l’Arciconfraternita del Gonfalone, la Soprintendenza e l’Università: a disposizione ci sono cinque milioni di euro inseriti nel Patto firmato tra la Città metropolitana e il Governo lo scorso mese di novembre. Obiettivo: “renderlo fruibile tutto l’anno” per valorizzare il patrimonio etnografico, culturale, ambientale, storico e archeologico anche attraverso la creazione di “un museo dedicato al  Santo”.
Sulla stessa linea anche l’assessore del Turismo Marzia Cilloccu che ha aperto l’incontro di Palazzo Bacaredda e che insieme al sindaco, ha voluto, nel suo saluto, ringraziare  la Curia, l’Arciconfraternita, i sindaci degli altri comuni, la Regione e «tutte le persone coinvolte nell’organizzazione» per il grande lavoro da loro profuso con l’obiettivo di rendere la Festa sempre più la festa dei cagliaritani e dei sardi, celebrando la memoria e promuovendo il senso di concordia civica.
Testimonianza del legame, che risale al periodo a cavallo tra la prima età moderna e quella dell’antico regime, al 1657 quindi, si ripete annualmente con una cerimonia solenne la Festa di Sant’Efisio, il Pellegrinaggio da Cagliari al luogo del martirio del Santo e i riti di scioglimento del Voto voluto dalla Municipalità di Cagliari, dal momento che secondo la tradizione lo stesso ha più volte salvato la città dalla peste, ma anche da svariate invasioni nemiche.
Ogni 1° di maggio, quindi, i fedeli accompagnano il Santo in questa processione, ripercorrendo il tragitto che giunge dal carcere in cui venne imprigionato al luogo del martirio a Nora (dove morì decapitato nel 303 d.c.), per poi tornare alla sua Chiesa di Stampace, il 4 maggio entro la mezzanotte. La festa che dura quattro giorni, è l’unica che compie un percorso senza soste, se non durante notte. Ma anche l’unica capace di unire gli uomini e le donne di quella che da tanti è stata definita “Isola continente”, per le grandi differenze culturali, sociali ed economiche presenti al suo interno. Sono, infatti, ben 120, circa uno su tre, i Comuni rappresentati alla 361ª Festa di Sant’Efisio, con 89 associazioni di devoti in abito tradizionale.
Inizialmente si trattava solo una piccola processione che accompagnava il Santo a Nora. Vi partecipavano i confratelli e le consorelle, alcuni miliziani, lo storico AlterNos, i fedeli. Dopo la liberazione dalla peste, la popolazione cagliaritana si è sempre più affezionata al martire guerriero, facendo diventare la sua festa un evento civile e religioso. Si sono così pian piano aggiunti i cavalieri, i gruppi in costume provenienti da tutta la Sardegna e i carri, i suonatori, i cori.
E, dunque, quest’anno sfilano migliaia di persone, in rappresentanza anche delle 29 subregioni storiche della Sardegna (Anglona, Arburense, Barbagia di Belvì. Nuoro, Ollolai e Seulo, Barigadu, Baronie, Capidano di Cagliari e Oristano, Gallura, Gerrei, Goceano, Guilcer, Iglesiente, Logudoro, Mandrolisa, Marghine, Marmilla, Meilogu, Montiferru, Ogliastra, Parteolla, Romangia, sarcidano, Sarrabus, Sulcis, Trexenda e infine Turritano). Ad aprire il corteo sono però le 19 di “tracas” antichi carri trainati da buoi, addobbati con i prodotti dei campi, gli utensili della casa e i prodotti tipici della gastronomia sarda, con a bordo 228 tra uomini, donne e bambini, anche loro in abito tradizionale. Seguono i gruppi in costume, circa 3mila  devoti, a piedi, che recitano o cantano le preghiere della tradizione religiosa isolana. Dietro i costumi ci sono 199 cavalieri: quelli “campidanesi” fanno da apripista, seguiti dalle 56 “giacche rosse” dei miliziani, la scorta armata di “Efisio”.
A mezzogiorno, finita la messa, il Santo esce dalla sua chiesetta di Stampace. E dentro un cocchio dorato trainato da una coppia di buoi, accompagnato da un lungo corteo, attraversa le principali strade del centro storico cittadino. L’itinerario parte quindi dalla chiesa e laciata la via Sant’Efisio si snoda attraverso la via Azuni, la piazza Yenne, il corso Vittorio Emanuele II, scende nella via Sassari, percorre il giro della piazza Del Carmine, la via Crispi, la via Angioy, il largo Carlo Felice ed infine la via Roma. A precedere il passaggio del simulacro è la “Guardiania”, corpo scelto dei confratelli a cavallo.
A seguire l’AlterNos. Impersonato dal giovane consigliere comunale Fabrizio Salvatore Marcello, in origine rappresentava il viceré. Oggi fa le veci del sindaco, da cui è stato indicato all’inizio di marzo, per tutti i quattro giorni della festa. In frac vestito è scortato da due “mazzieri” del Comune in livrea del Seicento, con al collo il “Toson d’oro” (onorificenza militare data alla città di Cagliari dall’allora re di Spagna Carlo II nel 1679). A far da colonna sonora le note antiche delle “launeddas”, tipico strumento a fiato sardo.
Giunto in una via Roma infiorata, secondo il rito de “Sa ramadura”, di fronte al Municipio il cocchio del santo viene acclamato dalla gente che ogni anno s’affolla sempre di più. E salutato dalle sirene delle navi in porto attraversa il ponte della Scafa. Fatta una breve tappa a Giorgino, passando per La Maddalena, Su Loi, Sarroch, Frutti D’Oro, raggiunge Villa D’Orri, in cui viene celebrata la messa solenne.
La prima notte la processione si ferma quindi a Sarroch, per poi proseguire a Villa San Pietro e giungere a Nora: è qui, nella chiesetta a ridosso della spiaggia che, il 2 maggio, si celebra la messa. Il giorno successivo, il 3, il simulacro del Santo rimane esposto alla devozione dei fedeli. Lungo tutto il cammino, ovunque si ripetono feste e celebrazioni religiose dove tutti sono invitati, nel segno dell’accoglienza, della convivialità e dell’ospitalità. Il 4 maggio Sant’Efisio riprende la strada di “casa” per far rientro a tarda sera, fra migliaia di persone, fa rientro nella chiesetta stampacina, per stare vicino ai suoi “protetti”. Il simulacro del Santo rimane esposto alla devozione dei fedeli nel cocchio fino al 25 maggio, poi tornerà nella sua nicchia.
«A corollario della Festa – ha spiegato Marzia Cilloccu – il 30 aprile parte il “Festival delle tradizioni”. Fino al 4 maggio la piazza del Carmine e il Municipio di via Roma ospitano la musica, i balli, i canti e le rappresentazioni della Sardegna in cinque serate di incontro e scambio. Primo appuntamento domenica alle 21.00 con il concerto di Cordas et Cannas. Il 1° maggio (in piazza del Carmine alle 18.00), la consegna del “Toson d’Oro di Sant’Efisio”, il premio istituito per la prima volta quest’anno da assegnare a personaggi, enti o istituzioni che hanno legato la loro attività artistica o professionale al Santo». In occasione dell’edizione odierna la commissione interna dell’assessorato al Turismo ha deciso di conferire il riconoscimento al maestro suonatore di launeddas Luigi Lai (già Confratello Onorario) «per aver messo a disposizione della Festa la sua arte che ha reso più solenne per oltre mezzo secolo la Processione».
Sono segni e gesti di estrema semplicità ma di grande significato, attraverso i quali tutta la  la comunità rinnova, come 360 anni fa, il patto di alleanza con il loro santo protettore e si impegnano a celebrarne la memoria nella promozione della concordia civica. Sia per il sindaco Zedda che per l’AlterNos Fabrizio Marcello l’auspicio è che «Sant’Efisio protegga ancora la città e la Sardegna e che interceda per tutti coloro i quali stanno soffrendo, che hanno perso il lavoro o che lo stanno cercando».
Hanno partecipato all’incontro con i giornalisti anche l’assessora regionale al Turismo Barbara Argiolas, don Giulio Madeddu della Diocesi di Cagliari, i rappresentanti delle amministrazioni comunali di Capoterra, Villa San Pietro, Sarroch, Pula. E tra i numerosi rappresentanti dell’esecutivo cagliaritano, anche il presidente dell’Arciconfraternita del Gonfalone Francesco Cacciuto, il 3° Guardiano Fabrizio Pau, il direttore organizzativo Ottavio Nieddu.

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La Confesercenti provinciale di Cagliari ha incontrato il prefetto di Cagliari, Giuliana Perrotta, per affrontare il problema dell’ordine pubblico nella zona del Centro Storico di Cagliari. Nell’ultimo periodo, infatti, si sono verificati una serie di episodi spiacevoli che hanno visto come protagonisti degli extracomunitari algerini che, in buona parte sono stati identificati ed è stato dato loro il decreto di espulsione, ma che ancora purtroppo girano indisturbati per la città.

«Chi sta affrontando con fatica la situazione sono proprio gli operatori commerciali e dei pubblici esercizi presenti nel Centro Storico» sottolinea Emanuele Frongia, vice presidente della Confesercenti provinciale di Cagliari e ristoratore del Corso Vittorio Emanuele «che sono considerati come la prima linea che presidia il territorio e aiuta a dare un senso di sicurezza alla popolazione. Ma spesso le situazioni che ci troviamo a dover affrontare sono davvero complicate, Marina, Piazza Yenne, il Corso Vittorio Emanuele sono le zone più sensibili e gli episodi di violenza si stanno ripetendo sempre più spesso. Inoltre proseguono i problemi con una parte dei residenti dei quartieri storici che invece non si rendono conto che con le attività funzionanti si crea maggior sicurezza per tutti e che gli episodi legati ai disordini nascono quando le attività spesso sono già chiuse e non esiste alcun presidio.»

Giuliana Perrotta si è dimostrata subito sensibile e disponibile ad affrontare i problemi posti dalla nostra categoria, mettendosi a disposizione per prendere tutte le iniziative per le quali la Prefettura è competente e invitando la Confersercenti a farsi promotore di un incontro allargato anche con il Sindaco di Cagliari Massimo Zedda e con il corpo della Polizia Municipale cagliaritana. 

«Il prefetto ci ha invitato a coinvolgere anche gli altri enti e istituzioni che ci possono aiutare a migliorare la videosorveglianza in città – sottolinea Davide Marcello, vice presidente vicario della Confesercenti provinciale -. La Camera di Commercio potrebbe essere un interlocutore valido per trovare le fonti finanziarie necessarie per le installazioni delle videocamere per incrementarle nelle zone nevralgiche della città:»

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«Mentre l’assessore Loi non riesce a spostare neanche due cassonetti per servire viale Sant’Ignazio, in Consiglio comunale martedì si è discusso, con molti errori, della nuova discarica di Macchiareddu e di rifiuti.»

Lo scrivono, in una nota, Riccardo Schirò, esponente del Comitato No Discarica Machiareddu, ed Enrico Lobina, presidente del gruppo Misto in Consiglio comunale ed esponente di Cagliari Città Capitale.

«Se è vero che a breve, a seguito dell’eliminazione delle province, Cagliari avrà il 70% del CACIP, è anche vero che proprio Cagliari non effettua la differenziata adeguatamente, che deve risolvere il problema e lo può fare attraverso un corretto trattamento dei rifiuti. Questo può avvenire se alla base c’è un bando per la raccolta dei rifiuti che prenda in seria considerazione il processo di riciclo, riuso e riutilizzo, seguendo la direttiva europea n. 98 del 2008. Questo significherebbe l’abbassamento delle tasse – aggiungono Scirò e Lobina -. Nel dicembre 2012 il già sindaco Massimo Zedda aveva partecipato ad un dibattito in cui si erano trattati, in termini pratici, i temi del riciclo, riuso e riutilizzo. Si era presentato un modello all’avanguardia nel settore del riciclo. All’epoca il bando per il nuovo servizio di raccolta non era ancora stato presentato. Si potevano inserire obblighi ed incentivi per realizzare un sistema di raccolta focalizzato sulle tre R (riciclo, riuso, riutilizzo). Nulla è stato preso in considerazione.»

«Non vogliamo le discariche in Sardegna, non solo a Cagliari o nella Provincia – sottolineano ancora Schirò e Lobina -. Il problema ambientale è diffuso. Dal 2006 al 2013 vi è stata una riduzione del 15% circa (120.000 tonnellate) del rifiuto che va ad incenerimento: non si capisce perché si devono incrementare i due inceneritori di Tossilo e di Macchiareddu. Il rimedio non consiste solo nel raggiungimento della quota di differenziata del 65%, che è utile esclusivamente ad evitare la sanzione di 500.000 euro. Serve piuttosto mettere al primo posto nella scala di priorità una politica del riciclo, riutilizzo e riuso, come imposto dalla direttiva europea n. 98 del 2008. Quest’ultima indica all’ultimo posto delle priorità le discariche.»

«Non è vero che la nuova discarica di Machiareddu è solo di servizio per l’inceneritore: alle pagine 24 e 38 della relazione generale si prevede che è anche per i rifiuti ordinari. Il rischio è che dal combinato disposto dell’art. 35 dello “Sblocca Italia”, che consente il trasferimento da una regione all’altra dei rifiuti da smaltire e dall’altra l’incremento degli inceneritori (non giustificato in considerazione della riduzione di 120.000 tonnellate all’anno), possa rendere la Sardegna una grande pattumiera da cui il politico miope intravede una fonte di reddito consistente nell’introito derivante dalla produzione di energia generata dall’incenerimento. Spegnere l’inceneritore si può. Zedda ha deciso di appoggiare le politiche, di destra ed antistoriche, di Francesco Pigliaru in tema di rifiuti.

Il comune di Capoterra, venerdì 23 ottobre, all’unanimità ha dato mandato al Sindaco di chiedere al CACIP la revoca del progetto di costruzione della nuova discarica a Macchiareddu. Chiediamo che il sindaco di Cagliari – concludono Schirò e Lobina – segua l’esempio di Capoterra.»

Enrico Lobina