24 November, 2024
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Paola Atzeni.

Paola Atzeni.

Il Museo Laboratorio Andaus a sa scola de miniera con sede in Iglesias presso l’ex scuola elementare di Monteponi si rinnova, inaugurando il nuovo allestimento frutto di un percorso di nuovo orientamento museografico e di missione museale con la direzione scientifica della prof.ssa Paola Atzeni.

Il nuovo corso è il risultato di un progetto che l’Associazione Scu.di.mi, – Scuole di miniera, nel 2014, in collaborazione con il comune di Iglesias, ha presentato per il finanziamento alla Fondazione Banco di Sardegna, finalizzato a porre in essere una serie di interventi strutturali e procedere ad una riorganizzazione delle raccolte e dell’intero Museo, con la creazione di due unità espositive intitolate Bambini in classe e Bambini al lavoro.

Il progetto, coordinato a livello organizzativo e didattico dall’associazione Scu.di.mi, con l’impegno diretto di tanti giovani professionisti (l’antropologa Emanuela Usai, l’architetto Marco Piras, l’archivista Daniela Aretino, la responsabile per la comunicazione e promozione Laura Sanna, la guida ambientale e turistica Pierpaolo Putzolu) e l’apporto volontario di tanti cittadini, si è concluso nel gennaio 2016 con il riallestimento e la creazione di un iniziale archivio di memorie orali e la raccolta, la digitalizzazione e l’organizzazione storico-antropologica del patrimonio fotografico scolastico dai primi anni del ‘900 relativo al sito di Monteponi.

«Nel paesaggio delle dismissioni post-industriali questa esperienza procede oltre i confini delle cosiddette patrimonializzazioni culturali delle memorie, degli edifici e dei siti. Si distingue, infatti, per la messa in opera e la rimotivazione (in un nuovo orientamento museografico, e di missione museale intitolato La terra in mano) di dinamici laboratori di scoperte, di creatività, di comunicazione che qualificano sia la stessa istituzione museale sia le istituzioni locali a vari livelli.

Il riallestimento del museo-laboratorio, grazie al prezioso contributo di validi collaboratori, è particolarmente riuscito. Il museo-laboratorio Andaus a scola, dal punto di vista museografico, è riuscito come un piccolo gioiello di esemplare fattura: spartisce gli spazi per le esposizioni permanenti e per esposizioni temporanee, suddivide il piano primariamente espositivo da quello primariamente laboratoriale. Realizza in questo modo una speciale qualificazione degli spazi.

Il museo-laboratorio Andaus a scola è un luogo davvero speciale dove bambini e maestri, cittadini e artisti costruiscono beni per tutti e beni di tutti. Un luogo di persone che si fanno bambine e bambini per esprimere il meglio di sé comunicando mondi personali e sociali. Un luogo per prendere La terra in mano avendone cura come cura di sé: per scoprire e colorare la terra, per tessere e colorare li del mondo, per umanizzare se stessi con nuove abilità e nuovi valori di saper fare e di saper vivere, facendo belli e sani la terra più vicina e il mondo più lontano.

Il museo-laboratorio di Monteponi è uno straordinario “museo in av-venire”. Esso si avvera, infatti, tuttavia richiede ancora ulteriori interventi istituzionali, specialmente strutturali e edilizi. Congiunge inoltre progetti soggettivi, tesi al miglioramento personale, con esperienze che anticipano un av-venire condiviso nella cura della natura come impegno che riguarda noi stessi: la nostra stessa umanità che è naturale e culturale insieme» (dalla relazione della professoressa Paola Atzeni).

Il Museo Laboratorio Andaus a scola è nato nel 2002 quando, esaurita la frequenza scolastica, l’edificio, di proprietà comunale, costruito negli anni cinquanta dalla società Monteponi, appariva il luogo più idoneo, per la sua caratterizzazione, per la presenza di bellissimi mosaici che parlano di bambini e di giochi, per la sua posizione, per così dire, “a bocca di miniera”, a diventare un luogo storico-culturale per l’infanzia, un museo delle scuole e dei bambini delle comunità minerarie. E così un’intera comunità scolastica (bambini, insegnanti, dirigente, genitori, nonni) con la collaborazione di Enti ed Associazioni,

Privati cittadini e la guida della prof.ssa Antropologa Paola Atzeni, ha lavorato per realizzare un embrionale modello metodologico-scientifico di laboratorio museo e far “rinascere” la scuola.

Sono seguiti anni di forzata chiusura, ma nel 2008, dopo un intervento di parziale manutenzione del caseggiato, la scuola è stata utilizzata, per volontà della Giunta Carta, per la realizzazione del progetto “Memoria e identità” frutto di un accordo di rete tra il Comune e le scuole cittadine. Tale progetto era finalizzato a realizzare una stretta collaborazione per la programmazione, la realizzazione e la gestione di un “Laboratorio-museo della scuola di miniera” da ubicare presso la “scuola elementare di Monteponi”, in continuità con quanto proposto e realizzato nell’anno scolastico 2001/2002 (deliberazione della Giunta Comunale n. 74 del 22/04/2008).

Il 15 aprile 2010, con una convenzione, il Museo Laboratorio è stato assegnato in gestione provvisoria all’Associazione “Scuole di miniera Onlus” Scu.di.mi, guidata inizialmente dal dott. Antonio De Rubeis ed ora dalla dott.ssa Maria Teresa De Tool, che da allora progetta e realizza un’ampia proposta di attività didattica, coordinata dalle docenti Silvana Fontana e Marina Muscas, che ospita ogni anno centinaia di bambine/i della città di Iglesias e della Sardegna. I laboratori sono gestiti da personale qualificato: la Guida Turistica e responsabile del laboratorio di geologia Pierpaolo Putzolu, l’archeologo Gianfranco Canino, l’artigiano ceramista Alessandro Lai, l’esperta di didattica dell’arte Barbara Contini, gli esperti di ballo sardo e tradizioni popolari del Gruppo Folk Città di Iglesias.

L’ultima fase è stata caratterizzata dal progetto Museo laboratorio “Andaus a scola de miniera” – Memoria e creatività: Laboratori e percorsi di scoperta della miniera di Monteponi” finanziato dal Comune e dalla Fondazione Banco di Sardegna, ampio e complesso nella sua realizzazione, gestito in campo contabile e gestionale dalla signora Marinella Diana.

La raccolta di memorie, avviata in questi due anni dall’Associazione Scu.di.mi con l’apporto della docente Ica Cosseddu, è stata soprattutto ricerca di testimonianze orali e documenti fotografici, molto partecipata, che ha permesso di raccogliere oltre cento fotografie di scolaresche solo della scuola di Monteponi.

Oggi il Laboratorio Museo si ripresenta alla città e al territorio regionale, alle scolaresche e ai turisti italiani e stranieri rinnovato e arricchito, con credenziali maggiori per il riconoscimento nel sistema museale regionale e con una decisa volontà di ricerca culturale e didattica che ci accompagni nella responsabilità di trasmissione delle memorie della miniera, di tutela del diritto dei bambini all’istruzione e del diritto della terra alla rigenerazione.

Pani Pasquali 2015

E’ visitabile fino a domenica 12 aprile, la 2ª Mostra di pani pasquali del Sulcis Iglesiente “Sa pippia cun s’ou e is coccoeddus –  tra tradizione e innovazione”, inaugurata mercoledì 1 aprile, alle ore 16.00, presso la Lampisteria della Grande Miniera di Serbariu.

La Mostra è divisa in due sezioni: una riservata ai prodotti artigianali dei panifici, l’altra dedicata alle produzioni familiari.

La mostra è organizzata dalla Sezione Antropologica del Museo del Carbone, diretta dalla prof.ssa Paola Atzeni, con la collaborazione dell’assessorato della Cultura del comune di Carbonia e del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna.

La Mostra è visitabile sino a domenica, tutti i giorni dalle 10.00 alle 17.00. L’ingresso è gratuito.

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Sarà inaugurata domani, mercoledì 1 aprile, alle ore 16.00, presso la Lampisteria della Grande Miniera di Serbariu, la seconda edizione della Mostra di pani pasquali del Sulcis Iglesiente “Sa pippia cun s’ou e is coccoeddus –  tra tradizione e innovazione”.

La seconda edizione della Mostra sarà divisa in due sezioni, una riservata ai prodotti artigianali dei panifici, l’altra dedicata alle produzioni familiari.

La mostra è organizzata dalla Sezione Antropologica del Museo del Carbone, diretta dalla Prof.ssa Paola Atzeni, con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Carbonia e del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna.

La Mostra sarà visitabile sino al 12 aprile 2015, tutti i giorni dalle 10.00 alle 17.00. Ingresso gratuito.

La mostra  “Sa pippia cun s’ou e is coccoeddus” ha ricevuto il riconoscimento quale evento più votato all’interno del premio Italive 2014, promosso da Codacons, con la partecipazione di “Autostrade per l’Italia” e con la collaborazione di Coldiretti.

La mostra di pani pasquali del Sulcis Iglesiente, allestita nel mese di aprile del 2014 presso la lampisteria della Grande Miniera di Serbariu a Carbonia, è stata organizzata dalla sezione antropologica del Museo del carbone, diretta dalla prof.ssa Paola Atzeni, con la collaborazione del comune di Carbonia, del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna e dell’Università degli studi di Cagliari.

La Mostra era divisa in due sezioni, una riservata ai prodotti artigianali dei panifici, l’altra dedicata alle produzioni familiari. “Sa pippia cun s’ou e is coccoeddus” aveva come obiettivo il far conoscere, ad un pubblico sempre più ampio, i modi di vivere la Pasqua che hanno storicamente caratterizzato le famiglie operaie (in cui le donne producevano questi pani) e quelle cittadine che avevano relazioni con gli ambienti rurali, da cui ricevevano i pani del buon augurio. I 72.007 voti ottenuti sul portale Italive.it (contro una media di 2/3.000 voti ottenuti dagli altri eventi) dimostrano il pieno raggiungimento dell’obiettivo.

«Ringrazio gli organizzatori della Mostra che hanno contribuito a portare il nome della Città, del Centro Italiano della Cultura del Carbone (CICC) e delle tradizioni della città e del territorio, al di fuori dei confini sulcitani e regionali – ha detto Loriana Pitzalis, assessore della Cultura del comune di Carbonia -. Il premio dimostra ancora una volta come la cultura sia strumento di trasmissione dei tratti peculiari di un popolo e mezzo per far conoscere il nostro territorio.»

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“Le Marie in miniera: persone e simboli”.

Le 37 Marie che da una settimana hanno occupato la galleria Villamarina non chiedono solo gli stipendi arretrati, ma specialmente un futuro sicuro e dignitoso per sé e per la generazione dei figli, loro e nostri. Il loro forte impegno riguarda, per certi aspetti, il futuro di tutti noi.

Le Marie in miniera sono tutte dipendenti dell’Igea, società regionale che deve realizzare opere di messa in sicurezza, di bonifica, di risanamento ambientale specialmente nelle aree minerarie dismesse. Esse abitano la miniera per far realizzare opere d’interesse nazionale. Opere previste con decreto del Ministero dell’Ambiente nel 2003, precisate su proposta della regione Autonoma della Sardegna in un’ordinanza del Presidente del Consiglio nel 2008, comprese nel più recente Piano Sulcis. La straordinaria iniziativa di queste donne riguarda intollerabili rimandi non solo di stipendi, ma congiuntamente di opere per la salute delle matrici ambientali (aria, suolo e sottosuolo, acque superficiali e sotterranee) dell’isola e dell’Italia, ma anche del mondo. Esse congiungono, a loro modo, mondi locali e mondo globale.

Le nostre Marie vogliono realizzare lavori dignitosi per continuità e qualità operative di risanamento. Si tratta di opere che migliorano pratiche e saperi, vivere e saper vivere non solo dell’umanità mineraria addensata nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese e diffusa in tutta la Sardegna, ma della stessa civiltà umana. Opere che includono noi tutti in un futuro vitale condiviso.

Le  Marie che abitano la miniera proprio in questa fase e in questi modi producono anche una parte di storia culturale: delle opere e delle idee, delle relazioni e dei luoghi minerari. Esse raccolgono, nei luoghi di archeologia industriale  destinata al turismo, il filo storico-culturale del malsano minerario e lo intrecciano, con loro nuovi ed autonomi significati, a quello del vitale minerario.

Le Marie in miniera ordiscono cioè  in modi propri  certi valori storico-antropologici. Intessono i loro valori con quelli del passato che caratterizzarono non solo le pratiche quotidiane di cura per la sicurezza lavorativa di tantissimi lavoratori specialmente del sottosuolo, ma anche le funzioni d’importanti opere d’ingegno dei migliori ingegneri. Per dirla in breve, cambiare i luoghi di rischio in luoghi sicuri e vitali, trasformare il tempo lavorativo pericoloso per la vita in tempo sicuro di vita  furono in miniera caratteristici modi di cura di sé e degli altri. Furono modi di fare che trasformavano gli istanti di pericolo in semi del futuro.

Le Marie mettono i semi del futuro con modi propri nel profondo del presente inquinato. Esse seminano infatti nel malsano minerario, ed anche nelle nostre teste e nei nostri cuori, il futuro di nuove forme di vita ecocompatibili, assai prossime alle scienze e alle antropologie ambientali-paesaggistiche. Provano nel contempo a tessere, in tutta evidenza, una nuova trama topologica che vuole rivificare la natura nel nostro contemporaneo globale in cui si situano i difficili progetti locali di futuro.

Per alcune persone e per  alcuni gruppi le Marie in miniera son già persone che esprimono, con i loro corpi in opera, valori condivisi. Son già persone e simboli. Alcuni rappresentanti di un comitato, assai attivo per la salvezza e la valorizzazione dei pani pasquali del Sulcis-Iglesiente ed in particolare della bambina con l’uovo (sa pippìa cun s’ou), hanno portato loro questi pani. Essi riconoscevano nell’impegno delle Marie i contenuti simbolici di questo pane che riguarda le capacità umana di rigenerare oltre che se stessi e il tempo, lo spazio e il mondo.

Emerge, a saper guardare le Marie in miniera, una nuova cultura produttiva condivisa, caratterizzata da esigenze di riabilitare e di rivitalizzare lo spazio e il tempo, e specialmente di dare nuova dignità culturale alla cura di sé, degli altri e dell’altro da noi. Una nuova cultura, inventiva della nostra difficile contemporaneità, prende corpo a partire dai territori minerari: un avvento che forse è un avvenire.

Paola Atzeni

Membro del Comitato Scientifico del Centro Italiano della Cultura del Carbone (CICC) – Miniera di Serbariu – Carbonia

Cagliari 5 dicembre 2014

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L’Associazione culturale S’Ischiglia, con il patrocinio della Società Umanitaria, della Gestione commissariale dell’ex Provincia Carbonia Iglesias e del Liceo Scientifico Paritario Pirandello, venerdì 7 novembre alle ore 17.15, presenta, nella sede del Liceo Pirandello, in via Umbria 20, a Carbonia,  la conferenza della professoressa Paola Atzeni, docente di antropologia culturale all’Università di Cagliari, che parlerà del tema “La cultura agro-pastorale degli habitat sparsi nel Sulcis-Iglesiente, con particolare rilevanza sul ruolo delle donne”.

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Si conclude domani “Sa pippia cun s’ou e is coccoeddus fra tradizione e innovazione”, mostra di pani pasquali del Sulcis Iglesiente.

La mostra è divisa in due sezioni, una riservata ai prodotti artigianali dei panifici, l’altra dedicata alle produzioni familiari, e sarà visitabile fino al 21 aprile, dalle 10.00 alle 17.00.

La mostra, allestita nel Museo del Carbone della Grande Miniera di Serbariu, è organizzata dalla Sezione Antropologica del Museo del Carbone, diretta dalla Prof.ssa Paola Atzeni, con la collaborazione dell’assessorato alla Cultura del comune di Carbonia, del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna e dell’Università degli Studi di Cagliari.

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Sarà visitabile dall’11 al 21 aprile 2014, presso la Lampisteria della Grande Miniera di Serbariu a Carbonia, “Sa pippia cun s’ou e is coccoeddus”, mostra di pani pasquali del Sulcis Iglesiente. La mostra è organizzata dalla sezione antropologica del Museo del Carbone, diretta dalla prof.ssa Paola Atzeni, con la collaborazione dell’assessorato alla Cultura del comune di Carbonia, del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna e dell’Università degli studi di Cagliari. L’inaugurazione della mostra è prevista il giorno 11 aprile, alle ore 16.00.

La mostra ha l’obiettivo primario di far conoscere, ad un pubblico sempre più ampio, i modi di vivere la Pasqua che hanno storicamente caratterizzato sia le famiglie operaie originarie del Sulcis Iglesiente (in cui le donne producevano questi pani) sia quelle cittadine che avevano relazioni con gli ambienti rurali, da cui ricevevano i pani del buon augurio.

Attraverso l’esposizione si vuole richiamare l’attenzione su questi particolari prodotti, sul “saper-fare” e sul “lavoro-benfatto”, che caratterizzarono e ancora distinguono culturalmente alcuni soggetti professionali e familiari, uomini e specialmente donne, riconoscendo le loro speciali identità di abilità e di eccellenza. Si vuole inoltre richiamare l’attenzione sul grande valore simbolico evidenziato da “sa pippia cun s’ou”, che esprimeva la capacità culturale delle donne e degli uomini della zona di generare e di rigenerare la natura e le persone, e quindi il mondo, per verificarne l’attuale vitalità e portata culturale. Pur nei modi limitati dalla attuale crisi finanziaria, infine, si intende incoraggiare la partecipazione democratica alle attività di ricerca ed espositive, specialmente temporanee, del Centro Italiano della Cultura del Carbone (CICC).

La mostra sarà suddivisa in due sezioni: una riservata ai prodotti artigianali, l’altra dedicata alle produzioni familiari. Sia gli artigiani sia le altre persone che intendono partecipare all’iniziativa sono invitati a donare al museo entro il 10 aprile, dalle ore 10.00 alle 17.00, i tipi di “pani con l’uovo” di loro produzione (informazioni e contatti: 0781 62727, e-mail info@museodelcarbone.it). Per gli artigiani sono necessari, ai fini dell’esposizione, almeno tre esemplari di ogni tipo, di cui uno avvolto in carta trasparente, come esempio di pacco-dono ormai in uso in vari panifici. Ogni esemplare dovrà essere accompagnato dai biglietti da visita con il recapito del panificio; i biglietti da visita sono inoltre necessari per favorire i contatti con ogni espositore per eventuali prenotazioni ed ordini d’acquisto. Anche i pani di produzione familiare dovranno essere accompagnati da un biglietto da visita, eventualmente scritto a mano, identificativo della persona e del luogo di provenienza. Ad ogni partecipante sarà consegnato un attestato di partecipazione.

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La Sezione Antropologica del Museo del Carbone, diretta dalla prof.ssa Paola Atzeni, con la collaborazione dell’assessorato alla Cultura del Comune di Carbonia, del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna e dell’Università degli Studi di Cagliari, organizza Sa pippia cun s’ou e is coccoeddus fra tradizione e innovazione, mostra di pani pasquali del Sulcis Iglesiente. La mostra sarà visitabile dall’11 al 21 aprile 2014 presso la lampisteria della Grande Miniera di Serbariu a Carbonia.

L’inaugurazione è prevista il giorno 11 aprile alle ore 16.00.

La mostra persegue in primo luogo l’obiettivo di far conoscere ad un ampio pubblico modi di vivere la Pasqua che hanno storicamente caratterizzato sia le famiglie operaie originarie del Sulcis Iglesiente, in cui le donne producevano questi pani, sia quelle cittadine che avevano relazioni con gli ambienti rurali, da cui ricevevano questi pani del buon augurio.

Altri obiettivi dell’esposizione sono assai importanti: in particolare, negli attuali cambiamenti che caratterizzano il passaggio dalla tradizionale produzione familiare a quella attuale artigianale e commerciale, si vuole richiamare l’attenzione verso questi prodotti e modi del “saper-fare” e del “lavoro-benfatto”, che caratterizzarono e ancora distinguono culturalmente alcuni soggetti professionali e familiari, uomini e specialmente donne, conferendo a loro speciali identità di abilità e di eccellenza. Si vuole inoltre richiamare l’attenzione sul grande valore simbolico evidenziato da “sa pippia cun s’ou”, che esprimeva la capacità culturale delle donne e degli uomini della zona di generare e di rigenerare la natura e le persone, e quindi il mondo, per verificarne l’attuale vitalità e portata culturale. Pur nei modi limitati dalla attuale crisi finanziaria che non consentono l’esposizione di importanti studi etnografici realizzati documentando i contesti pertinenti, infine, gli organizzatori intendono incoraggiare la partecipazione democratica alle attività di ricerca ed espositive, specialmente temporanee, del Centro Italiano della Cultura del Carbone (CICC).

La mostra sarà suddivisa in due sezioni: una riservata ai prodotti artigianali, l’altra dedicata alle produzioni familiari. Sia gli artigiani sia le altre persone che intendono partecipare all’iniziativa sono invitati a donare al Museo entro il giorno 10 Aprile, dalle ore 10.00 alle 17.00, i tipi di “pani con l’uovo” di loro produzione (informazioni e contatti: tel. 0781 62727, e-mail info@museodelcarbone.it). Per gli artigiani sono necessari, ai fini dell’esposizione, almeno tre esemplari di ogni tipo, di cui uno avvolto in carta trasparente, come esempio di pacco-dono ormai in uso in vari panifici. Ogni esemplare dovrà essere accompagnato dai biglietti da visita con il recapito del panificio; i biglietti da visita sono inoltre necessari per favorire i contatti con ogni espositore per eventuali prenotazioni e ordini d’acquisto. Anche i pani di produzione familiare dovranno essere accompagnati da un biglietto da visita, eventualmente scritto a mano, identificativo della persona e del luogo di provenienza. Ad ogni partecipante sarà consegnato un attestato di partecipazione.

Gli organizzatori ringraziano ogni persona, associazione, istituzione anche scolastica di ogni ordine e grado – e in particolare i giornalisti e gli altri informatori – che vorrà collaborare in vari modi alla riuscita della mostra, con l’augurio che questa iniziativa possa contribuire a far conoscere più ampiamente i “saper-fare”, tradizionali ed innovativi, che caratterizzano gli abitanti della zona sia nelle attività artigianali e professionali, sia nelle diffuse capacità di “lavoro ben fatto”. Queste importanti abilità, se ben unite, possono infatti contribuire a rigenerare il nostro difficile presente e a ben generare un nostro miglior futuro.

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Anche quest’anno, l’ultima domenica di marzo, ACLI gruppo “Le Mani Amiche” organizza la serata dedicata alla donna ed in particolare ad una donna sarda che si è distinta non solo nelle varie discipline artistiche o nei più svariati settori culturali e di ricerca, ma anche nel mondo del lavoro. Da qualche anno l’associazione è affiancata dall’associazione culturale “Palmas Vecchio” che collabora alla realizzazione della manifestazione e gode anche del patrocinio del comune di San Giovanni Suergiu,

Quest’anno, il 30 marzo, alle 18.00, la serata sarà dedicata a Paola Atzeni, antropologa, specializzata in tradizioni popolari che negli anni si è interessata, in maniera particolare, al mondo dei minatori sardi e a tutto quello che alla loro vita si riferisce, autrice inoltre di numerosi saggi.

A rendere omaggio a Paola Atzeni, ci saranno qualificati ospiti: Cristina Maccioni, programmista, regista ed attrice teatrale; Tore Figus, della Società Umanitaria di Carbonia; Stefania Manca, virtuosa suonatrice di organetto e Tiziano Dessì, valente chitarrista. “Donne sarde di ieri e di oggi: omaggio a Paola Atzeni” si svolgerà a San Giovanni Suergiu, a partire dalle ore 18.00, nell’Aula consiliare di via Roma. Moderatrice della serata sarà Sabrina Sabiu.