27 December, 2024
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Carbonia non somiglia a nessun’altra città. Se le linee architettoniche razionalistiche, che comprendono le pietre della trachite locale, la fanno somigliare ad altri centri fondati in epoca fascista, rimane una città differente da quei luoghi. Carbonia è unica e non somiglia, a guardare fino in fondo, a nessun’altra città dell’epoca e dei modi delle fondazioni fasciste.
Se la struttura urbanistica, ampliatasi nel tempo fino a inglobare alcuni rurali nuclei sparsi, ha fatto dimenticare l’impianto urbano di un preciso razionalismo, gerarchico e piramidale, che la rendeva simile ad altri luoghi di fondazione fascista, i corpi e la carne della città, che hanno dato forma umana al suo corpo sociale, hanno invece creato importanti differenze culturali, antropologiche. Tali differenze culturali l’hanno fatta diventare una città di democrazia popolare, storicamente capace di produrre, in certi tempi e in certi modi, umanità solidale davvero speciale.
Carbonia democraticamente solidale, infatti, cresceva e faceva crescere l’Italia con le sue risorse energetiche, carbonifere e di cultura politica, nella ricostruzione dopo i disastri del fascismo bellico, coloniale e imperiale in Africa, alleato del nazismo razzista in Europa. Faceva crescere la Sardegna in una stagione di Rinascita per l’elettrificazione delle campagne, fino a un’industrializzazione progettata e richiesta non più monocolturale e non solo di base, ma mai ottenuta e avverata. La città terziaria e di servizi rimaneva senza un’integrazione fra agricoltura e industria. Continuava a soffrire la scissione che aveva storicamente caratterizzato la modernità dell’industrializzazione mineraria nell’Isola: una modernità doppiamente monca, sia per il mancato sviluppo industriale manifatturiero e sia per la mancata integrazione industriale con l’agricoltura, complessivamente condannata a rimanere nelle temporalità delle esperienze tradizionali, o appena meccanizzate. Furono tempi di frizioni e di conflitti, in parte persi al traguardo, ma vinti in certe tappe parziali che consentirono alla città una vita unitaria, per quanto ripetutamente tormentata da esodi dolorosi e da patimenti di chi rimaneva.
Carbonia è una città che ancora patisce, a suo modo. Il pathos è visibile in chi e in ciò che rimane, invisibile in chi e in ciò che se ne va. La città che aveva fatto nascere la bella democrazia solidale in parte non c’è più e non ha onore di memoria nel presentismo dominante, in parte è invecchiata e si è infragilita, specie nelle forme organizzate dei partiti e dei sindacati. Carbonia sembra, pertanto, somigliare alle tante città dette post-industriali per dare uno stato definitivo al fallimento di una nuova modernità: diventata neoliberistica, capace tanto di altissimi profitti quanto di ridurre in polvere l’attuale modernità di luoghi e persone indifferentemente superflui, eccedenti o al massimo marginali. Tuttavia, nelle difficoltà del poter vivere Carbonia patisce con un eccezionale numero di associazioni di volontariato, con varie innovazioni produttive specialmente artigianali, con eccellenze più o meno diffuse e offuscate, ignorate o perfino ostacolate, in vari campi non solo professionali. Molti elementi della storica solidarietà, che conteneva una seria gerarchia di competenze, sono stati in gran parte sostituiti da prevalenti e conservative clientele da basso mercato di libere e contrastanti povertà. Carbonia patisce a suo modo, lasciando spazi di drammatiche solitudini: senili e ancora memori di arditi cambiamenti un tempo resi possibili, giovanili e dispersi in progetti che non hanno né futuri né luoghi di riferimento possibili in una dimensione collettiva di effettuazione e di valorizzazione. Soffre la mancanza di relazioni capaci di dialogare in modi e con obiettivi unitari, adeguati alla portata dell’attuale crisi.
Carbonia appare come un luogo di modernità in polvere, in cui i partiti sono insieme causa locale di crisi ed effetto critico della globalizzazione neoliberistica avanzata. Pertanto, i partiti democratici sono di fronte a una doppia sfida che riguarda una doppia drammatica crisi: la loro crisi e la crisi della città. I partiti sembrano finora incapaci di proporre un progetto unitario di mobilitazione per impegni non solo elettorali, ma di più lungo tempo per un futuro ecologico durevole: in cui la salute individuale sia anche condiviso bene sociale, l’istruzione permanente avanzata sia avanzamento del benessere condiviso, la salubrità ambientale locale sia dono di salute e di vita al mondo, non solo umano.
Carbonia, nella sua drammatica crisi di impoverimento e di indebolimento, possiede più di quanto i partiti democratici sappiano ora rappresentare ed esprimere con schieramenti e sondaggi certo utili, ma limitati a scelte emergenti e incuranti di chi e ciò che è in ombra e silente nella città, invisibile e muta anche nei rari e ormai virtuali discorsi pubblici.
Carbonia ha bisogno di modi ampiamente e chiaramente concertativi su obiettivi di alto profilo economico, politico e culturale, popolarmente condivisi per agire altrimenti, cioè in altri modi e con altra mente rispetto al recente passato. Quanto alle qualità, mai garantite a priori ma certo individuabili, devo considerare che le candidature emerse nei sondaggi sono forse ottime per tempi normali, ma non appaiono adeguate a un’impresa eccezionale, come la crisi di Carbonia richiede. In questa fase difficile, sarebbe meglio per la città che tutti – partiti, liste, candidate e candidati progressisti – valutassero l’importanza di un periodo di esperienze formative e rafforzative degli attuali possibili candidati, in modo che queste e questi, traendone beneficio, potessero ora fare perno su un’esperienza unitaria con un sindaco di provata qualità nel passato, e aperto all’innovazione e alla sperimentazione per la guida di una squadra in formazione.
Vorrei esser estremamente chiara, come non si usa più in politica. Carbonia e il Sulcis hanno espresso persone di alto profilo politico, regionale e nazionale. Ha dato politici che sono ancora, in tutta evidenza, risorse importanti nei futuri quadri istituzionali a scala sovralocale. Fra queste persone, a mio avviso, si dovrebbero ora necessariamente creare le condizioni politiche per poter chiedere ad Antonangelo Casula – ex sindaco della città ed ex sottosegretario nazionale di ben provata esperienza – uno straordinario e generoso cimento, unitario e avanzato, per coagulare e guidare una squadra attiva e innovativa in Giunta e in Consiglio comunale. Se, come pare, la squadra avrà buoni elementi, il suo impegno sarà alleggerito e meno oneroso. Il sondaggio ha attraversato altri universi di domande e di preferenze emergenti, ed è stato utile entro quei limiti. Ma le scelte politiche devono ora tener miglior conto, con un trasparente e ampio accordo politico progressista, di altre variabili connesse alla forte crisi ambientale e sanitaria e al sopraggiunto dinamico contesto nazionale ed europeo, con le repliche della pandemia in corso. Si tratta ora di considerare differenti universi di riferimento rispetto ai quali la politica locale, pur tenendo conto dei sondaggi con i loro pregi e limiti, a mio avviso deve andare assai più avanti. Mi preme, pertanto, l’onestà intellettuale di rendere pubblica la mia opinione, per quanto poco possa esser fatta valere.
Giungo ai nuovi modelli proposti per la città. Mi riferisco, fra questi, specialmente a qualcuno abbozzato in eccellenti consultazioni fra chi non abita più in città, promosse da Tore Cherchi per contribuire validamente alla stesura del programma elettorale dello schieramento progressista, guidato dal PD. Non conoscendo gli esiti di quanto si è detto, mi limito ad alcuni temi e concetti su cui può essere interessante stimolare utili confronti. La nozione di capitale umano, attribuita ai residenti in città, pare a me chiaramente economicistica. Precisata non a caso dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), con cui l’amministrazione comunale potrebbe istituzionalmente dialogare, tale nozione e relativo lessico richiedono che teniamo realisticamente conto anche dei limiti di tali assunti. Preferisco, pertanto, il riferimento alle risorse umane, intese come ampio complesso di capacità, non tutte monetizzabili, da valorizzare incessantemente nel corso della vita individuale e comunitaria.
Il modello, proposto da qualcuno, di città accogliente specialmente a partire dagli anziani, come città d’argento o silver city, ha indubbiamente un’aura positiva, perché capovolge certe debolezze demografiche senili, facendole diventare risorse pregevoli. Un altro modello urbano, sostenuto dallo sviluppo prevalente delle tecnologie digitali, presenta qualche lato debole. Inoltre, chiamare Carbonia città di fondazione digitale, richiama la fondazione fascista, e ne marca in contrappunto l’alternativa democratica. La fondazione digitale alternativa può avere una sua immediata presa di consenso. Ma il digitale può essere usato anche in vari modi antidemocratici, come si sa. Quindi, a mio avviso, o si qualifica la scelta di usi digitali democratici, oppure è preferibile chiamare Carbonia città dell’innovazione democratica, anche telematica. Si possono con quest’ultimo titolo più generale comprendere meglio, forse, anche altre innovazioni di processo e/o di prodotto, oltre o insieme allo sviluppo informatico in vari settori, politica istituzionale compresa. Si può situare nell’innovazione istituzionale anche il nuovo assessorato comunale per le relazioni con l’Europa, com’è stato proposto da qualcuno assai utilmente. In ogni caso, pensando a un’attraente città residenziale e turistica, a partire dai servizi sanitari e sportivi per tutte le età, non possiamo dimenticare Portovesme, anche in rapporto ai profili professionali specialistici necessari al territorio, attraverso un ben orientato Istituto Tecnico Superiore di cui si è parlato. Lo sostengo vivamente, insieme al dialogo e  all’integrazione formativa fra le due culture, umanistica e scientifica. A tal proposito, non possiamo tacere sui modi e sui tempi di transizione ecologica delle industrie energivore. Non possiamo non vedere, non dire, non indicare nel documento programmatico, precise soluzioni ecologiche per risolvere, anche nella transizione, tanti patimenti per poter vivere, vissuti in città. In breve, non mi pare utile rafforzare la città sul piano residenziale e digitale, lasciandola debolmente definita sul piano produttivo.
Dobbiamo, a mio modo d’intendere, mettere in vista e in opera, concretamente e innovativamente, i saper fare ora inutilizzati degli operai con i sussidi di cassa integrazione, e specialmente delle donne e dei giovani senza lavoro, insieme ai limiti del reddito di cittadinanza, rispetto alle politiche attive del lavoro.
Non possiamo ignorare specialmente certe utili caratteristiche del lavoro di cittadinanza proposto da Anthony Atkinson, il maestro di Thomas Piketty, nei suoi studi economici sulle diseguaglianze. Tali lavori di attiva cittadinanza potranno addensare vecchi saper fare, affinché siano riqualificati e innovati tecnicamente nella stessa transizione ecologica.
Dobbiamo dar voce a nuovi protagonismi, renderli visibili e attivi, coagularli per dar loro forza e valore, invertendo la rotta dello spreco delle spese italiane in istruzione, pubbliche e private, quando ne beneficiano soltanto altri Paesi, accogliendo in modo irreversibile giovani con l’istruzione avuta da noi.
Dobbiamo cambiare i percorsi dei talenti di tante donne e di tanti giovani, assumendoli come beni comuni ora polverizzati in insicure partite iva, ora sbriciolati in lavoretti precari della gig economy, nella disoccupazione e nella inoccupazione diffusa, più o meno dequalificata e occultata, destinata ancora una volta agli esodi che impoveriscono sempre di più tutte noi e tutti noi in Sardegna, insieme alla città di Carbonia.
Dobbiamo dar vita a una campagna elettorale di immediato respiro territoriale e regionale, ma anche nazionale ed europeo, che mobiliti insieme persone e istituzioni, specialmente universitarie e di ricerca, per realizzare, subito e in progress, precisi e qualificati progetti che caratterizzino la nuova Carbonia grande produttrice di innovative energie durevoli, democratica e innovativa.
In breve, le soluzioni che interessano il modello della futura città, innovativa e attrattiva, può sorgere anche, ma non esclusivamente, da nuove matrici di residenzialità, attrattive di anziani, e anche da caratterizzanti e diffusi usi democratici del digitale. Tuttavia, i progetti locali devono assicurare alle giovani e ai giovani un modello aperto proprio per i loro cimenti, per nuove e diffuse opportunità adatte a mettere in opera e in valore nella città di Carbonia i loro talenti, emarginati e offesi. Gli obiettivi per la città devono saper unire i piani delle innovative attività industriali e artigianali, integrandoli con i progetti agro-pastorali, specialmente agro-alimentari biologici, con energie rinnovabili anche nella fase di transizione e di digitalizzazione. I bisogni e i propositi emergenti, anche infrastrutturali, devono accomunare nel produrre progetti realistici. Devono possedere elementi di tale fattibilità da assicurare alla città il ruolo di grande produttrice di innovative energie durevoli: tecnologiche ed economiche, intellettuali e scientifiche, culturali e artistiche, sapendo far emergere, antropologicamente, continuità e disgiunzioni aggreganti, rispetto all’eccellenza del patrimonio culturale ereditato e ultimamente lasciato inerte e nell’incuria: energie capaci di impegnare in modi solidali per il miglior futuro della città, anche chi ne vive fuori, ma si porta Carbonia dentro, nella mente e nel cuore.

Paola Atzeni

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Venerdì 6 dicembre, dalle 16.30, il teatro comunale di Bacu Abis, in piazza Santa Barbara, ospiterà la presentazione della ristampa anastatica del libro “Bacu Abis”, pubblicato dalla Società Bacu Abis nel 1926. Coordinerà i lavori, Antonangelo Casula, già sindaco di Carbonia e sottosegretario dell’Economia.

Interverranno: Mario Zara, associazione Amini della Miniera; Mauro Villani, responsabile del Museo del Carbone CICC; Gianfranco Fantinel, presidente dell’associazione culturale “Bacu Abis”; Sandro Mereu, rappresentante delle associazioni di volontariato di Bacu Abis; Salvatore Caria, presidente del Circolo pensionati di Bacu Abis; Enea Casti, presidente dell’associazione “Storia e radici della Città di Carbonia”; Hansel Cabiddu, sindaco di Gonnesa; Paola Massidda, sindaco di Carbonia; Mari Giovanna Musa, archivista della Sezione di Storia locale di Carbonia; Raffaele Cotza, professore di Arte mineraria; e, infine, Paola Atzeni, docente di Scienze antropologiche.

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Il 5 settembre 2019, a Seneghe, prende il via la XV edizione del Cabudanne de sos poetas.

Oltre sessanta gli ospiti in arrivo: Ida Travi, Alba Donati, Mariagiorgia Ulbar, Rachel Falchi, Franc Ducros, Serge Pey, Valerio Magrelli, Claudio Pozzani, Nanni Falconi, Anna Cristina Serra, Azzurra d’Agostino, Pinar Selek, Lea Nocera, Antonia Arslan, Siobhan Nash-Marshall, Chiara Mulas, Michael Raji, Antonella Puddu Gaviano, Giangavino Costeri, Gisele Pierra, Nicola Melis, Giovanni Salis, Manuela Ennas, il Teatro delle Albe, Alessandro Renda, Marcello Anselmo e Pietro Marcello di Rai Radio3 Zazà, Nicola Muscas, Marco Menon, Raimondo Cubeddu, Marco Santagata, Sebastiano Pilosu, Davide Melis, Machina Amniotica, Andrea Melis, Raul Moretti, il musicista italo-algerino (tuareg) Faris Amine, Antonio Cubadda e Marcello Marras, Fabio Pillonca, Pier Sandro Pillonca, Tonino Oppes, Bachisio Bandinu, Andrea Tramonte, Carlo Gianbarrese, Giulio Piscitelli, Paola Atzeni, Antonio Bove, i rapper Joz, Ale Zin ed Alessio Mura (Balentia) e tanti altri.

Gli itinerari poetici come dei viaggi nella letteratura e nelle storie altre, raccontate in versi, rappresentano un cardine dell’esperienza letteraria stessa, che ha costruito una ricca tradizione nella poesia come nella narrativa. Viaggiare serve a conoscere, a conoscersi, a liberarsi da vecchi pregiudizi, a mettersi in discussione. Attraverso il viaggio ritroviamo il più profondo senso di appartenenza all’umanità. In che modo e in quali mondi ci può far viaggiare la poesia? In quali ambiti di racconto viaggio e poesia si incontrano? “Viaggi. Itinerari di versi” è il tema centrale della quindicesima edizione del Cabudanne de sos poetas, il festival di poesia, letteratura e arte curata dall’Associazione Perda Sonadora che vedrà dal 5 all’8 settembre quattro giorni di incontri con la poesia sarda, italiana e internazionale, laboratori, mostre, teatro, concerti, attività culturali e laboratoriali, e un programma molto nutrito con oltre sessanta ospiti tra gli scorci più antichi e affascinanti di Seneghe, gioiello in basalto del Montiferru. Prentza de Murone, Campo della Quercia, Putzu Arru, Piazza dei balli, Bar Su Recreu, Casa Addis e Domo de sa poesia, i luoghi centrali del paese deputati all’incontro, allo scambio e all’ascolto, ospiteranno anche quest’anno i momenti più intensi con i versi letti da alcuni dei poeti contemporanei tra i più amati, ma anche artisti, attori, musicisti, registi, studiosi e intellettuali provenienti dalla Sardegna, dall’Italia, dalla Francia, dalla Turchia, Armenia, USA, Algeria, che porteranno le proprie opere e testimonianze al pubblico del festival e alla comunità seneghese nell’incantevole borgo, tra poesia, musica, arte, mostra fotografica, cinema, installazioni, colori, sapori, tradizioni e occasioni di degustazione con i migliori prodotti tipici locali.

Tra le novità il ritorno del Teatro delle Albe di Ravenna, sodalizio con il festival dei poeti inaugurato dodici anni fa attraverso la collaborazione con Roberto Magnani, stavolta con l’attore e regista Alessandro Renda che oltre alla conduzione insieme a Giuseppina Pintus e Mariano Mastinu dell’esito de “La non-scuola del Teatro delle Albe” in apertura del festival (giovedì 5, alle 18.00, al Campo della Quercia), il laboratorio con i giovanissimi interpreti seneghesi, porterà in scena venerdì 6 settembre, alle 21.30, il monologo scritto da Marco Martinelli “Rumore di acque” con le musiche di Guy Klucevsek.

In attesa della quindicesima edizione del Cabudanne de sos poetas come di consueto partono gli appuntamenti con le anteprime: il 25 agosto a Seneghe, nella località Perda Sonadora alle 18.00 “Imaginary Soundscape”, concerto per computer, tromba e voci di e con Francesco Medda Arrogalla e Francesco Bachis. Con la partecipazione de su Contrattu Seneghesu. Il 30 agosto al Campeggio Nurapolis di Narbolia, si terrà alle 19.00 la presentazione del libro “Harraga. In viaggio bruciando le frontiere”, di Giulio Piscitelli (le cui foto saranno esposte a Casa Addis). Dialoga con l’autore Luca Manunza. Il 31 agosto a Seneghe, alle 21.30, protagonista sarà l’arte dell’improvvisazione poetica in una gara a tema. I poeti estemporanei Salvatore Ladu e Celestino Mureddu si sfideranno a suon di versi in una gara poetica, accompagnati da Su Cuntrattu de Vincenzo Uda.  Il 1° settembre ancora a Seneghe, Casa Addis, presentazione della rivista di poesia S’Ischiglia, con Mario Cubeddu, Gavino Mameli, Duilio Caocci, Antonio Canalis, Luciana Onnis. Letture di Stefano Raccis, in collaborazione con la Fondazione Faustino Onnis. Il 4 settembre, alle 18.30, l’appuntamento con l’anteprima ufficiale che darà il via il giorno a dopo al festival dei poeti è ancora a Prentza de Murone (Seneghe), con “Poesie dagli Alberi: installazione audio sul “Festival dei poeti di Castel Porziano del 1979”, a cura di Nino Iorfino, sperimentatore multimediale, e Lidia Riviello di Rai Radio 3. Col progetto “Alberi Poeti”, Nino Iorfino innesta voci poetiche fra gli alberi di giardini e festival. Le registrazioni scelte per l’installazione di Alberi-Poeti nel giardino di Sa Prentza, furono realizzate da Radio Alice il 30 giugno 1979 sulla spiaggia di Roma, dove, nell’ultima giornata del festival internazionale dei poeti di Castel Porziano si alternarono senza sosta i più noti poeti della Beat Generation.

 

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L’eccezionale collezione di fumetti donata alcuni anni fa da Efisio Melis alla Sezione di Storia locale del comune di Carbonia, è consultabile in  una mostra organizzata nell’ambito delle iniziative della nuova edizione di Nuvole Parlanti, negli spazi della Mediateca di via della Vittoria, a Carbonia. La mostra è stata presentata ieri pomeriggio dallo stesso Efisio Melis, dalla moglie, la professoressa Paola Atzeni, dal direttore del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria Paolo Serra, dall’artista Ruggero Soru e da Anna Paola Peddis, coordinatrice dei servizi biblioteconomici dello Sbis.

Durante la presentazione, abbiamo registrato l’intervento di Efisio Melis, quello di Anna Paola Peddis e parte dell’intervento di Paola Atzeni, e ancora l’intervento di Ruggero Soru.

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10218202176913805/

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10218207448925602/

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Un gruppo di intellettuali ha proposto un appello alla mobilitazione per impedire la disgregazione dell’Unione europea. Noi condividiamo l’obiettivo di questo appello. Nel raccoglierlo abbiamo anche reso esplicite le motivazioni di chi, come noi, considera che i principi autonomistico e federalista debbano ispirare la costruzione dell’Unione europea e lo sviluppo della democrazia in Sardegna e in Europa.

La situazione dell’Italia si sta avvitando in una spirale distruttiva. L’alleanza di governo diffonde linguaggi e valori lontani dalla cultura europea e occidentale dell’Italia. Le politiche progettate sono lontane da qualsivoglia realismo e gravemente demagogiche. Nella mancanza di una seria opposizione, i linguaggi e le pratiche dei partiti di governo stanno configurando una sorta di pensiero unico, intriso di rancore e di risentimento. Il popolo è contrapposto alla casta, con un’apologia della rete e della democrazia diretta che si risolve, come è sempre accaduto, nel potere incontrollato dei pochi, dei capi. L’ossessione per il problema dei migranti, ingigantito oltre ogni limite, gestito con inaccettabile disumanità, acuisce in modi drammatici una crisi dell’Unione europea che potrebbe essere senza ritorno.

L’Europa è sull’orlo di una drammatica disgregazione, alla quale l’Italia sta dando un pesante contributo, contrario ai suoi stessi interessi. Visegrad nel cuore del Mediterraneo: ogni uomo è un’Isola, ed è ormai una drammatica prospettiva la fine della libera circolazione delle persone e la crisi del mercato comune.

È diventata perciò urgentissima e indispensabile un’iniziativa che contribuisca a una discussione su questi nodi strategici. In Italia esiste ancora un ampio spettro di opinione pubblica, di interessi sociali, di aree culturali, disponibile a discutere questi problemi e a prendere iniziative ormai necessarie. Perché ciò accada è indispensabile individuare, tempestivamente, nuovi strumenti in grado di ridare la parola ai cittadini che la crisi dei partiti e la virulenza del nuovo discorso pubblico ha confinato nella zona grigia del disincanto e della sfiducia, ammutolendoli.

Per avviare questo lavoro – né semplice né breve – è indispensabile chiudere con il passato e aprire nuove strade all’altezza della situazione, con una netta ed evidente discontinuità, rovesciando l’idea della società liquida, ponendo al centro la necessità di una nuova strategia per l’Europa, denunciando il pericolo mortale per tutti i paesi di una deriva sovranista, che in parte è anche il risultato delle politiche europee fin qui condotte.

C’è una prossima scadenza, estremamente importante, che spinge a mettersi subito in cammino: sono ormai alle porte le elezioni europee. C’è il rischio che si formi il più vasto schieramento di destra dalla fine della seconda guerra mondiale. La responsabilità di chi ha un’altra idea di Europa è assai grande. Non c’è un momento da perdere. Tutti coloro che intendono contribuire all’apertura di una discussione pubblica su questi temi, attraverso iniziative e confronti in tutte le sedi possibili, sono invitati ad aderire.

A questo appello, proposto da Massimo Cacciari, Enrico Berti, Michele Ciliberto, Biagio de Giovanni, Vittorio Gregotti, Paolo Macrì, Giacomo Manzoni, Giacomo Marramao, Mimmo Paladino, Maurizio Pollini, Salvatore Sciarrino, apportiamo le nostre ragioni di autonomisti e federalisti.

L’Unione Europea è una costruzione ancora imperfetta, che attraversa un momento di seria difficoltà, ma non dobbiamo dimenticare il ruolo fondamentale che essa ha svolto nel promuovere la preservazione della pace e l’affermazione dei diritti di cittadinanza, lo sviluppo economico e la stabilità monetaria. La crisi attuale può essere superata soltanto con il suo rafforzamento politico, nella prospettiva di una costituzione federale, capace non solo di contemperare gli interessi dei diversi stati e nazioni, ma di porre al centro dell’azione di governo i diritti civili e sociali di tutte le popolazioni, portando inoltre a Bruxelles e Strasburgo la voce delle autonomie regionali e locali.

Delle conquiste e valori dell’Unione Europea sono buoni testimoni, anche in Sardegna, i nostri giovani, quando sono coinvolti nei programmi europei di mobilità studentesca, quando prestano servizio in Università e centri di ricerca, enti ed imprese dei Paesi dell’Unione, o quando sono comunque costretti a emigrare e si trovano a progettare il loro futuro in un orizzonte di promesse e aspettative che per loro è ormai soltanto europeo, senza che per questo debbano rinunciare a coltivare la propria identità di sardi e di italiani.

La Sardegna ha peraltro largamente beneficiato e continua a beneficiare, in molteplici forme, di finanziamenti europei erogati alle regioni più svantaggiate sulla base del meccanismo redistributivo delle risorse comunitarie previsto da quel medesimo trattato d Maastricht che ha introdotto l’euro come moneta unica dell’Unione. La battaglia da fare in Sardegna non è contro l’Unione, ma per una maggiore integrazione europea, con il riconoscimento della condizione di insularità, una più equa rappresentanza nel Parlamento europeo, e una partecipazione più diretta – nel quadro di una evoluzione in senso federale – alle varie istanze del governo comunitario.

Le prossime elezioni europee sono imminenti e decisive per il futuro dell’Unione, che può essere messo a rischio dalla saldatura che sembra profilarsi tra tutte le componenti di una destra sciovinista, xenofoba e retrograda. Noi siamo per un’Europa riformata, ispirata dai principi dell’autonomismo e del federalismo, della solidarietà e dell’equità sociale.

Paola Atzeni, Salvatore Cherchi, Giovanna Medau, Gian Giacomo Ortu, Gianmario Demuro, Cristina Deidda, Ivana Russu, Antonangelo Casula, Antonello Pirotto, Mario Pinna, Benedetto Barranu, Vasco Decet, Carlo Prevosto, Carlo Marras, Paolo Russu, Roberto Murgia, Paolo Toxiri, Francesco Carboni, Daniela Piras

Un progetto di sviluppo per il Sulcis Iglesiente che passa attraverso il cinema e la ricerca etnografica. Sono le due nuove iniziative in fase di lancio a cura del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria, nell’ambito delle politiche del Cineporto. Si tratta nello specifico di un workshop pratico dal titolo Saper Intervistare e Ascoltare, diretto dall’antropologo Francesco Bachis, e del concorso Carbonia Indiscreta, diretto dal regista Giuseppe Casu con l’obiettivo di realizzare due cortometraggi della durata massima di otto minuti. Le proposte si rivolgono a uomini e donne di età compresa tra i 20 e i 32 anni per quel che riguarda il concorso cinmatografico, e di età compresa tra i 20 e i 40 anni per quel che riguarda il workshop sulle metedologie di base di ricerca etnografica. Per entrambe le proposte i candidati dovranno essere residenti o domiciliati in uno dei comuni della ex provincia di Carbonia Iglesias. Per accedere al concorso e al corso sono stati promulgati due bandi scaricabili dalla pagina del CSC Carbonia sul sito della Società Umanitaria. I candidati dovranno compilare i materiali richiesti e rinviarli via mail. Il workshop, aperto ad un numero massimo di 12 persone, potrà contare sull’intervento di alcuni tra i migliori accademici dei due atenei sardi che hanno lavorato sul tema. Oltre a Francesco Bachis, saranno coinvolti Paola Atzeni, Tatiana Cossu, Valeria Dessì e Felice Tiragallo. Le sessioni si svolgeranno a cavallo tra i mesi di novembree dicembre per una durata complessiva di 56 ore. Per partecipare al corso Saper Intervistare e Ascoltare, le candidate e i candidati dovranno spedire, entro e non oltre le ore 22 di venerdì 2 novembre, una mail di presentazione all’indirizzo saperintervistare@gmail.com allegando una lettera motivazionale e il proprio curriculum vitae. Il concorso – Scadono invece il 15 dicembre i termini per accedere a Carbonia Indiscreta. Dopo aver preso visione del bando i candidati dovranno scaricare la domanda presente sul sito della Società Umanitaria, e compilarla attraverso la redazione di un progetto in cui dovranno essere descritti in modo esauriente e in paragrafi separati, all’interno della domanda stessa: il soggetto (la storia), l’approccio visivo, le motivazioni dell’autore e una breve presentazione personale. La domanda così compilata dovrà essere inviata all’indirizzo: carboniaindiscreta@gmail.com . Le due azioni sono realizzate con il supporto del Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis e della Cooperativa Progetto S.C.I.L.A., nell’ambito delle attività per lo sviluppo, nel territorio del Sulcis-Iglesiente, delle politiche cineportuali finanziate nel 2017 e nel 2018 dalla Regione Autonoma della Sardegna con apposito emendamento in Legge Finanziaria, su fondi dell’Assessorato ai Beni Culturali. Questa linea di interventi prevede l’attivazione, presso La Fabbrica del Cinema di Carbonia, di un luogo artistico e culturale, il Cineporto, che sia in grado di potenziare le attività in essere attraverso la promozione della cultura audiovisiva, anche in ambito didattico e produttivo. Scopo degli investimenti sarà, dunque, quello di dare ai bisogni culturali del territorio la possibilità di incontrarsi e incrociarsi con l’esigenza e la scoperta di nuove risorse, umane e territoriali, legate alla formazione e alla produzione cinematografica e culturale.

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Oggi, mercoledì 24 gennaio, alle ore 17.00, presso la Lilith-sezione di Storia Locale della Grande Miniera di Serbariu, si svolgerà la presentazione della raccolta di saggi di Paola Atzeni, dal titolo “Saper vivere. Antropologia mineraria della Sardegna nell’Antropocene”, la cui pubblicazione informatizzata è stata promossa dal Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna. L’incontro è stato organizzato dalla Società Umanitaria e dal Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, in collaborazione con il comune di Carbonia e il Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis.

I saggi di Paola Atzeni stimolano la riflessione sul grande patrimonio culturale umano presente nelle zone minerarie e forniscono una serie di spunti per aprire un dibattito che sarà moderato dall’assessore della Cultura del comune di Carbonia Sabrina Sabiu. All’incontro saranno presenti i seguenti relatori: Tarcisio Agus, Commissario del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, Tore Cherchi, Coordinatore del Piano Sulcis, Francesco Bachis, ricercatore afferente al Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni dell’Università di Cagliari e Felice Tiragallo, professore associato presso il Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio dell’Università di Cagliari.

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Racconti di miniere e di fatica, di un lavoro senza sole né stelle, ma soprattutto, storie di vita di uomini e donne, minatori e cernitrici, spesso dimenticate. Sono stati questi i temi più gettonati all’interno della lunga serie di presentazioni dei libri editi in Sardegna, durante la tre giorni di “Una Grande Miniera di Cultura”, l’evento coordinato dall’AES alla Grande Miniera di Serbariu e tappa conclusiva dell’Isola dei libri.

“Senza sole né stelle” (Edizioni della Torre) di Sandro Mantega, ha offerto uno spaccato di vita della Carbonia degli anni ‘60, e sui giacimenti di carbone del Sulcis, sulle speranze e le disillusioni nelle testimonianze dirette dei protagonisti di quegli anni, le cui interviste sono state immortalate in un reportage proiettato durante l’incontro all’Auditorium.

Non solo storie ma anche immagini di paesaggi, macchinari, ma soprattutto di volti intensi e di sguardi, sono state offerte dalla presentazione di “Miniere e minatori nelle terre del Gerrei” (Soter Editrice). Assieme a Ugo Lallai (autore con Valentino Caredda e Ignazio Congiu), sono intervenuti Paola Atzeni e l’editore Salvatore Ligios, che ha ricordato come quello delle miniere sia uno dei tanti miti sulla Sardegna, che la fotografia ha il grande pregio di riportare alla dimensione del reale.

Uno sguardo attuale sulle più spettacolari aree del “Sud Ovest Sardegna” lo ha permesso Lino Cianciotto con “La costa delle miniere” e “Iglesiente selvaggio”, due pubblicazioni nelle quali sono inseriti tredici itinerari sugli straordinari percorsi escursionistici offerti da questo magico territorio: un luogo che racconta 540 milioni di anni di storia della terra e 150 anni di realtà minerarie, tra favolosi itinerari costieri proiettati in mezzo alle montagne.

Lo spettacolo “Per assassinarvi” ha portato in scena l’intensità interpretativa di Savina Dolores Massa, capace di ipnotizzare il pubblico con il suo repertorio poetico dal linguaggio crudo, simbolico e profondo, accompagnata da un incalzante sottofondo sonoro del poliedrico strumentista Gianfranco Fedele.

L’evento AES si è chiuso ieri con tre presentazioni. Valeria Pecora ha presentato “Mimma” (La Zattera Edizioni), opera vincitrice al XV Premio letterario Antonio Gramsci per la sezione inediti. Il testo narra il riscatto della figlia di una cernitrice e di un falegname, tra personaggi che si muovono come pedine sulla scacchiera della storia, a partire dal ventennio fascista per attraversare la guerra e infine il clima di terrore delle Brigate Rosse.

Ilario Carta ha illustrato i contenuti del suo “Lo scorpione nello stomaco” (Arkadia), un romanzo definito ironico, dissacrante, tragico e realista, quasi una premonizione dei tempi futuri in un momento di profonda confusione ideologica che fotografa arroganza, ipocrisia, inaffidabilità e distacco dalla realtà della classe politica.

“L’isola delle donne” è invece il titolo del libro di Giovanna Sotgiu (Paolo Sorba Editore), che raccoglie piccole vicende di donne dell’isola della Maddalena. Nelle trame del volume scopriamo figure leggendarie della tradizione, bambine che mostrano i loro antichi giochi, donne forti che impongono la loro volontà e altre umili, inconsapevoli comparse in avvenimenti drammatici.

Cornice cinematografica a sfondo letterario, dedicata a Grazia Deledda, è stata la proiezione, a cura della Società Umanitaria di Carbonia, del celebre film muto del 1916 “Cenere” di Febo Mari, interpretato da Eleonora Duse e ispirato all’omonimo racconto della scrittrice premio Nobel.

La tre giorni – nata come sperimentazione per diffondere e rendere più capillare la presenza delle opere pubblicate in Sardegna anche nelle aree periferiche – è stata caratterizzata da una forte presenza di studenti, dalle scuole dell’infanzia alla superiori. Grande interesse sabato mattina è stato rivolto al laboratorio “Galileo in tasca”, a cura di Logus Mondi Interattivi di Pier Luigi Lai. I liceali in particolare hanno seguito con attenzione le presentazioni e gli spettacoli, mostrando sensibilità e attenzione per il mondo editoriale e per i numerosi aspetti culturali dell’isola.

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E’ stato presentato questa mattina, nella sede dell’assessorato regionale della Cultura, a Cagliari, il programma della manifestazione “Una Miniera di Cultura”, che si svolgerà dal 24 al 26 novembre a Carbonia, nella Grande Miniera di Serbariu.

L’evento è la tappa conclusiva de L’Isola dei libri, mostra diffusa del libro promossa dalla Regione Sardegna e dalle amministrazioni coinvolte in collaborazione con l’Associazione editori sardi.

Alla conferenza stampa hanno partecipato l’assessore regionale alla Cultura, Giuseppe Dessena, l’assessore della Cultura del Comune di Carbonia, Sabrina Sabiu, e il responsabile dell’ufficio stampa AES, Salvatore Taras, che ha portato i saluti ed il messaggio della presidente Simonetta Castia.

L’Associazione Editori sardi porta nel capoluogo del Sulcis “Una Miniera di Cultura”, evento promosso dalla Regione Sardegna e dal Comune di Carbonia per la tappa conclusiva del circuito “L’Isola dei libri”. Dal 24 al 26 novembre sono in programma tre giornate ricche di appuntamenti tra presentazioni, incontri con gli autori e con le scuole, spettacoli, proiezioni cinematografiche e laboratori. Location esclusiva della manifestazione sarà la Grande Miniera di Serbariu, luogo simbolo del territorio, in attività dal 1937 al 1964, un centro che negli ultimi anni è stato ristrutturato ed è sede del Museo del carbone.

A rappresentare l’AES è stato il responsabile dell’ufficio stampa, Salvatore Taras, che ha portato i saluti ed il messaggio della presidente Simonetta Castia: «Filo conduttore di questa seconda edizione sarà il tema al femminile prescelto dalla Regione, quello delle “donne sarde di valore”, qui declinato in chiave contemporanea. Questo sullo sfondo della lettura dei territori che ospitano gli appuntamenti, nella chiave offerta dalle numerose proposte degli editori e dei soggetti della filiera: il Sistema Interbibliotecario del Sulcis, La Fabbrica del cinema e la Libreria Lilith».

L’appuntamento nasce con l’intento di diffondere e rendere più capillare la presenza delle opere pubblicate in Sardegna anche nelle aree periferiche come il Sulcis. «È una sperimentazione che la Regione sta conducendo da due anni con l’intento di favorire la valorizzazione dell’editoria locale – ha specificato l’assessore regionale alla Cultura, Giuseppe Dessena -. Anche questa è un’operazione che parte dal basso, come ad Alghero, e che vede la collaborazione di tutti gli operatori della filiera. La Regione sta investendo ingenti risorse a favore della Cultura, riservando un ruolo di riguardo al libro e all’editoria locale; sia per la sua diffusione nel territorio sia per la sua visibilità e promozione all’estero. Grazie a questi investimenti le imprese stanno partecipando a diverse manifestazioni internazionali dedicate alla compravendita dei diritti e all’interscambio culturale e professionale».

Grande apprezzamento è stato espresso dall’assessora della Cultura del comune di Carbonia, Sabrina Sabiu, per questa seconda edizione: «Dal giacimento di carbone passiamo al giacimento culturale. Vogliamo che cultura e turismo siano i nuovi vettori economici su cui contare guardando al futuro».

L’inaugurazione è prevista per le 10.30 di venerdì, con i saluti del sindaco Paolo Massidda e gli interventi di Giuseppe Dessena, esponente della Giunta regionale, e di Sabrina Sabiu. Subito dopo sarà presentata la mostra “Viaggio attraverso il documento”, una visita guidata a cura del personale della sezione locale Sbis.

Nel pomeriggio, la manifestazione si trasferisce nell’Auditorium per il segmento “Tra Isola e mondo – incontri con gli autori”. Si parte alle 17.30 con la presentazione di “Guardando le formiche dal basso” di Roberto Paracchini, Aipsa Edizioni. Alle 18.15 Duilio Caocci presenta “Grazia Deledda. Una vita per il Nobel”, di Carlo Delfino Editore, con la partecipazione dell’autrice Maria Elvira Ciusa.

Terza presentazione della serata, alle 19.00, è “Peccato che sia giorno” di Silvia Serafi, Cuec Editrice. Gli incontri sono moderati da Salvatore Taras. Alle 20.00 è il momento dello spettacolo: una produzione “Il Crogiuolo” porta in scena “Maria di Eltili”, interpretata dalla voce narrante di Rita Atzeri sulle note al pianoforte di Alessandro Muroni.

“Tra Isola e mondo” prosegue sabato 25 con numerose proposte a tema moderate da Marco Corrias. Alle 17.30 Edizioni Della Torre propone “Senza sole né stelle” di Sandro Mantega. Alle 18.15 la Soter Editrice presenta “Miniere e minatori nelle terre del Gerrei”, di Francesco Ignazio Congiu, Valentino Caredda ed Ugo Lallai. Assieme a Lallai intervengono Paola Atzeni e l’editore Salvatore Ligios.

Lino Cianciotto, alle 19.00, presenta due pubblicazioni, “La costa delle miniere. Sud Ovest Sardegna” e “Iglesiente selvaggio. Sud Ovest Sardegna”, Enrico Spanu Edizioni. La serata si conclude alle 20.00 con lo spettacolo “Per assassinarvi”, ideato ed eseguito da Savina Dolores Massa e Gianfranco Fedele.

Domenica 26 novembre si parte con la sezione “Fabbrica del Cinema”, che alle 17.00 propone la visione del film “Cenere” di Febo Mari, a cura della Società Umanitaria di Carbonia. Introduce Paolo Serra. Gli incontri con gli autori prendono il via alle 17.45 con Valeria Pecora, che presenta “Mimma”, La Zattera Edizioni.

Alle 18.15 Ilario Carta illustra “Lo scorpione nello stomaco”, Arkadia Editore ed alle 19.00, Giovanna Sotgiu presenta “L’isola e le donne”, edito da Paolo Sorba. Modera gli incontri Giampaolo Cirronis.

La sezione “Adotta un libro sardo” coinvolge invece i ragazzi di numerosi istituti scolastici locali. Venerdì gli alunni delle elementari incontrano Claudia Zedda per dialogare di “Rebecca e le Ianas”, Condaghes Edizioni. Alla stessa ora, in collaborazione con “La fabbrica cinema” gli studenti del Liceo Classico Gramsci Amaldi presentano “Cosima di Grazia vestita: riflessioni”; mentre i ragazzi dell’istituto superiore Angioj incontrano Bruno Furcas e Stefano Simola per parlare della loro “Storia semiseria di un ragazzo strano“, Arkadia Editore.

Gallucci Editore, con bambini delle scuole dell’infanzia, propone laboratori di giochi e letture su “Il topo e la montagna”, a cura della cooperativa Lilith. Altri laboratori sono a cura della cooperativa “L’amico albero”.

Sabato gli studenti dell’Ipia vanno alla scoperta del Sud ovest Sardegna con “La costa delle miniere” e “Iglesiente selvaggio” di Lino Cianciotto, Enrico Spanu Edizioni. Alle 11.00 la “Fabbrica del cinema” propone un laboratorio didattico “Galileo in tasca: alla scoperta del mondo con lo smartphone – Un libro sulla didattica della fisica: Da Galileo ad Einstein – La gravità per tutti”, a cura di Pier Luigi Lai di Logus Mondi Interattivi. Si conclude alle 12.00 nella Sala Astarte con lo spettacolo “Per assassinarvi”, in compagnia degli autori Savina Dolores Massa e Gianfranco Fedele.

Partecipano gli Editori

Aipsa – Cagliari

Alfa Editrice – Quartu Sant’Elena

Arkadia – Cagliari

AM&D Editore – Cagliari

Carlo Delfino Editore – Sassari

Condaghes – Cagliari

Cuec Editrice – Cagliari

Domus de Janas – Selargius

Edes – Sassari

Edizioni della Torre – Cagliari

Edizioni Enrico Spanu – Cagliari

G.C. Edizioni – Quartu S. Elena

Grafica del Parteolla – Dolianova

Giampaolo Cirronis Editore – Carbonia

Ilisso – Nuoro

Imago Multimedia – Nuoro

Il Maestrale – Nuoro

Iskra Edizioni – Ghilarza

La Zattera Edizioni – Cagliari

Logus mondi interattivi – Cagliari

Magnum – Sassari

Mediando Edizioni – Sassari

Nor – Ghilarza

Paolo Sorba Editore – La Maddalena

Papiros – Nuoro

Phileas – Aggius

PTM – Mogoro

SguardiSardi – Mogoro

Soter Editrice – Villanova Monteleone

Taphros – Olbia

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A Dolianova la grande letteratura incontra la magia della musica e della parola, per un viaggio alla scoperta del mondo di Benvenuto Lobina e dell’immortale Omero, interpretati da Paola Atzeni e dalla straordinaria voce dell’attrice Iaia Forte. Appuntamento sabato 8 luglio, alle 21.30, alla Villa De Villa con il reading “Po cantu biddanoa”, interpretato da Paola Atzeni ed arricchito dalle musiche di Davide Crabu. Domenica 9, sempre alle 21.30, alla Villa De Villa, Iaia Forte sarà protagonista dello spettacolo “Odissea Penelope”, scritto e diretto da Giuseppe Argirò. Entrambe le serate, inserite all’interno del festival Street Books – Scrittori, lettori e libri a Dolianova, organizzato dall’associazione Circolo dei Lettori Miele Amaro con la direzione artistica di Gianni Stocchino, sono ad ingresso gratuito.

Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Benvenuto Lobina, nel reading “Po cantu Biddanoa” Paola Atzeni (accompagnata dal musicista Davide Crabu) narra la storia di una Sardegna in guerra, di un popolo in frontiera, e del paese di Villanovatulo. Il piccolo centro del Sarcidano vive sofferente una quotidianità che si compie tra due guerre sanguinarie, due condanne per il popolo sardo che uccidono tanti giovani partiti per il bene della patria. La prima grande guerra non trattiene fortunatamente l’eroe Luisiccu. Ed è attraverso la sua storia che capiamo come gli avvenimenti nazionali e quelli sardi cambieranno politicamente ed economicamente un paese bizzarro, ricco di personaggi verosimili. “Po cantu Biddanoa” è un reading intenso, in cui sentimenti e paesaggi scorrono tra le parole di uno strepitoso romanzo, tra i più belli della letteratura sarda. Appuntamento sabato 8 luglio alle 21.30 alla Villa De Villa.

Un viaggio ironico e struggente attraverso i luoghi visitati da Ulisse e raccontati da Penelope, una riflessione sull’universo femminile e sul suo rapporto con la memoria. In “Odissea Penelope”, scritto e diretto da Giuseppe Argirò (appuntamento domenica 9 alle 21.30 alla Villa De Villa), con abile trasformismo vocale Iaia Forte veste i panni dei personaggi, coinvolgendo gli spettatori nel gioco teatrale delle metamorfosi. Fra musica e parole, lo spettacolo è così un concerto teatrale appassionante, dove gli eroi omerici, privati della loro antichità, diventano grotteschi, brillanti, moderni e profondamente umani.

In “Odissea Penelope” un’attrice di grande talento diventa in scena un’interprete eccellente di tutte le istanze di un mondo femminile che voglia discutere in maniera costruttiva alternando momenti di riflessione, di ironia, di drammaticità di tutti i temi che spesso non possono essere affrontati perché ritenuti marginali in una società in cui l’immagine della donna non è sempre pari alla sua intelligenza, alla sua carica innovativa, alla sua profondità psicologica.

Penelope, pensando alle vicende di Troia baluardo dell’Asia minore, non può non riflettere su un conflitto etnico di scottante attualità come quello tra oriente e occidente. La drammaturgia si snoda quindi tra diversi motivi quali la solitudine della donna che deve gestire un mondo che non conta di fronte al potere sociale, politico, economico, di una società fondata dagli uomini; la violenza e la sopraffazione che le parti sociali più deboli sono costretti a subire; e infine la memoria che in questo caso, Penelope donna, è costretta suo malgrado a tramandare perché nessuno possa dimenticare.

Ed è proprio attraverso la memoria che si consuma la violenza. Le donne devono convivere con il loro dolore muto e silenzioso, un dolore che non possono nemmeno rimuovere e che sono costrette, quando è possibile, a trasformare in parole che trovano la loro necessità di essere, nell’unica forma di rappresentazione possibile: il teatro.