15 November, 2024
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Il comune di Carbonia ha aderito al programma “Smarter Italy”, avviato a gennaio 2019 dalla collaborazione tra il ministero dello Sviluppo economico e l’Agenzia per l’Italia Digitale, con l’obiettivo di accelerare la crescita del paese attraverso l’utilizzo degli appalti innovativi. Ad aprile 2020, grazie al lavoro del ministro Paola Pisano, del ministro Gaetano Manfredi e del sottosegretariato di Stato dello Sviluppo economico Alessandra Todde, è stato siglato il protocollo d’intesa che favorisce l’ingresso al programma “Smarter Italy” del ministero dell’Università e della Ricerca e del Dipartimento per la Trasformazione digitale, portando la dotazione economica del programma ad un valore di oltre 90 milioni di euro. E’ stata confermata inoltre l’Agenzia per l’Italia digitale come soggetto attuatore. A differenza degli appalti tradizionali, con il programma “Smarter Italy” lo Stato non acquista prodotti e servizi standardizzati già disponibili sul mercato, ma stimola le aziende ed il mondo della ricerca a creare nuove soluzioni per rispondere alle sfide sociali più complesse, migliorando la qualità della vita dei cittadini, innovando il contesto imprenditoriale del territorio nazionale e generando un impatto rilevante sull’efficienza della Pubblica Amministrazione. Le soluzioni tecnologiche sviluppate saranno sperimentate in 11 città dette “Smart Cities” e in 13 piccoli centri – sotto i 60.000 abitanti – che costituiscono i “Borghi del Futuro”. Il programma toccherà quattro ambiti fondamentali per i territori, ovvero mobilità, ambiente, benessere della persona, turismo e beni culturali. Il primo appalto in ordine cronologico insisterà sulla mobilità. Tre le linee di azione su cui si muoverà il comune di Carbonia: soluzione innovativa predittivo/adattativa per la Smart Mobility; soluzioni innovative per il miglioramento della mobilità delle merci; soluzioni innovative per il miglioramento della mobilità sostenibile nelle aree a domanda debole.

Ad esprimere soddisfazione per l’adesione al programma è il sindaco Paola Massidda: «La città di Carbonia vanta una serie di caratteristiche e peculiarità che ne fanno un ottimo contesto in cui poter sviluppare le attività previste all’interno del Progetto “Smarter Italy”, in particolare per la parte riguardante “Borghi del Futuro”. Carbonia, città moderna di fondazione di soli 82 anni, insiste in un contesto a forte vocazione tradizionale, ma ha avuto nel contempo la capacità di introdurre forme innovative di economia e di socialità tali da influire su un intero territorio, quello del Sulcis Iglesiente, di cui è città capoluogo. Gli apparati documentali, testimonianza di crescita ed evoluzione del contesto territoriale di riferimento e delle comunità che lo abitano, sono patrimonio di testimonianza storica imprescindibile. In questi termini, Carbonia è città ecomuseo in grado di valorizzare le peculiarità socioeconomiche e antropologiche, storiche e culturali, che si sono formate nel particolare contesto della città di fondazione, nata come funzionale alla miniera, ma evolutasi in tutti i diversi ambiti citati».

Per maggiori informazioni sul progetto “Smarter Italy” è possibile consultare il sito https://appaltinnovativi.gov.it/smarter-italy

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Il Circolo Culturale Sardo “Logudoro” di Pavia, nel pomeriggio di sabato 22 settembre 2018, nella sede sociale, ha presentato il libro-intervista con Manlio Brigaglia “Tutti i libri che ho fatto”, pubblicato postumo a cura di Salvatore Tola e Sandro Ruju presso le edizioni Mediando di Sassari.

Ed è stato proprio Salvatore Tola l’ospite d’onore per questa commemorazione celebrativa del professor Manlio Brigaglia (Tempio Pausania, 12 gennaio 1929 – Sassari, 10 maggio 2018), doverosa indiscutibilmente nei confronti di una delle figure più rappresentative dell’intellettualità sarda del secondo Novecento e del primo decennio del Terzo Millennio.

Non poteva peraltro esimersi da un ricordo riconoscente il mondo dell’emigrazione, al quale Manlio Brigaglia è sempre stato vicino sia come firma di prestigio del mensile “Il Messaggero Sardo” (con articoli divulgativi che hanno fatto conoscere gli eventi e i personaggi più significativi della storia sarda anche a sos chi non aiant istudiadu), sia come oratore affascinante in occasione di iniziative culturali dei Circoli della Lega Sarda poi Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (F.A.S.I.).

Manlio Brigaglia ha espresso la sua solidarietà agli emigrati  per tutte le loro battaglie (pro sa limba; contro le scorie nucleari; per la continuità territoriale; per il riconoscimento dell’insularità) e in occasione dei Congressi della federazione dei circoli sardi dell’Italia continentale non ha mai fatto mancare un suo messaggio di incoraggiamento.

Con Pavia Manlio Brigaglia ha avuto un legame particolare, testimoniato da quanto ha scritto nella presentazione del libro di Gianni De Candia: “Sardegna: la grande diaspora. Memorie e ricordi dei 40 anni della cooperativa ‘Messaggero sardo’, 1974-2014” (Sassari, Delfino, 2016).

«L’insegnamento e altri impegni mi hanno impedito di accettare molti degli inviti che mi venivano rivolti dai circoli degli emigrati sardi. Invidiavo il mio amico Tito Orrù, che da Cagliari volava dappertutto ogni volta che lo chiamavano: gli invidiavo quello spirito di servizio che la gente gli riconosceva riconoscente. Credo che nessun sardo di quelli  che stavano in Sardegna e andavano nei circoli sia mai stato tanto voluto bene quanto lui. Praticamente ho finito per andare quasi soltanto al Circolo “Logudoro” di Pavia, quando presidente della FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) era Filippo Soggiu, che abitava proprio lì a Pavia. In realtà ci andavo chiamato come a un obbligo da Paolo Pulina, prima grande organizzatore di manifestazioni nel circolo, poi eletto a responsabile nazionale per i problemi della cultura. Paolo Pulina, ploaghese di nascita e di affetti (difficile dimenticarsene con tutti i libri e le pagine di storia e memorie che ci ha scritto sopra) era stato mio alunno al Liceo “Azuni” di Sassari alla metà degli Anni Sessanta. Nei primi mesi lavorava sui libri con una durezza d’impegno che ricordava la fatica di chi lavora la terra. L’intelligenza, motore di quell’indomabile afficcu, lo portò a buoni risultati scolastici sassaresi e l’accompagnò agli studi milanesi in via Festa del Perdono nei “meravigliosi” anni dei grandi movimenti studenteschi. Laureato in Lettere, lo ritrovai (anche se non ci eravamo mai persi di telefono) funzionario del Sistema bibliotecario della Provincia di Pavia. Con lui ho ritrovato, andando a Pavia, Gesuino Piga, a lungo anche presidente del circolo, che ricordavo autorevole direttore amministrativo dell’Università di Cagliari e grande amico del mio maestro Alberto Boscolo. A Pavia, l’inesauribile fantasia e, perché no, lo speciale attaccamento alla sua terra suggerivano a Pulina convegni e iniziative a nastro, tutti targati Sardegna. Pavia dovrebbero farla, per questo, una specie di città onoraria dell’emigrazione sarda. Qui del resto veniva spesso Tito Orrù, ispirato forse anche dall’aura risorgimentale che si respira nella città dei Cairoli.»

Dopo i saluti della presidente del “Logudoro” Paola Pisano, orgogliosa di poter onorare la memoria di una personalità così importante per la cultura sarda, ha preso la parola  Salvatore Tola, che dagli inizi degli anni Settanta del Novecento è stato il più stretto collaboratore di Manlio Brigaglia.

Il relatore ha sottolineato il fatto che «spesso intento a rivedere dattiloscritti e bozze che gli venivano affidati e impegnato a tutto campo sul fronte culturale, Manlio Brigaglia ha lasciato pochi e scarni scritti autobiografici. Per fortuna questa intervista (svolta a più riprese e da lui attentamente rielaborata fino agli ultimi giorni) getta luce sulla sua attività di collaboratore di riviste e giornali e, soprattutto, di “facitore” di libri. Attraverso questa lunga testimonianza, che pure non affronta altri aspetti importanti della sua vita di studioso e di insegnante, emerge il quadro di una complessa personalità di uomo di cultura e anche, più semplicemente, di uomo».

Salvatore Tola ha raccontato numerosi divertenti aneddoti riferiti alla sua pluridecennale frequentazione con il professore che gli hanno permesso di conoscerlo come grande uomo, esempio straordinario certamente di impegno culturale e moralità, ma anche campione per doti di spirito (per questo volume aveva concepito il sottotitolo: “Storia di uno che voleva fare l’editore ed è finito correttore di bozze”), la cui capacità affabulatoria era proverbialmente nota e attirava masse di ascoltatori  perché era condita con gli ingredienti di una verve inimitabile.

Salvatore Tola ha voluto soffermarsi su una delle tante opere cui Manlio Brigaglia ha legato il suo nome e che a Lui era particolarmente cara: “L’Enciclopedia della Sardegna” in tre poderosi volumi (PaoloPulina ha ricordato che, presentandola, Manlio Brigaglia aveva usato questo “comincio”: «“Questo l’ho fatto io”, come dice il titolo di una famosa rubrica della “Settimana enigmistica”»).

Ha detto Salvatore Tola: «Gli interessi del prof. Manlio Brigaglia erano sempre concentrati sulla Sardegna, la sua storia in primo luogo, ma poi anche tutti gli altri aspetti, dall’economia alle tradizioni, al paesaggio, al crescente sviluppo turistico. Fu da questa conoscenza capillare che nacque in lui l’idea di distribuirla, insieme a una squadra di bravi collaboratori, in una vera e propria enciclopedia: un’opera che, uscita in tre volumi tra il 1982 e il 1988 (concepita e curata da lui in collaborazione con i suoi allievi Antonello Mattone e Guido Melis, pubblicata dalle Edizioni Della Torre), può essere considerata il suo capolavoro nel campo della divulgazione. Non si tratta di un dizionario enciclopedico ma di un’opera a temi: i diversi aspetti dell’isola sono esposti in 156 saggi organicamente accostati e organizzati. Tutti i pezzi sono stati sottoposti a quel lavoro di revisione del quale era grande specialista: sempre con l’intento primario di renderli quanto più possibile leggibili».

Assente, perché ancora in Sardegna, Filippo Soggiu, presidente emerito del “Logudoro” e della FASI, dopo quello di Salvatore Tola sono seguiti altri intervenuti.

Il presidente onorario del “Logudoro”, Gesuino Piga ha ricordato la comune amicizia sua e di Manlio Brigaglia con il professor Alberto Boscolo ed il sentimento che lo ha sempre accomunato a Manlio Brigaglia per le sorti della Sardegna e per la necessità del riscatto economico e sociale dell’Isola.

Il professor Ettore Cau (che è stato docente di Paleografia e poi anche Preside per un anno della Facoltà di Magistero a Sassari nel periodo 1976-1980) ha rievocato i tempi in cui è stato frequentatore assiduo sia del prof. Brigaglia sia del comune amico, il gesuita prof. Raimondo Turtas, autore di una monumentale “Storia della Chiesa in Sardegna”.

Un ricordo è stato portato anche dal prof. Lucio Casali, pavese amante della Sardegna (fa parte della commissione cultura del “Logudoro”) e da Antonello Argiolas (presidente onorario  del Circolo “Grazia Deledda” di Magenta e componente del Comitato Esecutivo della FASI).

Paolo Pulina ha distribuito ai presenti copia del suo articolo apparso su questo sito: https://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/2018/07/il-libro-postumo-di-manlio-brigaglia-curato-da-salvatore-tola-e-sandro-ruju/

Edoardo Ruiu

edf

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Il Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia ha aderito alla richiesta di patrocinio e di collaborazione formulata dal Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Pavia per il simposio “Ri-trascrizioni: la scrittura manuale tra storia, arte e neuroscienze”, organizzato dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia e dall’Università degli Studi di Pavia.

Il saluto del Circolo ai convegnisti è stato portato dalla presidente Paola Pisano.

Nell’ottica di promozione dei prodotti sardi il Circolo  ha offerto ai convegnisti, alla fine dei lavori, nel  salone del Rettorato, un apprezzato buffet “alla sarda” (grazie ai soci Angela Congiu, Gesuino Dente e Luca Lazzati).

L’importante incontro di studi  ha avuto notevole eco presso la stampa nazionale (giornali, radio e tv).

“La Repubblica” gli ha dedicato prima un articolo e poi un’intera pagina (entrambi a firma di Giuliano Aluffi). Ecco cosa ha scritto il 4 aprile il quotidiano. «Salvate la scrittura manuale per proteggere la memoria e la creatività». È lo spirito del simposio “Ri-Trascrizioni, la scrittura manuale tra storia, arte e neuroscienze” che si terrà il 10 aprile all’Università di Pavia, e che inaugurerà un’opera di ricopiatura a mano, aperta a tutti, degli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau. «Il progetto Ri-Trascrizioni nasce da un’idea di Antonello Fresu, psichiatra e artista visivo di successo – spiega Gabriella Bottini, docente di Neuropsicologia all’Università di Pavia -. L’idea è di esporre in luoghi pubblici una postazione con un libro, perché chi vuole possa copiarne brani a mano su un libro bianco». Lo scopo è sottolineare il valore cognitivo della scrittura. «Oggi c’è un impoverimento espressivo degli studenti – spiega Eraldo Paulesu, docente di psicologia all’Università di Milano-Bicocca. «Legato alla predominanza, sui mezzi digitali, dell’audio, delle abbreviazioni e dei testi supercontratti. Il recupero della scrittura manuale può ridarci padronanza nell’esprimerci».

Ha scritto, fra l’altro, il settimanale “Famiglia  Cristiana”: «Pochi giorni fa anche gli studiosi di neuroscienze dell’Università di Pavia, in un simposio sul tema “Ri-Trascrizioni, la scrittura manuale tra storia, arte e neuroscienze”  hanno fatto eco agli appelli lanciati dai loro colleghi americani ribadendo l’utilità e la bellezza della scrittura manuale ai fini della cognizione vera e propria. Prendere appunti con la penna durante una lezione – per esempio – aiuta a farne propri i contenuti. In altre parole è il primo passo dell’apprendimento, molto più utile della trascrizione meccanica delle parole dell’insegnante, anche se più veloce, attraverso la tastiera del computer».

Si è verificata una curiosa predominanza delle caratteristiche connotative della “sardità” e della “sarditudine” tra i relatori. Antonello Fresu, fratello del musicista Paolo Fresu. Di padre originario dell’oristanese Eraldo Paulesu (Università di Milano-Bicocca: “Cervello, lettura e scrittura nell’era dei robot: scenari dal XXII secolo”). Di madre sarda Clelia Martignoni (Università di Pavia: “Scritture e ri-scritture dal Centro manoscritti e altro”). Silvana Borutti (Università di Pavia), nella sua relazione “Tracce e identità. Bambini, antenati, artisti”, ha citato l’opera dello scultore sardo (Olbia, 1929) Giovanni Campus: «Anche Campus, in un’opera in cui una corda è applicata al complesso nuragico Genna Maria, fa un’operazione biomorfica che collega la vita alla cosa inanimata: Campus persegue, attraverso il segno-corda, che delimita un luogo e lo risimboleggia, una comparazione con le misure primarie del sito nuragico».

Dopo il rinfresco, tutti nello Shop-Up (negozio di vendita e promozione prodotti a marchio Università degli Studi di Pavia) del Cortile dei tassi a ricopiare a mano pagine degli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau (di cui Michele Spinicci aveva letto alcuni brani nel corso del convegno).

Paolo Pulina

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Nel pomeriggio di domenica 11 marzo 2018, nei locali del Circolo Culturale Sardo “Logudoro” di Pavia, è stato presentato il volume “Maestre d’Italia”, ultima fatica letteraria della dott.ssa Bruna Bertolo, piemontese, ma affezionata alla Sardegna perché socia dell’Associazione di Promozione Sociale “Quattro Mori” di Rivoli (Torino).

Miglior combinazione non poteva esserci: a introdurre l’incontro per la tradizionale “Festa della Donna” è stata proprio una donna, Paola Pisano, nella sua veste di nuova presidente del “Logudoro” dallo scorso 17 febbraio, la quale ha tracciato un sintetico percorso delle tappe – piuttosto lente -attraverso le quali si è concretizzata nel Novecento l’evoluzione dell’emancipazione femminile in Italia.

Per quanto riguarda il volume la Pisano si è soffermata sullo stile scorrevole del testo e sulla ricchezza di documentazione prodotta dall’autrice relativamente ai tanti personaggi femminili che hanno provveduto all’alfabetizzazione del popolo italiano (bambini ma anche adulti).

Paolo Pulina, vice presidente vicario del “Logudoro” e vice presidente della F.A.S.I. (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), ha portato ai presenti il saluto della donna presidente della Federazione, Serafina Mascia, e ha sottolineato che l’importante e ammirevole studio della Bertòlo, che ha pagine sulle maestre “eroiche” di tutte le regioni italiane (non a caso è stato presentato recentemente alla Camera dei Deputati), si raccomanda per il pubblico pavese e sardo per lo spazio dedicato, da un lato, ad Ada Negri (provincia di Milano per Motta Visconti) e a Maria Giudice (provincia di Pavia per Codevilla) e, dall’altro, alla “resistente” nuorese Mariangela Maccioni e a Maria Giacobbe (la “maestrina” nuorese dal 1958 a Copenaghen, dove sta per compiere 90 anni).

Alle maestre sarde bisogna riconoscere meriti particolari perché, dovendo operare in realtà sociali difficili, dovevano essere non solo insegnanti  ma anche educatrici e psicologhe.

Nel libro sono segnalate le tappe storiche e legislative che hanno portato ad avere strutture di formazione specifiche per le maestre.

Molte pagine sono riservate a Matilde Serao (che però maestra non fu mai ma che studiò come tale e che scrisse abbondantemente di ambienti scolastici nei giornali per i quali lavorò) e ad Ada Negri, che in realtà – anche lei – fu maestra per pochissimi anni ma che nei suoi volumi di poesie e saggi diede sempre grande risalto all’educazione scolastica di base.

Viene approfondita la figura di Maria Montessori, che ha il merito di aver  reimpostato i metodi educativi.

Il volume ricorda anche Rosa Maltoni Mussolini, mamma di Benito, che fu maestra socialista per un breve periodo.

L’autrice con dovizia di particolari descrive le molte e benemerite maestre socialiste che si sono battute vigorosamente per l’abbattimento dell’analfabetismo.

Tra esse spiccano anche dieci maestre socialiste marchigiane che ottennero l’iscrizione nelle liste elettorali grazie a una sentenza della corte d’appello d’Ancona.

Questo volume sulle “Maestre d’Italia”, ricco di dettagli, oltre a ripercorrere la condizione femminile ci offre un ottimo quadro storico della scolarizzazione  degli italiani.

L’autrice ha illustrato il proprio volume ripercorrendo le vicende delle protagoniste più significative.

La proiezione delle slide e le colonne sonore hanno favorito l’attenzione da parte del pubblico.

Dopo la relazione della dottoressa Bertolo, la serata è continuata in amicizia e allegria, allietata dalle musiche di Antonio (Giulio) Putzu, socio del “Logudoro” e musicista per passione.

Giacomo Ganzu