23 December, 2024
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La Sardegna, terra per eccellenza del sole e del mare, e dell’aria pulita, non può non essere presente in un concorso rivolto alle scuole, inerente l’importanza della necessaria valorizzazione delle fonti di energia rinnovabili per un futuro migliore, per un futuro consapevole di quanto l’inquinamento possa e sta compromettendo in maniera irrevocabile la vita sulla terra: la vita degli uomini, la vita degli animali, la vita delle piante. Unica scuola partecipante al concorso indetto da Anter (Associazione nazionale tutela energie rinnovabili) è la scuola paritaria Camilla Gritti di Carbonia che chiede a gran voce di unirsi ad essa e far volare in alto un messaggio importante: utilizzo energie rinnovabili = migliore qualità di vita. Di seguito potrete vedere un video ed un link dove, ogni persona sensibile al problema “ambiente” potrà votare facendo così vincere l’unica scuola partecipante della Sardegna.

VOTATE VOTATE VOTATE Tutte le bambine e i bambini che hanno creato gli elaborati vi ringraziano.

https://greenawards.anteritalia.org/it/progetti/scuola-primaria-paritaria-madre-camilla-gritti-carbonia-sud-sardegna

Nadia Pische

nadiapische@tiscali.it

Dopo 76 anni dalla liberazione dell’Italia dal nazifascismo, anche quest’anno, in diverse città, è stata deposta da parte del primo cittadino e delle forze pubbliche, una corona ai caduti, per onorare la loro memoria.

A Carbonia, domenica 25 aprile, in tarda mattinata, si è svolta una breve cerimonia, a cui, visto il delicato periodo che si sta vivendo per la pandemia, aggravato da una realtà quotidiana immersa in una zona rossa da ormai oltre tre settimane, ha potuto presenziare solo una piccolissima parte della cittadinanza.

Nel primo pomeriggio, alcuni rappresentanti dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) hanno depositato in piazza Roma e in diversi altri punti della città, un mazzo di rose rosse, come segno di forte partecipazione al momento che il mondo intero sta vivendo, in seguito alla sfortunata comparsa nella nostra vita del Covid-19. Ecco che, in alcuni luoghi della città, importanti per la commemorazione del 25 aprile 1945, sono apparsi come segno di sensibilità, mazzi di rose rosse. Oltre a piazza Roma, piazza Matteotti, via Gramsci, piazza Pietro Cocco, piazza Nadia Spano, piazza Enrico Berlinguer e piazza Martiri per la Libertà. La speranza, nel cuore di tutti, è che il 25 aprile 2022, possa essere commemorato nella più totale libertà.

Nadia Pische

nadiapische@tiscali.it

 

E’ del primo pomeriggio l’ordinanza firmata dalla sindaca di Carbonia, Paola Massidda, che dispone la chiusura temporanea della Scuola Primaria di via Mazzini, Istituto Comprensivo Satta, che, fin da domani 26 aprile 2021, va in Dad (Didattica a distanza), fino al 2 maggio 2021. Il 28 aprile e il 1° maggio, giorni in cui si festeggiano Sa Die de Sa Sardigna e la Festa del Lavoro, non si svolgeranno le lezioni in Dad. Verranno comunicati, in seguito, gli orari per i collegamenti con le docenti.

La scuola Primaria di Serbariu continuerà invece le lezioni in presenza. La segreteria andrà in smart working e potrà essere contattata solo via e-mail. Per poter accedere, se sprovvisti di PC e/o tablet, si potranno inoltrare le richieste alla scuola via e-mail.

La chiusura della scuola è stata disposta come misura precauzionale eccezionale per contrastare la diffusione del contagio da Covid-19.

Nadia Pische

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Con la pioggia, sulle strade di Carbonia oggi si sono ripresentate le solite criticità. Le foto allegate sono state scattate in via Nuoro, dove si è creata una situazione “impietosa”. Dopo la pioggia sporadica di questa mattina, quella più abbondante della sera ha originato una vera e propria emergenza, con il manto stradale, davanti ad alcuni esercizi commerciali, che si presentava come un vero e proprio “lago”, sul quale le auto transitavano a fatica, impedendo il regolare scorrimento del traffico e creando anche una situazione di pericolo.

L’intervento richiesto dai residenti e dagli operatori commerciali presenti nella zona è previsto per domani mattina ma sarebbe auspicabile, data la pericolosità della situazione, un intervento già in serata.

Nadia Pische

Intervista al responsabile dell’Unità operativa di Emodinamica dell’ospedale Sirai di Carbonia, dott. Salvatore Ierna.

Parliamo di Emodinamica. Parliamo di cuore…parliamo di angina refrattaria.

L’angina refrattaria è una condizione clinica permanente determinata dalla presenza di sintomatologia anginosa debilitante, dovuta ad una malattia coronarica ostruttiva grave e/o diffusa, in cui è stata clinicamente accertata la presenza di ischemia miocardica. Parliamo di pazienti sottoposti a terapia farmacologica massimale e rivascolarizzazione coronarica percutanea (angioplastica o chirurgica) (by-pass) che però continuano ad essere pazienti anginosi. Questa condizione clinica è altamente invalidante, in quanto il paziente, pur avendo un rischio di morte molto basso, ha una pessima qualità di vita, con ripetuti e multipli ricoveri ospedalieri che causano un elevato costo, sia a livello sanitario sia a livello sociale.

Anche le cose più semplici, come piccoli spostamenti all’interno della propria casa diventano faticosi.

Questi pazienti appartengono alla classe anginosa 4 che si qualifica come la peggiore in assoluto secondo il grado CCS (Cardiovascular Canadian Society).

Un numero sempre più crescente di pazienti è affetto da sintomatologia anginosa refrattaria, tanto che nelle ultime decadi, si è cercato di trovare nuovi trattamenti farmacologici e non.

In linea di massima su 525.000 interventi al cuore, tra Europa ed America, il 25% dei pazienti, dopo 1 anno, manifesta gli stessi sintomi, il 45% dopo 3 anni.

A fronte di questo, non si poteva fare niente se non terapia massimale.

Attraverso vari studi si è visto che esiste un dispositivo endoluminale “reducer” capace di ridurre (come lo stesso nome “reducer” evidenzia) posizionato per via percutanea nel seno coronarico (la vena più grossa del nostro cuore), attraverso la creazione di un’ostruzione controllata, il flusso sanguigno venoso. Tutto questo determina un aumento di pressione venosa a valle del dispositivo, con conseguente aumento della pressione venosa a livello delle venule e dei capillari. Aumentando la pressione, questi si dilatano, incrementando così il flusso sanguigno, riducendo l’ischemia e, di conseguenza, anche l’angina. A tal proposito, il Cosira Trial che ha posizionato il “reducer” , ha dimostrato in regime di follow up che, ad 1 anno di distanza, l’80% dei pazienti ne aveva beneficio passando dalla 4ª alla 3ª classe, mentre il 45% saliva di 2 classi.

A tale proposito, il “Six Minutes Test” valuta un miglioramento nella performance del malato. Il paziente, nello specifico, cammina più a lungo e l’angina compare più tardivamente rispetto a prima dell’impianto del “reducer”.

Alla proposta di compilazione di un questionario che valutava la qualità della vita, si evidenziavano importanti miglioramenti che davano al paziente un nuovo profilo con uno stile di vita ben più soddisfacente.

I risultati ottenuti, registrati presso il Pub Med e visibili a livello mondiale, hanno portato il dottor Salvatore Ierna a studiare, ad approfondire e a confrontarsi con altri colleghi, sino al 23 febbraio 2021, quando con la sua equipe, operante all’ospedale Sirai di Carbonia, è intervenuto su un paziente con angina refrattaria, posizionando per via percutanea un “reducer” in seno coronarico.

Un intervento a metà, tra emodinamica ed elettrofisiologia, che ridurrà oggettivamente “i disturbi” di una malattia invalidante. Studi futuri saranno fondamentali per comprendere se tali risultati potranno mantenersi nel tempo.

Il paziente verrà seguito in regime “follow up” e monitorato durante tutte le fasi di regresso della malattia, ci si auspica, in un futuro non lontano, di poterlo intervistare e sentire dalla sua stessa voce, l’emozione di “aver recuperato” uno stile di vita consono, corrispondente al desiderio di ogni essere umano.

Al dottor Salvatore Ierna ed alla sua equipe, i migliori auguri affinché questo intervento, primo in Sardegna, possa essere l’inizio di un lungo cammino, supportato da adeguati finanziamenti, in grado di riconoscere l’importanza di garantire un futuro migliore a chi, purtroppo, è affetto da “angina refrattaria”.

Nadia Pische

nadiapische@tiscali.it

“Cinquanta minuti” per pagare un bollettino alle Poste Centrali di Carbonia… Questi i tempi di attesa di ieri pomeriggio!!! Con sole tre persone davanti è decisamente troppo!

Che il tutto sia da rivedere è ormai un dato di fatto: si può stare dentro un’aula scolastica in 22, tra alunni e docenti, per ben 5 ore, e non si può “sostare” all’ufficio postale a fare la fila se non pochissime persone alla volta. Non si può entrare a prendere il numero, per poi recarsi a fare delle altre commissioni in attesa del proprio turno, se non dopo aver fatto una fila interminabile fuori e…una volta preso il numero…non si può più uscire!

Si può andare al supermercato in “numero congruo” e non ci si può sedere in posta ad attendere il proprio turno!

Alla domanda del perché di queste condizioni di “organizzazione” giunge lesta la risposta da parte di un impiegato…«disposizioni da Roma!!!»

Si è tutti concordi sul fatto che sia necessario contingentare le entrate, data la pressante emergenza creata dal Covid-19, un po’ meno sul fatto che gli utenti debbano essere trattati in questo modo.

Ci si auspica che, chi di dovere, direttamente coinvolto nell’organizzazione del servizio, al momento connotato da caratteri di “ampio disservizio”, faccia qualcosa per migliorare l’offerta e restituire un pochino di “umanità” alla vita quotidiana delle persone, non tutte tecnologicamente in grado di utilizzare l’App.

In attesa del semplicissimo “miracolo”… si continua a stare in fila!!!

Nadia Pische

Nel giorno della Domenica delle Palme dall’interno della Parrocchia di San Ponziano, fin sul sagrato antistante l’ingresso, una voce rassicurante ed ottimista, invitava i fedeli ad avere fiducia, a credere in una nuova rinascita, in una nuova scommessa di vita. Don Cristian Lilliu, parroco dal mese di agosto 2020, accoglie le preghiere dei suoi parrocchiani, invitandoli a pregare per la città sofferente per la mancanza di lavoro, aggravata dalla pandemia che imperversa ormai da più di un anno. Si respira aria di festa e di speranza, nonostante il momento difficile in molti accorrono ad ascoltare la parola del parroco che non poteva giungere a Carbonia in un momento di maggiore bisogno… bisogno di conforto e di coinvolgimento di piccoli, giovani e grandi, all’interno di una comunità che deve risvegliarsi dal torpore in cui ormai da troppo tempo è avvolta. Con la benedizione delle Palme e la distribuzione dell’ostia, si compie un rito sacro che dona luce e speranza a tutti.

Ieri, Santa Pasqua, don Cristian “ha ripetuto il miracolo” e recitato la messa alternando le preghiere alle battute, ai consigli e alle raccomandazioni. Come farebbe un vero padre con i suoi figli ha invitato alla riflessione, all’attenzione verso le vere cose importanti della vita: i valori come il rispetto, l’altruismo, il donarsi agli altri, la condivisione ed il desiderio profondo di pace. Nel rispetto delle regole anti Covid-19, con un buon anticipo sull’inizio della messa, la chiesa si è riempita di fedeli che, con la giusta distanza e con indosso la mascherina, hanno vissuto insieme la gioia della resurrezione, dell’incontro tra Maria e Gesù, per quest’anno contingentato all’interno della casa di Dio. La porta principale si è spalancata ed è arrivata Maria… tre inchini e, lasciata la veste del lutto, la Madre ha potuto incontrare il suo amato figlio. Momento da sempre commovente, ma che nella realtà odierna assume contorni ancora più importanti e forti… come il messaggio d’augurio che don Cristian ha rilasciato poco dopo la funzione delle 10,30 in cui ha ringraziato i presenti per il dono ricevuto e da tutti condiviso: la gioia di vivere insieme l’importante momento dell’incontro tra Madre e Figlio.

Nadia Pische

   

Pasqua ormai è alle porte ma non per tutti sarà occasione di gioia e serenità… per i lavoratori dell’ex Alcoa, oggi Sider Alloys sarà sicuramente una festività sotto tono. Dopo innumerevoli promesse, generate dalle varie forze politiche del territorio, sino ad arrivare a Roma, i tempi continuano ad allungarsi, e ad oggi 24 marzo 2021, i lavoratori non hanno ancora ricevuto la mobilità in deroga. Non meno importante e per questo da sottolineare, è il fatto che per ogni lavoratore si continui a versare l’intero importo, che poi subisce, da parte dell’INPS, ripetute decurtazioni, sino ad arrivare, in alcuni casi, all’esigua somma di 430 euro. Si attendono, quanto prima, risposte in merito alla puntualità dei pagamenti e alla legittima richiesta di ridurre le decurtazioni, azioni che potrebbero ridare dignità ai lavoratori: padri e madri che ripetutamente devono spiegare ai loro figli le difficoltà a procedere nel fare la spesa, nel vestirli, con i pagamenti scolastici e con il saldo delle bollette.

In un numero sempre maggiore di casi il disagio diventa depressione, che a volte sfocia in gesti estremi.

Mano sulla coscienza quindi a chi di dovere, e Pasqua sia festa di rinascita non solo sul calendario cristiano, ma in tutte la case di queste famiglie di lavoratori, che sia Pasqua con tutte le tavole apparecchiate a festa,  che sia Pasqua vera in tutte le case dove ogni bambino possa vedere negli occhi del genitore tornare a brillare la dignità, con la speranza che presto si possa tornare a lavoro…sogno ricorrente e insostituibile di tanti che nella mobilità in deroga vedono una soluzione temporanea e, nel rientro al lavoro, il giusto e dignitoso epilogo.

Con i migliori auguri da parte della redazione a tutte le famiglie dei lavoratori e a chi li aiuterà, vi proponiamo l’intervista realizzata con Renato Tocco che, ai nostri microfoni ha rilasciato una vera e propria richiesta d’aiuto.

Nadia Pische

 

Nuovo, ristretto, asettico, controllato, freddo, essenziale… l’elenco degli aggettivi potrebbe continuare ad allungarsi, ma bastano questi per scatenare in me forti emozioni… descrivo così il Pronto Soccorso dell’ospedale Sirai di Carbonia che ieri pomeriggio, dalle 13.30 alle 20.54, mi ha ospitato in seguito ad un piccolo infortunio sul lavoro. (Pronto soccorso a cui assegno gli stessi aggettivi che assegno alla vita di noi tutti da ormai più di un anno!)

Gentilezza al momento dell’accoglienza, parole di conforto, tampone all’ingresso ed attesa in auto.

Dopo 2 ore primo problema… non certo dipendente da loro… i servizi non ci sono più, ma d’altronde non esiste più neanche la saletta d’attesa, che è diventata per necessità “Covid” una saletta di vestizione che ha inglobato i bagni che erano destinati ai pazienti registrati, in attesa di poter essere valutati e dei pazienti ancora in attesa di triage. Gli unici bagni, tra l’altro sempre puliti e riforniti di tutto, si trovano all’ingresso del nosocomio dove, per arrivarci dal P.S., bisogna passare dalla strada che prima portava al vecchio ingresso… il disagio potrebbe essere ovviato facendo passare il paziente dalla porta antipanico posta ad un passo dal P.S. che in 2 minuti permette di raggiungere il bagno.

Perché chi di dovere non lavora a questa soluzione? Aspettiamo risposte…

Raggiungo i servizi con non poca fatica, continuo a convivere col dolore alla mano che però nel frattempo è aumentato, mi riaffaccio in P.S. e chiedo numi ma scopro che, nonostante sia pomeriggio inoltrato, all’ingresso c’è ancora il signore con cui avevo precedentemente scambiato poche parole… è accomodato su una sedia a rotelle ed aspetta come un “paziente tanto paziente”.

Sente che chiedo alla guardia se c’è la macchinetta per prendere qualcosa da bere o da mangiare… ma registro un’ulteriore sparizione! Eppure si poteva mettere, io che giro ospedali in realtà come Iglesias e Cagliari le vedo…perché non poterne avere una anche nel P.S. del Sirai?

Non si capisce ed attendiamo risposte…

Il tempo passa, il signore mi offre un suo panino ed io colpita per la sua sensibilità “rifiuto e vado avanti”, regole anticovid ormai radicate in me non mi permettono di accettare. Fortunatamente, tra gimkane di ambulanze e pazienti “più aventi diritto di me”, sento chiamare il mio cognome… evviva tocca a me! Registrazione di routine e piccolo passo avanti, all’interno del P.S. mi accomodo su una sedia lontana da tutti…sono letteralmente intirizzita dal freddo… Non esiste riscaldamento e non capisco come mai… ok, regole anticovid, ma negli altri ospedali del territorio non esiste questo problema, gli impianti di riscaldamento sono accesi…

Non si capisce ed attendiamo risposte…

Mi guardo intorno, in tutto siamo circa una dozzina di “ospiti” tra “inquilini” in astanteria e “parcheggiati” nell’andito. Tutti distanti… incombe il terrore… il Covid è nell’aria ma ci si potrebbe rilassare…”siamo tutti tamponati e negativi” sennò non potremmo essere lì!

Non si parla, ci si osserva attraverso la mascherina, le storie dei pazienti le capisci ugualmente, cogli la loro preoccupazione, la solitudine, la stanchezza, il disorientamento, non tutti sono autosufficienti, alcuni si lamentano e chiedono se possono avere a fianco un loro parente… La tristezza è palese ma per fortuna ci sono “loro”! Bardati per l’occasione, nascosti dietro mascherine e guanti, stanchi e provati da questa pandemia che come una spada di Damocle pende sulla testa di tutti indistintamente da ruoli o caste sociali di appartenenza. Vanno e vengono, è un via vai continuo che li mette a dura prova ma… neanche per un attimo perdono la pazienza, al contrario rassicurano, cercano di calmare, rispondono alle domande, fanno “le battute”, fanno sorridere, ascoltano e continuano a dire «stia tranquillo ancora un pochino e rientrerà a casa»… venerdì sera in un paio d’ore lo hanno detto ininterrottamente ogni 5 minuti ad esempio alla nonnetta che chiede se i suoi figli sono stati avvisati che lei è lì, sola e dolorante…

Intorno alle 17.00, mi accompagnano a fare la lastra e noto subito che non tutte le carrozzine sono elettriche… alcune vanno spinte e non è certo semplice, tenuto conto della “salitina” presente al P.S. e neanche tutti i letti lo sono… per ovviare «si potrebbero iscrivere gli operatori gratuitamente in palestra» ma… forse sarebbe più semplice attrezzare l’importantissimo centro “smistamento infortunati e malati”, alias Pronto Soccorso, di carrozzine e lettini più consoni alla situazione.

In Radiologia si respira lo stesso clima sereno, la stessa pulizia, la stessa attenzione e disponibilità precedentemente descritta, così come la professionalità e tutto il resto si distinguono anche in Traumatologia.

La mia avventura iniziata alle 13.30 si conclude intorno alle 21.00! Dopo ben 7 ore e mezza…

Esco con un “palmarino” al braccio sinistro per una frattura al metacarpo 1 dito mano sinistra… il dolore è momentaneamente attenuato da una flebo di antidolorifici.

Ciò che però non si attenua in me è la necessità di raccontare di una categoria di lavoratori che “si adoperano senza sosta” ormai da più di un anno, lavoratori che colpa di questa pandemia hanno e continuano a rischiare di ammalarsi, senza contare che ad alcuni è anche successo ed ancora risentono delle conseguenze fisiche e psicologiche, una categoria di lavoratori che spesso ha dovuto mettere le distanze con i propri familiari per evitare rischi di contagio…

Ci tengo a precisare, perché immagino che qualcuno leggendo l’articolo possa pensarlo, che non conoscevo nessuno degli operatori incontrati tra oss, infermieri e medici (se non un solo infermiere ed un medico incontrati in uscita) e che loro non conoscevano me e la mia passione come giornalista svolta come seconda attività lavorativa, pertanto, il loro lavoro non è in alcun modo influenzato dalla mia presenza ed il mio racconto è schietto e sincero in ogni sua parte.

Perché nasce?

Nasce con l’obiettivo ben preciso, “in primis” di ringraziare tutte le figure professionali che ieri ho visto all’opera ed in secondo luogo avere risposte «da chi ha il dovere di darle» e magari con un po’ di umiltà «si concentri ad ascoltare chi l’ospedale lo vive come paziente»

Auspico una collaborazione tra cittadini che suggeriscano soluzioni intelligenti e figure autorevoli che nell’ATS possano soddisfare “i diritti del malato”, una sorta di tavolo di lavoro, perché non possiamo permettere che il nostro territorio continui a “piangere lacrime di sangue” in un momento di vita davvero complicato per tutti.

Perché non possiamo permettere che il nostro territorio perda le eccellenze presenti al Sirai…

Aiutateci a salvare il “nostro ospedale”!

Colgo l’occasione per ricordare alcuni annosi problemi legati all’ospedale Sirai ed ancora in cerca di soluzioni definitive che prendano il posto dei “tamponamenti occasionali”!

Emodinamica: quante vite sono state salvate dallo staff del reparto di Emodinamica che soffre di una contrazione oraria che da h 24 è diventato 8/16 in settimana corta “in seguito alla mancanza di personale”, ormai da oltre quattro anni (29 novembre 2016),  uno dei fiori all’occhiello del nosocomio Sirai

Pronto Soccorso: mancanza di personale, organizzazione pazzesca di turni che addirittura vedono il primario fare il turno di notte.

Dialisi: terapia notturna a rischio (temporaneamente salvata con una proroga fino al 30 giugno 2021) per penuria personale.

Ortopedia: mancanza di personale e flussi continui di pazienti

E sono solo alcuni esempi!!!

Ecco, alla luce di questi fatti…

I cittadini, tutti e di loro mi faccio portavoce perché continuamente depositaria di esperienze sanitarie, chiedono a gran voce che, “chi può”, faccia qualcosa di concreto, che si esponga, che si dia da fare affinché almeno la Sanità possa dar tregua alle sofferenze di un territorio devastato economicamente, con famiglie allo stremo, con tassi di disoccupazione sempre in crescita e con livelli di depressione preoccupanti.

Certa di aver analizzato i fatti esposti in maniera obiettiva, attendo risposte, in quanto solo collaborazione e sinergia possono essere la carta vincente per VIVERE e non SOPRAVVIVERE!!!

Grazie per l’attenzione

Nadia Pische

Carbonia, 20 marzo 2021

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Sin da piccolo, Maurizio si divertiva a giocare con le costruzioni ma… col tempo, divenne adolescente e le mise da parte, per iniziare a giocare a calcio sino a quando, giorno dopo giorno, passarono diversi anni e divenne un uomo… un agente di commercio. Quando ormai la sua esistenza sembrava volta all’abbandono del gioco per una vita “seria”, ritrova un vecchio fustino di detersivo pieno di piccoli mattoncini. Il viso gli si illumina e dall’uomo “salta fuori” il bambino che c’è in lui… E’ ormai da tre anni che Maurizio Lampis ha ripreso a giocare con le costruzioni… solo che stavolta lo fa seriamente. Nell’intervista che segue sentirete sino a che punto…
Nadia Pische