18 July, 2024
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“Cinquanta minuti” per pagare un bollettino alle Poste Centrali di Carbonia… Questi i tempi di attesa di ieri pomeriggio!!! Con sole tre persone davanti è decisamente troppo!

Che il tutto sia da rivedere è ormai un dato di fatto: si può stare dentro un’aula scolastica in 22, tra alunni e docenti, per ben 5 ore, e non si può “sostare” all’ufficio postale a fare la fila se non pochissime persone alla volta. Non si può entrare a prendere il numero, per poi recarsi a fare delle altre commissioni in attesa del proprio turno, se non dopo aver fatto una fila interminabile fuori e…una volta preso il numero…non si può più uscire!

Si può andare al supermercato in “numero congruo” e non ci si può sedere in posta ad attendere il proprio turno!

Alla domanda del perché di queste condizioni di “organizzazione” giunge lesta la risposta da parte di un impiegato…«disposizioni da Roma!!!»

Si è tutti concordi sul fatto che sia necessario contingentare le entrate, data la pressante emergenza creata dal Covid-19, un po’ meno sul fatto che gli utenti debbano essere trattati in questo modo.

Ci si auspica che, chi di dovere, direttamente coinvolto nell’organizzazione del servizio, al momento connotato da caratteri di “ampio disservizio”, faccia qualcosa per migliorare l’offerta e restituire un pochino di “umanità” alla vita quotidiana delle persone, non tutte tecnologicamente in grado di utilizzare l’App.

In attesa del semplicissimo “miracolo”… si continua a stare in fila!!!

Nadia Pische

Nel giorno della Domenica delle Palme dall’interno della Parrocchia di San Ponziano, fin sul sagrato antistante l’ingresso, una voce rassicurante ed ottimista, invitava i fedeli ad avere fiducia, a credere in una nuova rinascita, in una nuova scommessa di vita. Don Cristian Lilliu, parroco dal mese di agosto 2020, accoglie le preghiere dei suoi parrocchiani, invitandoli a pregare per la città sofferente per la mancanza di lavoro, aggravata dalla pandemia che imperversa ormai da più di un anno. Si respira aria di festa e di speranza, nonostante il momento difficile in molti accorrono ad ascoltare la parola del parroco che non poteva giungere a Carbonia in un momento di maggiore bisogno… bisogno di conforto e di coinvolgimento di piccoli, giovani e grandi, all’interno di una comunità che deve risvegliarsi dal torpore in cui ormai da troppo tempo è avvolta. Con la benedizione delle Palme e la distribuzione dell’ostia, si compie un rito sacro che dona luce e speranza a tutti.

Ieri, Santa Pasqua, don Cristian “ha ripetuto il miracolo” e recitato la messa alternando le preghiere alle battute, ai consigli e alle raccomandazioni. Come farebbe un vero padre con i suoi figli ha invitato alla riflessione, all’attenzione verso le vere cose importanti della vita: i valori come il rispetto, l’altruismo, il donarsi agli altri, la condivisione ed il desiderio profondo di pace. Nel rispetto delle regole anti Covid-19, con un buon anticipo sull’inizio della messa, la chiesa si è riempita di fedeli che, con la giusta distanza e con indosso la mascherina, hanno vissuto insieme la gioia della resurrezione, dell’incontro tra Maria e Gesù, per quest’anno contingentato all’interno della casa di Dio. La porta principale si è spalancata ed è arrivata Maria… tre inchini e, lasciata la veste del lutto, la Madre ha potuto incontrare il suo amato figlio. Momento da sempre commovente, ma che nella realtà odierna assume contorni ancora più importanti e forti… come il messaggio d’augurio che don Cristian ha rilasciato poco dopo la funzione delle 10,30 in cui ha ringraziato i presenti per il dono ricevuto e da tutti condiviso: la gioia di vivere insieme l’importante momento dell’incontro tra Madre e Figlio.

Nadia Pische

   

Pasqua ormai è alle porte ma non per tutti sarà occasione di gioia e serenità… per i lavoratori dell’ex Alcoa, oggi Sider Alloys sarà sicuramente una festività sotto tono. Dopo innumerevoli promesse, generate dalle varie forze politiche del territorio, sino ad arrivare a Roma, i tempi continuano ad allungarsi, e ad oggi 24 marzo 2021, i lavoratori non hanno ancora ricevuto la mobilità in deroga. Non meno importante e per questo da sottolineare, è il fatto che per ogni lavoratore si continui a versare l’intero importo, che poi subisce, da parte dell’INPS, ripetute decurtazioni, sino ad arrivare, in alcuni casi, all’esigua somma di 430 euro. Si attendono, quanto prima, risposte in merito alla puntualità dei pagamenti e alla legittima richiesta di ridurre le decurtazioni, azioni che potrebbero ridare dignità ai lavoratori: padri e madri che ripetutamente devono spiegare ai loro figli le difficoltà a procedere nel fare la spesa, nel vestirli, con i pagamenti scolastici e con il saldo delle bollette.

In un numero sempre maggiore di casi il disagio diventa depressione, che a volte sfocia in gesti estremi.

Mano sulla coscienza quindi a chi di dovere, e Pasqua sia festa di rinascita non solo sul calendario cristiano, ma in tutte la case di queste famiglie di lavoratori, che sia Pasqua con tutte le tavole apparecchiate a festa,  che sia Pasqua vera in tutte le case dove ogni bambino possa vedere negli occhi del genitore tornare a brillare la dignità, con la speranza che presto si possa tornare a lavoro…sogno ricorrente e insostituibile di tanti che nella mobilità in deroga vedono una soluzione temporanea e, nel rientro al lavoro, il giusto e dignitoso epilogo.

Con i migliori auguri da parte della redazione a tutte le famiglie dei lavoratori e a chi li aiuterà, vi proponiamo l’intervista realizzata con Renato Tocco che, ai nostri microfoni ha rilasciato una vera e propria richiesta d’aiuto.

Nadia Pische

 

Nuovo, ristretto, asettico, controllato, freddo, essenziale… l’elenco degli aggettivi potrebbe continuare ad allungarsi, ma bastano questi per scatenare in me forti emozioni… descrivo così il Pronto Soccorso dell’ospedale Sirai di Carbonia che ieri pomeriggio, dalle 13.30 alle 20.54, mi ha ospitato in seguito ad un piccolo infortunio sul lavoro. (Pronto soccorso a cui assegno gli stessi aggettivi che assegno alla vita di noi tutti da ormai più di un anno!)

Gentilezza al momento dell’accoglienza, parole di conforto, tampone all’ingresso ed attesa in auto.

Dopo 2 ore primo problema… non certo dipendente da loro… i servizi non ci sono più, ma d’altronde non esiste più neanche la saletta d’attesa, che è diventata per necessità “Covid” una saletta di vestizione che ha inglobato i bagni che erano destinati ai pazienti registrati, in attesa di poter essere valutati e dei pazienti ancora in attesa di triage. Gli unici bagni, tra l’altro sempre puliti e riforniti di tutto, si trovano all’ingresso del nosocomio dove, per arrivarci dal P.S., bisogna passare dalla strada che prima portava al vecchio ingresso… il disagio potrebbe essere ovviato facendo passare il paziente dalla porta antipanico posta ad un passo dal P.S. che in 2 minuti permette di raggiungere il bagno.

Perché chi di dovere non lavora a questa soluzione? Aspettiamo risposte…

Raggiungo i servizi con non poca fatica, continuo a convivere col dolore alla mano che però nel frattempo è aumentato, mi riaffaccio in P.S. e chiedo numi ma scopro che, nonostante sia pomeriggio inoltrato, all’ingresso c’è ancora il signore con cui avevo precedentemente scambiato poche parole… è accomodato su una sedia a rotelle ed aspetta come un “paziente tanto paziente”.

Sente che chiedo alla guardia se c’è la macchinetta per prendere qualcosa da bere o da mangiare… ma registro un’ulteriore sparizione! Eppure si poteva mettere, io che giro ospedali in realtà come Iglesias e Cagliari le vedo…perché non poterne avere una anche nel P.S. del Sirai?

Non si capisce ed attendiamo risposte…

Il tempo passa, il signore mi offre un suo panino ed io colpita per la sua sensibilità “rifiuto e vado avanti”, regole anticovid ormai radicate in me non mi permettono di accettare. Fortunatamente, tra gimkane di ambulanze e pazienti “più aventi diritto di me”, sento chiamare il mio cognome… evviva tocca a me! Registrazione di routine e piccolo passo avanti, all’interno del P.S. mi accomodo su una sedia lontana da tutti…sono letteralmente intirizzita dal freddo… Non esiste riscaldamento e non capisco come mai… ok, regole anticovid, ma negli altri ospedali del territorio non esiste questo problema, gli impianti di riscaldamento sono accesi…

Non si capisce ed attendiamo risposte…

Mi guardo intorno, in tutto siamo circa una dozzina di “ospiti” tra “inquilini” in astanteria e “parcheggiati” nell’andito. Tutti distanti… incombe il terrore… il Covid è nell’aria ma ci si potrebbe rilassare…”siamo tutti tamponati e negativi” sennò non potremmo essere lì!

Non si parla, ci si osserva attraverso la mascherina, le storie dei pazienti le capisci ugualmente, cogli la loro preoccupazione, la solitudine, la stanchezza, il disorientamento, non tutti sono autosufficienti, alcuni si lamentano e chiedono se possono avere a fianco un loro parente… La tristezza è palese ma per fortuna ci sono “loro”! Bardati per l’occasione, nascosti dietro mascherine e guanti, stanchi e provati da questa pandemia che come una spada di Damocle pende sulla testa di tutti indistintamente da ruoli o caste sociali di appartenenza. Vanno e vengono, è un via vai continuo che li mette a dura prova ma… neanche per un attimo perdono la pazienza, al contrario rassicurano, cercano di calmare, rispondono alle domande, fanno “le battute”, fanno sorridere, ascoltano e continuano a dire «stia tranquillo ancora un pochino e rientrerà a casa»… venerdì sera in un paio d’ore lo hanno detto ininterrottamente ogni 5 minuti ad esempio alla nonnetta che chiede se i suoi figli sono stati avvisati che lei è lì, sola e dolorante…

Intorno alle 17.00, mi accompagnano a fare la lastra e noto subito che non tutte le carrozzine sono elettriche… alcune vanno spinte e non è certo semplice, tenuto conto della “salitina” presente al P.S. e neanche tutti i letti lo sono… per ovviare «si potrebbero iscrivere gli operatori gratuitamente in palestra» ma… forse sarebbe più semplice attrezzare l’importantissimo centro “smistamento infortunati e malati”, alias Pronto Soccorso, di carrozzine e lettini più consoni alla situazione.

In Radiologia si respira lo stesso clima sereno, la stessa pulizia, la stessa attenzione e disponibilità precedentemente descritta, così come la professionalità e tutto il resto si distinguono anche in Traumatologia.

La mia avventura iniziata alle 13.30 si conclude intorno alle 21.00! Dopo ben 7 ore e mezza…

Esco con un “palmarino” al braccio sinistro per una frattura al metacarpo 1 dito mano sinistra… il dolore è momentaneamente attenuato da una flebo di antidolorifici.

Ciò che però non si attenua in me è la necessità di raccontare di una categoria di lavoratori che “si adoperano senza sosta” ormai da più di un anno, lavoratori che colpa di questa pandemia hanno e continuano a rischiare di ammalarsi, senza contare che ad alcuni è anche successo ed ancora risentono delle conseguenze fisiche e psicologiche, una categoria di lavoratori che spesso ha dovuto mettere le distanze con i propri familiari per evitare rischi di contagio…

Ci tengo a precisare, perché immagino che qualcuno leggendo l’articolo possa pensarlo, che non conoscevo nessuno degli operatori incontrati tra oss, infermieri e medici (se non un solo infermiere ed un medico incontrati in uscita) e che loro non conoscevano me e la mia passione come giornalista svolta come seconda attività lavorativa, pertanto, il loro lavoro non è in alcun modo influenzato dalla mia presenza ed il mio racconto è schietto e sincero in ogni sua parte.

Perché nasce?

Nasce con l’obiettivo ben preciso, “in primis” di ringraziare tutte le figure professionali che ieri ho visto all’opera ed in secondo luogo avere risposte «da chi ha il dovere di darle» e magari con un po’ di umiltà «si concentri ad ascoltare chi l’ospedale lo vive come paziente»

Auspico una collaborazione tra cittadini che suggeriscano soluzioni intelligenti e figure autorevoli che nell’ATS possano soddisfare “i diritti del malato”, una sorta di tavolo di lavoro, perché non possiamo permettere che il nostro territorio continui a “piangere lacrime di sangue” in un momento di vita davvero complicato per tutti.

Perché non possiamo permettere che il nostro territorio perda le eccellenze presenti al Sirai…

Aiutateci a salvare il “nostro ospedale”!

Colgo l’occasione per ricordare alcuni annosi problemi legati all’ospedale Sirai ed ancora in cerca di soluzioni definitive che prendano il posto dei “tamponamenti occasionali”!

Emodinamica: quante vite sono state salvate dallo staff del reparto di Emodinamica che soffre di una contrazione oraria che da h 24 è diventato 8/16 in settimana corta “in seguito alla mancanza di personale”, ormai da oltre quattro anni (29 novembre 2016),  uno dei fiori all’occhiello del nosocomio Sirai

Pronto Soccorso: mancanza di personale, organizzazione pazzesca di turni che addirittura vedono il primario fare il turno di notte.

Dialisi: terapia notturna a rischio (temporaneamente salvata con una proroga fino al 30 giugno 2021) per penuria personale.

Ortopedia: mancanza di personale e flussi continui di pazienti

E sono solo alcuni esempi!!!

Ecco, alla luce di questi fatti…

I cittadini, tutti e di loro mi faccio portavoce perché continuamente depositaria di esperienze sanitarie, chiedono a gran voce che, “chi può”, faccia qualcosa di concreto, che si esponga, che si dia da fare affinché almeno la Sanità possa dar tregua alle sofferenze di un territorio devastato economicamente, con famiglie allo stremo, con tassi di disoccupazione sempre in crescita e con livelli di depressione preoccupanti.

Certa di aver analizzato i fatti esposti in maniera obiettiva, attendo risposte, in quanto solo collaborazione e sinergia possono essere la carta vincente per VIVERE e non SOPRAVVIVERE!!!

Grazie per l’attenzione

Nadia Pische

Carbonia, 20 marzo 2021

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Sin da piccolo, Maurizio si divertiva a giocare con le costruzioni ma… col tempo, divenne adolescente e le mise da parte, per iniziare a giocare a calcio sino a quando, giorno dopo giorno, passarono diversi anni e divenne un uomo… un agente di commercio. Quando ormai la sua esistenza sembrava volta all’abbandono del gioco per una vita “seria”, ritrova un vecchio fustino di detersivo pieno di piccoli mattoncini. Il viso gli si illumina e dall’uomo “salta fuori” il bambino che c’è in lui… E’ ormai da tre anni che Maurizio Lampis ha ripreso a giocare con le costruzioni… solo che stavolta lo fa seriamente. Nell’intervista che segue sentirete sino a che punto…
Nadia Pische

 

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È una splendida giornata di sole, nell’aria si sente il profumo della primavera, che regala serenità. Appena varca le porte del suo ufficio-magazzino però Alessia Littarru viene avvolta da un senso di nostalgia. È ormai da ottobre 2020 che non si sentono le voci dei suoi collaboratori che felici si adoperano per organizzare un evento. Si guarda intorno: le sedie sono vuote… le scrivanie perfettamente in ordine. I manifesti degli innumerevoli eventi (un centinaio circa dal 2015 ad ottobre 2020) in Sardegna ed oltremare sono lì ad abbellire le pareti di ricordi. Oltre l’ufficio, banner arrotolati in uno scaffale, cavi, prolunghe, pedane, la grande slitta di Babbo Natale smontata. Ma dopo un attimo di tristezza, Alessia reagisce, scaccia la malinconia ed incomincia a raccontare ai nostri microfoni quel che insieme ai suoi collaboratori sta progettando in attesa di riportare in vita i format a cui c’eravamo abituati, format che ci facevano vivere mille emozioni, che ci allietavano le pupille gustative, che ci facevano stare in mezzo alla gente e che davano sollievo dal punto di vista economico a tante, tantissime famiglie di fioristi, come ha spiegato la stessa Alessia Littarru in qualità di organizzatrice di eventi in Sardegna nell’intervista che segue.
Nadia Pische

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Calcio…che bella parola! Pensarla e sognare è praticamente un tutt’uno. Il calcio è, nel mondo, lo sport più conosciuto e praticato, sia a livello amatoriale, sia professionistico. Sin da piccoli, tutti abbiamo dato “un calcio ad un pallone” ed anche “da grandi” se ci capita, passando in una piazza dove dei bimbi giocano a palla, non disdegniamo un passaggio ad un pallone che ci capita “tra i piedi”. Chi non ha mai desiderato diventare un campione, indossare la maglia della squadra del cuore o ancora chi non ha mai compilato l’album delle figurine dei calciatori. Che dire poi delle partitelle tra amici sotto casa, in spiaggia o alla ricreazione…chi non si è mai divertito così! Ma il calcio non è solo mero divertimento o, come alcuni credono “correre dietro ad un pallone”, il calcio è anche bandiera di valori importanti come il rispetto per l’altro e per le regole, la lealtà, la correttezza, l’impegno, la tenacia, il coraggio, la caparbietà, lo spirito di sacrificio, la forza del gruppo…il senso d’appartenenza! Per questo lavorano l’allenatore e tutto lo staff…per formare giovani calciatori facendoli crescere professionalmente, individualmente ed umanamente, dando loro valori sociali che eliminino qualunque forma di discriminazione, valori che imprimano l’importanza di fare gruppo, di creare quella complicità che porta, pian piano, a costruire una sinergia sempre più forte, dove anche le parole diventano superflue. E sicuramente hanno iniziato così anche i “nostri ragazzi”: partitelle tra amici, prima scuola calcio, prime partite importanti, sino ad arrivare ad oggi che militano in serie D.

Ovviamente, vi starete chiedendo di chi, in particolare, si sta parlando…un attimo e sarete accontentati! Il riferimento va alla rosa del “Carbonia Calcio” che, in questa stagione, porta il nome della città mineraria “in giro per mezza Italia”, facendone lustro e mostrando una faccia della città che, seppur tristemente segnata dalla crisi economica e dalla mancanza di lavoro, cerca di fare del suo meglio per regalare sogni e speranza in un futuro migliore. E, nonostante la pandemia e tutte le difficoltà che ne derivano, i ragazzi e l’intero staff, stanno veramente “brillando”, sino ad arrivare, con le ultime partite giocate e vinte con il Lanusei a Santadi (2 a 1) ed il Gladiator a Santa Maria Capua Vetere (4 a 2), a raggiungere il quarto posto, con ben 33 punti in 20 partite disputate.

Grande lavoro, grande gioia, grande soddisfazione ma anche tanti, tantissimi sacrifici ed un rammarico che più si va avanti, più cresce, che avanza di pari passo con il successo, legato ad una mancanza importante che il Mister della squadra, Marco Mariotti, sintetizza in una frase semplice ma incisiva: «Manca l’odore dell’erba del prato di casa», alla quale subito dopo aggiunge: «La palestra dove allenarsi, gli spogliatoi ed il proprio stipetto, il luogo sicuro dove prepararsi, dove potersi rifugiare per trovare la concentrazione e lo spirito giusto per entrare in partita». Dal mese di ottobre 2020, infatti, la squadra biancoblù, per via di un vecchio contenzioso con il comune di Carbonia, non si allena e non disputa più le partite in casa, nello stadio “Carlo Zoboli” della propria città, nel quale sono state scritte pagine gloriose ed incancellabili di oltre 80 anni di vita calcistica. Orfana di tutto questo, la squadra ne risente non poco, e si trova nella condizione di dover giocare “quasi in trasferta” per l’intero campionato, condizione complicata vieppiù dall’obbligo di giocare a porte chiuse. A “tamponare” l’incresciosa situazione, dopo aver “sudato” alcune volte presso lo stadio comunale di Villamassargia, Siliqua e Giba, è sopraggiunta l’ospitalità trovata nel campo Is Collus di Santadi, comune del Sulcis a circa 25 km da Carbonia, alla cui Amministrazione comunale si devono sentiti ringraziamenti per la sensibilità mostrata e l’attenzione riservata nei confronti della squadra del Carbonia Calcio. Un campo che presenta però delle difficoltà che penalizzano le prestazioni dei calciatori sotto diversi punti di vista: tecnico, tattico, atletico e, soprattutto, psicologico.

«Non esiste, infatti, alcun dubbio sul fatto che, giocare o fare una qualsiasi attività fisica, su un terreno “pesante”, bagnato e difficile da drenare, esponga a rischi di maggior affaticamento muscolare, così come un terreno parecchio irregolare, difficile da rullare proprio perché pesante, esponga a maggiori rischi di danni articolari, derivanti da appoggi incerti e più difficili da gestire da un punto di vista propriocettivo». A dimostrazione e conferma delle parole del mister Marco Mariotti, arrivano quelle del fisioterapista Christian Lai, che si unisce al coro di voci di tutto lo staff e della squadra al completo, nel ringraziare l’Amministrazione comunale di Santadi che ha offerto l’opportunità alla giovane e fiorente rosa della città mineraria, di poter proseguire il cammino sportivo verso vette sempre più alte.

Come fare ad ovviare a tutto questo e riportare la squadra “a casa”? Ma, soprattutto, cosa è stato fatto per evitare questa situazione che «allenamento dopo allenamento…partita dopo partita» diventa sempre più pesante? Lo abbiamo chiesto all’assessore dello Sport del comune di Carbonia, Valerio Piria, che si è dimostrato molto disponibile al dialogo, in quanto anche lui rammaricato dal fatto che la squadra della sua città di residenza, dove è nato e vissuto, dove ha uno studio professionale, dove è spesso presente per ragioni affettive e di lavoro, oltre che di impegno presso il Comune, non possa compiere il suo percorso sportivo nel calcio di calcio di appartenenza: lo stadio “Carlo Zoboli”. L’assessore racconta, menzionando date e documenti specifici, il suo impegno finalizzato a risolvere la diatriba con la società Carbonia Calcio. In uno dei documenti, datato 3 settembre 2020, indirizzato al coordinatore del Dipartimento Interregionale F.I.G.C., si legge la richiesta di avvio in deroga delle gare del campionato di serie D 2020/2021 presso il campo sportivo comunale “Carlo Zoboli” di Carbonia. Al suo interno si fa riferimento ad un verbale datato 13 luglio 2020, dove viene espressa la volontà dell’Amministrazione comunale ad effettuare la messa in opera dei lavori per l’omologazione della struttura per il campionato di serie D. Ancora in un altro documento datato 3 dicembre 2020, indirizzato all’assessore regionale dei Beni culturali, informazione, spettacolo e sport dott. Andrea Biancareddu, nonché al dott. Renato Serra, direttore generale dei Beni culturali, informazione, spettacolo e sport, la richiesta di finanziamento per manutenzione straordinaria dell’impianto sportivo sito in via Stazione, a Carbonia. E l’elenco degli atti amministrativi posti in essere per far sì che la squadra del Carbonia Calcio possa ritornare a “sudare” respirando l’odore dell’erba del prato del campo della propria città, continua, così come continua l’impegno dell’Amministrazione comunale di Carbonia nel cercare di risolvere quanto prima il problema. Documenti nei quali, più volte, viene evidenziato l’elogio per i prestigiosi risultati della squadra. A questo proposito, lo stesso assessore, orgoglioso del loro operato, dichiara di non essere disposto a “lasciare la palla” ma al contrario, insieme all’Amministrazione comunale, continuerà a cercare una soluzione.

Allo stesso modo, il presidente del Carbonia Calcio, Stefano Canu, a nome di tutto il team tecnico e dirigenziale, nonché di tutta la squadra, chiede all’Amministrazione comunale delle risposte, di capire quale possa essere la strada da percorrere per risolvere la situazione e riportare la squadra ad allenarsi e a disputare le partite «calpestando l’erba del campo di casa». Le risposte, società e squadra, le attendono dal mese di novembre 2020, momento in cui si sono interrotti i contatti, ripresi proprio in questi giorni. La proposta da parte del Carbonia Calcio consiste nel mettersi pagatore dei debiti contratti dalla vecchia dirigenza e degli insoluti sopraggiunti successivamente, non in un’unica soluzione, perché pur volendo sarebbe impossibilitata a farlo, ma impegnandosi ad onorare il debito ratealmente, sino alla sua completa estinzione. La speranza è che le interlocuzioni prendano finalmente la piega giusta e che, nel minor tempo possibile, la squadra possa “tornare a casa”. «Un grande ringraziamentosottolinea il presidente del Carbonia Calcio -, va alle Amministrazioni comunali di Villamassargia, Siliqua e Giba che ci hanno ospitato nei loro campi sportivi, in quanto senza di loro, il tutto sarebbe stato veramente ingestibile. Ancor più all’Amministrazione comunale di Santadi che ci accoglie ormai dal 7 gennaio 2021, permettendoci così di poterci allenare ed ospitare le squadre avversarie. Ora però è tempo di tornare allo stadio “Carlo Zoboli”, il nostro stadio, lo stadio della nostra città, dove è giusto che i nostri ragazzi vivano i loro momenti sportivi in serenità ed armonia, lo stadio sito a Carbonia…la città in cui loro risiedono, alla quale stanno regalando un sogno, con impegno e dedizione.»

La risposta arriva puntuale e precisa da parte della sindaca di Carbonia, Paola Massidda, che su nostra esplicita richiesta, ha delineato il percorso fattibile per la risoluzione dell’annoso problema. La società del Carbonia calcio dovrebbe inviare una proposta scritta in cui si impegna ad onorare il debito maturato nel corso degli anni, un’offerta supportata da una polizza fideiussoria che manifesti una seria volontà riscontrabile. Un piano di rientro rateizzato, che consenta alla società di riaprire in tempi brevi la porta di “casa”. A quel punto, una soluzione politica, con un’assunzione della responsabilità da parte di tutto il Consiglio comunale, consentirebbe di bypassare l’avvallo da parte dei dirigenti. Il Consiglio comunale varerebbe una norma legale riferita al caso concreto e specifico di cui si discute, trasparente e funzionale. Si passerebbe poi, in un secondo momento, ad un ulteriore accordo per la gestione dell’impianto sportivo che potrebbe anche essere condivisa con il Comune stesso. Esiste una forte volontà da parte dell’Amministrazione comunale di riportare la squadra, oggi 1 marzo 2021 quarta in classifica con 33 punti, ad allenarsi e disputare le partite in casa. Partite a cui la stessa prima cittadina avrebbe un immenso piacere di assistere, in quanto orgogliosa del percorso che stanno portando avanti ragazzi e staff, ma impossibilitata a risolvere una situazione senza “stare dentro” alla legalità. Ci si auspica, pertanto, che a breve possa esserci un tavolo tecnico, nel quale le parti in causa possano arrivare ad un accordo in grado di rendere merito agli addetti ai lavori, facendo tornare l’armonia e la collaborazione, in una città che merita di essere nominata per una cosa bella come lo sport, portatore di valori, in un tempo in cui, purtroppo, se ne contano sempre meno. In conclusione, una battuta della sindaca: «Aiutatemi ad aiutarvi!»

E, a proposito di aiuto, sarebbe bene, viste le difficoltà della società Carbonia Calcio e la proibizione di andare allo stadio per via dell’emergenza sanitaria determinata dalla pandemia, con conseguente mancanza di incassi da ormai quattro mesi, che tutta la città, con un piccolo contributo personale, si stringesse intorno alla squadra ed alla società, che sono impegnate a dare forma alla cornice di un sogno che, giorno dopo giorno, assume sempre più connotati reali che fanno volare in alto il nome della nostra città. Una città di gente umile, lavoratori, disoccupati, famiglie bisognose, persone in difficoltà…una città che deve riscattarsi ed ora ha l’occasione per farlo a portata di mano.

Infine, un augurio alla squadra: «Forza Carbonia, continua a farci sognare!!!»

Nadia Pische

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Mercoledì 30 dicembre, in una cornice completamente diversa da quella usuale, si è svolta la quattordicesima edizione della manifestazione “Il Sulcis Iglesiente espone”, organizzata dal Consorzio Fieristico Sulcitano. La scelta è nata dall’emergenza sanitaria che stringe in una morsa, da ormai un anno, tutto il mondo, facendo vivere una pandemia che non si vedeva da un secolo.

L’evento, infatti, si è svolto al Teatro Centrale di Carbonia in diretta streaming su Sardegna Live, con un elegante e simpatico presentatore, Giuliano Marongiu, che ha condotto in maniera egregia l’evento, nel quale arte e spettacolo si sono fusi per allietare un pubblico che da casa ha potuto vedere le eccellenze di alcuni artisti nonché artigiani della nostra amata isola. Al suo fianco, nella presentazione di alcuni artisti espositori, sono intervenute tre splendide bellezze sarde: Luccia Asole, Francesca Ruiu e Cristiana Solinas che hanno indossato abiti e gioielli creati dalle stiliste e dagli artisti presenti con le loro creazioni… L’Atelier Anthea di Maria Antonietta Sorgia di Carbonia, con i suoi abiti da sposa e da cerimonia; l’Atelier di Marinella Staico, modellista sartoriale di Assemini; sempre da Assemini Doriana Usai, con le sue ceramiche artistiche e tradizionali; Anna D’Arte di Anna Catalano, orafa filigranista da Assemini; Sa Sabattera di Aurora Angius, Antica calzoleria di Isili; la Bottega Antica di Paolo Pittiu di Serdiana; L’Isola Del Ricamo di Paola Garau, Arte del ricamo e del cucito di Decimomannu; La Bottega Dell’Intreccio, cestini artigianali da Bonarcado.

Grande varietà di artisti che sul palco si sono esibiti con diverse performance: la cantante Maria Giovanna Cherchi, con la sua splendida voce, ha interpretato brani della musica popolare sarda; Luca Tilocca che con voce intensa e profonda, accompagnandosi con la chitarra, ha cantato “pezzi di vita vissuta”; Roberto Tangianu, con la magica musica delle sue launeddas; Giuseppe Masia, con la sua travolgente comicità, attenta ai temi socioculturali del momento, non ha trascurato di “cantare” pandemia e coronavirus.

Lo stesso Giuliano Marongiu si è esibito in coinvolgenti duetti con la bravissima Laura Spano che ha anche interpretato dei brani come solista. Insieme, hanno animato il palco con una complicità unica e speciale.

Luci e musica hanno ulteriormente messo in luce gli abiti e gli accessori indossati dalle artiste che hanno particolarmente gradito indossare vista la bellezza e la particolarità dei capolavori artistici.

Sul palco sono poi intervenuti Doriana Usai, una delle artigiane che ha esposto e che per la serata ha curato il coordinamento artistico; il presidente del Consorzio Fieristico Sulcitano Mauro De Sanctis, particolarmente soddisfatto della riuscita dello spettacolo, seguito in diretta streaming da migliaia di spettatori; l’assessora dello spettacolo del comune di Carbonia, Sabrina Sabiu,che si è complimentata per la riuscita della serata.

I saluti finali sono stati dedicati all’auspicio che la prossima edizione prevista per giugno 2021 si possa organizzare in presenza.

L’evento si è svolto nel rispetto di tutte le norme anti covid.

Nadia Pische

                                                                                                                                                  

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Il servizio di dialisi notturna del Sirai di Carbonia sembra destinato alla definitiva soppressione. La notizia, divenuta di dominio pubblico due giorni fa, con una forte presa di posizione del consigliere regionale del Partito Sardo d’Azione Fabio Usai, ha scatenato una durissima reazione dei pazienti che ieri sera hanno manifestato nel corridoio d’ingresso del reparto, dove hanno ricevuto la visita del responsabile facente funzioni del Servizio, il dottor Raffaele Pistis, al quale hanno esternato la loro fortissima contrarietà al Piano che sarebbe stato predisposto dai vertici aziendali per fare fronte alla carenza di personale. Al dirigente medico è stato chiesto di farsi interprete nei confronti della dirigenza aziendale dell’importanza del Servizio, autentico fiore all’occhiello dell’Ospedale Sirai e dell’intera ASSL, dal momento che una sua soppressione, avrebbe ripercussioni pesantissime per diversi pazienti. Il dottor Raffaele Pistis ha assicurato che avrebbe predisposto una relazione dettagliata su quanto è emerso nel corso dell’incontro e sulle legittime rivendicazioni dei pazienti, sottolineando che, comunque, le decisioni finali sono in capo ai vertici dell’Azienda.

I pazienti presenti, molti dei quali sono in dialisi da alcuni decenni, hanno esternato forti perplessità al dottor Raffaele Pistis e stamane alcuni di loro hanno annunciato di aver avuto notizia che la decisione della soppressione del servizio di dialisi notturna sarebbe stata già presa, in quanto sarebbero stati già predisposti i turni delle sedute dei pazienti a partire dal 10 gennaio e quelli che si sottoponevano alle sedute di dialisi nel corso della notte, sarebbero stati spostati nei turni diurni.

Fotografie di Nadia Pische

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Proseguono, a Carbonia, le mostre d’arte presso il Circolo Soci Euralcoop. Dal 9 al 23 ottobre con proroga sino al domenica 25 ottobre, si sono potute ammirare le opere del pittore Lorenzo Cuccuru. La mostra intitolata “Caras e Caratzas”, visi e maschere, è stata inaugurata il 9 ottobre ed è stata visitabile tutte le sere, dal lunedì al sabato.

Nativo di Pozzomaggiore, piccolo paese in provincia di Sassari, Lorenzo risiede ormai da tanto tempo a Carbonia. Tante sono le passioni che lo animano ma due in particolare occupano gran parte del suo tempo: la pittura e l’amore smisurato per la sua Sardegna.

Sin da piccolo, ogni superficie attirava la sua attenzione per essere disegnata. Sino al 1970 i suoi “strumenti” sono stati matite, penne ed inchiostro di china, poi su consiglio di un amico, si è inoltrato nel fantastico mondo dei colori, sperimentando ed intraprendendo, come autodidatta, sempre nuove sfide. I tre anni successivi gli hanno regalato numerose soddisfazioni attraverso mostre e concorsi locali e nazionali. Il suo amore per la Sardegna lo ha poi portato lontano da casa, per attraversare questa terra e studiare da vicino usi, costumi e tradizioni culturali.

Tra le sue tele spiccano cavalli, ardie, figure fantastiche legate alla tradizione popolare sarda e raccolte nel libro “Contos de foghile”,che ha avuto modo di presentare in diverse scuole, per non far dimenticare importanti tradizioni popolari sarde. In un altro suo libro, intitolato “Carresecare”, sono raccolte 50 tavole sui riti del carnevale sardo.

Lorenzo si definisce un “pittore ricercatore” che riscopre e valorizza particolarità culturali del passato che rischierebbero di essere dimenticate.

La sua sardità è molto pronunciata nelle opere ricche di espressione, immagini che parlano, raccontano.

Nella mostra “Caras e Caratzas”, visi di donne dagli sguardi vivi, capaci di comunicare stati d’animo, primi piani di donne in costume sardo di varie zone e maschere carnevalesche tipiche sarde, fanno bella mostra, catturando l’occhio dell’osservatore più attento, per la capacità di procurare emozioni forti, tali da riportare il fruitore indietro nel tempo.

Nadia Pische