22 November, 2024
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Ieri, giovedì 28 febbraio, alla presenza del sindaco Mauro Usai, dell’assessore dei Lavori pubblici Vito Didaci e dei dirigenti comunali, sono stati attivati gli impianti di illuminazione pubblica in via Paolo Borsellino, la lunga arteria stradale che collega il rione Col di Lana con la zona della casa di cura “Rosa del Marganai”.

«L’Amministrazione comunale, ha accolto le richieste rivolte dagli abitanti della zona, che da tempo lamentavano la pericolosità causata dall’assenza di illuminazione – ha spiegato l’assessore Vito Didaci – in una zona fortemente trafficata dagli autoveicoli e nella quale negli ultimi anni è aumentato l’afflusso delle persone, grazie anche alla costruzione di nuove abitazioni e alla presenza della casa di cura per anziani e lungodegenti.»

Un intervento che vuole andare nella direzione di un rafforzamento della sicurezza stradale per i veicoli e per i pedoni.

«Abbiamo attivato l’impianto a seggi elettorali chiusi, una scelta di correttezza da parte dell’Amministrazione durante la campagna per le elezioni regionali  – ha concluso l’assessore dei Lavori pubblici – e grazie alle somme reperite con il ribasso d’asta contiamo di estendere l’illuminazione stradale anche agli altri segmenti della lunga via di scorrimento non ancora coperti dall’impianto.»

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La Rappresentanza Sindacale Unitaria Eurallumina ha diffuso una nota nella quale esprime cordoglio per la scomparsa di Rita Borsellino.

«La sorella del magistrato Paolo Borsellino assassinato nel 1992, ha svolto incessantemente da quel momento un ruolo fondamentale nella lotta alle mafie, e di testimonianza di valori civici e di legalità in particolare verso i più giovani – si legge nella nota -. Dimostrò vicinanza e sostegno alla lotta dei lavoratori Eurallumina, e la sua presenza in visita allo stabilimento di Portovesme, la sua capacità d ascolto e di condivisione delle rivendicazioni delle tute verdi sulcitane – conclude la RSU Eurallumina –, resta un momento indelebile in coloro che ebbero l’opportunità di incontrarla e di apprezzarne l’alto spessore umano e morale.»

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La circuitazione della rappresentazione teatrale “Io, Emanuela, agente della scorta di Paolo Borsellino” è realizzata sulla base del Progetto, elaborato dal Circolo Culturale Sardo di Brescia e dalla F.A.S.I. (Federazione Associazioni Sarde in Italia), di ricordare, in Sardegna e nelle città “continentali” dove operano i circoli sardi, la vita e l’impegno di Emanuela attraverso la trasposizione teatrale del libro di Annalisa Strada operata da Sara Poli e Laura Mantovi dell’associazione “Progetti e Regie” di Brescia.

Il progetto è stato approvato dal Servizio Coesione Sociale – Settore Emigrazione dell’assessorato del Lavoro della Regione Autonoma della Sardegna che lo ha incluso tra i Progetti regionali da sostenere nel quadro del programma 2016 a favore dell’emigrazione sarda, con iniziative da sviluppare nel corso del 2017.

Il progetto, che comprende anche 5 eventi in Sardegna, prevede sempre due rappresentazioni nella stessa giornata: la mattina per le scuole di primo e secondo grado della città e la sera per le associazioni e i semplici cittadini. L’ingresso è gratuito.

Nella giornata del 4 ottobre, a Dorgali, presso il Centro Culturale di Via Veneto, nel corso delle due rappresentazioni, i numerosissimi studenti e cittadini hanno seguito in silenzio e con evidente commozione le vicende della giovane poliziotta sarda (nata il 9 ottobre 1967 a Sestu, vicino a Cagliari), morta a Palermo, il 19 luglio 1992 – con i colleghi Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina – nella strage di via D’Amelio voluta da “Cosa Nostra” per assassinare il giudice Paolo Borsellino.

Queste le successive tappe del tour nell’Isola di questa emozionante rappresentazione che ha lo scopo di educare alla legalità mediante l’espressività del linguaggio teatrale.

7 ottobre, a SANT’ANTIOCO, ore 10,30 e ore 19:00; Sala Consiliare – Piazzetta Diana, 1

9 ottobre, a SESTU, ore 10,00 e ore 20:00; Sala Consiliare – Via Scipione, 1

11 ottobre, a CAGLIARI, ore 9,30 e ore 21:00; Teatro Massimo, Sala M2 – Via De Magistris, 12

13 ottobre, a MOGORO, ore 10,45 e ore 19,00; Teatro della Fiera – Piazza Martiri della Libertà.

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Mercoledì 19 luglio ricorre il 25° anniversario della starge di via D’Amelio, nella quale persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Riceviamo e pubblichiamo un ricordo del giudice Paolo Borsellino, della prof.ssa Elisabetta Barbuto, componente del Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani.

Caro Dott. Borsellino,

un altro anno è passato. Un’altra pagina del grande libro della vita e della storia è stata girata. Venticinque anni fa. Un quarto di secolo ci separa dall’orrore del 19 luglio 1992 quando il fragore della morte si sparse in tutta Italia.

L’Italia delle persone semplici e oneste, dei lavoratori, della gente comune, della gente che ogni giorno si alza e si avvia incontro alla propria giornata di lavoro con spirito di sacrificio, di abnegazione, di servizio. E il dolore fece ammutolire gli italiani…il silenzio attonito di chi vede vacillare la speranza in un futuro migliore e si chiede se vale la pena di continuare a fare il proprio dovere, a combattere quotidianamente, incessantemente il malaffare con lo scopo di consegnare ai propri figli un futuro migliore…il silenzio carico di panico di chi vede spegnersi una luce in fondo al tunnel e pensa atterrita al buio che l’attende…il silenzio sgomento di chi pensa al dolore e allo strazio di una famiglia che perde un marito, un padre, un fratello, un Uomo…fu il silenzio…

Ed il fragore della morte arrivò anche alle orecchie di chi quell’attentato aveva curato e preparato nei minimi particolari; quella gente, però, non ammutolì, festeggiò, probabilmente, l’esito della sua missione di morte; festeggiò pensando all’eclatante messaggio di potenza che aveva dato nuovamente, dopo appena due mesi dalla morte di Giovanni Falcone; festeggiò pensando che il terrore seminato li avrebbe resi più forti, invincibili, padroni del mondo, di uomini e cose…

Subito dopo fu l’apoteosi dei ricordi, dei proclami, delle grandi manifestazioni d’intenti…Tutti, ma proprio tutti, si affrettarono ad assicurarsi un posto in prima fila per ricordare, compiangere, promettere una lotta senza quartiere alla mafia, completamente dimentichi della Sua solitudine in  quei mesi che scivolavano verso il 19 luglio…quella solitudine che i Giusti sono spesso costretti a subire prima dell’atto finale e che il suo sguardo triste e perso a Capaci, la sera dell’attentato al Dott. Falcone, testimonia con una incredibile forza arrivando dritto al cuore e alle coscienze.

“Le loro idee camminano sulle nostre gambe”. Questo fu lo slogan di molte manifestazioni. Questo fu il motto didascalico sotto le foto che La ritraggono insieme al Dott. Falcone, sorridenti e malinconici, consapevoli dei rischi della dura lotta che avevate ingaggiato contro il mostro dalle mille teste, dalle mille maschere, subdolo, violento e crudele che ha potuto crescere pascendosi della ignoranza che generava e genera sudditanza, clientelismo e complicità e che le sole manifestazioni contro tutte le mafie, sia pure organizzate ed animate dai migliori intenti, non sono sufficienti a contrastare.

E’ nella vita di ogni giorno che la lotta alle mafie si concretizza. E’ nella vita di ogni giorno che occorre fare il proprio dovere affinché la lotta non sia affrontata solo da pochi eroici paladini della Legalità, ma patrimonio comune di tutti gli uomini e le donne.

Il ruolo della scuola e degli educatori si ripropone allora con grande forza affinché, nelle coscienze dei più giovani, le regole vengano percepite non come qualcosa di astruso e lontano dalla propria realtà, ma come fondamento di una società civile e pacifica in cui ognuno, svolgendo il proprio compito con onestà e serietà, contribuisca alla creazione di un futuro migliore per tutti.

Fin dalla più tenera età, infatti, è importante che i ragazzi percepiscano l’importanza del rispetto per quelle regole, oggi troppo calpestate, che conduce alla vera libertà.    

Regole condivise. Regole accettate e non imposte. Regole che generano diritti e doveri. Regole che accolgono e tutelano i più deboli. Regole, norme che consentono una pacifica e libera convivenza impedendo i soprusi, le prevaricazioni di pochi a danno della collettività.

Non è un caso se un valoroso Magistrato, come il Dottor Nicola Gratteri, non perda occasione per sottolineare l’importanza di questa opera di diffusione capillare della cultura della legalità. Non è un caso se un altrettanto valoroso Magistrato, come il Dottor Gherardo Colombo, abbia deciso di dedicare la sua vita alla formazione delle giovani generazioni.

Tutti gli insegnanti sono chiamati a dare il loro contributo, ma è fuor di dubbio che gli insegnanti di discipline giuridiche, possano costituire un valore aggiunto in ogni scuola anche nelle scuole di primo grado. E’ un compito delicato, una missione che Noi insegnati di diritto dobbiamo e vogliamo portare avanti e alla quale vogliamo dedicarci con amore per contribuire alla formazione di cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri affinché nessuno possa più ritenersi “beneficiato” dal “potente” di turno nella soddisfazione di una legittima pretesa. Solo così si potrà interrompere la spirale viziosa in cui ancora oggi le mafie prosperano e trovano consenso.

Caro Dott. Borsellino… è utopia?

No. Io voglio credere e voglio sperare che tutto ciò che ho auspicato diventi realtà.

Voglio immaginare il Suo sorriso, dietro il fumo dell’ennesima sigaretta, nel vedere tanti giovani, finalmente liberi di decidere del proprio futuro; voglio immaginare una terra libera dalle mafie e dal malaffare; voglio immaginare, e sono sicura, che il 19 luglio sarà allora un giorno di speranza, sia pure nella malinconica struggente assenza di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per la Giustizia; voglio immaginare che quel giorno Lei troverà veramente la pace e una stella brillerà di più in cielo per guidarci nella nostra quotidiana opera. Senza paura.

Grazie, Dottor Borsellino.

Prof.ssa Elisabetta Barbuto

Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

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Il prossimo 19 luglio ricorrerà il venticinquesimo anniversario della strage di via D’Amelio, nella quale a Palermo persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i suoi agenti di scorta, tra cui la sestese Emanuela Loi. Proprio Sestu ospiterà il giorno della ricorrenza un’iniziativa dal titolo “Noi non dimentichiamo”, organizzata dal comune di Sestu, dalla Polizia di Stato, da Libera Sardegna, dal Centro di Servizio per il Volontariato “Sardegna Solidale” e da Musicanova Contest.

La manifestazione sarà illustrata nel corso di una conferenza stampa che si terrà giovedì 13 luglio, a partire dalle ore 10.00, presso l’aula consiliare del comune di Sestu, alla quale interverranno il sindaco Maria Paola Secci, il referente di Libera Sardegna Giampiero Farru, e Andrea Buffa e Luciano Piga di Musicanova Contest.

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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti umani, dopo aver analizzato i dati relativi ai trasferimenti su sede definitiva nella scuola primaria, manifesta solidarietà con i docenti in questione e preoccupazione per l’esito conclusivo della mobilità 2016/2017. Migliaia di insegnanti dovranno abbandonare il proprio nucleo familiare. Tutto ciò certo non favorisce l’esercizio sereno delle proprie competenze professionali. Ci si augura che il Governo e la classe politica prendano in seria considerazione le problematiche connesse ad un simile stato di cose.   

Il Coordinamento Nazionale docenti della disciplina dei Diritti umani precisa inoltre che, in relazione alla classe di concorso A046, ex A019 – discipline giuridiche ed economiche, il numero degli esuberi potrebbe essere completamente assorbito, determinando anche una riduzione dell’esodo di insegnanti dal Sud verso il Nord, attraverso l’utilizzazione, come organico di potenziamento, di tale personale nella scuola secondaria di primo grado, dando seguito all’O.d.G. Lavagno, allegato alla Buona Scuola, accolto come raccomandazione dal Governo, e incentrato sulle professionalità dei docenti della A019.

E’ fondamentale ribadire quanto più volte è stato sottolineato nei precedenti comunicati che il personale in questione ha ricoperto funzioni essenziali per il buon funzionamento della comunità educativa ospitante; specialmente in contesti altamente degradati e a rischio criminalità in molte province del Mezzogiorno.

Permettere che i docenti di Diritto ed Economia continuino ad operare, soprattutto nelle aree citate, portando i valori della legalità, del senso dello Stato e delle competenze civiche, significa trasformare profondamente la società, incidendo positivamente sul futuro delle giovani generazioni.    

«La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.» (Paolo Borsellino)

La scuola ha il compito di intervenire per tempo nella formazione delle giovani coscienze; fin dalla scuola primaria: la tempestività con cui si porgono contenuti educativi può diventare l’autentico discrimine tra l’insuccesso e il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Non esistono ostacoli, quando determinazione e competenze producono il cambiamento. Qualsiasi intervento d’urgenza normativo da parte degli organi competenti può essere messo in atto per migliorare l’incerta situazione attuale.

Paolo Borsellino alcune volte nei suoi interventi in merito all’importanza dell’educazione alla legalità amava rivolgersi ai giovani con queste parole: «I giudici possono agire solo in parte nella lotta alla mafia (…) se la mafia è un’istituzione antistato che attira consensi perché attira consensi perché ritenuta più efficiente dello Stato, è compito della scuola rovesciare questo processo perverso, formando i giovani alla cultura dello Stato e delle Istituzioni».

Inoltre lo stesso don Pino Puglisi ribadiva circa l’importanza dell’azione didattica nelle aree disagiate che «Il primo dovere a Brancaccio è rimboccarsi le maniche. E i primi obiettivi sono i bambini e gli adolescenti: con loro siamo ancora in tempo, l’azione pedagogica può essere efficace».

In conclusione, trasformare l’esubero in potenziamento e di conseguenza in un’autentica rivoluzione culturale che lasci il segno della creatività e della riscossa dello Stato laddove se ne percepisce meno la presenza diventerebbe un’occasione sostanziale di rinnovamento sociale di cui il Paese ha bisogno.

Romano Pesavento

Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani

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Si rinnova anche quest’anno all’Isola dell’Asinara l’appuntamento con i campi di impegno e formazione “Estate Liberi”, organizzati dall’associazione Libera in collaborazione con il centro si servizio per il volontariato Sardegna Solidale. Con il tema “Asinara, solitudini, memorie e narrazioni”, da lunedì prossimo 25 luglio l’ex isola bunker accoglierà ragazze e ragazzi provenienti da tutt’Italia che, nel corso di quattro campi settimanali, approfondiranno i temi legati alla legalità, alla giustizia sociale e alla cultura dell’antimafia.

Insieme ai momenti di formazione ci saranno anche quelli dedicati all’impegno: nell’ex bunker di Cala d’Oliva (voluto dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa per contrastare terrorismo e criminalità organizzata), i volontari saranno impegnati a fare da guide ai visitatori, accompagnandoli alla scoperta di due mostre dedicate alla memoria delle vittime innocenti delle mafie (con circa cinquanta sagome realizzate dagli studenti della Facoltà di Architettura di Cagliari) e ai beni confiscati alle mafie.

Nel bunker saranno inoltre esposti pannelli, fotografie, manifesti esplicativi delle realizzazioni di Libera e saranno offerti materiali pubblicitari, prodotti, libri e gadget. Le narrazioni dei volontari hanno lo scopo di trasmettere ai visitatori il patrimonio di cultura e di attività portato avanti da Libera in Italia dal 1995 ad oggi.

Ulteriori due campi saranno poi organizzati da Sardegna Solidale e dal Mo.V.I. (Movimento di Volontariato Italiano). In tutto i campi, dunque, saranno sei e termineranno il 5 settembre.

L’Isola dell’Asinara è stata destinata per lungo tempo a luogo di detenzione. Il carcere è stato dismesso nel 1998 e nel 2002 l’Isola è stata dichiarata Parco nazionale. Restano nella memoria le solitudini di tanti detenuti e tanti agenti di polizia penitenziaria, operatori, famiglie e resta forte la memoria di chi vi ha operato e lavorato.

Un ricordo particolare va alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che nell’agosto del 1985, minacciati dalla mafia, trascorsero con le loro famiglie un breve periodo sull’isola per scrivere il dispositivo di rinvio a giudizio degli imputati del maxiprocesso contro Cosa Nostra (e i due giudici dovettero pagare allo Stato le spese sostenute da loro stessi sull’isola per il loro soggiorno nella foresteria nuova di Cala d’Oliva).

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Ieri sera il piazzale davanti al Pitosforo di Villa Sulcis, ha ospitato un incontro per commemorare il magistrato Paolo Borsellino e per parlare di legalità. Molto qualificati i relatori che si sono alternati nel corso dell’interessante dibattito: dopo un breve intervento del deputato del Partito Democratico Emanuele Cani, infatti, sono intervenuti Antonio Pitea, ex questore di Trapani nel 1992 (e successivamente prefetto di Nuoro in Sardegna, nonché consigliere regionale) che ha raccontato molti episodi dell’esperienza professionale di Paolo Borsellino, ai più sconosciuti; e il direttore dell’Unione Sarda Anthony Muroni. Sono intervenuti, inoltre, i giornalisti Manolo Mureddu (inviato di Canale 40 e CagliariPad) e Luca Zanda (inviato di Radio Star), promotori dell’iniziativa.

Non particolarmente numeroso, come forse l’evento avrebbe meritato, la partecipazione del pubblico, che ha seguito però il dibattito con molta attenzione ed alla fine non sono mancati alcuni interventi.

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Martedì sera, a partire dalle ore 18.00 di fronte al Pitosforo di Villa Sulcis, si terrà un incontro per commemorare il magistrato Paolo Borsellino e per parlare di legalità.
Tra i relatori è prevista la presenza del direttore dell’Unione Sarda Anthony Muroni, dell’ex questore di Trapani nel 1992 (e successivamente prefetto di Nuoro in Sardegna, nonché consigliere regionale) Antonio Pitea, e del deputato del Partito Democratico Emanuele Cani. Interverranno, inoltre, i giornalisti Manolo Mureddu (inviato di Canale 40 e CagliariPad) e Luca Zanda (inviato di Radio Star).
Convegno sulla legalità

 

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Cala questa sera, a Portoscuso, il sipario sulla nona edizione di Parole sotto la torre. Si chiude in musica, non prima di un incontro che recita, per stare in tema, Cantarle fuori dai denti. Il festival letterario è organizzato dall’associazione Noteapiedipagina, che firma la rassegna in collaborazione con il comune di Portoscuso e il sostegno della Fondazione Banco di Sardegna. La direzione artistica è di Gianni Biondillo (scrittore, architetto, redattore del blog culturale Nazione Indiana), coadiuvato da Saverio Gaeta, organizzatore e direttore artistico di Leggendo Metropolitano.

Gianni Biondillo, alle 21.00, conduce Cantarle fuori dai denti, l’incontro con Luciana Parisi e Daniele Sanzone. Parisi ha collaborato con diverse testate, Donna Moderna, La Stampa, Repubblica delle Donne; oggi, dopo le esperienze a Rai News 24 e al Giornale Radio, lavora come giornalista per la redazione cultura del Tg3 Rai. Sanzone, napoletano, laurea in Filosofia, è fondatore, autore e voce della rock band ‘A67. È stato finalista al premio Tenco nel 2008 e ha all’attivo numerose collaborazioni con musicisti e scrittori come Edoardo Bennato, Mauro Pagani, Caparezza, Raiz, James Senese, Roberto Saviano, Giancarlo De Cataldo, Valeria Parrella. Scrive o ha scritto su camorra e illegalità per La Repubblica XL, Corriere del Mezzogiorno, Donna Moderna, Tgcom24, La Repubblica e Il Fatto Quotidiano online, dove cura il Blog degli ‘A67. È autore e conduttore del programma Brain Food su Fanpage.it. Nel 2014 ha pubblicato il suo primo libro, Camorra Sound, con il quale ha vinto il Premio Paolo Borsellino.

Si chiude in musica alle 22.30, con Verità rubate e bellezze dal profumo di passione e riscatto, Lello Analfino & Tinturia in concerto acustico. Analfino è entrato nella band nel 1996, ha iniziato suonando le tastiere, per poi diventare il cantante e il frontman del gruppo. E’ autore dei testi e delle musiche dei Tinturia, che spaziano con creatività dal pop al reggae, dal funk al rap, con un pizzico di folk di radice siciliana.

Su Pranu 1