18 July, 2024
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Domenica 18 ottobre, nella chiesa di San Giovanni Battista, a San Giovanni Suergiu, don Tonino Bellu ha avuto il piacere di benedire la signora Antioca Serafini, recatasi in chiesa insieme a parenti ed amici, in occasione del suo centesimo compleanno.

Presente anche la sindaca Elvira Usai che ha colto l’occasione per donarle una targa da parte dell’Amministrazione comunale, omaggiandola anche di una rosa bianca. Un dono anche da parte anche della comunità ecclesiastica, con una dedica speciale, un quadro con la Madonna e Gesù Bambino, in rilievo, simbolo della maternità.

Una nonna arzilla ed ancora lucida, simpatica, sorridente e dallo sguardo dolcissimo, che ha salutato tutti con affetto, posando per innumerevoli foto e qualche filmato ricordo di una giornata importante.

Nata il 18 ottobre 1920, Antioca, si sposò con Giovanni Lindiri, nato il 18 novembre 1917, venuto a mancare il 24 aprile 2002, all’età di 84 anni. Ha avuto due figli: Anna Paola, nata nel 1958, e Virginio, nato nel 1946 e venuto a mancare nel 1983, all’età di 37 anni. Quattro i nipoti: Fabio e Mauro Collu, Francesca e Gianluca Lindiri. Due i pronipoti: Nicolò e Mattia Collu.

Una vita fatta di sacrifici, vissuta in campagna a lavorare la terra, tanta fatica che però non le ha mai tolto il sorriso che ancora oggi conserva e regala a chi le vuole bene. Sana, ci tiene a precisare che non prende medicine se non «mezza pastiglietta per la pressione», senza pretese, intervistata racconta...«mangio quello che c’è»!

Sorride, dichiarando ancora una volta di non essere «neanche troppo stanca», «sto invecchiando, ma sto bene in salute e questo mi basta».

Un grande esempio di donna forte, curata e coccolata dalla sua famiglia, nel concludere l’intervista, preoccupata di non essere in ordine chiede di «aggiustarle il fazzoletto». Sorride agli applausi, ai brindisi e agli auguri e non perde occasione, per ringraziare dispensando amabili sorrisi.

Lunga vita nonna Antioca!

Nadia Pische

                           

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Sabato 10 ottobre, in seconda serata, inserito nel programma del “Carbonia Film Festival Cinema-Lavoro-Migrazioni”, presso il “Nuovo caffè del portico” in piazza Roma a Carbonia, Riccardo Massidda ha intrattenuto il pubblico con il personaggio drag “Ava Hangar”. Una performance, “Tender”, per la prima volta in città, che attraverso l’ironia ha puntato il dito sulle difficoltà di poter dar forma ai sogni, di qualunque natura siano, soprattutto, se riguardano la sfera della sessualità, ancora tabù se vissuta in modo “non normale”.

Riflessioni profonde alternate a gag, con l’improvvisazione di un quiz ed un ruolo da dj set, uno spettacolo interattivo che ha coinvolto il pubblico facendolo divertire.

Riccardo Massidda, 34 anni, è originario di Carbonia, dove ha vissuto sino a 15 anni fa, per poi trasferirsi a Torino e studiare teatro ed arte circense.

Lavora per il grande circo della famiglia Bellucci Bellini, insegna palo cinese, movimento scenico e creazione collettiva presso la scuola di Circo Flic di Torino, nonché braccio destro del direttore artistico Francesco Sgrò.

Il suo spettacolo “Tender” vuole essere una vera e propria promozione dell’amore, uno stop all’omofobia, all’odio e all’etichettatura delle persone per via delle loro tendenze sessuali, sino ad escluderle e a vessarle.

Riccardo, in arte Ava Hangar, è un artista poliedrico, dal carattere forte e deciso, realizzato e con un motto in cui crede fermamente “Vola solo chi osa farlo”.

Nadia Pische

    

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Sabato 10 ottobre, il “Carbonia Film Festival Cinema-Lavoro-Migrazione”, ha proposto al pubblico in sala e a quello in streaming, il film italiano “Rosa pietra stella” del regista Marcello Sannino, proiettato la prima volta lo scorso 27 agosto.

Il film racconta la storia di una giovane donna, Carmela, che vorrebbe una vita diversa da quella che vive, pressata dalla madre e dalla sorella e madre di una bambina finisce per mettersi in affari poco leciti pur di assicurare un futuro alla figlia. Una vita in cerca di un equilibrio da parte di una donna forte ma anche molto sensibile.

In sala il regista Marcello Sannino che abbiamo intervistato.

Nadia Pische

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10224213725838771

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Venerdì 9 ottobre, a Palmas, è stato festeggiato il centesimo compleanno della signora Giovanna Lai nata a Santadi il 9 ottobre del 1920. Una ricorrenza ormai abituale nel Sulcis, sempre più terra di centenari.

Sposata con Salvatore Mazzedda, nato a Palmas nel 1910 e morto nel 1993, all’età di 83 anni, per quarant’anni signora Giovanna ha svolto il lavoro di bidella, per i primi sette anni nel paese vecchio e poi, sino alla pensione, presso il paese nuovo.

Il marito era un minatore. Vedovo con una figlia, Emilia, avuta dalla prima moglie Eleonora, morta nel 1940, da Emilia ha poi avuto due nipoti. Poi ha sposato Giovanna che ha avuto una figlia che ha chiamato Eleonora, come la prima moglie, ha avuto quattro figli che le hanno poi dato quattro pronipoti.

Nel pomeriggio una messa in chiesa e poi una festa nel giardino di casa, alla presenza della sindaca Elvira Usai e di alcuni parenti ed amici che non sono voluti mancare all’appuntamento, in un giorno così importante.

A causa dell’emergenza sanitaria, si è dovuto ridurre il numero degli invitati che si sono alternati per dare gli auguri alla festeggiata e scattare alcune foto ricordo.

La nonnina, coccolata con parole gentili ed omaggi floreali, in paese è conosciuta e stimata da tutti, una grande figura di riferimento per tante persone e per i bambini della scuola, che ora adulti, la ricordano con affetto e stima.

Una donna forte che si è anche dedicata al lavoro in campagna e alla coltivazione dei fiori da lei tanto amati.

Un caro abbraccio a nonna Giovanna ed un buon proseguimento di vita insieme ai suoi cari.

Nadia Pische

                      

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A Giba Casimiro Fois ha festeggiato oggi, 5 ottobre 2020, con ben 103 candeline, un compleanno da record. Sorridente, simpatico ed elegante nel suo completo blu, ha accolto con affetto le poche persone presenti, il cui numero è stato limitato dall’emergenza sanitaria.

«Sarebbe stato bello poter fare una grande festa come è avvenuto in passato, dal 100° compleanno in avanti, ma quest’anno non abbiamo potuto fare di più», sono state le parole di Agnese Delogu, presidente dell’associazione ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra e Fondazione), di cui Casimiro è presidente onorario. Il direttivo, infatti, si è recato a dare gli auguri al festeggiato, portando in dono una targa, un album per conservare gli articoli di giornale che lo riguardano, dal 1948 ad oggi, ed una bella mascherina tricolore, tipico regalo del momento che stiamo vivendo.

Intervistato, Casimiro Fois si è lasciato andare ai ricordi di guerra, raccontandoli come se li stesse rivivendo, aiutato da una mente ancora molto lucida. Foto e filmati hanno poi immortalato il pomeriggio tra amici e parenti, nonno Casimiro ha persino tagliato la torta, con grande cura, esortando tutti a «mangiare e bere», felice di essere attorniato da tanto affetto.

Accanto a Casimiro, la signora Maddalena e i loro cinque figli Learco, Mario, Teresina, Luisella e Pier Paolo, una bella famiglia che si stringe ogni giorno attorno ad un uomo scampato più volte alla morte durante la Seconda guerra mondiale, che non ha mai perso il sorriso e la grinta, persino poche settimane fa, quando ha avuto qualche problema di salute non si è dato per vinto, allenandosi a parlare e leggere persino la notte, per essere pronto a questo grande appuntamento, ad affrontare e ringraziare gli ospiti. Prima di andar via, un ricordo per tutti, una penna con incisa una frase “A mi sorigai e superai cun saluri”, un augurio importante che speriamo possa entrare in molte case, mentre l’augurio per Casimiro è di ritrovarci l’anno prossimo a spegnere 104 candeline, abbracciandoci come quest’anno non si è potuto fare.

Ricordiamo che il 16 dicembre dello scorso anno, la comunità di Villarios ha festeggiato la sorella Isabella per il suo 100° compleanno, terzo centenario del comune di Giba, con Casimiro e Mariuccia Manigas.

Ancora Buon Compleanno Casimiro!

Nadia Pische

     

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Venerdì 25 settembre, presso la circoscrizione di Bacu Abis, si è svolta la commemorazione “In ricordo del Dottor Enrico Pasqui”, storico medico della città, giunto tra i primi per svolgere la sua professione presso l’ospedale Sirai (inaugurato nel 1956), scomparso il 16 maggio di quest’anno, all’età di 91 anni.

Nato il 28 luglio del 1928 da padre toscano e madre cagliaritana, Enrico Pasqui si laureò a soli 25 anni, diventando presto un eccellente medico, tra i fondatori del sistema sanitario pubblico territoriale del dopoguerra. Apparteneva ad una famiglia agiata ma, nonostante questo, visse con umiltà, nel rispetto di tutte le lotte portate avanti dai minatori.

La serata è stata organizzata dall’associazione culturale “Bacu Abis e Sulcis Iglesiente” col patrocinio del comune di Carbonia e i relatori che si sono susseguiti sono stati introdotti e coordinati dal presidente dell’associazione, Gianfranco Fantinel, che ha portato i saluti della Sindaca Paola Massidda e dell’assessora della Cultura del comune di Carbonia, Sabrina Sabiu, impossibilitate a presenziare.

Tra le personalità il primo a prendere la parola Antonangelo Casula, ex sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze ed ex sindaco di Carbonia; a seguire la lettura da parte del presidente di due scritti inviati da Irma Cancedda, presidente dell’Avis Provinciale e del primario dell’ematologia del Sirai  Angelo Zuccarelli che non hanno potuto essere presenti.

A seguire l’intervento dell’ingegnere presidente dei Lions Mario Porcu, del dottor Cesare Saragat ex primario del reparto di medicina del Sirai, del dottor Giorgio Mirarchi primario del reparto di Nefrologia del Sirai, del dottor Pietro Chessa, ex primario del reparto di Chirurgia dell’ospedale Sirai ed ex direttore generale della Asl 7 e dell’ex manager della Usl 17 di Carbonia Tullio Pistis.

Tutte le testimonianze hanno raccontato di un medico professionalmente molto preparato, che contribuì sin dal suo arrivo al nosocomio, a curare terribili malattie con le sue brillanti intuizioni, dovute ad uno studio molto attento e preciso.

Enrico Pasqui è stato un grande maestro, rispettoso e riservato nel comunicare ai suoi collaboratori, ai quali ha insegnato tanto, un errore medico, facendolo sempre personalmente, in privato, senza mai mettere in difficoltà chi lo commetteva. Paziente e mai alterato, disponibile e cortese in ogni occasione, amato e rispettato da tutti.

L’impegno sociale di Enrico Pasqui andava anche oltre, occupato in associazioni a scopo filantropico e sempre supportato dalla sua famiglia.

Dopo le personalità ha preso la parola la signora Gabriella, vedova del dottor Enrico Pasqui che, commossa, ha ringraziato per le belle parole rivolte alla memoria di suo marito e ha raccontato alcuni aneddoti sul suo amato sposo, da giovane promettente calciatore che scelse la strada della medicina anziché inseguire la carriera sportiva che avrebbe potuto essere economicamente più conveniente, sposo che conobbe quando ancora era un bambino di 10 anni, già attento e studioso, ragazzino che crescendo, divenne poi marito e padre esemplare. Erano presenti anche la figlia e la nipote, orgogliose di tanto dir bene per questo pilastro importante della loro vita.

Al caro e indimenticabile dottor Enrico Pasqui vanno tanti ringraziamenti che potrebbero concretizzarsi con la riuscita di un’iniziativa, nata sin dai primi giorni della sua scomparsa, la raccolta delle firme promossa da Giorgio Melis su Change.org, la piattaforma di petizione online per cambiare nome all’ospedale Sirai e dedicarlo alla sua memoria.

La serata si è svolta nel totale rispetto delle norme anti-Covid che salvaguardano la salute e contribuiscono a non diffondere il virus che tanti problemi sta creando alla società.

Nadia Pische

 

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Si è concluso sabato 19 settembre a Sant’Antioco, nel giardino del Museo Archeologico Ferruccio Barreca, il progetto di museo diffuso “In cammino per Gianni”, con lo spettacolo musico-teatrale del gruppo “Officina Acustica”.

L’evento, organizzato dall’associazione culturale “Sant’Antioco abbraccia il mare”, è incluso nella XVIII edizione de “Il mare che tutto unisce”, patrocinata dal comune di Sant’Antioco e dalla Fondazione di Sardegna.

Una location stupenda, tra piante e fiori, ben si è sposata con l’evento volto a valorizzare, a dieci anni dalla scomparsa, le opere dell’artista Gianni Salidu più che note, non solo nel territorio, ma anche oltremare.

“Ad un certo punto ho visto un gabbiano…” è un viaggio tra musica, parole ed immagini, sul filo del ricordo di un grande artista che continua a vivere attraverso le sue opere, che parlano al cuore, che trasmettono sensazioni profonde, che emanano amore…

E’ proprio osservando queste opere che Annalisa Mameli, cantante e narratrice del gruppo ha scritto i testi che poi, insieme all’altra voce narrante e cantante Marta Proietti Orzella, ha recitato suscitando profonde emozioni nel pubblico che ha manifestato il proprio gradimento con lunghi applausi.

La recitazione si è snodata tra melodie e ritmi magistralmente eseguiti dai membri del gruppo: Alessandro Mallus al violoncello, Alessandro Garau al drums e batteria, Massimo “Maso” Spano al contrabbasso, Simone Floris al clarinetto e sax, Anna Maria Viani al violino, Remigio Pili alla fisarmonica, Corrado Aragoni al piano nonché autore degli arrangiamenti e direttore musicale. Una cornice musicale supportata dai video di Davide Eustacchi.

Una serata che tanto sarebbe piaciuta all’artista commemorato, nel corso della quale voci toccanti e musiche armoniose hanno dato vita a piccole storie, celate nelle sculture create da pezzi di legno o da piccoli massi inanimati, che sono poi diventati, attraverso le mani guidate dal cuore dell’indimenticabile Gianni Salidu, delle opere d’arte uniche ed inimitabili.

Proprio i capolavori esposti nei vari punti del museo diffuso, hanno fatto bella mostra sulla scalinata del museo, dove ancora una volta sono state ammirate mentre si raccontava della loro nascita.

E’ bello pensare che la magia di quelle musiche sotto le stelle, sia volata in alto sino a «toccare il cielo» dove, «ad un certo punto della sua vita» Gianni «ha visto un gabbiano»

Grazie Gianni, per i meravigliosi tesori che hai creato con i doni della “Madre Terra”.

Nadia Pische

                                                                             

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Giovedì 17 settembre, nella biblioteca comunale “Pietro Doneddu” di Carbonia, per il penultimo appuntamento della rassegna “Biblionotte”, organizzata dal comune di Carbonia con la collaborazione del Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis (SBIS) e la Pro Loco di Carbonia, si è tenuta la performance dal titolo “Periferie dell’infinito”. Tra luci ed ombre, magistralmente proiettate, i quattro protagonisti hanno rievocato la vita di tre artisti vissuti in momenti diversi del ‘900, ma associati fra loro da una scelta estrema. Pepi Lederer, una diva mancata vissuta in America dal 1910 al 1935, Alberto Greco, un poeta e pittore argentino (1931-1965) e la rivoluzionaria fotografa statunitense Francesca Woodman (1958-1981). Penna, inchiostro e calamaio, dalle magiche mani di Gildo Atzori, hanno “trasportato” su video disegni che hanno dato vita e movimento ai personaggi e alle storie narrate. Nico Meloni attraverso il suono e la melodia della sua chitarra classica, ha saputo creare la giusta atmosfera per vivere quel passato raccontato con una punta di nostalgia e retro’. A completare la cornice musicale, Samuele Dessì che.con la sua chitarra elettrica. ha colorato con toni più forti il culmine di determinati momenti. Musica e live painting hanno accompagnato la recitazione di Davide Catinari, cantante nonché autore dei pezzi e fondatore del gruppo. Un artista che ha saputo regalare al pubblico emozione e suspense. Un evento dal gusto letterario che abbraccia varie arti che insieme rendono il tutto armonioso ed unico nella sua particolarità.

Nadia Pische

                                           

 

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Ieri sera nei locali della libreria Cossu, a Carbonia, si è svolta una piacevolissima presentazione del libro del giornalista Luca Telese “Cuori Rossoblu” a cui hanno presenziato lo stesso giornalista-scrittore insieme ad una vecchia gloria del Cagliari, vincitore dello Scudetto del 1970: Giuseppe Tomasini. L’evento moderato dal giornalista Giampaolo Cirronis si è svolto nel rispetto delle norme anti Covid-19 per la sicurezza di tutti i presenti.

Sin dalle prime battute sul libro, si è potuto evincere una vera e propria “messa in sicurezza” dei ricordi di tutti gli uomini giocatori dal cuore “rosso-blu”. Aneddoti e storie raccontate in modo accattivante, scorrevole nella lettura e motivo di sorriso ad ogni volta pagina.

«E’ una storia ambientata nel calcio ma non è una storia di calcio, è una storia di uomini», ha spiegato Luca Telese, che ha aggiunto di avere un legame particolare con La città di Cagliari, dove è nato, e con il Cagliari, che ha vinto il “suo Scudetto” il 12 aprile 1970 (il giorno della vittoria sul Bari per 2 a 0, con i goal di Bobo Gori e Gigi Riva), due giorni dopo la sua nascita…

Grandi nomi che hanno fatto la storia di un Cagliari importante – quelli “raccontati” nel libro e in questa serata speciale (una delle tante per città e paesi della Sardegna), ad iniziare da Gigi Riva il mitico “Rombo di tuono” come lo “soprannominò” il grande Gianni Brera dopo averlo “smontato” perché in possesso del solo piede sinistro, seppur eccezionale…, storie di uomini in uno spaccato di vita quotidiana molto diversa da quella che vivono i giocatori di oggi, con agi e superficialità che forse prendono troppo spazio, arrivando anche ad ingrigire il mondo calcistico, in passato sicuramente più genuino e votato al sacrificio, di poche pretese e disposto a dare sempre il massimo.

Non sono mancati applausi e risate per i racconti del giornalista Luca Telese – sulle tappe che portarono alla conquista dello storico Scudetto – e per i ricordi di esperienze di vita vissuta dentro e fuori dai campi di calcio, in prima persona, da Giuseppe Tomasini, con momenti di grande commozione quando è stato ricordato il grande “Nenè”.

Oltre alle domande poste dal giornalista Giampaolo Cirronis, sono arrivate – sia a Luca Telese sia a Giuseppe Tomasini – anche diverse domande dal pubblico, curioso di soddisfare anche indiscrezioni legate a momenti particolari vissuti da quei cuori ancora tutti rosso-blu che non si sono mai persi e che tengono i contatti anche con le famiglie di chi non c’è più. Uomini che  in molti casi, dopo aver accettato dopo grandi resistenze il loro trasferimento in Sardegna, hanno poi scelto di diventare sardi, non hanno più lasciato l’Isola (Giuseppe Tomasini è in Sardegna da 53 anni) e, con la loro passione, hanno regalato un sogno, vincendo la sfida con le grandi potenze miliardarie di Torino e Milano, ad una Sardegna che mai li dimenticherà.

Nadia Pische

                                              

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Il 17 agosto, nella meravigliosa ed oltremodo suggestiva piazza del Nuraghe, a Sant’Anna Arresi, un pubblico attento è stato letteralmente “rapito” dallo spettacolo “Corpi al vento”, inserito nel cartellone NurArcheoFestival 2020, organizzato da Il Crogiuolo, sotto la direzione di Rita Atzeri.

Le due attrici, Antonella Ruggiero ed Ilenia Gelmi, hanno dato vita ad un vero e proprio viaggio fantastico nel mondo della mitologia greca, impersonando Dei, eroi ed eroine con gesti, parole ed espressioni cariche di significato ed emozione, tali da creare dello spettatore un phatos continuo.

È stato come se il “filo” che ha unito, nella loro storia, Teseo ed Arianna, fosse lo stesso che ha tenuto insieme attrici e spettatori che, col fiato sospeso, hanno seguitole vicende narrate con una maestria ed una leggiadria, risultato di un grande lavoro di preparazione.

Una storia di vicende intricate, dove due corpi e due voci si amalgamavano, fondendosi in una poetica musicalità, per poi subito dopo separarsi e distinguersi senza mai perdere la complicità e la sinergia.

Abiti morbidi, ora verdi, ora celesti, frutto di un abile gioco di luci che, Tea Primiterra, ha saputo abilmente giostrare quasi ad accarezzare le scene nei momenti più salienti.

Forza e fragilità delle donne dipinte dalla antica storia, messe in luce da una parola: “creta”, chiave di una metafora riferita al continuo mutamento della donna ai tempi moderni così come nel passato più lontano.

Alla fine della serata, un lungo e caloroso applauso ha decretato il successo dell’evento.

Tutto si è svolto nel rispetto delle regole del Dpcm anti- Covid-19, per garantire uno spettacolo in totale sicurezza.

“Corpi al vento” è stato il terzo appuntamento dell’edizione 2020 di NurArcheofestival. Sottotitolo significativo quello proposto nell’edizione 2020, “Viaggio in Sardegna: Sulcis da scoprire”. Viaggio in Sardegna dopo la quarantena e con le restrizioni ancora in atto in forma di prevenzione dal Covid-19, Sulcis da scoprire, perché le prime amministrazioni a confermare la loro partecipazione e ad avere la forza di organizzare sono state quelle di Sant’Anna Arresi e Teulada, supportate dall’associazione Sarditinera.

Lunedì 27 luglio, in piazza del Nuraghe, a Sant’Anna Arresi, è stato rappresentato Su Connottu; il  7 agosto, nella casa baronale di Teulada, “La vedova scalza” da Salvatore Niffoi.

Nadia Pische