Al via nelle carceri sarde, un progetto sperimentale inserito nel PON Inclusione.
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Combattere la recidiva dei detenuti attraverso il lavoro, per evitare che il carcere sia luogo di mera segregazione anziché di rieducazione. È l’obiettivo del progetto “Modello sperimentale di intervento per il lavoro e l’inclusione attiva delle persone in esecuzione penale”, inserito nel Piano Operativo Nazionale (PON) Inclusione ed attuato dalla Direzione Generale per il coordinamento delle politiche di coesione del ministero della Giustizia.
Al modello d’intervento innovativo, mai realizzato nel nostro Paese, e sperimentato su ispirazione all’esperienza spagnola di C.I.R.E. (Centre d’Iniciatives para la Reinserciò), partecipa anche la Regione Sardegna, con le Regioni Abruzzo, Toscana e Puglia.
Ieri sera l’assessore del Lavoro, Virginia Mura, ha incontrato il direttore generale per il coordinamento delle politiche di coesione sociale del ministero della Giustizia, Francesco Cottone e la consulente Paola Gannarelli, per un confronto sul progetto – del costo totale di 7milioni 280mila euro, di cui 1milione 922,300 mila euro per Regioni Sardegna e Abruzzo – che valorizza il lavoro nel corso dell’esecuzione della pena come l’elemento fondamentale per un efficace reinserimento dei detenuti.
Nell’Isola il modello sarà applicato nelle colonie penali agricole di Is Arenas, Isili e Mamone, a cura della Regione – Programmazione unitaria, Assessorato del Lavoro, Assessorato dell’Agricoltura e Agenzia Laore – in stretta collaborazione con il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria.
«La Regione Sardegna ha già avviato una proficua collaborazione con il ministero della Giustizia per realizzare interventi di politica attiva del lavoro nelle colonie agricole penali – ha spiegato l’assessore del Lavoro, Virginia Mura -. Ci siamo dedicati a progetti dal forte impatto sociale, come i corsi di formazione del progetto “Liberamente”: iniziative, nell’ambito del programma Green & Blue economy finanziato dal Fondo sociale Europeo, con finalità educative, di promozione dell’inclusione socio-lavorativa e di valorizzazione dei territori in cui insistono gli istituti detentivi. In particolare, abbiamo svolto azioni in sinergia con il Centro di Giustizia minorile e previsto l’adozione dei tirocini atipici.»
«Inoltre – ha sottolineato Virginia Mura – l’Agenzia sarda per le Politiche Attive del Lavoro – Aspal ha in programma di aprire degli sportelli Info-Lavoro all’interno di tutti gli istituti penitenziari sardi, negli uffici locali per l’Esecuzione Penale e negli uffici di Servizio Sociale per Minorenni. Le sperimentazioni già attive sono nel carcere di Uta e nella casa di reclusione di Isili.»
A livello nazionale il “Modello sperimentale di intervento per il lavoro e l’inclusione attiva delle persone in esecuzione penale” interessa due settori specifici: le falegnameria, in Abruzzo e Puglia, e le già citate colonie penali agricole, in Toscana e in Sardegna.
La Regione Puglia è il Lead partner e si assumerà il compito di garantire l’acquisizione di un quadro conoscitivo approfondito del sistema delle colonie agricole e dell’organizzazione interna necessaria per la creazione delle falegnamerie.