22 December, 2024
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L’incertezza ancora presente sul futuro del progetto di rilancio produttivo dell’Eurallumina, preoccupa le organizzazioni sindacali di categoria Filctem-CGIL, Femca-CISL e Uiltec-UIL.

Qualche giorno fa si è tenuto un incontro tra le stesse organizzazioni sindacali e la società Eurallumina, conclusosi con un verbale di riunione.

«Esprimiamo forte preoccupazione per quanto comunicato dalla società in merito al futuro dei piani la cui attuazione è strettamente collegata al processo autorizzativo in corsoscrivono in una nota Francesco Garau ed Emanuele Madeddu della Filctem Cgil, Nino D’Orso e Vincenzo Lai della Femca Cisl e Pierluigi Loi della Uiltec Uil -. Processo che viaggia seguendo due strade: una regionale relativa alla procedura Paur e uno nazionale legato all’approvazione del Dpcm (previsto per lo scorso gennaio ed oggi quasi fuori tempo massimo). Il tempo dell’attesa, siamo convinti, è terminato. E’ necessario che tutti gli atti necessari per determinare e chiudere questa vertenza siano compiuti in tempi molto rapidi.»
«La Sardegna ha occupato un ruolo importante nello scenario industriale nazionale ed internazionaleaggiungono -. La filiera dell’alluminio è stata dichiarata strategica e c’è stato un impegno significativo per far sì che i vari passi fossero compiuti. Oggi però il primo anello di questa filiera rischia di rompersi, generando una reazione a catena. Chiediamo al presidente della Regione Christian Solinas un intervento immediato e significativo al fine di definire una volta per
tutte questa vertenza che dura ormai da troppi anni.»
«Appare incomprensibile il silenzio della sottosegretaria Alessandra Todde che oramai da tempo non dà risposte sulla vertenza dopo una fase iniziale di iperattivismo, impegni presi e non rispettaticoncludono i rappresentanti sindacali -. Sia chiaro, davanti a questa situazione le organizzazioni sindacali non resteranno a guardare. Già dai prossimi giorni attiveremo tutte le iniziative necessarie per sostenere questa vertenza e far sì che il primo anello della filiera dell’alluminio possa essere riattivato.»

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«L’avvio della procedura di licenziamento di tre lavoratori, in atto dalla Polar a Piscinas, non può essere accettato in alcun modo. Come organizzazioni sindacali lo respingiamo al mittente. Da subito chiediamo la convocazione di un tavolo con la stessa azienda e la Confindustria per affrontare l’argomento. Sin da ora le  organizzazioni sindacali attiveranno le procedure e gli atti necessari finalizzati alla tutela e salvaguardia dei diritti dei lavoratori.»

Lo dicono i segretari Filctem CGIL Emanuele Madeddu, Femca CISL Nino d’Orso e Uiltec Uil Tonino Melis.

«Da subito, inoltre, chiediamo la convocazione urgente e straordinaria di un tavolo con gli assessorati regionali dell’industria e del lavoro per valutare tutti gli aspetti di questa vertenza. Nello specifico – concludono Emanuele Madeddu, Nino d’Oso e Tonino Melis – sollecitiamo un immediato e tempestivo intervento dell’assessorato regionale dell’industria, cui spettano le iniziative in materia di polizia mineraria, affinché siano avviate tutte le procedure ispettive necessarie per accertarsi che tutti i precetti previsti dal regio decreto del 27 siano rispettati.»

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Il segretario generale della Femca Cisl Nino D’Orso ed i delegati RSU della stessa Femca Cisl Puddu, Meletti e Muller, hanno chiesto l’immediato interessamento dell’assessore regionale dell’Industria Maria Grazia Piras e del presidente della Regione Francesco Pigliaru, per chiarire la situazione di incertezza nella quale versa la Carbosulcis con circa 200 lavoratori.

«Già nell’incontro tenutosi lo scorso 9 novembre 2017 presso l’assessorato dell’Industria – si legge in una nota – la Femca Cisl ha portato all’attenzione dell’azionista le problematiche che riguardano la vita lavorativa all’interno della Carbosulcis, evidenziando la necessità di conoscere il futuro die lavoratori. Raccolte le preoccupazioni emerse in quell’incontro, l’assessore Piras aveva assunto l’impegno di riconvocare le parti entro la prima quindicina del gennaio 2018. La Femca Cisl non può però esimersi dal denunciare che la politica industriale di dismissione dell’attività estrattiva carbonifera, approvata con legge regionale 4 dicembre 2014, delibera n° 52/21 del 23/12/2014, ha soltanto prodotto tra le maestranze uno stato di immobilismo per il quale si ritiene debbano essere utilizzati urgentemente tutti gli strumenti atti a garantire la certezza del futuro a tutti i lavoratori attualmente in forza lavoro.»

«Già dal 1 marzo 2018, per via dei progressivi esodi incentivati, resteranno in capo all’azienda 99 lavoratori assunti tra il 1977 ed il 1991, ed altri 89 lavoratori assunti tra il 2006 ed il 2009 – aggiungono il segretario D’Orso ed i delegati RSU Puddu, Meletti e Muller –. Se si considera che dal piano industriale e dei progetti sperimentali di riconversione non si conoscono ancora gli sviluppi, e tantomeno i numeri del personale interno che sarà impiegato, restano grosse perplessità rispetto al futuro del personale che sarà comunque escluso da tali progetti. La Femca Cisl è convinta che si debba discutere urgentemente di soluzioni che salvaguardano il posto di lavoro di tutti i dipendenti Carbosulcis, e a tal proposito rendono noto che, sulla base del Dlgs 100/2017 in materia di riorganizzazione delle società partecipate, l’azienda avrebbe dovuto dichiarare gli esuberi entro il 30 novembre 2017, darne comunicazione ai rappresentanti sindacali entro il 10 dicembre e, infine, alla regione Sardegna entro il 20 dicembre 2017.»

Il segretario generale D’Orso e i delegati RSU Puddu, Meletti e Muller chiedono all’assessore dell’Industria e al presidente della Regione:

– di conoscere le motivazioni per le quali la regione Sardegna non ha assunto posizione rispetto al decreto Madia;

– che venga subito dichiarato lo stato di crisi, gli esuberi, e venga presa in seria considerazione la possibilità di attuare immediatamente le procedure di accesso alla mobilità tra partecipate, per la fascia dei lavoratori più giovani, assunti tra il 2006 ed il 2009:

– che venga siglato un accordo tra azienda, rappresentanze sindacali ed Inps, per attuare l’isopensione, che riguarda la fascia dei lavoratori a cui mancano sino a 7 anni per il completamento dei requisiti pensionistici, in applicazione della nuova legge di bilancio 2018;

– che venga attuata una sanatoria dei contributi previdenziali, assegnando la marca pesante ai dipendenti che, per causa di scelte (poco condivisibili) aziendali, sono stati oggetto di discriminazioni e non hanno potuto maturare il beneficio dello scivolo per poter avere accesso alla pensione al raggiungimento dei 30 anni lavorativi, come stabilito dalle normative di legge per i lavoratori del settore estrattivo e di cava.

La Femca Cisl è convinta che, solo attraverso questi strumenti, si possano dare concrete garanzie a tutte le maestranze Carbosulcis, e sulla base di queste proposte intendono concentrare un serio confronto con l’azionista.

 

 

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Il segretario generale Cisl Fabio Enne ed il segretario generale Femca Nino D’Orso, hanno diffuso una nota sulle prossime elezioni per il rinnovo della Rsu della Portovesme srl.

«L’imminente appuntamento rappresenta un importantissimo avvenimento a supporto delle attuali complicazioni che da anni si interpongono alla naturale continuità di marcia e al consolidamento occupazionale della fabbrica – sostengono Fabio Enne e Nino D’Orso -. In un momento assai delicato per il comparto industriale, la Cisl e la Femca proseguiranno nel voler essere protagonisti, come è sempre stato, sulla determinata azione a salvaguardia dell’attività produttiva, contrastando politiche lente e spesso in contrapposizione senza logica o spiegazione.»

«I nostri candidati Rsu, le segreterie territoriali, regionali e nazionali della Cisl e della Femca, manterranno inviolabile e razionale la disponibilità, che anche nel passato è stata fondamentale per la soluzione delle varie problematiche, attivando incontri con la politica regionale e nazionale, con esiti positivi che hanno permesso di arrivare lino ad oggi – aggiungono Fabio Enne e Nino D’Orso -. La nostra consapevolezza, tuttavia, suggerisce ancora massima attenzione ai problemi e ad eventuali sorprese sgradite, e quindi sarà maggiore la nostra funzione a garanzia di una prospettiva di lungo respiro.»

«Mantenere solide relazioni industriali con l’Azienda è un aspetto necessario, come è auspicabile da parte dell’Azienda agevolare la massima unità tra le maestranze, svolgendo un ruolo funzionale ed imparziale, nel rispetto democratico di tutti, in particolare nei momenti di rinnovi delle cariche di rappresentanza. Questo ultimo richiamo – concludono Fabio Enne e Nino D’Orso – è per noi considerato assodato e propedeutico alla conferma di un clima sereno.»

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Durissima presa di posizione del segretario generale Cisl Sulcis Iglesiente Fabio Enne e del segretario generale Femca Cisl Nino D’Orso, sulla situazione d’emergenza della Portovesme srl.

«A distanza di 2 settimane, esattamente dal 4 luglio, data in cui si è svolto un incontro richiesto da Confindustria Sardegna per fare il punto della già gravissima situazione della Portovesme srl – scrivono in un comunicato Fabio Enne e Nino D’Orso – la Cisl presente ai massimi livelli confederali e di categoria, dichiarava un sonoro rifiuto verso la scandalosa indifferenza istituzionale per la soluzione, transitoria e definitiva, delle problematiche che impedissero la fermata degli impianti.»

«A questo la Cisl, nella stessa sede di Confindustria, ha espresso malessere nei confronti dell’Azienda invitandola a recuperare corrette relazioni industriali, nello stesso tempo dichiarava a Cgil e Uil, un comportamento corretto, rispettoso ed attento, in particolare sull’unità di intenti – aggiungono Fabio Enne e Nino D’Orso -. La registrazione delle cose dette in riunione può essere utile per capire la nostra posizione odierna, oltreché, documentare la nostra linea sulla vertenzaLa stessa Confindustria, dopo avere sentito le nostre posizioni, condivideva e invitava tutti ad essere più efficaci nelle azioni da mettere in campo per portare a casa i risultati. La nostra proposta oggi è confermata dalla mancanza di risposte immediate e utili ad evitare la fermata produttiva. Abbiamo indicato una direzione verso Roma, Ministero Ambiente, perché alcune soluzioni percorribili dipendono dallo stesso.»

«Sono state fatte richieste di incontro verso il Ministero, a dire il vero, anche in questa occasione con richieste separate, e per essere conseguenti, pareva ovvio arrivare al Dicastero, con la sana determinazione che in altre circostanze abbiamo inseguito e perseguito unitariamente. Anche oggi assistiamo ad iniziative che dovevano prevedere una decisione da intraprendere fra tutti i soggetti coinvolti, ivi compresa la Cisl, ma purtroppo registriamo le solite azioni inconcludenti e poco utili – sottolineano ancora Fabio Enne e Nino D’Orso –. Occupare una sede in “disuso”, può servire a togliere le ragnatele. Proseguire a far finta di niente pur di non disturbare chi ha le responsabilità sulle procedure da attivare immediatamente per salvaguardare la continuità di marcia dello stabilimento, non rientra nella nostra caratteristica. Lo stabilimento è un bene prezioso che non può essere gestito nelle sue problematiche da stati ansiosi né tantomeno da metodi che tendono a primogeniture poco funzionali, quando esse oltre a non ottenere i risultati sperati, creano fratture nei rapporti e nel raggiungimento degli obiettivi. Vogliano, questa volta, informare i livelli regionali della Cgil e della Uil, partendo da una nostra convinzione che, in considerazione di quanto suddetto, ci obbliga ad attraversare il Tirreno in solitudine come organizzazione ma in forte compagnia con i tanti che sono stufi di una Politica del nulla.»

«Partiremo a Roma e faremo tutto ciò che sarà possibile per ottenere veloci soluzioni da questo Governo e dal Ministero competente. Restiamo convinti – concludono Fabio Enne e Nino D’Orso – che il nostro ruolo sindacale debba essere autonomo dai partiti e preferiamo un serio confronto con l’Azienda, anche con toni altri se necessario, esigendo dalla stessa e dai suoi rappresentanti, il massimo rispetto.»

 

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Si è svolto mercoledì 12 aprile, all’assessorato regionale dell’Industria, l’incontro richiesto dalle organizzazioni sindacali regionali e territoriali di categoria per esaminare la situazione produttiva e societaria degli stabilimenti di Villacidro e Iglesias della Sar.Med, rappresentata all’incontro dall’ing. Luciano Fecondini, amministratore delegato dell’Azienda.

«L’amministratore ha confermato che è intenzione della società chiudere lo stabilimento di Villacidro entro la fine dell’anno e di trasferire tutto il personale nell’unità produttiva di Iglesias, allo scopo di ridurre i costi di gestione che attualmente sarebbero in perdita di circa 60mila euro al mese, confermando inoltre che l’Azienda non è interessata a rilevare altri capannoni della zona industriale, nonostante il sostegno dichiarato dal Consorzio Industriale di Villacidro al fine di risolvere i problemi infrastrutturali ed eliminare le diseconomie – scrivono in una nota Giacomo Migheli, Emanuele Madeddu e Francesco Garau della Filctem-CGIL, Marco Nappi e Nino d’Orso della Femca-CISL e Tore Sini della Uiltec-UIL –L’amministratore ha inoltre confermato che, considerata la ristrettezza degli spazi a disposizione, la linea produttiva dello stampaggio dello stabilimento di Villacidro verrà trasferito in Tunisia, con la conseguente mancata conferma di quei lavoratori assunti con contratto a tempo determinato.»

«La società ha evidenziato che per acquisire il terreno adiacente allo stabilimento di Iglesias, utile per l’ampliamento dello stesso, ci sono voluti 21 mesi vanificando i progetti iniziali previsti, ritardi causati soprattutto dai limiti infrastrutturali della Zona industriale», aggiungono i rappresentanti delle segreterie regionali e delle segreterie territoriali Medio Campidano e Sulcis Iglesiente.

Le organizzazioni sindacali, rimarcando il fatto che la chiusura dello stabilimento di Villacidro rappresenterebbe una grave perdita per il tessuto produttivo di un territorio importante, hanno ribadito con forza che la Sardegna non  può  perdere una parte strategica della filiera della produzione, per cui hanno sollecitato l’assessore regionale dell’Industria Maria Grazia Piras ad assumere tutte le azioni necessarie e finalizzate ad evitare il trasferimento della linea produttiva dello stampaggio in Tunisia.

L’assessore, condividendo le richieste sindacali, si è impegnata ad accompagnare nei prossimi mesi la Sar.Med nel percorso di riduzione delle diseconomie, attraverso lo snellimento della burocrazia e l’utilizzo degli strumenti regionali previsti a sostegno delle imprese. Le parti hanno convenuto di reincontrarsi tra circa 2 mesi, su convocazione dell’assessore dell’Industria, per un nuovo esame della situazione e per verificare l’esito dei passaggi di carattere operativo intercorsi tra l’Azienda e la Regione Sarda.

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Siamo alle solite, anno nuovo, problemi vecchi e sempre più complessi.

La fabbrica della Portovesme S.r.l., unica produttrice italiana di zinco, unica sopravvissuta allo sfacelo industriale nel Sulcis lglesiente, potrebbe presto avere le ore contate”, in termini realistici, i mesi contati.

La Cisl, non ci sta a fare da spettatrice all’ennesima sciagura industriale del Territorio causata dalle inadempienze e incapacità delle lstituzioni.

Dal Governo nazionale, regionale e fino alle istituzioni locali, si continua a registrare una totale inettitudine nel dare una valida prospettiva economica al territorio, e come se non bastasse, si prefigurano scenari devastanti anche per le attività che, seppure in sofferenza, hanno mantenuto energiche le produzioni senza causare ulteriori danni all’occupazione.

Quella della Portovesme S.r.l., per la Cisl, potrebbe essere I’ennesima vittima di una politica del nulla, che non affronta risolve le diverse problematiche necessarie per il proseguo produttivo di una fabbrica che occupa 1.600 lavoratori.

Nell’ordine dei problemi, sono necessarie Ie autorizzazioni per l’ampliamento della discarica che consentirà le lavorazioni fino al mese di giugno 2017, e quindi, in assenza delle decisioni attinenti all’individuazione di un sito per la realizzazione di una discarica in grado di allocare gli scarti di lavorazione per i prossimi 10/20 anni, lo stabilimento sarà chiuso.

La modifica e la rimodulazione dell’art. 39 sul dispacciamento e gli oneri di gestione legati al prczzo dell’energia elettrica, tutto fermo dal 2013, obbliga le aziende energivore, come la Portovesme, alla marcia degli impianti, pagando un prezzo energetico altissimo che presto potrebbe portare la stessa alla fermata produttiva per situazioni legate alla non competitività rispetto ad altri produttori europei.

La concessione per l’utilizzo di un prezzo energetico adeguato, attraverso la super interrompibilità (scade dicembre 2017), prosegue ad essere rinnovata in modo da non consentire una programmazione di lungo respiro.

E poi, la burocrazia, le indecisioni, l’assoluta mancanza di volontà politica che costringe alla cautela sugli investimenti e sulle prospettive di marcia, costituiscono il modo più subdolo per arrivare al dramma della chiusura.

Queste elencate sono le colpevoli indifferenze politiche che ci costringeranno a una durissima reazione per evitare repliche di disastri già in atto, nonostante si succedano ministri che fanno finta di occuparsi delle questioni e, nonostante l’inconsapevolezza e la complicità di tanti, sull’assenza di una politica regionale favore della ripresa economica e occupazionale del territorio. In assenza di risposte concrete, non tarderemo nel mettere in atto tutte le possibili rivendicazioni per esigere un ruolo istituzionale più rispettoso degli interessi sociali e della collettività Sulcitana.

Fabio Enne – Segreteria Generale Cisl Sulcis Iglesiente

Nino D’Orso – Segreteria Geberale Femca Cisl Sulcis Iglesiente

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«Il programma di assunzioni voluto dall’amministratore unico dell’Igea ci lascia sconcertati e senza parole. Da un lato si assiste, da anni, ad un depauperamento delle professionalità e alla mobilità di decine di lavoratori, senza dimenticare il ricorso costante al precariato, dall’altra ad un programma di assunzioni immotivato rispetto al difficile compito che dovrebbe svolgere la Società.»

A dirlo sono Fabio Enne e Nino D’Orso, rispettivamente segretario generale Cisl  segretario generale della Femca Cisl del Sulcis Iglesiente.

«Per di più – aggiungono Enne e D’Orso -, un’altra società in house della Regione, la Mineraria Silius, inizia le procedure per licenziare ben diciotto lavoratori. Una confusione senza precedenti. Vorremmo conoscere il piano industriale dell’Igea, così come su quali basi, l’Amministratore ed il Socio Regione, intendono assicurare la continuità della stessa Società ed il raggiungimento dello scopo sociale: le bonifiche.»

«Riteniamo opportuno un incontro immediato con la Giunta regionale – concludono Fabio Enne e Nino D’Orso – per definire l’intera questione relativa alle Società in house (minerarie) ed il futuro dei lavoratori, ma soprattutto porre al centro dell’incontro la vicenda ambientale ormai non più rinviabile.»

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185 milioni di investimenti, 205 lavoratori impiegati nei cantieri durante la fase di costruzione della centrale a vapore, 500 posti di lavoro consolidati e tra 500 e 750 creati nell’indotto: sono questi i numeri del progetto Eurallumina, presentato questo pomeriggio, nella sala conferenze del Consorzio industriale provinciale di Carbonia Iglesias, a Portoscuso.

Alla presentazione hanno partecipato l’amministratore delegato dello stabilimento di Portovesme, l’ingegner Vincenzo Rosino; i rappresentanti della Foster Wheeler italiana, la società che ha realizzato il progetto e i rappresentanti del Savi, il Servizio della sostenibilità ambientale, valutazione impatti e sistemi informativi ambientali della Regione Sardegna; i rappresentanti del comune di Portoscuso e della provincia di Carbonia Iglesias; parlamentari, consiglieri regionali, amministratori locali, rappresentanti di associazioni e comitati e tantissimi lavoratori.

La presentazione, come annunciato alla vigilia, è stata preceduta da una manifestazione dei lavoratori Eurallumina, partita dall’ingresso dello stabilimento, sotto una pioggia battente, e conclusa davanti alla sala conferenze del Consorzio industriale, pochi minuti prima dell’inizio dei lavori.

I lavori sono stati aperti dall’ingegner Vincenzo Rosino che con i tecnici ha presentato le caratteristiche del nuovo impianto, progettato per garantire la completa copertura della domanda di energia termica ed elettrica della raffineria di bauxite e per contribuire al raggiungimento delle condizioni necessarie per la ripresa delle attività produttive di Eurallumina, nel rispetto delle prescrizioni ambientali, molto più severe rispetto al passato.

Dopo la presentazione che ha ricalcato sostanzialmente quella fatta nella stessa sede lo scorso 28 maggio, secondo quanto prevedono le procedure, è stato dato spazio agli interventi che, contrariamente a quanto accadde sei mesi fa, sono stati tutti favorevoli, perché i rappresentanti delle associazioni ambientaliste contrarie alla realizzazione del progetto della nuova centrale, questa volta non hanno partecipato all’incontro.

Tredici, complessivamente, gli interventi. Il primo è stato quello di Francesco Garau, segretario Filtcem CGIL, seguito da quello del deputato PD Francesco Sanna che ha sottolineato l’importanza del progetto e le prescrizioni ambientali imposte, le più rigide a livello europeo.

Il professor Paolo Amat, docente universitario di chimica, ha spiegato di aver studiato a fondo le caratteristiche dei fanghi rossi che a suo parere non costituiscono un problema e, viceversa, possono essere impiegati in vari settori.

Anche Salvatore Cherchi, ex presidente della provincia di Carbonia Iglesias, oggi coordinatore del Piano Sulcis, ha difeso il progetto, sottolineandone l’impatto a livello occupazionale, con 500 lavoratori diretti e un fattore moltiplicativo tra 2 e 2,5, per un totale di oltre 1.000 posti di lavoro. Non si può ignorare che resta comunque un progetto di industria pesante – ha detto Cherchi -, ma è stato progettato nel rispetto dell’ambiente e si dovrebbe convincere l’azienda a investire in studi per il riutilizzo dei fanghi rossi.

Sono poi intervenuti Nino D’Orso, segretario della Femca Cisl; Pietro Cocco, sindaco di Gonnesa e capogruppo PD in Consiglio regionale; Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia e presidente del Consiglio delle Autonomie locali; Giorgio Alimonda, sindaco di Portoscuso e presidente del Consorzio industriale provinciale di Carbonia Iglesias; Tonino Melis, componente della segreteria Uiltec Uil; Luca Pizzuto, consigliere regionale e coordinatore regionale di Sinistra Ecologia Libertà; Claudia Mariani, rappresentante delle partite iva di Portoscuso e del Sulcis Iglesiente; Mauro De Sanctis, presidente del Consorzio Fieristico Sulcitano; e, infine, Antonello Pirotto, componente della RSU Eurallumina.

Il procedimento prevede la possibilità di presentare osservazioni al progetto fino al 24 dicembre, vigilia di Natale.

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E’ stato sottoscritto ieri pomeriggio, presso l’assessorato regionale del Lavoro, Formazione professionale, Cooperazione e Sicurezza sociale, il verbale d’accordo istituzionale per l’attivazione della cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale per i 291 lavoratori Eurallumina, per la durata totale di 36 mesi a partire dal 1° gennaio 2016, tra Azienda, Confindustria, Segreterie Fulc e RSU di fabbrica.

All’incontro erano presenti, per le parti:

• Eurallumina Spa – Vincenzo Rosino, Mauro Simone Angius, Sonia Vivarelli

• Confindustria Sardegna Meridionale – Andrea Porcu

• Filctem CGIL – Francesco Garau

• Femca CISL – Nino D’Orso

• Uiltec UIL – Antonio Melis

• Ugl – Piert Giorgio Piu, Marco Spiga

• RSA/RSU – Antonello Pirotto, Gian Marco Mocci, Corrado Marongiu, Enrico Pulisci, Davide Boi, Marcello Salis.

La riunione è stata presieduta dal direttore del Servizio Lavoro Rodolfo Conù.

Un risultato importante che offre ai lavoratori certezze sul percorso della ripresa produttiva, perché vincolato agli investimenti da parte dell’Azienda che ne richiede la concessione, ma la RSU e la segreteria dei Chimici lo ritengono non ancora definitivo.

Il 31 dicembre sarebbero scaduti gli ultimi quattro mesi di cassa integrazione in deroga e la nuova riforma degli ammortizzatori sociali prevede solo la mobilità o la riorganizzazione aziendale, che sostituisce il precedente strumento della ristrutturazione aziendale. La durata massima della cassa integrazione per riorganizzazione è di 24 mesi ma per il caso Eurallumina, essendo tra le dieci situazioni di crisi attenzionate a livello nazionale considerate strategiche dal ministero dello Sviluppo economico per il sistema industriale del Paese, può godere di ulteriori 12 mesi, il tempo necessario per accompagnare, come misura transitoria, i lavoratori nel periodo in ci verranno realizzate le opere per la ripresa delle produzioni. Si tratta del secondo accordo siglato con questo strumento dopo quello di Ottana Polimeri (per 24 mesi) dall’entrata in vigore del Job-Act, ma che per la durata di 36 mesi è il primo in assoluto stipulato in Sardegna.

Qualora gli ultimi passaggi non avessero esito positivo, la cassa integrazione per ristrutturazione verrebbe tra qualche mese sospesa e la possibilità di vedere i lavoratori reinseriti nelle liste di mobilità potrebbe ripresentarsi in maniera ancora più disastrosa, perché accompagnata dal definitivo accantonamento del progetto.

«Si tratta di un’eventualità che non vogliamo prendere in considerazione – commentano i delegati della RSU – perché dopo i risultati ottenuti, non è possibile che il progetto di ripartenza della fabbrica possa non trovare sviluppo e vanificarsi sul filo del traguardo, dopo anni di sacrifici e lotta mai interrotta. Per il Sulcis Iglesiente e la Sardegna tutta, è ormai chiaro a tutti che, esaurito il percorso autorizzativo in capo agli Enti preposti, dovrà partire immediatamente la fase degli investimenti (185 milioni di euro, 270 addetti degli appalti alla punta massima, 357 lavoratori diretti, oltre ai servizi, alle mense, ai trasporti, fornitori e indotto complessivo) e fare così da apripista per un rilancio complessivo del comparto industriale e produttivo in altri settori.

Siamo consapevoli di esserci conquistati con sacrificio i minuti di recupero dei tempi supplementari che erano ormai quasi scaduti – concludono i delegati della RSU Eurallumina – e li utilizzeremo per raggiungere, con ancora maggiore determinazione, l’unico risultato che possiamo accettare: la ripresa del lavoro.»

 Firma CIG Eurallumina 5Firma CIG Eurallumina 1 Firma CIG Eurallumina 3 Firma CIG Eurallumina 4  Firma CIG Eurallumina 6 Firma CIG Eurallumina 7Firma CIG Eurallumina 2