Settanta mi da tanta Riva non ne può più dei “coccodrilli”.
Auguri sì, ma lasciamolo in pace. L’approssimarsi del 7 novembre sta diventando, di anno in anno, qualcosa che sembra più un incubo che una festa. Parlo di Gigi Riva ovviamente. Il quale stavolta ha tagliato corto di fronte alle ennesime richieste di interviste per i suoi settant’anni. «Ma cosa volete che vi dica, ogni anno stiamo a ripetere le stesse cose». Per la serie: non se ne può più. Credo che il “Bomber” abbia cominciato a sentire puzza di bruciato e al suo posto un po’ tutti farebbero lo stesso. Man mano che passa il tempo le celebrazioni in suo onore stanno assumendo i contorni di quello che in gergo giornalistico viene definito “coccodrillo”, ovvero la commemorazione di un vivo in questo caso. E per quanto invincibile nella mente e nel cuore di tutti noi, il Grand’Ufficiale della Repubblica Italiana Luigi Riva, è pur sempre un essere umano con le sue manie e le sue scaramanzie. Già lui è uno che questo traguardo dei 70 lo ha sempre visto con il fumo negli occhi. Strano, si dirà, perché quello è il numero magico dell’anno dello scudetto. Ma al sottoscritto, che se vogliamo non fa testo perché lo celebra non una volta all’anno, ma praticamente ogni giorno da quel 2 ottobre del 1966 in cui lo conobbe per la prima volta mentre rifilava una tripletta al Bologna, disse al compleanno dei 61 o 62 anni: “Eh, ormai siamo vicini ai 70”. Manco se fosse Tutankhamon.
Dovrei fargli conoscere una gentile donzella di 94 anni che, fino a due settimane fa, faceva i bagni al mare per fargli capire meglio la situazione. Però il suo atteggiamento è più che comprensibile. Un tempo le ricorrenze venivano celebrate dai quotidiani nel giorno giusto. Oggi con questa gara all’anticipazione i tempi si affrettano in maniera esagerata. Così lui, che un po’ di esperienza se l’è fatta, stavolta l’ha presa alla larga dandosi per desaparecido negli ultimi tre mesi. Ora non vorrei si equivocasse, su certe cose c’è poco da scherzare, ma mi piace immaginare che il bomber si sia defilato per evitare jatture. Sì, insomma, per toccare ferro. Anche perché con questo gioco all’anticipo l’anno venturo potrebbero dedicargli una pagina per gli 80 anni.
Nanni Boi
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