24 November, 2024
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Una vita serena è il desiderio di tutti e, a partire dalla tenera età non ci dovrebbero essere difficoltà tra gioie ed affetti. Non sempre però le cose vanno così…

Federica è una ragazza che sin da bambina si è dovuta destreggiare tra psicologhe e tribunale dei minori. Dopo vari incontri con equipe psicopedagogiche, nonostante fosse ancora bambina, venne affidata alle cure di suo padre «a cui voglio un bene infinitoracconta -, lui è il mio primo amore assoluto per sempre».

«Era il 2010 e io vivevo felice a casa dei miei nonni paterni che non mi hanno fatto mai mancare niente, a loro devo la mia vita perché se oggi sono quel che sono è solo grazie a loroaggiunge Federica -. Mi ritengo molto responsabile e matura per avere 23 anni, pur essendo cresciuta senza una figura materna. Devo ringraziare anche la sorella minore di mio papà, che mi ha sempre trattata come una sorellina più piccola, mi ha sempre accontentato anche se forse non le ha dato la soddisfazione di essermi presa un diploma scolastico… Anche la sorella più grande di papà non mi ha mai fatto mancare niente e ripeto se oggi sono una brava ragazza è solo grazie a loro.»

Federica dedica gli anni adolescenziali allo sport, quando pattinava si sentiva libera e senza pensieri, quei pensieri che le fasciavano la testa. Raggiunta la maggior età, decide di scrivere alla mamma per provare a capire se potevano costruire un rapporto. All’inizio sembra fattibile ma ben presto le cose si incrinano e le due donne si allontanano.
La vita di Federica continua tra l’affetto della famiglia paterna e della compagna di suo padre che la tratta come una figlia. Nel 2021 decide di lasciare l’Italia e va fuori a lavorare, è felice, non dipende più da nessuno. Nel 2022 conosce un ragazzo che oggi è il suo attuale marito, provano a vivere un amore a distanza, ma non è per loro e Federica decide così di tornare in Italia. Si sposa con il suo compagno ed ora è mamma della piccola Greta. Nonostante la vita l’abbia privata dell’amore di una mamma, a lei dedica questo racconto che conclude con un messaggio importante: «Greta è il dono più bello che mi ha fatto la vita, a cui non riuscirei mai a far mancare il mio amore… l’amore di una mamma»!

Nadia Pische  

Ci ha lasciato lo scorso 6 febbraio, all’età di 91 anni, la professoressa e pittrice Febe Antoniutti. Nata ad Iglesias, destinata ad una carriera da medico, ha ben presto preferito seguire il suo estro ed in tempi strettissimi si diplomò all’istituto di arte di Sassari. In seguito ha continuato a perfezionarsi all’accademia di Venezia, viaggiando poi in Grecia, in Francia, in Spagna a Malta e in Egitto. Professoressa di educazione artistica presso la scuola secondaria di primo grado a Carbonia, lascia nei suoi allievi un bellissimo ricordo. Di lei hanno scritto grandi critici d’arte, mettendo in risalto la sua sensibilità al colore e la ricerca dell’essenziale.

“Una vita in 200 quadri” è un volume in cui Febe Antoniutti ha raccolto le fotografie di 200 quadri tra olii, disegni, carboncino, sanguigne, a pennello e acquerelli. In questo modo, ha rappresentato le tecniche pittoriche da lei preferite ed usate più spesso dal 1954 al 2006. Un ricco ventaglio di opere che, nell’arco di 50 anni, non hanno mai avuto uno stop. Nel libro sono presenti anche quattro affreschi eseguiti in luoghi pubblici della città di Carbonia: Gesù parla alla folla nel centro d’accoglienza di ragazze madri; Le beatitudini, nella parrocchia di San Ponziano; L’annunciazione, nella parrocchia di Don Bosco; La cena in casa Levi, nel centro d’accoglienza per ex tossicodipendenti di don Vito Sguotti. Tante le persone che la ricordano con affetto, molti hanno affidato un loro ultimo saluto ai social, tra loro Rosa Maria Marongiu che non perde occasione per citarla come la sua maestra, insegnante e guida in scelte di vita importanti, che le ha dato la forza di continuare a dipingere dopo la scomparsa di suo padre. A lei dedica questi versi:

«Vai, vola leggera, come i petali

di mandorlo, che per primi sbocciano

dall’inverno e annunciano la primavera

sui rami lunghi e scuri

e pertanto porteranno forti frutti di velluto

tra il fresco estivo delle foglie»

I fiori di mandorlo erano i suoi preferiti, forse perché fioriscono su un albero spoglio, privo di foglie, forse perché incantata dalla delicatezza di questi fiori dai cinque petali.

Proprio in questi giorni la natura inizia a regalarci questa fioritura.

Ed è a questa fioritura che vogliamo affidare il ricordo di un’artista delicata e attenta, sensibile alla bellezza, un’artista che ha fatto dell’arte pittorica la sua ragione di vita.

Nadia Pische

 

Si è svolta allo Stadium Genova della Fiumara nei giorni 2, 3 e 4 febbraio l’evento sportivo “Ju Jitsu Genoa open 2024”. Una gara internazionale a cura della Lino Team Ju Jitsu, affiliata alla Ju Jitsu international Federation, con in palio punti preziosi nella ranking list mondiale nella classe Adult, in vista della qualificazione ai Word Games del 2025 di Chengdu. Una manifestazione che ha visto in gara 500 atleti di 22 nazioni, inserite nel palinsesto di “Genova 2024 Capitale Europea dello Sport”. Dalla Sardegna l’unica società a partecipare la “Dojo Hiwashi Shinsei” di San Giovanni Suergiu. Tra i loro atleti, tre cittadini di Carbonia Jacopo Saba, Marco Iolo e Luca Iolo, che hanno partecipato anche al mondiale giovanile in Kazakistan nel mese di agosto 2023.

«Oradichiara la loro allenatrice Denise Pisuattendiamo le convocazioni per gli europei in Romania. È un vero peccato che il ju jitsu sia uno sport poco considerato, visti i grandi sacrifici che gli atleti e le loro stesse famiglie fanno a livello di tempo e spese.»

Luca Iolo, uno degli atleti in gara in Kazakistan, racconta l’esperienza vissuta con un entusiasmo contagioso. «E’ stata un’esperienza fantastica con la mia super coach Denise. Ho fatto amicizia con altri atleti di vari paesi arabi asiatici e europei. Sono arrivato alla gara stanco e provato dal viaggio e dalla dieta, ma mi sono divertito. La mia più grande prestazione l’ho avuta a febbraio a Genova, dove in una categoria difficile ho conquistato la medaglia d’argento. Il ju jitsu è uno sport che infonde autostima è ideale per tutti: magri, grassottelli, alti e bassi.»

E di autostima parla anche Marco Iolo, anch’egli atleta che ha vissuto l’esperienza in Kazakistan. «Ricordo che ho passato tutta l’estate con un caldo insopportabile ad allenarmi in palestra. In gara ho affrontato diversi atleti che provenivano da tutto il mondo e grazie a queste gare ho imparato diverse cose. Consiglio il ju jitsu perché è uno sport che infonde autostima e disciplina.»

Vedere come questi ragazzi fanno dello sport una pratica quotidiana fa sinceramente comprendere quanto sia importante per il corpo e per la mente praticare uno sport, garanzia per una vita sana ed equilibrata, oltre ad essere un importante strumento di inclusione che incoraggia l’incontro con culture diverse, fonte di arricchimento personale.

Per Jacopo Saba di 15 anni il Kazakistan è stato il primo mondiale. «E’ stata un’esperienza bellissima che non sarebbe stata possibile senza la mia coach Denise. Consiglio a tutti questo sport, perché è educativo ed insegna il rispetto per sé stessi e per gli altri.»

Leonardo Zottocco, 12 anni, pratica questo sport da quando ne aveva 6. «A Genova è stata la mia prima gara internazionale, un’esperienza che mi ha fatto crescere molto e mi ha insegnato tante cose. Sono felice di aver partecipato nonostante non sia arrivato sul podio, sono state giornate che porterò sempre nel cuore.»  

Anche Sofia Pisu racconta la sua esperienza a Genova. «Ho partecipato con altri 8 miei compagni ho gareggiato nel ne waza -52 kg in 14, ho avuto tre avversarie su tre incontri. Non è stato semplice perché la mia pull era molto difficile, le mie avversarie erano molto alte e forti. Non sono arrivata sul podio ma continuerò ad allenarmi con impegno per partecipare alle prossime gare.»

Il ju jitsu è un’antichissima arte marziale giapponese che coniuga disciplina, tecnica, coordinamento motorio e controllo. Un’arte marziale educativa che modella il carattere, insegna ad affrontare le avversità della vita e può trasformarsi in una vera e propria filosofia di vita.

Ju jitsu: come non consigliarlo!

Nadia Pische

La vita può essere bella, facile, serena, ma anche difficile e in salita. Quella che vi racconto oggi è la storia di Federico. Correva l’anno 2000 quando arrivò un bel bimbo in una famiglia di genitori e nonni felici. Ma la vita è imprevedibile e, dopo appena un anno di vita, Federico perse il suo papà. Da quel momento i nonni si presero cura di lui, a causa di una mamma poco presente. Ma nel 2011 Federico dovette superare un’altra prova: il distacco dai nonni e un nuovo percorso in una casa famiglia.

«Ricordo benissimoracconta Federicoil giorno che mi presero da scuola e mi portarono in un posto a me sconosciuto chiamato casa famiglia, nel quale incontrai tanti altri ragazzini. Mi ricordo i pianti dei primi giorni e le prime settimane senza vedere i nonni che rividi dopo mesi.»

Intanto, il tempo passava, i nonni andavano a trovarlo e a scuola Federico faceva nuove amicizie. Tutto per lui era nuovo ed improvvisamente si rese conto che questo percorso sarebbe stato molto lungo. Iniziò a fare sport e gli incontri con la psicologa gli fecero finalmente capire come mai si trovava li.

«Negli anni 2013/2014 iniziai ad aprire la mente, mi proposero l’affido, ma io una famiglia l’avevo, volevo i nonni che mi mancavano tanto», aggiunge Federico.

Nel 2015 arrivò la sua prima stagione estiva, iniziò a capire il mondo del lavoro e cosa significava “sudarsi le cose”. Ma l’anno decisivo è stato il 2017, in estate sarebbe finito il suo percorso in casa famiglia e sarebbe tornato dai suoi adorati nonni.

«Ad oggi avrei dato l’animasottolinea Federicoil percorso in casa famiglia “mi ha aperto la mente a 360°, mi ha regalato emozioni belle e brutte, ma mi dà un senso di soddisfazione quando passo a salutare la mia vecchia casa, mi accolgono sempre con il sorriso per il lavoro svolto bene su un ragazzo cresciuto benissimo. Lì potrei ringraziare per tutta la vita, sono il loro ragazzo modello e questo per me è motivo di grande orgoglio.»

Oggi Federico è un ragazzo quasi indipendente, che non sta mai fermo, con tanti obiettivi e hobby che pian piano porterà a termine. È un ragazzo che si relaziona facilmente con tutti. La sua speranza è che domani questo suo “passato” venga letto da persone che hanno vissuto qualcosa di simile nella loro vita e che la sua testimonianza possa essergli d’aiuto.

«Posso dire di aver realizzato il 15% di tutto quello che vorrei fare nel mio futuro, ma sono veramente soddisfatto di questi miei 23 anni compiuti, in cui ho dovuto affrontare tante prove. Ringrazio la mia voglia di mettermi sempre in gioco a provarci sino alla fine anche se non sempre ottengo i risultati sperati. Questo per dirvi che non sono stato fortunato, chi non ha i genitori li vorrebbe e chi invece li ha capita che li tratti… come se fossero il nulla. Io però posso assicurarvi che avere due genitori uniti e vicini è la cosa più bella che ci possa essereconclude Federico -. Loro, chi li ha è davvero fortunato!»

Nell’ascoltare Federico mi sono resa conto di avere davanti un bravo ragazzo che, nonostante non abbia avuto una vita facile ha una grande fiducia nel futuro e non perde la speranza che la vita, in qualche modo, possa rendergli quello che ingiustamente gli ha tolto. Bravo Federico! Avanti tutta!

Nadia Pische

Parlare di omofobia nel 2024 è ancora un qualcosa di complicato per via di vari punti di vista e delle definizioni che vengono date a questo fenomeno. Per alcuni è un problema marginale, per altri non esiste parlarne, per altri ancora si tratta di comportamenti schifosi. Il 18 gennaio 2006, a Strasburgo, il parlare sullo stesso piano del razzismo, della xenofobia, dell’antisemitismo e del sessismo. Tuttavia anche se ben descritto dal punto di vista della legge la società civile non risponde in modo concreto e corretto. Più della metà degli omosessuali denuncia atti di bullismo omofobico per lo più nelle scuole.

Finché si sentiranno frasi tipo «non ho nulla contro gli omosessuali, ma non tollero che si bacino in pubblico», saremo sempre tanto lontani dall’accettazione del fatto che l’amore non ha sesso. Secondo il report annuale di omofobia.org , gli episodi di omotransofobia denunciati in Italia tra aprile 2022 e marzo 2023 sono stati 115, e hanno colpito 65 vittime, distribuite in 62 località diverse. Nel nostro ordinamento non è prevista alcuna legge che tuteli l’omofobia. Nel 2023 in Italia, tra le vittime che hanno denunciato, 50 hanno subito aggressioni singole, 32 sono state vittime di aggressioni di gruppo o in coppia. Si sono registrati 2 omicidi, 4 suicidi, 1 tentato suicidio e 76 atti non aggressivi, ma comunque di grave rilevanza penale. I dati, ovviamente, non tengono conto di tutti quei casi che, per vergogna o per paura, non vengono denunciati. A queste forme si aggiunge poi la violenza domestica, specie a danno di ragazzi giovani che si trovano costretti ad abbandonare la famiglia perché questa non accetta la loro identità. Pertanto, appare lampante la necessità di emanare delle leggi che tutelino le persone che non chiedano altro se non di vivere serenamente la propria sessualità. Tanti ed eclatanti sono i fatti di cronaca che dovrebbero far riflettere sull’urgenza di legiferare in tale direzione..

Basti pensare a Cloe, l’insegnante trans che nel giugno del 2022 si è data fuoco nel camper in cui viveva, esasperata dall’odio e sfinita dalle vessazioni subite in continuazione. Ad ottobre 2022 Chiara che decise di togliersi la vita a soli 19 anni. Sempre ad ottobre del 2022 l’omicidio di Massimo, in Sicilia, adescato per un rapporto sessuale e poi ucciso barbaramente. A marzo 2023, a Modena, è accaduto anche ad Alessandro. I report raccontano gli episodi più atroci, ma tanti sono gli atti di bullismo omofobico che vengono perpetrati ogni giorno in un clima di intolleranza di matrice culturale. Lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dichiara: «Omofobia, biofobia e transfobia costituiscono un’insopportabile piaga sociale ancora presente a causa di inaccettabili discriminazioni e violenze, in alcune aree del mondo persino legittimate da norme che calpestano i diritti delle persone. E’ compito delle istituzioni elaborare strategie di prevenzione che educhino il rispetto della diversità e dell’altro, all’inclusione».

Alla luce di queste parole non bisognerebbe girarsi dall’altra parte ma affrontare come paese civile un semplice diritto alla libertà sessuale. Tanti gli articoli di giornale…

20/05/2022 Picchiato dallo zio a 16 anni perché gay, costole rotte e minacce.

21/05/2022 Laura discriminata perché transessuale “Lavoro negato”.

23/05/2022 Insulti omofobi sulla spiaggia di Recco.

23/05/2022 Scappata da un padre violento: «Ora posso essere me».

Giugno 2022 Lei e lei, affitto negato perché sono gay: «A casa mia voglio solo eterosessuali».

11/06/2022 Gay picchiata dal branco: «Nessuno mi aiutava».

E’ ora che si inverta la rotta e che il rispetto arrivi per tutti, a prescindere dalle loro “scelte sessuali”. E’ quello che chiedono in coro i ragazzi come Massimo Pibia, ad esempio, cittadino di Carbonia, stanco di leggere fatti di cronaca che parlano di omofobia. Non si chiede niente di trascendentale, semplicemente di poter vivere serenamente la propria sessualità. Ogni persona deve essere libera di esprimere la propria identità, senza temere discriminazioni. Tutti hanno diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza. Accettare e capire l’identità di ognuno permetterà di sopprimere molti ostacoli imposti dagli stereotipi di genere, nocivi per l’intera società. In questo modo, ogni persona sarà libera di realizzarsi pienamente, senza essere vittima di esclusione economica e sociale. Lottare per aver leggi attente, in modo che ogni persona possa accedere ai propri diritti senza discriminazioni. Perché come scrive Confucio: «Tra le persone veramente istruite non c’è discriminazione».

Nadia Pische

Il 27 gennaio si celebra la “Giornata della Memoria”, una ricorrenza internazionale che ogni anno commemora le vittime dell’Olocausto, cioè il genocidio perpetrato tra il 1938 ed il 1945 ad opera del nazionalsocialismo e del fascismo nei confronti degli ebrei e di molte altre persone ritenute “deboli” e “indesiderabili”.

Una data che è stata scelta poiché in quel giorno del 1945 vennero aperti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, liberando i superstiti.

La parola shoah, è un termine che significa “catastrofe”.

Viene usato al femminile e si riferisce allo sterminio del popolo ebraico.

Il termine das Lager in tedesco significa “campo” o “magazzino”. Lager è l’abbreviazione di “Konzentrationslager” letteralmente tradotto “campo di concentramento”.

Si tolsero i diritti agli ebrei e vennero vietati i matrimoni misti tra ebrei e non ebrei.

Si consiglia la visione del cartone animato “La Stella di Andra e Tati”.

«Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.

Guardiamo in faccia gli orrori per evitare di commettere gli stessi errori.»

Primo Levi

Queste sono le parole che dovrebbero essere utilizzate per descrivere ad un bambino tra gli 8 e i 9 anni perché si celebra la “Giornata della Memoria”. Lasciando descrizioni più crude ed eventi più crudeli ad un’età maggiore, onde evitare traumi psicologici data la realtà cruenta di questi fatti.

Ma lasciarli all’oscuro sarebbe altrettanto sbagliato, visto il tanto parlare da parte dei media e dei social e della presenza che ormai questi hanno nella vita non solo degli adulti ma anche dei bambini.

E’ importante iniziare a parlarne con attenzione e delicatezza, per indurre alla riflessione su un doloroso passato e, allo stesso tempo, consolidare le basi perché nel presente e nel futuro non si ripetano più fatti cosi incresciosi per l’intera umanità.

Nadia Pische

Nella foto di copertina Modesto Melis, tornato a Mauthausen 69 anni dopo la liberazione

È di ieri mattina il fortissimo odore nauseabondo che sprigionano i tombini nel parcheggio antistante l’ospedale Cto di Iglesias. Non basta neanche la mascherina per evitare di sentirlo pungente e insopportabile. L’auspicio è che quanto prima chi di dovere possa risolvere questo increscioso problema che si è manifestato già altre volte. Tenendo conto che parliamo di una struttura ospedaliera, l’intervento risolutivo dovrebbe essere veloce e tempestivo.
Nadia Pische
   

I racconti di nonna Chiara, quelli che Ignazio e i suoi fratelli ascoltavano da piccoli, intorno al caminetto. Nonna Chiara narrava de Su Dimoniu…un porcaro molto particolare…

Venerdì 15 dicembre, in Sala Lepori, ad Iglesias, alle ore 17.30, verrà presentato il libro di Ignazio Marras intitolato “Su Dimoniu”. Un tuffo nel passato in una realtà dove la tradizione orale aveva il suo fascino.

Allegata l’intervista di Nadia Pische con l’autore Ignazio Marras.

 

Il 24 novembre Piazza Roma, a Carbonia, ha accolto ancora una volta tra le sue braccia un flashmob importantissimo dedicato all’inclusione. Organizzato da Special Olympics Italia per la regione Sardegna, la direttrice Stefania Rosas ha coinvolto bambini, adolescenti e ragazzi, oltre ad un numero considerevole di docenti, in un ballo che quest’anno «ci ha sbloccato un ricordo del brano “What a Feeling di Flashdance”». Di seguito scatti e video del flashmob a Carbonia.
Nadia Pische

Sabato 2 dicembre, a Sant’Antioco, è esploso il Natale in tutta la sua magia… Ad infondere speranza e vitalità la stupenda opera di Gianni Salidu, pittore e scultore scomparso 14 anni fa. Sempre vivo nel ricordo di tutti attraverso le mostre post mortem organizzate dall’amata moglie Pinella Bullegas. Il suo presepe sotto il cielo di una piccola perla della Sardegna…l’isola di Sant’Antioco. Un grande albero di Natale ed il corso fiancheggiato da colorate e accoglienti casette di legno…pronte a regalare ognuna un piccolo assaggio di artisti del territorio…suppellettili, articoli da regalo, gioielli, dolci, bottarga, vini, liquori, zucchero filato… E poi tante vetrine vestite a festa…difficile resistere alla tentazione di entrare a fare shopping… Un orso coccolone che abbraccia grandi e piccini…una scritta natalizia scintillante… Musica, sorrisi, corse di bambini felici… Una cornice per i più belli del reame e un cuore illuminato che rapisce grandi e piccini… Il pezzo forte è “la carrozza” simbolo del viaggio che…bambini, adolescenti, ragazzi e adulti potranno fare per recarsi nel mondo delle fiabe, dove tutto è possibile, dove il bene vince sul male e dove tutti possono realizzare i propri sogni.

Già nella prima giornata la risposta dei residenti e dei tanti visitatori giunti da tutto il Sulcis, è stata notevole ma domenica 3 dicembre l’atmosfera sarà ancora più bella…a snodarsi per il centro della cittadina lagunare sulle note dei canti di Natale, sarà la parata natalizia allestita dalla Angel Eventi. Non restate a casa…uscite, incontrate gli amici…fate sì che la magia del Natale torni a regnare per regalare a tutti pace e serenità.

Allegate le fotografie della serata e l’intervista realizzata con il sindaco di Sant’Antioco Ignazio Locci, l’assessora delle Attività Produttive comprendente l’Agricoltura, il Commercio e l’Artigianato, la Pesca, il Turismo e il Distretto Rurale Roberta Serrenti e Pinella Bullegas, moglie dell’indimenticabile artista Gianni Salidu e presidente dell’associazione culturale “Sant’Antioco abbraccia il mare”.

Nadia Pische