25 December, 2024
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Ritrovarsi intorno ad un tavolo ovale per discutere di un’iniziativa che ha a che fare con i libri e con una probabile fiera è stato veramente piacevole… è successo a Iglesias, nella sala riunioni del Centro direzionale di Via Isonzo.

L’assessore Simone Franceschi, infatti, ha pensato di convocare il comitato proponente l’evento, l’associazione Argo Nautilus di Portoscuso, associazioni, librai, editori ed insegnanti che intenderanno animare il tutto.

Discussione molto produttiva e, per certi versi, entusiasmante… basti pensare all’idea di poter trasformare il centro storico in un salone della lettura a cielo aperto dove arte e musica si sposano in un connubio di poesia.

La poesia delle varie arti che si incontrano per volare in alto e portare il fruitore di tale bellezza in giro per un mondo virtuale ma ben radicato, il mondo della cultura… quella che viaggia velocemente, quella che non si stanca mai di riproporsi, di reinventarsi, di dar vita a nuove avventure.

L’ispirazione dell’iniziativa è da ricercare nella festa di San Giorgio che prende vita a Barcellona, quando libri e fiori diventano i protagonisti dell’evento. Ad Iglesias i fiori rimarranno sui balconi, come vuole la venticinquesima edizione di “Balconi fioriti” e verranno sostituiti dalle leccornie del territorio…

Pane coccò e dolci tipici diventeranno, insieme ai libri, le star di quattro giorni di carosello di reading, esposizioni, incontri culturali e proiezioni di film.

Per l’occasione verranno ricordati inoltre due grandi ed intramontabili scrittori: Miguel de Cervantes e William Shakespeare, a distanza di 400 anni dalla loro nascita.

La prima fiera del libro con questi preamboli promette davvero bene… ora sta a voi cari lettori darne maggior diffusione possibile perchè senza pubblico i libri rimarrebbero chiusi e il cuore del centro storico non potrebbe pulsare.

Nadia Pische

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Un fantastico tuffo nel mondo delle FAVOLE, delle FIABE, delle STORIE che ci aiutano a rimanere bambini, quello che ieri a partire dal primo pomeriggio la città di Iglesias ha regalato a grandi e piccini.

Per un attimo la satira politica, la crisi, la mancanza di lavoro, insomma in una sola parola “l’assenza di voglia di vivere e di reagire” ha lasciato spazio a Pinocchio, Braccio di ferro, la Banda Bassotti, Asterix, Frozen, i Pirati, Walt Disney e tanti altri personaggi che, magicamente ci hanno catapultato in un pianeta magico…quello abitato dalla fantasia e dalla creatività dei bambini e delle bambine di tutta la terra.

E’ stato altamente educativo e dimostrativo vedere intere famiglie coinvolte nella sfilata, ma anche a passeggio per le vie cittadine con tanta voglia di incontrarsi e giocare insieme.

Biancaneve ed il suo principe dal palco hanno magistralmente diretto l’arrivo dei gruppi, invitandoli poi a salire sul palco…per ballare con loro.

L’altra informazione interessantissima che vi vorrei dare è che nessun gruppo ha vinto così come nessun gruppo ha perso…

“Tutti hanno vinto” nel momento in cui hanno deciso di mettere in campo la loro creatività, dimostrando in questo modo che… ci si può divertire anche con poco, proprio come ha detto la bellissima Manuela Lai che in compagnia di marito, cognata e figli, ovviamente ha voluto prender parte all’evento.

Soddisfazione alle stelle per l’assessore Simone Franceschi che, intervistato, ha ringraziato il comitato composto dalle associazioni sportive ASD Azzurra 2000, Milly’s angels, Free body, DNA fitness, Feel good  che col patrocinio del comune ha saputo organizzare il tutto con un’abilità veramente straordinaria…

Un augurio finale quello che poi, si è consumato nel rogo dove NORFIEDDU, simbolo del male che attanaglia le nostre vite, ha smesso di esistere dilaniato dalle fiamme.

Nadia Pische

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La rivolta ha un unico volto: l’uomo e la donna del Sulcis rivendicano la propria dignità attraverso un’identità persa!

Il sole la fa da padrone suoi volti ormai stanchi di chi, stamane alle nove, era già in fermento per organizzare una spedizione verso un «modo più equo di stare al mondo».

Osservo le persone che ancora sono presenti in piazza, sono quasi le tredici, un gruppetto di giovani è seduto per terra in cerchio, uno poco più in là chiacchiera, tre stan sopra il tetto del vecchio dopolavoro e con un megafono continuano a dire qualche parola inerente alla manifestazione che volge al termine… scatto delle foto e poi mi fermo a parlare con loro.

Sono esausti, desiderosi di rientrare a casa, ma decidono di rilasciarmi un’intervista… eccola, e a voi il compito di tirare le somme di un momento decisivo per «la rivendicazione della propria dignità attraverso un’identità persa».

Maurizio Sanna arriva da San Giovanni Suergiu, è il rappresentante dei giovani che, nel 2008, hanno dato vita ad un comitato spontaneo, formato dai figli della crisi, da ex rappresentanti d’istituto. Maurizio è diplomato al Liceo Artistico di Iglesias, ma non ha ancora trovato un lavoro. Mi presenta Ivan Sais, un ex studente di Villamassargia. I due mostrano un carattere ed un approccio molto diversi tra loro: Maurizio sembra pacato mentre Ivan appare come più adirato, anche lui è disoccupato, nonostante si sia diplomato, hanno entrambi circa 28 anni e sono lì a chiedere quel qualcosa di negato a tanti giovani in Italia, a tanti ragazzi in Sardegna ma, in particolar modo a tanti uomini e donne del Sulcis Iglesiente, la provincia più povera del nostro tanto amato Stivale.

Ivan forse, a suo dire, diventerà il “pensionato delle lotte del territorio”… ed io sorridendo aggiungo: «In fondo è giusto che ci siano nuove facce, nuovi volti che combattano uniti in un fronte comune per il raggiungimento dello stesso obiettivo», e anche Ivano e Maurizio ne sono convinti.

Poi continuano a raccontare… stamane chiassosi e determinati, avevano una voglia tremenda di portare a casa “i fatti”, sono preoccupati per il loro futuro, si vergognano di appartenere alla provincia più povera d’Italia, sono pronti a tutto pur di raggiungere la meta, perché i loro genitori ed ancora prima i loro nonni in questo ci hanno creduto, ora soffrono insieme ai loro figli e ai loro nipoti. A Maurizio ed Ivan e non solo a loro, bensì a tutti i nostri giovani, non interessa una politica che esiste già, loro vogliono, pretendono e gridano a gran voce il volere una politica nuova, per il rilancio del territorio stretto ormai in un sepolcro.

Si avvicina Daniele Corrias, è stanco, stremato, ma si ferma ugualmente con noi… è il rappresentante d’istituto della scuola superiore IPIA di Carbonia.

«Stamane, quando sono arrivato ero “un po’ così…”, ora sono un pochino più speranzoso, più fiducioso… certo avrei voluto vedere in piazza più disoccupati, più alunni…più artigiani e magari anche più commercianti, spero che tutti possano comprendere l’importanza della protesta ed unirsi al più presto alla battaglia».

Cosa avete chiesto al sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti?

Semplicemente di unirsi a noi…

E cosa si è rivelato propenso a fare, «per voi e con voi?»

Ci ha ascoltato e si è messo subito all’opera per produrre, insieme ad un gruppo di rappresentanti, un documento da indirizzare all’attenzione del governatore Francesco Pigliaru e del presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Alla vostra attenzione rimetto integralmente il testo del volantino distribuito in occasione della manifestazione…

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Che altro dire se non fate sentire le vostre voci… non lasciamoci morire senza neanche provare a combattere ma… una cosa, anzi alcune non dobbiamo dimenticare: tenere i toni pacati, non mostrarsi aggressivi, non ricorrere alla forza, non far della giusta protesta un modo per passare dalla ragione al torto. Non insultare, chi forse non compie appieno il proprio dovere, ma invitarlo a riflettere per raggiungere insieme la giusta meta… non lanciare accuse o ingiurie ma ragionare e trovare una soluzione oggi per noi tutti e domani per i nostri bambini e le nostre bambine… il futuro del territorio forgiamolo insieme… UNITI NELLA LOTTA.

Nadia Pische

nadiapische@tiscali.it

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Lettera Aperta al commissario straordinario della ASL 7 di Carbonia.

Egregio Dottor Onnis, mi chiamo Nadia Pische e le scrivo per invitarla pubblicamente a recarsi, in mia compagnia, in visita al “Sirai”, l’ospedale in cui io vado, ahimè purtroppo da molti anni, per una serie di vicissitudini di salute, mie personali e di alcuni familiari.

La invito a questa “passeggiata”, perché non voglio assolutamente credere che lei sia al corrente di alcune questioni organizzative che noi pazienti, già provati per problemi di salute, ci ritroviamo a subire…

La invito, prima di tutto, come cittadina di Carbonia, profondamente addolorata per la piega economico-sociale catastrofica che sta prendendo il territorio; in secondo luogo come docente, attualmente in servizio presso una scuola primaria della città, educatrice di “uomini” e “donne” del domani, ora bambini e bambine in via di formazione; in ultima analisi le scrivo come giornalista, regolarmente iscritta all’albo e collaboratrice di un mensile e di un sito, che operano e si muovono gratuitamente nel territorio.

Credo fermamente che i mass media abbiano ancora un ruolo non da poco, perché sono convinta che tanti cittadini vorrebbero scrivere questa lettera, ma poi per mancanza di tempo, pazienza, voglia di lottare, non l’abbiano ancora scritta, perché credo che in questo particolare momento che la nostra città, la nostra provincia, la nostra regione, la nostra Italia stanno vivendo, ci si debba un attimino fermare a parlare e magari, parlando ed osservando, sono convinta che si possano risolvere, se non tutte, gran parte delle situazioni incresciose che puntualmente si verificano e di cui magari lei non è a conoscenza.

Se mi permette, vorrei farle qualche esempio, qualche segnalazione…

In quest’ultima settimana mi sono recata praticamente in ospedale tutti i giorni… pertanto le sto per dare uno spaccato abbastanza preciso ed attento… correlato di fotografie.

Gli ascensori, diciamo i nuovi, giusto per capirci, non funzionano da almeno una settimana… questo ha creato una fila interminabile nel “vecchio” ascensore, quello che si trova al centro delle scale, mentre quello che invece si trova poco dopo la farmacia, nel sotterraneo sulla parete destra, non può essere utilizzato perché ha un’altra funzione; infine, gli ascensori posti in fondo al corridoio sotterraneo non sarebbero una soluzione perché portano ad una sola parte dei reparti.

Ieri mattina poi, strabiliata, noto pure, nei pressi degli ascensori, una sorta di legenda colorata, appena sistemata, nella quale vengono spiegate in modo dettagliato “le funzioni” degli ascensori… la cosa pazzesca è che l’ascensore… l’unico in cui ci riversavamo tutti in questi giorni… noi utenti non lo possiamo più utilizzare…

Premetto che questo ascensore viene attualmente usato per trasportare malati, defunti, personale, utenti malati ed utenti in visita… tutti insieme appassionatamente…

Quindi procedo raccontando giusto qualche episodio esemplificativo…

Salendo a piedi al quinto piano, emodinamica, dove dovevo recarmi in visita, incontro lo stimato dottor Paolo Casula, il medico della pediatria, se non ricordo male, di circa 40 anni fa, che, in compagnia della sua signora e di un figlio accompagnatore, entrambi i coniugi con un bastone a tre piedi, si accingevano a raggiungere il pianterreno a piedi… non le dico il mio sgomento, claudicanti e costretti a scendere a piedi ben cinque piani…

Il giorno dopo, mi reco in radiologia, bellissima dopo la ristrutturazione ma sconvolgente nella lunghezza dei tempi, trovo un tecnico dal modo di fare veramente improponibile, tanto di rispetto per la sua persona, ma veramente da non poter lasciare con un incarico come quello attuale a stretto contatto con i pazienti… per non parlare poi dell’esito… faccio la radiografia alle 17.00 del 14 gennaio e devo recarmi a ritirare il referto il giorno dopo… ma se siamo in tre pazienti in tutto ed io ho una visita ortopedica di lì a poco, perché devo aspettare? Potrei capire se ci fossero tanti pazienti ma così… non se ne parla nemmeno…

Mesi fa, porto mia madre, in dimissioni protette, nel reparto di cardiologia e una dottoressa mi dice che dobbiamo passare dal pronto soccorso… meravigliata seguo le sue indicazioni anche se non ne condivido la politica… riscendo con mia madre con la pressione alle stelle al pronto soccorso, dove la lasciano buttata su una sedia dal pomeriggio all’alba… ma, a quel punto, penso fra me e me… a cosa serve essere in dimissioni protette???

Potrei continuare ma credo che questi esempi siano più che sufficienti per avere delle spiegazioni in merito.

Il mio desiderio e credo che dai toni della lettera sia di facile comprensione, è solo quello di “aiutarla” a vedere alcune cose dal punto di vista di noi utenti…

Le posso assicurare che diventa faticoso districarsi in una situazione di questo tipo…

Al Sirai lavorano, a mio avviso, e non solo, in maggioranza delle eccellenze mediche, personale squisito che da anni cerca di dare il meglio di sé, infermieri che svolgono il loro lavoro con attenzione e professionalità, inservienti che si impegnano anche di più…

Pertanto, vorrei che loro come lavoratori… e noi come utenti… avessimo l’opportunità di “vivere meglio” il nostro quotidiano.

Mi sono rivolta a lei, dottor Onnis, non perché ritenga che lei debba fare tutto da solo o perché le responsabilità siano solo sue, ma semplicemente perché da qualcuno dovevo iniziare…

La prego, faccia sentire la nostra voce in Regione, combatta per un ampliamento dell’organico… ricordi a chi di dovere che stiamo già morendo di fame… e non possiamo anche morire di stenti…

La ringrazio infinitamente per il tempo che mi ha dedicato… e aspetto impaziente che lei mi contatti…

Fremo all’idea di poter scrivere quanto prima che qualcosa è migliorato… e poi se vorrà, mentre passeggeremo per il Sirai, le potrò far notare anche qualche altra piccola cosa che si potrebbe sistemare…

Ci tengo a precisare… che chi scrive è portavoce di un malcontento generale.

Ancora grazie infinite e buona giornata… ora corro a prepararmi… i miei alunni aspettano la maestra e son già le sette e venti.

Carbonia, 20 gennaio 2016

Nadia Pische

nadiapische@tiscali.it

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Il 26 dicembre, l’associazione culturale Sardinian Events, ha regalato, ancora una volta, la magica rievocazione della nascita di Gesù bambino.

L’evento, patrocinato dal comune di Portoscuso, rappresentato sul luogo dall’assessore allo spettacolo… Attilio Sanna, ha entusiasmato grandi e piccini che in tanti sono accorsi. Il pubblico, attento e silenzioso, ha seguito con interesse sia le performance parlate, sia quelle cantate dalle splendide voci della corale… di Sant’Antioco magistralmente diretta da…

Il tutto reso particolare dalla splendida presenza di Davide, un bimbo di un mese e 20 giorni, “prestato” dai genitori per interpretare l’importante ruolo di Gesù bambino. Uno spaccato di realtà invece è stato donato dalla presenza di un asinello, di due pecore e di due agnellini…tutti perfettamente calati nel loro ruolo.

Un impegno serio e costante quello portato avanti dall’associazione con a capo Leo Basilio Pusceddu, che circondato da un capace ed abile staff, ha modo di far rivivere il passato della tradizione e della cultura cristiana, puntando su un presente che chiede radici ferme per un futuro fatto di valori.

Ma non finisce qui…il presepe vivente ha di nuovo lasciato il posto a quello monumentale che si potrà visitare sino alla fine del mese di gennaio, così come quello meccanico. Il 5 gennaio, alle 21.00, sempre nei locali della vecchia tonnara, ci sarà invece una serata di karaoke… beneficienza; il 6 gennaio, alle 15.00, nelle acque della caletta, l’arrivo della befana in barca farà divertire tutti, dai zero ai cent’anni; alle 17.30, infine, si snoderà lungo le vie del paese la carovana dei magi…

Tra gli interpreti Gaddo, un simpatico e curioso asinello, comparsa determinante anche nel presepe vivente, che lo scorso anno aveva calcato le scene per la prima volta e Svelto un coniglietto sassarese, da poco trasferitosi nel Sulcis Iglesiente.

Impossibile mancare a questi appuntamenti…il rischio che si corre è che la befana passi a portarsi via le feste senza che ci si sia divertiti abbastanza.

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E’ stata inaugurata domenica 14 giugno, nella Sala Docce del Museo del Carbone (Grande Miniera di Serbariu) sarà inaugurata la Mostra “I volti della memoria. Smalti e carboncini” del pittore Ielmo Cara.

Ielmo Cara è nato nel 1934 a Gavorrano, dove ha trascorso la sua infanzia prima di giungere a Carbonia, ancora bambino. Suo padre e suo nonno, di Narcao, sono stati minatori. Le sue memorie minerarie biografiche e storiche, unite a quelle dei suoi parenti, coprono più di un secolo. I particolari mondi umani minerari sono riuniti dall’artista in un’esposizione che comprende venti ritratti in bianco e nero: dieci quadri a smalto su compensato e dieci disegni a carboncino su carta, realizzati negli anni Ottanta.

La mostra sarà visitabile fino al 30 luglio 2015, tutti i giorni della settimana: fino al 20 giugno, dalle 10.00 alle 17.00; dal 21 giugno al 30 luglio, dalle 10.00 alle 18.00.

Fotografie di Nadia Pische.

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Si conclude questa sera, nella saletta del Portico, in piazza Roma, a Carbonia, la mostra di Larisa Seregina “Mondi e meraviglie”, allestita nell’ambito della Rassegna “12×12”.

La mostra presenta una serie di lavori che nascono dal senso di meraviglia che la stessa autrice prova di fronte alla bellezza del mondo. Emozioni che l’artista desidera condividere con gli altri. I suoi dipinti diventano così un tramite per veicolare il suo universo poetico verso l’osservatore permeabile a tale bellezza reinterpretata.  Non solo paesaggi quindi, ma sentimenti lirici  nati dal desiderio di fermarne l’impatto visivo.

Fotografie di Nadia Pische.

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Il 23 aprile è stata inaugurata all’Exmà di Cagliari, Centro comunale d’Arte e Cultura, la personale dell’artista Antonio La Rosa che con “Equilibri instabili” porge, un invito ad osare… a non star fermi per paura di rompere l’equilibrio che si è raggiunto. E’ come se la staticità facesse morire l’uomo poco per volta, lo ingabbiasse, nel timore di perdere una certezza, dimenticando così l’emozione del protendersi verso un qualcosa di nuovo, tralasciando di ricordare che ogni equilibrio è momentaneo… e come tale deve essere visto, col conseguente desiderio di un’incessante voglia di ricrearlo sempre nuovo.

L’arte è la metafora attraverso la quale Antonio ci porta in una dimensione magica, dove le sue sculture pullulano di equilibri instabili, dove viene quasi spontaneo allungare una mano per “sistemarle”, apparentemente dure e fredde esprimono un movimento che alimenta la fantasia del fruitore che in alcune di esse coglie morbidezza, sentimento e poesia e in altre intravede rotture, inizio e fine di equilibri vitali in una sinergia che tiene il tutto unito. Sculture energiche in grado di comunicare serenità e sicurezza, forgiate da un artista che tanto ha da dire e che sceglie di farlo anche con la pittura… Una pittura, la sua, dove i colori dalle tinte calde e forti regalano calore ed un’emozione intensa capace di mettere le ali ai pensieri… ed è in quel momento che i palazzi delle metropoli, protagonisti delle sue tele, si avvicinano, si abbracciano, a testimomiare la presenza delle persone che ci vivono dentro, delle loro anime capaci di trovare il giusto equilibrio nella sinergia, nell’incontro, nel trovarsi vicini…

Fuori dallo spazio artistico di Antonio La Rosa, nella città che lo accoglie, tutto continua, nulla si ferma, il frastuono esterno non disturba la danza di colori e forme in cui ci si può perdere arrivando persino ad entrare in un laboratorio, al centro dello spazio espositivo, cuore del suo estro, dove tutto ha inizio e… dipingere con i suoi colori, tratti e linee di metropoli in cerca di vita, per diventare poi “la metropoli di tutti”.

Sparsi lungo le pareti sono adagiati i pensieri dell’artista…in attesa di essere letti, di essere colti, il tramite che minerà l’equilibrio del lettore, che lo proietterà verso nuove mete, verso nuovi porti, che farà nascere in lui la voglia irrefrenabile di viaggiare verso nuove ipotesi, verso nuove idee… in un cammino di scoperta dove la ricerca dell’equilibrio lo farà correre su un filo… come un funambolo… personaggio importante in alcuni dipinti dell’artista… e allora Antonio portaci con te… tienici per mano e continua ad emozionarci…

Nadia Pische

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We’ll also put the spotlight on the brilliant and eclectic artist, Antonio La Rosa. We’ll make an elegant portrait of him, soft but coloured, characterized by the warm and traditional Sardinian colours and tastes… and the title will be: “Antonio, a gentleman from another time”.

Our friend Antonio, opened the shutter of his workshop for us and, at that moment, the chaos of the real world disappeared, and we entered a dimension formed of “unstable equilibrium”.

The artist, born in Calasetta, with humble words, tells us about his life… his eyes shining, remembering himself as a young boy and as a teenager. He’s touched when he remembers that day when, after telling his mum Rita, he told his dad Pasquale his important decision, the one which would change his life forever: “Dad, I’m leaving!”

The silence in the room at that precise moment is still tangible, his dad didn’t talk, didn’t say a word… His son renounced working in his small family business to follow a dream, to become an actor, like the ones you see on TV, like the ones you can’t see in Sardinia. Antonio’s desire to leave was strong, but it teetered when he met his dad’s glare, though he decided to leave anyway.

At the age of 24 Antonio arrived in the capital city and studied drama in a private school for about three years. In a short time he took his first steps on stage and in 2001 he performed his first major role; but he didn’t stop studying: courses and master classes filled his days; he also travelled around until he arrived in Los Angeles. When he came back from the USA, he formed the theatre company “I gitani dell’Anima” (the gypsy of the soul), for which he worked as a director and took the lead roles. They put on a comedy: “Stasera a casa di amici” (this evening at some friends’), by the De Filippo brothers. Since then he’s toured around Italy with different productions, amongst the last ones “Natale in Cantina” (Christmas in the basement) and “Il tempo di una lavatrice” (The Timing of a Washing Machine)….

But, how was the actor born? To tell us about it, Antonio goes back in time. He tells us about when he was in the first year of high school and played the role of Jesus in “Jesus Christ Superstar”, a real success that he remembers, smiling. He has the same smile when he thinks about his drawings at the preparatory school…he always drew a lion…maybe at that time the painter had already been born.

At the beginning of his artistic career, Antonio needed a job, and he worked as a bank consultant, which he bluffed his way through.

What does Antonio want to do when he’s older? – “I don’t want to become old,” he replies.

Today he’s 38 years old and he wants to be a man of no age, but the time passes, life goes by and the artist inside knows it, so he seizes the hour. That which goes around in his head understands that in life everything is unstable and it’s almost a necessity to lose equilibrium, to instantly find a new one, and he finds it, loses it, and finds it again. This makes his art a synergy of unstable equilibrium.

But, to better understand Antonio’s thousand facets, we need to let ourselves be guided around his workshop, where our eyes  feast upon beautiful things: paintings with warm colours resting on tripods, canvases which grip your attention and animate the walls; a line of four chairs from the oratory where as a small boy he went to watch films; tins of paint; an old trunk with canvases and pieces of glass; costumes resting on a tiger-striped sofa, and then paint brushes, palette knives and rags which give life to a painting of him and his dad at sunset, or to a picture of a modern family… distant but united.

Antonio considers himself a man of the world… he left Sardinia to find something more, but in his dreams he had already climbed into a balloon he had painted… probably after having raised his top hat, just as represented in another of his pictures.

For several years, Antonio has experimented with sculptures in iron representing the unstable equilibrium of life, and that push in our lives, sweet but decisive, like the one his mother Rita gave him on the swing under an incredibly high fig tree.

And so, via swings and balloons, Antonio, we wish that you go on flying high with your dreams, and through sculptures and paintings trace your brilliant author’s lines, maybe like the ones you’ll take into the theatre with the new show “Lemuri”; or, the ones at EXMA, the Contemporary Art Museum, starting from 23rd April till 24th May, in Cagliari, where you’ll guide us via your workshops. We’ll be catapulted into the magic world of art where everything is possible and nothing is out of reach… just like that dream which had astonished your dad Pasquale so much, and who is now so proud of his Antonio.

Nadia Pische

traduzione in inglese di Elisabetta Basciu

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IMG_7059-2Antonio La Rosa 2 copia Antonio La Rosa dipinge

Oggi puntiamo le luci del palcoscenico sul brillante artista poliedrico Antonio La Rosa. Faremo di lui un dipinto gentile ed elegante, morbido e colorato al punto giusto, dalle tinte calde e dai sapori nostrani… ed il titolo sarà: “Antonio, un signore d’altri tempi”. Eh sì proprio così, il nostro amico Antonio ci ha aperto la serranda del suo “laboratorio” e, da quel momento, il caos del mondo reale è scomparso e siamo entrati in una dimensione fatta di “equilibri instabili”

L’artista, a cui Calasetta ha dato i natali, con parole umili ci racconta di se… gli occhi gli brillano mentre ricorda “Antonio bambino” e poi adolescente, si commuove nel ricordare quel giorno quando, dopo averlo detto alla madre Rita… comunica al suo papà Pasquale una decisione importante, quella che cambierà per sempre la sua vita: «Papà io parto! Vado a Roma per studiare recitazione…»

Il silenzio della stanza, di quel preciso momento, è ancora tangibile, il padre non parla, non proferisce parola… Un figlio rinuncia ad entrare a far parte della piccola azienda familiare per inseguire un sogno… Diventare attore, come quelli che si vedono in tv, come quelli che non ci sono in Sardegna, la voglia di partire è forte, ma vacilla quando incontra lo sguardo del padre… e, comunque, decide di partire… A 24 anni, Antonio arriva nella capitale e per circa tre anni e mezzo studia recitazione in una scuola privata. Nel giro di poco tempo muove i primi passi sul palcoscenico e nel 2001 fa la sua prima entrata in scena… non smette di studiare, corsi e master class riempiono le sue giornate, si sposta in lungo e in largo sino ad arrivare a Los Angeles. Al suo rientro dagli USA mette su “I gitani dell’anima”, una compagnia che lo vede regista protagonista in uno spettacolo dei fratelli De Filippo “Stasera a casa di amici”, gira l’Italia con varie produzioni, tra le ultime “Natale in cantina” e “Il tempo di una lavatrice”. Ma come nasce l’attore? Per raccontarcelo Antonio torna indietro nel tempo… e co-me per magia rieccolo in 1ª media quando sfonda le scene interpretando Gesù in “Jesus Chryst superstar”... un vero successo che ricorda col sorriso… lo stesso che fa quando ripensa ai suoi disegni della scuola materna… disegnava un leone… sempre un leone… forse già allora nasceva il pittore. Attore, pittore… ma serviva un lavoro e Antonio diventa consulente per una banca… in fondo si trattava solo di recitare una parte…

Ma da grande cosa vorrà fare Antonio? Diventare grande? Antonio non vuole diventare grande… oggi ha 38 anni e vuole essere “l’uomo senza età”... ma il tempo se ne va, la vita scorre, l’artista che c’è in lui lo sa… e coglie l’attimo… quel che è, girovagando dentro se stesso comprende che nella vita tutto è precario ed è quasi necessario perdere l’equilibrio per trovarne subito uno nuovo… e lui l’equilibrio lo trova, lo perde e lo ritrova ancora… e fa delle sue arti una sinergia di equilibri instabili… Ma per comprendere meglio le sue mille sfaccettature occorre lasciarsi guidare all’interno del suo laboratorio, gli occhi ed il gusto per il bello traggono subito piacere: quadri dalle tinte calde adagiati sui cavalletti; tele dai soggetti graffianti che animano le pareti; una fila di 4 sedie dell’oratorio, le stesse su cui si sedeva quando da bambino si recava a vedere un film; barattoli di colore; un vecchio baule con tele e vetri; abiti di scena poggiati su un divano tigrato e poi pennelli, spatole e stracci per dar vita ad un tramonto col padre… ad un ritratto di famiglia moderna, separata ma unita… Antonio si sente cittadino del mondo… a suo tempo lasciò la Sardegna per andare incontro a qualcosa di più… nei suoi sogni l’aveva già fatto salendo su una di quelle mongolfiere che ha dipinto su tela… magari dopo aver sollevato il cilindro in segno di saluto, proprio come rappresenta un altro suo quadro… Un artista sul palcoscenico, tra i suoi scritti, tra le tele, ma da qualche anno anche tra “morbide” sculture di ferro in equilibrio precario e instabile… quasi una metafora della vita… noi in continua ricerca di equilibrio… di una spinta… dolce ma decisa… proprio come quella che mamma Rita gli dava su quell’altalena posta sotto quell’incredibile fico alto 5 metri… E allora altalene… mongolfiere… continua a volare in alto con i tuoi sogni e tra uno “sfrido” ed un “pennello” traccia grandi linee d’autore… magari quelle che porterai a teatro col nuovo spettacolo intitolato “Lemuri”, oppure quelle che a partire dal 23 aprile al 24 maggio all’Exma, Museo d’Arte contemporanea, a Cagliari ammireremo in tua compagnia, quando attraverso i tuoi laboratori ci catapulterai nel magico mondo dell’arte dove tutto è possibile… e dove niente è irraggiungibile… proprio come quel sogno che aveva tanto stupito papà Pasquale, che adesso è fiero del suo Antonio.

Nadia Pische

traduzione in inglese di Elisabetta Basciu

We’ll also put the spotlight on the brilliant and eclectic artist, Antonio La Rosa. We’ll make an elegant portrait of him, soft but coloured, characterized by the warm and traditional Sardinian colours and tastes… and the title will be: “Antonio, a gentleman from another time”.

Our friend Antonio, opened the shutter of his workshop for us and, at that moment, the chaos of the real world disappeared, and we entered a dimension formed of “unstable equilibrium”.

The artist, born in Calasetta, with humble words, tells us about his life… his eyes shining, remembering himself as a young boy and as a teenager. He’s touched when he remembers that day when, after telling his mum Rita, he told his dad Pasquale his important decision, the one which would change his life forever: “Dad, I’m leaving!”

The silence in the room at that precise moment is still tangible, his dad didn’t talk, didn’t say a word… His son renounced working in his small family business to follow a dream, to become an actor, like the ones you see on TV, like the ones you can’t see in Sardinia. Antonio’s desire to leave was strong, but it teetered when he met his dad’s glare, though he decided to leave anyway.

At the age of 24 Antonio arrived in the capital city and studied drama in a private school for about three years. In a short time he took his first steps on stage and in 2001 he performed his first major role; but he didn’t stop studying: courses and master classes filled his days; he also travelled around until he arrived in Los Angeles. When he came back from the USA, he formed the theatre company “I gitani dell’Anima” (the gypsy of the soul), for which he worked as a director and took the lead roles. They put on a comedy: “Stasera a casa di amici” (this evening at some friends’), by the De Filippo brothers. Since then he’s toured around Italy with different productions, amongst the last ones “Natale in Cantina” (Christmas in the basement) and “Il tempo di una lavatrice” (The Timing of a Washing Machine)….

But, how was the actor born? To tell us about it, Antonio goes back in time. He tells us about when he was in the first year of high school and played the role of Jesus in “Jesus Christ Superstar”, a real success that he remembers, smiling. He has the same smile when he thinks about his drawings at the preparatory school…he always drew a lion…maybe at that time the painter had already been born.

At the beginning of his artistic career, Antonio needed a job, and he worked as a bank consultant, which he bluffed his way through.

What does Antonio want to do when he’s older? – “I don’t want to become old,” he replies.

Today he’s 38 years old and he wants to be a man of no age, but the time passes, life goes by and the artist inside knows it, so he seizes the hour. That which goes around in his head understands that in life everything is unstable and it’s almost a necessity to lose equilibrium, to instantly find a new one, and he finds it, loses it, and finds it again. This makes his art a synergy of unstable equilibrium.

But, to better understand Antonio’s thousand facets, we need to let ourselves be guided around his workshop, where our eyes  feast upon beautiful things: paintings with warm colours resting on tripods, canvases which grip your attention and animate the walls; a line of four chairs from the oratory where as a small boy he went to watch films; tins of paint; an old trunk with canvases and pieces of glass; costumes resting on a tiger-striped sofa, and then paint brushes, palette knives and rags which give life to a painting of him and his dad at sunset, or to a picture of a modern family… distant but united.

Antonio considers himself a man of the world… he left Sardinia to find something more, but in his dreams he had already climbed into a balloon he had painted… probably after having raised his top hat, just as represented in another of his pictures.

For several years, Antonio has experimented with sculptures in iron representing the unstable equilibrium of life, and that push in our lives, sweet but decisive, like the one his mother Rita gave him on the swing under an incredibly high fig tree.

And so, via swings and balloons, Antonio, we wish that you go on flying high with your dreams, and through sculptures and paintings trace your brilliant author’s lines, maybe like the ones you’ll take into the theatre with the new show “Lemuri”; or, the ones at EXMA, the Contemporary Art Museum, starting from 23rd April till 24th May, in Cagliari, where you’ll guide us via your workshops. We’ll be catapulted into the magic world of art where everything is possible and nothing is out of reach… just like that dream which had astonished your dad Pasquale so much, and who is now so proud of his Antonio.

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