27 December, 2024
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Nascono anche in Sardegna i comitati per il no al referendum sulla Costituzione.

«E’ una riforma che sottrae la democrazia ai cittadini, privando il sistema di un Senato eletto direttamente dal popolo e prevedendo elezioni di secondo livello – ha detto ieri sera, a Cagliari, il senatore di Forza Italia Altero Matteoli, presidente della Fondazione della Libertà per il bene comune, intervenuto al battesimo dei Comitati per il No “Costituzione bene comune” che si è tenuto nella sala convegni della Lega Navale –. Un pasticcio che ha come unico obiettivo il venir meno degli equilibri.»

«La soppressione del Senato non è l’unico motivo che ci induce a votare contro la riforma costituzionale al referendum di ottobre – ha aggiunto l’ex ministro – considerato che c’è anche il rischio che il governo del Paese finisca nelle mani di una maggioranza eletta con i voti di pochi con poteri assoluti al premier.»

Un giudizio negativo è stato ribadito anche dal consigliere regionale di Forza Italia Edoardo Tocco.

«Si tratta di una revisione che priva di poteri fondamentali le Regioni – ha detto Edoardo Tocco -, imposta senza il coinvolgimento dei territori e delle associazioni di categoria.»

Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo regionale di Forza Italia Pietro Pittalis.

«Si instaura un nuovo centralismo – ha detto Pietro Pittalis -, con un accentramento di poteri che schiaccia le autonomia regionali e locali, andando a complicare il sistema democratico.»

Per il consigliere regionale Oscar Cherchi «la vittoria della Brexit può essere da apripista verso l’affermazione di un principio di identità e democrazia anche per il referendum sulla Costituzione, considerato che si tratta di una riforma senza nessuna logica democratica».

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Il gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale ha presentato una proposta di legge per l’installazione degli impianti di video sorveglianza negli asili, nelle scuole dell’infanzia, nelle scuole primarie e in tutte le strutture socio-assistenziali che ospitano anziani e disabili fisici e mentali. La proposta di legge punta ad arginare i «comportamenti vigliacchi e criminali, nonché situazioni di vero e proprio abuso e di sevizie» che alcune recenti indagini della magistratura hanno fatto emergere in tutta la loro gravità in danno dei soggetti più deboli e indifesi quali sono appunto i bambini, gli anziani e i malati.

La proposta di Forza Italia si compone di quattro articoli e prevede tra l’altro il sostegno della Regione attraverso l’istituzione dell’apposito fondo “Contributi per l’installazione dei sistemi di video e audio sorveglianza”, con una dotazione iniziale di due milioni di euro a valere sulle risorse del Fnol, per garantire una quota parte (fino all’80%) delle spese sostenute dalle strutture per l’installazione degli impianti di audio e video sorveglianza. «Sono previste sanzioni amministrative – ha precisato il primo firmatario della proposta di legge, Pietro Pittalis – in caso di manomissione, mancanza, interruzione e mancata manutenzione dei sistemi ma stiamo valutando anche di prevedere la chiusura delle strutture che non si dotino delle strumentazioni indicate nel provvedimento». Lo stesso capogruppo di Forza Italia ha assicurato anche il rispetto delle norme sulla privacy e di quelle contenute nello statuto dei lavoratori («nessuno vuole spiare i lavoratori ma vogliamo garantire il diritto all’incolumità e alla salute dei soggetti più deboli nonché tutelare tutti quegli operatori che svolgono correttamente il loro delicato lavoro»)  ed ha precisato inoltre che nel testo di legge è previsto che le strutture conservino le registrazioni audio e video per un periodo non inferiore ai 24 mesi e che le stesse possano essere visionate, ove li riguardino, dai pazienti, dai loro familiari o dai loro tutori o curatori e amministratori di sostegno.

Sull’utilità dei sistemi di video sorveglianza in funzione di prevenzione dei fenomeni criminali, hanno insistito i consiglieri Alessandra Zedda. Edoardo Tocco e Oscar Cherchi che ne hanno ipotizzato l’impiego anche negli oratori (Tocco), nella lotta al bullismo (Oscar Cherchi) e più in generale per una maggiore vigilanza nel territorio (Alessandra Zedda) mentre il loro collega di gruppo e di partito, Ignazio Locci, ha auspicato modifiche in senso restrittivo e requisiti più stringenti per i regolamenti autorizzativi delle strutture socio assistenziali.

Banchi di scuola

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Questa mattina il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità la riforma dei servizi e delle politiche per il lavoro. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato l’adesione del neo consigliere Giancarlo Carta al gruppo di Forza Italia Sardegna. Successivamente è ripreso l’esame dell’ordine del giorno dell’art. 37 (“Personale”) della proposta di legge 315/A (Gavino Manca e più) – “Disciplina dei servizi e delle politiche per il lavoro”.

Il presidente della commissione Gavino Manca, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta. La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che la commissione sanità, convocata per questa mattina alle 10.30, sarà riconvocata a domicilio. Subito dopo, è ripreso il dibattito sull’articolo 37.

Il relatore e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati. Lo stesso relatore Gavino Manca ha poi chiesto una breve sospensione della seduta, che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, è ripreso il dibattito sull’art.37.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «l’articolo non deve essere travisato, perché non riguarda qualche operazione sul personale ma una necessità dovuta alla nuova riorganizzazione dell’Agenzia, che ha bisogno di risorse umane per poter funzionare; noi abbiamo dato il nostro contributo anche per superare le sacche di precariato nel settore delle politiche del lavoro ed oggi arriviamo alla fine del percorso nel rispetto della normativa nazionale anche se restano da definire alcuni aspetti della legge che cercheremo di migliorare con i nostri emendamenti». Su questi punti, ha concluso, «ci deve essere però un impegno forte della Giunta per mettere in piedi una politica organica ed una strategia complessiva in materia di lavoro».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha sottolineato che «l’articolo rappresenta il cuore della legge, che riguarda centinaia di lavoratori e di famiglie, e cerca di tracciare un nuovo orizzonte per i servizi del lavoro e di politiche per il lavoro». Queste politiche, ha proseguito, «devono essere però di segno diverso rispetto a quelle messe in campo dalla Giunta che, evidentemente, le ha dimenticate nel programma elettorale perché, a nostro avviso, mancano scelte forti sulle strategie industriali, l’energia e l’innovazione come la chimica verde». Ben vengano dunque, ha sostenuto Tedde, «le norme a salvaguardia della dignità dei lavoratori e dell’occupazione, senza però dimenticare che la Regione ha una percentuale elevatissima di disoccupazione giovanile che la colloca agli ultimi posti in Europa e questo elemento, rimasto inalterato dopo due anni di annunci, continua a spaventarci moltissimo». In questo periodo, secondo Tedde, «non si è pensato a ridurre le tasse e a sostenere l’impresa e, come sappiamo, l’occupazione non si crea per legge; al massimo per legge si può fare quello che stiamo facendo, ma il problema generale resta purtroppo ancora aperto».

Il presidente della commissione Gavino Manca (Pd) ha messo l’accento sul fatto che l’art. 37 rappresenta «un passaggio importante della legge che va gestito sotto molteplici aspetti; penso che la scelta della Regione di mettere in campo un unico strumento con risorse umane adeguate sia stata giusta, la migliore per il mondo del lavoro». Per quanto riguarda le risorse umane, ha aggiunto Manca, «stiamo costituendo una nuova Agenzia con 800 persone dove si stanno facendo confluire anche le unità che lavoravano presso altri contesti ma comunque nello stesso settore, proprio allo scopo di dare vita ad una struttura organica ed efficiente». Ci stiamo avvicinando allo schema europeo, ha precisato Manca, «dove il rapporto fra operatore dei servizi per il lavoro e disoccupato da prendere in carico e di 1/70, noi siamo a 1/260 ma stiamo iniziando un percorso virtuoso, consapevoli che il superamento di precariato è un processo difficile e necessariamente graduale, che comunque affronteremo successivamente con grande impegno».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), illustrando un suo emendamento, ha segnalato la necessità di chiarire meglio alcuni passaggi della norma, soprattutto con riferimento «a quei precari che hanno lavorato in progetti finanziati con fondi europei del ciclo 2000-2006; è importante che sia chiaro che queste aliquote di personale rientrano nella platea indicata dalla legge, tenendo presente che molte unità resteranno comunque fuori ed attendiamo, su questo, che si concretizzino gli impegni assunti dalla maggioranza».

Messo ai voti, l’emendamento del consigliere Cherchi è stato respinto.

Successivamente il Consiglio ha approvato l’emendamento sostitutivo parziale n. 25, con parere favorevole della commissione e della Giunta. Il testo prevede che gli interventi della legge siano “compatibili con il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica della Regione”. Via libera dell’Aula anche per l’emendamento di sintesi n. 54, sempre con parere favorevole della commissione e della Giunta, che riunisce i testi degli emendamenti nn. 24, 27 e 28. Il nuovo testo, “nelle more del riordino delle funzioni connesse alla politiche attive del lavoro e solo per consentire la continuità dei servizi erogati, consente all’Aspal di stipulare contratti di lavoro con la previsione di premialità assegnata a coloro che hanno maturato competenze ed esperienze sia presso l’Agenzia del Lavoro che nelle province”.

Subito dopo l’Aula ha approvato il testo dell’art. 37.

Ha riassunto la presidenza dell’Assemblea il presidente Gianfranco Ganau.

Successivamente, col parere favorevole della commissione e della Giunta, è stato approvato l’emendamento aggiuntivo n.18. La proposta, nel quadro delle norme sul collocamento delle persone con disabilità, consentirà alla Regione di realizzare “uno specifico programma di inclusione lavorativa finalizzato anche al superamento del precariato, valorizzando l’esperienza delle persone occupate con contratto a termine nell’ambito del progetto lavor@bile”.

L’Aula ha quindi iniziato l’esame dell’37/bis.

Il presidente della commissione Gavino Manca (Pd) ha chiesto di spostare l’articolo alla fase finale di esame della legge: la proposta è stata accolta.

Il presidente Ganau ha messo in discussione l’articolo 38 (Sostituzione dell’agenzia regionale per il lavoro con l’Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro) e gli emendamenti aggiunti 13,17,19, 20 e 48. L’emendamento 13 è stato dichiarato inammissibile per mancanza della copertura finanziaria.

Il testo dell’articolo 38 è stato approvato e così l’emendamento di sintesi 52 (Locci e più) che stabilisce che entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, con deliberazione della Giunta, è approvato il piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori socialmente utili inseriti nell’elenco regionale istituito con la deliberazione n.44/14 del 7 novembre 2014. Respinto, invece, l’emendamento 48.

L’Aula ha approvato anche gli articoli 39 (Interventi a favore dei comuni per lo sviluppo delle cooperative sociali), 40 (Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 23 del 2005 (Organizzazioni di volontariato), 42 (Modifiche alla tabella A della legge regionale n. 14 del 1995), 43 (Abrogazioni e disposizioni finanziarie), 44(Norma finanziaria), senza emendamenti.

Il presidente ha dato la parola all’on. Pietro Pittalis (FI), che ha parlato della norma finanziaria della legge. «Alcuni emendamenti sono stati dichiarati inammissibili per mancanza di copertura ma in realtà la copertura a mio parere è presente».

Sull’articolo 45 (Entrata in vigore) l’Aula si è espressa favorevolmente mentre sull’articolo 37 bis, che era stato sospeso in precedenza, l’on. Gavino Manca (Pd) ha chiesto ai colleghi una breve sospensione.  All’articolo 37 bis è stato aggiunto l’emendamento 16. L’on. Manca ha illustrato un emendamento orale, con parere conforme della Giunta.

Per l’on. Luca Pizzuto (Sel) “è un errore aver avuto la possibilità di chiudere il problema di lavoratori impegnati all’Agenzia del lavoro e non averlo fatto. Ringrazio tutti ma avrei gradito più coraggio da parte dell’esecutivo”.

Per l’on. Alessandra Zedda (FI) “questa legge non risolve tutti i problemi e noi siamo per una riforma della regione che parta dalla testa e arrivi al settore del lavoro. Abbiamo ancora da risolvere parecchi temi di equità e giustizia.

Per l’on. Roberto Desini (Cd) “l’emendamento dell’on. Gavino Manca è condivisibile, serve un ragionamento più organico da completare in sessanta giorni”.

L’assessore Paci ha spiegato a nome della Giunta che “bisogna essere efficienti nelle scelte e nel trattamento. La Giunta porterà a breve un provvedimento di riorganizzazione della previdenza integrativa”.

 L’articolo 37 bis (Piano straordinario di formazione ) è stato approvato.

Per dichiarazione di voto è intervenuto il consigliere regionale Ignazio Locci (Forza Italia), che ha detto: “Questa legge non risolve il problema del sistema del lavoro in Sardegna perché ci sono alcuni rinvii. Noi speriamo che non ci siano intoppi futuri”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del suo collega di partito e di gruppo Oscar Cherchi che pur preannunziando il voto favorevole ha lamentato l’assenza di una norma rivolta a tutti i precari della pubblica amministrazione in Sardegna. «Non è questa la legge che doveva dare le risposte al problema del precariato ma questa è la legge che mette in campo strumenti per incominciare a limitare il fenomeno», ha replicato il capogruppo di Sel, Daniele Cocco che ha dichiarato il voto “convintamente a favore” del suo gruppo. Voto a favore anche da parte del gruppo dei Riformatori, dichiarato dal capogruppo Attilio Dedoni che ha lamentato però carenza negli stanziamenti ed ha auspicato maggiore sinergia tra gli assessorati del Lavoro e della Pubblica Istruzione («nella scuola sarda si registra livelli record di abbandono»).

Roberto Desini, capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro, ha preannunciato voto favorevole ed ha tessuto le lodi del provvedimento, complimentandosi con la commissione e il presidente Gavino Manca per il lavoro svolto, nonché rimarcando il mantenimento dell’impegno assunto in sede di capigruppo per la discussione in Aula della proposta di legge 315 immediatamente dopo il varo della finanziaria regionale. Il consigliere Gianmario Tendas del Pd ha sottolineato la positività del provvedimento ed ha evidenziato come l’approvazione della proposta di legge 315 certifichi il mantenimento dell’impegno assunto con gli elettori sardi in campagna elettorale per “eliminare il precariato nelle strutture che aiutano altri sardi a trovare un lavoro sicuro”. Voto favorevole è stato preannunciato anche da Upc e socialisti che per bocca del capogruppo Pierfranco Zanchetta hanno rivolto apprezzamento per il lavoro svolto in commissione e facendo riferimento all’intervento dell’assessore Paci hanno dichiarato: «E’ necessario trovare equilibrio generale – come dice Raffaele Paci .- ma quando ci sono diritti acquisiti è giusto mettere il cuore oltre l’ostacolo». A favore del provvedimento anche il gruppo Soberania e Indipendentzia che col capogruppo Emilio Usula ha definito la riforma che si va delineando come “un provvedimento che potrebbe caratterizzare in positivo l’intera legislatura”. Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato voto a favore ed ha colto l’occasione per esprimere solidarietà ai lavoratori dell’Ente fiera di cagliari, auspicando sempre la medesima “attenzione per tutti i lavoratori che si trovino in difficoltà”. Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha confermato voto a favore ed il relatore di maggioranza e presidente della commissione Lavoro, nonché primo firmatario della Pl 315, Gavino Manca (Pd) ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito al varo del provvedimento: «Questa è una legge di tutto il Consiglio regionale, è una riforma importante e strutturale che riscrive l’organizzazione dei servizi cercando di riqualificare il capitale umano».

Il capo gruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha preannunciato voto favorevole («ma il provvedimento non è punto di arrivo ma punto di partenza che segna un passo importante anche per il superamento del precariato») ma ha lamentato l’occasione persa per dare risposta anche ad altre categorie di lavoratori, ad incominciare “dai dipendenti del punto 3 dell’articolo 37 che potevano essere ammessi al percorso di  stabilizzazione”.

Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente del Consiglio ha aperto la votazione finale della legge che è stata approvata all’unanimità con 46 sì su 46 consiglieri votanti.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

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Ha giurato questa mattina, nell’Aula di via Roma, il nuovo consigliere regionale Giovanni Satta (Uds), proclamato eletto a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato e di una delibera dell’ufficio elettorale regionale al posto di Gianni Lampis (Fdi). Dopo le polemiche dei giorni scorsi e il rinvio di ieri pomeriggio, il giuramento si è svolto in un clima molto freddo, per tutte le vicende che hanno preceduto e seguito la proclamazione del neo consigliere.

Il Consiglio regionale ha poi iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la Pl 315/A (Manca Gavino e più) – “Disciplina dei servizi e delle politiche per il lavoro”. Avviando la discussione generale, il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della commissione lavoro Gavino Manca, del Pd.

Nella sua relazione, Manca ha sottolineato in modo molto positivo il voto unanime del testo in commissione, «frutto di un lungo ad accurato lavoro di analisi condotto sulla più recente normativa nazionale a partire dal Job Act, per arrivare ad una riforma strutturale e complessiva che, fra l’altro, riporta le competenze sulla materia in capo alla Regione». Si tratta di una riforma importante e necessaria, ha proseguito Manca, «che consente il superamento di un sistema frammentato e inefficiente, migliora la professionalità degli operatori del servizio, indica una scelta strategica e di prospettiva che permetterà ad ogni territorio di valorizzare sue specificità». Il lavoro in Sardegna, ha detto ancora il consigliere del Pd, «mostra qualche buon segnale con un aumento del 3.1% degli occupati che è il miglior dato nazionale ed un calo della disoccupazione al 17%; segnali che vanno però consolidati tenendo presente che, in tutta Europa, il lavoro è cresciuto di pari passo con le riforme». Con questa legge, a giudizio di Manca, «contiamo di recuperare il tempo perduto, di cambiare lo scenario normativo regionale, di indicare prospettive diverse per il nostro sistema che operi a stretto contatto con il mondo del lavoro e dell’istruzione, con l’economia locale, per finanziare l’occupazione e non la disoccupazione». Esistono insomma le migliori condizioni, ha concluso il consigliere, «per avviare finalmente anche in Sardegna politiche per il lavoro di nuova generazione, facilitare l’accesso al mercato del lavoro, agevolare il ritorno all’occupazione per chi l’ha perduta e superare definitivamente il precariato nel sistema Regione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che all’esterno del Consiglio si sta svolgendo una manifestazione dei lavoratori dell’Eurallumina, impegnati anche in un presidio in piazza Montecitorio a Roma. Con alcuni consiglieri regionali, ha aggiunto Pittalis, «abbiamo incontrato una delegazione e ci è stato consegnato un documento, che ritengo opportuno sia distribuito a tutto il Consiglio».

Il presidente Gianfranco Ganau ha accolto la proposta di Pittalis, ricordando a sua volta un incontro con i lavoratori, assieme al presidente della commissione Lavoro Gavino Manca. Nel colloquio, ha proseguito, sono state esaminate alcune situazioni locali specifiche, soprattutto di tipo ambientale, che dovranno essere affrontare in una prossima conferenza di servizi per consentire la ripartenza dell’azienda. Su questi temi, ha concluso, c’è un forte impegno comune.

Il consigliere Ignazio Locci, di Forza Italia, ha sottolineato fra l’altro che «la legge che abbiamo tutti voluto punta a dare vita ad una nuova gestione delle politiche per il lavoro e, sotto questo profilo, i dati della Sardegna non sono esattamente quelli che ci aspettiamo pur con i timidi segnali di ripresa fin qui registrati; ciò è dipeso anche, in buona misura, dal fatto che i servizi pubblici oggettivamente non hanno funzionato e non sono riusciti ad invertire la tendenza di una profonda difficoltà nell’incontro fra domanda e offerta». Comunque è giusto guardare avanti, secondo Locci, «per avviare una nuova stagione nelle politiche per il lavoro con un sistema più forte e meno polverizzato, che valorizzi le professionalità degli operatori e mandi un messaggio all’esterno sulla capacità del sistema pubblico di dare risposte efficaci». L’unanimità della commissione, ha continuato, «è buon esempio di collaborazione fra le forze politiche su uno dei grandi temi della società sarda, è una legge (forse la prima) che viene direttamente dal Consiglio e, per i suoi contenuti, si rivela una delle più avanzate d’Italia». Resta aperto, ha concluso, «il problema del passaggio del personale e del superamento complessivo precariato nel sistema Regione; pensiamo che questa sia una buona occasione per mettere mano a tutto il mondo del precariato, noi abbiamo le nostre proposte e confidiamo nel confronto con la maggioranza».

Il consigliere del Pd Gianmario Tendas ha espresso in apertura «soddisfazione per modalità di lavoro seguite in commissione con l’ottimo coordinamento del presidente aperto al contributo propositivo della minoranza, un successo di tutto il Consiglio su un problema dei più critici della nostra Regione». Dopo una analisi condivisa, ha aggiunto Tendas, «riteniamo di aver creato le condizioni di un vero incontro fra domanda e offerta, obiettivo finora mancato anche a causa della situazione interna dei lavoratori del settore caratterizzata da un precariato record a livello nazionale e di aver dato una risposta organica ai problemi del lavoro, dopo approfondimenti importanti condotti sia dalla commissione che dalle organizzazioni sindacali sulla normativa nazionale, il Job Act ed i relativi  decreti attuativi». Al termine di questo lavoro, ha affermato ancora Tendas, «è emerso un quadro nuovo che in primo luogo supera la precarizzazione degli stessi operatori del servizio sul territorio, li mette in rete e li organizza in modo moderno ed efficiente; la legge tuttavia va considerata non un punto di arrivo ma di partenza, per il superamento definitivo del precariato in Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha parlato di clima “da unanimismo vero o presunto”ed ha svolto alcune considerazione sullo stato del lavoro e dell’occupazione nell’Isola. Tedde ha ricordato le politiche nazionali del Jobact e il maxi sgravio contributivo per le assunzioni fatte nel 2015, per affermare che i dati sull’andamento dell’occupazione “smentiscono la propaganda renziana e anche le sviolinate del governo regionale”. L’esponente della minoranza ha ricordato i dati di Bankitalia ed ha evidenziato il livello record della disoccupazione giovanile in Sardegna (56%) e lo scarso impatto delle norme nazionali combinate con le agevolazioni fiscali («incidono solo nella misura del 5%).

Marco Tedde ha quindi proseguito con la critica verso il governo regionale per ciò che attiene le politiche industriali («si è focalizzati sulle bonifiche e si trascura la riconversione industriale»), quelle energetiche («manca un percorso chiaro per il metano») ed ha denunciato presunte inadempienze di Eni, Regione e Stato nel dare piena attuazione al protocollo d’intesa sulla “chimica verde” («Dove è il passo verso la rivoluzione industriale innovativa annunciata dal presidente Pigliaru?»).

Oscar Cherchi (Fi) ha sottolineato il fondamentale tema al posto al centro della proposta di legge (servizi e politiche per il lavoro) ma ha dichiarato di non condividere a pieno (pur preannunciando un voto a favore del provvedimento) le affermazioni di quanto hanno ipotizzato una prospettiva futura sulla base delle norme contenute nel provvedimento in discussione.

«Questa legge è “chiusa” – ha affermato l’esponete della minoranza – perché guarda solo alla soluzione del problema di Cesis e Csl ma non risolverà il dramma della disoccupazione e del lavoro. Serviva, dunque, inquadrare il tutto con una norma più ampia». Oscar Cherchi ha paventato il pericolo di impugnazione della legge in sede governativa («si tenta di raggirare la sentenza della Corte suprema sul percorso di stabilizzazione del personale») ed ha concluso auspicando “il medesimo percorso di stabilizzazione individuato per Csl e Cesil anche per i 27 lavoratori della Società bonifiche sarde di Oristano”.

Lorenzo Cozzolino (PD), ha dichiarato apprezzamento per il lavoro svolto dalla Seconda commissione ed ha evidenziato gli aspetti positivi del provvedimento anche per ciò che attiene l’aggiornamento della precedente proposta della Giunta, a seguito della cancellazione delle province e l’introduzione del Job Act. L’esponente della maggioranza ha espresso favore per la nuova configurazione dell’Aspel e le norme tendenti alla stabilizzazione del personale, Cozzolino ha concluso auspicando un impegno straordinario sull’attuazione e la realizzazione di efficaci politiche attive del lavoro.

Il consigliere di Fratelli d’Italia Paolo Truzzu, pur sottolineando la necessità di procedere a una riforma dei servizi per il lavoro, finora frazionati e disorganizzati, ha messo in luce alcune criticità presenti, a suo avviso, nella proposta di legge in discussione. 

«La norma propone di risolvere il problema del precariato dei lavoratori Csl e Cesil, su questo tema c’è però confusione – ha sottolineato Truzzu – la questione è importantissima ma non può essere confusa con la necessità di un servizio che funzioni. I primi soggetti da tutelare sono quelli che non hanno mai lavorato o che hanno perso il lavoro. L’esigenza vera è garantire servizi che permettano di trovare il lavoro più facilmente».

A giudizio dell’esponente della minoranza, la proposta di legge poteva essere più coraggiosa: «Contrariamente al Job Act, che ha permesso di raggiungere risultati grazie alla previsione di incentivi per le assunzioni e di sgravi degli oneri sociali, questa legge invece non indica risorse economiche, sembra esserci addirittura un problema di copertura finanziaria. Manca, inoltre, il coinvolgimento delle imprese, la norma è scritta bene tecnicamente ma ho dubbi che possa risolvere i problemi».

Truzzu ha poi segnalato il rischio di un’impugnativa da parte del Governo. «Si è scelto di seguire la normativa nazionale per  il superamento del precariato, questa però si rivolge al personale della Regione mentre la proposta in esame estende i benefici anche al personale delle agenzie».

Il consigliere dei FdI ha infine invitato l’aula a fare chiarezza sugli obiettivi: «Cosa vogliamo fare: creare dei servizi per il lavoro o risolvere il problema del precariato? Bisogna dirlo chiaramente: è giusto dare una risposta ai lavoratori del Csl e Cesil ma occorre evitare il rischio di creare un nuovo carrozzone. Il pericolo è quello di non garantire servizi per il lavoro efficienti, l’altro problema è il numero delle stabilizzazioni: se si inseriscono 330 persone in una sola volta nell’Agenzia regionale si rischia di raggiungere i limiti assunzionali in una sola volta. Sono passati 6 anni dall’ultimo concorso pubblico bandito dalla Regione – ha concluso Truzzu – occorre individuare procedure concorsuali aperte a tutti, altrimenti ci saranno persone che non potranno mai partecipare a un concorso pubblico».

Il consigliere di Sinistra Sarda Alessandro Unali, in apertura del suo intervento, ha espresso un giudizio negativo sulle disposizioni del Job Act: «Ha cancellato lo statuto dei lavoratori e l’art. 18, ha introdotto tagli pesanti al sistema degli ammortizzatori sociali, ha favorito un abuso dei voucher e svuotato le tutele per i subappalti – ha detto Unali – ma uno degli aspetti più negativi è la modifica del sistema dei servizi per il lavoro che penalizza il settore pubblico a favore dei privati». Secondo Unali «la norma in discussione è di diretta derivazione del Governo centrale. Non emerge chiaramente il ruolo pubblico dei servizi per il lavoro che Pigliaru, in campagna elettorale, diceva di voler potenziare. Il rischio è che diventino dei semplici passacarte». 

Unali ha quindi concluso il suo intervento ricordando che è l’Europa a chiedere la centralità dei servizi pubblici: «Questo non è previsto nella proposta di legge uscita dalla Seconda Commissione – ha concluso l’esponente di Sinistra Sarda – si rischia di lasciare la gestione delle politiche del lavoro ai privati e di affidare ai servizi pubblici la sola gestione burocratica delle pratiche».

Di segno opposto l’intervento del consigliere dei Rossomori Paolo Zedda. Secondo l’esponente della maggioranza la legge è frutto del lavoro portato avanti in modo proficuo dalla Commissione. «L’obiettivo della norma è riordinare il comparto dei servizi per il lavoro gestito finora da lavoratori precari – ha detto Zedda –  Pigliaru in campagna elettorale aveva detto a più riprese che il problema doveva essere risolto. Questa è una legge organica che affronta tutte le criticità del sistema».

Il consigliere sovranista ha poi elencato le difficoltà che si sono dovute contrastare nella predisposizione del provvedimento: dal passaggio di competenze dalle provincie alla Regione sino all’adeguamento alle nuove disposizioni del Job Act: «Noi siamo la prima regione a dotarsi di una legge di riforma, la prima che ha recepito le norme quadro e le ha declinate attraverso i suoi uffici regionali e l’Agenzia del lavoro – ha sottolineato Zedda – abbiamo cercato di porre rimedio alla disomogeneità dei servizi per l’impiego costituiti da strutture frammentate che non comunicavano tra di loro».

Nessun rischio, secondo Zedda, sul fronte del personale da assorbire nell’Aspal: «La nuova Agenzia per il Lavoro passa da 80 a 300 dipendenti, con un limite massimo di 800 dipendenti. Non cresce a dismisura, si rimettono insieme pezzettini di un sistema che già esisteva». Sulla sintonia della normativa regionale con quella nazionale ed europea, il consigliere dei Rossomori ha mostrato ottimismo: «In Europa esiste un sistemi integrato pubblico-privato, in Sardegna questo mancava – ha concluso Zedda – l’Unione Europea impone di aprire il monopolio pubblico. Questa legge chiarisce quali sono le strutture pubbliche e private che svolgono i servizi per il lavoro, quali sono i sistemi di accreditamento, quali le funzioni attribuite ai soggetti pubblici e privati».

Positiva la valutazione della proposta anche da parte di Luca Pizzuto (Sel): «L’articolo 1 della Costituzione italiana non è purtroppo applicato – ha esordito Pizzuto – questa proposta di legge attua il primo comma dell’Art.4 (la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto) e prova a rendere applicabile l’art 1 (L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro)».

Pizzuto ha poi messo in evidenza gli aspetti più importanti contenuti nella proposta di legge: l’attenzione ai disabili e al loro collocamento, la priorità data all’apprendistato rispetto ad altre forme di contrattualizzazione, la previsione tra le funzioni della nuova Agenzia per il Lavoro della ricerca di nuovi imprenditori – ha rimarcato il consigliere di Sel – il merito più grande però è il superamento della precarietà dei lavoratori dei Csl e Cesil».

L’esponente della maggioranza ha concluso il suo intervento dichiarando pieno sostegno alla norma. «Spero che sia lo spartiacque della legislatura e consenta di  mettere mano ai sistemi che non funzionano, per migliorare la situazione di chi ci lavora e di chi usufruisce dei servizi – ha concluso Pizzuto – occorre dare risposte al personale precario che ruota intorno alla Regione, serve un impegno comune nella battaglia per il superamento della precarietà».

Il consigliere dell’Udc Peppino Pinna ha dichiarato che, a suo avviso, «la norma pecca allo stesso tempo di una certa ovvietà e di poca concretezza, perché non affronta compiutamente i problemi dei territori e in qualche modo si ferma alla necessità di adeguare la normativa della Regione alle riforme in atto a livello nazionale». In realtà, ha sostenuto Pinna, «le nuove strutture non sono molto diverse dalle vecchie e manca l’aspetto innovativo che sarebbe stato necessario per andare davvero incontro alle esigenze dei cittadini, dei disoccupati e dei giovani, al di là di intuizioni teoriche interessanti che però difficilmente diventeranno positive per i sardi».

Piero Comandini, del Pd, ha messo l’accento sul buon lavoro della commissione che «ha raggiunto l’obiettivo, non scontato, di una riforma organica che era necessaria, superando undici anni di legislazione regionale che di fatto è stato una sorta di precariato legislativo che non si è tradotto in misure efficaci per rilanciare le politiche attive del lavoro». Ora si volta pagina, ad avviso di Comandini, «nel senso che si creano le condizioni per un accesso garantito per tutti al mercato del lavoro, un mercato che in questi anni è molto cambiato e cambierà ancora». Il Consiglio perciò dovrebbe vedere questo passaggio con entusiasmo e quasi con orgoglio, ha osservato il consigliere, «anche ricordando che ci sono precari che lavorano in Regione da 18 anni e, proprio rispetto a questa situazione, bisogna guardare avanti, dare risposte ai giovani e soprattutto a quelli, anche cinquantenni o sessantenni, che il lavoro l’anno perso». Dopo aver ricordato che oggi in Francia «si discute la riforma del lavoro e si sta seguendo la stessa strada del Job Act», Comandini si è soffermato su due punti qualificanti del testo: la sicurezza nei luoghi di lavoro con strumenti innovativi e la clausola valutativa su risultati delle azioni avviate; con questi interventi si costruisce insomma un buon punto di partenza per razionalizzare l’offerta della Regione, una razionalizzazione che andrà rafforzata e completata con una regia unica».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha detto in apertura che «nessuno ha messo in dubbio la validità della legge che comunque potrà essere migliorata in qualche parte; è come l’hardware, il motore di una macchina progettata per girare al meglio, ma poi ci vuole il software, cioè le politiche regionali per il lavoro e queste non ci sono, perché manca la formazione professionale ed un sistema di opportunità capace di superare l’assistenzialismo e di individuare le professionalità davvero necessarie al mercato». Se manca l’incontro fra domanda e offerta, ha avvertito Dedoni, «anche l’organizzazione migliore diventa inutile perché è chiaro che, con questa legge, sicuramente saniamo il precariato degli operatori con la copertura finanziaria dello Stato ma c’è molto altro ed anche di peggio come dimostra quanto avviene nelle Asl dove si sta creando nuovo precariato e perfino nella stessa Giunta regionale». Su questi fronti, ha aggiunto il consigliere dei Riformatori, «il percorso non sarà altrettanto semplice anche per ragioni finanziarie, mentre il nostro sistema ha bisogno di iniezioni di opportunità ed anche di coerenza; proprio oggi abbiamo appreso dai lavoratori Eurallumina che sono stati spesi 350.000 euro di sola documentazione per una valutazione di impatto ambientale». Questo, ha concluso, «va in netto contrasto con quanto stiamo dicendo, fermo restando che senza politiche incisive di investimenti anche il sistema più efficiente non porterà lavoro».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha messo in evidenza che «la firma di tutti i commissari certifica la qualità del lavoro svolto dalla commissione su temi già all’attenzione del Consiglio dalla scorsa legislatura, significa che non ci vogliamo solo provare ma, piuttosto, iniziare un percorso che punta ad invertire una situazione drammatica, come dimostrano tutti gli indicatori». Un percorso virtuoso, a giudizio di Cocco, «che si incontra con la riforma degli Enti locali che ha sancito l’uguaglianza dei cittadini sardi di tutti i territori; solo questo consentirà di garantire parità di diritti a tutti i sardi e di raggiungere risultati concreti, con un punto di caduta importante che qualifica il Consiglio facendo un buon servizio per i sardi».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, ha definito «sbagliato il calo di entusiasmo su una riforma che dovrebbe vedere il Consiglio più convinto e soddisfatto per un buon risultato che premia meritatamente il lavoro della commissione». Con la legge, ha sostenuto, «recuperiamo ritardi fin troppo ampi per la Sardegna che colmiamo tagliando il traguardo per i primi in Italia ed anche questo è un fatto positivo, perché siamo stati capaci di mettere in campo una riforma organica, moderna e innovativa, attenta soprattutto a chi il lavoro non c’è l’ha e cerca occupazione; oggi, in altre parole, ci sono opportunità in più con una cabina di regia unica sulla politiche del lavoro ed una rete di protezione solida a sostegno dei più deboli». L’assessore Mura, ha ricordato infine il consigliere Zanchetta, «ha affermato recentemente che solo il 3% delle assunzioni in Sardegna avviene con la mediazione delle strutture pubbliche, anche questo è un elemento che deve farci riflettere sulla necessità di una legge che va in direzione opposta». (Af)

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, è intervenuta in sostituzione del capogruppo Pietro Cocco, ed ha, in apertura del suo intervento, espresso apprezzamento e vivo sostegno alla proposta di legge n. 315 evidenziandone gli aspetti positivi sia con riferimento ai contenuti che al metodo di lavoro.

«Siamo orgogliosi di aver scritto una buona legge – ha spiegato Rossella Pinna – che è ampiamente  condivisa e rappresenta un altro tassello della nostra azione riformatrice ed alla quale dovrà seguire un provvedimento organico sulla formazione professionale e sull’istruzione».

Tra le positive novità normative introdotte, l’esponente del centrosinistra ha ricordato l’ammodernamento del sistema non più funzionale ed il conseguente potenziamento dei servizi per l’impiego a garanzia dell’efficacia delle misure di contrasto alla disoccupazione. A giudizio di Rossella Pinna una ulteriore sottolineatura positiva riguarda le disposizioni inerenti l’istituzione e il funzionamento dell’Aspal («si garantirà anche un miglior utilizzo dei fondi europei, ad incominciare da quelli riferiti al programma garanzia giovani») e il rafforzamento dell’integrazione tra le politiche passive (sostegno al reddito) e attive del lavoro  (orientamento, formazione, inserimento, auto impiego), nonché l’introduzione di standard di servizi omogenei in tutto il territorio regionale.

Rossella Pinna ha quindi evidenziato la “fine della imbarazzante situazione lavorativa degli operatori di Csl e Cesil” ed ha concluso riaffermando l’impegno “per il lavoro”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato la condivisione da parte della minoranza al provvedimento esitato all’unanimità nella commissione Lavoro («ci siamo posti in una posizione non di contrapposizione e collaborazione perché il tema merita massima partecipazione e collaborazione») ed ha affermato che in Sardegna, per effetto delle disposizioni contenute nella legge 20 del 2005, “il precariato è stato istituito per legge”.

Confermando la disponibilità per favorire l’approvazione in tempi compatibilmente brevi della proposta di legge, l’esponente della minoranza ha preannunciato la richiesta di chiarimenti “sul ruolo che la norma attribuisce all’assessorato del Lavoro e alla istituenda Aspal” auspicandone opportuna indicazione nel testo di legge.

Pietro Pittalis ha quindi preannunciato al presentazione di un apposito emendamento per la cancellazione della partecipazione della Regione 851%) nel capitale sociale dell’Insar («nella legge in discussione si prevede che i compiti e le funzioni dell’Insar siano quelli attribuiti all’Aspal»). Il capogruppo di Forza Italia ha quindi annunciato un’ulteriore proposta di modifica all’articolo 37: proponendo di trasferire in capo all’Aspal anche il  personale a tempo determinato contrattualizzato dalle province.

«Approvare questa legge è importante – ha concluso Pittalis – ma serve ritornare a discutere approfonditamente il tema del lavoro in Sardegna».

Conclusa la discussione generale, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore del Lavoro, Virginia Mura che, in apertura del suo intervento ha ringraziato la commissione consiliare competente per il lavoro svolto ed ha sottolineato la collaborazione con l’assessorato, ricordando inoltre la presentazione del disegno di legge della giunta in materia. L’assessore ha quindi puntualizzato, pur riconoscendone l’esigenza di un aggiornamento, sulle disposizione contenute nella legge 20 del 20015, affermando che è “stata una legge innovativa ma che non ha mai trovato piena attuazione in Sardegna”. Virginia Mura ha quindi ricordato gli importanti stanziamenti che nel resto dell’Europa sono riservati ai servizi per il lavoro ed ha evidenziato la necessità di dare risposte ai disoccupati ma soprattutto alle imprese ( « La legge si rivolge a tutti i disoccupati e punta a dare una risposta personalizzata a tutti i disoccupati ed anche alle imprese delle quali serve conoscere i fabbisogni formativi»). L’assessore ha quindi evidenziato che la Sardegna è la prima regione ad aver applicato il cosiddetto contratto di ricollocazione («abbiamo ottenuto uno stanziamento di 4 milioni di euro») ed ha ribadito come la norma in discussione, una volta approvata, rappresenterà “il punto di partenza su cui lavorare per la riorganizzazione del sistema dell’istruzione e della formazione professionale”.

Il presidente Ganau, a conclusione dell’intervento dell’assessore Virginia Mura, ha posto in votazione il passaggio agli articoli della proposta di legge 315 e il Consiglio ha approvato. Così, il presidente ha dichiarato conclusi i lavori della seduta ed ha annunciato la convocazione della prossima riunione del Consiglio per martedì 10 maggio alle 15.00, nonché la convocazione della commissione Lavoro per questo pomeriggio alle 16.30 per l’esame degli emendamenti presentanti alla proposta di legge.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato la nuova legge forestale della Sardegna.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 48 (Personale dell’Agenzia) del disegno di legge n. 218/A – Giunta regionale – Legge forestale della Sardegna.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato che «l’articolo merita una attenzione particolare perché rischia di creare nel sistema regionale una evidente disparità di trattamento, in quanto quello dell’ente foreste è l’unico personale cui non si applica la legge 31, mentre nel tempo sono stati regionalizzati un po’ tutti, anche di provenienze molto diverse». Se il problema sono le risorse, ha avvertito, «che si trovino anche per l’Ente foreste come sono state trovate per gli altri lavoratori, è una situazione senza logica che riguarda numerosissimi lavoratori a cominciare dal personale semestrale che, sempre a differenza di altri, non ha ottenuto la stabilizzazione con i casi emblematici della Sardegna centrale e del Sulcis a differenza, per esempio, di quelli operanti nel Nord Sardegna». Quanto al contratto fermo da un anno e mezzo nonostante lo sblocco derivante da norme nazionali, Pittalis ha sottolineato che «nella stessa finanziaria le risorse assegnate sono del tutto insufficienti; noi, con i nostri emendamenti vogliamo superare questi problemi e valorizzare finalmente le risorse umane dell’ente foreste, attendiamo un segnale dalla maggioranza».

Il vice capogruppo Marco Tedde ha manifestato fiducia in una riflessione ulteriore della maggioranza perché, ha ricordato, «l’articolo sembra la fattoria degli animali di Orwell dove tutti erano uguali ma alcuni più degli altri, è la stessa situazione del personale dell’ente foreste su cui grava una sperequazione che bisogna assolutamente superare cosa che la stessa maggioranza aveva provato a fare nel testo originario della legge che poi è stato stravolto». Lo schema della contrattazione privata senza la Regione, ha concluso Tedde, «non è più sostenibile da nessun punto di vista a cominciare da quello giuridico».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha messo l’accento sul fatto che «ci sono voluti 47 articoli per immaginari il maggior numero possibile di vincoli sulla materia forestale, mentre poi in un solo articolo che riguarda le risorse umane dell’Agenzia ci si ritrova nell’impossibilità di andare avanti, dimenticando che non c’è alternativa all’inserimento dei lavoratori nelle previsioni della legge 31 sul personale della Regione». Con questo testo, ha protestato, «6.000 lavoratori dell’ente foreste resteranno in serie B per colpa del percorso normativo offensivo che la maggioranza ha messo in piedi, mentre in altre situazioni si sono seguite strade diverse con criteri diversi per arrivare ad una soluzione e solo in questo caso viene negato l’inquadramento nei ruoli dell’amministrazione regionale».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha osservato che «l’articolo sta creando molte aspettative soprattutto all’esterno, noi potevamo fare finta di niente ed andare avanti ma abbiamo scelto di occuparci del problema e di fare la riforma, però bisogna riconoscere che oggi non ci cono condizioni finanziarie per transito nei ruoli del personale regionale». Poi, ha aggiunto, «ci sono altri problemi nati dopo il trasferimento alla Regione del personale di altre Agenzie, perché dipendenti dell’ente foreste molti non hanno fatto alcun concorso seguendo altri percorsi interni di carriera». Ora, ha proseguito Solinas, «dopo le 312 stabilizzazioni effettuate con risorse dell’ente ne restano più di 1.600 che, peralro, perderebbero diritto alla disoccupazione; noi diciamo quindi che confermiamo lo schema del contratto nazionale, dove comunque la Regione può dire la sua attraverso la conferenza Stato-Regioni più l’integrativo assegnato al Coran che si occupa del personale regionale». Conclusa questa fase, ha terminato, «c’è l’impegno a rimettere mano all’inquadramento complessivo del personale».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha detto di capire ma solo in parte la posizione di Solinas aggiungendo però che «c’è un problema a monte, un sistema aziendale che non risponde più alle attuali esigenze della Sardegna e ciò avviene, voglio segnalarlo, mentre qualcuno si sta spartendo posti in una Agenzia che ancora non c’è». L’opposizione non ha fatto barricate, ha sostenuto, «ma credo sia necessario a questo punto che la minoranza lasci l’Aula perchè si stanno facendo cose assurde sulla pelle dei lavoratori dell’ente foreste proteggendo in modo illegittimo alcune posizioni e questa è molto più di una marchetta; se si vuole fare una riforma seria ci siamo, altrimenti i favori interni fateveli da soli, ci sono disparità vergognose che non si possono avallare».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha affermato che «il Consiglio ha il dovere di fare leggi uguali per tutti e in questo caso la Giunta ha fatto meglio della sua maggioranza con il rinvio ad un disegno di legge successivo da emanare entro 180 giorni; dobbiamo tutelare i diritti di tutti come abbiamo già fatto passando alla Regione i dipendenti delle ex Ipab ed è giusto dunque tornare allora all’impostazione della Giunta per fare tutti gli approfondimenti necessari prendendoci il tempo che serve, anche perché i pareri legali ci dicono che stiamo andando incontro a profili di illegittimità costituzionale per violazione di alcune norme del pubblico impiego».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu è partito da un dato molto semplice, quello relativi alle superfici boschive «che sono aumentate e dobbiamo andarne orgogliosi riconoscendo il giusto merito dell’ente foreste che ha consegnato alla Sardegna una ricchezza che ha aumentato il suo valore». Anche per questo dobbiamo, a suo avviso, «occorre dare dignità ai lavoratori dell’ente riconoscendo il loro diritto di entrare a far parte del personale della Regione; c’è uno sforzo economico che dobbiamo fare e dobbiamo ragionare anche sulla parte normativa del contratto che richiede altro tempo, però non possiamo chiudere la legge oggi e lasciare senza risposte migliaia di persone».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha ricordato che l’ente foreste nel suo assetto attuale «è l’esito di lungo percorso derivante dalla fusione fra l’azienda foreste demaniali e ispettorato ripartimentale delle foreste, per cui se facciamo come dice il consigliere Solinas sranno avvantaggiati solo alcuni sindacati che non vogliono perdere iscritti, mentre la Regione avrebbe ben altri vantaggi concerti assumendo il controllo della contrattazione senza subire aumenti incontrollabili di spesa, fermo restano che i dipendenti regionali devono avere un contratto unico».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha messo in luce che, da una parte, «c’è la necessità di tutelare i lavoratori ma, dall’altra, anche quella di non perdere di vista interesse pubblico». Il passaggio alla Regione di 6000 unità, ha ribadito Demontis, «costerebbe circa 18 milioni ed inoltre la mobilità di questo personale nel sistema Regione sarebbe molto complessa perché, nei fatti, molti lavoratori continuerebbero a svolgere le stesse mansioni; questa è la ragione per cui si propone il mantenimento del contratto attuale che non è comunque peggiorativo, anzi è la soluzione più corretta».

A Demontis ha replicato il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «La sua posizione rispecchia quella della Cgil – ha detto Pittalis – è singolare che si parli di interesse pubblico prevalente rispetto al diritto al lavoro, alla giusta retribuzione e a non essere discriminati dei lavoratori. Non esiste un problema di funzioni: i dipendenti dell’Ente Foreste continueranno a fare le stesse cose ma, a loro, deve essere esteso il trattamento economico e giuridico riservato a tutto il personale della Regione».

Pittalis ha poi ricordato il lungo iter seguito dalla legge: «Dopo un lungo confronto con le rappresentanze sindacali e le organizzazioni di categoria non si è riusciti a trovare una soluzione. Oggi certifichiamo il tradimento degli impegni – ha affermato il capogruppo azzurro – sarebbe servito maggior tempo, così si crea un vulnus, la sinistra si è dimenticata dei lavoratori». Messo in votazione, l’emendamento n.63 è stato respinto con 28 voti contrari e 18 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’articolo 3 (Zedda e più) per il quale il Presidente della IV Commissione Antonio Solinas ha invitato i presentatori al ritiro.

Il primo firmatario Paolo Zedda (Rossomori) ha dichiarato la disponibilità a ritirarlo ma ha voluto fare alcune precisazioni. «L’emendamento mirava a risolvere una situazione intricata. Ai dipendenti dell’Ente Foreste viene applicato un contratto privatistico pur operando in un comparto pubblico – ha detto Zedda – c’è poi un altro aspetto di natura previdenziale che non va sottovalutato. Attualmente i dipendenti dell’Ente beneficiano delle esenzioni Inps riservate ai lavoratori dell’agricoltura, non è automatico che le agevolazioni vengano riconosciute anche all’Agenzia Forestas che opererà in campo agricolo solo per il 20% delle sue attività. Sarebbe meglio prendersi 6 mesi di tempo per consentire alla Giunta di valutare tutte le problematiche».

Angelo Carta (Psd’Az) ha fatto proprio l’emendamento n.3 e chiesto la votazione a scrutinio segreto. Questo l’esito del voto: 27 contrari, 20 a favore e due astenuti. L’emendamento è stato respinto.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 64. Il Consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ribadito il giudizio negativo sulla norma e invitato la maggioranza a fare un passo indietro: «L’articolo 48 è illegittimo, porterà a una serie di contenziosi oltre ai 400 già aperti – ha detto Cherchi – tutte le altre agenzie regionali hanno reinquadrato il personale non si capisce perché non lo si voglia fare per Forestas. Sospendiamo l’articolo 48 e rimandiamolo eventualmente a un altro provvedimento legislativo».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, si è detto d’accordo con le argomentazioni dell’on. Cherchi. «Abbiamo acquisito l’impegno della Giunta per continuare l’interlocuzione avviata con il Governo perché si trovi una soluzione a un problema quasi insostenibile. L’assessore Demuro può ribadirlo in aula».

L’assessore agli Affari Generali Gianmario Demuro ha confermato che sono in corso una serie di interlocuzioni con il Ministero della Funzione Pubblica sulla contrattazione dei lavoratori forestali, problema che riguarda anche altre Regioni. «Nel momento in cui ci sarà una soluzione nazionale si potrà ridiscutere la norma – ha detto Demuro – c’è l’impegno della Giunta a un ulteriore approfondimento». Posto in votazione, l’emendamento soppressivo parziale n. 64 è stato respinto con 17 sì e 30 no.

Sull’emendamento soppressivo parziale n.65 è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro  Pittalis: «Ho ascoltato l’assessore – ha detto l’esponente della minoranza – è un modo per rinviare sine die la questione.  E’ un problema interno al nostro ordinamento, cosa c’entra il governo nazionale? E’ questo che ci sfugge. Capisco le difficoltà della maggioranza, ci sono i dipendenti che ci ascoltano, evitiamo che il dibattito abbia il sapore di una sonora presa in giro e che al danno segua la beffa».

Gianni Tatti (Udc) ha invitato la maggioranza a rivedere i contenuti dell’articolo 48 e a prevedere il passaggio di tutti i dipendenti dell’Ente Foreste al ruolo unico regionale disciplinato dalla legge 31.

Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato che «il programma di Pigliaru si proponeva di ridimensionare il ruolo dell’Ente Foreste. Questa legge lo fa ma riduce al lumicino le speranze dei dipendenti dell’Ente». Tedde ha poi invitato la Giunta a prendere una decisione: «Lasciate perdere le interlocuzioni e i tavoli, abbiamo bisogno di gente che decida e scelga – ha concluso l’ex sindaco di Alghero – ci sono tantissime sentenze della Cassazione che dicono che i dipendenti dell’Ente Foreste sono dipendenti pubblici».

Mario Floris ha ricordato che l’Ente Foreste ha 400 dipendenti tra dirigenti, funzionari e impiegati a fronte di 5000 operai a tempo determinato e indeterminato. «A loro si applica il contratto collettivo di lavoro. Fatta salva la posizione degli operai, il personale impiegatizio accede all’Ente Foreste con concorso pubblico – ha detto Floris – noi non chiediamo di far transitare tutto il personale nei ruoli unici regionali ma chiediamo di fare un contratto unico. Abbiamo due contratti: uno integrativo regionale e uno collettivo nazionale. Non si può andare avanti così».

Il capogruppo sardista Angelo Carta ha contestato le dichiarazioni dell’assessore Demuro: «Il suo non è un impegno che può essere accolto dai lavoratori, è una posizione che non ha né capo né coda – ha detto Carta – è un problema che riguarda la Sardegna che non ha nulla a che vedere con quello che capiterà fuori».

Antonio Gaia (Upc), rivolgendosi all’assessore Demuro, ha chiesto chiarimenti sulla possibilità di cambiare il profilo giuridico dei contratti senza toccare la parte economica. «Sarebbe la soluzione per 5.000 lavoratori – ha detto Gaia – se la strada è percorribile mi riservo di presentare un emendamento orale al testo dell’articolo 48».

L’emendamento 65 è stato respinto con 27 no e 19 sì.

Il presidente Pittalis ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 48. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato l’uscita dall’Aula della minoranza. «La forza dei numeri non ci consente di apportare modifiche al testo. C’è una risposta muscolare della maggioranza- ha sottolineato Pittalis – per questo voteremo contro l’articolo 48 e poi lasceremo l’Aula. Non vogliamo essere corresponsabili di questa scelta».

E quindi intervenuto il consigliere Antonio Gaia (Upc) che ha chiesto una sospensione di due minuti accordata dal presidente Ganau.

Alla ripresa dei lavori è stato messo in votazione il testo dell’articolo 48 che è stato approvato con 25 voti a favore e 23 contrari. 

Si è poi passati all’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 10. Il Capogruppo di Forza  Italia Pietro Pittalis ha confermato la decisione della minoranza di abbandonare l’aula e chiesto al Presidente di considerare l’assenza come assenza politica». Posto in votazione, l’emendamento n. 10 è stato respinto.

Senza i consiglieri della minoranza si è dunque proceduto con l’articolo 49 (Assunzioni) ed il relatore della maggioranza ha dichiarato parere favorevole per gli emendamenti n. 72 e n. 76, si è rimesso all’Aula  sul n. 69 ed ha invitato al ritiro i presentatori degli emendamenti n. 84 e n. 86. Dopo qualche minuto di riflessione l’assessore Donatella Spano ha dichiarato parere conforme a quello della commissione tranne che per l’emendamento n. 69 per il quale ha espresso parere contrario.

L’Aula ha quindi proceduto con l’approvazione dell’emendamento n. 72 che sostituisce la lettera a) del comma 1 e stabilisce, tra l’altro, che le mansioni di operario, sia a tempo determinato che indeterminato, prevedono la richiesta di avviamento presso i centri dei servizi per l’impiego competenti per territorio e le assunzioni devono essere effettuate tra i disoccupati residenti nel comune in cui insistono i cantieri.

Approvato anche l’emendamento n. 76 che alla lettera d) del comma 1 sostituisce le parole “tre anni” con “trentasei mesi”, mentre il consigliere del Pd, Franco Sabatini, ha annunciato il ritiro degli emendamenti 69, 84 e 86 ma ha ribadito “la convinzione che quanto proposto con le modifiche vada nel verso del giusto riconoscimento di un diritto per gli operai impiegati come amministrativi e a cui non sono state riconosciute le mansioni superiori svolte”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del consigliere Pd, Luigi Lotto, che ha ricordato come la questioni riguardi 25 dipendenti dell’ente foreste che, con qualifica di operaio, hanno superato una selezione pubblica per essere impiegati con mansioni di amministrativi. «Serve una soluzione di giustizia per riconoscere un diritto maturato», ha concluso Lotto, confermando però il ritiro dell’emendamento.

Approvato l’articolo 50 (Svolgimento di attività con specifica qualificazione o specializzazione), il relatore ha dichiarato parere favorevole all’emendamento aggiuntivo n. 77 (Sabatini e più) all’articolo 51 (Risorse per la contrattazione), a cui è seguito parere conforme dalla Giunta.

L’Aula ha quindi approvato l’articolo 51 e l’emendamento aggiuntivo n. 77 che alla fine del comma 1 stabilisce che l’ammontare massimo delle risorse destinate alle contrattazione collettiva possa essere integrato nella misura non superiore al 10% dei ricavi derivanti dalle attività economiche poste in essere dall’agenzia.

Approvato quindi l’articolo 52 (Patrimonio dell’agenzia) e di seguito l’articolo 53 (Norma finanziaria) e previa acquisizione dei pareri favorevoli di relatore e giunta, anche l’emendamento aggiuntivo n. 71 (Antonio Solinas e più) che modifica le parti riguardanti l’UPB e sostituisce il termine “legge finanziaria” con “legge di stabilità regionale”.

Approvato l’articolo 53 bis (Modifiche alla legge regionale 12\94), l’Aula con il parere favorevole di relatore e giunta ha approvato anche l’emendamento aggiuntivo n. 70 (Antonio Solinas e più) contente le disposizioni di prima applicazione della nuova norma. Via libera anche all’articolo 54 (Abrogazione di norme e disposizioni transitorie) e all’emendamento aggiuntivo n. 9 (Antonio Solinas) che aggiorna le norme abrogate con l’entrata in vigore della legge.

Dopo l’approvazione dell’articolo 55 (Entrata in vigore) il Consiglio ha ripreso l’esame degli articoli la cui discussione era stata sospesa nella seduta pomeridiana e così il presidente del Consiglio ha preannunciato la votazione del’articolo 4 (Definizioni di bosco e assimilate) e il consigliere di Sovranità, democrazia e lavoro, Piermario Manca ha contestato il contenuto del comma 2, laddove si precisa che costituisce bosco un’area non inferiore a 2.000 metri quadrati e larghezza maggiore di 20 metri, coperta da vegetazione arborea compresa la macchia mediterranea. Piermario Manca ha lamentato il fatto che la Regione sarda, al contrario di quanto fatto da altre Regione, non abbia legiferato in materia ed ha denunciato pericoli per il comparto agricolo sardo in riferimento al calcolo dei contributi comunitari. 

Il Consiglio ha proceduto con la votazione dell’emendamento n. 17 che non è stato approvato con 29 contrari e successivamente non sono stati approvati gli emendamenti n. 18, n. 22, n. 23, n. 25, n. 26, n. 28 e n. 30. Via libera invece, con parere favorevole di relatore e giunta, all’emendamento n. 78 che sopprime alla fine della lettera b) del comma 6 le parole “Unione Europea”.

Non approvati con successive e distinte votazioni gli emendamenti nn. 21, 4, 20, 19, 24, 27, 31 e 29.

Il consigliere Piermario Manca (Sdl) ha dichiarato voto contrario all’articolo 4 e il consigliere del Pd, Luigi Lotto, non ha nascosto perplessità sui possibili danni per il comparto agricolo ma si è detto fiducioso delle rassicurazione fornite dall’assessore sulle interlocuzioni intercorse con l’assessorato competente. Anche il relatore Antonio Solinas, ha dichiarato voto a favore ed ha affermato che “senza l’approvazione della norma i pericoli per il comparto agricolo sarebbero maggiori”. Concetto ripreso dall’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano che ha confermato le positive interlocuzioni con l’assessorato dell’Agricoltura ed ha spiegato che “al ministero dell’agricoltura è aperta la discussione sul punto e che un parte del cosiddetto collegato agricoltura è dedicata alla gestione del bosco e sarà dunque sul decreto attuativo che faremo pressione per aggiornare il decreto 227 e ci adegueremo alle novità che concorderemo in sede governativa”.

Il capogruppo di Sdl, Roberto Desini, ha chiesto la votazione elettronica ed ha preannunciato il voto contrario del gruppo. Anche il consigliere dell’Upc, Antonio Gaia, ha dichiarato voto contrario («Riflettete, e personalmente  non mi fido delle raccomandazioni perché bisogna fare massima attenzioni al rischio del blocco dei finanziamenti comunitari per gli agricoltori»).

Il capogruppo Daniele Cocco (Sel) ha posto l’accento sul rischio di possibili situazioni di disagio per il comparto agricolo ma non ah dichiarato il voto contrario.

Posto in votazione l’articolo 4 è stato quindi approvato con 21 favorevoli e 7 contrari mentre non è stato approvato l’emendamento aggiuntivo n. 5.

Dunque si è passati all’articolo 21 (interventi compensativi) e con parere contrario del relatore e della giunta non sono stati approvati gli emendamenti n. 50 e 51, mentre è stato approvato l’emendamento n. 1 che al comma 3 sopprime il periodo “gli interventi di trasformazione finalizzati alla realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico”. Non approvato l’emendamento n. 52, successivamente è stato approvato l’emendamento n. 2 che al comma 4 sostituisce il periodo “In luogo del rimboschimento compensativo” con il seguente “Unicamente quando il rimboschimento compensativo risulti impossibile”.

Posto in votazione il testo dell’articolo 21 è stato approvato e il presidente Ganau ha così potuto dichiarare aperta la votazione finale sul testo della legge forestale che è stata approvata con 31 voti favorevoli (i consiglieri della minoranza non hanno partecipato, per protesta, ai lavori a partire dall’esame dell’articolo 49).

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Prosegue, in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge 218/A “Legge forestale della Sardegna”. La seduta di stamane si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione dell’art.1 e, non essendoci iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’articolo, che il Consiglio ha approvato. A seguire è arrivato anche il voto favorevole dell’Aula sull’art. 2 (finalità), integrato da due emendamenti proposti dalla maggioranza, il n. 67 (Solinas Antonio e più) ed il n. 68 (Solinas Antonio e più). Con il primo si prevede il potenziamento della sentieristica, delle attività di guida e dei punti di ristoro a conduzione pubblica privata o mista nel quadro di una gestione ottimale del patrimonio forestale. Con il secondo viene aggiunto il riferimento alla “ricaduta economica delle attività legate alla valorizzazione ed allo sfruttamento del sistema forestale”.

Successivamente è stato approvato anche l’art. 3 (funzioni).

Sull’art. 4 (definizione di bosco e delle aree assimilate) il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha definito il testo «una delle piccole perle della legge, fuori dal tempo e dallo spazio, con si attribuisce la definizione di bosco anche ad un appezzamento di terreno pari ad una piscina olimpionica di 2.000 metri quadri con relativa tutela; su questo punto una riflessione bisogna farla, noi comunque non possiamo accettare tesi minimaliste come ha fatto notare lo stesso Cal, ricordiamoci che in Sicilia la dimensione minima è di 10000 metri quadri e noi non possiamo definire bosco un campo da calcetto».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, nel condividere le argomentazioni del consigliere Tedde, ha parlato di «misure ridicole per definire un bosco, superfici pari ad un giardino di casa, questo dimostra che la legge è punitiva e penalizzante, fatta non per i sardi ma da qualcuno che ha studiato sui libri ma non conosce la realtà della nostra terra; siamo i primi in Italia per superficie boscata e vogliamo tutelare questo patrimonio ma con misure chiare ed equilibrate».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha invitato i colleghi dell’opposizione e non dimenticare il passato, «quando vennero nominate figure apicali che non distinguevano campagne da boschi, mentre oggi la situazione è molto diversa e ci sono le idee chiare». Tuttavia, ha riferito, «su questo punto ci sono sensibilità diverse sia all’interno della maggioranza che nell’opposizione, per cui è opportuno rinviare l’esame dell’ art. 4 al primo pomeriggio per trovare una sintesi unitaria».

La richiesta è stata accolta. Successivamente il Consiglio ha approvato gli articoli 5 (Pianificazione forestale) e 6 (Piano forestale ambientale regionale).

Sull’art. 7 (Piano forestale territoriale di distretto) il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha presentato, con un emendamento, la proposta di abolire la Consulta istituita dal testo sostituendola con l’organismo di controllo già previsto dalla legge. «Il nostro suggerimento – ha affermato – è di buon senso ed ha un fondamento tecnico, perché immaginare un piano territoriale di 10 anni non esiste, considerato anche che il taglio del sughero si fa ogni 5, periodo che consente sia agli organismi di controllo che ai privati ed alla Regione di intervenire sulla prevenzione; poi sarebbe meglio eliminare i passaggi che riguardano enti ed assessorati che non hanno competenze dirette sulla materia ma appesantiscono iter autorizzazioni».

Messo ai voti, l’emendamento proposto dal consigliere Rubiu è stato respinto. Subito dopo il Consiglio ha approvato sua l’art. 7 che l’art. 7 bis (Viabilità forestale) e gli articoli 8 (Piano forestale particolareggiato), 9 (pianificazione, gestione ed attività dei siti della Rete Natura 2000), mentre l’art. 10 è stato soppresso.

Sull’art. 11 (Documento esecutivo di programmazione forestale) è stato proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio e più) ed approvato un emendamento, il n. 69, che prevede, nell’ambito della programmazione forestale, sia il riferimento alle entrate provenienti da fonti nazionali, regionali e comunitarie, che quello relativo alle entrate proprie dell’Agenzia.

Sull’art. 12 (Consulta regionale per le politiche forestali) il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto fra l’altro che «il compito del Consiglio è quello di fare leggi funzionali, semplici e soprattutto utili alla Sardegna, mentre qui si mette in piedi una consulta regionale pletorica ed esagerata con 10 componenti, quasi una conferenza di servizi; noi proponiamo invece i comitati territoriali già previsti dall’art 44 formati dall’assessore e da 4 sindaci per rappresentare davvero i territori».

Messa ai voti la proposta del consigliere Rubiu è stata respinta. Subito dopo il Consiglio ha approvato gli art. 12, 13 (Sistema informativo forestale) e 14 (Cartografia e inventario forestale della Sardegna).

Annunciata la discussione e la votazione del Titolo III “Gestione del patrimonio forestale”, Capo I, articolo 15 “Definizione di patrimonio forestale pubblico”, il presidente ha proceduto con la votazione che ha avuto il seguente risultato: favorevoli 29 contrari 17. Quindi, il relatore della maggioranza, Antonio Solinas (Pd), ha dichiarato parere contrario per tutti gli emendamenti presentati all’articolo 16 e la Giunta ha espresso parere conforme. Il Consiglio con successive e distinte votazioni non ha approvato gli emendamenti n. 40 ( 17 sì e 27 no); n. 41 (18 sì e 27 no); n. 43 (18 sì e 29 no); n. 42 (18 sì e 29 no) e n. 44 (17 sì e 30 no). Posto in votazione il testo dell’articolo 16 (Patrimonio forestale della Regione) è stato approvato con 30 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere dell’Udc, Gianni Tatti, è intervenuto sulla discussione dell’articolo 17 (Riconsegna dei terreni tenuti in occupazione temporanea) ed ha invitato alla riflessione sulle disposizioni del comma 3 laddove si stabilisce che il personale che presta servizio nei terreni riconsegnati ai privati potrà lavorare in cantieri allestiti in altri comuni. Il consigliere della minoranza ha proposto la soppressione del comma 3 ma l’Aula ha proceduto con l’approvazione del testo dell’articolo 17 (25 favorevoli e 18 contrari).

Antonio Solinas, su invito del presidente Ganau, ha dichiarato il parere contrario all’emendamento n. 16 che propone la parziale sostituzione dell’articolo 18 (Affidamento di beni) a cui è seguito il parere contrario della Giunta. Il Consiglio non ha approvato con 28 contrari e 15 a favore l’emendamento n. 16 ed ha invece dato disco verde al testo dell’articolo 18, con 28 sì e 17 no.

Relatore e Giunta hanno dunque dichiarato parere contrario a tutti gli emendamenti all’articolo 19 (Trasformazione del bosco e interventi selvicolturali) e il Consiglio non ha approvato gli emendamenti n. 45 (17 sì e 29 no) e n. 46 (18 sì e 29 no) e n. 47 (18 sì e 30 no) sul quale il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, era intervenuto per illustrare la richiesta di un coinvolgimento della commissione e del Consiglio per ciò che attiene gli adempimenti posti in capo solo alla Giunta di cui al comma dell’articolo 47. L’Aula, con 29 favorevoli e 19 contrari ha approvato l’articolo 19 e il relatore Antonio Solinas ha dichiarato, seguito dalla Giunta, parere contrario per tutti gli emendamenti presentanti all’articolo 20 (Vincolo idrogeologico) tranne che per l’emendamento aggiuntivo n. 75 (Solinas Antonio, Cocco Pietro) che abroga il comma 2 dell’articolo 61 della legge regionale n. 9\2006 (conferimento di funzioni e compiti agli enti locali) e stabilisce che le unioni dei comuni trasferiscono al Corpo forestale e di vigilanza ambientale i procedimenti di propria competenza già avviati all’entrata in vigore della legge. Posti in votazione, l’Aula non ha approvato gli emendamenti n. 48 (18 sì e 29 no) e n. 49 (18 sì e 29 no) mentre ha approvato il testo dell’articolo 20 (32 favorevoli e 16 contrari) e successivamente l’emendamento aggiuntivo n. 75 (31 favorevoli e 17 contrari).

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi ha dichiarato voto a favore dell’emendamento aggiuntivo n. 7 che però non è stato approvato con 25 contrari e 22 favorevoli. Su proposta del capogruppo dell’Udc, Rubiu, l’esame dell’articolo 21 (Interventi compensativi) è stato invece sospeso e rinviato, così come l’articolo 4, alla seduta pomeridiana e l’Aula ha proceduto con l’approvazione dell’articolo 22 (Prevenzione degli incendi boschivi) con 29 favorevoli e 17 contrari; e dell’articolo 23 (Piano regionale antincendi) con 30 favorevoli e 16 contrari.

Sull’articolo 24 (Prescrizioni antincendi, divieti e sanzioni) il relatore Antonio Solinas ha dichiarato (seguito poi dalla Giunta) parere contrario per tutti gli emendamenti ed ha chiesto al presidente una breve sospensione dei lavori prima della votazione del testo dell’articolo. Il consiglieri, Luigi Crisponi (Riformatori) e Marco Tedde (Forza Italia) hanno auspicato che la sospensione richiesta dal relatore derivi dalla volontà di sopprimere il comma il comma 5 dell’articolo 24 che – a loro giudizio – prevede sanzioni spropositate per le imprese turistiche e agrituristiche in caso di violazione dei precetti antincendio. Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha chiesto la votazione per parti del testo dell’articolo e il presidente ha quindi proceduto con la messa in votazione degli emendamenti n. 53 e n. 54 che non sono stati approvati, il primo con 30 contrari e 17 favorevoli e il secondo con 30 contrari e 17 favorevoli.

Il capogruppo dell’Udc, Rubiu, ha auspicato una valutazione “attenta” del contenuto dell’emendamento n. 55 e il presidente del Consiglio, come da accordi, ha sospeso i lavori dell’Aula. Alla ripresa il relatore Antonio Solinas, ha fatto osservare che le norme statali sono ancor più, in termini di sanzioni ma ha evidenziato che non fanno riferimento alle aziende agrituristiche e pertanto, Solinas, ne ha proposto la cancellazione del testo lasciando solo il riferimento alle imprese turistiche.

I consiglieri Crisponi (Riformatori) e Tedde (Fi) hanno criticato tale proposta ed il presidente Ganau ha proceduto con la messa in votazione dell’emendamento n. 55 che non è stato approvato (25 no e 16 sì) e quindi del testo dell’articolo 24, modificato come proposto dal relatore, che è stato approvato con 30 voti favorevoli e 16 contrari.

Antonio Solinas ha quindi dichiarato il parere contrario per l’emendamento n. 12, presentato all’articolo 25 (Sistema regionale antincendi) con parere conforme della Giunta e l’Aula, prima non ha approvato l’emendamento n. 12 (30 no e 15 sì) e successivamente ha dato il via libera al testo dell’articolo 25 con 30 voti favorevoli e 18 contrari.

Si è quindi passati all’esame del Titolo V della legge (promozione dell’economia e della ricerca forestale). Il presidente ha messo in discussione l’articolo 26 “Albo delle imprese forestali”. Non essendoci iscritti a parlare si è proceduto alla votazione dell’articolo che è stato approvato con 31 voti a favore e 17 contrari.

L’aula ha quindi approvato, in rapida successione, gli articoli 27 “Forme associative di gestione”, 28 “Promozione delle attività selvicolturali”, 29 “Certificazione forestale” e 30 “Valorizzazione della filiera di produzioni legnose”.

Sull’articolo 31 “Valorizzazione della filiera foresta-sughero il presidente della Commissione “Governo del Territorio” Antonio Solinas ha invitato i presentatori a ritirare l’emendamento sostitutivo parziale n. 82 che proponeva di trasferire il Servizio Ricerca per la tecnologia del sughero e delle materie prime forestali da Agris all’Agenzia Forestas, ferme restando le condizioni contrattuali del personale. La richiesta è stata accolta dal consigliere Giuseppe Meloni (Pd), primo firmatario dell’emendamento. «Mi riservo di riproporre la questione quando si parlerà di personale – ha detto l’esponente della maggioranza – ai dipendenti Agris, che verranno trasferiti all’Agenzia Forestas si applica la legge 31 differentemente al personale dell’Ente Foreste. C’è una disparità di trattamento su cui occorre riflettere».

Il consigliere Meloni, rivolgendosi all’assessore all’Ambiente Donatella Spano, ha poi auspicato che la struttura pubblica di riferimento per la ricerca e l’assistenza tecnica in materia di sughericoltura, da individuare con delibera di Giunta, diventi realmente operativa. «Finora Agris non ha svolto il ruolo che doveva svolgere – ha concluso Meloni – in futuro occorrerà occuparsi concretamente di questo settore trainante per l’economia isolana». Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’articolo 31 che è passato con 31 sì e 18 no.

Subito dopo l’Aula ha approvato anche gli articoli 32 “Valorizzazione delle filiere foresta-prodotti non legnosi e delle risorse silvo-pastorali, 33 “Vivaistica forestale”, 34 “Promozione della ricerca forestale, trasferimento tecnologico e assistenza tecnica”.

Si è quindi passati all’esame del Titolo VI della legge “Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell’ambiente della Sardegna”. Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 35 “Istituzione dell’Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell’ambiente della Sardegna” e dei relativi emendamenti. Approvato il testo dell’articolo con 32 voti a favore e 17 contrari, si è aperta la discussione sull’emendamento aggiuntivo  n. 56 (Tatti e più) che proponeva di portare la sede dell’Agenzia Forestas a Campu Longu, nell’Oristanese.

«Da decenni si parla di trovare una sede idonea per l’Ente Foreste – ha detto il consigliere dell’Udc Gianni Tatti – in passato si sono acquistati terreni a Campu Longu, lì si è costruita una struttura all’avanguardia. Conosciamo tutte le difficoltà che ci sono nella sede attuale dell’ente Foreste dove gli spazi sono insufficienti, ora c’è la possibilità di trasferirla a Campu Longu. Sarebbe una bella risposta per le zone interne della Sardegna e l’oristanese in particolare. La Giunta dice di voler decentrare, questa è un’occasione unica per far sì che questo avvenga. In quel compendio sono stati spesi molti soldi, si valuti seriamente la possibilità di avvicinare la Regione alle popolazioni».

Il presidente della Quarta Commissione Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato di volere considerare l’emendamento come un auspicio e un indirizzo politico. «Mi auguro anch’io che si arrivi ad individuare Campu Longu come sede dell’Agenzia Forestas. Oggi però questa decisione non può essere presa, è necessario fare ulteriori approfondimenti. Ciò non toglie che siamo d’accordo sulla dislocazione degli uffici regionali nel territorio. Oristano è al centro della Sardegna, lì si è deciso di portare la sede di Argea, in futuro potrà essere fatto anche per Forestas».

Oscar Cherchi (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’emendamento, ha chiarito che la sua non è una scelta campanilistica. «In passato, quando nacquero le agenzie Argea, Agris e Laore si decise di distribuire le sedi a Oristano, Sassari e Cagliari. Cosa c’è di strano nel dichiarare oggi la volontà di portare a Campu Longu la sede di Forestas? E’ un’operazione a costo zero – ha detto Cherchi – se ci fossero costi capirei, qui si tratta solo di stabilire che la sede sarà Campu Longu. Mi auguro che i consiglieri oristanesi votino compatti a favore dell’emendamento».

Proposta non condivisa dal capogruppo di Sel Daniele Cocco: «La sede dell’Ente Foreste doveva essere istituita a Nuoro, questo non è avvenuto per una serie di motivi – ha ricordato Cocco – per la sede di Forestas ci sono diverse alternative. Una di queste è la struttura di Foresta Burgos che ospita attualmente la scuola di polizia a cavallo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha sottolineato la necessità di definire in modo chiaro ruoli, competenze e strumenti dell’Agenzia Forestas. «Quando si istituisce un nuovo soggetto e si va ad iscriverlo al registro delle imprese si conoscono statuto, patrimonio, competenze, organi, etc. Con il comma 5 di questo articolo  si rinvia invece tutto allo statuto e alle decisioni della Giunta. La sede, che è un requisito fondamentale, non è definita».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, dopo aver giudicato “poco interessante” il dibattito, ha rimarcato l’esigenza di ragionare sulle vere emergenze dell’Isola. «La Sardegna dell’interno continua a spopolarsi e non si presta nessuna attenzione – ha detto Dedoni – l’emendamento che chiede di portare la sede di Forestas nell’oristanese non va contro Nuoro ma mira a trovare una soluzione per tutti. Il Consiglio, pur di non decidere, rimette tutto nelle mani della Giunta. L’Ente continuerà a premiare Cagliari oppure Sassari a discapito delle zone interne».

Il consigliere Antonio Gaia (Ups) ha annunciato il suo voto contrario e definito “irrilevante” il contenuto della proposta. «Se volessimo rispettare criteri perequativi la sede dell’Agenzia Forestas dovrebbe andare a Nuoro. La questione però è di lana caprina – ha detto Gaia – la sede legale di Abbanoa è attualmente a Nuoro ma il capoluogo barbaricino non ne ha beneficiato».

Secondo Salvatore Demontis (Pd) la presenza di diverse alternative impone un ulteriore riflessione. «Non è opportuno individuare oggi la sede di Forestas – ha detto Demontis – meglio farlo con lo statuto dopo discussioni più approfondite».

Mario Tendas (Pd) si è detto d’accordo con la proposta del consigliere Oscar Cherchi di portare la sede di Forestas a Campu Longu. «Chi conosce quei locali sa quanto sono ben strutturati – ha sottolineato Tendas – oggi però occorre capire se ci sono le condizioni ottimali per garantire servizi migliori.  Quando si deciderà la sede sarà doveroso valutare l’opportunità di portare Forestas a Campu Longu».

Il vicepresidente del Pd Roberto Deriu ha respinto le critiche della minoranza sull’impianto della legge. «Non è vero che il Consiglio non decide – ha detto Deriu – la riforma degli enti locali è una legge che dà un orientamento generale. La Sardegna viene divisa in ambiti territoriali strategici. Il decentramento devrà tenere conto delle attitudini e delle vocazioni dei territori». Messo in votazione, l’emendamento n.56 è stato respinto con 28 voti contrari e 19 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’articolo 36 “Ambiti di intervento che è stato approvato con 32 sì e 19 no.

Successivamente il Consiglio ha approvato l’art. 37 (Funzioni dell’Agenzia) integrato dall’emendamento n. 83 proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio e più) con cui si consente all’Agenzia di stipulare convenzioni con gli Enti locali per l’utilizzo di proprio personale in attività come manutenzione e pulizia delle strade e manutenzione dei siti di importanza storico-culturale.

A seguire sono stati approvato gli art. 38 (Programma delle attività) e 39 (Sistema contabile), quest’ultimo integrato dall’emendamento n. 80 proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio è più) in cui viene inserito il riferimento “ai servizi resi” dall’Agenzia e “delle relative entrate”.

Successivamente è stato approvato l’art. 40 (Indirizzo e controllo).

Sull’art. 41 (Organi dell’Agenzia) il consigliere Gianni Tatti dell’Udc, ha denunciato il fatto che «l’Ente foreste è stato commissariato senza una legge e senza una motivazione, solo con un disegno di legge che non è nemmeno arrivato in Aula, senza rendere conto a nessuno: una cosa gravissima». Ribadisco poi, ha concluso, che «quella dell’amministratore unico affiancato dal direttore generale è una struttura di governo che non esiste in nessun altra Agenzia della Sardegna, mentre occorre dare risposte soprattutto ai Comuni».

Messo ai voti, l’art 41 è stato approvato, come il 42 (Amministratore unico).

Nell’esprimere il parere sugli emendamenti, il presidente della commissione Antonio Solinas ha annunciato il ritiro delle proposte relative al secondo comma perché la sua approvazione, di fatto, consentirebbe al direttore generale di percepire compensi maggiori di quelli dell’amministratore unico.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha ricordato l’atteggiamento «abbastanza disponibile» sulla riforma che «anche per noi è importante pur con molti punti critici; uno di questi è certamente l’emendamento della maggioranza con cui si elimina la procedura selettiva ad evidenza pubblica per l’amministratore, così è una finta riforma in cui si introduce una discrezionalità assoluta, ed allora non c’è differenza rispetto allo schema precedente dove c’era un Cda espresso da vari soggetti, l’emendamento è da ritirare».

L’assessore degli Affari Generali Gianmario Demuro ha precisato che «nessuno vuole eliminare la procedura selettiva perché tale procedura ad evidenza pubblica è comunque prevista nella pubblica amministrazione; c’è però una differenza fra l’amministratore unico ed il direttore che è una figura tecnica».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha sostenuto che «le osservazioni dell’assessore non sono condivisibili, c’è una dissonanza evidente anche rispetto alla forma giuridica dell’Agenzia, la verità è che si vuole mettere sotto schiaffo l’amministratore unico con una scelta dirigista ed accentratrice, basta ricordare che gli Ersu hanno 5 componenti con un personale pari all’1 o al 2% di Forestas mentre nuova Agenzia ha 6.000 dipendenti».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd), dopo aver ricordato la lunga discussione in commissione sul punto, ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Il Consiglio ha quindi approvato l’art. 42, integrato dall’emendamento n. 81 proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio e più) con cui si introduce fra gli obiettivi assegnati all’amministratore unico anche il riferimento ai “ricavi derivanti dalle attività economiche” dell’Agenzia.

A seguire è stato approvato l’art. Art 43 (Revoca dell’amministratore unico).

Sull’art. 44 (Comitato territoriale) il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha proposto un emendamento orale sul primo comma del testo, per introdurre tre modifiche: l’aumento dei componenti del comitato (presieduto dall’assessore dell’Ambiente) a 10 unità, la indicazione di alcuni di questi a cura del Cal, scelti fra i sindaci dei Comuni con maggiori superfici cedute all’Agenzia, ed una quota di tre membri ciascuno assegnati al Consiglio ed alla Giunta: «Un assetto più equilibrato con il giusto rilievo alle amministrazioni locali che hanno interessi prevalenti in materia».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc) ha affermato che potrebbe essere d’accordo «se venisse eliminato il riferimento alle maggiori superfici».

Registrando una posizione contraria, il presidente ha dichiarato la proposta di emendamento orale non accoglibile.

Il consigliere Antonio Gaia (Cps) ha proposto una breve sospensione della seduta, ritenendo necessario un approfondimento sull’emendamento orale del consigliere Congiu.

Il presidente ha ribadito che la proposta non può essere discussa.

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha detto che, a suo avviso, non è stata manifestata una posizioni contraria alla proposta Congiu.

Il presidente ha confermato ancora che la posizione contraria del gruppo Udc è stata esplicitata.

Successivamente il Consiglio ha approvato gli articoli nn. 44, 45 (Collegio dei revisori) e 46 (Struttura organizzativa dell’Agenzia).

Sull’art. 47 (Direttore generale) il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha osservato che «sarebbe opportuno consentire alla commissione una maggiore riflessione, perché non viene detto nel testo che chi propone la nomina al presidente della Giunta deve anche definire requisiti speciali del profilo richiesto; anche senza malizia risulta imbarazzante spiegare all’opinione pubblica perché si fanno determinate scelte, se lo fa la struttura amministrativa cui fanno capo due assessori è un conto, altrimenti siamo nell’area della discrezionalità assoluta».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento con cui si sopprimeva il ricorso alla procedura ad evidenza pubblica per l’individuazione del direttore.

Il Consiglio ha quindi approvato l’art. n. 47.

Subito dopo il presidente ha tolto la seduta, convocando la conferenza dei capigruppo. I lavori del Consiglio riprenderanno alle 16.00.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato questo pomeriggio il passaggio agli articoli del disegno di legge n. 218 “Legge forestale della Sardegna”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n.218/A – Giunta regionale – Legge forestale della Sardegna. Il presidente ha quindi dato la parola al relatore di maggioranza della legge, il presidente della quarta commissione (Governo del territorio) Antonio Solinas, del Partito Democratico.

Solinas, dopo aver ricordato il lungo commissione che da circa un anno ha approfondito i vari temi confrontandoli con i portatori di interessi, ha sottolineato che «finalmente si colma un vuoto legislativo unico in Italia nel settore forestale, con una legge che presenta alcuni punti qualificanti: la soppressione del Cda sostituito da un amministratore unico affiancato da direttore generale, la previsione di un comitato territoriale di indirizzo composto da 5 persone (l’assessore dell’Ambiente affiancato da quattro sindaci). Rispetto ad altre agenzie, ha osservato Solinas, «emerge la diversità di Forestas, che ha 6500 dipendenti, 300 sedi in tutta la Sardegna e solo 7 dirigenti ciascuno con 7/800 persone da coordinare, proporzione impossibile rispetto al resto del sistema Regione». Per quanto riguarda il contratto, ha concluso il consigliere del Pd, «che ora si articola su una parte nazionale più un integrativo regionale privatistico, si sono confrontare diverse proposte ma, alla fine, ha prevalso il mantenimento del modello attuale, sia per problemi di bilancio che di inquadramento normativo professionale, come per le categorie degli impiegati e dei lavoratori semestrali».

Per il relatore di minoranza, il consigliere Gianni Tatti (Udc Sardegna) ha evidenziato che il voto di astensione espresso dai consiglieri dell’opposizione significa in realtà «un giudizio ampiamente negativo, fatta eccezione per il riordino della materia forestale in cui la Sardegna aveva effettivamente un vuoto normativo». Non convince, ha affermato Tatti, « il nuovo modello di governance basato sull’Agenzia, che però nell’esperienza regionale è un organismo snello con una missione prevalentemente tecnica, per cui non si comprende perché nel nostro caso ci si voglia affidare ad un tandem formato da amministratore unico e direttore generale». Mi sembra, ha precisato, «una proposta ambigua, poco chiara e non adatta al raggiungimento dei risultati sperati; infatti lo stesso assessore aveva indicato inizialmente la necessità di un organo di indirizzo politico da affiancare al direttore generale salvo poi contraddire questi buoni propositi, dando vita invece ad una Agenzia regionale come ennesimo ente pubblico perciò inutile». Sarebbe stato meglio, secondo il consigliere dell’Udc, «mantenere l’attuale forma giuridica eliminando inutili costi di modifica e cambiando, invece, quello che c’era davvero da cambiare, cioè il contratto, perché ora si vuole perpetuare l’anomalia della legge istitutiva, che consente di non applicare la disciplina del pubblico impiego ma un regime privatistico; in poche parole, una riforma così mal congegnata si traduce in una mera operazione gattopardesca che cambia tutto senza cambiare niente».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha definito la relazione di maggioranza «molto ambiziosa ma poco aderente alla realtà, perché non si affronta il nodo vero, quello di trasformare l’Ente foreste da uno stipendificio ad un soggetto capace di auto sostenersi e produrre utili, con l’unica foglia di fico dell’eliminazione del Cda peraltro non in linea con la normativa nazionale che ne prevede il mantenimento in considerazione del numero dei dipendenti». Lo stesso Cal, ha ricordato Floris, «ha detto nel suo parere che si tratta di una riforma solo di facciata che senza toccare mentalità, obiettivi e risultati, risulta priva del necessario collegamento con scuola ed università per sviluppare nuova cultura ambientale e col settore turistico per integrare il tradizionale filone estivo». Viene poi totalmente disatteso, ha rilevato Floris, «il vero problema del personale, sottoposto a due contratti di cui uno solo sottoscritto in ambito regionale; in altri termini si sceglie di non scegliere, smentendo i tanti proclami di voler unificare il sistema Regione, e si ignorano le prospettive di un soggetto che dovrebbe diventare il motore economico delle zone interne, lo strumento migliore per difendere il territorio dal rischio idro-geologico per attuare una politica incisiva in materia di protezione civile». La politica, ha auspicato Floris, «deve quindi fare un passo avanti nel senso pubblicistico perchè non si può dire che il contratto di lavoro è prevalentemente agricolo, con tutto ciò che comporta; ora spendiamo 200 milioni ed arriveremo a 300 con un contratto fatto a Roma e pagato in Sardegna a piè di lista, mentre con il rinnovo dello stesso contratto è prevedibile una impennata incontrollata o dei conti o del contenzioso, in conclusione non siamo davanti ad una riforma ma ad un po’ polvere negli occhi, utile magari per trovare il solito docente universitario che non conosce la campagna».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha affermato che la legge contiene «alcuni punti apprezzabili però non mancano i punti critici a cominciare dal piano forestale ambientale in cui si lascia ogni decisione alla Giunta eludendo le competenze del Consiglio, competenze che invece deve mantenere perché già ora decide su tutti gli altri atti di pianificazione territoriale». Quanto all’amministratore unico, a giudizio di Tocco «occorre evitare il pericolo di un eccessivo accentramento, magari su un professore senza esperienza di gestione aziendale né specifica; sulla contrattazione, inoltre, si è persa una buona occasione per incidere positivamente sul contenzioso e su problemi che si trascinano da anni». Questi ed altri punti, ha concluso, «devono essere ulteriormente approfonditi per trovare la soluzione migliore».

Oscar Cherchi, sempre di Forza Italia, ha parlato di «un tentativo di riforma perché in materia di tutela del patrimonio ambientale la legge non propone contenuti innovativi ma si esaurisce nella delega attuativa di molti aspetti alla Giunta, passaggio che indebolisce l’impianto complessivo del provvedimento e rappresenta un modo surrettizio per togliere competenze al Consiglio e portarle nell’ambito della Giunta». La stessa trasformazione in Agenzia lascia molto perplessi, ha detto ancora Cherchi, «perché la gestione successiva si complicherà di molto a cominciare dal personale per il quale tutto rimane come era, senza nemmeno una garanzia di stabilità».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, in apertura, ha fatto i complimenti al relatore di minoranza che ha individuato «i veri nodi irrisolti della legge, ha messo a nudo le crepe da cui rischia di venir fuori l’ennesimo mostro giuridico, a conferma di un iter già iniziato male nel 2014, quando la Giunta approvò un disegno di legge per invitare il Consiglio ad approvare indirizzi generali in vista di nuovo disegno di legge per disciplinare la materia, la classica situazione del serpente che si morde la coda». Poi, ha ricordato Tedde, «una lunga serie di passi indietro fino ad arrivare allo schema attuale, molto simile al punto di partenza; ne è venuto fuori un pasticcio molto diverso dalla riforma vera di cui l’ente ha bisogno anche in campo culturale e sociale, un pasticcio che non cambia nulla, una rinfrescatina della materia che lascia le cose come stanno». Bisogna rivedere in modo radicale, ad avviso di Tedde, «la forma organizzativa e giuridica dell’ente, eliminando il tandem con cui la Giunta vuole mantenere un controllo assoluto sulla struttura con la solita logica accentratrice ed autoritaria, mentre il Governo nazionale dice che ci vuole un Cda in realtà complesse con organici di grandi dimensioni e, quanto alla Regione, basta ricordare i casi degli Ersu che con l’1 o il 2% dei dipendenti dell’ente foreste hanno i Cda di 5 membri ciascuno». Il parere negativo del Cal, ha concluso l’esponente di Forza Italia, «dice le cose come stanno ed auspica senza mezzi termini il ritiro della legge, certificando che soprattutto sul personale è mancato il coraggio di una vera riforma con equiparazione agli altri dipendenti della Regione, rimandando ad una contrattazione agricola cui la Regione non partecipa rinunciando a qualunque scelta».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha segnalato il rischio di un trasferimento di competenze dal Consiglio alla Giunta. «La potestà regolamentare passa, di fatto, dall’organo legislativo a quello esecutivo – ha detto Locci – delegare la materia alla Giunta è una scelta autonoma del Consiglio regionale perché su questo punto non esiste alcun riferimento normativo».

Secondo Locci, il rischio è che si svuoti l’Assemblea di competenze: «A questo punto possiamo decidere di autoregolamentarci e di snellire alcune procedure, evitando di richiedere pareri a organi come il Cal – ha proseguito il consigliere di minoranza – io credo invece che non si deve perdere di vista il quadro normativo generale e occorra difendere la dignità dell’Aula»

Luigi Crisponi (Riformatori) ha parlato di riforma “pasticciata” che replica quella che portò alla trasformazione dell’Azienda Foreste Demaniali in Ente Foreste.

«Da un prima lettura sembra non si possa parlare nemmeno di riforma – ha detto Crisponi – mancano i riferimenti all’educazione ambientale e all’attività didattica. Non c’è  un raccordo tra le filiere produttive e un collegamento con la parte imprenditoriale». Secondo Crisponi la legge porterà ad un ulteriore appesantimento delle procedure burocratiche per le autorizzazioni: «Fa specie che in molti articoli si chiami in causa il Corpo Forestale e di Vigilanza ambientale – ha sottolineato il consigliere dei Riformatori – questo ha un ruolo di polizia ambientale, l’Ente Foreste dovrebbe poter decidere in autonomia anche un processo autorizzativo».

Da rivedere, secondo Crisponi, anche la norma che prevede la sospensione delle licenze alle aziende turistiche e agrituristche per il mancato rispetto di alcune prescrizioni antincendio: «E’ una sanzione in eccesso – ha affermato Crisponi – la norma non tiene conto che tutte le attività turistiche sono già sottoposte all’autorizzazione antincendi». Crisponi ha poi fatto notare la difficile attuazione della disposizione che assegna a Forestas il compito di provvedere al decoro degli spazi verdi pubblici. «Mi dite un paese dove l’Ente Foreste ha contribuito ad abbellire e ingentilire i luoghi? Dove si può ammirare un filare di alberi, un prato verde, uno spazio ombreggiato realizzati dall’Ente?».

L’esponente della minoranza ha poi concluso il suo intervento invitando l’assessore a tenere conto dei costi per i nuovi simboli da mettere sui mezzi e sugli equipaggiamenti che passeranno dall’Ente Foreste a Forestas. «Quanto costerà la riproposizione del nuovo logo di Forestas su giubbetti, automezzi e tutta una segnaletica che accompagna attualmente l’Ente Foreste – ha chiesto Crisponi  – ci vorrà tanto denaro, una parte la si destini alla valorizzazione del simbolo della Sardegna che oggi manca totalmente nei mezzi del Corpo forestale e di vigilanza ambientale».

Secondo Gigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, il disegno di legge è “restrittivo, sanzionatorio e punitivo, in altre parole inapplicabile”.

«La soppressione dell’Ente Foreste a favore di Forestas viene fatta in nome della razionalizzazione della spesa e dei principi di efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione – ha detto Rubiu – le vere intenzioni sono invece l’accentramento e il totale controllo degli spazi finora gestiti dagli enti regionali».

Rubiu ha poi criticato la decisione di commissariare l’Ente Foreste: «Sfugge ancora oggi la ragione di quel provvedimento – ha proseguito Rubiu – così come non si capisce la mancanza di investimenti sul personale. L’attuale contratto è inadeguato sia dal punto di vista salariale che da quello normativo».

Bocciata infine la composizione della Consulta regionale per le politiche forestali (art. 12): «E’ costituita da dieci elementi, otto dei quali nominati dalla politica e quindi controllabili – ha concluso Rubiu – questo è il disegno di legge dei buoni propositi che non entra mai nel merito e non indica le risorse finanziare da destinare all’Agenzia».

Conclusi gli interventi, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta per la replica.

L’assessore all’ambiente Donatella Spano ha difeso l’impianto del provvedimento: «Ho sentito con attenzione la relazione della Commissione e tutti gli interventi – ha esordito Spano – non tutto è stato colto del contenuto e dell’importanza del Dl. Ho notato in alcuni interventi anche momenti di confusione quando si è parlato di Ente Foreste e Corpo Forestale. Sono due entità diverse che il Dl mette insieme sinergicamente. La nuova disciplina per l’Agenzia Forestas crea un ruolo di coesione ed efficienza con le altre strutture della Regione».

Secondo Spano la riforma consentirà di coprire un vuoto legislativo: «La Sardegna si mette al passo delle altre regioni con una legge che si basa sui principi della normativa comunitaria e nazionale – ha detto l’assessore – questo non significa che non si è tenuto conto delle specificità del patrimonio sardo e di ciò che consente di fare lo Statuto di autonomia in materia»

Spano ha poi ricordato che in Sardegna ci sono un  milione e 200mila ettari di foresta, un valore superiore alla media nazionale. «Si tratta di terreni pubblici e privati con un modello di gestione esclusivamente pubblico. Questo modello non è in grado di garantire l’efficacia e l’efficienza delle risorse. Si punta a un mutamento culturale e sociale. L’obiettivo è la tutela del pubblico e la promozione del privato».

L’assessore ha poi evidenziato alcuni aspetti che, a parere della Giunta, introdurranno elementi innovativi come la pianificazione e la programmazione forestale e la semplificazione delle procedure autorizzative a favore dei cittadini.

Altro aspetto positivo riguarderà la lotta agli incendi: «Il Dl – ha concluso l’assessore – chiarisce la composizione del sistema regionale per coordinare meglio le attività di prevenzione e di contrasto degli incendi. La Regione Sardegna, prima in Italia per superfici forestate, punterà sul concetto di multifunzionalità del bosco».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 32 voti a favore e 17 contrari.

Il presidente ha dichiarato tolta la seduta ed ha convocato il Consiglio per domani, mercoledì 20 aprile, alle 10.30, mentre la Quarta commissione si riunirà domani alle 9.30 per il parere sugli emendamenti.

 

 

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato oggi l’articolo 2 della Manovra Finanziaria, disego di legge 297 “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l’anno 2016 e per gli anni 2016-2018 (legge di stabilità 2016) e relativi allegati”.

In apertura di seduta il Consiglio ha osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime degli attentati terroristici di Bruxelles.

«Quanto accaduto a Bruxelles questa mattina sconcerta e addolora – ha detto il presidente Gianfranco Ganau – gli attentati all’aeroporto internazionale e alla metropolitana della capitale belga, rivendicati qualche ora fa dall’Isis, ci lasciano basiti e increduli».

Il massimo rappresentante dell’Assemblea Sarda ha poi ricordato il pesante bilancio dei due attentati (34 morti e decine di feriti) e puntato l’attenzione sulla necessità di uno sforzo ulteriore per garantire la sicurezza dei cittadini e la loro incolumità. «La paura, però,  non può e non deve vincere perché è l’unico vero obiettivo dei terroristi che con i loro attacchi feroci e mirati vogliono distruggere quei valori di civiltà, democrazia, libertà e pace, così duramente conquistati dall’Europa – ha proseguito Ganau – l’unico argine al terrorismo che continua inesorabilmente a dilagare,  sono il dialogo,  la politica e la diplomazia per favorire in quei paesi del Nord dell’Africa a pochi chilometri dalle nostre coste,  il sostegno alle democrazie, come quella tunisina e l’appoggio, ad esempio, per la formazione di un esecutivo di unità nazionale in Libia. Contro ogni forma di estremismo occorrono unità, determinazione e impegno perché la soluzione non può certo essere la guerra perché è questo il vero pericolo che si rischia di correre: un vortice di violenza e terrore che porterà ancora morte e distruzione». Ganau ha infine espresso la solidarietà dell’Assemblea sarda alle famiglie delle vittime di Bruxelles e a tutto il popolo belga. Un pensiero e un messaggio di vicinanza è stato inoltre rivolto ai familiari delle studentesse Erasmus, morte nel tragico incidente avvenuto ieri in Catalogna.

Osservato il minuto di silenzio, il Consiglio è passato all’esame del provvedimento all’ordine del giorno: la manovra finanziaria 2016-2018.

Ha quindi chiesto la parola il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu che ha voluto ricordare la clamorosa azione di lotta intrapresa da tre sindacalisti dell’Alcoa, saliti ieri sui silos dello stabilimento di Portovesme per protestare contro i ritardi nella soluzione della vertenza. «Oltre al pensiero rivolto alle vittime dei terribili attentati di Bruxelles – ha detto Rubiu – mi sembra giusto ricordare anche i drammi di casa nostra. Per questo chiedo che domani venga posticipata di un’ora la seduta pomeridiana del Consiglio regionale in modo da consentire ai consiglieri che lo ritenessero opportuno di andare a Portovesme a portare la loro solidarietà ai lavoratori dell’Alcoa». La richiesta è stata accolta dal Consiglio, il presidente Ganau ha comunicato che i lavori di domani pomeriggio inizieranno alle 16.30.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 2 “Interventi per lo sviluppo e il sostegno dei sistemi produttivi regionali” e dei relativi emendamenti.

Sentito il parere di Commissione e Giunta, il presidente Ganau ha dato la parola alla consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda che ha bocciato senza mezzi termini  il contenuto della norma. «Questo articolo doveva indicare le linee di pianificazione e di sostegno ai sistemi produttivi regionali – ha affermato Zedda – mette invece a disposizione cifre irrisorie che non risolvono nulla. La norma va cassata, il contenuto non è degno di un documento di pianificazione e programmazione. Non si parla di agricoltura, industria, turismo, di nessuna attività strategica per il settore economico». Giudizio condiviso da Paolo Truzzu (FdI): «Se io fossi un imprenditore non sardo e volessi farmi un’idea sulle linee di investimento sulle quali lavorare andrei a leggere l’articolo 2 della legge – ha rimarcato Truzzu – ma vedendo i contenuti mi renderei conto che siamo al sistema delle mancette per gli amici e gli amici degli amici». L’esponente di Fratelli d’Italia ha poi sottolineato l’esiguità delle risorse messe a disposizione (“non si arriva a un milione di euro”) e la presenza di provvedimenti che niente hanno a che fare con il rilancio del sistema economico come i 500mila euro a favore dei comuni per l’acquisto di porzioni di rete di distribuzione elettrica..

Per Luigi Crisponi (Riformatori) l’articolo 2 «sembra una barzelletta, una presa per i fondelli, non si può parlare di sostegno al sistema produttivo con 850mila euro».

Crisponi ha sottolineato l’assenza di provvedimenti a favore dei settori trainanti dell’economia isolana come il turismo, l’artigianato e il commercio. «Mi sarei aspettato una proposta seria – ha concluso Crisponi – stiamo davvero parlando di sviluppo? L’articolo va cassato. Non aveva nemmeno senso inserirlo in finanziaria».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Marco Tedde (Forza Italia). «Siamo di fronte a una serie di norme intruse, le definirei anche norme-mancetta. Non è possibile inserire in finanziaria articoli di questa portata, cosa c’entra l’accesso di giovani agricoltori alla terra? Per questo ci sono le norme statali, queste mancette non possono avere ingresso e trovare asilo nella legge di stabilità».

Tedde ha poi ricordato le norme a favore dei pescatori e dei campeggi per le quali però non si indicano risorse. Il consigliere azzurro ha quindi concluso il suo intervento rivolgendosi all’assessore Raffaele Paci: «Faccia una riflessione, lei non ha avuto la forza di opporsi».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha suggerito di modificare gli obiettivi della norma. «Finanziare l’acquisto di porzioni di rete di distribuzione elettrica significa mettere ancora una volta le mani in tasca ai cittadini – ha detto Tocco – in questo modo si rischia di far aumentare la Tasi, sarebbe stato meglio puntare su fonti energetiche alternative. L’articolo 2 non aiuta inoltre le attività produttive, non c’è un progetto complessivo per lo sviluppo».

Molto critico anche Oscar Cherchi (Forza Italia) secondo il quale l’articolo 2 rappresenta «una presa in giro»  e mette in evidenza la miopia della maggioranza che non ha un progetto di sviluppo generale. «Con questa norma si cerca di aiutare gli assessori a risolvere qualche piccolo problema. Un esempio per tutti: si proseguono attività iniziate nella passata legislatura nel settore agricolo. Per questo ho chiesto a Pigliaru di rivedere le deleghe per avere un progetto generale che consenta lo sviluppo del settore».

Angelo Carta (Psd’Az) ha invece segnalato l’urgenza di procedere a una legge organica per rendere più agile il primo insediamento dei giovani in agricoltura. «Questo articolo non risolve nulla – ha detto Carta – il problema di molti comuni sono le concessioni sui terreni gravati da usi civici, si tratta di appezzamenti che possono essere concessi solo per uso pascolo con autorizzazioni annuali, mentre la legge sul primo insediamento in agricoltura richiede concessioni quinquennali. Se non si mette mano al problema sarà impossibile favorire l’ingresso di giovani in agricoltura».

Il consigliere sardista Marcello Orrù, dopo aver sottolineato che quello in discussione «è l’articolo più importante di finanziaria» ha affermato che «ha un titolo fantastico ma è vuoto di contenuti perché parla di delfini, tende da campeggio e balli in maschera e ciò significa non rendersi conto dei veri problemi della Sardegna».  Non vedo proprio, ha aggiunto, «come si possa avere su queste basi una visione ottimistica della realtà sarda, mentre oltre 10.000 aziende hanno chiuso dall’insediamento di questa Giunta e migliaia di lavoratori sopravvivono grazie agli ammortizzatori sociali, peraltro pagati con molti mesi di ritardo; così si condanna la Sardegna all’arretratezza perpetua».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «se ci fosse Desini ne approfitterei per fargli capire cosa vuol dire senz’anima, anzi mi sembra una situazione da zombie affermare pomposamente che si vuole sostenere lo sviluppo mentre tutto si riduce a piccoli e piccolissimi interventi senza prospettiva; manca un principio guida, una idea forte». Le cose più importanti per la Sardegna non ci sono scritte, ha concluso, «così si sta alimentando con poche risorse un sistema improduttivo».

Il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) ha ricordato che «la finanziaria è solo una parte della manovra, anzi nella finanziaria si interviene solo dove non è possibile farlo con leggi di settore; nella manovra, al contrario di quanto sostiene l’opposizione, ci sono fondi per il lavoro e la competitività per oltre 700 milioni ed oltre 500 per l’agenda digitale, per non parlare di altri 15 milioni sempre per il lavoro solo negli emendamenti».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha ribadito la mancata corrispondenza del titolo al contenuto dell’articolo «che forse Raffaele Paci ha subito, passando sopra a ben dieci commi (compresa la voce sui campeggi priva di stanziamento) in cui si parla di piccoli interventi e norme intruse senza toccare minimamente i temi dello sviluppo; si resta stupefatti constatando quanto ci si trova lontani da una vera legge finanziaria, che dovrebbe contenere la filosofia dell’intervento della Regione sul sistema economico regionale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha detto che «articoli di questo tipo non possono restare anonimi perché sono evidenti gli interessi, e in buona parte anche i nomi, che si vuole tutelare; si fa una grande fatica a percepire una qualche visione in 200.000 per i carburanti agricoli o quella sorta di piano camper o piano tenda, o una qualche coerenza con quella filosofia di tutela integrale della costa di cui tanto si vanta la sinistra; ci voleva una visione altissima e invece manca anche una piccola idea dello sviluppo della Sardegna, mentre le aziende chiudono ed i lavoratori vanno a casa».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha messo l’accento sul fatto che «i nostri emendamenti soppressivi hanno lo scopo di far emergere la verità e sotto questo profilo vorrei che l’assessore Paci, da bravo economista, indicasse quali sono a suo giudizio i veri interventi per lo sviluppo, a meno che non sia cambiata la stessa idea di sviluppo che abbiamo conosciuto; la verità e che non c’è niente per i settori produttivi, sono prebende varie da distribuire fra i consiglieri regionali del centro sinistra, c’è perfino l’aumento della cubature del 40% dopo che ci avete accusato per di essere i peggiori cementificatori». Ma è possibile, ha concluso, «che ci siamo 200 milioni per le politiche del lavoro e non ne troviamo 3 per l’Ente foreste?».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha lamentato che il dibattito in Consiglio  «travalica il gioco delle parti e la stessa minoranza, in effetti, ha espresso un’unica censura riguardante il titolo; i 200 milioni sulle politiche del lavoro sono veri come altri estremamente concreti come quello di una strada che garantisce il collegamento ad un sito industriale».

Subito dopo l’Aula ha respinto gli emendamenti n.24, 424 e 486 con 21 voti favorevoli e 25 contrari.

Successivamente si è aperta la discussione sugli emendamenti nn. 25, 434 e 487.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere Gaetano Ledda (Misto) ha chiesto la ragioni per le quali è stata dichiarata l’inammissibilità dei suoi emendamenti in materia di compiti dell’agenzia agricola Agea e sulla stabilizzazione dei lavoratori Aras. Mi sembra una decisione anomala, ha concluso, «visto che le stesse proposte sono state esaminate ed approvate dalla commissione».

Il presidente Ganau ha spiegato che le proposte in oggetto, modificando leggi di settore ed intervenendo sulla materia del personale, costituiscono precisi motivi di inammissibilità.

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha osservato che, in realtà, si tratta di proposte che intervengono su razionalizzazione di spesa e semplificazione delle procedure; il giudizio quindi andrebbe sospeso, considerando l’utilità del loro contributo.

Il presidente Ganau ha ribadito che le cause di inammissibilità sono puntualmente indicate dalle norme.

Successivamente il Consiglio ha respinto gli emendamenti nn. 25, 484, 487, 26,488, 27, 425, 489, 28, 426, 29 e 427.

Si è quindi aperta la discussione sugli emendamenti nn. 30 e 428.

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sottolineato che, anche in materia di provvedimenti per occupazione, «non possiamo che far notare una profonda mancanza di visione perché sarebbe stato davvero auspicabile impegnarsi per qualcosa di concreto, mentre è molto riduttivo concentrarsi su questa parte della legge 28 anziché dare vita ad un programma organico capace di valorizzare nuove tipologie economiche».

L’altro vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha dichiarato che «probabilmente i padri costituenti si stanno rivoltando nella tomba, perché la maggioranza è stata prima capace di approvare una norma che modifica il codice di procedura civile determinando l’impignorabilità di alcuni crediti, ora stiamo rischiando una bruttissima figura inventando una specie di condono perché si concede a chi ha sbagliato di fare altre scelte, mentre invece il principio guida deve essere: chi sbaglia paga».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha parlato di «stravolgimento della legge 28, che peraltro ha movimentato risorse ingenti senza raggiungere gli obiettivi, l’operazione che si propone è inaccettabile, perché si sta sanando chi ha costruito un albergo o una iniziativa con quei fondi, legittimando cambio di destinazioni da produttive a residenziali e viceversa». La maggioranza non si rende conto, ha concluso, «che così com’è scritta la norma ha un effetto devastante, perché pretende di trasformare il fango in oro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha definito il provvedimento «un’altra di quelle cose che nascondono operazioni pericolosissime per consentire a pochi fortunati di cambiare destinazioni d’uso dimenticando che hanno sempre vincoli temporali; nei fatti, declassando la destinazione produttiva si apre a residenze di vario tipo, per esempio socio sanitarie, nascondendosi dietro una legge che voleva aiutare  giovani rilanciando il turismo».

La consigliere Rossella Pinna (Pd) ha definito le preoccupazioni della minoranza «del tutto infondate; la norma prevede chiaramente il riferimento a chi non ha ancora completato gli interventi e può entrare nel mercato con una proposta di diversa che comunque rientra nell’abito della stessa legge».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha insistito invece sul fatto che «la preoccupazione ci sta tutta perché si sta cambiando a posteriori le condizioni dei bandi emanati a suo tempo; Italo Svevo nella coscienza di Zeno riproponeva il tormento del malato nel seguire il percorso indicato dal medico, qui invece salvando il salvabile a tutti i costi non è possibile, ci sono errori gravi e in più la norma non serve a raggiungere gli scopi».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha affermato che se gli investimenti consentiti con le leggi 28\84 e della legge n.1\2002 non sono stati completati è inopportuno consentirne la modifica.

Il consigliere, Paolo Truzzu (Misto-Fd’I) ha dichiarato: «Se chi ha utilizzato i contributi regionali non ha realizzato l’investimento deve rendere i contributi a suo tempo ricevuto». Truzzu ha evidenziato che l’ultimo finanziamento della legge 28 è datato “qualche decennio” ed è, dunque, “difficile giustificare a distanza di 16 anni chi non ha completato gli investimenti”.

Posto in votazione l’emendamento n.30 uguale al n. 428 non è stato approvato con 27 contrari e 20 favorevoli.

Il presidente del Consiglio, ha annunciato la votazione dell’emendamento n. 31, uguale al n.429, e la consigliera Alessandra Zedda (Fi) si è espressa a favore della soppressione del comma 7 all’articolo 2. Così come il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, che ha ricordato che la legge 28 “chiusa nel 2000” non è mai stata notificata all’Unione europea ed ha affermato: «Volete consentire a chi avrebbe dovuto restituire il contributo la trasformazione in sanatoria dell’investimento».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto a favore dell’emendamento soppressivo ed ha ricordato il dettato delle direttive di attuazione della legge 1\2002 evidenziando che “le direttive di attuazione fanno riferimento ai vincoli comunitari e dunque si rischia di riproporre il caso degli operatori del settore turistico ricettivo costretti a restituire i contributi della legge 9”.

Anche il consigliere, Marco Tedde (Fi) si è detto favorevole alla soppressione ed ha accusato la Giunta di essere “distratta sul tema dello sviluppo economico”.

Il consigliere, Mario Floris (Misto-Uds) ha ricordato “il grande dibattito a suo tempo sviluppatosi in Consiglio sulla legge 28” e i positivi risultati conseguiti con l’applicazione della norme per agevolare l’occupazione giovanile. «Visto l’importanza dell’argomento – ha concluso – sospendiamo un attimo i lavori e cerchiamo di modificare in positivo le disposizioni della legge 28».

Posto in votazione l’emendamento n.31, uguale al n. 429, non è stato approvato con 24 contrari e 18 a favore.

Sull’emendamento n. 32, uguale al n. 430 e al n. 490, è intervenuto il consigliere, Oscar Cherchi (Fi), che ha invitato l’assessore dell’Agricoltura a spiegare se il dettato del comma 8 (introduce la possibilità di dare in affitto o a titolo gratuito terreni  a giovani agricoltori) sia o no in contrasto con le misure del Psr. La consigliera, Alessandra Zedda (Fi), ha criticato la scarsa attenzione che la finanziaria riserva all’Agricoltura («un settore da potenziare con risorse che non ci sono in questa finanziaria») ed ha definito il comma 8 “una semplice norma di principio”. Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha proposto l’introduzione del “fide pascolo” insieme con l’affitto: «Una formula veloce e corretta che è utilizzata con successo in molti Comuni della Sardegna per gli usi civici»

Il consigliere Marco Tedde (Fi), ha criticato la formulazione del comma 8 («è una disposizione bucolica non finanziaria») ed ha espresso contrarietà “alla locuzione classica del mondo ambientalista” e cioè quella riportata sempre nel comma 8 “contenere il consumo dei suoli agricoli”. Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato la genericità del comma 8: «E’ un pasticcio e merita di essere soppresso». Mentre il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ricordato che il comma è stato approvato all’unanimità in commissione e ha invitato la maggioranza a valutare la proposta dell’introduzione del “fide pascoli” formulata da Angelo Carta. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis (Fi) ha criticato al formulazione del testo («la norma così come è congegnata non consente di conseguire la finalità di concedere terre coltivabili ai giovani agricoltori») ed ha chiesto una breve sospensione per giungere ad una migliore formulazione.

Il capogruppo Psd’Az, Carta, ha quindi formulato l’emendamento orale: «al comma 8 dell’articolo 2, dopo le parole “cessione in affitto” aggiungere  le parola “o fide pascolo” e il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, è intervenuto per esprimersi a favore sia dell’emendamento orale che della proposta di sospensione avanzata da Pietro Pittalis.

L’Aula si è espressa però contro la sospensione e non ha dichiarato contrarietà per la modifica orale avanzata dal capogruppo della minoranza Angelo Carta (Psd’Az).

Si è quindi proceduto con la votazione dell’emendamento soppressivo n. 32, uguale al n.430 e al n. 490, che non è stato approvato con 29 contrari e 15 favorevoli. (A.M.)

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento 491, soppressivo parziale del comma 8 dell’articolo 2.

Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc e primo firmatario della proposta correttiva, ha sostenuto che è ridicolo prevedere la dicitura “consumo dei suoli” in campo agricolo. «Lavorare un terreno non significa consumarlo – ha detto – per questo il comma va abrogato».

Daniele Cocco, capogruppo di (Sel), ha difeso il contenuto della norma. «Noi con questo comma vogliamo dire che il terreno va destinato esclusivamente all’agricoltura evitando altre attività». E’ quindi intervenuto Gianluigi Rubiu che ha annunciato il ritiro dell’emendamento 491.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento soppressivo parziale 33 (Pittalis e più) identico agli emendamenti 431(Truzzu) e 492 (Rubiu e più) con i quali si proponeva la cancellazione del comma 9 dell’articolo 2.  

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha annunciato il suo voto a favore «Dopo i giovani agricoltori volete prendere di mira anche i pescatori – ha detto la consigliera azzurra – come si fa a prevedere un reddito ulteriore per una categoria che fatica ad avere un reddito ordinario? Non riusciamo a mettere mano a una legge organica di settore, anziché pensare a un piano complessivo ci occupiamo di questioni minori».

Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, ha contestato la formulazione della norma. «Vi siete superati con invenzioni difficili da comprendere – ha detto Rubiu – prevedete un progetto sperimentale per le attività di pesca-turismo, fish-watching e visite turistiche nelle zone colpite dai danni da delfini. Mi spiegate cosa significa? O è un errore causato dal copia-incolla oppure è frutto della fantasia di qualcuno».

Anche Luigi Crisponi (Riformatori) ha espresso forti perplessità sulla norma: «Vedo che l’assessore si nasconde perché si vergogna. Il testo dell’articolo fa riferimento a settori produttivi ma non si capisce se si parla di operatori della pesca o imprenditori ittici – ha rimarcato Crisponi – questi ultimi sono stati normati con la legge 11 del 2015 che tutela ittiturismo e pesca-turismo. Non si capisce il senso di questo articolo. Vorrei capire se si possono inserire anche i cacciatori. E’ un pasticcio, non è chiaro di che cosa si parla».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito il suo giudizio negativo sulla manovra finanziaria. «Anche in questo articolo sono presenti una serie di norme intruse inserite dalla Commissione che ha radicalmente modificato il disegno di legge originario. Vorrei sapere chi è l’autore di questo comma che sembra una goliardata ma è invece caratterizzato dalla volontà di dare risposte a una certa categoria in vista delle elezioni amministrative». Tedde, dopo aver ricordato che la legge di stabilità impone la discussione di provvedimenti finanziari di larga portata e non di piccoli progetti, ha chiesto lumi alla maggioranza sulle risorse disponibili per attuare le previsioni dell’articolo 2.

Oscar Cherchi (Forza Italia) pur riconoscendo le difficoltà dei piccoli pescatori per i danni causati dai delfini ha detto di ritenere inadeguato un intervento come quello previsto dal comma 9 dell’articolo 2. «La norma va cassata per ripristinare un percorso differente, magari discutendone in modo più appropriato in Commissione».

Luca Pizzuto (Sel) ha svelato all’Aula di essere lui l’estensore del comma 9 rivendicandone con orgoglio il contenuto. «Cerchiamo, come sempre, di schierarci dalla parte degli ultimi e degli emarginati – ha spiegato Pizzuto -abbiamo raccolto un’istanza forte proveniente dalla piccola pesca . Ormai non bastano più i dissuasori, i delfini aspettano le barche all’uscita dal porto e le seguono al largo, una volta gettate le reti mangiano il pesce e causano danni alle attrezzature. Il nostro obiettivo è costruire insieme ai pescatori un progetto che consenta di trasformare il delfino in una risorsa e non in un problema. Si potrebbero portare famiglie e bambini a vedere i delfini e pensare alla figura del pescatore non in contrasto con il delfino ma come un amico, un custode del mare. Proviamo a dare una risposta sperimentale che non ha precedenti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis rivolgendosi al presidente della Commissione “Attività Produttive” ,Luigi Lotto, ha chiesto chiarimenti sulla norma in discussione. «Se il presidente Lotto riesce a convincermi sull’utilità di questa norma sono pronto a votarla. Quello che ha detto Pizzuto mi convince invece a mantenere l’emendamento soppressivo – ha affermato il capogruppo di Fi – che senso ha proporre un emendamento quando un progetto sperimentale può essere proposto direttamente dall’assessore? Questo è il punto debole del ragionamento: Pizzuto pone il problema serio dei danni alla piccola pesca ma non c’è la previsione di un centesimo di risorse finalizzate al ristoro dei danni. Questo è il problema che ci si deve porre in finanziaria, non è questa la sede per discutere di questa materia. Stiamo dando l’idea che il problema si possa risolvere in questo modo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha ricordato che il problema dei danni causati al settore ittico non riguarda solo la piccola pesca. «Nei giorni scorsi abbiamo sentito in audizione in V Commissione i rappresentanti dei compendi ittici di Cabras e Marceddì che hanno parlato dei danni ingenti causati dai cormorani- ha detto Carta – 15mila uccelli mangiano ogni giorno quintali di pesce causando un danno di 4 milioni di euro all’anno. Questo è un problema che dovrebbe essere affrontato in finanziaria. Parlare di danni dei delfini mi sembra esagerato».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto di apprezzare il chiarimento di Pizzuto: «Ne condividiamo la ratio ma non si può inserire questo problema in finanziaria – ha detto Rubiu -Pizzuto ritiri l’emendamento e si pensi a un provvedimento complessivo da discutere in Commissione».

Il presidente della V commissione Luigi Lotto (Pd) ha detto di comprendere l’obiettivo di fondo del consigliere Pizzuto. «Lo rassicuro sul fatto che la legge 11 del 2015 affronta questo problema e lo può risolvere – ha spiegato Lotto – l’articolo 12 prevede la fattispecie, questo comma non fa che rafforzare il concetto».

Il capogruppo dei Cristiano Socialisti Popolari Pierfranco Zanchetta ha detto di condividere la proposta contenuta nel comma 9 dell’articolo 2. «La norma cerca di spiegare che, con l’attività dei piccoli operatori e con la loro conoscenza delle aree marine, si possono incrementare le attività complementari come la pesca turismo. Il comma 9 non va in contraddizione con altre norme ma implementa gli interventi».

Il consigliere dell’Uds Mario Floris ha rivolto un monito all’Aula sull’esigenza di fare chiarezza sulla tecnica legislativa. «Esistono diverse circolari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica che invitano le assemblee legislative a non  improvvisare ma a essere precise – ha spiegato Floris – nessuna norma può essere neutra, tutte devono fare riferimento ad altre norme. Noi approviamo articoli scritti da noi stessi che non rispettano la tecnica legislativa. E’ necessario specializzarsi, si facciano corsi specifici. Altrimenti si alza la mano senza capire».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto di comprendere le motivazioni che hanno indotto il collega Pizzuto a scrivere il contenuto del comma 9 dell’articolo 2 ma di non condividerne la soluzione indicata «I delfini distruggono le reti, il povero pescatore non lo si convince a modificare le sue attitudini. Servono un progetto serio e risorse adeguate per dare una mano alla piccola pesca che rappresenta una parte importante della nostra tradizione e una garanzia per far arrivare sui banchi dei mercati pesce sano e genuino».

Fabrizio Anedda, capogruppo del Misto, dopo aver ricordato una sua recente partecipazione a un convegno sulla pesca, ha giudicato “insufficienti” le proposte contenute nella norma in discussione per risolvere i problemi del comparto. «Non basta un comma o un semplice emendamento – ha detto Anedda – serve un progetto complessivo per tutti i danni causati al settore».

Per il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni la vera questione è che «questa finanziaria non ha anima, carattere e indirizzo. E’ un affastellato di considerazioni personali. La finanziaria dovrebbe contenere norme armoniche, ci sono invece disposizioni che cozzano una contro l’altra. Non c’è un punto di arrivo e mi sembra che manchi anche un punto di partenza».

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini ha precisato che la finanziaria stanzia 1,3 milioni di euro per i danni causati dai cormorani e 100mila euro per quelli provocati dai delfini. «Condivido l’obiettivo della proposta – ha detto Sabatini – il comparto della pesca è sottovalutato e spesso dimenticato. Nello scorso settennio quasi tutti i fondi della programmazione europea sono stati restituiti. Ogni assessorato ha cercato di liberarsi del problema, questo comparto meriterebbe invece l’istituzione di una direzione generale. Dalla pesca-turismo potrebbero arrivare molti posti di lavoro».

Secondo Mario Tendas (Pd), il comma 9 dell’articolo 2 affronta una parte limitata di un problema molto più complesso. «C’è la questione dei danni causati nelle lagune dai cormorani – ha ricordato Tendas – se si parla di fauna selvatica bisogna comprendere anche quelli causati da cinghiali, daini etc. Il problema sta crescendo in modo esponenziale. Nell’oristanese sono presenti circa 18mila cormorani, erano 13mila cinque anni fa. Tutto passa attraverso gli abbattimenti controllati ma serve approvare un piano faunistico regionale che ancora non abbiamo, altrimenti il problema non si risolve».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti 33, 431 e 492 che sono stati respinti con 30 voti contrari e 15 a favore.

Successivamente sono stati messi in votazione gli emendamenti soppressivi totale del del comma 10 n.34 (Pittalis e più), uguale al 432 (Truzzu) che il Consiglio ha approvato con 46 voti favorevoli, un contrario ed un astenuto. Di conseguenza viene abrogato il comma 10 dell’art.2 che prevedeva “nelle aree all’aperto”, modificando la legge regionale 22/84 sulla classificazione delle strutture ricettive, “la presenza di tende, caravan o altri manufatti in muratura e non, fino al 40% della superficie complessiva della struttura”.

Subito dopo l’Aula ha respinto a maggioranza una serie di emendamenti presentati dall’opposizione.

A seguire il presidente ha messo in votazione il testo dell’art. 3.

Intervenendo per dichiarazione di voto il consigliere Peppino Pinna (Udc) si è dichiarato «sorpreso e deluso dall’assessore Paci e dal presidente della commissione Sabatini per aver espresso parere contrario su un emendamento, da me presentato, che ristabiliva un equilibrio fra il comune di Barrali, che beneficia di un intervento per completare un’opera incompiuta, e quello di Ossi per 800.000 che si trova in condizioni analoghe; ritengo la decisione ingiusta, perché segue la logica di due pesi e due misure».

Il presidente ha ricordato che occorre prima mettere in votazione il testo dell’art.3, che l’Aula ha approvato con 31 voti favorevoli e 15 contrari.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n.498, oggetto dell’intervento del consigliere Peppino Pinna.

Sulla proposta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha affermato che, dopo un ulteriore esame della proposta, la stessa sarà inserita nella programmazione territoriale dell’area vasta di Sassari, dove troverà adeguata copertura.

Il consigliere Pinna, dopo la dichiarazione dell’assessore Paci, ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Subito dopo il Consiglio ha approvato, con 29 voti favorevoli e 3 contrari, l’emendamento n.713 (Sabatini e più) che prevede l’utilizzo di spese ed economie di gestione per programmare interventi a sostegno dell’imprenditoria femminile.

Subito dopo è stato messo in votazione l’emendamento n.298

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), primo firmatario, ha affermato che la proposta ha la finalità di «sollevare il livello di attenzione su quanto succede in Sardegna dopo il  dibattito dei giorni scorsi su cui sono intervenuti fra gli altri il presidente della Fondazione Banco di Sardegna Antonello Cabras e l’economista Paolo Savona, per affermare che se si continua ad investire alcuni settori avviati su un binario morto solo per garantire l’esistente, resta al palo un modello di sviluppo alternativo». C’è invece un nuovo mondo, ha concluso Truzzu, «che ha capacità e competenza su cui la Regione non investe neanche un euro nonostante non sia una moda passeggera; sarebbe giusto dunque dare un segnale con un intervento di 3 milioni».

Al voto, l’emendamento è stato respinto.

Successivamente l’Aula ha esaminato l’emendamento n.299

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), primo firmatario, ha ricordato che «si tratta di un altro emendamento importante, dopo il finanziamento di 150.000 euro per la filiera cerealicola, sarebbe necessario investire altri 150.000 euro a tutela dell’olio sardo dopo le note vicende del prodotto tunisino che potrebbe minacciare il nostro pur essendo di qualità inferiore e mescolato con additivi chimici; su questo sfidiamo la maggioranza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha concordato con Truzzu chiedendo l’attenzione del Consiglio, «con un intervento modesto ma significativo» e ricordando che il recente premio Ercole olivario cui hanno partecipato ben 250 produttori è stato vinto da azienda sarda di Oliena; a quella azienda come a tante altre della filiera dobbiamo mandare un segnale della Regione».

Il consigliere Fabrizio Anedda, rispondendo ai colleghi che hanno citato illustri economisti ha ricordato che «forse hanno dimenticato che non si va avanti senza un progetto industriale per l’agricoltura, perché nel passato le risorse per progetti e molte consulenze hanno consumato risorse preziose destinate alle imprese».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha auspicato che l’assessore assuma le opportune iniziative «a tutela dei produttori sardi dopo il voto di Soru che ha votato a favore dell’olio tunisino senza dazi, cosa che sta passando sotto silenzio; poi anche Pigliaru è andato in Tunisia ma il governo regionale è rimasto in silenzio, eppure gli operatori hanno bisogno di un segnale dalla Regione».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Assessore Falchi, a nome della Giunta, ha assicurato che «il settore olivicolo viene considerato importante e strategico dalla Regione; a breve si apriranno i tavoli di filiera per mettere a punto politiche di settore inserite nel Piano di sviluppo rurale, sarà grande opportunità per rilanciare i nostri prodotti di qualità, dopo mancanza di scelte politiche incisive del passato». Quanto alla concessione delle terre ai giovani, per l’assessore «sono una opportunità importante perché, pur non prevedendo risorse, aprono spazi per il primo insediamento dei giovani in agricoltura, con procedure più semplici».

L’emendamento è stato poi respinto. Successivamente sono stati messi in votazione l’emendamento n.500 assieme all’emendamento collegato n.790.

Il Consiglio ha approvato l’emendamento principale n.500, presentato dalla Giunta regionale, che prevede l’assegnazione di 200.000 a favore delle camere di Commercio “per azione di animazione territoriale a favore del sistema delle imprese”. E’stato invece respinto l’emendamento collegato n. 790.

Posto in votazione non è stato approvato l’emendamento 791 all’emendamento 736 che è stato approvato con successiva votazione (29 sì, 19 no) e autorizza un contributo straordinario di 200mila euro a Laore.

Posto in votazione l’emendamento 265, il presentatore Alessandro Unali (SdL) ha accolto l’invito al ritiro soltanto dopo le rassicurazioni dell’assessore Paci circa l’impegno a favore della ricerca e dei centri di ricerca. Ma l’emendamento è stato posto in votazione e non approvato (20 sì e 26 no) dopo che era stato fatto proprio dal capogruppo del Psd’Az, Carta. Non approvato (28 no e 19 sì) l’emendamento n. 300 mentre è stato approvato con 40 a favore, 3 contrari e 4 astenuti, l’emendamento n. 796 che sostituisce totalmente l’aggiuntivo n. 243 e autorizza un contributo di un milione e mezzo di euro al dipartimento aerospaziale della Sardegna. Non approvati in sequenza: il 244 e il 245. Sull’emendamento 246 è intervenuto il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) che ha accusato la Giunta e la maggioranza di scarsa attenzione per il settore del piccolo commercio e dell’artigianato. A favore dell’emendamento sono intervenuti anche Marco Tedde (Fi) e il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, mentre il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha evidenziato che nella scorsa legislatura non si è registrato alcun intervento per il commercio e l’artigianato ma soltanto per la promozione turistica. Quindi hanno dichiarato voto a favore del 246 Giuseppe Fasolino (Fi) («emendamento importante perché riguarda i piccoli esercizi pubblici che hanno la possibilità di creare economia e ricchezza in Sardegna») e Paolo Truzzu (Misto-FdI): emendamento in linea con le nuove strategie dell’Ue non più rivolte a sostenere solo le grandi aziende. Dunque, è intervenuto l’assessore del Bilancio e della Programmazione per ribadire che “per la prima volta il commercio può avere accesso ai fondi europei e si è registrato un’enorme interesse delle associazioni dei commercianti per gli interventi a catalogo, a sportello a sostegno del settore”

L’Aula non ha approvato l’emendamento 246 ( 27 no e 16 sì), né il 247 (il consigliere Crisponi ha replciato ad Anedda in sede di dichiarazione di voto sulle mancate azioni a sostegno del piccolo commercio) e neppure il n. 248 (27 no e 17 sì).

Dopo non aver approvato il n. 501 (28 no e 16 sì) il Consiglio ha dato il via libera all’emendamento 502 (29 sì e 14 no) che su proposta della Giunta sulle operazioni finanziarie e creditizie riguardanti le imprese della cooperazione, ad eccezione delle coop agricole, della pesca e del credito. Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha quindi comunicato il ritiro degli emendamenti a sua firma, n. 503, 504, 505, 506 e 507. Posto in votazione l’emendamento 653 non è stato approvato (28 no e 17 sì) mentre è stato approvato all’unanimità, con l’aggiunta della firma anche del consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), l’emendamento n. 654 in materia di finanziamento delle politiche di internazionalizzazione. Non approvato il 655 (26 no e 17 sì), né il n.792, aggiuntivo del 737. Il capogruppo dell’Udc, Rubiu, ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 575 e dopo le dichiarazioni di voto a favore dei consiglieri Gaetano Ledda (Misto-La base),  Crisponi (Riformatori), Lotto (Pd) e Dedoni  è stato approvato con 39 favorevoli e 5 astenuti, emendamento n.737 che autorizza la spesa di 200.000 euro a favore delle società di gestione degli ippodromi di Villacidro, Sassari e Chilivani.

Accolto l’invito al ritiro dal primo firmatario (Sabatini) dell’emendamento 714, il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha dichiarato conclusi i lavori della seduta pomeridiana ed ha convocato il Consiglio domani mattina, alle 10.00.

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Prosegue, in Consiglio regionale, il dibattito sulla Manovra Finanziaria 2016-2018. La seduta stamane si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione dell’art.1e degli emendamenti al Dl n. 297 (manovra finanziaria 2016-2018).

Il presidente della commissione e la Giunta hanno espresso il prescritto parere.

Sull’ordine dei lavori, il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha richiamato l’attenzione del presidente sulla necessità di capire «come verranno discussi articoli e emendamenti perché mentre nel passato i consiglieri avevano sempre a disposizione tutti i documenti, anche per poter presentare emendamenti agli emendamenti, il lavoro di questa mattina in commissione è stato molto difficoltoso e a nostro avviso deve essere meglio disciplinato».

Il presidente ha risposto affermando che il problema è stato superato e, nel pomeriggio alle 15.00, la commissione potrà lavorare con tutti documenti a disposizione.

Intervenendo nel dibattito, il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito l’articolo 1 quello che «racchiude la sostanza della manovra e indicazione e cn riferimento alle tabelle che indicano le varie voci di spesa, rileviamo secondo noi che si è persa una buona occasione per fare interventi di profonda revisione su poste storicamente definite come obbligate che vanno invece rimesse in discussione, anche per dare alla politica uno strumento per incidere su processi che sembrano immodificabili». Alcuni emendamenti con parere positivo della commissione, inoltre, secondo Locci «sono una sorta di incoraggiamento ad azioni di polizia tributaria degli enti locali per il recupero di risorse provenienti dall’evasione però,senza specifiche norme di attuazione fra Stato e Regione il meccanismo non funzionerà anche se ispirato da un principio condivisibile».

Prendendo ancora la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sollevato una questione pregiudiziale sostenendo che l’esame finanziaria non possa aver luogo senza la disponibilità di tutti gli emendamenti, pertanto è opportuno sospendere i lavori in attesa dei documenti o sottoporre la questione al voto dell’Aula.

Il presidente Ganau ha dichiarato che la presidente ha seguito una prassi costante e consolidata.

Il consigliere Pittalis ha chiesto una preventiva verifica del numero legale.

Il presidente Ganau non ha accolto la richiesta, perché ci si trova in presenza di un voto per alzata di mano.

Sottoposta al Consiglio, la proposta di rinvio formulata dal consigliere Pietro Pittalis è stata respinta ed è quindi ripreso il dibattito.

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha ricordato che il riferimento alla programmazione unitaria comprendente i fondi europei è il principio ispiratore che ha guidato la Giunta nella predisposizione della finanziaria ma tale princpio, ha osservato, «viene vanificato dalla mancanza del rendiconto 2015 sulla spesa dei fondi comunitari e non credo che ci siano stati grandi progressi; anche questa è una occasione persa nonostante la Sardegna sia stata la prima Regione ad accettare il principio del pareggio di bilancio che però, nei fatti, ha portato meno entrate e il ricorso all’indebitamento». Non siamo profeti di sventure, ha concluso, «ma la nostra visione viene confermata dai media, dove si dice chiaramente che la crescita dell’occupazione è solo un fuoco di paglia e comunque è dovuta solo agli incentivi nazionali, finiti i quali è puntualmente arrivata la battuta d’ arresto».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 5 che il Consiglio ha respinto.

Sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rilanciato la questione del numero legale, che a suo avviso non c’era, osservando che è stato garantito solo dalla presenza del segretario di opposizione, costretto a restare in Aula con una decisione non prevista dal regolamento ed applicata per la prima volta in questa legislatura.

Il presidente ha ribadito la correttezza delle procedure seguite e ha messo in votazione l’emendamento n. 6 sul quale è effettivamente mancato il numero legale. La seduta è stata quindi sospesa per 30 minuti.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha comunicato all’Aula l’errore nel conteggio del numero legale che ha determinato la sospensione dei lavori e annunciato la decisione di far ripetere la votazione sull’emendamento n. 6=775.

Il vicepresidente del gruppo PD, Roberto Deriu, ha chiesto chiarimenti sull’errore. «Quanto avvenuto è grave e irrituale – ha detto Deriu – vogliamo una spiegazione approfondita e convincente. Interrompere i lavori per una questione di calcoli errati lo consideriamo un fatto grave. Vorremmo capire come sia possibile che non si riesca a fare un calcolo esatto del numero legale. E’ una situazione intollerabile».

Il presidente Ganau ha spiegato che l’errore è imputabile al cattivo funzionamento del sistema di rilevamento. « Siamo legati a un software vetusto che induce a errori – ha detto il presidente del Consiglio – dalla prima stampata risultavano 26 votanti, mentre la seconda ne ha correttamente rilevato 27. E’ un problema di superamento del software che è stato già preso in considerazione. Spero che si arrivi in tempi rapidi a una soluzione che garantisca i lavori dell’Aula e scongiuri futuri problemi tecnici».

E’ quindi intervenuto il consigliere Piero Comandini che ha annunciato il suo voto contrario agli emendamenti soppressivi parziali n. 10 e n.775. «Questi emendamenti vanno bocciati perché chiedono di sopprimere la parte dell’articolo 1 che introduce la programmazione unitaria quale strumento strategico per la spendita delle risorse europee».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha difeso il contenuto degli emendamenti presentati dalla minoranza: «Hanno una valenza politica – ha affermato Pittalis – siamo tutti d’accordo che lo strumento della programmazione unitaria e finanziaria abbia una valenza strategica, manca però una valutazione puntuale sugli effetti prodotti. Tardiamo a capire cosa si sta producendo in termini di aumento di Pil, di occupazione. I dati forniti oggi da alcuni giornali smentiscono l’enfasi delle vostre valutazioni. Strumenti come il Job Act e il programma “Garanzia Giovani” determinano solo il protrarsi dei contratti ma lasciano invariata la situazione di precariato e instabilità del mondo del lavoro».

Alessandra Zedda (Forza Italia), dopo aver annunciato il voto favorevole agli emendamenti, ha contestato il metodo seguito dalla Giunta nella programmazione unitaria: «Abbiamo assistito ad un cambio di copertina sui progetti finanziati con risorse europee – ha detto Zedda – l’assessorato ha ereditato il lavoro fatto nella precedente legislatura come quello per il Parteolla. Si tratta di progetti già finiti. Si è cambiata la facciata ma i contenuti sono i medesimi. La differenza è che si sono accumulati due anni di ritardo, siamo nel 2016 e non abbiamo ancora iniziato la programmazione 2014-2020. E’ ora di smetterla di fare melina sul passato, bisogna partire al più presto con i nuovi progetti».

Per Ignazio Locci (Forza Italia) i commi 1 e 2 vanno aboliti perché contengono mere enunciazioni di principi. «Non abbiamo ancora notizie sull’avvio delle procedure per immettere le risorse previste dalla programmazione unitaria nel tessuto economico dalla Sardegna – ha rimarcato Locci – resta inoltre aperta la questione della semplificazione di cui non c’è traccia. Le aziende si aspettano risorse nelle varie strategie. Non possiamo accontentarci di un’enunciazione di principio e per questo abbiamo proposto l’abrogazione dell’articolo».

Secondo Stefano Tunis (Forza Italia) l’articolo 1 dovrebbe essere chiamato l’articolo della “complicazione unitaria”. «Millantate il tentativo di armonizzare tutto ma, coordinando-coordinando, sono trascorsi due anni e non avete speso un euro della programmazione 2014-2020 – ha detto Tunis -siete talmente indietro che dovreste tacere. Con quale faccia vi presenterete ai Comitati di Sorveglianza? I migliori risultati sono ascrivibili alla scorsa legislatura e su quei progetti vi siete appuntati una medaglietta. Imparate a fare le cose semplici, essenziali, quelle che vi possano garantire almeno la sufficienza».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti n. 6 e n. 775 che sono stati respinti dall’aula con 25 voti contrari e a 14 a favore.

Si è poi passati alla votazione degli emendamenti soppressivi parziali n. 7 (Pittalis e più) = al n. 776 (Truzzu) con i quali si chiedeva la cancellazione del comma 2 dell’articolo 1. Entrambi gli emendamenti sono stati respinti.

Il capogruppo di Forza Italia ha chiarito che l’assenza dal voto dell’opposizione era dovuta a ragioni politiche.

Si è quindi passati alla votazione degli emendamenti n. 8 (Pittalis e più) e n. 777 (Truzzu) che proponevano la soppressione del comma 3 dell’articolo 1. Le due proposte emendative sono state bocciate con 26 voti contrari e 13 favorevoli.

Sugli emendamenti n.9 (Pittalis e più) e n. 778(Truzzu), soppressivi del comma 4 dell’articolo 1, è intervenuto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha annunciato il suo voto a favore. «I principi di armonizzazione del bilancio introducono un nuovo sistema di contabilità che impone la spesa delle risorse per cassa e competenza – ha detto Locci – i programmi di spesa approvati dal Consiglio devono avere gambe, invece è capitato che le somme impegnate non siano state spese. E’ il caso dei contributi per la lotta al punteruolo rosso a vantaggio delle aziende florovivaistiche. Il programma di spesa non si è compiuto e le risorse si sono perse».

I due emendamenti,  messi in votazione, sono stati respinti con 27 no e 14 sì. Si è quindi passati all’esame degli emendamenti n. 10 (Pittalis e più) e 779 (Truzzu) soppressivi del comma 5 dell’articolo 1.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha manifestato l’esigenza di aprire un ragionamento sul bilancio armonizzato. «Lo scorso anno si è assistito alla sperimentazione del nuovo sistema di contabilità che da quest’anno entrerà a regime – ha affermato Locci – siamo fortemente preoccupati rispetto alla coerenza tra gli atti approvati e la loro effettiva realizzazione. Non c’è corrispondenza tra indirizzo politico e azione di governo».

Secondo Oscar Cherchi (Forza Italia) gli emendamenti soppressivi hanno un importante valore politico. «Non servono solo a cancellare articoli e commi. In questo caso si propone di eliminare una parte della norma che prevede il recupero di somme già programmate in passato e lo si prevede per un triennio – ha rimarcato Cherchi – siete confusi e senza un’idea chiara di come deve essere organizzato il nuovo bilancio della Regione. Si torna al passato recuperando somme non spese».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha contestato il modus operandi della Giunta sulla programmazione delle risorse europee. «Avete voluto fare i primi della classe ma le risorse che pensavate di avere a disposizione o non sono arrivate o sono state ingessate – ha attaccato Zedda – le continue modifiche sul triennale di bilancio dimostrano che non riuscite a spendere i soldi per settori come l’agricoltura, il lavoro, il turismo e l’artigianato».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis (Forza Italia) ha chiesto spiegazioni su alcune incongruenze tra i testi presentati dalla Giunta e quelli licenziati dalla Commissione Bilancio: «Mi riesce difficile giustificare come nell’arco di una settimana- dieci giorni siano potute intervenire variazione per l’allegato n. 9/7. Leggo nel testo della Commissione la certificazione di un risultato di amministrazione di circa 336 milioni di euro in meno rispetto al testo della Giunta che quantificava il disavanzo in 159 milioni. Come mai questa evidente differenza? Ciò comporta anche una variazione nelle entrate di 200 milioni di euro e di 300 milioni per gli impegni. Come mai questa evidente discrasia tra testo del proponente e quello della Commissione?»

A Pietro Pittalis ha replicato l’assessore alla Programmazione Raffaele Paci: « Il testo della Giunta non è stato presentato una settimana prima della discussione in Commissione. E’ stato approvato a dicembre ed esaminato dopo due mesi e mezzo. Nel frattempo è stato approvato il preconsuntivo per specificare i risultati. Il testo licenziato dalla Commissione Bilancio contiene quei risultati che, presumibilmente, saranno ancora modificati dal conto consuntivo. Tutto in piena trasparenza».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti n. 10 e n. 779 che sono stati respinti con 29 no e 14 sì. 

Non approvato (28 contrari e 15 favorevoli) neppure il soppressivo del comma 6 dell’articolo 1 (emendamento n. 11 uguale al n. 780) e neanche l’emendamento n. 12 uguale n. 781, soppressivo del comma 7 dell’articolo 1 (28 no e 15 sì). Annunciata la discussione dell’emendamento n. 13 uguale al n. 782 8soppressivo del comma 8 dell’articolo 1) sono intervenuti i consiglieri di Forza Italia, Alessandra Zedda, Ignazio Locci e Marco Tedde che hanno evidenziato come nel comma 8 si faccia riferimento alla legge regionale 23.12.2015 n. 34 (quella dell’aumento delle aliquote di Irpef e Irap) in termini che non escludono un possibile aumento delle tasse per il prossimo anno. Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, è intervenuto per dichiarare il voto contrario ed ha sottolineato come, se approvato, l’emendamento della proposto dalla minoranza, impedisca l’eliminazione degli aumenti Irap e Irpef. Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di dichiarazione di voto del capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro, Roberto Desini, mentre il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha spiegato che l’emendamento soppressivo parziale è stato presentato dalla minoranza per dibattere il tema dell’aumento delle tasse “soltanto sospeso e non cancellato dalla maggioranza”. Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato il voto favorevole: «Serve chiarezza e attendo la votazione dell’emendamento n. 4 che prevede l’abrogazione della legge 34 con la aule si è previsto l’incremento delle aliquote Irap e Irpef per dimostrare chi vuole aumentare le tasse e chi no». Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha dichiarato voto contrario e Paolo Truzzu (Misto Fd’I) ha insistito sulal opportunità di cancellare la legge che introduce l’aumento delle tasse. Oscar Cherchi (Fi) ha accusato la maggioranza di essere appiattita sui voleri dell’esecutivo ed ha invitato i colleghi del centrosinistra a sfiduciare l’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, mentre Luigi Crisponi è ritornato sulla legge 34\2015: «Abrogate quella legge oppure vuol dire che continuate a pensare di poter mettere le mani nelle tasche dei sardi». Piero Comandini (Pd) ha dichiarato voto contrario ed ha polemizzato con il consigliere Oscar Cherchi («per  “eleganza politica” eviterei giudizi negativi verso gli attuali assessori da parte di ex assessori che non hanno brillato nella passata legislatura»).

Concluse le dichiarazioni di voto l’emendamento n. 13 uguale al n. 782 non è stato approvato con 44 voti contrari su 44 votanti. Sull’emendamento n. 14 (soppressivo della lettera a) del comma 8 dell’articolo 1) sono intervenuti consiglieri di Forza Italia, Alessandra Zedda, Marco Tedde e Ignazio Locci ma la proposta di modifica avanzata dalla minoranza non è stata approvata con 42 voti contrari su 43 votanti.

Sull’emendamento n. 15 (soppressivo lettera b) comma 8 articolo 1) è intervenuto il consigliere Ignazio Locci (Fi) ma la proposta di modifica non è stata approvata con 41 contrari su 43 votanti.

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Con la partenza quasi certa dei tedeschi, la base militare di Decimomannu si avvia verso la chiusura, di fronte alla totale indifferenza del Governatore Francesco Pigliaru e del centrosinistra al governo della Regione. La logica antimilitarista e populista del presidente rischia di ripercuotersi sull’economia isolana, visto l’elevato numero di quanti lavorano in quelle aree e l’indotto che queste generano. Ma non solo: di questo passo si favorisce anche la dismissione del Poligono di Capo Teulada e della base di Capo Frasca, con conseguenze gravissime. E chi guida una Regione come la Sardegna, ha il dovere di analizzare i fatti nella loro interezza, senza farsi trascinare dall’ondata retorica e demagogica che propugna il No all’Esercito a prescindere e che in Sardegna sembra avere preso piede, non considerando cosa significhi rinunciare alle forze armate. Per questo è doveroso che il Presidente della Regione analizzi le circostanze, partendo da due presupposti: l’importanza dell’Esercito in termini di difesa, considerato un valore irrinunciabile della nostra bandiera, e la rilevanza delle forze armate in considerazione dell’economia che esse garantiscono all’Isola.

Quanto al primo aspetto, la Sardegna, e quindi l’Italia, non può permettersi di rinunciare all’addestramento dei militari, sia per il particolare momento storico, sia perché la nostra nazione appartiene al Patto Atlantico. E il Poligono di Capo Teulada è una vera e propria palestra che come tale va considerata. E noi dobbiamo puntare alla sicurezza dei militari impegnati nelle missioni di pace, garantendo un esercito addestrato nel migliore dei modi e in grado di fronteggiare le nuove emergenze.

In merito al secondo aspetto, sono innegabili le ricadute economiche di cui beneficiano le comunità locali (e non solo) che ospitano le basi militari. E se ancora si ha qualche dubbio, forse sarebbe il caso di ricordare cosa ha dovuto sopportare la popolazione de La Maddalena con il benservito che il presidente Renato Soru ha consegnato alle forze Usa a suo tempo.

Di sicuro, ciò che si ignora maggiormente (e forse persino con intenzione) – ovvero quello che potrebbe soddisfare i presupposti di cui sopra in un’ottica moderna, di rispetto dell’ambiente e delle popolazioni – è il progetto SIAT (Sistema Integrato per l’Addestramento Terrestre). Un progetto in cui rientra il Poligono di Capo Teulada che prevede ingenti investimenti economici capaci di generare a loro volta importanti ricadute nell’intera isola, e non soltanto nelle comunità locali. I vantaggi sarebbero enormi: si ridurrebbe sensibilmente l’utilizzo del munizionamento reale e, nel medio e lungo termine, si conseguirebbero importanti economie di scala, soprattutto in riferimento alla riduzione della quantità di munizionamento di vario calibro sparato. L’implementazione del progetto SIAT presenta inoltre intrinseci e innumerevoli vantaggi e opportunità di sviluppo per le possibili forme di cooperazione/collaborazione con gli Enti di ricerca (Sardegna ricerche e CRS4) e gli Istituti universitari di Cagliari e di Sassari che fanno della ricerca tecnologica il loro core business. E ancora: si assisterà allo sviluppo aerospaziale di Perdasdefogu. Senza dimenticare che se dovesse partire il SIAT, ne beneficerebbe anche la Brigata Sassari, con un incremento di mille uomini nell’isola. La Sardegna potrebbe fare un grosso passo in avanti, dunque, senza compromettere la propria Sovranità, la propria Terra e la libertà di chi vi abita.

Il Governatore deve guardare in faccia la realtà, non facendosi trascinare dall’ondata antimilitarista. Abbia invece il coraggio di alzare la testa imponendo al Governo maggiori garanzie, in termini di rapporto con le comunità locali. Noi non vogliamo assolutamente rinunciare all’Esercito, fondamentale per la sicurezza della nazione. Infine, non possiamo permettere che qualche altra Regione ci scippi l’opportunità di sviluppo data dai progetti di miglioramento tecnologico.

Ignazio Locci

Stefano Tunis

Pietro Pittalis

Alessandra Zedda

Alberto Randazzo

Ugo Cappellacci

Oscar Cherchi

Paolo Truzzu

Marco Tedde

Antonello Peru

Gianni Lampis

Edoardo Tocco

Peppino Pinna

Gianni Tatti

Gianluigi Rubiu

Esercitazioni militari copia