4 November, 2024
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«Il dibattito odierno ci consegna una posizione ormai consolidata nel comune sentire di tutti i sardi: la nostra terra non può essere considerata una risorsa illimitata. Noi abbiamo pagato da più parti prezzi altissimi al concetto di solidarietà nazionale: su questo non accettiamo lezioni da nessuno né sono ammesse discussioni su qualsivoglia forma di compensazione.»

Lo ha affermato il presidente della Regione, Christian Solinas, intervenendo in Consiglio Regionale agli Stati generali per il NO allo stoccaggio di rifiuti radioattivi in Sardegna.

La seduta è stata aperta con i saluti istituzionali del presidente dei Consiglio regionale, Michele Pais, che ha annunciato che dopo l’assemblea odierna, le parti coinvolte provvederanno insieme a creare un documento politico di sintesi della comune posizione dell’assemblea sarda e dei rappresentanti del tessuto sociale della stessa, degli enti locali e delle parti sociali. Al dibattito in aula sono intervenuti, esprimendo un NO unanime ai depositi di rifiuti radioattivi, la presidente del CAL Paola Secci, il presidente dell’ANCI Emiliano Deiana, i capigruppo del Consiglio, i rappresentanti dei sindacati e i primi cittadini dei comuni di Albagiara, Assolo, Guasila, Mandas, Nurri, Ortacesus, Segariu, Setzu, Siurgus Donigala, Tuili, Turri, Usellus, Ussaramanna, Villamar.

«La Sardegna – ha detto ancora il presidente Christian Solinas nel suo interventopur senza realizzare le proprie reti di telecomunicazione ha visto fin dall’800 disboscati i 4/5 dell’Isola in maniera permanente per sviluppare le reti ferroviarie del resto del paese. Siamo una terra che ha visto le concessioni minerarie date in tempi andati a chiunque volesse saccheggiarla. Abbiamo dato un contributo di sangue come nessun altro popolo durante la sciagura del primo conflitto mondiale. Abbiamo pagato le servitù militari e quelle industriali. Siamo sotto assedio per pagare, ancor una volta in maniera spropositata, gli accordi di Parigi: che riteniamo assolutamente importanti in quanto una società evoluta e avanzata deve mirare alla decarbonizzazione  e alla riduzione della produzione di energia da fonti fossili, ma non è pensabile che ci sia un ribaltamento continuo delle utilità e dei costi: ovvero c’è una parte del paese che beneficia di questa energia e un’altra parte del paese che la produce senza ottenerne un ristoro ma anzi, pagandone il peso in maniera più forte degli altri.»

«Sulle scorie ha proseguito il presidente della Regione c’è un piano politico preciso, che si fonda oltre che sui pronunciamenti del Consiglio, su quel Referendum del 2011 in cui il 97% dei sardi espresse un fermo no alla possibilità di depositi di rifiuti radioattivi nell’Isola. E c’è il lavoro di questa Giunta, che fin dal principio ha adottato un approccio scientifico oltre che politico al tema, costituendo un comitato tecnico ad hoc che ha coinvolto tutte le parti in gioco e prodotto una relazione, recepita con una deliberazione della Giunta e prodotta sotto forma di osservazione, al fine di mettere un punto fermo, inclusivo di tutte le ragioni di carattere tecnico, scientifico, economico, politico, del patrimonio storico e culturale, del turismo, e quelle relative al sistema idrico, che dicono e militano in maniera chiara per il NO alle scorie nucleari in Sardegna. Al di là delle ragioni geomorfologiche in prossimità di questi siti troviamo infatti una parte considerevole delle radici e dell’identità di questo popolo, una parte che non può essere messa in discussione perché riguarda il nostro modo di essere sardi, la nostra capacità di identificarci in un passato nobilitante che ci proietta in un futuro nobilitante. Davanti alla possibilità, fosse anche solo provocatoria di una compensazione, noi diciamo oggi qui con chiarezza un fermo ‘no’ a qualsiasi discussione sul tema. Così come fecero i sardi nel giugno del 1969 a Pratobello, riuscendo a portare a casa un risultato che sicuramente non si sarebbe riusciti ad ottenere con i cavilli della burocrazia.»

«Sotto il profilo giuridico, ho già dato mandato all’avvocatura della Regione di fare un accesso agli atti per formare un fascicolo utile per impugnare, se risulterà impugnabile, anche solo la pubblicazione dell’elenco della Sogin. Faremo tutto ciò che è nelle nostre forze e competenze e tutte le argomentazioni giuridiche utili verranno introdotte nel ricorso che la Regione presenterà. Sarà anche fondamentale, però, coinvolgere le altre isole del Mediterraneo, Corsica, Sicilia e Malta, in cui navigheranno le navi con i rifiuti radioattivi. È un tema che riguarda tutta la Sardegna e tutte le isole che si affacciano sul nostro mare Mediterraneo, che talvolta è visto come limite ma rappresenta, invece, un nostro grande valore aggiunto. È questaconclude il presidente della Regione una battaglia da combattere al di là delle bandiere e dei colori politici, perché l’unica bandiera da difendere è quella della nostra Sardegna.»

Si è svolto questa mattina a Vallermosa, nella Sala Teatro in Piazza Don Aldo Piga, il seminario regionale “Le Comunità Energetiche Rinnovabili: il ruolo degli Enti Locali”, organizzato dall’assessorato dell’Industria, l’Anci Sardegna ed il CAL Sardegna.

L’evento, che segue la firma del protocollo d’intesa mirato all’aggiornamento del Piano Energetico e Ambientale Regionale della Sardegna (PEARS), sottoscritto dall’assessorato dell’Industria insieme all’assessorato della Difesa dell’Ambiente, Anci, Cal e alle Università di Cagliari e Sassari lo scorso 20 dicembre, fa da apripista ad una serie di iniziative, dedicate ai temi della transizione energetica,  promosse dall’assessorato dell’Industria della Regione.

“Il seminario di oggi afferma l’assessore dell’Industria, Anita Pili inaugura una serie di incontri sul tema delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) che verrà seguito da altri incontri informativi, rivolti agli alunni delle scuole elementari e medie, dedicati a diffondere e promuovere la cultura della sostenibilità e dell’autonomia energetica. Le Comunità rappresentano un tassello fondamentale della transizione energetica, che è a sua volta un percorso da intraprendere in maniera sistemica per consentire alle nostre  comunità di coglierne tutte le opportunità”.

Le comunità energetiche rappresentano oggi uno strumento indispensabile per permettere ai comuni di dotarsi autonomamente di energia autoprodotta e metterla a disposizione del proprio territorio, delle attività produttive e dei cittadini. «La Regionericorda l’assessore dell’Industria ha già investito e metterà in campo nuove risorse per questo strumento che sta già dando notevoli risultati e che rappresenta un’opportunità importante anche in termini di sviluppo futuro.»

Al seminario, cui sono intervenuti il sindaco di Vallermosa Francesco Spiga, il presidente di Anci Emiliano Deiana, la presidente del Cal Paola Secci, insieme ai rappresentanti del Gestore dei Servizi Energetici-GSE SpA, sono stati affrontati tutti i temi relativi alla pianificazione e programmazione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), dagli aspetti cogenti alla specificità delle comunità. È stata inoltre discussa la centralità degli enti locali per la nascita delle comunità energetiche e sono stati indagati i possibili strumenti di finanziamento e incentivi.

«Le Comunità Energetiche Rinnovabilispiega ancora l’assessore Anita Pili sono lo strumento che permette di produrre, consumare e condividere energia da fonte rinnovabile. A livello nazionale il recepimento della Direttiva europea 2018/2001 e l’introduzione di un sistema incentivante, oggetto di decreti attuativi, aprono la strada a un rapido sviluppo di queste configurazioni. La CER attua quindi un modello virtuoso di gestione dell’energia che, come abbiamo sempre sottolineato,  non può tuttavia prescindere da un processo di valorizzazione del territorio, attraverso il perseguimento di opportuni obiettivi condivisi dai partecipanti alla Comunità. In questo contesto i Comuni dotati di adeguata progettualità possono accedere ai fondi del PNRR e/o intercettare allo stesso tempo risorse dai fondi regionali.»

«Il processo di costituzione di una comunità energeticaconclude l’assessore dell’Industriarappresenta un’importante opportunità sotto differenti profili e per i soggetti che andranno a costruirla. Dall’altro lato si tratta di un processo complesso e articolato in cui le amministrazioni locali giocano un ruolo fondamentale, che si esplicita in azioni che afferiscono alla sfera tecnica, sociale ed economica. L’incontro di oggi è stato dedicato a fornire ai Comuni della Sardegna una visione sul tema delle CER e sul ruolo centrale che gli Enti locali ricoprono proprio nella costituzione e nella gestione delle stesse comunità.»

Da questa sera il parco antistante l’aula consiliare del comune di San Giovanni Suergiu, è intitolato ad Emanuela Loi, la 24enne agente di polizia di Sestu vittima della strage di mafia nella quale il 19 luglio 1992, in via D’Amelio, a Palermo, vennero uccisi anche il giudice Paolo Borsellino e gli altri uomini della scorta.

Nel trentennale della sua scomparsa, l’amministrazione comunale di San Giovanni Suergiu, in collaborazione con l’associazione Fidapa Sulcis, ha voluto rendere onore ad Emanuela Loi ed alla cerimonia di inaugurazione non è voluta mancare la sorella Claudia che da trent’anni partecipa a tutte le iniziative che la ricordano ed incontra i giovani nelle scuole, per spiegare loro chi era Emanuela e l’importanza di diffondere la cultura della legalità.

Alla cerimonia hanno partecipato anche alcuni sindaci: Gianluigi Loru (Perdaxius), Ignazio Salvatore Atzori (Portoscuso), Mariano Cogotti (Perdaxius), Andrea Pisanu (Giba), Anna Maria Teresa Diana (Sant’Anna Arresi), Mario Silvio Stera (vicesindaco di Villaperuccio).

Liberato il drappo che copriva la targa, dopo la presentazione di Elvira Usai che ha letto anche un messaggio della collega Paola Secci, sindaca di Sestu, che ha dovuto rinunciare all’ultimo momento all’appuntamento per un impegno sopraggiunto nel pomeriggio, sono intervenuti Claudia Loi, sorella di Emanuela; il vice questore aggiunto della Polizia di Stato Luis Manca, dirigente del Commissariato di Pubblica sicurezza di Iglesias; Anna Rita Cogoni, presidentessa della Fidapa Bpw Italy sezione Sulcis; la sindaca di Sant’Anna Arresi Anna Maria Teresa Diana; un rappresentante dell’associazione dei paracadutisti in pensione del Canavese.

  

 

 

 

Ricorre oggi 19 luglio il 30° anniversario della strage di mafia di via D’Amelio, a Palermo, nella quale vennero uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, tra i quali c’era Emanuela Loi.

Nel trentennale della sua scomparsa San Giovanni Suergiu rende onore alla prima agente donna della Polizia di Stato a perdere la vita per mano della mafia.

L’amministrazione comunale, in collaborazione con l’associazione Fidapa Sulcis, a partire dalle 18.30, dedicherà il parco antistante l’aula consiliare alla memoria della poliziotta di Sestu.

«Un’intitolazioneha detto il sindaco Elvira Usai che ci impegna moralmente a ricordare e a riflettere sulla breve e straordinaria vita di una giovane ragazza sarda che ha incarnato valori di legalità e giustizia e per essi ha incrociato la morte.»

Alla cerimonia, oltre alla prima cittadina, saranno presenti anche Anna Rita Cogoni, presidentessa della Fidapa Bpw Italy sezione Sulcis, Paola Secci, sindaco del comune di Sestu e Claudia Loi, sorella di Emanuela Loi e referente della Questura di Carbonia.

I sindaci delle città della Sardegna e l’Anci Sardegna in rappresentanza di tutti i Comuni dell’isola, hanno inviato una lettera al Presidente della Giunta regionale della Sardegna, Christian Solinas, «nella quale esprimono forte preoccupazione circa l’attuazione del PNRR nel nostro territorio».

Di seguito, il testo integrale.

«Come è noto, la Sardegna registra una condizione di rilevante arretramento e sottosviluppo su tutte le 6 Missioni del Piano che si evince dai dati drammatici sullo spopolamento, sulla disoccupazione, sulla dispersione e l’abbandono scolastico; condizione che potrebbe seriamente aggravarsi, pregiudicando ogni possibilità di Sviluppo Sostenibile e di ripartenza dell’isola se non si dovesse realizzare un’ adeguata e consistente crescita delle Fonti rinnovabili, incrementando anche la diffusione dell’Idrogeno Green, così come previsto dal PNRR nella Missione 2 “Rivoluzione verde e Transizione ecologica”. Per questo motivo, già qualche tempo fa, segnalavamo l’esigenza di puntare su un grande progetto di sviluppo della Rete Ferroviaria Sarda, a tutt’oggi non previsto all’interno del Piano di Rinascita e Resilienza.

I nostri primi timori, emersi al varo del Piano nazionale, hanno trovato purtroppo conferma una volta preso atto della situazione progettuale complessiva che, rimanendo sui temi della transizione ecologica e della mobilità sostenibile, prevedono uno sviluppo delle FER residuale e lontano dai bisogni energetici immediati e futuri e nessun progetto di sviluppo della Rete ferroviaria, in particolare per quelle zone dell’Isola prive di collegamenti o sottosviluppate sul piano strutturale.

Ulteriore motivo di preoccupazione e allarme è stato apprendere, dagli organi di stampa locale, della possibilità di un conflitto tra Regione e Stato, motivato da un possibile vulnus dell’Autonomia della Sardegna, qualora dovesse essere attivato l’art. 12 (Poteri sostitutivi) del D.L. 31 maggio 2021, n. 77 in caso di ritardi o impedimenti alla realizzazione del suddetto PNRR, segnatamente alla installazione di nuova potenza eolica o fotovoltaica nell’Isola.

In merito alla condizione di arretratezza citata in premessa riteniamo utile ricordare che la Sardegna sulle due Missioni citate sconta quanto segue:

Energia e Fonti rinnovabili

– Eolico e fotovoltaico sono sviluppati in misura inferiore a tutte le altre regioni meridionali e insulari;

– La produzione di energia elettrica è per il 76% da impianti termoelettrici tradizionali e la produzione da carbone si attesta sul 36%, la più alta d’Italia;

– Il phase out al 2025 sul carbone appare irrealizzabile non essendo previsti progetti per impianti di generazione di EE sostitutivi dei quasi 600 MW di produzione oggi a carbone o combustibile solido.

Infrastrutture ferroviarie

– L’isola non dispone di una rete ferroviaria elettrificata e a doppio binario (se non in una minima parte) e la trazione, conseguentemente, è prevalentemente a gasolio;

– I tempi di percorrenza sull’asse nord – sud si attestano sul ben oltre le tre ore e mezza;

– Il centro Sardegna e il suo capoluogo, scollegati dalla rete ferroviaria nella direttrice nord, verso il porto e l’aeroporto di Olbia ed è collegata all’asse ferroviario nord – sud con una vetusta linea a scartamento ridotto.

Quanto sopra dimostra la solidità delle nostre preoccupazioni e quanto l’Autonomia Sarda rischi di ritorcersi contro gli interessi dell’Isola se utilizzata, da una parte, per impedire la realizzazione di impianti FER indispensabili per sostituire la potenza termoelettrica e per la riconversione a idrogeno della trazione ferroviaria e locale e, dall’altra, per non rivendicare progetti di sviluppo del trasporto ferroviario.

Da convinti autonomisti, riteniamo che, al contrario, l’Autonomia della Sardegna, frutto di lotte e di sacrifici del Popolo sardo, sia stata concepita e sia ancora attuale solo se funzionale allo sviluppo e non, come invece appare, al ripiegamento di fronte alle sfide dei tempi e della modernità, all’incapacità di decidere oltre l’orizzonte dell’immediato consenso.

Da Amministratori locali, sui quali gravano pesanti oneri con scarsi mezzi e il rapporto diretto con i cittadini, riteniamo che l’Autonomia possa dirsi pienamente realizzata solo coinvolgendo le istanze locali, le comunità, nella programmazione e nella progettazione del futuro.

Siamo altresì convinti che tanti altri Sindaci e Amministratori locali della Sardegna condividano ed andranno a sottoscrivere questa lettera “appello” per recuperare al PNRR progetti concreti, utili e realizzabili per la nostra Isola, a partire da quelli già citati sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, dell’idrogeno e dei trasporti ferroviari ma anche per le altre Missioni sulle quali si registrano forti carenze propositive sia di livello regionale che nazionale, imputabili al mancato coinvolgimento del territorio e al riconoscimento delle legittime istanze locali.»

Tarcisio Anedda (Sinnai), Gian Vittorio Campus (Sassari), Pier Luigi Concu (Selargius), Mario Conoci (Alghero), Emiliano Deiana (ANCI Sardegna), Francesco Dessì (Capoterra), Sabrina Licheri (Assemini), Tomaso Antonio Locci (Monserrato), Andrea Lutzu (Oristano), Paola Massidda (Carbonia), Graziano Ernesto Milia (Quartu Sant’Elena), Massimo Mulas (Porto Torres), Settimo Nizzi (Olbia), Paola Secci (Sestu), Andrea Soddu (Nuoro), Paolo Truzzu (Cagliari), Mauro Usai (Iglesias).

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«In un momento di grave sofferenza economica è assolutamente necessario attivarsi per trovare strumenti adeguati per far ripartire il motore produttivo della cittadina, con la spina dorsale rappresentata dalle attività commerciali.»

E’ la presa di posizione di Antonio Lello Perra, segretario regionale della Federazione lavoratori pubblici ed esponente del movimento civico per Sestu, che lancia delle idee per favorire la ripartenza dell’universo economico con un appello forte alla sindaca Paola Secci.

«E’ indubbio che servano scelte coraggiose. In questa fase di emergenza determinata dalla pandemia di Coronavirus è indispensabile adottare dei provvedimenti condivisi da tutte le forze politiche e sociali della cittadina – spiega Antonio Lello Perra -. Da un confronto con il sistema produttivo locale è emerso il progetto volto a sostenere bar, ristoranti, pizzerie, persino negozi di abbigliamento, saloni di parrucchieri ed estetiste, cartolibrerie che si sono trovati a sospendere la loro attività, attraverso una sforbiciata della tassa sui rifiuti solidi urbani e di altre imposizioni comunali, con l’utilizzo dei fondi del bilancio civico per coprire i mancati incassi. Non intervenire tempestivamente significherebbe mandare al collasso centinaia di piccoli imprenditori, che rappresentano il cuore pulsante della nostra economia.»

«Si dovrebbe sollecitare il governo a modificare le norme che impediscono ai Comuni di utilizzare una fetta delle risorse vincolate, che potrebbero poi essere girate per aiutare i pilastri del tessuto economico e produttivoconclude Antonio Lello Perra –. Sono dei fondi utili per far ripartire la nostra macchina, ora ingessata da questo periodo di blocco a tutela della salute. Si deve cercare di far arrivare liquidità agli imprenditori del paese, senza gravarli di ulteriori balzelli.»

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«È inaccettabile che un sindaco, responsabile della salute pubblica dei suoi cittadini, sia all’oscuro del numero e dell’identità delle persone positive al Covid-19 tra le persone che amministra.»

Lo afferma Paola Secci, sindaco di Sestu, rivolgendosi al presidente della Regione, all’assessore della Sanità, al commissario dell’Ats Sardegna e all’Unità di crisi regionale.

«Come amministratori, siamo tenuti all’oscuro di quanto avviene, apprendiamo le notizie dai giornali o, peggio, dai social, dove si scatenano voci di ogni genere, la caccia alle streghe e all’untore e dove spesso siamo accusati di voler nascondere le informazioni ai nostri cittadini. È una situazione che non può andare avanti – insiste Paola Secci -. Stiamo facendo la nostra parte, abbiamo attivato il nostro Centro Operativo Comunale, effettuiamo i controlli delle quarantene obbligatorie e volontarie e giriamo il territorio comunale verificando personalmente che vengano rispettate le disposizioni nazionali e regionali, anche quando poco chiare e aperte a diverse interpretazioni. Pretendiamo rispetto, per noi ma soprattutto per chi è stato contagiato e si trova in ospedale o a casa. Lasciare che siano le chiacchiere di paese a mettere alla gogna queste persone è disumano. Noi sindaci possiamo rappresentare un filtro importante e una tutela per le famiglie dei pazienti e per tutta la nostra popolazione. Ma siamo tenuti fuori da questo sistema di informazioni che deve essere assolutamente rivisto – conclude Paola Secci -. Lo chiediamo a gran voce a tutti coloro che hanno ruoli di responsabilità nella gestione di questa terribile emergenza.»

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Proseguono su tutto il territorio comunale di Sestu i controlli delle persone che si sono autodenunciate alle autorità, dopo il loro arrivo (o il rientro) in Sardegna in seguito alle restrizioni emanate dal Presidente del Consiglio dei ministri con un apposito decreto.

«Da una decina di giorni sottolinea la sindaca di Sestu, Paola Seccile persone che sbarcano in Sardegna, siano esse residenti o no, hanno l’obbligo di dichiarare al proprio medico di medicina generale o all’operatore di sanità pubblica del Servizio territorialmente competente il domicilio nel quale dovranno osservare il periodo di quarantena previsto dal DPCM. Questa limitazione era riservata inizialmente alle persone provenienti dalla Lombardia e dalle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbania-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia, le zone più colpite dai casi accertati di Coronavirus. Oggi è stata estesa a quanti arrivano in nave o in aereo sul territorio isolano.»

Polizia locale e carabinieri sono impegnati da giorni nei controlli a tappeto, sulla base degli elenchi diffusi dalla Regione Sardegna nell’ambito delle misure per il contrasto al diffondersi dell’epidemia di coronavirus.

«In stretto raccordo con le forze dell’ordine spiega la sindaca Paola Seccistiamo verificando ogni singolo caso, sanzionando coloro che non osservano i divieti imposti dal DPCM. Tra questi il più importante è certamente l’obbligo di isolamento nel domicilio segnalato con l’autodenuncia. Una misura che ritengo indispensabile per la sicurezza della nostra comunità. Desidero per questo ringraziare tutte le forze dell’ordine impegnate in questo lavoro, in un momento complessivamente molto impegnativo.»

La sindaca Paola Secci elogia «tutti i cittadini che stanno osservando le disposizioni contenute nel decreto firmato dal presidente Conte, nel rispetto non solo della loro salute ma anche di quella dei familiari e degli altri componenti la nostra comunità. Tutti stanno affrontando sacrifici, non fa piacere a nessuno stare rinchiuso in casa e rinunciare alla libertà di movimento cui siamo sempre stati abituati, con le conseguenze che ciò comporta anche da un punto di vista economico. In questo momento, però, è l’unico modo per contenere il contagio e dobbiamo farcene una ragione. Non ci sarà alcuna tolleranza per i trasgressori».

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A Sestu, dopo decenni, torna il servizio di speakeraggio attraverso i megafoni. Da oggi gli agenti della Polizia locale ed altri dipendenti comunali su automezzi dell’Amministrazione stanno percorrendo le strade principali del paese per informare tutti i cittadini sulle misure di sicurezza emanate dal Governo attraverso il DPCM del 10 marzo. Il testo è stringato: «La cittadinanza è tenuta ad osservare le seguenti misure di sicurezza: è necessario evitare ogni contatto non strettamente indispensabile con le altre persone, pertanto bisogna rimanere in casa e limitare gli spostamenti. Si può uscire di casa per sole tre ragioni: per recarsi sul luogo di lavoro, per approvvigionamento di beni di prima necessità o per situazioni di strettissima necessità (quali ad esempio l’assistenza a parenti anziani e sempre e comunque osservando strettamente le misure di sicurezza). Ribadiamo che qualsiasi altra attività fuori dalla propria abitazione è assolutamente vietata».

La sindaca di Sestu, Paola Secci, sottolinea che «non si tratta di un eccesso di informazione ma di una modalità per comunicare almeno le regole principali a chi non ha facilità di accesso ai più moderni mezzi di comunicazione. Una situazione di emergenza come questa richiede il ricorso a mezzi straordinari, anche se appartenenti al passato. Io, con la piena collaborazione della Polizia locale, sto verificando di persona il rispetto dei divieti imposti dal DPCM a tutti gli esercizi commerciali e agli uffici pubblici. Spero che i miei concittadini comprendano la necessità di questi sacrifici».

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Sono iniziati i lavori per l’installazione della fibra a banda ultralarga di Open Fiber nel centro abitato di Sestu. «Il nostro Comune sottolinea la sindaca Paola Secci – è tra i cinque scelti in Sardegna per la realizzazione della nuova rete. Abbiamo colto questa opportunità che, seppure potrà creare qualche disagio nel breve periodo per la sua realizzazione, offre innegabili vantaggi e opportunità di sviluppo del nostro territorio nel lungo periodo.»

La rete sarà realizzata utilizzando anche cavidotti esistenti, per attenuare l’impatto sulle strade. Il progetto prevede la predisposizione a bordo lotto per tutte le case. Il servizio si potrà attivare con qualsiasi gestore.

«Se si pensa che appena tre anni fa il nostro Comune aveva come unica possibilità la connessione ADSL fino a 20Mb e che in questo breve lasso di tempo siamo passati alla banda larga fino a 300 Mb, e tra pochi mesi si potrà usufruire della banda ultralarga fino a 1GB, mi sembra che sia stato compiuto un gigantesco passo avanti – conclude Paola Secci -. Questa è una delle precondizioni più importanti per lo sviluppo economico locale.»