24 November, 2024
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I consiglieri regionali Gianluigi Rubiu (UDC) e Ignazio Locci (FI) lanciano un appello sulla vertenza dei dipendenti in seguito all’acquisizione delle strutture da parte dell’imprenditore iglesiente Ninetto Deriu, promotore di un piano industriale che proponeva la lavorazione di laminati in alluminio ai fini nautici.

«Non lasciamo soli gli operai della ex Ila di Portovesme, oggi diventati Port.Al. – dicono Rubiu e Locci. Si tratta di una battaglia che interessa un esercito di 156 lavoratori. Siamo ormai ad un passo dal baratro perché gli ammortizzatori sociali scadranno a giugno. La troppa incertezza sul piano industriale della fabbrica mette a rischio il futuro di quanti avevano creduto nel rilancio dell’impianto, accarezzando la possibilità di ritornare presto al lavoro.»

«Un sogno – proseguono i due consiglieri – che rischia oggi di sfumare, a causa dell’indifferenza di certa politica che nulla ha fatto per favorire la ripartenza di quel pezzo di industria. Vorremmo capire che fine ha fatto il piano industriale e, soprattutto, cosa ha in mente la giunta regionale per non lasciare in strada le maestranze, da anni senza lavoro e ad un passo dal non poter più disporre del sostegno economico.»

La situazione non si è sbloccata anche dopo un summit tra rappresentanze sindacali e consiglieri regionali eletti nel territorio. «In quell’incontro – sottolineano Rubiu e Locci – gli esponenti della maggioranza (Pietro Cocco, Pd e Luca Pizzuto, Sel) hanno assicurato che sarebbero intervenuti presso gli assessorati all’industria e al lavoro per aprire un tavolo di discussione sulla vertenza. Sinora nulla è stato fatto. E il tempo scorre inesorabile.»

«Chiediamo ancora una volta – concludono Rubiu e Locci – che si dia avvio ad un confronto con lo scopo di sciogliere ogni dubbio e garantire un futuro agli operai della Port.Al. Non possiamo abbandonarli al loro destino, abbiamo il dovere di trovare una soluzione, garantendoli un futuro lavorativo.»

«Accogliamo con favore la notizia dell’incontro fissato per domani pomeriggio nella sede della Presidenza della Regione Sardegna con all’ordine del giorno la vertenza Port.Al. di Portovesme – hanno aggiunto in serata Gianluigi Rubiu e Ignazio Locci -. Prendiamo atto della volontà, seppur tardiva, del Presidente Francesco Pigliaru di prendere in mano la situazione. Ci auguriamo, tuttavia, che la riapertura del tavolo non sia semplicemente lo strumento utilizzato per placare gli animi dei lavoratori – ormai sfiancati da un’attesa infinita e dall’assenza di notizie sul loro futuro – ma sia invece l’occasione utile per profilare le soluzioni necessarie a porre al sicuro gli operai, ai quali scadranno gli ammortizzatori sociali nel giugno prossimo. Auspichiamo, infine, venga fatta chiarezza sul piano industriale presentato a suo tempo dalla proprietà della fabbrica.»

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Finalmente una buona notizia per 60 lavoratori ex Ila che avevano perso il sussidio della mobilità o che lo perderanno a partire dal 30 giugno di quest’anno. Ieri in Regione è stata sottoscritta l’intesa, alla presenza degli assessori dell’Industria e del Lavoro, Maria Grazia Piras e Virginia Mura, e i rappresentanti sindacali. Si tratta del primo passo di un percorso formativo che, per ora, interesserà i lavoratori ex Ila e che sarà poi esteso a tutti i lavoratori delle industrie in crisi del Sulcis Iglesiente.
Il percorso formativo è anche finalizzato all’inserimento lavorativo nei cantieri che saranno avviati a Portovesme per la ripresa delle attività produttive dell’Eurallumina. Si tratta di un primo intervento i cui termini saranno approfonditi nel corso di un nuovo incontro già convocato per la prima decade di luglio. In seguito all’intesa siglata questo pomeriggio, i lavoratori hanno deciso di smantellare il presidio sotto il palazzo della Regione, in viale Trento a Cagliari.
L’assessorato dell’Industria ha ribadito la propria disponibilità al confronto con Ninetto Deriu, titolare della Port.Al (ex Ila) e all’utilizzo di tutti gli strumenti consentiti e concretamente attuabili per il rilancio della produzione.
Ninetto Deriu ha rilevato lo stabilimento ex Ila tre anni fa, con un progetto di rilancio molto ambizioso, nel quale ha investito circa 10 milioni di euro. Il progetto è stato finora bloccato prima dal no all’installazione di un mini parco eolico, poi dai ritardi nell’esame di una proposta d’intesa per un accordo bilaterale con l’Enel per la fornitura di energia a prezzo agevolato. A inizio maggio, di fronte ai tempi infiniti del confronto sui costi energetici, Ninetto Deriu ha annunciato la rinuncia all’investimento.

 

Tramonta anche la speranza in un rilancio dell’ex Ila, oggi Port.Al. e il buio sul polo industriale di Portovesme si fa sempre più nero. Ad oltre tre anni dall’acquisizione per oltre tre milioni di euro dello stabilimento ex Ila, fallito per i numerosi errori commessi dalle gestioni precedenti, con i suoi 160 dipendenti, l’imprenditore iglesiente Ninetto Deriu ha annunciato ieri l’accantonamento definitivo del progetto di riattivazione dello stabilimento per la produzione di laminati di alluminio. All’origine della decisione, nell’aria ormai da alcuni mesi, preannunciata anche nel corso di una conferenza stampa tenuta nello stabilimento di Portovesme a fine novembre 2014, e fin qui rimandata nella speranza che potessero finalmente sbloccarsi i tempi infiniti della burocrazia che non hanno ancora dato risposte su un problema fondamentale qual è quello dell’approvvigionamento energetico a condizioni economiche agevolate e concorrenziali sul mercato nazionale e internazionale.

Ninetto Deriu ha investito nel progetto Port.Al. circa 10 milioni di euro, nell’attesa, rilevatasi vana, prima della firma di un decreto della Giunta regionale per il via libera all’installazione di un mini parco eolico costituito inizialmente da tre pale, poi da due, mai arrivata per i vincoli posti da una norma legislativa che vieta la realizzazione di nuovi impianti a meno di tre km dal mare; poi di un accordo bilaterale con l’Enel per la concessione di tariffe agevolate.

Il progetto Port.Al. è l’unico, ad oggi, in grado di segnare l’inizio di un’inversione di tendenza nel processo di crisi che ha colpito molto pesantemente il polo industriale di Portovesme, con la chiusura prima dell’Eurallumina poi dell’Alcoa, che hanno provocato la perdita, tra diretti e indiretti, di oltre un migliaio di posti di lavoro, ed il suo accantonamento costituisce un segnale assai negativo sulle prospettive di rilancio socio-economico dell’intero territorio del Sulcis Iglesiente, la provincia più povera d’Italia.

Unitamente al progetto della Port.Al., rischia di tramontare anche il progetto dello stesso gruppo per il Centro termale Coquaddus, per il quale è previsto un investimento di 20 milioni di euro con la creazione di 200 posti di lavoro stabili. Ad oltre cinque anni dalla sua presentazione, la Giunta regionale non ha assunto ancora nessuna decisione circa il raggiungimento di un’“Intesa”, necessaria e indispensabile per superare i vincoli posti dal Piano Paesaggistico Regionale ed ora Ninetto Deriu sembra intenzionato ad arrendersi e quindi a rinunciare definitivamente alla sua realizzazione.

Portal 1 copiaNinetto Deriu

 

Per la Giunta regionale, il riavvio dell’ex Ila, oggi Port.Al., è legato ad un progetto industriale «con un piano d’impresa chiaro e sostenibile». Dopo una serie di incontri con l’imprenditore Ninetto Deriu e le organizzazioni sindacali, la Giunta regionale, in una nota stampa diffusa questo pomeriggio, sottolinea di aver «ben chiara la situazione dei lavoratori ex Ila e che gli sforzi che può mettere in campo sono orientati al mantenimento occupazionale stabile e duraturo. Questo risultato può essere raggiunto solo con un progetto industriale che possa stare sul mercato efficacemente e al contempo possa remunerare adeguatamente il capitale d’impresa».
Il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore dell’Industria Maria Grazia Piras, nel corso degli incontri con l’imprenditore, con i lavoratori e con le organizzazioni sindacali, hanno ribadito la necessità di avere a disposizione e valutare il piano industriale, nella nuova configurazione che tenga conto, rispetto ai programmi degli anni scorsi, di come si è evoluta la situazione normativa e delle nuove condizioni del mercato e dei costi, per poter mettere in campo le azioni utili sui fattori di competitività, tra i quali anche il costo dell’energia. Questo è, d’altra parte, il metodo adottato finora dalla Giunta regionale nel seguire le diverse vertenze.
«Dinanzi ad un imprenditore con un piano d’impresa chiaro e sostenibile – si legge nella nota -, l’impegno della Regione è totale, con il coinvolgimento del Governo ove necessario e con l’utilizzo di tutti gli strumenti consentiti e concretamente attuabili. La valutazione delle condizioni necessarie e percorribili per il riavvio dell’impianto di laminazione è all’attenzione di Regione e Governo che si sono impegnati a verificare in tempi brevi e con l’imprenditore un’idonea proposta industriale. La Regione è ovviamente disponibile a valutare anche altri progetti, all’interno delle norme vigenti e in un quadro di chiara separazione e autonoma sostenibilità delle varie iniziative di intrapresa economica.»
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Continua l’azione di protesta dei lavoratori Port.Al. ex Ila di Portovesme, iniziata ieri mattina davanti al palazzo della Regione, in viale Trento a Cagliari. Un gruppo di lavoratori ha trascorso la notte in tenda. La vertenza riguarda 156 lavoratori della Port.Al. di Ninetto Deriu che si trovano in mobilità: per 30 di loro è già scaduto il sussidio, per altri 90 scadrà a giugno. Dopo la bocciatura del progetto per l’installazione di tre pale eoliche, l’imprenditore attende la definizione di un accordo bilaterale per il riconoscimento di tariffe agevolate per la fornitura dell’energia elettrica necessaria alla produzione.

«Quanto ancora dovranno attendere e, soprattutto, cos’altro dovranno fare i lavoratori della ex Ila, oggi Port.Al, per riuscire a strappare un minimo di attenzione da questa Giunta regionale, colpevolmente disinteressata al dramma che vivono gli operai dello stabilimento di Portovesme, ormai a un passo dalla totale assenza di ammortizzatore sociale – denuncia Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna -. Ancora una volta, complice una politica inconcludente, le maestranze ex Ila sono state costrette alle azioni eclatanti (con tanta pazienza e con ancora un po’ di speranza, hanno allestito un presidio permanente in viale Trento a Cagliari), con lo scopo di risvegliare l’esecutivo Pigliaru, pericolosamente impreparato e inadeguato alla gestione delle vertenze industriali.»

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Il ministero della Salute ha riconosciuto le proprietà terapeutiche dell’acqua minerale denominata Coquaddus che sgorga da due pozzi nell’ambito dell’omonimo permesso di ricerca sito nel comune di Sant’Antioco per la balneo-fangoterapia nel trattamento delle malattie artroreumatiche e per la balneoterapia nella cura delle malattie dermatologiche e delle patologie vascolari periferiche.

L’importante risultato è stato reso noto questa mattina da Ninetto Deriu, l’imprenditore che ha proposto la realizzazione di un centro termale nell’isola di Sant’Antioco per lo sfruttamento di queste acque, nel corso di una conferenza stampa convocata nella sala riunioni dello stabilimento Port.Al., ex Ila, di Portovesme.

La società titolare – si legge nel decreto del ministero della Salute, pena la revoca dello stesso, è tenuta a far pervenire al ministero della Salute – Direzione generale della prevenzione sanitaria, al termine dei primi due anni di attività, una sperimentazione clinica controllata, rigorosamente disegnata, eseguita secondo protocolli specifici, atta a valutare l’efficacia clinica del trattamento nelle indicazioni proposte. La relazione clinica sarà sottoposta alle valutazioni del Consiglio Superiore di Sanità perché verifichi se sussistono le condizioni per il mantenimento del riconoscimento.

«Il decreto ministeriale – ha spiegato Ninetto Deriu in una breve nota stampa presentata ai giornalisti, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali e del movimento artigiani e commercianti incontrati anche prima della conferenza stampa – è fondamentale per la realizzazione dell’iniziativa imprenditoriale, visto che sgombera il campo dai dubbi sulle effettive proprietà terapeutiche dell’acqua termale di Coquaddus. A questo punto, la realizzazione della struttura, che comporterà un investimento di 20 milioni di euro, è legata al rilascio delle concessioni urbanistiche.»

Il complesso, che nei piani progettuali prevede l’impiego di 120 dipendenti fissi e un indotto stimato in altri 180 occupati, sarebbe il primo centro termale costiero della Sardegna ed uno dei pochissimi in Italia.

«Ora ci attendiamo che la Regione acceleri l’iter autorizzativo per il rilascio della concessione urbanistica», ha detto Ninetto Deriu che è anche amministratore unico della Reno srl.

Gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione del progetto, considerato che oggi i terreni interessati sono classificati come agricoli, sono legati ad una deroga, attraverso un’intesa, per superare i vincoli rigidissimi posti dal Piano Paesaggistico Regionale.

Lo strumento dell’intesa (già utilizzato in altre aree della Sardegna) è stato proposto alla Giunta regionale ma, al di là della disponibilità di massima di alcuni assessori regionali (l’assessore dell’Urbanistica ed Enti locali, Cristiano Erriu, si è dichiarato disponibile ad esaminare il progetto e la richiesta di intesa nel corso del convegno svoltosi il 17 aprile dello scorso anno alla Grande Miniera di Serbariu ed ha poi partecipato ad un sopralluogo nel sito interessato, con il sindaco di Sant’Antioco, Mario Corongiu, il coordinatore del Piano Sulcis, Tore Cherchi, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e l’imprenditore), non c’è stato finora alcun pronunciamento ufficiale da parte del presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru.

Nel corso della conferenza stampa Ninetto Deriu ha spiegato che, su sollecitazione del governatore Pigliaru, i tecnici hanno arretrato l’area di insediamento delle strutture da 150 a 300 metri dal mare, ma di non poter andare oltre per la conformazione del terreno, perché oltre questa distanza si perderebbe la vista a mare e quindi le potenzialità di accoglimento della proposta da parte dell’utenza. Nonostante questa modifica, ad oggi il presidente Pigliaru non si è pronunciato.

«Attendiamo il pronunciamento del presidente Pigliaru – ha detto Roberto Puddu, segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente – perché il territorio non può lasciarsi sfuggire un’opportunità occupazionale e di sviluppo di questo genere. Siamo favorevoli alla realizzazione di questo progetto e non solo, posso dire che, per rilanciare questo territorio, auspichiamo che i progetti come questo nel territorio siano almeno una trentina.»

Ninetto Deriu ha spiegato che non esiste la possibilità di una speculazione edilizia, paventata da alcuni, con un’eventuale successiva modifica della destinazione d’uso, perché c’è l’impegno assunto davanti ad un notaio sulla destinazione definitiva e non solo per 99 anni, come ipotizzato in un primo momento, delle strutture ad attività di centro termale e ancora che non si tratta di un progetto destinato esclusivamente ad un’utenza dalle elevate disponibilità economiche, perché il centro termale potrà essere frequentato anche da coloro che non sceglieranno di risiedere nelle strutture alberghiere del complesso, per scelta o per minori disponibilità economiche, raggiungendo lo stesso con mezzi propri o con i mezzi di trasporto messi a disposizione dall’organizzazione che effettuerà il servizio di bus navetta da Sant’Antioco.

Roberto Puddu ha concluso sottolineando che il progetto ha partecipato al concorso internazionale 99ideas del Piano Sulcis, classificandosi nelle prime dieci posizioni ed è inserito nell’ordine del giorno di un incontro già convocato dalla Giunta regionale che dovrebbe svolgersi a breve.

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Ci vorranno ancora almeno tre settimane per conoscere le decisioni sull’accordo bilaterale Port.Al ed Enel che dovrebbe portare allo sblocco della vertenza della società di Portovesme rilevata dall’imprenditore iglesiente Ninetto Deriu, il cui rilancio produttivo è legato alla fornitura di energia elettrica a prezzi compoetitivi. E’ quanto emerso ieri, al tavolo del ministero dello Sviluppo economico, intorno al quale si sono ritrovati il viceministro delle Attività produttive Claudio De Vincenti, i rappresentanti della Giunta regionale e quelli dell’Enel. Al termine del confronto, le parti si sono impegnate a ritrovarsi a breve, entro il 15 dicembre, per verificare la fattibilità dell’accordo.

Ninetto Deriu è stato invitato a desistere, sia dal Governo sia dalla Regione, dalla propria volontà, espressa qualche giorno fa, di rinunciare al progetto di rilancio qualora entro il prossimo 31 dicembre non dovesse ottenere il via libera alla fornitura di energia a prezzi competitivi, tali da consentire una stabilità nel medio e lungo periodo. E Deriu ha dato la propria disponibilità in tal senso, mostrando ancora una volta di tenere all’investimento già fatto e al progetto messo in campo per il rilancio dell’ex Ila, con un ampliamento della produzione verso nuove linee, compresa quella della cantieristica navale.

Il futuro della Port.Al resta dunque legato ad un accordo bilaterale con l’Enel, mentre al momento appare definitivamente tramontato il progetto per la realizzazione di un mini parco eolico per l’autoproduzione di energia. L’ostacolo insormontabile è quello sopraggiunto con i nuovi vincoli posti da un decreto nazionale alla realizzazione di impianti eolici a meno di tre chilometri dal mare. In un primo momento l’ostacolo sembrava dovesse essere superato da un decreto della Giunta regionale, basato sullo stato del territorio sul quale insiste la fabbrica, ormai compromesso, ma alla fine non se n’è fatto niente ed è risultato decisivo il vincolo contrario.

Certo, appare quantomeno singolare che venga impedita l’installazione di due pale eoliche ad un’impresa che opera in un’area nella quale si trova letteralmente circondata dal vastissimo parco eolico realizzato appena qualche anno fa dall’Enel, con il rischio concreto di vedere andare a monte il rilancio produttivo e il futuro occupativo di 160 lavoratori!

 

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Ninetto Deriu

Qualcosa si muove per la vertenza Port.Al. Nel corso dell’incontro svoltosi oggi in Regione per l’esame delle problematiche ancora irrisolte per il rilancio della produzione, sono stati fissati due incontri: il primo, giovedì 27, vedrà il confronto tra ministero dello Sviluppo economico, la Regione Sardegna e l’Enel, per verificare la possibilità di attivare un accordo bilaterale per la fornitura alla Port.Al di energia elettrica ad una tariffa competitiva; il secondo, venerdì 28 novembre, presso l’assessorato regionale dell’Industria, tra il presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, le organizzazioni sindacali e l’imprenditore, Ninetto Deriu, per la valutazione dei risultati che saranno emersi nel vertice romano. Questa novità, fa passare in secondo piano, almeno per il momento, il progetto di autoproduzione di energia con la realizzazione di un mini parco eolico, del quale si era parlato fino a ieri, soprattutto per una questione di tempi, considerato che i lavoratori premono per poter rientrare al lavoro quanto prima, anche perché sono ormai privi di ammortizzatori sociali. Il progetto dell’eolico, eventualmente, verrà ripreso in un secondo momento, una volta che, come si auspica, sarà stata riavviata la produzione.

A seguito di queste importanti novità, i lavoratori ex Ila che da ieri presidiavano il quarto piano dell’assessorato regionale dell’Industria, in viale Trento, a Cagliari, hanno deciso di smobilitare il presidio ed ora auspicano che gli impegni assunti si tramutino in atti concreti nei prossimi giorni, per la definitiva risoluzione della vertenza e che, nell’immediato, vengano attivati i tavoli opportuni per l’individuazione di adeguate coperture finanziarie per i lavoratori che, come già sottolineato, sono privi di ammortizzatori sociali.

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Il deputato Emanuele Cani (PD) interviene sulla vicenda della Port.Al, dopo che l’imprenditore Ninetto Deriu ha annunciato di voler rinunciare alla riapertura della fabbrica per la mancata autorizzazione alla realizzazione di un mini parco eolico per autoproduzione dell’energia necessaria alla produzione.

«E’ importante e necessario che tutti i soggetti istituzionali coinvolti facciano tutti gli sforzi necessari per far sì che possa riaprire lo stabilimento ex Ila oggi Portal di Portovesme – dice Emanuele Cani -. Non bisogna dimenticare che l’auspicabile riapertura dello stabilimento Alcoa non può che essere una grande opportunità per il Sulcis Iglesiente e l’intera Sardegna. Un’opportunità importante, quindi, per far ripartire anche il progetto di valorizzazione e ripresa della filiera dell’alluminio nell’isola e nel paese. Proprio in questo contesto diventa ancor più importante il ruolo che vuole ricoprire la Portal che si candida a riattivare la produzione di laminati.»

«Pare evidente che al fine della concretizzazione dell’intrapresa economica sia indispensabile che si concretizzi la realizzazione del parco eolico a supporto dell’attività industriale al servizio dello stabilimento. Come è noto, infatti, il tema dell’abbattimento dei costi dell’energia – conclude il deputato del PD – costituisce elemento fondamentale per la buona riuscita di qualsiasi attività industriale.»

Ninetto Deriu si arrende alla burocrazia, la Port.Al non decollerà e i lavoratori ex Ila occupano la Regione. Nell’aria ormai da giorni, la “resa” dell’imprenditore di Iglesias che quasi tre anni fa ha rilevato lo stabilimento ex Ila con un progetto di rilancio molto ambizioso, è stata ufficializzata con grande amarezza. Dal momento dell’acquisizione dello stabilimento, Ninetto Deriu ha investito nel progetto circa 8 milioni di euro, nell’attesa, rilevatasi vana, della firma di un decreto della Giunta regionale per il via libera all’installazione di un mini parco eolico. Tre le pale richieste, due quelle concesse, in prima battuta, in sede di conferenza di servizi, ma resta un ostacolo da superare, una norma legislativa che vieta la realizzazione di nuovi impianti a meno di tre km dal mare, per superare la quale, visto lo stato in cui si trova l’area industriale, ormai compromessa dalla presenza delle industrie e del parco eolico dell’Enel, è necessario un provvedimento della Giunta regionale, promesso più volte ma mai arrivato.

L’annuncio dell’imprenditore, com’era prevedibile, ha scatenato la reazione dei lavoratori ex Ila che stamane hanno occupato la Regione, «per richiamare le istituzioni ad un’assunzione di responsabilità chiara e netta su una vertenza che, a causa della burocrazia e dell’indecisione politica, da due anni e mezzo non riesce a trovare uno sbocco positivo per oltre 140 padri di famiglia che aspettano di poter tornare a lavorare».

«L’assessore regionale dell’Industria Maria Grazia Piras – dice Remo Fantin, delegato RSU FSM-CISL – ci aveva assicurato che la nostra vertenza sarebbe stata seguita in prima persona direttamente dal presidente della Regione Pigliaru e, ad oggi, questo non è avvenuto e siamo qui per richiamare la Regione a questo impegno e a un’assunzione di responsabilità generale per la risoluzione della stessa.»

«E’ arrivato il momento delle decisioni coraggiose da parte della Regione – aggiunge Rino Barca, segretario regionale FSM-CISL -. Lo stabilimento ex Ila è stato tra i primi a chiudere nel polo industriale di Portovesme. Se ci fosse una reale volontà politica – conclude Rino Barca – questo stabilimento potrebbe essere il primo a ripartire e, finalmente, 140 famiglie recupererebbero il lavoro e uno stipendio e l’economia agonizzante del Sulcis Iglesiente porrebbe finalmente iniziare a registrare una netta inversione di tendenza.»

Il gruppo Deriu, già oggi ha 350 dipendenti in servizio, 140 sono quelli prossimi al rientro con il rilancio produttivo della Portal e 120 quelli previsti dal progetto del centro termale Coquaddus. Vista la drammaticità della crisi, oggi più che mai il Sulcis e gli imprenditori attendono risposte dalla politica in tempi certi. Senza le pale eoliche la fabbrica non potrebbe riaprire, in quanto il costo dell’energia graverebbe in misura eccessiva sulla produzione e non si capisce proprio perché i tempi autorizzativi debbano essere tanto lunghi, con il rischio di compromettere l’intero progetto ed il ricollocamento di 140 lavoratori diretti ed almeno di un centinaio indiretti.

Ninetto Deriu