23 December, 2024
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Si è conclusa domenica 20 giugno, in piazza Giovanni XXIII, a Cagliari, la prima tappa della Festa del Gusto 2021, evento organizzato dall’associazione INVITAS di Ivan Scarpa ed Alessia Littarru, ormai più che noti nell’ambiente fieristico e delle sagre, con il patrocinio del comune di Cagliari. Il bilancio è sicuramente positivo… rivedere la piazza popolata seppur nel rispetto delle regole antic-Covid è stato davvero confortante, dopo tanto, tantissimo tempo in cui si è stati costretti a stare “chiusi in casa”, risentire i profumi e poter gustare i sapori della cucina internazionale “street food”, è una sensazione senza pari che non rinfranca solo le papille gustative ma sicuramente anche l’anima. È l’anima ce l’hanno messa non solo gli organizzatori ma anche i 65 espositori che, dopo tanto tempo, hanno potuto “riaffilare i coltelli e riaccendere i fornelli”, per deliziare i palati dei tantissimi visitatori. Perché poi, la mascherina, è vero nasconde il sorriso, ma girando tra i tavoli, dove la mascherine sono abbassate, è facile vederlo a testimonianza del piacere di essersi ritrovati. Ma non solo secondi piatti in vetrina, anche pizze, focacce, patatine, dolci, miele, birre…

I numerosi visitatori hanno potuto assaggiare sapori sardi, siciliani, genovesi e bolognesi sino ad arrivare in Brasile, Argentina e Cuba. Una ripresa con un respiro di sollievo per chi per tanto tempo ha visto “vietarsi il lavoro” ma ha dovuto continuare a pagare le tasse. Una festa che è stata resa possibile anche dalla professionalità dello staff: 20 persone tra uomini e donne che hanno vigilato per il corretto svolgimento della manifestazione. Oltre ai piaceri legati al gusto si sono potuti ammirare i capolavori di artigiani provenienti da diverse parti della Sardegna: monili, borse, accessori moda, suppellettili, tutti finemente rifiniti ed unici perché realizzati a mano. È non è mancato neanche lo schermo dove poter vedere la terza partita del girone A degli Europei, Italia-Galles, giocata allo Stadio Olimpico di Roma e terminata con la vittoria dell’Italia.

Il bello del “ritorno alla vita” è sentire, passeggiando tra gli stand, i dialetti e gli accenti che si mischiano e la piazza diventa internazionale oltre che per gusti e sapori, per battute e modi di dire. E neanche l’improvvisa pioggia accompagnata da preoccupanti folate di vento è riuscita a spegnere l’entusiasmo dei visitatori che, finita la partita, si apprestavano a scegliere il giusto gusto a “prova di palato”.

Quando anche i piccolissimi Manuel e Gabriele dai loro passeggini sorridevano felici… finalmente si rincomincia a vivere con mamma e papà e a gustare tante leccornie che solo alla Fiera del Gusto è possibile trovare in abbondante varietà. Ma l’unico ed imperdibile “gusto” che ci è mancato in tutti questi mesi di Pandemia, è stato quello dello “stare insieme” e condividere momenti di svago da serbare per sempre nel cuore.

Nadia Pische

          

Nuovo intervento da parte del comune di Carbonia, per la soluzione di un problema segnalato all’attenzione del vicesindaco, nonché assessore dei Lavori pubblici, Gianluca Lai, dall’associazione culturale NABA. Stavolta si trattava del ponticello sul piccolo laghetto nella pineta di Rosmarino. Nelle due fotografie allegate, possiamo osservare come si presentava il ponticello prima dell’intervento per la mancata manutenzione, e come si presenta ora, dopo l’intervento.
Nadia Pische

Il 12 marzo scorso abbiamo presentato la “nascita del museo del mattoncino” con un’intervista a Maurizio Lampis, fondatore del progetto, unico in Sardegna. Situato a Sestu, in località Is Cores, al primo piano di un immobile in via delle Imprese, si presenta al pubblico con una superficie interna di 200 mq quasi interamente occupati da vere e proprie opere d’arte, realizzate con i mattoncini Danesi Lego, oltre a 100 mq all’aperto ombreggiati da alcune bellissime piante.

L’associazione culturale Karalisbrick, guidata dal presidente e fondatore del museo Maurizio Lampis, in collaborazione con Gianluigi Cornaglia presenta, nella sua esposizione, 10 differenti temi: Castelli Medievali, Pirati, Star Wars, Antico Western, Il Signore degli Anelli, tanti grandi edifici “importanti” per la Sardegna… come la Basilica di Bonaria, la chiesa di Saccargia ed il campanile di San Ponziano, a Carbonia. Quattrocentomila mattoncini “legati” insieme, per far sognare grandi e piccini. Un tuffo nel passato, uno stimolo a mettersi in gioco. Il museo, infatti, offre anche la possibilità di acquistare in “kg” i mattoncini in un punto shop.
Sul sito internet www.karalisbrick.it è possibile consultare tutte le informazioni… orari e giorni di apertura, visite guidate, opportunità di laboratori con 20 postazioni. Il tutto, gestito nel rigoroso rispetto delle norme anticovid. Che aspettate… Karalisbrick vi attende e se doveste diventare bravi, potreste partecipare e magari vincere nei concorsi che, nel tempo, sono stati organizzati più volte e che a breve torneranno…

Buon divertimento a tutti!!!

Nadia Pische

 

Il presidente dell’associazione di volontariato NABA di Carbonia, Andrea Deiana, annuncia con soddisfazione i passi avanti compiuti nelle ultime settimane e propone la creazione di una rete operativa nel territorio, purtroppo, “vittima” di gravi carenze sanitarie e non solo, aggravate ulteriormente, nell’ultimo anno, dalla pandemia da Covid-19. Vediamo l’intervista realizzata da Nadia Pische, nella quale Andrea Deiana spiega tutti gli ultimi passaggi legati all’attività dell’associazione NABA.

Una festa della mamma particolare quella che il 10 maggio le bambine, i bambini, le loro famiglie e le docenti delle classi prima b e prima c della scuola primaria di via Mazzini, hanno voluto dedicare alla Madonnina del coraggio di Sirri, piccolissima frazione di Carbonia. Ogni alunno ha donato una piantina che è “andata” ad abbellire l’altarino della Madonnina, in un momento in cui necessita più che mai avere speranza e tanto coraggio, per superare gli ostacoli che la pandemia ogni giorno pone davanti ad ognuno di noi. Fiori colorati e profumati hanno cercato di sortire quest’effetto che ha donato un momento di condivisione, in vista di un ritorno alla normalità. In attesa di poter visitare la Madonnina del coraggio dal vivo, vi invito a seguire il video allegato.
Nadia Pische

Cresce il malcontento nel mondo della scuola ancora una volta messo da parte da quella fetta di “potenti” che potrebbe cambiarne il destino. Docenti che non sono stati ancora vaccinati, esposti al rischio dei contagi da Covid-19 tutto il giorno. Docenti che formano i cittadini del domani in un quadro che non li considera operatori a rischio. Tante le testimonianze raccolte, il disappunto è forte, la protesta sale e l’indifferenza continua a circondarli. Maestra Francesca ha ben chiaro quel che accade e con parole forti, decise e corrette, lo racconta di seguito nella speranza che le sue frasi giungano a chi di dovere come invito ad un’attenta riflessione.

«A marzo del 2020, appena iniziata l’emergenza sanitaria, noi docenti, spinti dal nostro incondizionato senso civico, abbiamo affiancato immediatamente i nostri alunni e con loro le famiglie. Perché l’abbiamo fatto? Perché volevamo mantenere un legame virtuale, visto che in presenza non era più possibile. Ci siamo inventati un nuovo modo di fare scuola, dapprima le comunicazioni avvenivano con WhatsApp, poi attraverso la piattaforma, non ancora istituzionale ma organizzata da noi.

Abbiamo garantito che non si interrompesse il DIRITTO ALLO STUDIO; abbiamo contribuito a mantenere l’equilibrio delle famiglie e con esse dell’intera società. Io le mie colleghe eravamo a disposizione tutto il giorno per registrare spiegazioni con programmi che non conoscevamo fino a quel momento, dare lezioni individuali in videochiamata per gli alunni in difficoltà, correggere compiti ogni giorno e rinviarli corretti, affinché i bambini avessero sempre un feedback che a distanza è molto difficile dare,

Ci siamo dovute documentare, l’abbiamo fatto perché spinte dall’amore per il nostro lavoro. E così abbiamo continuato quest’anno, in presenza finalmente, ma con tutti i limiti dovuti ai dispositivi di protezione e tutte le regole connesse al piano di emergenza sanitaria per le scuole.

Perché racconto tutto questo? Perché ci ritroviamo a maggio senza uno straccio di vaccino che ci protegga, in un momento in cui nella nostra città, Carbonia, ci sono diversi casi, proprio tra i giovanissimi. Le scuole sono chiuse, ma a breve riapriranno.

Con quale spirito rientreremo a scuola? Tanti di noi hanno più di cinquant’anni, con patologie anche importanti che non vengono riconosciute per essere considerati fragili, ma fragili in realtà lo siamo; spesso abbiamo a che fare con le nostre madri anziane, tutto ciò ci fa rientrare a scuola con la paura e anche con la convinzione che ci sia una mancanza di attenzione e riguardo per la nostra categoria che ormai non viene più considerata a rischio. Ci sentiamo l’ultima ruota dell’ultimo carro visto e considerato che non solo nelle altre regioni, ma anche nelle altre province della Sardegna i docenti sono stati vaccinati. Vaccinarci non sembra un’impresa titanica, visto che siamo rimasti solo noi.

Qualcuno che ha lavorato male nell’organizzazione delle vaccinazioni c’è senz’altro, altrimenti non ci troveremmo nella situazione di elemosinare il vaccino.»

Anche maestra Nicoletta si esprime, non certo per polemizzare ma per far presente una realtà vissuta in prima linea tutto l’anno scolastico… nessuna tutela, classi numerose, nessun distanziamento, igienizzazione non adeguata, banchi che “attentano” alle gambe dei docenti. E la fragilità e la psiche dei bambini? Ah, quelle vengono tirate fuori dal cilindro solo quando fa comodo! E che dire dei vaccini? I docenti che decidono di farsi vaccinare, in una situazione simile, è giusto che vengano “accontentati”!

Anche maestra Michela non è da meno e dichiara «noi chiediamo da tempo oramai risposte certe e concrete ai troppi problemi mai risolti in questo anno e mezzo di pandemia: riduzione degli alunni per classe, un protocollo serio sulla sicurezza all’interno dei vari spazi, un’adeguata e puntuale sanificazione, l’acquisto di dispositivi sicuri al fine di garantire la massima sicurezza a tutti».

Maestra Lucia, docente vicaria, esprime disappunto e dispiacere per la non “attenta considerazione” della categoria dei docenti, che non sono stati classificati tra i soggetti più a rischio in questa pandemia. La categoria degli insegnanti dovrebbe essere tutelata maggiormente. I docenti chiedono a gran voce di essere vaccinati. E’ necessario tutelare i docenti, gli alunni e le famiglie di entrambi.

Maestra Marta fa presente che tutti i docenti devono essere vaccinati, una categoria a rischio come quella degli insegnanti va tutelata. Dal mese di settembre siamo esposti al pericolo covid: entriamo ed usciamo dalle quarantene. Mancano informazioni chiare e precise, non ci sono notizie immediate, a volte arrivano per vie traverse, non si conoscono i tempi della quarantena né i risultati del tampone in tempo utile. Quello che disorienta più di tutto è la mancanza di chiarezza.

Queste sono solo alcune testimonianze che dimostrano quanto sia psicologicamente fuorviante lavorare sotto pressione, senza mai staccare la spina, continuando a preoccuparsi del come poter far arrivare a tutti gli alunni “le stesse opportunità”, come poterli rasserenare, come poterli aiutare a capire che si tratta di un momento di transizione e che se «le regole verranno rispettate» presto si potrà tornare alla normalità. Una normalità che attendiamo da tempo, nella quale non si menzionino più zone rosse, arancioni, gialle, gialle rinforzate… una normalità nella quale ognuno di noi possa recuperare la propria libertà, in quanto diritto inviolabile.
Ancora un po’ di pazienza, di attenzione, di collaborazione…se questo sarà l’impegno di tutti, presto torneremo a sorridere senza le mascherine.
Nadia Pische
nadiapische@tiscali.it

Il movimento delle magliette bianche ha manifestato sabato 1 maggio, in piazza Sorcinelli, a Cagliari, per dire «riapriamo tutto», «basta alle chiusure», «basta alla rovina delle aziende», «basta alla cancellazione dello sport e della cultura».
Nel rigoroso rispetto delle norme anti Covid, sono scesi in piazza all’insegna di “Forza Sardegna”, per rivendicare i loro diritti, il diritto al lavoro.
La maglietta bianca simboleggia la non appartenenza del movimento ad alcun partito politico. Sono tante le categorie di lavoratori che, a causa della “gestione” della pandemia, con pesantissime restrizioni, hanno subito gravi perdite.
Bar, ristoranti centro estetici, attività sportive, di spettacolo e cultura. Tutte categorie che sono state fortemente penalizzate dalla continua apertura e chiusura imposti dai decreti governativi.

Non a caso il movimento delle magliette bianche ha scelto proprio il 1° maggio, la festa del lavoro, per scendere di nuovo in piazza, a Cagliari, davanti al palazzo della regione, in piazza Sorcinelli. La rabbia delle partite iva è arrivata da tutta la Sardegna, il segno più forte è arrivato dal Nuorese. L’imprenditore Antonio Sanna ha suggellato una collaborazione con il capoluogo regionale, rappresentato da Fabio Macciò, ideatore del movimento delle magliette bianche. Si sono scambiati la maglietta ed il berretto tipico, uniti in una lotta antipartitica, per collaborare, perché convinti che “UNITI SI VINCE”.

Le attività sono oramai al collasso, si erano adeguate all’emergenza nel pieno rispetto delle norme anti Covid ma poi, improvvisamente, tutto è cambiato ed attività importanti ma definite «non di prima necessità», hanno cominciato ad abbassare le serrande. Ora bisogna rialzarle o qualcuno non le rialzerà mai più, come è già successo in questi terribili.. giorni di emergenza sanitaria.

Durante la manifestazione, ho intervistato l’insegnante federale di ballo Country Roberto Nonnis, partita iva, anch’egli fermo ormai,… da troppo tempo.

Nadia Pische

In tempi di pandemia, non si ferma l’attività delle varie associazioni operanti nel territorio, tra le quali c’è l’associazione NABA (No Alle Barriere Architettoniche), che si occupa con particolare attenzione di tutti i tipi di disabilità.

Abbiamo intervistato il presidente Andrea Deiana.

Nadia Pische

Uno spazio tutto per loro organizzato dal comune di Quartu Sant’Elena, per i compagni più fedeli dell’uomo: i cani, una sorta di “parco giochi” dove gli amici dell’uomo possono divertirsi, farsi compagnia, fare nuove conoscenze. Uno spazio recintato in via Manara, con un cancello che offre loro l’opportunità di lasciare il guinzaglio tra le mani dei loro padroni. Così Jack, Nacio e Pio, tre fra i tanti simpaticissimi frequentanti del “parco “, si divertono a rincorrere la pallina che gli viene lanciata. Certo ogni tanto “scappa la rissa”, ma è tutto sotto controllo, i loro padroni attenti intervengono subito per sedarla.

Sarebbe auspicabile che questa realtà si sviluppasse “a macchia d’olio”, per regalare anche in altre realtà, ai fedeli amici dell’uomo a 4 zampe, un “angolo” dove nessuno possa dire “pussa via…”, Ben vengano queste iniziative e complimenti a chi si dà da fare per realizzarle e sostenerle.
Nadia Pische

25 aprile 1945, a Milano gli uomini e le donne della resistenza guidano la rivolta. Resistenza, ossia capacità di sopportare condizioni avverse e contrarie, la capacità di sostenere la fatica, la capacità di aprirsi agli altri. Il Coronavirus è una situazione avversa e contraria che non ci permette di fare più le cose che facevamo sempre, quelle che davamo per scontato: incontrare gli amici, abbracciare i propri cari, riunirsi in compagnia. Anche restare a casa è una grande fatica da sostenere oppure vedere che ci sono persone che non rispettano le regole mentre noi le osserviamo…
Quel 25 aprile 1945 una popolazione intera si oppose alla II guerra mondiale. La guerra del nostro 25 aprile 2021 è diversa ma forse non più di tanto. Il nostro nemico è invisibile ma costantemente presente E’ potente. Può far del male a tutti. Non ha confini né preferenze Non possiamo ancora essere veloci e sicuri nel curarlo ma tanti medici lavorano costantemente, senza tregua, per realizzare vaccini sempre più efficaci e cure che lo debelleranno per sempre. Nel frattempo è necessario dare largo spazio alle situazioni lavorative di chi… “colpa del virus” non può più lavorare perché considerato dal DPCM una categoria di servizi “utili, importanti ma non di prima necessità”.
A questo proposito vi invito a seguire il video allegato, girato in questi giorni presso un “esercizio di NON PRIMA NECESSITÀ”. In coda al video, troverete delle dichiarazioni importanti di alcuni titolari di partite iva, tanto nominate e “bastonate” in questi giorni.
«Mi chiamo Fabio sono una partita iva, ho avviato un bar due anni fa a Iglesias, con tanti investimenti e tanti sacrifici. Il bar non è solamente un lavoro ma un modo di condividere tante realtà. Non c’è solo il fattore economico (anche se vivo di quello) ma il bar è anche un modo per stare insieme ed evadere dalle problematiche quotidiane. Allora, ci chiediamo come mai non possiamo lavorare con le distanze necessarie e tutte le normative vigenti? Invece, un supermercato o un tabacchino possono tranquillamente aprire? Noi nel centro storico non abbiamo neanche il problema dei mezzi pubblici e degli assembramenti, come mai non possiamo lavorare all’aperto? Come mai su un perdita del 70% mi viene rimborsato solo l’1%, tenendo tutte le tasse precedenti?»
«Io sono Maurizio Meridda e lavoro nel campo dell’informatica, a Iglesias. Si sta creando un impoverimento delle partite iva, delle piccole attività che messe insieme sono un importante ingranaggio nell’economia globale. Io sono tra i “fortunati” che possono tenere aperto, però lavoro anche con molte partite iva che non possono aprire che non possono lavorare perché questa iniquità? Perché alcuni possono aprire ed altri no? Perché i centri commerciali sì ed i piccoli no? La crisi è a “catena”. Se chiudi un ristorante, non lavora chi fa le pulizie, chi lava le tovaglie, i camerieri stanno a casa, i fornitori non consegnano; per cui vedremo tutti fermi. Se “togli il lavoro” non puoi pretendere che vengano rispettati i pagamenti. Tra i doveri ai quali adempiere, ci sono diritti imprescindibili sanciti dalla costituzione… dal “diritto al lavoro” deriva poi tutto il resto.»
«Mi chiamo Stefania Pianeta, ho 45 anni, 21 anni fa ho aperto il mio salone da parrucchiera a Villamassargia. Nonostante tutti gli adeguamenti per il Covid, oggi non posso lavorare e questo salone è l’unica fonte di sostentamento per la mia famiglia, vorrei sapere “perché” non posso esercitare la mia professione!!!»
Nelle foto in coda al testo di questo articolo, sono più che evidenti gli adeguamenti alle norme anti-Covid presenti nel salone Enzo e Daniela ad Iglesias, un salone che “solo” per i mq, due sale da circa 40 mq ciascuna, non dovrebbe avere nessun tipo di problema. Un salone dove le “distanze di sicurezza” possono essere un vero e proprio “fiore all’occhiello”. Resta sottinteso, comunque, che ad oggi tutti gli esercizi commerciali si sono adeguati alle norme ant-Covid e, pertanto, tutti hanno il sacrosanto diritto di esercitare la propria professione, nel totale rispetto delle norme vigenti e a prescindere dal servizio offerto o dal prodotto venduto.
A chi di dovere…. «Fate lavorare tutti… rendete a tutti la propria dignità!»
Nadia Pische
nadiapische@tiscali.it