28 December, 2024
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Consiglio regionale 1 copia

Ieri sera il Consiglio regionale ha approvato una risoluzione (presenti 56, votanti 55, sì 33, no 22) che delibera di approvare il Programma regionale di sviluppo 2014-2019 così come approvato dalla Commissione e gli articoli 1, 2 e 3 della Legge finanziaria 2015. I lavori proseguiranno questa mattina, a partire dalle 10.00.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con il documento 4, formato dal disegno di legge n. 170/S/A. Giunta regionale. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2015) e dal disegno di legge n. 171/A. Giunta regionale. Bilancio di previsione per l’anno 2015 e pluriennale per gli anni 2015-2017. Dopo aver ricordato che nella seduta precedente era stata completata la discussione generale sul disegno di legge n. 170 il presidente, constatato che non ci sono iscritti a parlare per dichiarazioni di voto, ha messo in votazione il passaggio agli articoli del provvedimento, che l’Aula ha approvato con 32 voti favorevoli, 19 contrari ed un astenuto. Successivamente, ha disposto una breve sospensione della seduta per poter completare una risoluzione sul Piano regionale di sviluppo.

Alla ripresa il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha formulato due richieste: con la prima ha sollecitato la presenza degli assessori in Aula durante il dibattito. In secondo luogo, nel prendere atto che rispetto alla stesura del Piano operata dalla commissione «sono stati apportati significativi cambiamenti», ha chiesto una breve sospensione per poterli valutare.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiarito si è trattato dell’integrazione del testo con alcune schede predisposte dalla commissione. Cocco si è comunque dichiarato favorevole alla breve sospensione richiesta dal consigliere Pittalis ed il presidente Ganau ha interrotto la seduta.

Dopo aver riaperto la seduta, il Presidente Ganau ha disposto una ulteriore sospensione, convocando la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori dell’Assemblea, il presidente ha comunicato la predisposizione di una risoluzione sul Piano regionale di sviluppo. Il documento prevede, fra l’altro, che «il Programma regionale di sviluppo 2014-2019 così come approvato dalla commissione» rappresenti «lo strumento principale per la programmazione finanziaria economica regionale, nel periodo dell’intera legislatura». Non essendoci iscritti a parlare, la risoluzione è stata messa ai voti ed approvata con 33 voti favorevoli e 22 contrari.

Richiamandosi al regolamento, il consigliere Mario Floris ha criticato la sufficienza con cui è stata valutata la richiesta di procedere nel dibattito alla presenza dei componenti dell’esecutivo e, citando la previsione del regolamento, ha posto una questione formale “per la prima volta nella storia dell’autonomia regionale”.

Il presidente Ganau, richiamandosi ad alcuni precedenti, ha comunicato che gli assessori assenti forniranno le rispettive giustificazioni.

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha precisato che gli assessori saranno presenti durante la discussione delle materie di competenza. In questo caso, ha aggiunto, la discussione dei primi articoli potrà avvenire alle presenza degli assessori interessati.

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha rilevato che, secondo una prassi costante, gli assessori hanno sempre assicurato la loro presenza durante il dibattito quando questo ha riguardato materie di loro competenza.

Aprendo la discussione sull’art. 1 il presidente Ganau ha dato lettura degli emendamenti presentati chiedendo, sugli stessi, il parere della commissione che, attraverso il presidente Franco Sabatini (Pd), ha espresso su tutti un parere negativo fatta eccezione per il n°106, per cui è stato formulato l’invito al ritiro.

Il vice-capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha osservato che «la spesa incrociata fra fondi comunitari e regionali non è certo una novità; il problema è che i meccanismi di spesa sono lunghi e farraginosi e non vorrei che la finanziaria, sotto questo profilo, partisse male». «Con l’accordo stipulato a luglio con il Governo – ha poi sottolineato Zedda – si è stabilito l’obbligo della certificazione dello Stato per poter spendere le risorse, a questo punto è lecito chiedersi se esistono certezze sulla reali procedure di spesa e se non ci siamo, invece, rischi di un ulteriore slittamento dei tempi indipendente dalla volontà del Consiglio». Sui nuovi oneri legislativi, ha osservato ancora il consigliere di Forza Italia, «non c’è nemmeno un euro, come c’è scritto chiaramente al comma 7 dell’art. 1; è possibile invece utilizzare l’avanzo di amministrazione del 2014, pari ad oltre 50 milioni, che saranno estremamente utili». «Per quanto riguarda infine gli interessi moratori – ha concluso Zedda – appare opportuno lavorare con maggiore decisione sulle azioni destinate al recupero delle risorse che spettano alla Regione, per evitare di sostenere la spesa di maggiori interessi: questo è uno dei punti centrali di quella lotta alla burocrazia cui tutti siamo chiamati».

L’altro vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha espresso un giudizio di assoluta perplessità sull’articolo che, a suo avviso, «è una fiera dell’ovvio con una impostazione non keynesiana ma lapalissiana, nel quadro complessivo di una manovra che appare inficiata da una evidente incoerenza fra il suo contenuto ed il programma di governo del presidente Pigliaru».

Il consigliere Paolo Truzzu, del gruppo Sardegna-Fdi, ha sottolineato che «l’integrazione fra fondi comunitari e regionali c’è sempre stata, casomai la novità consisterebbe nel dare la precedenza ai fondi comunitari, ma da questo punto di vista l’esperienza ci dice che non c’è mai stata nella Regione una spesa selettiva e attenta alla qualità, capace di spendere risorse che davvero producono valore per la Sardegna: anzi, non ci sono nemmeno i dati per fare una valutazione compiuta». «Si segnalano piuttosto – ha lamentato Truzzu – i soliti ritardi, ad esempio sulla formazione, che potrebbero quanto meno dare una opportunità ai giovani sardi e, a questo proposito, proprio la relazione della finanziaria dedicata ai giovani di fatto alza le mani rispetto ad una realtà allarmante che ha colpito una intera generazione, facendosi scudo della struttura ed appiattendosi sul programma Garanzia-giovani».

Oscar Cherchi (FI) ha espresso forti perplessità su alcune disposizioni contenute nell’articolo 1 della legge finanziaria. Secondo il consigliere azzurro «le schede di misura saranno difficili da attuare per come sono state programmate. Le risorse stanziate in quota di cofinanziamento devono infatti trovare certezza di spendita. La Giunta per raggiungere gli obiettivi del 2014 è ricorsa a un escamotage:  alcuni fondi della programmazione 2007- 2013 sono stati  destinati alla programmazione 2014-2020».

Giudizio negativo anche sul comma 6 dell’art. 1 («Le risorse devono essere utilizzate nei tempi stabiliti, altrimenti devono essere restituite») e sui commi 8 e 9 collegati alla tabelle: «Mancano le autorizzazioni di spesa. Serve capire quali saranno davvero le spese consentite. Questa finanziaria – ha concluso Cherchi – non porta da nessuna parte».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ricordando l’antica arte dei poeti improvvisatori della Sardegna, ha paragonato l’articolo 1 a un’isterrida (prima parte del componimento poetico ndr). «Va bene la trattazione – ha detto Dedoni – sembra di intravedere una speranza di rinascita per la Sardegna. Poi però ci accorgiamo che questa finanziaria non sviluppa il tema, manca dunque la parte più importante del componimento».

Secondo Dedoni, la manovra 2015 non individua le priorità né le risorse  per poterle centrare. Per questo, secondo l’esponente della minoranza, occorre trovare soluzioni adeguate per rilanciare l’economia sarda. Dedoni ha infine lanciato un segnale di disponibilità alla maggioranza: «Siamo pronti a collaborare se si decide di migliorare il documento nell’esclusivo interesse del popolo sardo».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Il consigliere d’opposizione ha segnalato  un uso distorto dei fondi strutturali «Questi dovrebbero avere una funzione compensativa per rimediare al gap infrastrutturale dell’Isola, di solito vanno ad aggiungersi al bilancio ordinario e non devono essere invece utilizzate per sanarlo».

Critiche anche sul secondo comma dell’art. 1: «Non si può attribuire all’assessore alla programmazione la discrezionalità di ripartire le risorse provenienti dalla Ue – ha sottolineato Pittalis – in caso contrario si tratterebbe di un esautoramento delle potestà del Consiglio, la ripartizione delle risorse europee deve passare in Aula». Dubbi, infine, sul comma 13 (pagamento delle tariffe fitosanitarie) che affida alla Giunta la possibilità di stabilire altre tariffe per la copertura di spese supplementari. «Non si possono determinare altre tariffe che coprano spese connesse ai controlli – ha concluso Pittalis – le competenze in materia di tasse sono previste per legge e non possono essere decise con delibera della Giunta. Questa disposizione è censurabile nel metodo e nel merito. E’ l’ennesimo tentativo di risolvere un problema con nuovi balzelli». 

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, ha ribadito la scelta per la cosiddetta “programmazione unitaria” ma ha affermato che i fondi comunitari non vanno intesi come sostitutivi delle risorse regionali. Il delegato al Bilancio dell’esecutivo Pigliaru ha replicato ai rilievi emersi nel corso del dibattito dai banchi della minoranza in ordine al comma 2 dell’articolo ed ha spiegato che si tratta della possibilità di suddividere il cofinanziamento dell’Ue ma che, una volta completato l’iter di approvazione dei piani Por si procederà con decreto nelle suddivisioni delle diverse linee di azione. «Si tratta quindi – ha dichiarato Paci – di un semplice aspetto contabile». L’assessore ha inoltre escluso, in riferimento ai rilievi mossi al comma 13, qualunque tentativo di acquisizioni di ulteriori competenze da parte della Giunta ed ha concluso il suo intervento dichiarando “apertura al dialogo e al confronto con le forze dell’opposizione”. «Come è stato già dimostrato in sede di esame in commissione – ha proseguito Paci – sono certo che potremo migliorare la Manovra con il contributo dell’intero Consiglio».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri iscritti a parlare ha posto in votazione gli emendamenti soppressivi totali all’articolo 1 e sono stati respinti con votazione a scrutinio elettronico gli emendamenti 362=469=607. Successivamente non sono stati approvati gli emendamenti 147=151=676, soppressivi parziali comma 1, articolo 1. Non approvati anche gli emendamenti 146=152=470=678, soppressivi parziali comma 2, articolo 1. Con successive votazioni non sono stati approvati gli emendamenti soppressivi parziali al comma 3, articolo 1 (153=680) ed anche gli emendamenti 154=786, soppressivi parziali comma 4, articolo1. Non approvati i soppressivi parziali, comma 5 articolo 1 (155=787) e i soppressivi parziali, comma 6 articolo 1 (156=472=788).  Non approvati gli emendamenti 159=789 (soppressivo parziale comma 7 articolo1); il 157, 158; 160=474=790 (soppressivo parziale comma 8 articolo 1); 161=791 (soppressivo parziale comma 9 articolo 1); 162=792 (soppressivo parziale comma 10 articolo 1); 163=793 (soppressivo parziale comma 11 articolo 1), 164=794 (soppressivo parziale comma 12 articolo1).

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la votazione per parti del dell’articolo 1. L’Aula, prima di procedere non ha approvato (23 sì e 34 no) l’emendamento 65, uguale al 795. Con due successive votazioni per parti, quindi, l’articolo 1 è stato approvato così come formulato nel testo esitato dalla commissione. Tra la prima e la seconda votazione l’assessore della Programmazione è intervenuto per rassicurare ulteriormente gli esponenti della minoranza che quanto disposto nel comma 13 si riferisce soltanto alle eventuali tariffe per spese supplementari connesse ai controlli.

Il presidente ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 106 presentato dal consigliere Pd, Piero Comandini. Il presentatore ha dichiarato di accogliere l’invito al ritiro formulato dal relatore Sabatini e dalla Giunta. Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha dichiarato di fare proprio l’emendamento 106. Analoga dichiarazione è stata formulata dal consigliere di Fi, Alessandra Zedda e dal capogruppo di “Sardegna”, Modesto Fenu.

Nel dibattito è intervenuto anche l’assessore Paci che in riferimento al contenuto dell’emendamento ha dichiarato che alla Giunta sta a cuore il tema del teatro Lirico di Cagliari  («è la maggiore istituzione culturale dell’Isola») ma che è preferibile approfondire la materia e attendere l’approvazione del bilancio del Lirico e la relazione dei revisori dei conti prima di favorire l’intervento della Regione». L’assessore della Programmazione ha quindi ribadito l’invito al ritiro ed ha assunto l’impegno di definire il sostegno al Lirico in sede di assestamento di bilancio. Ritiro confermato dal capogruppo Pd, Pietro Cocco mentre la consigliera, Alessandra Zedda, ha insistito sull’urgenza di procedere con l’approvazione. Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato la non partecipazione al voto dei consiglieri del gruppo sardista. Posto in votazione l’emendamento 106 non è stato approvato con 29 contrari e 21 favorevoli.

Il presidente Ganau ha comunicato il ritiro dell’emendamento 542 ed ha dichiarata aperta la discussione sull’articolo e gli emendamenti all’articolo 2.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 2 (armonizzazione dei sistemi contabili) e sugli emendamenti. Il presidente della Terza commissione, Franco Sabatini, e l’assessore Paci hanno dato parere negativo su tutti gli emendamenti presentati. Il presidente ha dato la parola al consigliere di Forza Italia Alessandra Zedda che ha messo in evidenza l’importanza di questo articolo, il fatto che l’applicazione del Decreto legislativo 118 sia molto faticosa e le ricadute che potrebbe avere sulla capacità di spesa della Regione. Non avendo altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e messo in votazione gli emendamenti, tutti respinti, e il testo dell’articolo che è stato approvato con 28 voti favorevoli e 24 contrari.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 3 (Disposizioni in materia di entrate – IRAP) e sugli emendamenti. La Commissione e la Giunta hanno espresso parere negativo su tutti tranne sul 121 in cui c’è stato l’invito al ritiro.

Il primo consigliere a prendere la parola è stata Alessandra Zedda (Forza Italia), la quale ha ricordato che l’iniziativa della scorsa Giunta e maggioranza di ridurre l’Irap del 70 per cento “forse non ha creato posti di lavoro ma ha aiutato a non far licenziare”. Zedda è stata molto critica sulla decisione della Giunta Pigliaru di portare lo sconto Irap dal 70 al 30 per cento in un periodo ancora di crisi profonda. Zedda si è augurata che questa decisione non porti risultati negativi a tutte quelle imprese che avevano iniziato a respirare con la riduzione Irap del 70 per cento. «State cambiando le regole del gioco in corsa». Per Luigi Crisponi (Riformatori sardi) “è imbarazzante vedere uno sconto al contrario al mondo alle imprese”. Crisponi ha ricordato che la crisi arriva ormai dal lontano 2008, 7 anni in cui le imprese sarde di tutti i comparti stanno soffrendo. Per l’esponente dell’opposizione la percentuale scelta dall’attuale Giunta affosserà le imprese in un periodo in cui l’unico indicatore economico in rialzo è quello della disoccupazione. Crisponi si è anche detto contrario ad affrontare in questo momento la proposta di una tassa di soggiorno.  

Il vice presidente Antonello Peru ha poi dato la parola a Michele Cossa (Riformatori sardi), il quale si è detto d’accordo con il collega di partito sulla tassa di soggiorno. «Questo articolo – ha detto –  presenta una inversione di tendenza rispetto alla scorsa legislatura, che decise di intervenire a sostegno delle imprese, con un autentico sostegno all’economia». Si tratta di strumenti, ha proseguito, che sono efficaci se c’è continuità, come è avvenuto con il Piano casa. «Credo che questa decisione avrà ricadute terribili sul mondo produttivo sardo». Per il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, «il tema dell’Irap assume una grande valenza politica, visto che, nella scorsa legislatura, era stato fatto un passo importante, non senza  sacrificio, per dare respiro al mondo delle imprese». Anche Locci si è detto contrario alla tassa di soggiorno. «Avremmo voluto – ha concluso – vedere in questa manovra un passo più coraggioso».

Per Marco Tedde (FI) questa Finanziaria presenta un enorme contraddizione: da un lato punta a una crescita dell’economia isolana e dall’altro dà meno sostegno alle imprese. Il consigliere ha evidenziato la scarsa attenzione di questa manovra alle imprese, come ha “affermato la stessa Quinta commissione”. Critico anche sul fatto che non sia stato ancora approvato il Piano Casa e che si sia creato così un blocco nella filiera dell’edilizia. «E’ stato un errore non prorogare il Piano casa come vi avevamo proposto, così come la cancellazione della riduzione Irap voluta dalla Giunta Cappellacci».

Il consigliere Oscar Cherchi di Forza Italia ha sottolineato negativamente «il grande passo indietro compiuto in materia di riduzione fiscale per le imprese anche perché i motivi per cui fu introdotto allora non sono certo venuti meno; anzi, a causa di certe singolari dinamiche, il centrodestra che taglia le tasse ha perduto le elezioni mentre il centrosinistra le ha vinte e poi aumenta le tasse escludendo inoltre dal beneficio tutte le società oggetto di processi di fusione, riorganizzazione o trasferimento attribuendolo solo alle nuove imprese». E’ una politica, ha concluso Cherchi, «che provocherà danni gravissimi al nostro sistema produttivo già colpito da una crisi da cui ancora non riesce ad uscire».

Il consigliere Stefano Tunis, anch’egli di Forza Italia, si è soffermato su quello che ha definito il cuore della Finanziaria, «il contesto che più di altri indica l’indirizzo che l’esecutivo ha voluto imprimere alla manovra». «L’Irap – ha ricordato – è a detta di tutti la tassa più odiosa e, proprio per questo, quella su cui occorre agire più in profondità per invertire una tendenza; fu quindi molto apprezzabile lo sforzo di tutte le parti politiche nella precedente legislatura, uno sforzo che però adesso bisognava consolidare e proseguire». La Sardegna ha bisogno di una manovra Keynesiana? Secondo Tunis la risposta è negativa: «In questo momento storico non sembra la più adatta, casomai l’indebitamento doveva essere accompagnato da una politica forte di sostegno alle imprese per raggiungere un nuovo equilibrio ma così è evidente che la bilancia pende solo da una parte nel momento in cui, sia pure in modo debolissimo, il sistema potrebbe ripartire». «Questo provvedimento – ha concluso Tunis – sarà una punizione inaccettabile per le aziende che cercano con grande fatica di adattarsi alle nuove condizioni del mercato, abbiamo perso una occasione per dimostrare di saper cambiare idea, quando occorre, per il bene comune».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha chiesto in apertura notizie sull’esclusione della Sardegna dal piano Junker  e sulle motivazioni che hanno portato al raddoppio del cavo sottomarino Sardegna-Corsica. «Si tratta di problemi – ha aggiunto – sui quali occorre sapere se la Giunta condivide queste ipotesi e c’è stata una interlocuzione con il Governo centrale». Passando all’esame dell’art. 3, Truzzu ha parlato di «un antipasto che la Giunta propone alle imprese con la Finanziaria e non è un antipasto gradevole perché si torna indietro, punendo i pochi che ancora riescono a dare occupazione. Si sceglie una strada che non aiuterà gli investimenti né tantomeno l’occupazione». «Oggi – ha concluso Truzzu – essere o mostrarsi nemici delle imprese significa essere nemici del lavoro».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha riconosciuto che l’argomento è fortemente divisivo e che «per un intervento come quello dell’anno scorso servivano risorse di cui la Regione ora non dispone». «Bisogna però riconoscere – ha affermato – che l’aliquota ordinaria Irap della Sardegna è la più bassa d’Italia e che l’imposta per le nuove imprese viene cancellata per 5 anni; del resto fu il centrosinistra, nella precedente legislatura, a impegnarsi a fondo per abbattere l’Irap». La strada, piuttosto, «è quella di trovare un volume di entrate sempre maggiore ed è apprezzabile, sotto questo profilo, l’intervento sulle zone franche doganali».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha ricordato che, da più parti, «l’Irap è sempre stata definita l’imposta più antipatica per l’impresa; potremmo anche preoccuparcene poco data la povertà del nostro tessuto aziendale ma, al di là delle battute, è quasi una provocazione aumentare l’Irap in questo momento». «Dovremmo invece – ha esortato Rubiu – dare speranza, tendere una mano, mandare segnali in grado di creare lavoro, ma il metodo per raggiungere certi obiettivi non è questo ed anche l’assessore all’industria dovrebbe essere particolarmente sensibile a questa problematica, convincendosi che è un provvedimento da rivedere a tutti i costi».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha espresso apprezzamento per il collega Arbau che, in qualche modo, «è stato l’unico della maggioranza e metterci la faccia difendendo un provvedimento indifendibile, introdotto ora da chi nel Pd, durante la passata legislatura, definiva l’Irap una imposta malefica ed assurda e propagandava la riduzione come un grande risultato politico da spendere anche nelle elezioni amministrative della primavera del 2014». Qui la questione, ha detto, «è tutta politica, vi siete rimangiati tutto, avete cancellato un provvedimento che avevate fortemente voluto e condiviso». Non ci si può non rendere conto, ha proseguito, «della sofferenza del sistema delle imprese facendo una operazione completamente sbagliata ma, badate, non pensiamo di chiedere il voto segreto perché vogliamo invece che tutti si assumano le loro responsabilità e che i Sardi vedano con chiarezza le scelte del centro sinistra». «In questa finanziaria – ha concluso Pittalis – c’è un mutuo di 700 milioni spalmato su tutto ma è stato dimenticato il sostegno alle imprese; come al solito si sta utilizzando la leva fiscale nel modo sbagliato e nel momento sbagliato».

Il vicepresidente Peru però ha quindi dato la parola all’assessore Paci per la replica. L’esponente della Giunta ha difeso il provvedimento ribadendo che l’Irap della Sardegna è la più bassa in Italia. «Abbiamo fatto il possibile – ha detto Paci – se a questo aggiungiamo l’azzeramento per 5 anni della tassa per le nuove imprese e la detrazione dall’imponibile del costo del lavoro per tutti i lavoratori a tempo indeterminato, la riduzione media è del 30%»

L’assessore ha poi ricordato che non c’è nessun atteggiamento ostile nel confronti degli imprenditori. «Alcune parti della società accusano questa Giunta di essere troppo vicina alle imprese. Noi cerchiamo di mantenere un equilibrio, in un sistema di mercato il lavoro lo creano le attività produttive, siamo vicini a loro, faremo di tutto per introdurre incentivi, semplificare le norme e favorire la crescita».

Il presidente Ganau ha messo in discussione gli emendamenti.

Il primo a prendere la parola è stato il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatin che ha voluto evidenziare il cambiamento di scenario che ha determinato una modifica delle previsione sulla Irap. «Mi sono battuto per la riduzione del 70% dell’Irap – ha detto Sabatini – bisogna però ricordare che la norma nacque quando angora vigeva il Patto di stabilità. Allora era inutile incamerare risorse che non potevano essere spese. Oggi il quadro è cambiato, vogliamo utilizzare quelle risorse per finanziare opere pubbliche, sbloccando quelle ferme».

Paolo Truzzu (FI), replicando a Sabatini, ha sostenuto che non tutte le opere sono state sbloccate. «Alcune sì, altre no, ha detto Truzzu, con artifizi amministrativi avete fatto miracoli in alcune zone della Sardegna». Il consigliere di minoranza ha poi rinnovato la domanda alla Giunta sul cavo Sardegna-Corsica: «E’ un’opera strategica o non serve a nulla?» 

Oscar Cherchi (FI) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento per la soppressione dell’art.3. «Come fa Paci – ha chiesto Cherchi – a sostenere una norma che rappresenta un nuovo balzello per le imprese?».

Giudizio negativo anche da Angelo Carta (Psd’Az). «Forse ha ragione Renzi, le Regioni sono da eliminare. Che senso ha tenere in piedi una regione come la nostra che ha la possibilità di ridurre le tasse e non lo fa?».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, rispondendo al collega Sabatini, ha ricordato che l’abolizione dell’Irap si fece attingendo dal fondo sanitario con l’intesa di fare una manovra di assestamento per recuperare le risorse. «Oggi ci sono le stesse condizioni – ha affermato Pittalis – non serve invocare scuse, bisogna avere coraggio».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha invece chiesto coerenza alla minoranza invitando l’opposizione a ritirare l’emendamento soppressivo. «Ragioniamo sulla sostanza delle cose – ha detto Arbau – in questo momento non possiamo permetterci di più».

Luigi Crisponi, annunciando il suo voto favorevole all’emendamento, ha criticato gli annunci della Giunta. «Si dice di voler rilanciare l’economia ma non è cosi, la base imponibile dell’Irap incide anche sul rosso, stiamo mettendo le imprese nelle condizioni di chiedere il fallimento. Impensabile proseguire con questa strategia, fate un passo indietro e ascoltate i nostri suggerimenti».

L’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci ha invece parlato delle difficoltà degli imprenditori sardi. «Il signor Antonio, imprenditore che opera nel cagliaritano, avrebbe il piacere di conoscere l’assessore Paci. Quando ha saputo che pagherà circa 6000 euro in più rispetto all’anno scorso si è lamentato. Ho cercato di spiegargli che l’Irap in Sardegna è la più bassa d’Italia, lui però non ha capito».

Rivolgendosi ad Arbau, Cappellacci ha chiarito che l’emendamento presentato voleva spronare la maggioranza a tornare sui suoi passi e a riproporre l’abbattimento del 70% dell’Irap. «Anziché aumentare la tasse – ha concluso Cappellacci – si doveva intervenire per intercettare il piano Juncker che avrebbero consentito, visti i ritardi infrastrutturali, di utilizzare importanti risposte. Serviva presentare uno studio che in passato era stato affidato al Crenos».

Stefano Tunis (Forza Itali) si detto disponibile a un “patteggiamento” con la maggioranza. «Votate la nostra proposta senza mettere le mani nelle tasche dei sardi».

Pietro Cocco, capogruppo del PD, ha contestato l’intervento dell’ex presidente della Regione Cappellacci. «Sembra che tutti i sardi non aspettino altro di rivederlo alla presidenza della Giunta – ha detto Cocco – ma non è così. L’Irap fu fatta consapevoli del fatto che fosse una misura una tantum. I numeri che abbiamo dicono una cosa diversa della Sardegna: bisogna rilanciare l’economia e pensare al risparmio. I colleghi di opposizione sanno benissimo che ripetere l’Irap dello scorso anno non è possibile».

Per Michele Cossa (Riformatori sardi) «non ha senso parlare di una tantum. Queste misure, per essere efficaci, devono essere strutturali, altrimenti non servono a nulla. La verità è un’altra: c’è un’impostazione diversa di questa maggioranza rispetto al mondo produttivo. Si vogliono replicare logiche assistenziali».

Chiusa la discussione, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti soppressivi, sostitutivi totali e parziali, che sono stati respinti dall’Aula. Si è quindi passati alla votazione del testo dell’art.3 che è stato approvato con 33 voti favorevoli e 22 contrari.

Ganau ha messo in discussione l’emendamento aggiuntivo 121 presentato da alcuni gruppi di maggioranza. Anna Maria Busia, primo firmatario, ne ha però annunciato il ritiro.

Busia ha poi contestato chi l’accusava di poca serietà nell’aver presentato un emendamento per l-introduzione di una tassa di soggiorno. «Si tratta della stessa proposta fatta dall’ex assessore al turismo Luigi Crisponi che oggi mi critica».

Michele Cossa e Luigi Crisponi hanno replicato alla Busia chiarendo di essere d’accordo con la sua proposta ma di ritenere più utile un approfondimento della questione in Commissione».

Il presidente Ganau ha chiuso la seduta e aggiornato i lavori a questa mattina, alle 10.00.

Consiglio regionale 42 copia

E’ iniziata questa mattina, in Consiglio regionale, la discussione generale sulla Finanziaria 2015.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il DL 170/S/A – Giunta Regionale. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2015). Avviando la discussione generale del provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza Franco Sabatini (Pd).

Sabatini ha ringraziato in apertura i componenti della commissione, compresi quelli di minoranza, per il lavoro svolto, e l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, «per un lavoro che è stato sempre orientato alla soluzione concreta dei problemi». La legge finanziaria, ha sostenuto Sabatini, «è sempre la conseguenza di un programma di governo e nello stesso tempo il frutto di una lettura attenta della realtà economica; contiene quindi due punti cardine: sviluppo e crescita e attenzione alle fasce più deboli della società sarda». Sul primo punto, ha osservato il consigliere, «sono stati sbloccati i progetti di importantissime opere bloccate, da Anas ad Abbanoa, da Area, agli enti ed agenzie della Regione, da Iscola agli Enti locali: ora alcuni indicatori danno segnali di ripresa ed entro quest’anno siamo convinti che la ripresa arriverà anche perché, con il mutuo 700 milioni si è avviato finalmente un vero programma infrastrutturale in tanti settori che rappresentano il vero gap della Sardegna».

Soffermandosi successivamente sugli interventi di contrasto alla povertà, Sabatini ha messo l’accento sull’importanza della «conferma di fondi per autosufficienza, non per rispondere a Salvatore Usala, ma per impostare una politica di attenzione all’impiego delle risorse con più attenzione, più giustizia e più equità, in grado di toccare anche settori finora rimasti fuori dall’intervento della Regione, dal sostegno agli inquilini morosi, al banco alimentare, all’associazionismo».

Il meccanismo delle leggi finanziarie, secondo Sabatini, va tuttavia profondamente rinnovato per renderlo più efficace, «perseguendo una forte azione riformatrice; la spesa sanitaria ormai non è più sostenibile e la riforma va completata in tempi rapidi, è necessario anche intervenire su una burocrazia disarmante e sempre più lontana dalla società, su società controllate e gestioni commissariali rinnovate ogni anno, su enti agricoli che costano più del valore aggiunto del comparto agricolo».

Da un contesto così complesso, ha proseguito il relatore della finanziaria, «emergono due sfide di cui la prima riguarda la vertenza entrate, che va rilanciata con  l’applicazione di articolo 8 dello Statuto;  lo Stato, in altre parole, deve onorare per intero il suo debito nei confronti della Sardegna e la Regione, da parte sua, deve spendere molto meglio i fondi comunitari». Sul rapporto fra Regione ed Enti locali, Sabatini «ha assicurato un forte incremento di efficienza dalla nuova dimensione del Fondo unico e dal confronto che la Giunta svilupperà sui territori per individuare le opere strategiche da realizzare. Regione e Comuni giocano la stessa partita e potranno giocarla meglio per far ripartire la Sardegna se la Regione si farà carico della finanza locale, per rendere i Comuni più liberi dai vincoli». Sabatini ha infine espresso un giudizio positivo sulla manovra 2015, che a suo avviso costituisce un deciso passo in avanti per il rilancio della nostra Regione.

Per la relazione di minoranza ha quindi preso la parola Alessandra Zedda (Forza Italia) che ha subito sottolineato la inadeguatezza delle politiche economiche  messe in campo dalla Regione per contrastare la crisi e finanziare la crescita.

«La manovra 2015 – ha detto Zedda – è condizionata pesantemente dalla mancata risoluzione della vertenza entrate. Le casse regionali continuano ad essere depauperate a causa di restrittive interpretazioni unilaterali delle disposizioni statutarie e svantaggiosi meccanismi di calcolo adottati dall’amministrazione statale».

La relatrice di minoranza ha denunciato il mancato adeguamento dei vincoli di spesa stabiliti dal Patto di stabilità nonostante l’accordo sulle compartecipazioni erariali sfociato nella modifica dell’art. 8 dello Statuto e nonostante i pronunciamenti della Corte Costituzionale. «Di fronte a un Governo inadempiente avete deciso di sottoscrive nel luglio scorso un accordo capestro e di rinunciare ai ricorsi contro lo Stato – ha attaccato Zedda – il risultato non ha portato nessun beneficio all’Isola. Su 900 milioni ne sono stati trasferiti alla Regione solo 300».

Zedda, da ex assessore alla Programmazione della Giunta Cappellacci, ha poi rivendicato la correttezza delle manovre predisposte negli anni scorsi sotto la sua diretta responsabilità: «Abbiamo rispettato il Patto di stabilità e iscritto a bilancio entrate certe. Mi chiedo se riuscirete a fare lo stesso».

Nel suo intervento, Zedda ha poi stigmatizzato la mancata applicazione della legge n.2 del 2013 “che non ha permesso ai Comuni di ricevere per intero le risorse del Fondo unico degli enti locali provocando, allo stesso tempo, un aumento dei debiti verso le imprese e le famiglie”

L’esponente della minoranza ha poi contestato l’atteggiamento di Giunta e maggioranza “insensibili ai suggerimenti e alle segnalazioni dell’opposizione” sulla necessità di interventi per il sociale, il sistema produttivo, il lavoro, gli alluvionati e i servizi più importanti degli enti locali.

Zedda si è poi soffermata sulla decisione della Giunta di ridurre l’Irap al 25%. «Si tratta di un’elemosina, questa Giunta avrebbe invece dovuto confermare la riduzione del 70% dell’imposta sulle attività produttive come deliberato dalla precedente Giunta regionale». 

L’ex assessore al bilancio ha poi stigmatizzato la scelta dell’esecutivo Pigliaru di contrarre un muto da 700 milioni di euro per le infrastrutture. «Perché indebitarci e non pretendere invece i soldi che lo Stato ci deve – ha chiesto Zedda – come faremo una volta utilizzati i soldi del mutuo a finanziare i servizi e le politiche di sviluppo?»

Non sono mancate, infine, critiche sul mancato avvio del progetto San Raffaele (“ancora al palo nonostante gli annunci”) sui ritardi della riforma della Regione, sul dimensionamento scolastico e sulla cancellazione del Piano Casa.

Zedda, al termine del suo intervento, ha auspicato un cambio di atteggiamento da parte della maggioranza dichiarando la disponibilità dell’opposizione a ragionare su azioni comuni che vadano incontro agli interessi dei sardi.

Il consigliere di Sinistra Sarda, Fabrizio Anedda, non ha nascosto sottolineature critiche verso la Manovra 2015 ed ha rimarcato come il documento all’esame dell’Aula “ripropone uno schema identico a quello degli ultimi decenni”. Il capogruppo del “Misto” ha parlato di bilancio ingessato dalla spesa obbligatoria (oltre 5 miliardi e mezzo di euro) ed ha lamentato la scarsità di risorse destinate allo sviluppo e al lavoro, i cui fondi sono individuati per la grande parte nei fondi comunitari e nell’accensione del mutuo per le infrastrutture. A questo proposito il consigliere della maggioranza ha ricordato le difficoltà nella spendita delle risorse europee e si è detto “scettico” riguardo alla decisione della Giunta di sostenere lo sviluppo attraverso l’impiego delle risorse Ue.

Anedda ha quindi invocato “scelte coraggiose” da parte della Giunta ed ha invitato l’esecutivo a concentrare le risorse in pochi e qualificanti interventi in grado di rilanciare la produzione e l’impresa. «Le imprese sono al collasso», ha ammonito l’esponente della Sinistra ed è necessario mettere in campo una serie di azioni per garantirne sviluppo e crescita. Fabrizio Anedda ha quindi auspicato la rapida istituzione dei sei punti franchi in Sardegna ed ha chiesto che sia dia corpo ad una “politica del credito e non già del microcredito”.

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris (“Sardegna”) ha definito la Manovra “inadeguata e insufficiente” nei confronti dello Stato e verso “l’interno”. Riguardo al rapporto con lo Stato, il già presidente della Giunta, ha parlato di “un passo indietro” rispetto al governo sul tema delle entrate ed ha affermato che l’attuale posizione dell’esecutivo regionale è più arretrata di quella a suo tempo assunta con la Giunta Soru ed anche con la Giunta Palomba. «Con l’accordo sulle entrate dello scorso luglio – ha dichiarato Floris – la Giunta Pigliaru si è accontentata di un piatto di lenticchie». “Un accordo al ribasso” ha insistito il leader Uds che ha ricordato la battaglia della minoranza sulle accise e perché i tributi propri della Regione siano versati alla tesoreria regionale.

Floris ha quindi riaffermato la necessità di rivisitare lo Statuto ma soprattutto l’urgenza di pretendere tutte le norme di attuazione contenute nello Statuto speciale ed a questo proposito ha sottolineato l’inadeguatezza dell’operato della giunta e della commissione paritetica Stato-Regione.

«Dobbiamo difendere con i denti la nostra Autonomia e non ci piace l’accondiscendenza della Giunta al Governo sulle riforme e su tutto il resto», ha dichiarato il consigliere della minoranza, che ha ricordato le modifiche costituzionali promosse dall’esecutivo Renzi che vanno nel verso di un accentramento dei poteri dalla Regione verso lo Stato e dagli Enti Locali verso la Regione.

Il presidente ha dato quindi la parola al capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau (La Base). «Questa non è una Finanziaria di rinvio, ma di passaggio perché ha due case importanti da definire: la riforma della sanità e degli enti locali, fondamentali per lo sviluppo del progetto di questa maggioranza». È una Finanziaria ambiziosa, ha continuato, che affronta alcune importanti questioni. Sull’Irap, Arbau ha detto che non è stato possibile fare di più, ma che le aziende sarde pagheranno l’Irap più bassa di tutta Italia, eccetto il caso del Trentino Alto Adige, oltre allo sgravio totale previsto per 5 anni per le nuove imprese. Una Finanziaria, ha spiegato l’esponente della maggioranza, che sta tracciando la strada da seguire per la spesa dei fondi europei, che affronta i problemi del settore turistico e dell’industria. Una Finanziaria attenta al sociale. Per Arbau la contrazione del mutuo è stata assolutamente necessaria per mettere in circolazione risorse.

Il capogruppo di Sardegna Vera ha poi proposto di allargare la zona franca all’area di Sarroch, comprendendo la Saras, e di sfruttare l’occasione del pareggio di bilancio per far capire al governo che la Sardegna è in grado di autogovernarsi.

Arbau ha poi concluso dicendo che la maggioranza esiste, nella sua diversità, soltanto perché il presidente è Francesco Pigliaru: «Senza di te non siamo maggioranza».

Il presidente ha dato poi la parola al consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, il quale si è detto dispiaciuto per il fatto che la sua Commissione (Sanità) non abbia potuto esprimere il parere sulla Finanziaria per una mancata sintonia tra la Commissione e l’assessore Arru.

Tocco ha evidenziato le criticità che permangono nella nostra Regione tra cui i trasporti viari, la gravissima crisi economica, la disoccupazione dilagante e la dispersione scolastica. Tocco ha ricordato anche il fatto che non viene fatta valere la condizione di insularità e dei relativi maggiori oneri derivanti dai collegamenti aerei e marittimi. Si tratta secondo il consigliere di una legge finanziaria che manca di un respiro strategico. Non si parla più di zona franca e di valorizzazione dei nostri giovani che stanno andando via dalla Sardegna. «Non vogliamo certo il blocco della Finanziaria», ha affermato, chiedendo alla Giunta di presentare però un disegno strategico, concordato con i sindacati e le associazioni, per il rilancio della Sardegna, facendo valere la specialità dell’Isola.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha definito la finanziaria insufficiente e lo sarebbe stata in ogni caso, ha precisato, in presenza di una crisi così vasta e profonda. Detto questo, Ruggeri ha invitato tutti a una riflessione su quanto la finanziaria sia adatta ad aiutare la ripresa dello sviluppo in Sardegna attraverso una serie di strumenti che mettono assieme rigore, innovazione, responsabilità. Sulla vertenza entrate Ruggeri ha riconosciuto che l’accordo stipulato nel luglio scorso «non è risolutivo ma mette un punto fermo in una cornice di fattibilità anche se il lavoro non è concluso; anzi, va riconosciuto sotto questo profilo il merito della Giunta Soru, cosa che l’opposizione si ostina a non fare commettendo un grave errore». Da una parte, quindi, c’è l’esigenza secondo Ruggeri, «di definire la vertenza entrate ma, dall’altra, è urgente recuperare una forte capacità della Regione di spendere meglio a cominciare dai fondi europei, un traguardo che si può raggiungere accelerando la spesa e riducendola dove serve come nella sanità dove forse sono stati tracciati obiettivi molto ambiziosi, ferma restando l’importanza di indicare come si può invertire la tendenza». Sullo sfondo, ha aggiunto il consigliere, «resta il grande compito di riformare nel profondo l’organizzazione burocratica della Regione perché può dare un grande contributo al miglioramento dell’efficacia della spesa che presenta indubbiamente un anche un problema di qualità». Ruggeri ha poi auspicato scelte molto chiare anche in materia di welfare, nel cui ambito «non si può mantenere un volume così alto di spesa con molti tratti autoreferenziali e storici, perché il sostegno al bisogno va condiviso ma non più a prescindere dalle condizioni di reddito o, spesso, all’ombra di un mondo associativo non sempre disinteressato». Dobbiamo in definitiva essere capaci di avere uno sguardo lungo, ha concluso Ruggeri: «Soru dice queste e altre cose non perché non ha fiducia nella Giunta ma perché avverte una grandissima responsabilità per la crisi durissima che la Sardegna sta vivendo».

Il consigliere Ignazio Locci, di Forza Italia, ha invitato il collega Ruggeri all’ottimismo. «Quella della danza della Finanziaria – ha detto – è una simpatica metafora della stampa ma, ad un anno di distanza, è arrivato il momento di rimettere in marcia la Sardegna e, da questa Finanziaria, non si riesce a vedere come, anche se qualcuno dirà che la colpa è di chi ha governato prima usando un argomento troppo facile e comodo». Quale idea di Sardegna esprime questa Finanziaria? Si è chiesto Locci, evidenziando la ripetizione  di analisi che tutti sanno e dicono, «mentre in realtà non c’è stato nemmeno il fisiologico rimbalzo del cambio di governo nell’ultimo trimestre dell’anno precedente». Ogni idea, ha aggiunto il consigliere di Forza Italia, «si scontra con tempi del tutto incompatibili con le esigenze della società come hanno detto anche i Sindaci, bisogna invece lottare contro la burocrazia e spingere in direzione della semplificazione, dichiarando guerra a quei centri di potere che frenano lo sviluppo della Sardegna». Nel merito, Locci ha messo l’accento sul raddoppio del fondo contro le povertà estreme che, a suo avviso, «non è un bel segnale perché non sono politiche di sviluppo e comunque lasciano fuori politiche attive su istruzione e prima infanzia». E’necessario inoltre, secondo Locci, «aggredire il mostro della spesa sanitaria che ha ampiamente superato la metà della spesa regionale, ma bisogna fare sul serio introducendo sia i costi standard che criteri più stringenti di programmazione». Dopo aver espresso forti critiche sui tagli al settore archeologico «perché rischia di essere un salasso insopportabile senza che si indichi una prospettiva», Locci ha auspicato un dibattito «che serva anche a trovare momenti di sintesi e ad individuare scelte che servano davvero alla comunità sarda, fermo restano il nostro giudizio critico su questa Finanziaria».

Pier Mario Manca (Partito dei sardi) ha rivendicato la novità dell’impostazione data dalla Giunta alla manovra finanziaria. «La crisi devastante che ha colpito l’Isola, con la disoccupazione che ormai supera il 18 per cento, dipende anche dalle scelte sbagliate di chi ha governato la Sardegna negli anni scorsi. In questo bilancio si fanno scelte diverse, forse discutibili, ma è chiaro che si vuole puntare sullo sviluppo e sulla crescita».

Manca ha poi segnalato le difficoltà a chiudere il bilancio 2015. «Sarebbe stato bello fare una rivoluzione ma ciò non è stato possibile – ha affermato Manca – partiamo da una realtà difficile, ci sono situazioni reali che ingessano il bilancio. L’anima vera di questa manovra finanziaria sta nei 700 milioni di mutuo destinati al lavoro e alle infrastrutture. Si fa una scelta di finanziare la crescita anziché mantenere la vecchia logica della distribuzione dei soldi a pioggia».

L’esponente sovranista ha poi rivolto un plauso alla Giunta per i risultasti ottenuti nella battaglia sulle entrate fiscali: «Una battaglia da portare avanti – ha detto Manca – dopo  il trasferimento dei primi 300 milioni occorre adesso insistere per costringere lo Stato a restituire alla Sardegna i soldi dovuti».

Pier Mario Manca ha infine indicato le due grandi riforme ancora da fare per risollevare le sorti dell’Isola: la razionalizzazione della spesa sanitaria e la riorganizzazione burocratica della Regione.

Di segno opposto, invece, il giudizio sulla manovra di Oscar Cherchi (Forza Italia). «La pesante crisi economica che ha investito la Sardegna è sotto gli occhi di tutti – ha riconosciuto Cherchi – le manifestazioni di protesta che si susseguono in tutta l’Isola sono la cartina di tornasole della grave situazione in cui ci troviamo. Per questo sarebbe servita una risposta più forte da parte della politica».

Cherchi ha ricordato all’Aula i dati allarmanti sulla disoccupazione, in particolare quella giovanile, l’aumento delle nuove povertà, la crisi delle imprese. «Sta a noi dare un segnale per trasmettere sicurezza – ha detto il consigliere azzurro – è quello che aspettano fuori dal Palazzo».

Secondo l’esponente della minoranza «la legge finanziaria è fondata sulla filosofia dell’austerità, su una politica improntata sul rigore più severo, in forte contrasto con gli annunci fatti in campagna elettorale. Mi rendo conto delle difficoltà che avete incontrato nel predisporre il bilancio, va bene il risanamento del debito pubblico ma senza trascurare le esigenze del popolo sardo».

Cherchi, citando Macchiavelli, ha poi definito Pigliaru un “novello Principe” che impara ad essere cattivo per raggiungere il fine del risanamento delle casse pubbliche. «Il rischio però – ha ammonito – è di lasciare troppe vittime per strada, soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione».

A conclusione del suo intervento, Oscar Cherchi è entrato nel merito di alcune disposizioni della finanziaria che, a suo giudizio, certificano  un fallimento totale della Giunta sulle politiche per l’industria, l’energia, i trasporti e l’agricoltura. «Il futuro dell’Isola – ha concluso il consigliere d’opposizione – passa dall’agricoltura: nell’ultimo anno non abbiamo visto risultati, l’Unione Europea ci ha rispedito indietro i Piano di Sviluppo, i lavoratori dei consorzi di Bonifica sono stati dimenticati e non c’è traccia della riforma delle agenzie agricole».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha ricordato in apertura del suo intervento la congiuntura economica negativa nella quale si inserisce la Manovra che “è dunque una Finanziaria figlia del tempo”. L’esponente della minoranza  ha quindi evidenziato la scarsità delle risorse e i tagli al bilancio ma ha anche sottolineato come la finanziaria debba descrivere un futuro in coerenza con le linee tracciate nel piano regionale di sviluppo.

Carta ha insistito sul tema della zona franca e ha rivolto critiche alla decisione della giunta di non prevedere alcuno stanziamento per dare attuazione al decreto legislativo che istituisce in Sardegna i sei punti franchi. Il sindaco di Dorgali ha quindi sinteticamente elencato alcuni punti chiave della manovra e si è soffermato sulle risorse destinate al sistema degli Enti locali. «Ai Comuni tagliate il fondo unico – ha dichiarato Carta – tagliate le accise Enel, ponete in capo al fondo unico il costo del personale delle comunità montane e così mutilate gli Enti Locali della Sardegna che si ritrovano senza strumenti per operare nei territori». Il rappresentate del Psd’Az ha quindi auspicato azioni per le zone interne, le aree protette ed anche per i rifiuti, i cui costi di smaltimento – a giudizio di Carta – rappresentano un’autentica emergenza. Il consigliere sardista ha quindi concluso il suo intervento con un riferimento ai danni delle alluvioni, illustrando la sua proposta di invertire gli importi, per il 2015, degli stanziamenti previsti per il ristoro dei danni subiti dai privati (un milione di euro) con quello destinato alla conservatoria delle coste (3 milioni di euro).

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha manifestato in premessa la volontà di “depurare” da polemiche e contrapposizioni le valutazioni sulla Manovra e sull’operato della Giunta. «Dobbiamo entrare nel merito e sulla qualità delle soluzioni proposte», ha spiegato l’esponente della minoranza, «ma affermo con rammarico che ci si aspettava molto di più dalla finanziaria del presidente Pigliaru». Tunis ha quindi approfondito i temi legati alle politiche del lavoro, denunciandone “il sostanziale abbandono” e una generale inadeguatezza. Il rappresentante di Forza Italia ha quindi raffrontato i “positivi risultati conseguiti nella passata legislatura” con “le datate soluzioni proposte dall’attuale maggioranza”. «Il mondo del lavoro è cambiato – ha insistito Tunis – e con esso sono cambiati i servizi per il lavoro».

Stefano Tunis ha proseguito offrendo la disponibilità della minoranza ad “aiutare” giunta e maggioranza a trovare soluzioni adeguate ed efficaci, invitando i colleghi “ad essere costruttivi rispetto alle sorti della Sardegna”. Il consigliere di Fi ha concluso con un riferimento polemico per il mancato finanziamento del programma “master and back”: «Nella scorsa legislatura vi stracciavate le vesti perché lo stanziamento previsto era inferiore ai venti milioni di euro». 

Dopo l’on. Tunis ha preso la parola  l’on. Marco Tedde (Forza Italia), che ha definito la Finanziaria “totalmente asfittica e priva di nerbo. Il segno più tangibile è la distrazione della Giunta rispetto a questa discussione, evidentemente in linea con la scarsità degli strumenti messi a disposizione dalla Giunta per affrontare i problemi della Sardegna”.

Secondo l’esponente dell’opposizione, «la matrice dei rapporti tra governo regionale e statale è la mancanza totale di leale collaborazione. Non c’è attenzione sull’industrializzazione, sull’energia: molti studi, molte parole ma pochi  strumenti pragmatici in campo. E questa chiusura, anche davanti a tutti i suggerimenti che noi pure abbiamo fornito, è da individuare più nell’assessore che nel centrosinistra in Consiglio regionale. Non c’è attenzione verso il mondo produttivo e le imprese, verso il mondo dell’agricoltura e dell’edilizia. In questa Finanziaria non c’è l’attenzione che queste realtà produttive meritano. Siamo però fiduciosi sul fatto che nel corso della discussione terrete in sufficiente considerazione i nostri emendamenti».

Per l’on. Antonello Peru (Forza Italia) «questa era la prima occasione per la Giunta Pigliaru e le valutazioni sono di gran lunga negative, a sentire le imprese e i sindacati. Sono giudizi tutti non buoni per una Finanziaria senz’anima, tranne quelli dei dirigenti di Confartigianato e Cna che ho l’impressione non coincidano con il giudizio degli artigiani». Nel merito, l’esponente di Forza Italia ha parlato dell’incremento dell’importo del mutuo per le opere infrastrutturali: «Non c’è un vero piano, è la Giunta che ci fa contrarre il mutuo e deciderà come spendere i soldi per realizzare le infrastrutture. Manca un piano per le opere, per colmare un gap che peraltro spetterebbe allo Stato colmare».

Sulle imprese e sul lavoro, l’on. Peru ha detto: «Non c’è un piano che ridia la speranza ai sardi, perché non ci sono scelte chiare. Soprattutto sul fronte energetico, sul sostegno alle imprese, sui trasporti delle merci oltre che delle persone. Per questo è necessario ricercare gli spazi politici, come già abbiamo fatto in commissione, per migliorare questa manovra finanziaria».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Luca Pizzuto (Sel), che ha detto: «Non possiamo non prendere in esame la situazione che abbiamo trovato e la crisi che tutto il pianeta sta vivendo e quella che in particolare la Sardegna sta vivendo. Noi dobbiamo riprendere a seminare e a coltivare: non usiamo toni di trionfo parlando della nostra prima Finanziaria, sia chiaro. Però dobbiamo dire da subito che in questa manovra ci sono soldi veri, che liquideremo e pagheremo nel giro di poco tempo. Anche per questo accendiamo un mutuo, per generare lavoro attraverso la costruzione delle infrastrutture. Stiamo mettendo a correre soldi sul cinema, sulla cultura, sull’archeologia, sulla piccola pesca, sulle borse per gli studenti universitari, sul servizio civile regionale, sulla coltivazione della canapa a basso contenuto di principio attivo. Insomma, stiamo cercando di attivare strumenti di cambiamento senza toccare i bisogni dei più deboli, come quelli della legge 162».

Per l’esponente di Sel, che ha ringraziato per il lavoro finora svolto l’assessore Paci e il presidente della commissione Sabatini, «sono evidenti i problemi, gli sprechi della spesa sanitaria. E la necessità di introdurre in futuro un reddito minimo di cittadinanza, per difendere i sardi da questa crisi feroce. Non è il centrosinistra la pancia di tutti i mali».

 Di seguito, per il Pd ha preso la parola l’on. Luigi Lotto secondo cui «questa Finanziaria nasce all’indomani di una serie di tagli che tutte le Regioni, compresa la Sardegna, stanno subendo. Ma ci sono molti elementi positivi in questa manovra e io cercherò di evidenziarli. A cominciare dal rapporto con il governo nazionale: è evidente il diverso taglio che il presidente Pigliaru e l’assessore Paci hanno impresso. Abbiamo una Giunta e un presidente che parlano col governo tenendo la schiena dritta e con competenza. Oggi si stanno creando le condizioni per superare il patto di stabilità e spendere davvero le risorse che si hanno».

Sui temi industriali e ambientali l’esponente del Pd ha detto: «E’ inaccettabile che si travisino le parole e le posizioni del Pd sulla vicenda dell’Eni. Perché l’Eni deve procedere alle bonifiche. Così come sui consorzi di bonifica e sui costi dell’acqua in agricoltura, è chiaro il richiamo dell’assessore Paci: prima degli agricoltori vengono i malati sardi e 300 milioni di euro di debito che la Sanità sarda produce.  Sappiamo che ci aspettano tempi difficili ma so che dobbiamo farcela e dobbiamo dare risposte a tutti i settori, anche nel campo dei trasporti dove si è registrata la totale assenza del governo regionale negli ultimi due anni della Giunta Cappellacci».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha affermato in apertura che il dibattito sulla Finanziaria rappresenta un primo momento di confronto politico importante riguardante scelte sulle quali la classe dirigente sarà valutata dai cittadini. Per queste ragioni, ha sostenuto, «occorre impostare il confronto fuori dalle classiche schermaglie fra maggioranza e opposizione ma a condizione di dire la verità». Una parte della maggioranza, ha ricordato, «si è resa conto che il problema delle entrate non è chiuso nonostante in questi mesi la Giunta abbia evitato ogni confronto ritenendosi depositaria per definizione delle migliori virtù civiche commettendo però errori da matita blu». L’accordo con lo Stato firmato a luglio, secondo Cappellacci, «è una fregatura, ci sono 300 milioni in meno solo per il 2014 e dopo aver detto in sede di assestamento che si sarebbe rimediato nel 2015 col venir meno del Patto di stabilità, è accaduto anche che lo Stato si è ripreso le riserve erariali, 84 milioni del fondo di sviluppo e coesione e molto altro». Adesso, ha aggiunto il consigliere di Forza Italia, «anche il segretario del Pd dà giudizi sferzanti nei confronti della Giunta ed è chiaro a tutti che quell’accordo va rinegoziato e i ricorsi non vanno ritirati; il presidente Pigliaru disse a suo tempo che di fronte al primo atto di slealtà da parte dello Stato avrebbe reagito, siamo ancora qui che aspettiamo». Cappellacci ha poi invitato la Giunta a «scendere dal piedistallo per riprendere insieme la battaglia sulle entrate ma senza dire bugie, come quella sui 300 milioni di euro che sarebbero i primi risultati della vertenza entrate». Il mutuo da 700 milioni, ha inoltre osservato, «è proprio il prezzo del timore reverenziale verso lo Stato e del tradimento di una Sardegna che merita certamente merita di più, anche perché non è vero che la nostra Regione ha l’Irap più bassa d’Italia, dato che a partire dal 2013 è aumentata di quasi tre volte, come ben sanno le imprese che sempre più spesso si indebitano per pagare le tasse». Nella finanziaria, ha affermato il consigliere Cappellacci in definitiva, «non c’è una idea di Sardegna ma quella di un commissario liquidatore; speriamo che nel dibattito ci sia un moto di ribellione, anche da parte della maggioranza, ma serve coraggio e se uno non c’è l’ha non se lo può dare: abbiamo bisogno di un presidente».

Al termine di quest’ultimo intervento il presidente Ganau ha sospeso la seduta. I lavori del Consiglio sono ripresi questo pomeriggio.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato l’ordine del giorno Cocco Pietro e più, sull’imposizione della servitù militare di Guardia del Moro a Santo Stefano.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato fra l’altro di aver proceduto alla costituzione della Commissione d’inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza dei costi: ne faranno parte i consiglieri regionali Fabrizio Anedda, Anna Maria Busia, Daniele Secondo Cocco, Pietro Cocco, Attilio Dedoni, Roberto Deriu, Ignazio Locci, Giorgio Oppi, Raimondo Perra, Possella Pinna, Pietro Pittalis, Luigi Ruggeri, Christian Solinas, Paolo Truccu ed Emilio Usula. Successivamente, in base alle decisioni della conferenza dei capigruppo l’ordine del giorno prevede che il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, rivolga all’Aula comunicazioni in materia di servitù militari.

Il presidente Pigliaru, in apertura, ha chiarito che i motivi della richiesta di riferire al Consiglio riguardano l’opposizione della Regione al rinnovo della servitù militare di Guardia del Moro, nell’isola della Maddalena, che sarà oggetto a breve scadenza di una audizione dello stesso Pigliaru davanti al Consiglio dei Ministri. Pigliaru ha poi ripercorso i passaggi più significativi della vicenda, che nasce dal lontano 1972 quando, con un accordo bilaterale segreto fra lo Stato Italiano e gli Stati Uniti, la destinazione di quel sito venne modificata, da deposito di carburati a base di supporto per sottomarini. «Sono il quarto presidente della Regione – ha ricordato Pigliaru – che manifesta allo Stato la sua contrarietà a quell’imposizione ed una proposta di riesame; già nell’86 l’allora presidente della Regione Mario Melis presentò un ricorso al Tar, che venne respinto, anche se l’allora Ministro della Difesa Spadolini si impegnò formalmente ad istituire una commissione mista per l’esame unitario delle varie problematiche». Dopo analoghe posizioni espresse con modalità diverse sia dai presidenti Soru e Cappellacci recentemente, nello scorso mese di marzo sono scaduti i 5 anni dal decreto impositivo fino ad allora vigente, ha precisato il presidente della Regione, «e riteniamo siano dunque cessati anche i relativi vincoli e, di conseguenza, che non vi siano motivazioni per reiterare lo stesso decreto come il Ministro della Difesa ha fatto solo 7 mesi dopo».  La Sardegna ha espresso chiaramente la sua opposizione a questo provvedimento, ha concluso Pigliaru, «e l’audizione davanti al Consiglio dei ministri ha lo scopo, da un lato, di conoscere l’esito del nostro ricorso e, dall’altro, portare a conoscenza del Governo dell’esito di questo dibattito».

Inoltre, ha aggiunto il presidente, «è imminente la pubblicazione del Libro Bianco della Difesa nel quale saranno contenute le nuove strategie dello Stato in materia militare, ragione di più per inquadrare anche questo argomento, nel confronto complessivo che abbiamo impostato con lo Stato, che deve riguardare ogni aspetto della presenza militare sul territorio regionale, con una forte attenzione alla riduzione delle servitù sull’Isola e ad una diversa politica di compensazione ed indennizzo per siti che sarà eventualmente necessario mantenere, fermo restando che è una priorità della Sardegna far ripartire alla Maddalena quel percorso di sviluppo interrotto alcuni anni fa e finanziato con risorse pubbliche molte delle quali regionali».

Il presidente ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, il quale ha sottolineato di intervenire a titolo personale. L’esponente dell’opposizione ha ritenuto deludenti le azioni poste in essere dal presidente Pigliaru dopo l’approvazione dell’ordine del giorno votato, anche da lui, la scorsa estate. Tunis ha affermato di essere disponibile a iniziative che portino a risultati immediatamente raggiungibili, ma non ad azioni che mettano in crisi i rapporti tra le forze armate e la Sardegna per motivi esclusivamente ideologici. 

Angelo Carta, consigliere del Psd’Az si è detto in disaccordo con la posizione espressa dal presidente Pigliaru quando parla di dismissione di una parte dei poligoni. «L’ordine del giorno – ha ricordato Carta – votato il 16 giugno scorso si parlava di dismissione graduale fino ad arrivare a una totale dismissione delle servitù militari nell’Isola». Per il consigliere del Psd’Az non bisogna dimenticare quanto sta accadendo in questi giorni in Libia. «Abbiamo basi strategiche e dobbiamo mettere prima di tutto in sicurezza la Sardegna che non deve diventare un obiettivo».

Il presidente ha poi dato la parola al consigliere di Soberania e Indipendentzia Augusto Cherchi: «Siamo davanti all’ennesimo atto di slealtà dello Stato nei confronti della Sardegna», ha detto, sottolineando che queste azioni rafforzano la spinta verso l’autodeterminazione del popolo sardo. Cherchi ha poi ribadito la necessità di fare un passo avanti verso la smilitarizzazione e ha valutato positivamente quanto fatto finora dal presidente Pigliaru. L’esponente della maggioranza ha anche proposto un referendum popolare che rafforzi la rappresentatività del presidente della Regione nei confronti dello Stato.

Emilio Usula, capogruppo di Soberania e Indipendentzia ha subito sottolineato la necessità di ribadire quanto detto in modo inequivocabile alcuni mesi fa dal Consiglio sul tema delle servitù militari. «Oggi nulla è cambiato – ha detto Usula – anzi, la crisi economica è aumentata, così come sono cresciute la povertà e la disperazione delle famiglie e dei territori. Vista la situazione lo Stato proporrà una negoziazione. Noi non possiamo barattare cessioni di sovranità in cambio di promesse di aiuti, né possiamo arretrare sul nostro diritto all’ autodeterminazione».

Il consigliere di Fratelli d’Italia Paolo Truzzu ha parlato di “atteggiamento dilettantistico” da parte della Giunta regionale nella conduzione della trattativa con lo Stato. «Per questo – ha detto Truzzu – si è arrivati all’imposizione del Governo su Santo Stefano».

Sul merito, Truzzu ha invece stigmatizzato l’approccio ideologico nei confronti della presenza militare in Sardegna. «Il nostro sottosviluppo non dipende da questo – ha detto l’esponente della minoranza – le servitù occupano il 4-5% del territorio sardo. Le nostre condizioni di arretratezza non possono essere imputate alla presenza dei poligoni e delle basi militari».

Il consigliere di Fratelli d’Italia ha poi evidenziato un altro aspetto della vicenda. «L’atteggiamento ideologico e antimilitarista sta determinando un ripensamento delle forze alleate. Si guardi a quello che succede a Decimomannu dove i tedeschi pensano di lasciare la base interforze. Il rischio è perdere un investimento da 100 milioni di euro e ricadere nell’errore commesso a La Maddalena».

Truzzu ha infine segnalato il profondo cambiamento del quadro geopolitico rispetto a qualche mese fa. «Siamo la regione più vicina al Nord Africa, visto quello che succede in Libia non  possiamo chiedere allo Stato di arretrare». Truzzu ha concluso il suo intervento dichiarandosi contrario alla firma di una proposta “che viene da una sola parte politica”.

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha ribadito la necessita di ripartire dall’ordine del giorno approvato nei mesi scorsi dall’Aula sul tema delle servitù militari. «Dopo l’incidente di Capo Frasca – ha rimarcato Cocco – Pigliaru disse che la convenzione per la presenza dei militari a La Maddalena scadeva il 3 Marzo e non c’erano possibilità di proroga. Oggi il Consiglio deve dare la più ampia delega al presidente perché rappresenti la volontà del popolo sardo nei confronti del Governo nazionale». Il capogruppo di Sel ha poi ricordato il prezzo altissimo pagato per 35 anni dalla Sardegna per la presenza militare in Sardegna. «Abbiamo un credito importante nei confronti dello Stato – ha concluso Cocco -. Su queste basi occorrerà impostare la trattativa con il Governo».

Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) si è detto d’accordo sulla necessità di dare un mandato forte a Pigliaru per sostenere le ragioni della Sardegna nei confronti del Governo. «Occorre ricordare allo Stato gli impegni presi nei confronti della Sardegna in occasione dello spostamento del G8 da La Maddalena a l’Aquila – ha detto Anedda – gli impegni sono stati disattesi, le opere lasciate a metà, non c’è stato nessun beneficio per la popolazione».

Il consigliere comunista ha poi invitato l’Aula a distinguere tra servitù e poligoni. «Le prime – ha affermato . devono essere dismesse mettendo le aree a disposizione dei sardi. I secondi devono essere invece lasciati alla pertinenza dello Stato per esigenze di  difesa mentre occorre chiudere e bonificare quei poligoni utilizzati per fare cassa grazie ai robusti canoni d’affitto pagati dagli eserciti di tutto il mondo che in Sardegna vengono ad esercitarsi». 

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha sottolineato come il Consiglio regionale ha espresso già lo scorso giugno, attraverso lì’approvazione di un ordine del giorno, il proprio indirizzo  in materia di servitù militari. «Non comprendo perché dovrebbe servire un altro pronunciamento – ha spiegato il consigliere della minoranza – mentre serve che il presidente della Giunta segua le indicazioni del Consiglio e proceda con il mandato a trattare con il Governo centrale».

A giudizio di Attilio Dedoni il dibattito su Santo Stefano è in ritardo di oltre 50 anni e serve che il presidente della Giunta riaffermi dinanzi al consiglio dei ministri la necessità di una riduzione dell’imposizione militare in Sardegna e si ricontratti la presenza dei poligoni con una serie di interventi a sostegno dell’economia sarda.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha manifestato perplessità sul metodo seguito dalle forze della maggioranza che propongono un documento unitario senza però aver provveduto alla preventiva consultazione di tutti i gruppi consiliari. Nel merito il capogruppo scudocrociato ha ribadito la condivisione di una graduale riduzione del gravame militare nell’Isola ma senza che risultino danneggiati territori e Comuni come è accaduto alla Maddalena con lo smantellamento della base Usa.

«Le basi militari – ha proseguito Rubiu – sono una risorsa per la Sardegna e vanno utilizzate nel migliore dei modi senza mai porci in maniera contraria alle servitù militari». Il capogruppo Udc ha quindi chiesto una breve sospensione dei lavori per concordare un testo condiviso da sottoporre alla votazione dell’Aula.

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, ha espresso apprezzamento per la condotta del presidente della Giunta ed ha dichiarato di condividere e apprezzare il percorso proposto per un pronunciamento dell’Aula sul tema delle servitù militari. «Esprimo soddisfazione – ha dichiarato Desini – per la volontà del presidente di favorire un nuovo pronunciamento del Consiglio dopo quello  dello scorso 19 giugno». Desini ha concluso dichiarando il pieno sostegno alla mozione in discussione e si è detto disponibile a concordare con i gruppi della minoranza un testo unitario che rafforzi la posizione del presidente in vista dell’audizione dinanzi al Governo.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha tenuto a precisare che la richiesta del presidente della Regione riguarda la servitù di Santo Stefano e che di questo si è parlato in conferenza dei capigruppo. «E’ chiaro quindi – ha affermato – che occorreva poter lavorare su un testo-base che consentisse al presidente di rappresentare l’orientamento del Consiglio, tutto è accaduto alla luce del sole e da parte nostra non c’è comunque una posizione contraria ad una breve sospensione dei lavori». Ripercorrendo i precedenti dibattiti del Consiglio in materia di servitù, Cocco ha poi ricordato l’ordine del giorno del giugno 2014 dove l’argomento era affrontato in modo responsabile e dettagliato, frutto di una politica condivisa a prescindere dagli aventi che si succedono: c’è una strada già tracciata. Come Pd, ha però ribadito il capogruppo del partito, «siamo per il No all’aumento della presenza militare sull’isola e siamo, in secondo luogo, per rivendicare i diritti negati a La Maddalena». Dobbiamo confermare il mandato pieno al presidente della Regione, ha proseguito Cocco, «ma non ci si può accusare di voler evitare il dialogo, se non avessimo predisposto il documento saremmo stati accusati di aver voluto scavalcare il Consiglio su un argomento così importante». «Non si può dire tutto ed il suo contrario – ha concluso il capogruppo del Pd – ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità, anzi rivendichiamo di essere stati noi ad aver dato un impulso decisivo alla seconda conferenza sulle servitù militari, a trent’anni di distanza dalla prima».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato in apertura che «l’audizione in Consiglio dei ministri non è una concessione del Governo ma una prerogativa prevista dallo Statuto, che anzi andrebbe esercitata anche in altre occasioni». Non partiamo da zero, ha sostenuto, «c’è il documento unanime del Consiglio votato il 19 giugno scorso in cui si fissavano i termini del mandato assegnato al presidente per una rivisitazione complessiva dei rapporti Stato-Regione in materia di servitù e già questo consente di rimarcare al Governo la posizione della Sardegna». «Ci chiediamo anzi come mai l’8 gennaio scorso – ha osservato Pittalis – sia stato stipulato un accordo col Governo sulla percorribilità della riduzione della presenza militare sull’Isola; forse quell’accordo avrebbe potuto contenere qualcosa di più rispetto a quanto deliberato dal Consiglio». «Oggi – ha detto ancora Pittalis – non stiamo trattando della dismissione delle servitù ma della prosecuzione di un singolo provvedimento di servitù; è un arretramento rispetto alla posizione del Consiglio, il problema non è fra militarismo e pacifismo ma quello del ruolo di una Regione autonoma in un quadro di solidarietà con lo Stato nazionale, questo è il dato di fondo». «Ritengo perciò – ha concluso il consigliere di Forza Italia – che davanti al Consiglio dei ministri non si possa andare solo per subire ma per far sentire la voce del popolo sardo anche su tanti altri temi che riguardano la Regione, si può definire un ordine del giorno comune ma a condizione che non si ripercorra all’infinito questo metodo, a costo di attivare strade conflittuali».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto di sapere se il presidente della Regione è stato convocato o se ha chiesto di partecipare, perché lo Statuto dice che il presidente “deve” essere chiamato ogni qualvolta sia in discussione un tema che riguarda la Sardegna.

Il presidente Pigliaru ha chiarito che dal Governo è arrivata una formale convocazione e che sono in corso interlocuzioni solo per concordare la data.

Successivamente, il presidente del Consiglio ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il presidente del Consiglio regionale ha comunicato che è stato presentato un ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo. Il testo impegna il presidente della Regione «a rappresentare, in occasione, del riesame del decreto impositivo, presso il Consiglio dei Ministri, la contrarietà del Consiglio regionale verso l’imposizione della servitù militare a protezione del deposito di munizioni di guardia del moro; a chiedere in tale sede un rinnovato impegno del Governo nazionale nel proseguimento degli obiettivi definiti nel piano di rilancio di La Maddalena per una sua concreta attuazione in tempi certi anche relativamente al piano delle bonifiche; a ricercare forme di concertazione, anche con il coinvolgimento della rappresentanza parlamentare, circa gli scenari strategici che saranno delineati nel libro bianco della difesa; a riferire al Consiglio regionale per le opportune valutazioni e conseguenti decisioni circa la deliberazione del consiglio dei ministri in sede di riesame del decreto di imposizione di servitù militare a Santo Stefano».

Il presidente ha dichiarato chiusa la discussione generale e ha dato la parola al presidente Pigliaru per la replica e per esprimere il parere sull’ordine del giorno.

Il capo dell’Esecutivo ha espresso parere favorevole e si è detto soddisfatto per quanto scritto nel documento: «Mi consente di svolgere meglio il mio ruolo e rappresentare meglio la Regione davanti al Consiglio dei Ministri». Rispondendo ad alcuni consiglieri, il presidente ha ricordato che sono stati raggiunti due risultati importanti: l’istituzione del tavolo sulle servitù e l’allargamento del periodo in cui si fermeranno le esercitazioni, ossia dal primo giugno al 30 settembre. E’ poi arrivata la notizia della nuova servitù ed è per questo, ha spiegato Pigliaru, che oggi il Consiglio regionale sta votando un nuovo ordine del giorno. Un ordine del giorno che chiede con forza – ha detto il presidente – di far ripartire un percorso di sviluppo per La Maddalena, bloccato impropriamente. «Andiamo a parlare di servitù, ma anche di alternative di sviluppo».

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Stefanio Tunis (FI), il quale ha apprezzato l’impegno del presidente della Regione nel perseguire nell’obiettivo, ma ha ribadito che dall’ordine del giorno di giugno non è scaturito quanto ci si aspettava: risultati tangibili che la comunità sarda potesse apprezzare. Per Tunis l’atteggiamento della Giunta sta soltanto provocando il disimpegno del Ministero della Difesa con enormi danni per l’economia della Sardegna e dei sardi. Voto favorevole è stato annunciato dal consigliere del Pd, Roberto Deriu, il quale ha però esortato il presidente a capire in che modo la Sardegna sia inserita negli accordi internazionali. Deriu ha ricordato che la Costituzione e lo stesso Statuto speciale della Sardegna obbliga a rispettare gli accordi internazionali.

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha invece parlato di situazione kafkiana. «Ci sono cose che non dipendono da noi – ha detto Truzzu – oggi si risponde con un ordine del giorno a un altro ordine del giorno approvato dal Governo con il quale si allunga la presenza militare a La Maddalena. Tutto questo accade con un Governo di centrosinistra alla guida della nazione. Mentre noi discutiamo di servitù militari – ha concluso il consigliere di minoranza – altre regioni come la Puglia siglano accordi vantaggiosi per i loro territori».

«Di questo Stato non ci si può fidare». Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’ordine del giorno, ha ricordato all’Aula il sistematico inadempimento dello Stato rispetto agli impegni presi. A sostegno della sua tesi, l’esponente sardista ha citato il deliberato della Commissione della Camera, che nel 1980 aveva assunto l’impegno per una graduale riduzione quantitativa e qualitativa delle servitù militari, e le ripetute prese di posizione del Consiglio regionale sull’occupazione militare della Sardegna. «E’ ora di cambiare strategia – ha detto Solinas – occorre parlare di compensazioni, bisogna quantificare il ritardo di sviluppo conseguente alla presenza delle servitù in Sardegna. Noi contestiamo le servitù che vanno contro il diritto dei sardi a governare il proprio territorio».

Solinas ha quindi avanzato la proposta di riunire il Consiglio regionale a Guardia del Moro, nel giorno dell’audizione del presidente Pigliaru in Consiglio dei Ministri. «Sarà l’occasione – ha concluso – per ribadire il no dei sardi alla proroga della presenza militare a La Maddalena». Al termine del suo intervento, il capogruppo del Psd’Az ha chiesto al presidente Pigliaru di verificare con il Governo se sull’isola ci siano consorzi privati che gestiscono installazioni militari e abbiano rapporti diretti con la Difesa.

Annamaria Busia (Centro Democratico), ha invitato l’Aula a concentrarsi sul punto centrale della discussione: il rinnovo della servitù militare sull’isola de La Maddalena imposto unilateralmente dal ministro Pinotti. «Oggi è inutile parlare d’altro – ha detto Busia – occorre dare pieno mandato al presidente Pigliaru». Il consigliere del Centro Democratico ha poi espresso meraviglia per lo stupore manifestato da alcuni colleghi. «E’ chiaro – ha affermato – che con una guerra alle porte l’atteggiamento dello Stato è cambiato. Serve un’attenzione diversa sui temi della difesa dovuti alla gravissima situazione internazionale, c’è un cambio di impostazione della politica globale. Ingenuo pensare che decideremo da soli sulle nostre basi militari».

Secondo, il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, il risultato che si riuscirà ad ottenere dipenderà dal «livello di contrattazione che riusciremo ad attivare e dall’unitarietà di intenti di questo consesso. Mi stupisce che alcuni consiglieri che a Giugno avevano votato a favore dell’ordine del giorno sulle servitù militari oggi decidano di fare marcia indietro»

Il consigliere del Pd, Piero Comandini, ha dichiarato il favore all’ordine del giorno ed ha sottolineato che la discussione odierna è rivolta alla decisione unilaterale assunta dal ministro della Difesa di riconfermare la servitù militare a Santo Stefano e non già al generico tema delle servitù militari.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto contrario: «Il Consiglio non deve procedere con l’approvazione di un altro ordine del giorno e il presidente della Giunta avrebbe dovuto illustrare al Consiglio una valida proposta in vista della convocazione in sede del Consiglio dei ministri e avrebbe dovuto illustrare i positivi risultati ottenuti sulla base del mandato ricevuto lo scorso giugno».

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha dichiarato voto a favore ed ha sottolineato che ai consiglieri di Fi è stata concessa libertà divoto. «Non ci fidiamo dello Stato – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e riponiamo nel presidente della Giunta fiducia perché sappia ottenere un risultato positivo nella trattativa con lo Stato sul tema delle servitù militari».

Il consigliere di Soberania e Indipentzia, Augustro Cherchi, ha dichiarato voto favorevole e pieno sostegno all’azione del presidente Pigliaru ed ha inoltre definito un altro esempio della “slealtà di Stato nei confronti della Sardegna” il caso della Maddalena e di Santo Stefano.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha nuovamente insistito nel richiamare l’attenzione di alcuni consiglieri che hanno annunciato il voto contrario, sul fatto che l’oggetto dell’ordine del giorno riguarda solo la servitù di Santo Stefano. Non è in discussione la legittimità del voto, ha chiarito, «ma non si può dire che non si è fatto nulla a distanza di pochi mesi dall’ordine del giorno del giugno 2014 tacendo sul fatto che in realtà non si è fatto nulla per anni; la seconda conferenza sulle servitù e l’accordo col Governo sono fatti concreti che non possono essere sottovalutati».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) annunciando il voto favorevole, ha chiarito che si tratta di «un voto dato a malincuore, perché è mortificante assistere all’atteggiamento del Governo che mette sempre la Sardegna all’ultimo posto». Cappellacci ha ricordato in proposito di aver partecipato al Consiglio dei Ministri prima dell’adozione di un provvedimento e non dopo e già questo è di per sé un fatto grave; «allora il Governo ignorò comunque l’opinione della Regione anche se la Difesa assicurò che sarebbe stata l’ultima volta». «La lezione di quella vicenda del passato – ha concluso Cappellacci – è che lo Stato viene meno alla parola data e non rispetta il principio di leale collaborazione istituzionale». Vada a Roma e faccia valere le ragioni della Sardegna, ha detto, infine, rivolgendosi al presidente Pigliaru, «tenendo presenti anche precedenti come questo che è solo la punta di un iceberg».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha assicurato il sostegno del gruppo all’ordine del giorno ma il documento è una deminutio rispetto a quello votato nel giugno dell’anno scorso. Cinquant’anni fa su istituito l’obbligo di una servitù a Santo Stefano, ha affermato Dedoni, «che non venne mai ratificato dal Parlamento, negli anni successivi ci sono stati solo rinnovi». Ora bisogna difendere la Sardegna senza se e senza ma, ha concluso, «soprattutto perché il quadro internazionale è cambiato, il sistema di difesa dello Stato cambierà a sua volta e la Sardegna deve avere la capacità di cogliere le opportunità derivanti da queste trasformazioni trasformandole in ricadute economiche ed occupazionali positive».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno, che il Consiglio ha approvato con 42 voti favorevoli, 5 contrari e 2 astenuti. Successivamente è stata convocata la conferenza dei capigruppo in sede politica mentre l’Aula riprenderà i suoi lavori domattina alle 10.00.

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale ha presentato una proposta per l’esenzione dei terreni agricoli dall’Imu. «Riproponiamo il metodo utilizzato nella scorsa Legislatura per azzerare l’Irap, anche per cancellare l’ingiustizia dell’Imu», ha dichiarato il capogruppo Pietro Pittalis che ha evidenziato come, a seguito del decreto emanato dal ministro dell’Economia, soltanto una cinquantina di Comuni sardi siano esentanti dall’imposta municipale per i terreni agricoli. «Per sopperire alle minori entrate dell’Imu per gli Enti Locali – ha concluso Pittalis – prevediamo uno stanziamento di 20 milioni di euro, da reperire tra i cosiddetti avanzi di amministrazione che l’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha confermato anche in sede di conferenza dei capigruppo».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato la piena e convinta adesione all’iniziativa legislativa del gruppo Forza Italia ed ha aggiunto che «sarebbe auspicabile il sostegno unitario di Giunta e maggioranza». «Chi sta al governo – è l’invito di Dedoni – dimostri di difendere la Sardegna dalla minaccia grave rappresentata da un imposta iniqua che rischia di cancellare il settore agro-pastorale sardo».

Di imposta contro i principi costituzionali ha parlato, invece, l’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci, che ha ricordato il dettato dell’articolo 53 della Carta, laddove afferma che: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. A questo proposito domando cosa c’entra l’altitudine di un Comune con la capacità contributiva degli operatori agricoli». A giudizio di Cappellacci, il presidente Pigliaru dovrebbe immediatamente attivare le procedure stabilite dall’articolo 51 dello Statuto di Autonomia speciale che attribuiscono alla Giunta, quando constati che l’applicazione di una legge o di un provvedimento dello Stato in materia economica o finanziaria risulti manifestamente dannosa all’Isola, la possibilità di richiederne la sospensione al Governo della Repubblica.

«L’azione del governo – ha incalzato la consigliera Alessandra Zedda – appare schizofrenica, si parla del rilancio del comparto agricolo e in contemporanea si penalizzano aziende e operatori del settore.»

Oscar Cherchi ha invece ricordato come l’esenzione Imu e il riordino fondiario siano state chieste dalla Giunta Cappellacci al Governo, già dall’ottobre del 2012 e che in materia si era deliberato il 12 giugno 2012, a cui aveva fatto seguito il decreto 62 che impartiva le direttive per la riclassificazione dei terreni che ricadevano in area agricola.

Il vice presidente del Consiglio, Antonello Peru, ha definito la proposta di legge per l’esenzione dell’Imu “in continuità” con il principio caro, non solo a Forza Italia, che dice: «Meno tasse, più crescita». «L’agro è un fattore produttivo – ha concluso Peru – e non immobiliare e pertanto sarebbe opportuno evitarne la tassazione, invece, con i proclami e l’Imu il governo canta come una cicala ma ruba le scorte alle formiche».

Giuseppe Fasolino ha posto l’accento sul malessere del mondo agricolo («le campagne sono allo stremo») ed ha criticato il governo nazionale per gli eccessivi livelli di tassazione: «Non sanno più cosa tartassare e la gente scappa dall’Italia».

Ignazio Locci ha invece denunciato «il silenzio dell’assessorato dell’Agricoltura» ed ha rivolto critiche all’indirizzo della forza politica di maggioranza che esprime in Giunta l’assessore Falchi: «Si dicono sovranisti ma subiscono in silenzio le politiche e le decisioni dannose del governo italiano».

«La maggioranza si riunisce su piano casa e finanziaria – ha attaccato Alberto Randazzo – ma non si accorge  di ciò che accade in agricoltura dove 35mila aziende rischiano il crack.» 

«Le nuove regole sull’IMU da applicare sui terreni agricoli – ha detto Edoardo Tocco – rischiano di assestare il colpo mortale alle campagne isolane. La situazione del comparto è ormai drammatica. Si tratta di una prevaricazione del Governo sulle specificità della Sardegna. Con la cancellazione dell’elenco dei centri svantaggiati, con agevolazioni e sgravi fiscali per tantissime aziende agricole sarde il Governo decreta di fatto un ulteriore declassamento del settore rurale, che così si avvia verso un declino inarrestabile.»

«La legge sulla multifunzionalità in agricoltura, che disciplina agriturismi, ittiturismi, fattorie didattiche e sociali, va rivista per valorizzare il ruolo degli operatori e dare certezze al mercato.»

Lo ha dichiarato il consigliere regionale dei Riformatori sardi, Luigi Crisponi, che, in una conferenza stampa tenuta assieme ai rappresentanti delle altre forze di opposizione, ha spiegato le ragioni dell’astensione della minoranza in commissione e le proposte migliorative che saranno presentate quando le legge arriverà in Aula.

«La parte della legge che non ci convince – ha spiegato ancora Crisponi – è la percentuale troppo bassa dei prodotti provenienti dall’azienda, appena il 35%, che gli operatori agrituristici devono offrire ai loro clienti, in tutte le altre Regioni, dal Veneto al Fiuli Venezia-Giulia, dall’Abruzzo alla Basilicata, la percentuale va dal 50 al 70% e riteniamo che anche il sistema Sardegna abbia tutte le potenzialità per arrivare almeno al 50%.»

«Abbiamo sempre sostenuto la necessità di cambiare la legge del ’98 –  ha osservato il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu – ma non possiamo accettare una riforma che vada contro le aziende agricole aprendo la strada a pseudo-agriturismi che cancellano o nel migliore dei casi annacquano la nostra specificità rurale, la nostra identità, la nostra tradizione.»

Per il consigliere Modesto Fenu (Misto-Zona franca), «l’agriturismo può essere strategico per o sviluppo della Sardegna solo in presenza di un confine molto netto con gli altri segmenti di offerta, altrimenti è concorrenza sleale, non ha senso un messaggio di buona ospitalità ed accoglienza in larga parte slegato dall’attività agricola, che deve essere quella prevalente.»

Angelo Carta, esponente del Pasd’Az, ha messo l’accento sul fatto che, all’interno della commissione Attività produttive, si è interrotto il cammino virtuoso che aveva visto maggioranza e opposizione lavorare proficuamente sui contenuti. «Non comprendiamo – ha detto – né la fretta né la ragione di contingentare i tempi, anche considerando il calendario del Consiglio regionale.»

Il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi, infine, ha evidenziato che «lo stretto legame fra la produzione dell’azienda agricola e l’attività dell’azienda agrituristica è un valore aggiunto per l’economia sarda e non deve essere interrotto: già dal 2010 abbiamo voluto lanciare il messaggio compra sardo e mangia sardo e non possiamo certo tornare indietro con una norma che in qualche modo allontana gli operatori dalla ricerca della qualità e della genuinità dei nostri prodotti.»

Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale, presieduto dal presidente Gianfranco Ganau, nella seduta pomeridiana ha approvato il Dl 149/A Disposizioni urgenti per l’eradicazione della peste suina africana, la Pl 165 “Norme di interpretazione autentica della legge regionale n. 32 del 14 dicembre 2014 (Interventi straordinari per la promozione e la diffusione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche)”, la Pl 160 (Lotto-Sabatini) “Integrazione degli stanziamenti per l’assistenza tecnica in agricoltura per l’anno 2014” e la variazione del bilancio interno del Consiglio regionale.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Aula ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con le dichiarazioni di voto ed il voto sul passaggio agli articoli del DL n. 149/A – “Disposizioni urgenti per l’eradicazione della peste suina africana”. La conferenza dei capigruppo, ha poi comunicato il presidente, ha integrato l’ordine del giorno con la Proposta di legge n. 165 “Norme di interpretazione autentica della legge regionale sulla pratica sportiva”, la n. 160 Lotto-Sabatini ed infine un provvedimento di variazione del bilancio interno del Consiglio regionale per il 2014.

Sul DL 149/A, per dichiarazione di voto, il consigliere Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia) ha osservato che «a 9 mesi dalle dichiarazioni programmatiche in cui si auspicava che la Sardegna diventasse una terra liberata da ogni epidemia, oggi si fa una legge. Forse è passato troppo tempo: ci sono stati errori, inefficienze, connivenze, mancanza di coraggio e ritardi, ma è il momento di andare avanti». «In questi mesi – ha ricordato Usula, «ho partecipato a diverse  iniziative su territori per capire, ascoltare e fare proposte su come debellare questo flagello costato oltre 600 milioni di euro in 30 anni». «Anche da questi incontri – ha concluso il consigliere, «è emersa la necessità di avere non norme di polizia ma di fare un lavoro di persuasione, parlando con allevatori, sindaci e cittadini per dire che è conveniente emergere dal pascolo brado e clandestino, premiando chi alleva secondo regole di salute e di benessere animale».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania e Indipendentzia) ha affermato che «in effetti si sta costituendo una unità di progetto per modificare linea di comando così come ci chiede Italia e l’Europa, proposta che raccoglie un consenso ampio e questo è positivo». «Piuttosto – ha aggiunto – proprio ieri la Giunta ha approvato il piano di eradicazione della peste suina africana e, sotto questo aspetto, vorrei ricordare che il compito più alto dei consiglieri non è solo quello di alzare la mano per approvare o respingere ma di mettere in campo idee, ed è la seconda volta che le nostre proposte vengono ignorate: come consigliere provo fastidio per decisioni calate dall’alto e tuttavia voterò a favore».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato di aver atteso la replica dell’assessore apprezzando la volontà e la determinazione con cui si è arrivati all’esame della legge in Aula. «Si è discusso per anni – ha continuato – e si è costituita una unità di crisi ma il vero problema è legato alla storia di noi sardi; dal testo, in concreto, non emerge il progetto vero del governo regionale, abbiamo appreso che la Giunta ha approvato un Piano e che la stessa maggioranza ha presentato emendamenti, un quadro che ci dà l’impressione di una legge inadeguata alla grave emergenza della Sardegna, per questo il nostro gruppo si asterrà».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha espresso vivo apprezzamento per il lavoro svolto dall’assessore, con l’allestimento di una struttura all’altezza delle richieste nazionali ed europee: finalmente una decisione da tempo molto attesa con la capacità di essere davvero efficace. Sulla forma del provvedimento – secondo Deriu – «il richiamo all’unità di progetto va circoscritto perché nella normativa regionale significa un gruppo di funzionari aggregati attorno ad un obiettivo, mentre in questo caso la struttura è molto più vasta e per certi altri aspetti ha funzione di autorità e relazioni con autorità nazionali ed europee».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha dichiarato il voto favorevole del gruppo e ha rivolto ringraziamenti agli assessori della Sanità, dell’Agricoltura e dell’Ambiente, il cui lavoro sinergico dimostra – a giudizio di Cocco – la volontà di mettere in atto un’iniziativa efficace per porre fine ad un problema atavico che penalizza la Sardegna. «La legge che ci accingiamo ad approvare – ha dichiarato il capogruppo della maggioranza – non rappresenta la panacea di tutti i mali ma è propedeutica per dare una risposta efficace al problema della peste suina». Pietro Cocco ha dunque espresso soddisfazione per la nomina a coordinatore delle attività di contrasto e per l’ eradicazione della peste suina, «di un esperto di fama internazionale che vanta importanti successi in Spagna». «Non abbassiamo la guardia – ha concluso Daniele Cocco – perché i focolai sono ancora presenti in alcune aree dell’Isola e serve aggredire il problema con corresponsabilità tra le diverse forze e concertazione nei territori».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha ricordato le recenti dichiarazioni rese alla stampa del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in merito all’eventuale nomina di un commissario governativo per l’eradicazione della peste suina in Sardegna ed ha evidenziato che il costo delle iniziative di contrasto alla Psa è stato, nell’ultimo ventennio pari a circa seicento milioni di euro. Il consigliere della minoranza ha quindi riconosciuto un generale clima di fiducia verso l’operato dell’assessore Luigi Arru ma ha definito “con riserva” la fiducia del gruppo dei Riformatori per l’operato dell’esecutivo in materia di peste suina. «Non basta l’istituzione di una unità di progetto per affermare che il problema sia risolto – ha dichiarato Crisponi – servono le azioni di buona pratica rivolte ai nostri allevatori che scelgono il pascolo brado o semibrado».

Il presidente del Consiglio, non avendo altri consiglieri iscritti a paralare, ha posto in votazione, con procedura elettronica il passaggio agli articoli che è stato approvato con 32 sì su 32 votanti a fonte di 46 consiglieri presenti in Aula.

Il presidente Ganau, constatato che non sono stati presentati emendamenti e non ci sono consiglieri iscritti a parlare ha posto in votazione l’articolo 1 “Finalità” del Dl 149 che è stato approvato per alzata di mano. Il presidente dell’assemblea ha quindi annunciato la presentazione di un emendamento soppressivo totale (n.3) all’articolo 2 “Unità di progetto per l’eradicazione della peste suina africana”. La relatrice Daniela Forma ha espresso il parere favorevole alla modifica proposta dall’esecutivo ed ha quindi spiegato che l’emendamento presentato dalla Giunta si è reso necessario a seguito della deliberazione n. 47/3 del 15 novembre 2014 che ha istituito proprio l’unità di progetto per l’eradicazione della peste suina africana.

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha espresso il parere favorevole della Giunta.

Il presidente del Consiglio, essendo stato presentato un solo emendamento, soppressivo totale dell’articolo 2, ai sensi del Regolamento interno, ha quindi posto in votazione il testo dell’articolo 2 che non è stato approvato con 30 no e 2 sì su 32 consiglieri presenti in Aula.

Successivamente, il presidente Ganau ha messo in discussione l’articolo 3 che disciplina le competenze dell’Unità di progetto, soggetto al quale la legge demanda il compito di coordinare le azioni di contrasto alla peste suina.

All’articolo sono stati presentati tre emendamenti, uno sostitutivo parziale e due aggiuntivi. Il primo, della Giunta, assegna all’Unità di progetto il potere di ordinare, anziché coordinare come previsto nel testo originario, tutte le attività delle strutture dell’Amministrazione regionale, compresi i Servizi veterinari delle aziende sanitarie locali e dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, impegnati nel contrasto e nell’eradicazione della PSA. L’emendamento è stato votato con 33 voti favorevoli. 14 gli astenuti.

L’Aula ha poi approvato il testo dell’articolo 3 per poi passare all’esame di due emendamenti aggiuntivi. Entrambi hanno avuto il via libera dal Consiglio. Il primo, presentato dal gruppo Pd, primo firmatario Rossella Pinna, individua i sindaci come principali destinatari, insieme agli allevatori, della campagna di informazione per l’eradicazione della peste suina; il secondo stabilisce che l’Unità di progetto sarà istituita con apposita delibera della Giunta regionale.

Si è poi passati all’esame dell’articolo 4 per il quale la Giunta ha presentato un emendamento sostitutivo che disciplina le norme sul responsabile e sul personale dell’Unità di progetto. Il nuovo testo affida al responsabile il ruolo di rappresentare la Regione in materia di eradicazione della PSA nei confronti dei competenti servizi dell’Unione Europea, del ministero della Salute, del Centro nazionale di referenza per le pesti suine degli Istituti zooprofilattici dell’Umbria e delle Marche, del ministero degli Interni e delle prefetture della Regione, del Comando dei Carabinieri per la tutela della salute e delle altre forze di polizia. L’emendamento stabilisce, inoltre, che al personale regionale impegnato nelle azioni di eradicazione della PSA sono riconosciute le indennità introdotte dalla L.R n. 4 del 2006 che disciplina gli interventi di protezione civile e antincendio.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 5 (Attribuzioni di incarichi dirigenziali in materia di sanità veterinaria). Per dichiarazioni di voto è intervenuta Daniela Forma del Pd, la quale ha dichiarato che si tratta del punto qualificante del disegno di legge. Dello stesso parere anche il capogruppo di Forza Italia Sardegna, Pietro Pittalis, il quale ha riconosciuto che si tratta di un elemento nuovo rispetto a quanto fatto in passato e per questo ha annunciato il voto favorevole. Messo in votazione l’articolo 5 è stato approvato all’unanimità con 46 voti favorevoli e 1 astenuto. L’Aula ha poi approvato in rapida successione anche gli articoli 6 (34 si e 14 no), 6 bis (34 si e 14 astenuti). La legge è stata poi approvato con 35 voti favorevoli e 14 astenuti.

 Il presidente Ganau ha poi aperto la discussione sul successivo punto all’ordine del giorno: la proposta di legge 165 di tutti i capigruppo “Norme di interpretazione autentica della legge regionale n. 32 del 14 dicembre 2014 (Interventi straordinari per la promozione e la diffusione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche)”. Il testo ha l’obiettivo di risolvere alcuni dubbi interpretativi sollevati dagli Uffici competenti dell’assessorato della Pubblica istruzione, sport e spettacolo in merito alla legge 32. Nell’articolo 1 è scritto che tra i beneficiari dei contributi straordinari sono ricomprese anche le società sportive dilettantistiche.

La legge è stata approvata all’unanimità con 44 voti favorevoli e un astenuto.

Il presidente Ganau ha poi aperto la discussione sul successivo punto all’ordine del giorno: la proposta di legge 160 (Lotto-Sabatini) “Integrazione degli stanziamenti per l’assistenza tecnica in agricoltura per l’anno 2014”.

Il presidente ha dato la parola al relatore, Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Attività produttive, il quale ha ringraziato tutti i capigruppo che hanno acconsentito a portare questo testo in Aula oggi, attraverso l’articolo 102 del Regolamento. Il provvedimento ha l’obiettivo di integrare gli stanziamenti di cui dispone l’Agenzia regionale Laore per lo svolgimento, tramite l’associazione Ara Sardegna (Aras) dell’attività di assistenza tecnica in zootecnia. Il testo prevede uno stanziamento di 2 milioni 600mila euro per il 2014. «Questo intervento consente di pagare gli stipendi dei lavoratori dell’Aras».  Favorevole a questo intervento anche l’ex assessore regionale dell’Agricoltura, Oscar Cherchi (FI), il quale ha ricordato che si tratta di un problema ricorrente e che è necessario un intervento definitivo per dare certezze ai lavoratori dell’Aras, che svolgono un servizio importantissimo.

Il presidente ha chiuso la discussione generale e ha messo in votazione, prima il passaggio agli articoli, approvato, e poi l’articolo 1 e 2, approvati all’unanimità (46 si, 1 astenuto), e l’emendamento 1 che prevede l’inserimento dell’articolo 2 bis per l’entrata in vigore della legge dal giorno di pubblicazione sul Buras (46 si e 1 astenuto).  L’Aula ha infine dato il via libera alla legge all’unanimità con 46 voti favorevoli e 1 astenuto.

L’Aula ha quindi iniziato l’esame del successivo punto all’ordine del giorno, relativo ad una variazione del bilancio interno del Consiglio, ed il presidente ha dato la parola al consigliere Giorgio Oppi (Udc), componente dell’Ufficio di presidenza, per l’illustrazione del provvedimento.

Il consigliere Oppi ha comunicato che, rispetto al bilancio del Consiglio approvato il 15 gennaio scorso per complessivi 58 milioni e 500 mila euro, «si è verificato che dopo l’approvazione della legge regionale n.33 del 2013 occorre registrare una riduzione di circa 600.000 euro, somma destinata a favore delle popolazioni colpite dall’alluvione e, di conseguenza, procedere all’adeguamento del bilancio interno».

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il provvedimento, che è stato approvato.

Al termine dello scrutinio, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.

Il Consiglio regionale, in apertura di seduta, questa mattina, ha approvato la risoluzione sul riconoscimento del profilo professionale di odontotecnico.

La risoluzione è stata illustrata dal consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda). Dopo aver ricordato la necessità di dare dignità professionale ad una categoria la cui disciplina risale agli anni ‘20, Anedda ha sintetizzato le principali attività svolte dagli operatori del settore a tutela della salute. «Gli odontotecnici – ha proseguito – sono inoltre particolarmente attenti all’aggiornamento professionale ed all’innovazione tecnologica e sono stabilmente inseriti nell’area delle professioni sanitarie sulla base del parere favorevole del Consiglio superiore della sanità e del Ministero attività produttive». Insieme ad altri Consigli regionali, ha concluso Anedda, «abbiamo avviato una iniziativa nei confronti di Governo, Parlamento e conferenza Stato-Regioni, per riprendere l’iter relativo al riconoscimento professionale di una categoria che, fra l’altro, è attivamente impegnata in Sardegna nel settore della ricerca, sia con il Consorzio 21 per un nuovo sistema di certificazione della qualità aziendale, che con Sardegna ricerche per la sperimentazione di nuove tecnologie informatiche».

A nome della Giunta, l’assessore della sanità Luigi Arru ha espresso parere favorevole sul provvedimento. Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione la risoluzione, che il Consiglio ha approvato. Subito dopo, il presidente ha sospeso la seduta e convocato le commissioni prima e sesta per l’esame del DL n. 149/A.

A conclusione delle riunioni della Prima commissione e della Sesta commissione, il presidente ha riaperto i lavori dell’Aula per procedere con l’esame del disegno di legge n. 149 Disposizioni urgenti per l’eradicazione della peste suina africana”.

La consigliera del Partito democratico, Daniela Forma, ha ricordato in apertura della sua relazione in Aula, le caratteristiche della malattia che dal 1978 è presente in Sardegna. L’esponente della maggioranza ha sottolineato quindi i danni che la mancata eradicazione della Peste suina africana ha prodotto per l’economia dell’Isola ed in particolare per le aziende del settore dell’agroalimentare e in maggior misura per quelle del comparto suinicolo sardo. «La peste suina – ha dichiarato l’onorevole Forma – in Sardegna è diventata endemica e dal 1978 si sono registrati duemila focolai, con quattro picchi epidemici nel ’92, nel ’95, nel 2004 e nel 2012». La consigliera dei democratici ha, dunque, ricordato l’efficacia delle azioni di contrasto alla Psa messe in atto negli anni ’90 «ma – ha affermato – nel 1996 la titubanza delle istituzioni ha impedito la completa eradicazione della peste suina».

Daniela Forma ha definito la peste suina africana “una malattia economica” la cui eradicazione rappresenta un impegno del governo e della maggioranza («è una sfida vincere, in caso contrario saremo sconfitti e con noi perderà l’intera Sardegna»).

La relatrice del Dl 149 ha quindi illustrato i contenuti del testo all’esame dell’Aula, evidenziando, in particolare, le disposizioni dell’articolo 2, laddove si propone la costituzione della “unità di progetto” per garantire il coinvolgimento di tutte le Pubbliche amministrazioni che hanno competenza e ruolo per agire nelle azioni e nel piano di contrasto alla Psa. Daniela Forma ha inoltre ricordato il dettato dell’articolo 5 che, per l’esercizio delle funzioni di direttore del servizio di sanità veterinaria dell’assessorato regionale all’Igiene e alla Sanità, richiede «comprovata esperienza e specifica competenza nella materia, del sistema Regione, comprese le aziende sanitarie locali della Sardegna».

«Con le norme contenute nel Dl 149 – ha concluso Forma – poniamo le basi per sconfiggere definitivamente la malattia che in questi decenni ha causato il fallimento di aziende e operatori dell’agroalimentare ed ha impedito lo sviluppo della suinicoltura sarda, unitamente a quello del commercio dei salumi».

Il consigliere del Pd, Lorenzo Cozzolino, ha evidenziato l’importanza del Dl in discussione ed ha dichiarato che con esso «la Regione ridà speranza perché la peste suina possa essere eradicata dall’Isola». L’esponente della maggioranza ha posto l’accento sulla opportunità di garantire un «improcrastinabile impegno sinergico per fare cessare un’emergenza che non è soltanto di carattere sanitario». A questo proposito, il consigliere dei democratici si è soffermato, sottolineandone l’efficacia, sul dettato degli articoli 3 e 4 del Dl 149, che normano le competenze e i poteri dell’unità di progetto.

A giudizio di Cozzolino la peste suina è stata nel corso degli ultimi decenni “sottovalutata” e i «seppur efficaci interventi di contrasto alla malattia non si sono rivelati decisivi per l’assenza di un adeguato coordinamento tra i diversi enti interessati». Cozzolino ha concluso esprimendo soddisfazione e sostegno al Dl 149 ed ha ricordato come la Peste suina si sia autoalimentata con il pascolo di brado.

Il presidente Ganau ha dato quindi la parola al consigliere di Forza Italia Sardegna, Edoardo Tocco, il quale ha auspicato che questo provvedimento metta fine a tutti i disagi economici del comparto. Per l’esponente della minoranza il testo in discussione è arrivato tardi e «qualunque operatore suinicolo non ha più speranza e voglia di investire in questo settore». Per Tocco il sistema di controllo istituzionale si è dimostrato incapace di gestire questa emergenza. «Il momento è importantissimo perché, con questo intervento, si può riattivare un comparto che per la Sardegna è importantissimo. Assessore lei e la sua Giunta avete in mano una partita delicata e decisiva per il settore suinicolo sardo da gestire a livello regionale, nazionale ed europeo».

Per Oscar Cherchi (FI) nel DL manca il dettaglio degli interventi che la Giunta vuole portare avanti per eradicare la malattia. Per l’ex assessore dell’Agricoltura, che ha annunciato il voto favorevole, non ci sono nel testo particolari novità rispetto alla scorsa legislatura, visto che l’Unità di progetto, anche se non istituzionalizzata, era presente anche precedentemente ed era coordinata dal generale Murgia. Per Cherchi la responsabilità della non eradicazione della peste suina africana è di tutti i governi regionali che si sono succeduti dal 1978 a oggi.

Il presidente del gruppo Sardegna, Modesto Fenu, ha affermato che «per incidere sull’eradicazione è di fondamentale importanza un monitoraggio sull’epizoozia». L’esponente della minoranza ha ricordato che fino ad oggi questo lavoro è stato svolto dalle compagnie di caccia grossa che si sono prestati a fare il prelievo dei tessuti e li hanno consegnati ai laboratori. «Credo che questa collaborazione debba continuare e debba essere anche incrementata. Stiamo parlando di 36mila cacciatori, straordinaria risorsa per l’Isola, che agiscono gratuitamente e che si impegnano a dare una mano alla Sardegna nell’eradicazione della malattia». Per Fenu la collaborazione con i cacciatori dovrebbe essere sviluppata affinché i possano anche occuparsi dello smaltimento delle carcasse senza pericolo di diffusione della peste suina.

E’ poi intervenuto Luigi Lotto (Pd) che ha ribadito il concetto già espresso da alcuni consiglieri della maggioranza: «La peste suina – ha detto – non è solo un’emergenza sanitaria ma rappresenta un grave danno per l’economia isolana. Il rilancio del comparto suinicolo restituirà speranza anche all’agroalimentare e all’artigianato».

Il presidente della Commissione Attività Produttive ha quindi ricordato all’Aula i tanti i tentativi di eradicazione della malattia, a partire dagli anni ’70: «Non si è raggiunto l’obiettivo, alcune misure sono state positive ma se non si riuscirà a debellare la malattia tutto sarà inutile». L’esponente del Pd ha poi manifestato l’auspicio che il risultato possa essere raggiunto entro questo mandato. «Questa legge ha un’importanza politica enorme – ha affermato Lotto – la sconfitta della peste suina qualificherebbe, da sola, un intero mandato politico. Per centrare l’obiettivo serve però un nuovo inizio e un nuovo approccio».

Lotto ha poi sottolineato la necessità di un’azione congiunta che coinvolga tutti i soggetti interessati. Positivo, secondo il consigliere della maggioranza, il coinvolgimento della Presidenza della Giunta e degli assessorati competenti, «serve però anche il contributo dei comuni e una presa di coscienza da parte degli operatori dell’importanza della partita che si va a giocare, capire che gli allevamenti clandestini e il pascolo brado arrecano danni incalcolabili alle aziende serie». Il Presidente della Quinta Commissione ha infine suggerito la predisposizione di affiancare al piano di eradicazione della malattia un piano di sviluppo del comparto suinicolo.

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che si è subito dichiarato favorevole all’approvazione dell’articolato. «Nessuno però pensi di potersi  appuntare una medaglia sul petto. In passato, molti esecutivi di diverso colore hanno fallito l’obiettivo – ha rimarcato Dedoni – sarei felice se si iniziasse a combattere seriamente una malattia che ha causato danni incalcolabili al sistema produttivo dell’Isola». Dedoni ha poi ricordato le altre emergenze sanitarie che stanno penalizzando agricoltura e pastorizia: dalla Blue Tongue alla Febbre del Nilo fino alle malattie che colpiscono alcune coltivazioni e all’invasione delle nutrie che sta sconvolgendo l’ecosistema di alcune zone fluviali e lacustri della Sardegna. «Bisogna farsi carico anche di queste emergenze – ha detto il capogruppo dei Riformatori – servono controlli più stringenti nei porti della Sardegna per impedire l’arrivo in Sardegna di malattie potenzialmente devastanti. Meglio spendere i soldi per impedire il contagio che intervenire quando il danno è ormai fatto».

Gavino Sale (Irs), in apertura del suo intervento, ha rivolto un augurio all’intero Consiglio: «Spero – ha detto – che questa legislatura venga ricordata come quella che ha debellato la peste suina e che questo risultato sia ricordato dai sardi come la sconfitta della malaria nel dopoguerra». Il leader indipendentista si è poi soffermato sul concetto di sovranità alimentare: «In Sardegna – ha affermato – riusciamo a produrre meno del 40% del nostro fabbisogno, raddoppiare questa percentuale significa produrre migliaia di posti di lavoro». Sale ha poi ricordato gli inutili tentativi del passato di sconfiggere la malattia e auspicato un cambio di rotta negli interventi, a partire da una massiccia campagna di informazione per far capire che un’esigua minoranza (chi continua a tenere maiali al pascolo brado o in allevamenti clandestini) non può condizionare un intero settore. «I giovani vogliono investire in campagna – ha concluso Sale – il comparto suinicolo ha la capacità di garantire un reddito con investimenti irrisori. Le potenzialità del comparto sono enormi ed occorre sfruttarle».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha individuato la causa dell’insuccesso della campagne di contrasto alla peste suina degli anni precedenti nella mancata assunzione di responsabilità di tutta la classe dirigente. «Ora – ha affermato – si opera con una gestione unitaria e questo è un fatto di grande innovazione perché la questione è economica con risvolti sanitari e sociali e quindi la lotta avrà successo se sapremo parlare nei territori, con allevatori ed enti locali». Quello della suini-coltura, a giudizio di Arbau, «è un pezzo di economia rurale della nostra terra che dà senso al piano regionale di sviluppo con cui abbiamo deciso di puntare sull’agro alimentare che, non dimentichiamolo, nasce e cresce nelle campagne; la suini-cultura è inoltre un modo importante di fare agricoltura in Sardegna, che spesso affianca positivamente l’allevamento degli ovini». Soffermandosi sulla composizione dell’unità di progetto che dovrà essere “sul fronte” contro la peste suina, Arbau ha sostenuto che «serve anche cambiare qualche giocatore cambiando quelli che hanno sbagliato a porta vuota, puntiamo sulle nuove leve che possono avere una marcia in più perchè la responsabilità è politica ma anche gestionale». «Il cuore della legge – ha detto ancora il capogruppo di Sardegna Vera – è l’art. 5, che prevede la possibilità di decidere scegliere i componenti della squadra fra quelli che conoscono e vivono le nostre campagne; è una scelta vincente. Che ci permetterà di convincere quei pochi, in piccole porzioni del nostro territorio, che stanno sbagliando».

Intervenendo a nome della Giunta, l’assessore della Sanità Luigi Arru ha richiamato l’attenzione del Consiglio sul fatto che «con l’Expo 2015 di Milano la Sardegna avrà su di se gli occhi dell’Italia e dell’Europa su di noi; c’è quindi una responsabilità di tutti che deve spingerci ad agire per risolvere un problema sanitario che ha forti risvolti economici». «Con questa legge frutto del lavoro di tre assessorati – ha proseguito – vogliamo dare un segnale preciso, è una delle principali scommesse del governo regionale ma per vincerla sarà fondamentale l’azione concertata di tutti  sardi di buona volontà, superando le esperienze del passato in cui magari c’erano figure autorevoli ma adesso dobbiamo tutti sollevare la testa e riacquistare piena credibilità». «E lo vogliamo fare – ha continuato l’assessore della Sanità – anche con un segnale politico aprendoci alle migliori esperienze europee, quella del prof. Viscaino di Madrid e di esperto sardo di grande livello come Alberto Laddomada, consapevoli del fatto che il tempo e non possiamo permettere che altre autorità di sostituiscano alla Regione». «Anche la Spagna – ha poi ricordato Arru – ci ha messo 30 anni per sconfiggere la peste suina e la Sardegna ora deve andare avanti con la politica, i professionisti, gli allevatori e i cittadini, per dare un concreto segnale di speranza». Soffermandosi infine sul ruolo della comunicazione come fattore di efficacia per tutte le azioni programmate, Arru si è detto convinto che «non è mai stata fatta una buona comunicazione o forse si è parlato con la lingua sbagliata, parlate in sardo mi ha detto recentemente il responsabile di un master in comunicazione sanitaria; lo condivido, è anche un fatto di mediazione culturale, rispetto a certe situazioni dove non c’era solo illegalità ma anche l’attaccamento ad una tradizione che non ha saputo guardare al futuro; ben venga, inoltre, il coinvolgimento cacciatori, che ci potranno dare una grossa mano nella raccolta dei campioni necessari per la campagna epidemiologica». «Non è una scommessa facile – ha concluso l’assessore Arru – ma vogliamo far capire che anche l’economia di sussistenza può essere una risorsa purché fondata su buone pratiche». 

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

I consiglieri regionali di Forza Italia chiedono l’approvazione urgente in Consiglio regionale della legge che stanzia i fondi per le società dello sport dilettantistico. Pietro Pittalis, Ugo Cappellacci, Alessandra Zedda, Edoardo Tocco, Oscar Cherchi, Antonello Peru e Marco Tedde, nel corso dell’incontro con la stampa svoltosi sul tema questa mattina in Consiglio, hanno ribadito l’urgenza di un provvedimento che scongiuri il rischio crack per le numerose associazioni sportive che da tempo denunciano una situazione di vera e propria crisi.

«Gli interventi non sono più rinviabili», ha dichiarato il capogruppo Pittalis che ha poi definito una “buona sintesi” le misure varate in commissione e che superano la proposta di legge n. 41, riconducendo la contribuzione pubblica a favore dello sport sardo nell’alveo della legge 17 del 1999.

L’ex presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, ha puntato il dito contro la revoca dei contributi da parte di “Sardegna Promozione” per gli interventi a sostegno dei professionisti per affermare che: il  centrosinistra continua a fare confusione tra il sostegno alle società dilettantistiche per la promozione della pratica sportiva e le attività di promozione realizzate attraverso testimonial di eccezione. Cappellacci ha citato ad esempio il velista, Andrea Mura, e la squadra di basket della Dinamo.

La consigliera Alessandra Zedda, nel rimarcare l’urgenza del via libera da parte del Consiglio regionale, ha espresso soddisfazione per le norme approvate nel parlamentino presieduto da Mondo Perra (Psi-Sardegna Vera) e si è detta disponibile ad individuare le opportune misure per dare copertura anche la stagione sportiva in corso. Gli stanziamenti, infatti, non “coprono” il campionato 2014-2015. Alessandra Zedda ha quindi ricordato l’importanza dello sport dilettantistico ed in riferimento ad alcune notizie di stampa pubblicate di recente ha definito “illazioni prive di fondamento” quelle che le hanno attribuito ruoli dirigenziali in seno ad una società sportiva.

«Sono un dirigente di una società sportiva e sono qui a testimoniare la drammatica situazione che vivono tante società dilettantistiche della nostra Isola», ha invece dichiarato Edoardo Tocco. Nel riaffermare  la richiesta di un provvedimento urgente, Tocco ha denunciato il rischio che già prima della pausa natalizia molte società potrebbero procedere con il ritiro delle rispettive squadre e degli atleti dalle gare.

I consiglieri Oscar Cherchi e Marco Tedde hanno confermato la disponibilità alla collaborazione in Consiglio «per dare gambe a tutte quelle iniziative che offrono alla Sardegna e ai sardi risposte adeguate alla crisi, ad incominciare dalle soluzioni che impediranno il fallimento delle società dello sport dilettantistico isolano».

Il vice presidente del Consiglio, Antonello Peru, ha dichiarato la volontà di procedere speditamente per aiutare la Sardegna e il mondo dello sport sardo e si è detto “fortemente preoccupato” per la revoca dei contributi di “Sardegna Promozione” alla Dinamo basket.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha quindi concluso con l’annuncio di un emendamento  al testo approvato in Sesta commissione, per far sì che il previsto programma della Giunta per l’attribuzione dei contributi alle società dilettantistiche, sia preventivamente oggetto di esame nella competente commissione consiliare.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge sull’intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti di società partecipate al 100% della Regione Sardegna, il disegno di legge della Giunta regionale sul piano di chiusura delle attività della Miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis S.p.a. – Decisione definitiva n. C (2014) 6836 della Commissione europea del 1° ottobre 2014 sull’aiuto di Stato n. S.A. 20867 (ex 2012/NN e ha approvato la proposta di legge sulle modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti). Il Consiglio ha poi esaminato due mozioni sulla riduzione dell’esenzione dell’Imu per i terreni agricoli, poi ricomprese in un ordine del giorno unitario sulla riduzione dell’esenzioni Imu, approvato all’unanimità.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge della Giunta regionale che prevede un intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti di società partecipate al 100% della Regione Sardegna. Il presidente ha aperto la discussione generale.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato in apertura che «non è facile parlare con le donne chiuse nella miniera di Igea, espressione di una lotta che si protrae da tempo in cui i lavoratori pagano responsabilità della politica in senso lato». Truzzu è stato critico sulla proposta della Giunta: «Stiamo ancora una volta illudendo le persone perché con questo strumento non risolveremo il problema e stiamo operando senza il necessario coraggio». In concreto, il consigliere si è dichiarato molto perplesso sulla natura del fondo di rotazione per i dipendenti delle società partecipate «che vorrebbe dire che un soggetto anticipa e uno restituisce ma questo passaggio non è chiaro, perché non è pensabile che sia la stessa Igea che non riesce a pagare gli stipendi». «Sarebbe stato più giusto – ha concluso – attivare l’agenzia delle bonifiche e farla funzionare, senza dimenticare che esiste il rischio che il fondo si possa configurare come potenziale aiuto di Stato, esponendo la Regione a possibili sanzioni».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «il problema di Igea richiama quello più generale delle bonifiche di Sulcis e dei siti minerari di tutta la Sardegna». Abbiamo di fronte un quadro, ha proseguito Locci, «in cui c’è da un lato una convenzione con la Regione che non è stata applicata e dall’altro una società decotta con grandissime difficoltà finanziarie e gestionali: stiamo provando a mettere una toppa per pagare gli stipendi arretrati ai lavoratori in un clima tensione emotiva molto forte». E’ importante perciò, ha concluso, «che non si colga questa occasione per le solite recriminazioni, privilegiando invece azioni chiare per rilanciare la società e mettere finalmente la parola fine alle pastoie burocratiche che stanno ostacolando l’attività di questa ed altre società».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha definito il tema in discussione “complesso” e ha evidenziato come le ultime due giunte regionali non siano riuscite a trovare una soluzione definitiva alla questione che riguarda le società partecipate interamente dalla Regione, le cosiddette società in house, come è l’Igea.

L’esponente della minoranza ha spiegato che la struttura societaria in house non agevola la ricerca di una soluzione definitiva e ha auspicato una riforma complessiva dell’Igea per garantire, primi tra tutti, i lavoratori. Alessandra Zedda ha quindi preannunciato il voto favorevole al disegno di legge approvato dalla Giunta e arrivato all’esame dell’Aula con la corsia preferenziale, garantita dall’articolo 102 del vigente regolamento interno del Consiglio regionale.

L’ex assessore dell’Industria prima e della Programmazione poi, della Giunta Cappellacci, non ha nascosto perplessità in ordine ai meccanismi di rimborso ma ha affermato che i contenuti del provvedimento sono sostanzialmente condivisibili. Alessandra Zedda ha concluso offrendo la disponibilità a procedere per una soluzione definitiva del problema che della società Igea.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha dichiarato in apertura l’assenso del suo gruppo al provvedimento e ha compiuto alcune precisazioni sulla gestione dell’Igea. L’esponente della minoranza ha ricordato che nel 2009 si è proceduto con la nomina di Battista Zurru per sanare un buco in bilancio di circa 14 milioni di euro e nel 2013 – ha spiegato Oppi – è stato approvato il consuntivo 2012 che si è chiuso con 2 milioni di sbilancio. «Il presidente Zurru – ha dichiarato il consigliere dell’Udc – ha lasciato con due mesi di stipendi arretrati mentre col commissario gli stipendi non pagati sono diventati sei».

L’ex assessore dell’Ambiente della Giunta Cappellacci ha quindi denunciato “atteggiamenti di scarsa collaborazione” nei confronti di Igea da parte dei funzionari dell’assessorato dell’Industria ed in particolare di quelli del settore “miniere”.

Oppi nell’auspicare una soluzione definitiva al problema Igea, ha rimarcato l’inopportunità di procedere con la società in house («sarebbe meglio una trasformazione in agenzia») ed ha proposto, nell’ottica di un risparmio nei costi di gestione, di fare ricorso all’esodo di 40 lavoratori che insieme con 20 nuove assunzioni, a giudizio di Oppi, comporterebbero un risparmio sul costo del personale di circa 3.5 milioni di euro nell’arco di un triennio.

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha sottolineato la necessità di ripensare a un programma di riconversione dei siti minerari. «In altre zone dell’Isola come Lula – ha detto Arbau – si pensa alla tutela delle miniere come patrimonio dell’umanità, si vuole lavora per costruire un sistema che funzioni e produca reddito e sia in grado di stare sul mercato». L’esponente della maggioranza ha poi invitato l’opposizione a tener conto della situazione di emergenza in cui si trovano oggi i lavoratori dell’Igea, ormai senza stipendio da mesi. «Abbiamo a che fare con una situazione molto delicata – ha proseguito Arbau – è vero che trovare una soluzione complessiva al problema è difficile. Ora l’obiettivo è quello di prenderci tre-quattro mesi, che sono il tempo del concordato, e pagare gli stipendi a persone che si trovano in oggettiva difficoltà».

Secondo Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, occorre pensare da subito a una nuova politica industriale per la Sardegna. «Oggi è stata trovata una soluzione per dare risposte ai lavoratori Igea e alle donne che hanno deciso di occupare i pozzi in segno di protesta. Si tratta di un provvedimento tampone che servirà per l’immediato ma che non individua un percorso definitivo per la società partecipata dalla Regione».

Per il consigliere di minoranza è arrivato il momento di avviare una profonda riflessione per tutti gli enti strumentali e le agenzie regionali. «Serve sobrietà in un momento di grave crisi – ha affermato Dedoni – se non siamo capaci di fare questo offriremo il fianco a coloro che propongono l’abolizione delle regioni a statuto speciale come il Presidente della Regione Toscana, Rossi». Il capogruppo dei Riformatori, infine, ha chiesto un intervento forte della politica per mettere mano alle storture dell’apparato burocratico regionale.

Ha poi preso la parola il presidente del gruppo Sardegna, Modesto Fenu, il quale ha voluto specificare che l’intervento del collega Truzzu  voleva essere «uno stimolo per trovare una soluzione definitiva per questi lavoratori». Fenu ha esortato, quindi, la Giunta a risolvere il problema e ha annunciato il voto favorevole.  Il consigliere del Centro democratico, Annamaria Busia, ha ricordato che proprio lei, nella sua veste di avvocato, aveva sollecitato per Igea l’intervento della Procura della Repubblica, che ha avviato un’inchiesta ancora in corso. Busia ha ricordato che lo stesso ex assessore dell’Industria, Antonello Liori, aveva detto che l’Igea era gestita da incapaci e ha fatto l’esempio di un bando del 2010 per lo smaltimento dell’amianto. Per eseguire quell’operazione, secondo l’esponente della maggioranza, Igea ha speso il doppio di quanto sarebbe stato necessario: circa un milione e 300mila euro contro i 700mila euro necessari. Secondo la Busia le cause sono da cercare nella gestione avvenuta nella scorsa legislatura.

Ha annunciato il suo voto favorevole Fabrizio Anedda (Misto – RCSinistra sarda) «per pagare gli stipendi ai lavoratori di Igea». Per il consigliere c’è un problema da risolvere: Igea è una società che gestisce 200 operai e il committente è la Regione. Secondo Anedda o la Regione non ha dato i soldi alla società o chi gestisce non è in grado, e ha proposto di analizzare la produttività di Igea e affrontare la situazione in maniera definitiva.

Il consigliere Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia) ha ribadito che «si tratta di un intervento straordinario attorno al quale nessuno può fare esercizio di retorica o prendersi meriti forse non dovuti; è necessario fare una analisi delle responsabilità politiche e gestionali e, infatti, di questi aspetti si sta occupando la magistratura, ma ora bisogna dare corso alla soluzione individuata dalla Giunta e dall’assessore». «In questo modo – ha sottolineato – stiamo dando una risposta ai lavoratori da mesi senza stipendio: è vero che si tratta di una soluzione importante ma non definitiva e su questa prospettiva bisogna concentrare i nostri sforzi, senza dimenticare che dietro gli uomini e le donne che lottano in galleria ci sono famiglie che hanno diritto a lavoro, dignità e futuro».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha condiviso le argomentazioni del consigliere Usula. «Il punto centrale – ha sostenuto – è la straordinarietà dell’intervento che arriva dopo l’incontro dei capigruppo con i rappresentanti sindacali di Igea». «La Giunta – ha detto ancora Cocco – ha fatto bene ad individuare la soluzione proposta attraverso il disegno di legge; è il minimo che il Consiglio regionale possa fare, e sotto questo profilo va apprezzata l’azione incisiva del presidente della Giunta per una vicenda ormai diventata di livello nazionale». «Oggi è inutile parlare del passato – ha concluso – anche perché le responsabilità saranno accertate, ma oggi votare questa legge è nostro dovere».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha definito «una ennesima umiliazione per tutti i sardi assistere alla lotta delle donne barricate dentro le gallerie per difendere diritti sacrosanti, contro una politica dimostratasi incapace di dare una prospettiva ad Igea». «Servono soluzioni definitive – ha spiegato Rubiu – attraverso un meccanismo virtuoso e nuove risorse che possano far ripartire la società per mettere in moto un processo di normalità e di vero rilancio dell’azienda». L’agenzia, ha continuato il consigliere dell’Udc, «può essere una ipotesi solida, Igea e Regione avranno più margini di manovra, vogliamo che Igea abbia un ruolo attivo nelle bonifiche sotto il controllo pubblico perché la Sardegna ne ha bisogno in un quadro di trasparenza». «Piuttosto – ha osservato – il riferimento a passate eredità contenuto nella relazione non è chiaro, la questione non è tornare indietro di quattro anni o quindici anni, perché o siamo tutti colpevoli o tutti innocenti». «Il nostro voto sarà favorevole – ha concluso Rubiu – nonostante le speculazioni».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, in riferimento ad alcuni accenti polemici emersi nel corso della discussione dai banchi dall’opposizione, ha sottolineato come quello varato dalla Giunta sia un provvedimento “semplice” che “mette a disposizione 5 milioni di euro attraverso un fondo di rotazione da pagare con la Sfirs per garantire le retribuzioni arretrate ai lavoratori dell’Igea”.

«Il tutto significa – ha spiegato l’esponente della maggioranza – che chi prima ha gestito l’Igea non lo ha fatto nella maniera dovuta». Pietro Cocco ha inoltre sintetizzato le tappe di Igea, nata nel ’90 per fare le bonifiche e gestire patrimonio e siti minerari nell’Isola. «Igea – ha affermato il capogruppo dei democratici – non ha saputo svolgere i suoi compiti».

Cocco ha anche confermato il ruolo di Igea nel settore delle bonifiche dei siti minerari «che – ha dichiarato – devono essere fatte da una società pubblica.»

Il capogruppo Pd ha quindi rassicurato sulla presentazione di un piano di rilancio dell’Igea e ha ricordato l’esistenza di un piano di esodo per i lavoratori che riguarda 94 lavoratori. Oggi però – ha proseguito Pietro Cocco – diamo una risposta all’emergenza delle retribuzioni non pagate ai lavoratori. «Lo ricordo – ha concluso Cocco – a quei consiglieri che hanno governato per cinque anni e che hanno lasciato in eredità situazioni disastrose».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ribadito la richiesta avanzata dal suo gruppo perché il provvedimento su Igea e Carbosulcis fosse inserito in cima all’ordine del giorno dei lavori in Consiglio regionale.

L’esponente della minoranza ha definito “non risolutive” le disposizioni del Dl 155 pur riconoscendo che rappresentano un primo passo nel verso dei problemi dei lavoratori. «Siamo un’opposizione responsabile – ha dichiarato Pittalis – e non cerchiamo divisioni sulle emergenze del lavoro ma chiediamo che si proceda con un piano industriale adeguato per il rilancio del ruolo e delle funzioni di Igea». Il capogruppo di Fi ha ribadito la necessità di una soluzione definitiva per scongiurare il rischio di nuovi interventi dettati dalle emergenze.

Nella parte conclusiva del suo intervento, Pietro Pittalis, si è rivolto al presidente della Giunta: «Presidente Pigliaru – ha dichiarato Pittalis – sul lavoro, il disagio sociale e il precariato, Forza Italia è al fianco di chi pone in essere iniziative serie per dare risposte ai problemi dei sardi».

Al termine dell’intervento del capogruppo di Forza Italia, il presidente Ganau ha dato la parola al Presidente della Giunta per il parere al disegno di legge.

Pigliaru ha chiarito da subito che la decisione adottata dall’Esecutivo è una soluzione di emergenza per dare una risposta ai lavoratori Igea. «Si tratta di una soluzione pienamente legittima che non sottrae l’azienda ai suoi obblighi – ha detto il capo dell’Esecutivo – è un provvedimento di sostegno al reddito dei singoli lavoratori e non influenza negativamente il principio della libera concorrenza».

Il presidente della Regione ha poi evidenziato “il disordine” in cui si trovano le società partecipate, alcune delle quali create da una cattiva politica al fine della mera gestione del potere che oggi non hanno però nessun ruolo nel mercato.

«I dipendenti Igea non devono pagare questo disordine creato dalla politica – ha affermato Pigliaru – oggi si tratta di risolvere un problema contingente ma importantissimo: consentire ai lavoratori in grande difficoltà di ricevere gli stipendi arretrati». La Giunta in ogni caso lavorerà per consentire a Igea di procedere alle bonifiche dei siti minerari: «Ci sono difficoltà forti che speriamo di poter risolvere – ha assicurato Pigliaru – il nuovo commissario si sta muovendo con molta determinazione per recuperare i ritardi causati da una politica distratta». Il presidente ha poi ringraziato l’opposizione per il contributo dato in Aula e si è detto convinto che con un confronto franco e diretto si possano trovare altre buone soluzioni per la Sardegna.

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula all’unanimità. Subito dopo il Consiglio è passato all’esame dell’articolo 1. Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’art.1 che è stato approvato all’unanimità. Successivamente è stato votato l’articolo 2 e il relativo emendamento aggiuntivo che fissa l’entrata in vigore del provvedimento nel giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Articolo ed emendamento sono passati con 52 voti a favore e uno contrario. Ganau ha quindi messo in votazione il testo integrale della legge che è stato approvato con 52 voti a favore e uno contro.

Il presidente Ganau ha messo in discussione il secondo punto all’ordine del giorno: il DL 154 (Giunta regionale) “Piano di chiusura delle attività della Miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis S.p.a. – Decisione definitiva n. C (2014) 6836 della Commissione europea del 1° ottobre 2014 sull’aiuto di Stato n. S.A. 20867 (ex 2012/NN)”. Il presidente ha aperto la discussione generale e ha dato la parola a Luca Pizzuto (Sel). Il consigliere ha affermato “che o si sta dalla parte del lavoro o non ci si sta”. Pizzuto ha ricordato che «abbiamo ereditato una situazione del mondo del lavoro, attinente ai finanziamenti della Regione, disastroso». E ha ricordato l’intervento dell’attuale Giunta per risollevare le sorti dei lavoratori di Igea, con il Dl appena approvato, di Alcoa (oggi recuperata) e della Carbosulcis con un percorso  di chiusura che dà sicurezza ai lavoratori. Pizzuto ha annunciato che il gruppo di Sel sosterrà le due proposte e si impegnerà a dare risposte ai lavoratori.  

L’ex assessore dell’Industria, Alessandra Zedda (FI), ha evidenziato che «quando bisogna dare risposte ai lavoratori noi non abbiamo mai fatto mancare il nostro supporto, ma non abbiamo invece goduto dello stesso atteggiamento da parte dell’opposizione nella scorsa legislatura». Zedda ha ripercorso le tappe che hanno portata alla crisi della Carbosulcis, ricordando che il problema arriva da lontano, e ha imputato responsabilità alla Regione, ma anche allo Stato.  Zedda ha annunciato il voto favorevole per una «norma dovuta», che eviterà alla Regione di incorrere nella procedura di infrazione dell’Europa e consentirà di sostenere fino al 2027 tantissimi lavoratori e le loro famiglie. Zedda ha esortato il presidente della Regione a cercare di ottenere il maggior numero di finanziamenti possibili dallo Stato da destinare al rilancio del territorio del Sulcis Iglesiente.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sostenuto che con il provvedimento in esame «inizia un percorso giusto in continuità con un cammino avviato alcuni anni fa, nell’ambito di un progetto di chiusura programmata condiviso fra lavoratori, sindacati e Regione ed Unione europea». Si chiude un pezzo della storia industriale della Sardegna, ha ricordato Locci, «ma oggi non avevamo soluzioni diverse; confermiamo quindi il sostegno a questa legge raccomandando che non sia una soluzione temporanea ma si rafforzi nel tempo con una prospettiva forte già a partire, per quanto riguarda la Regione, dalla prossima finanziaria».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, rivolgendosi al consigliere Pizzuto, ha affermato che «il ragionamento politico è un divenire, democrazia significa aprirsi alla partecipazione del popolo sia su scelte economiche che istituzionali, in un percorso spesso non omogeneo segnato da grandi difficoltà». Le politiche del settore minerario in Sardegna, ha aggiunto Dedoni, «sono state inadeguate e poco partecipate, segno che la politica e la classe dirigente non riescono a mettersi in sintonia con la gente; bisogna recuperare una sensibilità nuova capace di offrire più fatti e meno parole».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «stiamo chiudendo l’ultima miniera di carbone d’Italia è non si tratta  di una questione romantica, perché nel tempo ci sono state responsabilità oggettive che hanno portato a questo risultato». «La vicenda della miniera di Nuraxi Figus – ha detto ancora Cocco – poteva andare diversamente con scelte più coraggiose anche industriali e tecniche ma ora siamo di fronte ad una scelta obbligata: piuttosto, dobbiamo concentrare il nostro impegno sulla creazione di un polo tecnologico sostenibile da punto di vista ambientale, sui diversi passaggi che accompagneranno questo processo, dalla chiusura nel 2018 fino al completamento dei piani di bonifica nel 2027». Ci sono insomma molte idee da mettere in campo, ha concluso il capogruppo del Pd, «e la Regione ha un ruolo importantissimo che dovrà esercitare con grande attenzione e competenza anche nelle scelte che riguarderanno il management della società, perché non ci possono essere uomini per tutte le stagioni».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al presidente della Giunta. Il presidente Francesco Pigliaru ha sottolineato in apertura del suo intervento l’importanza del Dl 154 che fa parte – ha spiegato il capo dell’Esecutivo – del piano Carbosulcis. «Facciamo la nostra parte – ha dichiarato il presidente della Regione – e creiamo le condizioni perché il percorso di chiusura delle attività della miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis Spa (così come richiesto dalla Commissione Europea) avvenga con il minor danno possibile per i lavoratori».

Pigliaru ha quindi confermato la volontà di procedere così come concordato nell’apposito piano ed ha annunciato l’incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, in programma domani (giovedì 4 dicembre) a Cagliari sui temi dell’Igea, Piano Sulcis e sulle altre vertenze aperte in Sardegna.

A conclusione delle dichiarazioni del presidente della Giunta, il presidente del Consiglio ha concesso la parola per le dichiarazioni di voto ai consiglieri Pizzuto (Sel), Truzzu (Fdi-Sardegna), Rubiu (Udc) e Arbau (La Base-Sardegna Vera) che hanno dichiarato voto favorevole al Dl 154.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula. Si è proceduto, dunque, con la votazione dell’articolo 1) “Approvazione  del Piano di chiusura della miniera di Nuraxi Figus” che è stato approvato con votazione elettronica (52 presenti, 51 votanti e 51 voti favorevoli), quindi dell’articolo 2) “Copertura finanziaria” che è stato approvato con 51 votanti e 51 voti favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 1, presentato da tutti i capigruppo del Consiglio (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che così recita: “La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (Buras)”. L’Aula ha dato il via libera all’unanimità (51 votanti e 51 favorevoli) all’emendamento aggiuntivo all’articolo 2 e sempre con votazione unanime sono stati approvati gli allegati A) e B) al testo di legge.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la votazione finale ed ha proclamato l’approvazione del Dl 154 con 51 votanti e 51 voti a favore.  (am)

Successivamente il Consiglio è passato all’esame della proposta di legge n. 139/B “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti)”.

Il testo introduce alcuni correttivi alla legge approvata nei mesi scorsi e impugnata dal Governo davanti alla Corte Costituzionale perché ritenuta contrastante con le norme europee sulla libera circolazione delle merci e sulla libera concorrenza.  Il primo firmatario Luigi Lotto, presidente della Commissione Attività Produttive, ha spiegato l’obiettivo primario della legge n.16/2014:  creare un marchio di qualità per la valorizzazione dei prodotti sardi. «Quella legge era stata licenziata all’unanimità dal Consiglio – ha ricordato Lotto – la Giunta aveva impostato una procedura presso l’Unione Europea per l’approvazione del marchio di qualità. Il Governo ha impugnato la legge contestando l’iniziativa perché andrebbe contro le normative europee sulla libera concorrenza. Noi abbiamo voluto creare un marchio che valorizzasse sistemi produttivi certificati per promuovere valori e tradizioni del mondo agricolo sardo». Il presidente della Quinta Commissione ha poi ricordato all’Aula che in Italia altre regioni si sono dotate di un marchio di qualità. Alcuni progetti sono andati in porto, altri hanno subito le contestazioni del Governo. «Non sono in grado di sapere quale sarà il destino finale della nostra legge – ha affermato Lotto – c’è però una scelta politica di fondo fatta dal Consiglio all’unanimità per porre le basi che consentano al mondo agricolo sardo di creare sviluppo economico». Lotto ha poi spiegato che con la proposta in discussione saranno corretti solo alcuni passaggi obiettivamente suscettibili di rilievi, mentre sarà mantenuto l’impianto della legge 16 e difesa l’idea della Regione di creare un marchio di qualità per valorizzare i propri prodotti tipici. “Ad altre Regioni è stato consentito – ha proseguito Lotto – come Regione Autonoma non possiamo accettare supinamente che il Governo e la Corte lascino in piedi le leggi di altre regioni cassando la nostra». In mattinata la Quinta Commissione aveva respinto la proposta del presidente del Gruppo “Sardegna” Modesto Fenu che chiedeva di non procedere ad alcuna modifica della legge regionale n.16 impugnata dal Governo. «Abbiamo deciso in sintonia con gli uffici di procedere ad alcune modifiche senza rinunciare all’impianto di fondo – ha concluso Lotto – siamo convinti che la creazione del marchio di qualità per i prodotti sardi sia un’operazione pienamente legittima».

Ha poi preso la parola il leader dell’Uds Mario Floris che ha chiesto di ritirare la sua firma dal progetto di legge. «Pensavo che ci fossero state delle interlocuzioni con il Governo nazionale – ha detto l’ex presidente della Regione – questa proposta introduce invece delle modifiche per i rilievi del governo. Fino a questo momento abbiamo difeso la nostra specialità con ricorsi e contestazioni, ora ci stiamo rimangiando tutto». Floris ha poi invitato Giunta e Consiglio a riappropriarsi del ruolo di capofila tra le regioni a statuto speciale: «Oggi ci adagiamo sulle decisioni di altri – ha affermato Floris – eppure la Sardegna è stata la prima regione al mondo a dotarsi di un testo unico sull’agricoltura». Il consigliere di minoranza ha quindi concluso il suo intervento sollecitando una difesa più forte delle tipicità sarde in modo da evitare l’invasione dei prodotti provenienti dall’estero.

Il presidente ha poi dato la parola al vice presidente della commissione Attività produttive, Luigi Crisponi (Riformatori sardi), il quale ha evidenziato il lavoro fatto dal parlamentino nell’analisi delle richieste fatte dal governo. Crisponi si è detto dispiaciuto nel rinunciare a parti importanti della legge, approvata ad agosto, come il contrassegno, la dicitura prodotto in Sardegna e sulle sanzioni, «ma dobbiamo soggiacere» a causa dei regolamenti comunitari. Il consigliere ha ricordato che la Regione Sardegna ha passato, però, indenne il controllo dell’Unione europea sul marchio di qualità e di origine dell’artigianato di qualità della Sardegna, utilizzando il marchio Isola. «Questo impone una riflessione della commissione». Crisponi ha concluso dichiarando «inevitabile assicurare, per adesso, il voto favorevole».

Per Mario Tendas (Pd) probabilmente c’è stato qualche errore a livello procedurale sul marchio collettivo di qualità. Il consigliere ha richiamato la sentenza della Corte Costituzionale 66/13 relativamente ai marchi di qualità regionali in cui viene affermato che “introdurre un marchio «regionale» di qualità può indurre il consumatore a preferire prodotti contrassegnati da tale marchio rispetto ad altri similari, producendo, quantomeno indirettamente o in potenza, effetti restrittivi sulla libera circolazione delle merci”. Tendas ha ricordato anche l’esperienza della Puglia, che ha allargato l’utilizzo del marchio ai soggetti operanti nell’Unione europea che rispettino determinati principi di qualità. Un’iniziativa, secondo l’esponente della maggioranza, da approfondire in Commissione. Il consigliere del Pd ha esortato l’Aula ad approvare la legge che «consente di salvare il salvabile».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia)  si è detto dispiaciuto del fatto che «la legge sia sotto lo schiaffo dell’avvocatura dello Stato pur essendo il frutto di un lavoro importante cui hanno contribuito maggioranza e opposizione». Con le modifiche che stiamo apportando, ha continuato Tedde, «si è deciso di salvare il bambino buttando l’acqua che comunque non è sporca ed è evidente che da parte del Governo c’è stato un eccesso di zelo: dal punto di vista tecnico stiamo facendo una operazione abbastanza marginale ma sul piano politico va denunciato l’atteggiamento del Governo che si concentra su atti formali e non guarda alla sostanza, dato che la legge non vuole violare i principi della libera concorrenza ma richiamare l’attenzione dei consumatori sul nostro marchio di qualità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha operato una distinzione. Da una parte, ha sostenuto, «c’è un percorso di tecnica legislativa che porta al rispetto delle norme sovra ordinate nazionali ed europee ma, dall’altro, c’è poi un aspetto che riguarda la politica su cui c’è molto da dire». Il nostro obiettivo, ha spiegato, «è quello di promuovere la qualità dei nostri prodotti; in altre parole mangia sardo e compra sardo lo possiamo e lo dobbiamo dire, vogliamo avere uno strumento di promozione forte ed efficace e per questo abbiamo due strade, prodotti con marchio di qualità più un marchio qualità Sardegna che verrà regolato dai disciplinari di produzione delle varie filiere».

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera), in apertura, ha espresso dispiacere per la posizione del consigliere Floris che ha ritirato firma, «fermo restando che rilievi del Governo non sono del tutto condivisibili soprattutto in materia di concorrenza sleale». La politica, però, ha continuato Manca, «è mediazione, il legislatore deve governare il territorio con norme che consentano agli operatori economici di lavorare con dignità e non ci possiamo arroccare sulle nostre posizioni». Oggi, ha detto ancora, «dobbiamo salvaguardare l’impianto della legge e lavorare sui marchi di qualità, utilizzando anche il meglio di altre esperienze con riferimento a marchi di società private». Forse non è la migliore legge possibile, ha concluso il consigliere, «ma è l’inizio di una strada nuova che ci può portare a risultati migliori nel futuro, un segnale che inverte la tendenza e che si potrà ulteriormente consolidare con la programmazione dei fondi Por 2014 – 2020 che consentiranno di intervenire positivamente sulle nostre filiere».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito l’approvazione della legge n. 16 dello scorso 7 agosto “una bella pagina della Legislatura” e un “buon esercizio di un pezzo di quella sovranità tanto sbandierata”. Carta ha quindi dichiarato di considerare “un attacco alla Sardegna” la decisione del governo di impugnare la legge 16 dinanzi alla Corte costituzionale, perché – ha aggiunto il consigliere della minoranza – la potestà legislativa in materia di agricoltura e foreste è garantita dall’articolo 3 dello Statuto di Autonomia. «Ma Renzi – ha attaccato  il rappresentante sardista – della nostra Specialità se ne frega e non si può dunque accettare la decisione del governo procedendo con l’approvazione del Dl 139».

A giudizio di Carta, il Consiglio regionale non deve infatti modificare il testo della legge 7 agosto 2014 sul marchio dei prodotti agroalimentari ma “andare fino in fondo, fino al giudizio dinanzi della Corte costituzionale”. «Conduciamo la nostra battaglia per difendere la nostra specialità oppure saremo complici del governo nazionale», ha insistito Angelo Carta, che si è rivolto alla componente indipendentista e sovranista della coalizione del centrosinistra, perché incalzino la maggioranza per un’azione più coraggiosa e incisiva.

Il consigliere del Psd’Az ha concluso annunciando il ritiro della firma al Dl 139 ed ha preannunciato il voto contrario al testo che modifica la legge 16 approvata in Consiglio lo scorso 7 agosto.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha ribadito l’opportunità di procedere con l’approvazione del Dl 139 che – a giudizio del presidente della Quinta commissione –modifica quelle parti della legge 16/2014 che sono a rischio di bocciatura dinanzi alla Corte costituzionale. «Il nostro obiettivo – ha dichiarato Lotto – è salvaguardare la possibilità per la Regione di gestire il proprio marchio attraverso gli appositi disciplinari di produzione».

Luigi Lotto si è detto sicuro che senza le modifiche contenute nel Dl 139 la legge, che istituisce il marchio Sardegna, per i prodotti dell’agroalimentare sarà bocciata dalla Corte costituzionale. (am)

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha difeso l’impianto della legge n.16. «Quel testo per il quale oggi si presenta una proposta di modifica – ha detto Rubiu – era una legge condivisa, la sintesi perfetta delle proposte di maggioranza e opposizione. Per questo siamo contrari ai correttivi».  Rubiu ha poi chiesto all’Aula di prendere in considerazione l’emendamento alla legge presentato insieme al consigliere Modesto Fenu con il quale si affida la gestione del marchio ad un soggetto terzo di diritto privato. «In questo modo si difenderebbero i nostri prodotti tipici e si impedirebbe ad aziende non sarde di produrre e commercializzare con il marchio Sardegna». Rubiu ha quindi annunciato il proprio voto contrario in caso di mancato accoglimento dell’emendamento proposto.

Efisio Arbau, presidente del Gruppo “Sardegna Vera” ha sottolineato il nuovo spirito identitario presente in Sardegna da cui è nata l’esigenza di creare un marchio di qualità. «Questo – ha detto Arbau – sta consentendo a molte aziende di presentarsi con orgoglio nei mercati nazionali ed internazionali. Oggi però c’è l’esigenza di portare a casa un risultato positivo». Arbau ha messo in evidenza l’obbligo del legislatore di individuare strumenti e iniziative buone per tutti. «Gli strumenti da noi votati – ha proseguito il capogruppo di Sardegna Vera – sono stati ritenuti illegittimi dal Governo. Oggi abbiamo il dovere di fare i buoni legislatori e ottenere il miglior risultato possibile».

Rivolgendosi al consigliere Mario Floris, Arbau ha chiesto se si vuole davvero fare una battaglia per la creazione dello Stato sardo. «Noi siamo pronti a sostenere questa battaglia – ha concluso Arbau – altrimenti sventolare la bandierina solo sul dettaglio ci porta a prendere schiaffi dalla Corte Costituzionale». (Psp)

Il presidente del gruppo Sardegna, Modesto Fenu, ha affermato di essere dispiaciuto nel sentire consiglieri che paragonano la Sardegna a regioni come la Puglia non a Statuto speciale. «Noi siamo chiamati qui oggi non per assecondare quello che ci viene chiesto dal Governo ma per difendere l’autonomia, i diritti e le aspettative delle aziende agroalimentari sarde». Fenu ha ricordato che «il divario tra le esportazioni e importazioni ammonta a 2 miliardi e mezzo di euro», e che se si riuscisse a incidere almeno del 40 per cento si porterebbe un incremento di fatturato per le nostre aziende di oltre un miliardo di euro.

L’avvocatura dello Stato ci offende, ha affermato, perché hanno utilizzato diversi comportamenti con altre regioni non sono state e perché chiunque così potrà avere il marchio. «E non è un caso che ci chiedono di inserire il regolamento 207 del 2009» ha aggiunto Fenu, «significa che noi non possiamo intervenire neanche con i disciplinari di produzione». Per l’esponente della minoranza bisogna approvare un testo che difenda la Sardegna e gli interessi delle aziende sarde e non comportarci sempre come una colonia. Fenu ha ricordato che il Regolamento CE 1169 del 2013 non solo non impedisce di creare il marchio, «ma ce lo chiede». «Non è possibile che dobbiamo sempre essere figli di un Dio minore. Non è possibile accettarlo. Non posso votare questa legge», ha concluso Fenu.

Emilio Usula (Rossomori), capogruppo di Soberania e Indipendentzia, ha annunciato: «Voterò a favore di questa legge anche con un po’ di mal di pancia. Tutte le strade che portano alla promozione dei nostri prodotti devono essere percorse. La legge approvata all’unanimità ad agosto – ha continuato – va vista in questa direzione e l’impugnazione del Governo dimostra che stiamo andando nella direzione giusta». Usula ha affermato che la Roma ci sono forze che rispondono agli interessi della grande distribuzione che si vede minacciata da questo tipo di legge. «Dobbiamo difendere il nostro prodotto agricolo sardo e con i disciplinari saremo in grado di farlo». (eln)

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi, a nome della Giunta, ha affermato che «le modifiche proposte sono corrette e vanno sostenute, perché affermano la volontà della Sardegna di sostenere i suoi prodotti, decisione fortemente attesa dagli operatori del settore che punta a distinguere il prodotto sardo e difenderlo da una concorrenza molto aggressiva». L’impugnativa del Governo, ha precisato, «punta ad interrompere questo cammino virtuoso; per il futuro, comunque, niente ci vieta di effettuare interventi successivi per connotare meglio i nostri prodotti attraverso l’iniziativa delle imprese private, oggi dobbiamo andare avanti nella tutela della nostra agricoltura».

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che l’Aula ha approvato. Successivamente, il Consiglio ha approvato l’art.1 (36 favorevoli, 4 contrari), l’art. 2 (36 favorevoli, 4 contrari e 3 astenuti) e l’art. 3 (35 favorevoli e 4 contrari).

Nella discussione generale dell’art.4 sono intervenuti i consiglieri Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca), Luigi Lotto e Roberto Deriu (Pd).

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca) ha sottolineato che, con l’articolo in esame, «si cancella la concessione esclusiva del marchio ad imprese che hanno sede in Sardegna, quindi si dà la possibilità ad imprese del territorio nazionale di confezionare nostri prodotti ottenendo per giunta il nostro marchio, distorsione che non è possibile correggere con i disciplinari».

Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che «quando venne introdotta questa modifica lo si fece per difendere la visione unitaria della legge, superando i rilievi degli uffici che avevano avvertito sulla possibilità di una censura; il cuore della legge è l’art.22, che prevede l’obbligo di indicare il luogo in cui i prodotti vengono confezionati in base a precisi disciplinari dove vengono, al consumatore la scelta finale, a noi il compito di dare valore a questo aspetto della legge».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha detto che «la mente mi porta a sostenere l’approvazione della legge ma il cuore mi porterebbe a sostenere le ragioni dell’autonomia, senza dimenticare che proprio la prima legge della Sardegna venne rimandata indietro dal Governo e la Sardegna la riapprovò». La vera scelta, ha sostenuto, «è invitare i consumatori a orientarsi su prodotti sardi perché si può essere autonomisti credendo nel mercato e nella concorrenza leale: noi, difendendo l’origine del prodotto, facciamo un passo avanti anche se vorremmo fare qualcosa di più, fermo restando che la riflessione politica su come esprimere la nostra autonomia rimane tutta».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’art.4 che è stato approvato con 37voti favorevoli e 4 contrari.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu, ha confermato le critiche alle disposizioni contenute nella Pl 139 ed ha ribadito che le modifiche proposte alle legge regionale n. 16 non tengono conto delle prerogative statutarie in materia di agricoltura e foreste. «A ciò si aggiunga – ha concluso l’esponente della minoranza – che all’articolo 5 della Pl 139 si lascia intendere che i disciplinari di produzione debbano avere una sorta di parare preventivo da parte del ministero».

Il presidente del Consiglio, non avendo altri iscritti a parlare a posto in votazione l’articolo 5 “Modifiche all’articolo 19 (Disciplinare di produzione) della legge regionale n. 16 del 2014” che è stato approvato con 33 voti favorevoli, 11 contrari, su 44 votanti. Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’articolo 6), al quale è stato presentato l’emendamento aggiuntivo n. 1 (Fenu-Rubiu), e il presidente del Consiglio ha invitato i presentatori ad indicare la copertura finanziaria. Il consigliere Fenu (Zona Franca-Sardegna) ha indicato l’Upb è specificato che la copertura finanziaria prevista è pari a 50mila euro. Modesto Fenu ha quindi proseguito il suo intervento denunciando che con l’approvazione della Pl 139 di fatto si impedisce la valorizzazione attraverso l’apposito marchio dei prodotti dell’agroalimentare sardo per quelle produzioni con ingrediente principale sardo. Fenu si è detto convinto che al marchio Sardegna possa applicarsi il regolamento Ue 1169/2011 che consente alla Francia di tutelare e valorizzare i prodotti delle produzioni agricole.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha ricordato come l’ipotesi del marchio collettivo a gestione privata sia stato in realtà cassato dall’Unione europea nel 2002, in riferimento ad un’iniziativa condotta in tal senso dalla Germania.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha espresso il parere contrario della commissione Quinta e la Giunta, con l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato di rimettersi al parere della commissione.

Il consigliere Fenu (Zona Franca-Sardegna) è intervenuto per dichiarazione di voto ed ha invitato il Consiglio a riflettere sul fatto che le modifiche alla legge 16, attraverso quanto previsto nella Pl 139, si tradurranno in una penalizzazione per la Sardegna e avranno come risultato che “i culurgiones prodotti con la fecole di patate olandesi avranno il marchio dei prodotti sardi”.

Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha annunciato il voto contrario all’emendamento Fenu-Rubiu ma ha sottolineato come in sede di discussione in commissione si è dichiarata la disponibilità ad affrontare il tema del marchio collettivo a gestione privata.

Il consigliere del gruppo Soberania&Indipendentzia, Piermario Manca, ha sottolineato la disponibilità al confronto dichiarata in tal senso dall’assessore Falchi.

Il consigliere di Sel, Eugenio Lai, ha evidenziato come il compito principale del Consiglio regionale sia quello di concludere il percorso normativo segnato dalla legge 16 del 7 agosto 2014 e che ha registrato il favore di agricoltori e allevatori in Sardegna.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato il favore alla proposta avanzata da Fenu e Rubiu per il marchio collettivo a gestione privata.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’articolo 6 “Abrogazioni” che è stato approvato con 38 voti a favore e 5 contrari, mentre l’emendamento aggiuntivo n. 1 (Fenu-Rubiu) non è stato approvato (42 votanti, 11 favorevoli e 31 contrari). Approvato con 40 favorevoli e 3 contrari l’articolo 7 “Entrata in vigore”, il presidente Ganau ha dichiarato aperta la votazione finale del testo di legge e ne ha quindi proclamato l’approvazione: 43 votanti, 39 favorevoli e 4 contrari.

L’Aula è poi passata all’esame di due mozioni, una della maggioranza e una dell’opposizione, sulla revisione delle esenzioni Imu sui terreni agricoli introdotta dal Governo nazionale. La prima mozione è stata illustrata da Antonio Solinas, presidente della Commissione Urbanistica e primo firmatario del documento.

Solinas ha evidenziato i pericoli del decreto interministeriale n.66/2014, convertito in legge lo scorso 23 giugno, con il quale si cancellano le esenzioni Imu per i terreni agricoli finora assicurate alle aree montane, collinari e svantaggiate lasciandole in vigore solo per i centri situati ad oltre 600 metri di altitudine sul livello del mare. «Se applicato – ha detto Solinas – questo provvedimento metterebbe a rischio le già asfittiche casse dei comuni sardi e impedirebbe di rispettare il principio del pareggio di bilancio».

Secondo il primo firmatario della mozione, la decisione del Governo, oltre a penalizzare i comuni, arrecherebbe un colpo mortale all’intero comparto agricolo della Sardegna. «Per questo – ha concluso Solinas – si chiede l’impegno della Giunta regionale a sostegno del mondo delle campagne e degli enti locali per scongiurare i rischi per i loro bilanci derivanti dalla revisione dalle esenzioni Imu sui terreni agricoli.

Pietro Pittalis (capogruppo Forza Italia Sardegna) ha illustrato la mozione n. 96 di cui è primo firmatario. Non basta approvare un  ordine del giorno – ha detto – bisogna intervenire a livello parlamentare. Il capogruppo di Forza Italia ha detto che l’iniziativa di predisporre un ordine del giorno bipartisan è lodevole  ma non basta. Il problema è far svegliare i parlamentari della Sardegna per far valere le nostre  prerogative. Questo onere di 18 milioni e 500 mila euro non può gravare sul bilancio dei comuni e del comparto agricolo. Eugenio Lai (Centro democratico Sardegna) ha parlato di “mannaia” per il nostro mondo agricolo e di “fuga” dello Stato davanti alle proprie responsabilità. Per Lai è necessario aprire  una vertenza Sardegna e un confronto continuo con il governo nazionale.

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha messo l’accento sul fatto che il provvedimento del governo colpisce un settore, come quello agricolo, che stava mostrando timi segnali di ripresa. La Sardegna, ha aggiunto, «è la Regione che paga di più perché ha un altimetria media molto bassa e la maggioranza dei Comuni ricade in una fascia che non potrà godere di nessuna esenzione». Nella nostra Regione inoltre, ha detto ancora Manca, «esistono caseggiati di grandi dimensioni per immagazzinare grandi quantità di prodotti come i cereali, che sarebbero ulteriormente penalizzati; in definitiva, siamo davanti a un colpo mortale per la nostra agricoltura, che si potrebbe evitare semplicemente ritornando al concetto di altimetria media eliminando il legame fra l’imposta e la posizione della casa comunale».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Itaila) ha affermato che, con il provvedimento del Governo sull’Imu, «si sta gettando nella disperazione tutta l’agricoltura sarda». Sul piano istituzionale, secondo Cherchi, «viene completamente ribaltata la situazione precedente in base alla quale la Regione sarda poteva azzerare l’impatto dell’Imu sui terreni agricoli, considerando tutta la Sardegna zona svantaggiata; ora invece la competenza passa allo Stato con gli effetti che conosciamo». A parte il criterio assurdo di legare l’imposizione alla sede legale del Comune, ha concluso Cherchi, «chiediamo che il presidente e  l’assessore si trasferiscano a Roma fino alla soluzione del problema».

Il capogruppo dei Riformatori Sardi Attilio Dedoni ha rivendicato in Aula la decisione di presentare insieme ai colleghi del centrodestra una mozione per arrivare poi alla predisposizione di un ordine del giorno unitario. «Gli agricoltori non possono essere trattati in questo modo – ha detto Dedoni – questo decreto sulle esenzioni Imu per i terreni agricoli è l’ennesimo attacco all’autonomia sarda. Dal Governo abbiamo ricevuto piccoli contentini, per il resto solo tasse e penalizzazioni».

Angelo Carta (Psd’Az) ha auspicato un’azione forte nei confronti del Governo che domani sarà rappresentato in Sardegna dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Del Rio. «Ho firmato l’ordine del giorno unitario consapevole che non cambierà le sorti dei comuni sardi ma servirà per ribadire a Roma che non siamo disposti a continuare a subire penalizzazioni». Carta ha poi annunciato, come sindaco di Dorgali, l’intenzione di trasferire la sede legale del suo comune a 800 metri di altitudine per poter continuare a beneficiare delle esenzioni Imu.

L’ordine del giorno è stato condiviso dalla giunta. Siamo fortemente preoccupati – ha detto l’assessore all’Agricoltura – dall’impatto che questo provvedimento avrà sui nostri territori. Questo provvedimento deve essere rivisto.

Il Consiglio ha poi messo in votazione un ordine del giorno firmato da tutti i capigruppo. Questo ordine del giorno impegna la giunta regionale a mettere in campo tutte le azioni necessarie per difendere le prerogative della Regione e le norme approvate in ragione della propria autonomia, a tutelare gli Enti locali della Sardegna rispetto ai rischi derivanti per i loro bilanci dalle modalità di applicazione della revisione delle esenzioni Imu sui terreni agricoli e a sostenere il mondo agropastorale sardo di fronte ad un provvedimento che, se applicato, aggraverà la situazione di pesante crisi che attraversa il settore. L’ordine del giorno è stato approvato. Il Consiglio è stato convocato a domicilio.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge 72 “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione” e gli emendamenti nn. 4, 5, 7, 131, 129, 134, 135, 136, 137, 138. L’Aula ha anche approvato tre ordini del giorno: “Sull’equiparazione giuridica e retributiva del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito ai sensi dell’art. 12 della legge regionale 9/2000”, “sull’opportunità di affrontare e definire tutte le situazioni relative al personale del sistema Regione” e “sulla Croce Rossa italiana”.

Al mattino, la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti al Disegno di legge 72/A – Giunta regionale – Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sul titolo e non essendoci iscritti a parlare ha messo in votazione l’emendamento n.50 col parere negativo del relatore Salvatore Demontis (Pd) e dell’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro, a nome della Giunta; l’emendamento è stato respinto con 29 voti contrari e 14 favorevoli. Successivamente l’Aula ha approvato il titolo della legge.

Al termine dello scrutinio, il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 01 “Modifiche all’articolo 1 della legge regionale 31 del 1998 (Ambito di applicazione)”.

Il consigliere Mario Floris (gruppo Sardegna) ha comunicato la sua decisione di non presentare emendamenti perché, ha spiegato, «si tratta di una legge che non chiude alcun ciclo, anzi apre la strada alla ripetizione di quanto accaduto nella Regione negli ultimi 30 anni». «La sfida che abbiamo di fronte – ha sostenuto – è quella di conciliare le istanze dei dipendenti della Regione con i cambiamenti della società e non partiamo da zero, c’è stato un lungo confronto ed il lavoro di uno specifico tavolo tecnico, abbiamo quindi un quadro normativo solido su cui operare ma resta aperto il problema del rapporto fra politica e burocrazia». Il compito della politica, ha detto Floris, «è dettare obiettivi, indirizzi, controllare sul raggiungimento dei risultati per creare una Regione di eccellenze politiche e professionali, superando la errata convinzione di molti politici di essere al potere in eterno». Il nuovo modello di Regione  che dobbiamo perseguire, secondo il consigliere, «presuppone non solo la riforma dell’organizzazione della macchina amministrativa ma anche un nuovo Statuto, una nuova legge elettorale, una legge statutaria, un nuovo rapporto con Enti locali, con lo Stato e l’Europa, c’è poi l’esigenza di coordinare la riforma rispetto alle modifiche del Titolo V della Costituzione e della nuova normativa in materia di lavoro». «Se non saremo capaci di fare questo – ha concluso – consumeremo il nostro tempo in una sarabanda che non merita di essere considerata».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha sottolineato la grande attenzione sulla legge nell’opinione pubblica al di là degli addetti ai lavori, precisando però che «il provvedimento non si propone come legge sul personale della Regione ma è un primo passo importante sulla riorganizzazione della macchina burocratica che introduce alcuni concetti nuovi come il sistema regione e la stretta relazione fra esecutivo e burocrazia». «I temi del personale e del trattamento di settore – ha chiarito Deriu – sono state in questa fase accantonate perché devono confluire in un provvedimento specifico; il fatto di essere partiti da un intervento di modifica della legge 31 ha indotto molti in un equivoco,in realtà la commissione ha introdotto alcuni miglioramenti frutto di un clima di collaborazione fra maggioranza ed opposizione e del confronto aperto fra due posizioni culturali». «L’obiettivo comune – ha concluso Deriu – è quello di lavorare per ricostruire un disegno che riporti al centro la capacità dell’amministrazione di essere incisiva nella realtà sociale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definto la legge una operazione con cui si è voluto «concentrare l’attenzione sull’idea di fondo di una riforma che incide sull’organizzazione, anche se forse si è voluto accelerare troppo». «In commissione – ha poi ricordato, – si è lavorato in modo molto duro, con la maggioranza che apparentemente ha tenuto una posizione rigida anche se, nei fatti, anche l’opposizione ha potuto contribuire alla costruzione del testo». Secondo l’esponente di Forza italia, «il tema centrale nel dibattito della pubblica amministrazione è il rapporto fra politica e burocrazia e in questo si inserisce positivamente il nuovo sistema di valutazione della dirigenza, ma il quadro sanzionatorio indicato fa capire che difficilmente arriveranno risultati concreti, perché ciò che limita il dirigente è la paura di non far ricadere le proprie azioni nell’ambito dell’interesse pubblico». La vera questione, a giudizio di Tunis, «è coinvolgere le strutture apicali nella mission dell’azione politica, ed intervenire sull’elemento motivazionale».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha messo in luce la novità rappresentata dall’introduzione del sistema regione, che «incide profondamente sia sulla mobilità che sulla valutazione della performance». La mobilità, in particolare, consentirà a parere di Demontis «una vera integrazione con Enti ed Agenzie rendendo possibile la mobilità larga, un risparmio di risorse, una migliore possibilità di scelta delle diverse figure professionali, dando vita ad una Regione regista». Il disegno di legge della Giunta, ha detto infine il consigliere del Pd, «apre la strada alla modifica della macrostruttura con la revisione legge 1 che va certamente cambiata laddove suddivide gli assessorati secondo uno schema tipico degli anni ‘90 molto rigido e superato nei fatti, ed orientata verso risultati ed obiettivi».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha parlato di una «legge di organizzazione ma non ancora di una vera e propria riforma con alcune cose condivisibili, con particolare riferimento all’idea di delegificare attribuendo alla Giunta il potere di organizzare la macchina regionale per realizzare il programma di mandato». Nella realtà, tuttavia, secondo Truzzu accade molto spesso che «gli obiettivi non sono chiari a causa di contrasti fra esecutivo, maggioranza e personale e sullo sfondo resta il divario forte fra elaborazione ed attuazione delle idee, il personale non è un esercito senza forma e senza confini, deve essere ben guidato e ben diretto, coinvolto nelle azioni che si intendono fare».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «tutti si sono spesi in una legge che rappresenta una opzione organizzativa in cui si parla anche di rapporti di lavoro del personale, allargando il perimetro con un percorso singolare che inizia stranamente modificando la 31anticipando un pezzo della riforma che avrebbe richiesto un vero chiarimento delle questioni aperte nell’ottica complessiva di una riforma organica della Regione». «Una riforma – ha spiegato Solinas – che deve prevedere fra l’altro le nuove competenze della Giunta, del Presidente e la riduzione degli assessorati in linea con la riduzione dei consiglieri e delle commissioni, mentre qui si è cominciato dalla fine con il personale che dovrebbe essere in stretto rapporto con gli organi di governo». Dopo aver lamentato che una sua proposta di legge sulla stessa materia non è stata accorpata al disegno di legge in esame, Solinas ha concluso affermando che «il testo contiene alcuni spunti interessanti alcuni spunti interessanti sul sistema regione, il sistema autonomie ed il sistema di valutazione della dirigenza, ma prima andava fatta la legge statutaria e poi, a cascata, bisognava operare sull’ assetto organizzativo, così si è fatta una anticipazione che fa perdere organicità».

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione e ha messo in votazione gli emendamenti. L’articolo 01 “Modifiche all’articolo 1 della legge regionale n. 31 del 1998 (Ambito applicazione)” è stato approvato con 31 voti favorevoli e 20 contrari.

Sull’articolo 01 e sugli emendamenti sono intervenuti più volte Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Mario Floris (Uds), Michele Cossa (Riformatori sardi), e il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), il quale ha spiegato all’Aula che il Dl nasce dall’urgenza di intervenire verso l’omogeneizzazione del comparto Regione, poi successivamente dovranno essere risolte le grandi differenze contrattuali ed economiche all’interno del comparto.

Il presidente ha, quindi, aperto la discussione sull’articolo 1 “Inserimento dell’articolo 8 bis nella legge regionale n. 31 del 1998 (Valutazione della dirigenza)” e sugli emendamenti.

Il primo iscritto a parlare è stato Salvatore Demontis (Pd), il quale ha subito spiegato che «l’articolo 1, insieme con l’emendamento 130, è l’articolo di maggior rilievo del disegno di legge». «Stiamo proponendo l’attuazione della legge 150/2009 e prevedendo l’istituzione dell’organismo di valutazione». Per Demontis il mancato recepimento delle linee di mandato è la non coincidenza degli obiettivi tra classe politica e classe gestionale. La classe politica deve dare gli obiettivi di mandato, ha continuato, e deve valutare durante tutto l’anno il raggiungimento di tali obiettivi strategica. Questo è il compito della politica. «Ora i dirigenti verranno valutati non da organismi interni all’amministrazione ma dall’Oiv, e solo se la valutazione sarà positiva si potrà corrispondere la parte economica legata agli obiettivi raggiunti». Demontis ha anche evidenziato che  il “ciclo delle performance” stabilisce anche delle responsabilità per i risultato non raggiunti.

Per il consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, con questa riforma si stanno soltanto colmando alcuni vuoti normativi della legge 31, come la valutazione dei dirigenti, «ma sarà difficile fare tali valutazioni perché si opera in una macchina scollegata». «Credo si debba intervenire – ha proseguito Zedda – su un’armonizzazione delle valutazioni tra Regione ed enti. Non ci possono essere dirigenti di serie A e di serie B, devono raggiungere gli obiettivi ma devono essere messi nelle condizioni di farlo». Per l’esponente azzurro manca ancora molta strada per poter valutare le performance nei tempi utili e si rischia di penalizzare i dirigenti che hanno raggiunto i risultati previsti. D’accordo con la collega anche Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), il quale ha proposto l’inserimento di una clausola di salvaguardia per garantire i dirigenti, con l’applicazione del contratto di lavoro, nel caso in cui la valutazione non venga data nei tempi previsti. «L’articolo 1 è molto importante – ha affermato Truzzu – perché permette di equiparare i principi di valutazioni in base alla legge Brunetta, legge che, se fosse stata applicata nella sua interezza, avrebbero consentito di avere delle amministrazioni più efficienti». Sulla valutazione dei dirigenti Truzzu ha detto di essere d’accordo nel merito, ma nel metodo ha stigmatizzato ancora una volta l’utilizzo di un emendamento completamente sostitutivo, che «rende difficile lavorare e si rischiano pasticci».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Stefano Tunis: «Stiamo compiendo un atto dovuto, ma ricorrere a valutazioni esterne, vuol dire che c’è una carenza nella nostra organizzazione interna, ed è un elemento di debolezza».

Per Tunis quella in esame è una riforma di destra, perché nell’utilizzo della risorsa umana si punta al raggiungimento dell’obiettivo e ha consigliato alla Giunta e alla maggioranza di accettare i suggerimenti dell’opposizione per attenuare questo aspetto destrorso della riforma.

Il presidente del Consiglio ha quindi invitato il relatore di maggioranza a formulare il parere su tutti gli emendamenti. Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato il parere favorevole soltanto per l’emendamento n. 130 e contrario per tutte le altre proposte di modifica.

L’assessore del Personale, Gianmario Demuro, ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello del relatore.

Il presidente del Consiglio ha dunque posto in votazione gli emendamenti n. 12, 73 e 152 che non sono stati approvati dall’assemblea. Si è proceduto quindi con votazione elettronica palese all’emendamento 130, sostitutivo totale dell’articolo 1 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) con parere favorevole del relatore e della Giunta. Al termine della votazione il presidente Ganau ha proclamato l’esito: presenti: 52; votanti: 51; favorevoli: 34 e contrari 17.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato decaduto l’emendamento 74 ed ha posto in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’emendamento n. 34. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri Paolo Truzzu (“FdI-Sardegna”) “favorevole” e il relatore della maggioranza Salvatore Demontis (Pd) “contrario”. L’emendamento 34 non è stato approvato (votanti: 52; favorevoli: 18; contrari: 34). Non è stato approvato neppure l’emendamento 168 (votanti: 52; favorevoli: 16; contrari: 36) mentre l’emendamento n. 72 è stato dichiarato inammissibile.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 2 “Modifiche all’articolo 13 della legge regionale n.31 del 1998 (Istituzione strutture)” e sugli emendamenti.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha spiegato che l’articolo 2 “delegifica le procedure d’istituzione, modifica e soppressione delle direzioni generali e dei servizi, attribuendo alla Giunta il compito di definire le linee fondamentali dell’organizzazione amministrativa regionale”. Demontis ha inoltre affermato che la previsione in legge del numero massimo delle direzioni generali, 24, deriva dal fatto che non è possibile stabilirne la riduzione prima della definizione della nuova pianta organica. Il relatore della maggioranza ha quindi sottolineato piena condivisione nella norma che pone in capo al presidente della Giunta la facoltà di stabilire le direzioni regionali e non già, come è attualmente, al Consiglio regionale che procede con apposita legge.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Sardegna) si è detto negativamente “sorpreso” dalla “chiusura pregiudiziale” da parte della maggioranza verso i contributi migliorativi dell’intero Consiglio e anche per quelli che arrivano «da parte di chi da oltre quarant’anni si occupa dell’amministrazione regionale». Floris ha quindi ricordato la riforma sull’organizzazione regionale presentata nella passata Legislatura per poi affermare che «le norme gentili che vengono proposte oggi hanno un nome e un cognome in ciascuno degli articoli». L’ex presidente della Giunta ha quindi criticato la scelta dell’attuale maggioranza di governo di delegare al presidente della Regione anche “il numero delle direzioni regionali” ed ha espresso contrarietà per il mantenimento di 24 direzioni, proponendone 13 («una per la presidenza e una per ciascuno degli assessorati»).

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha espresso il dubbio di una sottovalutazione dell’impatto che le norme del dl 72 avranno sull’intero sistema organizzativo regionale. Cherchi ha criticato la scelta della maggioranza di «voler procedere con le deleghe ai direttori generali e ai funzionari» di compiti che, a suo giudizio, devono restare in capo all’organo politico.

L’esponente dell’opposizione ha quindi rimarcato contrarietà per le 24 direzioni regionali e invitato l’Aula a ridurne sensibilmente il numero. Oscar Cherchi ha auspicato una sospensione dell’esame dell’articolo 2 ed ha definito “un gravissimo errore” quello di «delegare la funzione politica alla parte tecnica».

Stefano Tunis (Fi) ha ribadito le critiche all’impostazione del Dl 72 ed ha insistito sul fatto che la legge sembra voler «dare vita propria alla parte amministrativa regionale». Tunis ha inoltre sottolineato le difficoltà di applicazione e la inopportunità delle disposizioni riferite al direttore generale a cui vengono attribuiti anche compiti sulla gestione delle risorse umane.

L’esponente della minoranza ha definito il comma 7 dell’articolo 2 “troppo blando” nella determinazione del vincolo tra l’indirizzo politico e la direzione generale ed ha auspicato, in proposito, una positiva valutazione dell’emendamento n. 167.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore Demuro per la replica della Giunta. Il responsabile del Personale nell’esecutivo Pigliaru ha dichiarato di rimettersi alle valutazioni del relatore di maggioranza.

Il relatore Demontis ha quindi dichiarato, su invito del presidente Ganau, il parere sugli emendamenti, esprimendo parere favorevole soltanto sull’emendamento 128 (sostitutivo parziale) primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco.

Il presidente Ganau ha quindi proceduto con la messa in votazione degli emendamenti 13, 122 e 151 che non sono stati approvati con 32 voti contrari e 18 favorevoli.

Non approvati gli emendamenti n. 123 (18 favorevoli e 33 contrari); n. 125 (20 favorevoli e 30 contrari); n. 127 (19 favorevoli e 33 contrari); n. 117 (20 favorevoli e 33 contrari); n. 119 (20 favorevoli e 33 contrari); n.121 (19 favorevoli e 34 contrari); n. 111 (18 favorevoli e 30 contrari).

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’emendamento 126 sul quale hanno formulato dichiarazione di voto i consiglieri Gianluigi Rubiu (favorevole) e Salvatore Demontis (Pd). L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento n. 126 e l’emendamento 116.

In votazione con procedura elettronica gli emendamenti 68 e 167 non sono stati approvati (favorevoli 19 e contrari 31).

L’assemblea ha invece approvato (38 favorevoli e 13 contrari) l’emendamento 128 (parere favorevole del relatore e della Giunta) che sostituisce il punto 7 dell’articolo con la seguente dicitura: “I servizi sono istituiti, modificati o soppressi con decreto dell’assessore competente per materia, su proposta del direttore generale sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta regionale ai sensi del comma 6”.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’articolo 2 che è stato approvato con 32 favorevoli e 19 contrari. Non approvati gli emendamenti aggiuntivi n.124 (19 favorevoli e 33 contrari); n. 118 e n. 120.

Il presidente del Consiglio, ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 3 “Inserimento dell’articolo 13 bis della legge regionale 31 del 1998 (Comitato di coordinamento delle direzioni generali)” e sugli emendamenti.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito il nuovo organismo previsto dal dl 72 «un parlamentino dei direttori generali, luogo in cui la nuova classe dominante si ritrova col presidente della Regione per decidere le priorità della Regione». Su questo, ha auspicato, «serve un meditato passo indietro; non si capisce che fine farebbero nel parlamentino le sintesi politiche raggiunte faticosamente nella maggioranza».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha criticato la scelta di dare vita ad un organismo in cui vengono concentrate decisioni e competenze operative e strategiche. Ricordando un episodio della sua esperienza assessoriale, Cherchi ha raccontato di una riunione in cui, per accelerare le procedure interne relative alle autorizzazioni per impianti di energie rinnovabili, si organizzò una grande riunione con tutti i direttori generali, dove tutti si misero a disposizione per dare una mano autorizzando anche trasferimenti di personale. «Naturalmente – ha concluso – non venne trasferito nessuno, questo per dire il parlamentino che viene immaginato non serve a niente, anche perché il presidente convoca i direttori generale quando vuole».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha detto che è sbagliato parlare di parlamentino, «è un organismo di coordinamento e non c’è cessione di poteri, si parla degli obiettivi trasversali ed interassessoriali sui quali gli stessi dirigenti saranno valutati, si stabilisce chi fa cosa e a quale valutazione sarà sottoposto». «Si sta parlando – ha precisato – degli obiettivi più importanti per una amministrazione, proprio che non vengono mai raggiunti e non si capisce mai di chi sia la responsabilità».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la sua posizione contraria alle legge, che pure contiene alcune parti positive. Quest’articolo, ha affermato, «senza sulla togliere alla dirigenza non fa altro che codificare una cosa che può essere gestita in via amministrativa, con una delibera o un atto di indirizzo». «Se invece lo si vuole scrivere in una legge – ha avvertito – ho il dubbio che dietro ci sia una ragione nascosta, perché chi ha ricevuto un potere difficilmente lo restituisce, stiamo approvando ennesima norma rigida che non serve a niente».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha dichiarato che il provvedimento «dimostra tutti i rischi di una riforma che va per la sua strada trascurando il quadro di insieme; c’è già un passaggio della legge 1, in vigore, che attribuisce al Presidente l’unità di indirizzo politico della Giunta». «In altre parole –ha detto ancora Solinas – è sbagliato procedere a pezzi, ci saranno nell’ordinamento regionale due norme che dicono cose diametralmente opposte e la maggioranza non dovrebbe avere il timore di prendersi un po’ di tempo per migliorare il testo».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau si è detto convinto che «il comitato va incontro ad una esigenza molto sentita coordinando la macchina amministrativa su obiettivi trasversali, quadro che si rafforza con altri articoli contenuti nella legge, fermo restando che la guida della Regione rimane all’organo politico».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ironicamente corretto i colleghi Tunis e Cherchi sostenendo che, in realtà, «le ragioni di questa norma risiedono nella necessità di rispondere all’inadeguatezza della Giunta ed alla incapacità di alcuni assessori, serve in altre parole a supplire all’inadeguatezze dell’organo politico e a rafforzare la Giunta che ora riceve indirizzi e lavoro su una strada tracciata da altri,  segno di debolezza fisiologica».

L’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro, intervenendo a nome della Giunta per la replica, ha tenuto a precisare che «l’indirizzo politico resta in capo all’organo di governo come previsto dall’art. 97 della Costituzione; il comitato di coordinamento è invece un intervento di tipo organizzativo incaricato di svolgere compiti operativi, uno strumento di maggiore collaborazione per affrontare questioni che non sono più settoriali ma devono essere inquadrate in un’ottica sistematica, proprio per garantire la migliore attuazione dei propri programmi politici».

Dopo aver acquisiti i pareri del relatore e della Giunta sugli emendamenti, entrambi contrari, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 182, approvato, e quelli n. 14, 153 e 132, respinti. Subito dopo l’Aula ha approvato il testo dell’art. 3.

E’ quindi incominciata la discussione generale dell’art. 3/bis “Modifiche dell’articolo 14 della legge regionale 31 del 1989 (Posizioni dirigenziali di staff e ispettive)” e degli emendamenti.

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha precisato che si tratta della definizione del contingente numerico dei cosiddetti “dirigenti ispettivi”, contingente che sarà rideterminato dal presidente della Giunta, di cui non si prevede aumento.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha affermato che occorre invece puntare alla riduzione di questo contingente ai minimi termini, per mettere a regime professionalità non sfruttate nel modo adeguato.

Il Consiglio ha poi respinto l’emendamento n.15 ed approvato il testo dell’articolo.

Al termine dello scrutinio il presidente ha avviato la discussione sull’art 4.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito il provvedimento «uno sforzo ingegneristico in cui si immagina un modo di contingentare il personale da qui a tre anni lavorando poi con obiettivi annuali; serve invece maggiore elasticità nella gestione delle risorse umane».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha tenuto a precisare che «si parla del programma triennale di fabbisogno del personale ma ha ovviamente una valenza annuale, è una procedura già in vigore nel sistema delle autonomie».

Non essendoci altri scritti a parlare e dopo aver acquisito i pareri sugli emendamenti del relatore e della Giunta, entrambi negativi, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti presentati: l’Aula ha respinto gli emendamenti n. 16, 112, 154, 113 e 114.

Sul n.115 il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha dichiarato che «si tratta di rendere giustizia ai lavoratori dell’Ente Foreste che da anni svolgono mansioni superiori; prima dei concorsi e del riordino degli organici sarebbe opportuno un corso-concorso aperto ai dipendenti».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha chiarito che, in base agli accordi di maggioranza, «si è scelto di non introdurre nella legge contenuti che riguardano il personale, al quale si penserà dopo con un provvedimento specifico».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ribadito la fondatezza scelta della maggioranza, anche perché occorre una riflessione molto attenta su una problematica giuridicamente molto complessa, anche per ciò che concerne la spesa.

L’emendamento 115, sottoposto al voto dell’Assemblea, è stato respinto.

Dopo lo scrutinio il Consiglio ha approvato il testo dell’art. 5.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’Articolo 5 “Inserimento dell’articolo 15 bis (Variazione dei contingenti organici delle direzioni generali)” e sugli emendamenti. Dopo il parere del relatore e della Giunta sugli emendamenti, il presidente ha messo in votazione testo dell’articolo che è stato approvato.

Sull’emendamento 8, bocciato dopo essere stato ritirato dal proponente Emilio Usula (Soberania e Indipendenzia) e fatto proprio dall’opposizione, c’è stata una lunga discussione. Il testo prevedeva di risolvere il problema del transito dalla categoria A alla categoria B per quei dipendenti che per anni hanno svolto mansioni superiori. Nella discussione sono intervenuti i rappresentanti della maggioranza: il proponente dell’emendamento Emilio Usula (capogruppo Soberania e Indipendentzia), Pietro Cocco (capogruppo Pd), Efisio Arbau (capogruppo Sardegna Vera), Daniele Cocco (capogruppo Sel), Roberto Desini (capogruppo Cd), Anna Maria Busia (Cd), Franco Sabatini (Pd) e Salvatore Demontis (Pd).

Gli esponenti della maggioranza, prima di tutti il proponente dell’emendamento, Emilio Usula, hanno spiegato di aver ritirato l’emendamento per evitare interventi spot sul personale, visto la Giunta ha l’obiettivo di presentare entro sei mesi un disegno di legge organico in materia di personale. La maggioranza ha annunciato un ordine del giorno che impegnerà l’esecutivo a rispettare il termine di sei mesi.

Per la minoranza sono intervenuti, Pietro Pittalis (capogruppo FI), che ha fatto suo l’emendamento ritirato dalla maggioranza, Stefano Tunis (FI), Oscar Cherchi (FI), Michele Cossa (Riformatori sardi), Alessandra Zedda (FI), Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Gianluigi Ribiu (capogruppo Udc), Christian Solinas (capogruppo Psd’Az), Mario Floris (Uds). Tutti hanno affermato che l’approvazione dell’emendamento era necessaria e urgente perché sarebbe andata a risolvere un caso noto da tempo di ingiustizia e che non c’era alcun bisogno di rinviare ancora a una futura legge organica sul personale. L’opposizione ha evidenziato che ci sono tante persone che aspettano da anni la risoluzione del problema. (eln)

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento n.69.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha dichiarato il suo voto favorevole «perché -ha spiegato – si tratta di assicurare il transito di un contingente di lavoratori, composto da vincitori di concorso, dalla categoria C alla categoria D». Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto dall’Aula che, subito dopo, ha respinto anche l’emendamento n. 158.

Successivamente, il presidente Ganau ha convocato la conferenza dei capigruppo e sospeso la seduta; i lavori sono ripresi nel pomeriggio, sempre sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti all’art.6 del Dl 72/A – Giunta regionale –- Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione.

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che l’Arpas ha presentato le mappe bio-climatiche della Sardegna, disegnando attraverso i fenomeni eco ambientali la Sardegna del futuro, ha invitato il presidente dell’Assemblea ad intervenire presso la Giunta per garantire che tutti i consiglieri regionali abbiano a disposizione quel documento

Il presidente ha assicurato il suo intervento ed ha comunicato, sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, che al termine dell’esame del DL 72 sarà esaminato un ordine del giorno in materia di contributi alle associazioni sportive non professionistiche.

Successivamente ha avviato la discussione sull’art.6 e, non essendoci iscritti a parlare, ha acquisito i pareri del relatore e della Giunta sugli emendamenti; entrambi hanno espresso parere contrario tranne per il n. 36 per cui si invita il proponente al ritiro.

Subito dopo l’Aula ha respinto tutti gli emendamenti presentati ed approvato il testo dell’art.6.

Sull’emendamento n.36 il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha annunciato il suo voto favorevole «perché la definizione di un sistema-Regione appare lo strumento migliore per agevolare i processi di mobilità interna». Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha affermato che la proposta di ritiro nasceva proprio dalla considerazione che «il sistema-Regione è espressamente previsto dal disegno di legge in esame».

Messo in votazione, l’emendamento n. 36 è stato respinto.

Subito dopo, il presidente Ganau ha avviato la discussione dell’art.6/bis e, non essendoci iscritti a parlare, ha messo in votazione il testo dell’articolo, che è stato approvato.

Al termine di questa votazione, il presidente ha avviato la discussione dell’art.7 e, non essendoci iscritti a parlare, ha invitato il relatore e la Giunta ad esprimere il prescritto parere sugli emendamenti presentati. Entrambi hanno espresso parere negativo, fatta eccezione per il n. 131 ed il n. 129. L’Aula ha quindi proceduto alla votazione, respingendo gli emendamenti nn. 20, 81,149 e 169 approvando invece gli emendamenti n. 131 (Compiti del dirigente assegnato a studi e ricerche, Unità di progetto) e 129 (Equiparazione del trattamento economico dei coordinatori delle Unità di progetto, finalizzato al conseguimento degli obiettivi, al contratto di lavoro dell’area dirigenziale), quest’ultimo a scrutinio segreto con 30 voti favorevoli e 20 contrari.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art.8 con la discussione generale dell’articolo e degli emendamenti.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha manifestato la sua meraviglia perché l’articolo «è l’unica norma sul Corpo Forestale mentre è opportuno che eventuali modifiche siano inserite nell’apposita legge di riforma; del resto stamattina la stessa maggioranza aveva detto che non dovevano esserci norme sul personale». «Siamo davanti ad una follia – ha protestato Oppi – non è mai successo che un dirigente della Regione andasse al vertice del corpo: se uno non ci ha mai lavorato non sa nemmeno di cosa si occupa, soprattutto per ciò che concerne il settore investigativo che opera per delega della magistratura». La vera svolta, ha continuato il consigliere, «sarebbe quella di portare il corpo sotto la competenza dello Stato, visto che è l’unico autonomo nel panorama regionale e costa alla Sardegna 30 milioni l’anno». «Quella che state facendo è una marchetta chiara e lo vedremo subito», ha concluso Oppi rivolto alla maggioranza annunciando con forza il suo voto contrario.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha iniziato il suo intervento dichiarando che il consigliere Oppi ha usato il termine migliore: «E’ una norma aberrante secondo la quale un dirigente esterno potrebbe ricoprire un ruolo in cui è previsto il requisito di ufficiale di polizia giudiziaria, compito delicatissimo riservato a figure altamente specializzate». E’impensabile, ha concluso Crisponi, «che anche che il miglior dirigente della Regione, in forza di una legge, possa ricoprire quella funzione al vertice di un esercito di 1400 uomini, è un percorso con fotografia, un articolo sbagliatissimo».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha condiviso le osservazioni contenute negli interventi precedenti, ricordando fra l’altro che «il ministro della Funzione pubblica Madia ha presentato un disegno di legge che va verso la riunificazione corpi di polizia per cui, in questo nuovo contesto, sarebbe davvero auspicabile riportare in capo allo Stato la competenza del corpo forestale». In ogni caso, ha proseguito, «è chiaro che nessuno, sia pure con grandi capacità, può avere conoscenze e competenze adatte in un contesto così speciale». Per quanto riguarda il nuovo regime che il testo prevede per le figure dirigenziali, secondo Zedda la strada maestra sarebbe quella di una progressiva diminuzione, fermo restando che «occorre prestare attenzione a quelle figure professionali dei cosiddetti facenti funzioni che, in molti casi, hanno sopperito a situazioni complesse mandando avanti l’attività dell’amministrazione regionale in tanti settori».

Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha illustrato i contenuti dell’articolo 8 “modifiche all’articolo 28 della legge regionale 31 del 1998 (Attribuzioni delle funzioni dirigenziali)” sottolineando il fatto che la norma va nel segno della semplificazione e della continuità amministrativa con la possibilità di designazione dei dirigenti. Demontis ha evidenziato inoltre come oggi la figura del direttore generale sia da considerarsi alla stregua di un manager e quindi non è più necessario rivolgersi ad un esperto. Il riferimento vale, a giudizio del relatore indicato dalla commissione, per la disposizione contenuta nell’articolo 8 a proposito della possibilità di attribuire l’incarico di direttore generale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale ai dirigenti dell’amministrazione regionale in possesso di comprovata professionalità ed esperienza nelle materie di competenza del Corpo forestale.

Il consigliere della maggioranza ha quindi rimarcato le misure di contenimento della spesa pubblica derivanti dalle disposizioni dell’articolo 8, in particolare per quanto attiene il divieto per gli enti e le agenzie regionali di compensi ai ruoli apicali superiori a quelli attribuiti ai direttori generali dell’amministrazione regionale. «Inoltre – ha spiegato Demontis – è previsto l’indirizzo per enti e agenzie ad istituire una sola posizione dirigenziale che deve svolgere anche le funzioni di direttore di servizio». A giudizio del consigliere del Pd va inoltre rimarcata la possibilità di revoca degli apicali al momento dell’insediamento della Giunta regionale.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito l’articolo 8 “il banco di prova per la maggioranza per dimostrare la sua credibilità in ordine all’inserimento nel Dl 72 di norme che riguardano il personale”. A giudizio del capogruppo della minoranza, infatti, la maggioranza contraddice se stessa e al punto d) dell’articolo 8 ha inserito proprio norme che riguardano il personale e che – stando alle dichiarazioni dei consiglieri del centrosinistra – dovrebbero essere oggetto di un apposita legge. «Se passano i contenuti dell’articolo 8 – ha incalzato Pittalis – allora non ci sono giustificazioni perché non possano essere approvati gli emendamenti riguardanti il personale dell’Ente foreste».

L’esponente del centrodestra ha quindi definito “un’operazione spericolata” la volontà della maggioranza di “assoggettare” il Corpo Forestale alla volontà politica invece che alla magistratura per quanto attiene i compiti che il corpo regionale svolge al servizio delle Procure. «Con l’articolo 8 – ha ammonito Pietro Pittalis – create i presupposti per la nomina di qualche dirigente regionale che avete già individuato ed in più puntate al controllo delle attività investigative del Corpo Forestale».

Pietro Pittalis ha concluso invitando il Consiglio a cassare l’articolo 8 del Dl 72.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha rinunciato all’intervento ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha invitato il relatore di maggioranza a formulare il parere agli emendamenti presentati all’articolo 8.

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere favorevole agli emendamenti 134 e 137 e contrario per tutti gli altri. L’assessore Demuro ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello del relatore. Si è proceduto dunque con la votazione dell’emendamento 21 che non è stato approvato (17 favorevoli e 29 contrari) mentre con 30 voti a favori e 17 contrari è stato approvato l’emendamento sostitutivo parziale n. 134 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) in materia di attribuzione temporanea di funzioni, che sostituisce gli articoli 4 bis, 4 ter, 4 quater, 4 quinquiens della lettera d) dell’articolo 8 del Dl 72.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato decaduti gli emendamenti nn. 164, 39 e 38 ed ha proceduto con la messa in votazione dell’articolo 8 che è stato approvato dall’Aula con 33 voti favorevoli e 18 contrari.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 105 che è non è stato approvato (17 favorevoli e 35 contrari) mentre è stato approvato con 34 favorevoli e 18 contrari, l’emendamento aggiuntivo n. 137 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che all’articolo 8 dopo il comma 1 aggiunge il comma 1 bis che così recita: “Le disposizioni legislative o contrattuali che riconoscono un trattamento economico parametrato alla retribuzione di posizione prevista per le funzioni di dirigente con compiti di studio, ricerca e consulenza sono da intendersi riferite alla misura attualmente prevista dal contratto collettivo per la suddetta posizione”.

Il presidente ha aperto quindi la discussione sull’articolo 9 “Modifiche all’articolo 30 della legge regionale 31 del 1998 (Sostituzione dei direttori generali e dei direttori di servizio)” e agli emendamenti. Non essendoci iscritti a parlare il presidente ha invitato il relatore a formulare il pare sugli emendamenti presentati. Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere contrario per tutti gli emendamenti presentati all’articolo 9 (nn. 27, 95, 96 e 104) e la Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore. Con medesimo risultato (18 favorevoli e 34 contrari) non sono stati approvati gli emendamenti n. 27, 95, 96 e 104.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’intero articolo 9 che è stato approvato con 31 voti a favore e 20 contrari.

Il presidente Ganau ha dichiarato soppresso l’articolo 10 ed ha aperto al discussione dell’articolo 11 “Modifiche all’articolo 33 bis della legge regionale 31 del 1998 (Conferimento di funzioni dirigenziali presso altre amministrazioni)” e degli emendamenti. Non essendoci iscritti a parlare, il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato parere contrario per l’unico emendamento presentato il n. 29. Parere conforme a quello del relatore è stato espresso dalla Giunta con l’assessore Demuro.

Verificato che l’unico emendamento presentato (il n. 29) è “soppressivo totale”, il presidente Ganau ha posto in votazione l’articolo 11 nella formulazione originaria del Dl 72. L’Aula ha quindi approvato l’articolo 11e il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione all’articolo 12 “Sostituzione dell’articolo 39 della legge regionale 31 del 1998 (Variazione provvisoria delle dotazioni organiche, mobilità nel sistema Regione)” e degli emendamenti presentati. Non essendoci iscritti a paralare, il relatore Demontis ha espresso il parere sugli emendamenti, formulandolo positivo solo per gli emendamenti nn. 136, 5 e 4; contrario per tutti gli altri. La Giunta ha dichiarato parere conforme a quello del relatore. L’Aula non approvato gli emendamenti nn. 30 e 83; il n. 160 mentre ha approvato l’emendamento soppressivo parziale n. 136 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che sopprime all’articolo 12, comma 1 il punto 1. Nelle successive votazioni non sono state approvati gli emendamenti nn. 98 e 107; i nn. 87 e 109.

Il presidente Ganau, a seguito dell’approvazione dell’emendamento 136 ha dichiarato decaduti gli emendamenti n. 166, 84, 86 e 108. Non approvato, invece, l’emendamento 82. Approvato, invece, l’emendamento sostitutivo parziale n. 5 (primo firmatario il consigliere Roberto Deriu, Pd) che così riformula il punto 3 del comma 1 dell’articolo 12: “L’assessore competente in materia di bilancio è autorizzato ad apportare con proprio decreto le necessarie variazioni compensative, anche fra diverse unità di voto del bilancio di previsione della Regione, ivi comprese quelle relative ai contributi di funzionamento di enti, agenzie e istituti, nei limiti delle spese per il personale conseguenti ai trasferimenti disposti in attuazione del presente articolo”.

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’intero articolo 12 che è stato approvato ed ha proceduto con le votazioni degli emendamenti aggiuntivi. L’Aula ha approvato l’emendamento aggiuntivo n. 4 (primo firmatario il consigliere di Sel, Agus) che così recita: “Nel punto 2 del comma 1 dell’articolo 12 dopo la parola – complessiva – sono inserite le seguenti: – del sistema regionale -“.  Non approvati, invece, gli emendamenti 85, 40, 88 e 110, 51.

Il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 13 “Sostituzione dell’articolo 40 della legge regionale 31 del 1998 (Trasferimenti, assegnazioni e comandi, mobilità tra il sistema Regione e altre pubbliche amministrazioni)” e degli emendamenti presentati.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha segnalato all’Aula l’emendamento n. 52 ed il presidente Ganau ha fatto presente che sarà discusso nel corso dell’esame dell’articolo 15 bis. Il capogruppo del Psd’Az. Christian Solinas, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento di cui è presentatore, il n. 58.

Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis, ha espresso il parere favorevole solo per l’emendamento 138 e contrario per tutti gli altri emendamenti presentati. La Giunta ha dichiarato parare conforme a quello del relatore.

L’Aula con votazioni consecutive non ha approvato gli emendamenti: 31, 89, 99; 90 e 100; 91 e 101; 92 e 102. Il presidente Ganau ha dichiarato inammissibili i due emendamenti 93 e 103 e l’Aula ha approvato l’emendamento sostituivo parziale n. 138 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che all’articolo 13, comma 1, sostituisce il punto 3 con la seguente dicitura: “I comandi di cui ai commi 1 e 2 sono attivati secondo i criteri stabiliti dalla Giunta regionale, sentiti i dipendenti interessati, con provvedimento del direttore competente in materia di personale in ciascuna amministrazione del sistema Regione”.

Il Consiglio ha quindi approvato l’intero articolo 13 e si è passato alla votazione degli emendamenti aggiuntivi.

Sull’emendamento 57, il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato il voto a favore, mentre il consigliere Demontis ha ribadito il voto contrario. L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 57 e si è proceduto con le dichiarazioni di voto sull’emendamento 41, formulate dal consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna): favorevole; e dal capogruppo dei Riformatori, Dedoni: favorevole. Il Consiglio non ha approvato l’emendamento n. 41 e con votazione a scrutinio elettronico (16 favorevoli e 34 contrari) non ha approvato l’emendamento 58.

Il presidente del Consiglio ha aperto la discussione sull’articolo 13 bis “Inserimento dell’articolo 40 bis della legge regionale 31 del 1998” e sugli emendamenti. Preso atto del ritiro dell’unico emendamento presentato all’articolo 13 bis, il presidente Ganau ha posto in votazione l’intero articolo che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 14 “Modifiche all’articolo 27 della legge regionale n. 32 del 1988 sulla composizione degli uffici di gabinetto” e sugli emendamenti. Il primo consigliere a intervenire è stato Stefano Tunis (FI), il quale ha chiesto all’Aula un chiarimento su quale funzione debbano avere gli Uffici di gabinetto. Tunis ha ricordato che in Commissione è stata respinta all’unanimità la possibilità, prevista nel testo della Giunta, di aumentare i consulenti dell’Ufficio di gabinetto del presidente della Regione da due a tre. «Non vorrei che nel corso del dibattito, attraverso qualche emendamento, si riaprisse la porta all’aumento dei consulenti». Immediata la risposta del consigliere del Pd, Salvatore Demontis, il quale ha spiegato che il voto negativo in Commissione è stato dovuto a un difetto di comunicazione tra Giunta e Commissione. L’Esecutivo, ha spiegato Demontis, ha comunicato che il terzo consulente andrà all’ufficio di Roma, visto che il Servizio di Roma verrà soppresso. Quindi, per Demontis, non solo non c’è un aggravio di spese ma c’è un risparmio.

Ha dichiarato il voto a favore dell’articolo il consigliere Roberto Deriu (Pd), ma con riserva. L’esponente della maggioranza ha affermato che è fondamentale per l’attività del presidente della Regione che quest’ultimo possa scegliere il proprio staff. Devono essere in primo luogo  persone godono della fiducia del presidente, figure duttili e con competenze specifiche. «Dobbiamo riuscire a disegnare attorno al vertice politico un ufficio che lo aiuti a governare, a conoscere e a comandare». E ha concluso: «Il presidente si deve scegliere le persone che lo possano aiutarlo meglio a governare». D’accordo anche Attilio Dedoni (capogruppo Riformatori sardi) perché il presidente e gli assessori devono avere «una struttura di supporto quanto più qualificata possibile». Dedoni si è detto contrario al continuo utilizzo del comando, mentre è favorevole alla mobilità.

Il presidente ha dato poi la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Non so se la maggioranza si sia resa conto di cosa stia approvando con l’articolo 14. Abbiamo un testo presentato dalla Giunta regionale che prevede tre consulenti, un testo esitato dalla Commissione che riporta a due i consulenti e tra gli emendamenti ce n’è uno che ripristina le tre unità. È un modo schizofrenico di agire». Pittalis ha dato ragione all’on. Deriu sul fatto che gli assessori e il presidente della Regione devono potersi scegliere lo staff e ha ricordato che  il punto 3 dell’articolo 14 dice che il personale dell’Ufficio di gabinetto è scelto tra i dipendenti del sistema Regione e che gli Uffici di gabinetto attuali, se passasse la norma, dovranno essere modificati.

In risposta al capogruppo Pittalis è intervenuto l’assessore Demuro, il quale ha rassicurato l’esponente dell’opposizione sul fatto che resta in vigore il comma 4 dell’articolo 27 della Legge regionale n. 32 del 26 agosto del 1998. Il comma prevede che “Il Capo di Gabinetto, il segretario particolare ed i consulenti che devono essere dotati di alta e specifica professionalità, possono essere scelti fra i funzionari in servizio presso altre amministrazioni pubbliche, da comandarsi presso l’Amministrazione regionale, o anche fra estranei all’Amministrazione regionale”.

Il presidente Ganau ha messo, quindi, in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n. 135 (Pietro Cocco e più) che porta i consulenti del presidente della Regione da due a tre. L’emendamento è stato approvato con 29 voti favorevoli e 22 contrari. L’Aula ha poi approvato anche il testo dell’articolo 14.

Sull’emendamento 42 uguale al 173, che è stato bocciato, che prevedeva l’istituzione della vice dirigenza sono intervenuti Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) e Alessandra Zedda (FI), presentatori del testo. Gli esponenti della minoranza hanno messo in evidenza l’importanza di questa nuova figura di supporto al dirigente, che renderebbe più efficiente l’amministrazione e più responsabilizzato il personale. La vice dirigenza, ha spiegato Zedda, esiste già a livello nazionale.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art.15.

Il relatore e la Giunta hanno espresso il parere su emendamenti, contrario tranne che per il n. 156 (Attività delle conferenze e servizio di Roma)

Non essendoci iscritti a parlare l’Aula ha respinto il n.24 ed ha approvato il testo dell’articolo 15. Successivamente sono stati respinti gli emendamenti nn. 47, 165, e 52.

Sull’emendamento n.53 il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sottolineato che «si intende rendere giustizia a quanto hanno avuto un inquadramento dirigenziale dopo aver vinto un concorso, senza però veder riconosciuto il livello retributivo». L’emendamento è stato poi respinto, con 17 voti favorevoli e 32 contrari. A seguire sono stati respinti anche gli emendamenti n.140, 141, 142, 143, 144, 145 e 146.

Sull’emendamento n.156 il primo firmatario Anna Maria Busia (Sardegna Vera-Cd) ha annunciato il ritiro, precisando che «ci sono state date rassicurazioni che si interverrà sul punto con un atto amministrativo della Giunta ma è importante che se ne sia parlato». Gli uffici di Roma, ha ricordato, «sono di proprietà del Banco di Sardegna e costano circa 250.000 l’anno; è opportuno, nel quadro del contenimento delle spese, ridimensionare questa struttura anche perché i suoi compiti possono essere svolti utilmente dalla conferenza Stato-Regioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha comunicato di voler fare suo l’emendamento, riservandosi poi di decidere sul ritiro. «Siamo davanti – ha detto – ad una contraddizione incredibile, prima si aumentano i consulenti del presidente, poi si parla contenimento di spese: al contrario, penso che l’ufficio vada potenziato e rinforzato, perché in questi mesi è emerso che il ruolo della Regione deve contare soprattutto a Roma, nel rapporto con lo Stato». Pittalis ha infine annunciato il ritiro dell’emendamento, auspicando che si trovi il modo per affrontare la questione sotto ogni aspetto».

Sull’emendamento n. 43 il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha espresso parere favorevole, perché «si prevede il recupero di una norma nazionale che assegna una riserva del 50% di posti nei concorsi pubblici al personale dipendente; questo non significa che si vincono i concorsi in modo surretizio ma la precedenza scatta solo se vince, sarebbe il riconoscimento di giuste aspirazioni per chi è entrato nell’amministrazione magari con un livello inferiore».

Messo in votazione, l’emendamento n.43 è stato respinto insieme al n. 170.

Il presidente Ganau ha quindi avviato la discussione dell’art. 15/bis e degli emendamenti.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «questa riforma, alla fine, è diventata il “cavallo di Troia” per arrivare al commissariamento delle Province, per il desiderio irrefrenabile di commissariare qualunque cosa». Dopo aver chiesto ai commissari di verificare tutto si comunica la loro sostituzione, un fatto su cui, secondo Tunis, «c’è persino poca letteratura giuridica; chiederemo ai nuovi se tutto va bene ma sarà dura sostenerlo davanti all’opinione pubblica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha evidenziato che «dopo le  invettive sulla precedente amministrazione ora si chiude il cerchio: resterà solo qualche commissariato di polizia da commissariare». Dopo aver ripercorso l’iter di abolizione delle Province, Cossa ha affermato che ci si trova di fronte «ad una norma brutale che dà ai commissari un termine di 15 giorni per fare non si sa bene che facendo scattare poi la sostituzione o la conferma degli stessi commissari; è una norma che non sta in piedi, sarebbe stato molto più ragionevole indicare un termine vero che darebbe un senso ad una vera riforma delle autonomie locali».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato che in poco tempo si è passati «dalla competenza al potere per evitare pasticci e migliorare la qualità dell’amministrazione, consolidata anche oggi dai continui richiami a leggi organiche, ad una pura follia giuridica». E’vero, ha riconosciuto, «che chi vince ha il diritto di governare, però commissariare i commissari è davvero troppo, questa legge è diventata lo strumento per commissariare i commissari sgraditi senza nemmeno salvare le apparenze, l’ennesima porcata».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd), riprendendo la metafora del cavallo di Troia, ha affermato che in realtà manca il cavallo, mentre è vero che prima c’era Ponzio Pilato come ha detto il consigliere Cossa; «qui si vuole sostituire le gestioni provvisorie mettendo ordine in una situazione giuridica mostruosa e non si può accusare noi di sostituire i commissari se queste figure le avete inventate voi con i vostri podestà, noi stiamo ricostruendo un tessuto istituzionale profondamente lesionato».

Non essendoci altri iscritti a parlare, relatore e Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti, sempre negativo tranne che per il n. 133 “commissari per le gestioni provvisorie delle Province e modifica dell’articolo 4 della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13”.

L’Aula ha quindi respinto gli emendamenti n.44 e 54.

Sull’emendamento n.133 il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «per l’ennesima volta si cambia del tutto un articolo e, nel merito, occorre precisare il riferimento ai requisiti dei commissaria, che dovrebbero essere almeno dirigenti enti locali o ex segretari comunali, in coerenza con norme nazionali che vietano incarichi a pensionati».

Il presidente Ganau ha precisato che la legge richiede che i dirigenti in pensione prestino la loro opera per non più di un anno ed a titolo gratuito.

L’emendamento 133 è stato poi approvato con 33 voti favorevoli e 16 contrari.

Subito dopo è stato approvato il testo dell’articolo e, a seguire, sono stati respinti gli emendamenti n.163 (a scrutinio segreto, 22 favorevoli e 28 contrari) e n. 66.

Al termine di quest’ultima votazione è iniziata la discussione dell’art.15/ter.

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha dichiarato di trovarsi «in grossa difficoltà nel dover esprimere un voto favorevole a questo articolo perché, se stralciamo le questioni del personale bisogna poi avere un trattamento uniforme e rispettare l’orientamento comune dei capigruppo». «Le mie remore sono intellettuali – ha chiarito Manca – ma anche dal punto di vista formale ho grossi dubbi; c’è un aumento di spesa nascosto, si sta derogando alla durata degli incarichi che non possono avere durata superiore ad un anno». Dopo aver aggiunto che «non si possono fare figli e figliastri», Manca ha annunciato che non parteciperà alla votazione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato che «nella maggioranza qualcuno si rende conto di quanto sta succedendo, prima ha detto di voler procedere con una legge organica, poi si è arrivati a questo capolavoro di fantasia, con stabilizzazioni mascherate e personale trattato perfino meglio di quello in ruolo». «Da una parte – ha riconosciuto Truzzu – si vuole ovviare ad un problema ma di questi problemi ce ne sono a centinaia; se si apre questa porta generazioni di giovani sardi non avranno nemmeno la possibilità di provare a fare un concorso».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha dichiarato che la posizione di Manca evidenzia una obiezione vera, anche se «sulla questione specifica va precisato che non è una stabilizzazione né una eccezione alle deroghe; c’è un gruppo di ragazzi che regge di fatto l’assessorato dell’Urbanistica, un gruppo che non potrebbe più lavorare mancando tutti gli obiettivi della Regione». Resta comunque, ha concluso Arbau, «l’impegno previsto nell’ordine del giorno ad intervenire sul personale in modo organico, in modo che tutti abbiano risposte».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che si è parlato più volte del problema, anche in fase di assestamento. «La realtà dell’assessorato dell’Urbanistica – ha continuato – è che quel gruppo di lavoro fornisce assistenza ai Comuni per i Puc, alla Regione per la legge edilizia e urbanistica, alla nuova stesura del Ppr». Solinas ha poi negato che si tratti di una stabilizzazione: «Si conclude un percorso con cui si possono dare risposte alla Sardegna».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha ammesso che «si sta parlando di professionalità di alto livello che sono necessarie, tuttavia resta il problema del metodo perché i trattamenti diversi ci sono eccome». «Se l’amministrazione regionale ha problemi – ha affermato – vanno risolti tutti al di là della volontà della maggioranza, avremo creato meno errori e creato meno aspettative mentre si poteva e si doveva fare molto meglio».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha detto «che non può passare inosservato l’atteggiamento a corrente alternata della maggioranza e Manca ha fatto bene ad evidenziarlo: quella del personale regionale dipendente o precario è un problema che non può essere trattato usando due pesi e due misure». «Non sono in discussione – ha proseguito – ruolo, funzione ed utilità del gruppo di lavoro, ma il metodo è censurabile, qui ci sono 840.000 euro per alcuni e niente per altri, a cominciare dai lavoratori dell’Ente foreste che hanno gli stessi diritti».

Al termine della discussione, relatore e Giunta hanno espresso parere contrario sull’unico emendamento presentato, il n. 45.

Il primo firmatario dell’emendamento Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha tenuto a precisare che «non è in discussione la qualità persone, il loro ruolo ed i loro e compiti: non si parla dei singoli ma del metodo e se sarà sempre questo non risolveremo mai nulla».

L’emendamento è stato respinto dall’Aula e, successivamente, è stato approvato il testo dell’art.15/ter con 31 voti a favore, 3 contrari e 14 astenuti.

Sull’articolo 15 quater (piano per il superamento del precariato) e sull’emendamento 159 sull’ente foreste (bocciato),  sono intervenuti, anche più volte, i consiglieri Peru (Forza Italia Sardegna), Antonio Solinas ( Pd), Demontis (Pd), Lotto (Pd), Daniele Cocco (Sel), Arbau (Sardegna Vera), Dedoni (Riformatori sardi), Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha annunciato la presentazione di un’interrogazione urgente sulla situazione dell’ente foreste.

In rapida successione sono stati approvati gli articoli 15 quater, il 16, il 16 bis, il 16 ter, il 16 quater e il 16 quinquies.

Sull’articolo 16  sexies, e sugli emendamenti presentati, sono intervenuti: Cristian Solinas (Psd’az), Paolo Truzzu (Sardegna), Attilio Dedoni (Riformatori sardi). L’articolo è stato approvato.

Sull’emendamento 157, presentato dalla consigliera Busia e fatto proprio da Pietro Pittalis sono intervenuti, oltre al capogruppo di Forza Italia Sardegna, Pietro Cocco (Pd). L’emendamento è stato bocciato.

Sull’articolo 17 e sugli emendamenti sono intervenuti Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna), Salvatore Demontis (Pd), Approvato il testo dell’articolo e l’emendamento 7 (Busia e più) che aggiunge un articolo che prevede l’entrata in vigore della legge nel giorno della pubblicazione sul Buras.

L’aula ha approvato anche tre ordini del giorno. Il primo (Pietro Cocco e più) sull’equiparazione giuridica e retributiva del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito dall’articolo 12 della legge regionale 9/2006.

Questo odg impegna la giunta regionale ad adottare entro 120 giorni dall’approvazione dell’ordine del giorno, con propria deliberazione, su proposta dell’assessore degli affari generali, previo parere della commissione competente, le linee guida per l’equiparazione dei trattamenti retributivi del personale del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito ai sensi dell’articolo 12 della legge regionale 9/2006, in armonia con i principi che regolano il lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche e nel rispetto delle norme sull’ordinamento degli enti locali.

Il secondo ordine del giorno approvato (Arbau e più) riguarda l’opportunità di affrontare e definire tutte le situazioni relative al personale del sistema Regione. In particolare questo documento impegna la giunta regionale a predisporre, entro sei mesi, un apposito disegno di legge sul personale che affronti e risolva le questioni solevate in materia di personale durante la discussione sul DL n. 72. L’esecutivo, inoltre deve garantire, nell’applicazione del DL 72, la prosecuzione di importanti funzioni, assicurando la continuità lavorativa del personale precario coinvolto. La Giunta è stata anche impegnata a emanare direttive precise all’Ente foreste per attivare immediatamente la procedura ad evidenza pubblica che risolva alla radice, ed in tempi rapidi, la questione attinente alle assegnazioni temporanee di mansioni superiori. Il terzo ordine del giorno approvato, che è stato illustrato da Alessandra Zedda) riguarda la Croce Rossa italiana che sarà posta in liquidazione dal primo gennaio 2015. L’ordine del giorno impegna il presidente della Regione a porre in essere tutte le azioni necessarie anche per rispettare il profilo pubblico dell’ente e per salvare i livelli occupativi inserendo i militari della Sardegna in una lista di esaurimento per essere destinati alla protezione civile o ad un coinvolgimento per il servizio del 118.

Per dichiarazione di voto sul DL 72 sono intervenuti: Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha espresso voto contrario perché non si sono applicati criteri uguali per tutti. Michele Cossa (Riformatori Sardi) ha parlato di legge negativa perché inquinata da norme intruse. Agus ha espresso, invece, voto a favore. Si tratta di una legge importante che apre un processo di riforma ed è un primo tassello di un puzzle complicato. Pietro Cocco (Pd) ha espresso un parere favorevole sulla legge e ha detto che la riorganizzazione della Regione è un tema che si è affrontato da tempo, ma nessuno ha mai risolto il problema. Noi abbiamo fatto un primo passo. Questa legge è l’inizio di un percorso. Per Arbau (Sardegna Vera) si tratta di una buona legge. E’ stata l’ennesima prova per questa maggioranza superata con intelligenza. Ma questa tecnica legislativa di stravolgere l’attività fatta in commissione in Consiglio, non funziona più. Il DL 72 è stato approvato (votanti 46, sì 32, no 14). 

Pl 141 (Pietro Cocco e più) “Interventi straordinari per la promozione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali e europei”

Il presidente Ganau ha annunciato quindi la presentazione per la discussione in Consiglio con la procedura d’urgenza di cui all’articolo 102 del regolamento, della Pl 141, siglata da tutti i capigruppo, primo firmatario Pietro Cocco (Pd), dal titolo: “Interventi straordinari per la promozione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali e europei”.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha chiesto la sospensione dell’esame del Dl 141 e il rinvio del testo in commissione, definendo la proposta “invotabile”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente Ganau ha accordato.

Alla ripresa, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato di accogliere l’invito del collega di gruppo Ruggeri per il rinvio del testo in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto “basito” per la decisione comunicata dal capogruppo dei democratici ed ha definito un’autentica “sconfessione” quella ricevuta da Pietro Cocco. «Ma il punto non è questo – ha aggiunto l’esponente dell’opposizione – ma il rischio concreto dei fallimenti che si fa correre alle società dilettantistiche dello sport isolano».

Pittalis ha invitato il gruppo del Pd ed i consiglieri della maggioranza a procedere con l’esame della Pl 141, evidenziando come sia frutto di un’intesa tra tutti i capigruppo del Consiglio regionale. «Se così non sarà – ha concluso Pittalis – non firmeremo più alcuna procedura d’urgenza con il ricorso all’articolo 102 del regolamento».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha definito un “simpatico siparietto” quello andato in scena in seno al gruppo del Pd ma si è detto pronto a “sfilarsi” dal voto sulla Pl 141 seppure in autonomia rispetto al suo gruppo e alla minoranza. Crisponi ha lamentato una scarsa azione a difesa delle sponsorizzazioni di società che competono tra i professionisti, facendo esplicito riferimento alla revoca delle sponsorizzazioni di “Sardegna promozione” alle squadre del Cagliari calcio e alla Dinamo basket.

La consigliera del Centro democratico, Anna Maria Busia, ha invitato alla prudenza e ha dichiarato di condividere le perplessità e le richieste avanzate dal consigliere Ruggeri per la sospensione dell’esame della Pl 141. «Lo sport è importante – ha conclusa la consigliera della maggioranza – e gli accordi tra capigruppo vanno rispettati ma le emergenze della Sardegna sono altre». Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione per alzata di mano la pregiudiziale avanzata dal consigliere Luigi Ruggeri che è stata approvata dall’Aula.

Il presidente ha quindi dichiarati conclusi i lavori ed ha comunicato che il Consiglio sarà convocato al domicilio.