2 November, 2024
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Qualche giorno fa l’annuncio, in conferenza stampa, dell’accordo raggiunto con Unidos ed alcuni ex sardisti, da cui è scaturita la lista “Sardi liberi” che correrà alle prossime elezioni regionali. Oggi Progetu Repubblica ha diffuso una nota, nella quale ricostruisce il percorso che ha portato al battesimo di questo nuovo progetto politico. Di seguito il testo integrale.

“Nel corso degli anni abbiamo sempre cercato con onestà e passione di farci promotori di sintesi politiche capaci di ricomporre il frammentato universo indipendentista diviso da traumatizzanti scissioni, che hanno lasciato ferite e cicatrici profonde nell’animo dei nostri attivisti.

Le ragioni di questa volontà politica sono molteplici: in primo luogo riteniamo giusto semplificare lo scenario politico per agevolare la scelta all’elettorato sardo. Un elettorato che – non dimentichiamolo – ha sovente mosso come critica la disunione eccessiva tra i partiti nazionali sardi. In secondo luogo perché come partiti indipendentisti presi singolarmente, dobbiamo ammetterlo, siamo deboli: non abbiamo la forza per contrastare i blocchi di potere italiani sedimentati sul nostro tessuto politico, sociale e economico da decenni di potere egemonico. Capire i nostri limiti è il primo passo per superarli.

Con forte senso di responsabilità nazionale riteniamo fondamentale, per un traguardo storico come il governo della nostra Terra, che il dialogo con tutte le forze sarde non debba venir meno, tuttavia la nostra abnegazione verso questo obiettivo di convergenza e di unità nazionale è possibile a determinate condizioni.

Come abbiamo già scritto nei precedenti comunicati i soggetti politici, per costruire una solida base su cui erigere un grande movimento di liberazione nazionale, erano oltre a noi di ProgReS, Unidos, il Partito dei Sardi e il PSd’Az, senza escludere l’esperimento di sintesi Autodeterminatzione. Nelle successive analisi per valutare la fattibilità di una simile operazione avevamo anche individuato le criticità e le potenzialità di ciascuno di essi.

Oggi, dopo un aperto dialogo politico durato anni e intensificatosi negli ultimi mesi, possiamo dire con orgoglio che siamo riusciti in un’impresa per molti ritenuta impossibile: abbiamo posto le basi per la costruzione di un grande movimento di Liberazione Nazionale. Proprio come diceva Nelson Mandela, padre della nazione sudafricana: «Sembra sempre impossibile, finché non viene fatto».

Il 15 dicembre è stata una giornata storica. A Cagliari gli indipendentisti, i moderati, i sardisti, i rappresentanti di varie associazioni importanti che da tempo lavorano per lo sviluppo ed il benessere della nostra terra si sono trovati per iniziare tutti insieme un cammino comune di libertà e di impegno teso alla difesa degli interessi nazionali sardi.

Abbiamo creato uno spazio politico aperto ed inclusivo, dinamico e moderno, con un occhio che guarda al futuro e uno che guarda al passato. E’ la casa di tutti i Sardi Liberi. Una convergenza ampia che si proietta oltre la contingenza elettorale e che ha come obiettivo quello di trasformare la disaffezione e la protesta popolare in una proposta di governo per le nostre comunità e la nostra nazione.

In questo contesto è importante sottolineare l’apporto di rilievo, sotto il profilo politico e simbolico, pervenuto dai cosiddetti “sardisti dissidenti”, ma che preferiamo definire liberi, rappresentati dal consigliere regionale, Angelo Carta, da Giovanni Columbu, già segretario e presidente, che assieme alle federazioni di Gallura, Nuoro e Ogliastra, non si riconoscono più nei valori e nell’agire politico, privo di qualsiasi slancio ideale, sistematicamente disillusi da tattiche di piccolo cabotaggio del PSd’Az, un partito ormai stretto in un abbraccio mortifero con la destra ultranazionalista italiana.

Una scelta coraggiosa e di responsabilità nazionale, scevra da interessi personali di una qualche comoda poltrona, se consideriamo che abbandonano un partito di certo non in difficoltà visto l’apparentamento con il centrodestra unionista, e un candidato alla presidenza della RAS attuale segretario del PSd’Az. Una scelta appunto da sardi liberi.

Progetu Repùblica in questo momento è impegnato in un triplo oneroso impegno: stiamo lavorando su noi stessi per rilanciare attivismo e radicamento territoriale indipendentista, ingredienti essenziali per l’esistenza di un indipendentismo coerente e forte che tenga la barra dritta sui concetti fondamentali e irrinunciabili di una lotta non violenta per la liberazione nazionale e sociale del popolo sardo; stiamo poi elaborando la nostra strategia elettorale, ma questo non è il nostro assillo in quanto non siamo nati per conquistare qualche incarico o uno stipendio; ma soprattutto stiamo continuando pervicacemente a proporre – in pubblico e in estenuanti trattative riservate a tutto campo – il progetto di convergenza SARDI LIBERI.

Un’alchimia politica e simbolica potenzialmente dirompente alla quale il nostro Partito può dare un apporto fondamentale in termini di costruzione teorica, di strategia comunicativa, di valorizzazione di tutte le componenti e di coordinamento super partes nell’esclusivo interesse della convergenza e quindi della nazione sarda. Confidiamo nell’attento ascolto da parte dei partiti e dei movimenti dell’area nazionale sarda come di tutti i cittadini liberi. Il tavolo di Progetu Repùblica non chiude mai.

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Finalmente le elezioni politiche del 4 marzo sono alle spalle e i risultati, come previsto, sono molto eloquenti nello scenario politico italiano e sardo: vincono i Cinquestelle e la Lega.

È l’affermazione della politica antisistema o, per meglio dire, della politica che vuole determinare un nuovo sistema; è la vittoria contro l’establishment e i cosiddetti poteri forti; è la inequivocabile bocciatura dei partiti e dei leader politici che hanno scritto la decadente storia della seconda repubblica italiana.

A questo punto sarà interessante osservare, da spettatori, quali noi sardi siamo delle vicende italiane, che tipo di alchimia politica escogiterà il Capo dello Stato italiano per mettere in piedi un esecutivo di governo che non finisca a gambe all’aria tra un anno.

Progetu Repùblica de Sardigna ha responsabilmente deciso di non partecipare a questa tornata elettorale, dove gli spazi per un risultato soddisfacente erano inesistenti, continuando a lavorare sugli obiettivi a breve e medio termine che si è prefissato.

Tuttavia possiamo comunque trarre alcune indicazioni positive da queste elezioni, tra cui il fatto che i cittadini sardi cercano sempre più credibilità, coerenza e concretezza, ma soprattutto hanno dimostrato il coraggio di cambiare. Il coraggio di cambiare su cui anche l’indipendentismo dovrà fare appello quando arriveranno le elezioni che contano per noi di ProgReS.

Un coraggio che serve a tutta la Sardegna per crescere, per essere protagonista nel mondo, costruendo il proprio futuro in maniera libera e responsabile.

Un altro aspetto da cogliere in previsione delle prossime scadenze elettorali riguarda la semplificazione del quadro politico sardo riconducibile ai soggetti autonomisti, sovranisti e indipendentisti che hanno avuto la buona volontà di unire le forze, singolarmente poco rilevanti in termini numerici, per dare luogo a un nuovo soggetto politico che ci auguriamo saprà dare il suo contributo alla piena emancipazione della nostra terra.

Nelson Mandela diceva: «Non vi è alcuna strada facile per la libertà», anche per questo motivo ProgReS – Progetu Repùblica sta lavorando – senza fretta – alla realizzazione della più ampia convergenza nazionale delle forze politiche sarde, ed è pronta ad accogliere e confrontarsi con chiunque creda nel nostro progetto di governo.

Siamo pronti ad accogliere chiunque abbia la capacità di lavorare in maniera organizzata e democratica alla costruzione della nostra futura Repùblica di Sardegna.

ProgReS – Progetu Repùblica de Sardigna

 

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In occasione del referendum del 1° ottobre indetto dal governo catalano sull’indipendenza della regione dalla Spagna, Progres Progetu Repùblica ha inviato una delegazione di attivisti in qualità di osservatori internazionali.

Tra loro, vi era il segretario della delegazione internazionale Gianluca Collu, che tira le somme dell’esperienza vissuta.

Il referendum catalano è stata l’occasione giusta per vivere in prima persona un momento storico fondamentale per il futuro di un popolo che ambisce ad autodeterminarsi e costruire una nuova Repùblica.

Esserci è stato importante anche perché in questo processo che interessa tutte le nazioni senza stato del continente è utile verificare la credibilità dei principi democratici a fondamento dell’Unione Europea: nella partita tra Spagna e Catalogna, infatti, è in gioco anche il futuro dell’Europa.

Ciò a cui abbiamo assistito come rappresentanti della delegazione di Progetu Repùblica è un esempio straordinario su come i catalani sono riusciti, in maniera non violenta ma determinata, a mettere in scena una entusiasmante storia di libertà e diritti, di inclusività e partecipazione, di passione e volontà.

Sono migliaia i volontari che hanno garantito il regolare svolgimento del referendum, consentendo al popolo catalano di esprimere il proprio parere sul futuro della loro terra.

È stato un privilegio partecipare ai presidi in difesa dei seggi e delle regolari votazioni, malgrado la polizia spagnola, con lo scopo di terrorizzare i catalani – e quindi di bloccare l’afflusso ai seggi – abbia vergognosamente fatto uso della violenza su cittadini inermi, sgomberato e chiuso seggi, sequestrato le urne con i voti, una rete organizzativa perfetta ha comunque permesso a oltre tre milioni di cittadini di esercitare il democratico diritto di votare.

Oggi la Catalogna è una nazione che vive la concreta opportunità di dire addio all’uso della parola indipendenza; con la nascita della nuova Repubblica “indipendentzia” verrà ricordata una volta all’anno in una giornata di festa nazionale, come il 6 dicembre per l’Irlanda.

Quello catalano per come viene conseguito è un percorso in cui noi di ProgReS ci riconosciamo intimamente, la forza della nonviolenza, della ragione e del sorriso sono in grado di vincere su qualsiasi tipo di ingiustizia e prevaricazione.

La lotta per l’autodeterminazione del popolo catalano deve essere un esempio per il popolo sardo, un esempio che non possiamo permetterci di ignorare seppur consci che non vi è alcuna strada facile per la libertà. Raccontare ciò che abbiamo vissuto e visto a Barcellona è importante perché deve essere da stimolo per le nostre azioni future. Nelson Mandela diceva: «Per gli uomini la libertà della propria terra è l’apice delle proprie aspirazioni». Noi ci crediamo.

Fìntzas a s’indipendentzia!

 

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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in occasione della Giornata internazionale della Pace, celebrata il 21 settembre, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 36/67 del 30 novembre 1981, invita tutte le scuole di ogni ordine e grado a promuovere in ogni realtà scolastica progetti che affrontino e sviluppino tematiche afferenti il valore della libertà, della giustizia, della democrazia. La libertà si afferma solo se esiste la solidarietà fra le persone;  così come il concetto di giustizia esclude l’esistenza di forme di prevaricazione che ogni conflitto bellico implica. In conclusione, possiamo affermare che la democrazia è un valore fondamentale per la difesa della pace. Crediamo che sia fondamentale rimuovere il più possibile dalla quotidianità di ciascuno tutti quei comportamenti che possano sfociare nell’aberrazione e nella volontà di predominio.

Il Coordinamento propone che in tale data si possa dedicare uno spazio all’interno delle lezioni per discutere circa i documenti e le personalità che hanno contribuito e contribuiscono allo sviluppo del concetto di pace; inoltre un’attività laboratoriale potrebbe essere costituita dalla simulazione di situazioni di conflitto, per poi procedere all’elaborazione di modalità operative finalizzate alla mediazione o alla risoluzione dello stesso.

Propedeutica all’intervento didattico proposto potrebbe essere l’illustrazione delle tecniche utilizzate per la salvaguardia della pace da parte dell’ONU.

L’educazione alla pace dovrebbe essere parte integrante dei PTOF di ciascuna scuola di ogni ordine e grado; soprattutto in ragione degli eventi drammatici di carattere politico che stanno destabilizzando gli equilibri mondiali.

E’ importante costruire le mappe dei conflitti del presente e del passato, per coinvolgere gli studenti in percorsi che conducano alla conoscenza delle ragioni che stanno alla base delle controversie.

«Se si vuole fare la pace con il nemico, si deve lavorare con il proprio nemico. Esso deve poi diventare il vostro partner.» (Nelson Mandela) 

prof. Romano Pesavento

Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

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Un ironico e grottesco affresco della società – tra vizi e (rare) virtù – nell’Italia del primo Novecento con “Sorelle Materassi” – intrigante e originale pièce teatrale firmata da Ugo Chiti (uno dei più noti drammaturghi contemporanei) e liberamente tratta dall’omonimo e fortunato romanzo di Aldo Palazzeschi, in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC per la stagione 2016-17 de La Grande Prosa nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.

Sotto i riflettori due signore della scena come Lucia Poli e Milena Vukotić – protagoniste insieme a Marilù Prati e a un’affiatata compagnia (che comprende Gabriele Anagni, Sandra Garuglieri, Luca Mandarini e Roberta Lucca) per la regia di Geppy Gleijeses, incarnano i personaggi nati dalla penna del poeta e scrittore fiorentino, figura di spicco nella vivace e feconda stagione delle avanguardie letterarie del secolo breve.

Sorelle Materassi” debutterà -in prima regionale – martedì 7 marzo, alle 21.00, al Teatro Comunale di Sassari per approdare mercoledì 8 marzo, alle 20.45, al Teatro Centrale di Carbonia, giovedì 9 marzo, alle 20.30, al Teatro Eliseo di Nuoro e infine venerdì 10 marzo, alle 21.00, al Teatro Comunale Nelson Mandela di Santa Teresa Gallura.

Un “ritratto di famiglia” dipinto con sottile umorismo da cui emergono i caratteri di Teresa e Carolina Materassi, due mature signorine che grazie all’arte sapiente e al duro lavoro di ricamatrici son riuscite a conquistare il rispetto e perfino ad assurgere a una posizione di un certo prestigio presso la borghesia cittadina, ma son rimaste fin troppo ingenue e ignare del mondo, tanto da lasciarsi facilmente incantare dal fascino e dalla prestanza virile di un giovane nipote, apparso all’improvviso a sconvolgere la quieta routine delle loro esistenze. Il giovanotto, Remo, figlio di un’altra sorella morta ad Ancona, bello quanto spregiudicato, spiritoso e mondano, non si perita di approfittare della generosità e dell’indulgenza delle zie, fin troppo ben disposte nei suoi confronti e pronte a spendere fino all’ultimo centesimo dei risparmi di una vita di sacrifici per soddisfarne i capricci.

In quel gineceo – oltre alle due sorelle maggiori, e alla minore Giselda, da loro accolta dopo il fallimento del suo matrimonio (ormai disincantata e amareggiata), c’è pure la fedele domestica – il nipote per quanto superficiale, egoista, approfittatore, prodigo e dissoluto, porta una ventata di giovinezza, un’inattesa vivacità e quasi una promessa di felicità risvegliando desideri sopiti e dimenticati nel vuoto d’amore in cui le sue zie si erano ormai abituate a trascorrere i loro giorni. Egli finisce con l’incarnare – suo malgrado – il mito del superuomo celebrato nei fasti del Ventennio e le ricamatrici si fanno vestali di quel culto pagano, disposte a sperperare l’intero esiguo patrimonio per favorire l’ascesa mondana di quel giovane tanto pieno di spirito, immolandosi per veder splendere e accrescere la sua luce.

Feroce parodia della borghesia di provincia – con i suoi rigidi principi e valori morali, cui le sorelle Materassi si sono attenute per tutta una vita, soffocando in sé ogni impulso contrario e vincendo le proprie debolezze fino a mortificare la propria femminilità, dedicandosi interamente a comporre raffinati e preziosi corredi per le spose e eleganti parure di biancheria per le dimore delle agiate famiglie cittadine, il romanzo di Palazzeschi mette in ridicolo le ambizioni e le convenzioni, ma specialmente l’ipocrisia della società. La pièce riprende i velati toni satirici, lasciando affiorare attraverso le battute, le azioni e le situazioni, la dimensione dell’inconscio dei personaggi, i pensieri più segreti e inconfessabili, le intuizioni e le intenzioni, ma anche la magia di un gioco di finzione capace di mettere a nudo la verità.

Fotografia di un’epoca ricca di contraddizioni – tra la tradizionale morale cattolica e l’avvento della modernità, l’eco e le ferite della “grande guerra” che sconvolse l’Europa e la roboante propaganda del regime, ma anche la fervida temperie delle avanguardie che introdussero una nuova estetica e un’altra visione del mondo – “Sorelle Materassi” ripropone, rovesciandolo, un archetipo già presente in “Canne al vento” di Grazia Deledda. Il rimpianto di una giovinezza sfiorita all’ombra di un ferreo senso del dovere, ma anche del terrore dello scandalo, con l’obbligo di salvaguardare il buon nome della famiglia, si fa più acuto davanti alla consapevolezza delle gioie perdute, dell’inutilità di una rinuncia apprezzabile agli occhi del mondo ma grave di tutto il peso di una sconfinata infelicità.

Le “Sorelle Materassi” rappresentano – a loro insaputa – il simbolo di un’esistenza interamente trascorsa nel rispetto di nobili ideali uniti ad una certa accortezza negli affari, e solido senso pratico, ma comunque lontano dalle tentazioni del mondo, finché e quasi paradossalmente un’incarnazione della libertà non disgiunta da una certa sfrontatezza viene ad abitare sotto lo stesso tetto. Il fulgore della giovinezza maschera gli evidenti difetti del carattere, e le mature protagoniste si lasciano affascinare e come inebriare dal profumo di quell’inattesa primavera, sorde a ogni richiamo si concedono vaghi sogni se non desideri proibiti, pagando infine a caro prezzo la loro debolezza, fino a trovarsi sull’orlo del baratro, ma pur nella rovina risuona ancora tra i rimpianti e non senza malinconia l’eco di quella breve ma esaltante illusione di felicità.

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Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei Diritti umani, in occasione della giornata della memoria, istituita con legge 20 luglio 2000, n. 211, intende ricordare le vittime dell’Olocausto, invitando le scuole a far leggere in ogni classe nelle prime ore gli articoli istitutivi di tale giornata. In tale occasione, sarebbe opportuno ricordare tutte le stragi dei principali genocidi della storia, autentiche officine di morte e di morti, perseguiti con accadimento metodico “e in quantità industriale”: genocidio armeno; genocidio rom; indiani del Nord e Sud America; genocidio del Ruanda; genocidio dei Catari; genocidio ucraino; genocidio greco; Pol Pot in Cambogia; genocidio in Congo, etc.

In un’epoca così tormentata e ben lungi dall’essere pacificata, si pensi al progressivo sterminio di cristiani e musulmani moderati ad opera dell’organizzazione terroristica jihadista sunnita Boko Haram in Nigeria ancora in atto, è davvero necessario sensibilizzare le future generazioni circa i principi della tolleranza, della pace, della solidarietà, del rispetto reciproco e fra i popoli.

I giovani sono il nostro presente e il nostro futuro, l’energia pulita della società, le vedette della legalità, la loro educazione e formazione può contribuire a costruire le basi per un mondo libero e giusto in cui far riscoprire il fresco profumo della speranza e a cooperare per abbattere così le più alte mura dell’odio e dell’oppressione.

I Diritti Umani, come disciplina incentrata sulla comprensione dell’altro e della difesa della libertà individuale, possono costituire il veicolo più opportuno per la divulgazione di una maggiore consapevolezza civica e per la trasmissione di valori universali.

«Nessuno nasce odiando qualcun altro a causa del colore della pelle, o del suo background, o del suo credo. Le persone imparano ad odiare, e se imparano ad odiare possono anche imparare ad amare, perché l’amore è un sentimento molto più naturale del suo opposto.» (Nelson Mandela)

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Al via la stagione invernale di danza 2015-2016 del Circuito Regionale Multidisciplinare della Sardegna. Su il sipario venerdì 25 dicembre a Cagliari con un classico natalizio come “Cenerentola” firmato dal Royal Ballet of Moscow. Tutta la passione della grande Russia per una fiaba senza tempo da godere a teatro assieme ai propri cari.

Cenerentola” del Royal Ballet of Moscow –The Crown of Russia inaugura la Stagione di Danza firmata CeDAC/Circuito Multidisciplinare della Sardegna: l’indimenticata fiaba sulle punte, musicata sulle note di Sergej Prokof’ev, debutta in prima regionale venerdì 25 dicembre, ore 19.00, all’Auditorium del Conservatorio G. Pierluigi da Palestrina di Cagliari (con doppia replica sabato 26 dicembre, ore 17.00 e 21.00) per regalare – a grandi e piccini – la magia di un Natale a teatro.

La tournée nell’Isola di “Cenerentola” – uno dei capolavori della storia del balletto mondiale, ispirato alla favola di Charles Perrault – prosegue domenica 27 dicembre (ore 20.45), al Teatro Centrale di Carbonia; lunedì 28 dicembre (ore 20.30) al Teatro Eliseo di Nuoro e, infine, martedì 29 dicembre, all’Auditorium Comunale Nelson Mandela di Santa Teresa Gallura (ore 21.00).

La felice tradizione delle grandi capitali europee, dove durante le vacanze natalizie si festeggia insieme ai propri cari a teatro, si rinnova anche in Sardegna con la poetica storia della fanciulla maltrattata dalla matrigna e dalle sorellastre, in una fantastica versione che sposa l’eleganza della danza classica, al gioco e all’ironia. Un tuffo nella dimensione meravigliosa del sogno, dunque, un classico natalizio pensato per dolci e calde serate di festa, da trascorrere con la famiglia, incantati dalla magia di una fiaba senza tempo.

Rappresentato per la prima volta il 21 novembre 1945 al Teatro Bolshoi di Mosca con le coreografie di Zacharov, lo spettacolo racconta la favola di una celebre scarpetta di vetro perduta in una romantica fuga di mezzanotte. Il principe sposerà soltanto la ragazza in grado di indossarla e invierà i suoi emissari in tutte le case dove abitano fanciulle in età da marito. Solo Cenerentola ha un piedino così piccolo da indossare la fatidica scarpina: sarà quindi lei la sposa del principe innamorato. Lo spettacolo, in tour in Sardegna dal 25 fino al 29 dicembre, si avvale delle coreografie oniriche di Anatoly Emelianov, direttore del Royal Ballet of Moscow, compagnia che annovera tra le sue file ballerini di grande esperienza e raffinatezza artistica provenienti dai migliori teatri russi.

Anatoly Emelianov, dapprima ballerino e poi fondatore e direttore artistico del Royal Ballet of Moscow “The Crown of Russia”, è riuscito per primo a portare la compagnia ad esibirsi in paesi lontani dalle estetiche classiche come la Thailandia, il Kenia e il Mozambico. Come afferma lo stesso Emelianov: «Ad un certo punto, stare sul palco non mi è più bastato. Ho lavorato duramente per ampliare il nostro repertorio e oggi siamo in grado di mettere in scena circa 250 spettacoli all’anno. Amo immensamente il mio lavoro e il mio obiettivo è quello di affermare la bellezza spirituale e la passione del nostro paese in tutto il mondo. La Russia è il luogo migliore del mondo in cui vivere».

Nel corso degli anni, questa prestigiosa compagnia ha realizzato importanti tournée negli Stati Uniti, ma anche in Cina, Giappone, Israele, Messico, San Salvador, Costa Rica, riscuotendo un grande successo internazionale. La filosofia artistica del Royal Ballet of Moscow prevede non solo la messa in scena dei grandi classici del balletto, ma anche la creazione di un repertorio moderno di ampio respiro, rivolto ad un pubblico sempre più vasto e al contempo esigente. Tra le rappresentazioni più famose della compagnia, Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, La Bella Addormentata, Giselle, Don Chisciotte, Romeo e Giulietta, Cenerentola, Biancaneve e balletti in un solo atto come Carmen, Bolero, El Amor Brujo.

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Lunedì 10 febbraio, dalle ore 10.00 alle 16.30, presso la sala anfiteatro in Via Roma 253 a Cagliari, in occasione dell’evento “Solidarietà e sviluppo sociale” organizzato da ForumSaD, in collaborazione con la Provincia di Cagliari, la Regione Sardegna e 13 realtà associative sarde, operanti nell’ambito del volontariato, della solidarietà internazionale e della cooperazione allo sviluppo, verrà presentata la Rete sarda del sostegno a distanza. Tre le proposte concrete di lavoro sul territorio sardo:- progetti di sostegno a distanza che vedono i migranti come protagonisti di uno scambio interculturale;
– un progetto educativo per le scuole che promuove la partecipazione attiva degli studenti;
– un programma di rete a cui possono aderire nuove associazioni.Una delle novità più attese, al centro dell’evento è la presentazione dei progetti solidali nati dal lavoro delle stesse organizzazioni con i migranti.

La nascita della rete e le proposte, saranno illustrati nel corso di un seminario di approfondimento organizzato con i rappresentanti di enti locali, associazioni di solidarietà internazionale, organizzazioni di volontariato, commercio equo e solidale, turismo responsabile, ricerca e cultura.

L’evento sarà anche l’occasione per ricordare la figura di Nelson Mandela, attraverso la proiezione del video “Mandela Dance” di Massimo Ghirelli.