22 November, 2024
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Questa mattina, nelle province di Cagliari, Sassari e Alessandria, i militari della Compagnia CC di Carbonia, coadiuvati da personale dei comandi competenti per i territori in cui sono condotte le operazioni, hanno eseguito 6 ordinanze di applicazione di custodia cautelare in carcere, disposte dal Tribunale di Cagliari su richiesta della locale D.D.A. nei confronti di 6 soggetti stranieri (un algerino, un tunisino e quattro nigeriani), gravemente indiziati dei reati di Associazione a delinquere, sfruttamento e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, sfruttamento della prostituzione, detenzione di banconote contraffatte, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti a minorenni).
I provvedimenti scaturiscono dagli esiti investigativi dell’operazione convenzionalmente denominata “ARRUGA“, condotta dal dicembre 2014 al mese di dicembre 2018 dal Nucleo Operativo della Compagnia CC di Carbonia, che, attraverso due principali filoni d’indagine ha svelato l’esistenza di altrettante distinte tratte di extracomunitari clandestini che, giunti in Sardegna, venivano gestiti e sfruttati da due organizzazioni criminali.

A finire in carcere, accusati di associazione a delinquere, detenzione e spaccio di droga, sfruttamento e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e della prostituzione, e detenzione di banconote contraffatte sono: Yacine Messadi, 45 anni, algerino residente a Cagliari, Nidham Hammouda, di 32, tunisino residente a Selargius, e le nigeriane Sofia Tony, 32enne di Sassari e Bridget Tina Edomwony, di 36 di Alessandria. Le indagini sono state avviate nel 2014 su iniziativa dell’allora comandante della Compagnia di Carbonia, il maggiore Giuseppe Licari, e si sono concluse sotto la guida dell’attuale comandante, il capitano Lucia Dilio.

Le indagini si sono sviluppate sul fronte dell’immigrazione illegale e su quello della tratta di donne destinate alla prostituzione. Da anni si registrano in Sardegna arrivi con barchini di fortunata di migranti algerini sulle coste del Sulcis, molti di questi poi utilizzati dall’organizzazione come spacciatori di droga. Il capo viene indicato in Yacine Messadi: avrebbe organizzato i viaggi dall’Algeria alla Sardegna acquistando l’imbarcazione ed il motore, pagando e dando istruzioni allo scafista di turno e tenendo anche i contatti con le famiglie dei profughi. Avrebbe anche suggerito ai migranti clandestini come evitare il rimpatrio in caso di fermo: la tecnica più usata, quella di dichiararsi minorenni. Una volta in Sardegna, gli algerini venivano utilizzati come spacciatori sulle piazze cagliaritane, soprattutto nel quartiere Marina. Ad aiutarlo, secondo la ricostruzione dei carabinieri, c’era il tunisino: a lui il compito di acquistare la droga e rifornire la rete di smercio.