22 December, 2024
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Si è svolta stamane nel Foyer del Teatro Massimo di Cagliari la conferenza stampa di presentazione della Stagione di Prosa e Danza 2024-2025 al Teatro Centrale di Carbonia organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Carbonia e con il contributo della Fondazione di Sardegna. 
Sono intervenuti:
Pietro Morittu – sindaco di Carbonia , che ha sottolineato l’impegno del Comune per la diffusione della cultura, con una Stagione di Prosa e Danza di respiro nazionale  e una particolare attenzione alle giovani generazioni 
Antonio Cabiddu – presidente CeDAC Sardegna, che ha ricordato la mission del CeDAC nella promozione della cultura teatrale e il ruolo del Circuito nel coinvolgimento del territorio
Valeria Ciabattoni – direttrice artistica CeDAC Sardegna, che ha illustrato il cartellone della Stagione di Prosa e Danza 2024-2025 al Teatro Centrale di Carbonia 

CeDAC

Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna

Teatro Centrale – Carbonia

Stagione di Prosa e Danza 2024-2025

Viaggio negli labirinti della mente e del cuore tra immortali capolavori e testi di autori contemporanei, accanto alle creazioni di importanti coreografi, con la Stagione di Prosa e Danza 2024-2025 al Teatro Centrale di Carbonia organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni e con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del Comune di Carbonia e il contributo della Fondazione di SardegnaUndici titoli in cartellone da gennaio a maggio con i grandi protagonisti della scena, da Lella Costa con un’intrigante rilettura dell’“Otello” dalla parte di Desdemona a Gigio Alberti e Amanda Sandrelli in “Vicini di Casa” di Cesc Gay, Giorgio Colangeli e Manuela Mandracchia ne “Le Volpi” di CapoTrave, Lucia Vasini con Lorenzo LaviaPaolo Triestino e Carmen Di Marzo ne “Le Gratitudini” dal romanzo di Delphine De Vigan, Veronica Pivetti ne “L’inferiorità mentale della donna” di Giovanna Gra e Geppi Cucciari in “Perfetta” di Mattia Torre (fuori abbonamento).

Focus sul teatro napoletano con Enzo Decaro, attore di teatro e cinema, noto al grande pubblico dal trio La Smorfia con Lello Arena e Massimo Troisi, in “Non è vero ma ci credo” di Peppino De Filippo e Arturo Cirillo, che firma la regia di “Ferdinando” di Annibale Ruccello, uno degli autori più interessanti della drammaturgia partenopea del secondo Novecento (prematuramente scomparso nel 1986). Spazio alla danza contemporanea con “Dalla A alla Z” di Spellbound Contemporary Ballet & Compagnia Zappalà Danza, con coreografie di Mauro Astolfi e Roberto Zappalà e “White Out / La conquista dell’inutile”, una creazione del giovane ma già affermato (e pluripremiato) coreografo Piergiorgio Milano, ispirata alla passione per le vette, per un racconto per quadri sull’amicizia, il rischio e la fiducia. In scena anche “Assenze Ingiustificate in Rock” nuova produzione di Quinte Emotive, su un testo di Fabrizio Carta, con la regia di Giulio Landis, tra storie di poeti e musicisti e atmosfere Anni Settanta.

Il sipario si apre su un’inedita versione della tragedia di “Otello” con Lella Costa per la regia di Gabriele Vacis, poi si parla d’amore tra passione e routine in “Vicini di Casa” di Cesc Gay con Gigio Alberti e Amanda Sandrelli accanto a Alessandra Acciai e Alberto Giusta, diretti da Antonio Zavatteri, mentre ne “Le Volpi” di CapoTrave, una commedia di Lucia Franchi e Luca Ricci (sua la regia) con Giorgio Colangeli e Manuela Mandracchia insieme con Federica Ombrato emerge il vizio antico della corruzione, fin troppo diffuso nel Belpaese.

Un ideale dialogo tra due coreografi di punta come Mauro Astolfi e Roberto Zappalà in “Dalla A alla Z”, coproduzione di Spellbound Contemporary Ballet & Compagnia Zappalà Danza, mentre la compagnia Quinte Emotive presenta “Assenze Ingiustificate in Rock” di Fabrizio Carta, con la regia di Giulio Landis, per un affresco di varia umanità. Intrecci fra letteratura e teatro con “Le Gratitudini” dal romanzo di Delphine De Vigan con adattamento e regia di Paolo Triestino, in scena con Lucia VasiniLorenzo Lavia e Carmen Di Marzo, che racconta la storia di una donna sfuggita all’Olocausto, decisa a ringraziare chi l’ha aiutata e le ha salvato la vita, in una chiave delicata e poetica.

Il fascino della montagna in “White Out / La conquista dell’inutile” di e con Piergiorgio Milano, un’opera coreografica che sposa danzanouveau cirque e alpinismo nella cronaca di un’avventurosa scalata tra la vertigine dell’altezza e la forza dell’amicizia. un omaggio a Peppino De Filippo con “Non è vero ma ci credo” nella mise en scène di Leo Muscato, uno tra i più brillanti e apprezzati registi italiani contemporanei, con Enzo Decaro nel ruolo del commendator Gervasio Savastano avarissimo e superstizioso imprenditore, accanto a (in o.a.) Carlo Di MaioRoberto FiorentinoCarmen LandolfiMassimo PaganoGina PernaGiorgio PintoCiro RuoppoFabiana Russo e Ingrid Sansone, sullo sfondo di una Napoli non più Anni Trenta ma Anni Ottanta, «dove convivono Mario Merola, Pino Daniele e Maradona».

Riflettori puntati su Veronica Pivetti che ne “L’inferiorità mentale della donna” di Giovanna Gra, divertente one-woman-show liberamente ispirato al celebre trattato di Paul Julius Moebius, tra teorie filosofiche e scientifiche e strani esperimenti, ricordi, aneddoti e canzoni, come una novella Mary Selley dimostra che il vero Frankestein… è la Donna. Nel Meridione d’Italia, dopo la fine del Regno delle Due Sicilie, la storia s’intreccia ai destini individuali in “Ferdinando” di Annibale Ruccello nella versione di Arturo Cirillo, in scena con Sabrina ScuccimarraAnna Rita Vitolo e Riccardo Ciccarelli, per una trama densa di coups de théâtre e inattese rivelazioni.

Finale con brio con Geppi Cucciari in “Perfetta” di Mattia Torre (fuori abbonamento), una pièce ironica impreziosita dalla musica di Paolo Fresu e dall’abito di scena di Antonio Marras, sul tema del ciclo femminile, per troppe persone ancora un tabù, tra cambiamenti d’umore, atteggiamenti e stati d’animo… in armonia con le fasi della Luna.

Una ricca programmazione tra pièces classiche e contemporanee e intriganti coreografie per affrontare temi di forte attualità – dalla condizione e il ruolo delle donne nella società tra pregiudizi e retaggi patriarcali, ma anche la difficoltà di conciliare famiglia e lavoro per una professionista in carriera, con l’ironia e la verve di Veronica Pivetti e Geppi Cucciari, fino alla violenza di genere e all’inquietante fenomeno dei femminicidi in “Otello / di precise parole si vive”, con una affabulatrice brillante come Lella Costa, per mettere l’accento sulla modernità della tragedia e sul vero significato dell’amore (che non uccide né ferisce), come sull’urgenza di una rivoluzione culturale per chi non teme la verità.

Un ritratto di famiglia tra intrighi e segreti con “Ferdinando” di Annibale Ruccello, tra ambizioni e decadenza dell’aristocrazia, antiche e nuove passioni e giochi di potere e un vivido affresco della società da cui emergono la corruzione della politica e la tradizione del nepotismo ne “Le Volpi” di CapoTrave, ma anche un poetico inno alla vita ne “Le Gratitudini” dal romanzo di Delphine De Vigan, dove affiora il ricordo della Shoah ma anche l’esempio luminoso di coloro che hanno cercato di opporsi allo sterminio, come un messaggio di speranza per il futuro

Un’indagine sull’amore tra eros e amicizia, desiderio e abitudine in “Vicini di Casa” di Cesc Gay mentre “Non è vero ma ci credo” di Peppino De Filippo rivela gli effetti della superstizione (tutt’altro che superata nel terzo millennio, dove abbondano maghi e veggenti) e dell’avidità e dell’egoismo, con la moderna maschera di Gervasio Savastano come novello Arpagone, e ancora “Assenze Ingiustificate in Rock” riflette la temperie culturale e sociale dell’Isola tra ieri e oggi.

Il cartellone

Una tragedia elisabettiana riletta con sensibilità contemporanea – lunedì 20 gennaio, alle 20.30 – con “Otello / di precise parole si vive” dal capolavoro di William Shakespeare, con drammaturgia di Lella Costa e Gabriele Vacis, scenofonia di Roberto Tarasco e scenografie di Lucio Diana, con un’intensa Lella Costa che indaga il significato letterale e simbolico di una vicenda di inquietante attualità, per la regia di Gabriele Vacis (produzione Teatro Carcano – distribuzione Mismaonda). «Guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre» afferma Jago, il cattivo consigliere che instilla il sospetto nella mente e nel cuore del Moro facendo leva sulle insicurezze e le paure di un uomo innamorato. Una «trama folgorante – sottolinea Lella Costa – il cui riassunto potrebbe sembrare una notizia di cronaca di oggi: un lavoratore straniero altamente qualificato, un matrimonio misto, una manipolazione meschina e abilissima, un uso doloso e spregiudicato del linguaggio, un femminicidio con successivo suicidio del colpevole». “Otello” rimanda alla cultura patriarcale, che giustifica il “delitto d’onore”, ma è invece essenziale comprendere, come ricorda Gabriele Vacis, più che il dramma di un assassino, «la tragedia vera di Desdemona, che si annida nel profondo delle anime».

Variazioni sul tema dell’amore nel terzo millennio  domenica 26 gennaio, alle 20.30 – con Vicini di Casa”, versione italiana di “Sentimental” di Cesc Gay, una scoppiettante e coinvolgente commedia, con traduzione e adattamento di Pino Tierno, nell’interpretazione di Alessandra AcciaiGigio AlbertiAlberto Giusta e Amanda Sandrelli, con scene di Roberto Crea, costumi di Francesca Marsella, disegno luci di Aldo Mantovani, per la regia di Antonio Zavatteri (co-produzione Nidodiragno / CMC – Cardellino srl – Teatro Stabile di Verona, in collaborazione con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi). La pièce descrive l’incontro tra Anna e Giulio, la cui relazione, dopo anni di convivenza e una figlia, sembra attraversare una profonda crisi e i loro vicini, Laura e Toni, la cui storia appare al culmine della passione più infuocata: un innocuo aperitivo si trasforma in una confessione, la spregiudicatezza degli ospiti sembra contagiare i padroni di cara e una volta iniziato il gioco si fa sempre più ardito e pericoloso. Il fragile equilibrio fondato sull’abitudine e sulla tenerezza sembra destinato a infrangersi, mentre emergono amarezze e frustrazioni, nodi irrisolti e desideri inespressi: “Los vecinos de arriba” è «una commedia, libera e provocatoria, che indaga con divertita leggerezza inibizioni e ipocrisie del nostro tempo».

Un vivido affresco della società – domenica 2 febbraio, alle 20.30 – con Le Volpi”, uno spettacolo di CapoTrave, ideato e scritto da Lucia Franchi e Luca Ricci (che firma anche la regia) e interpretato da Giorgio Colangeli, volto noto del grande e del piccolo schermo (Nastro d’Argento per “La cena” di Ettore Scola e David di Donatello per “L’aria salata” di Alessandro Angelini) e Manuela Mandracchia, una delle attrici più interessanti della scena contemporanea, diretta da registi come Luca Ronconi e Massimo Castri (Premio Ubu per “Amor nello specchio”) con la giovane e talentuosa Federica Ombrato (produzione Infinito). In un pomeriggio d’estate, l’incontro tra due figure di spicco della politica locale, cui partecipa anche la figlia di una di loro, si trasforma in una riunione durante la quale elaborare progetti e strategie a breve e lungo termine, dove privilegi e vantaggi personali prevalgono sull’ideale del “bene comune”. In un’atmosfera informale, davanti a un vassoio di biscotti all’ora del caffè, «si confessano legittimi appetiti e interessi naturali, si stringono e si sciolgono accordi», si ragiona su favori e concessioni, in uno spaccato della provincia italiana che riflette in piccolo la corruzione, il “familismo amorale”, gli intrighi e i giochi di potere della capitale e delle grandi città del Belpaese.

Focus sulla danza contemporanea – sabato 8 febbraio, alle 20.30 – con “Dalla A alla Z”, originale co-produzione di Spellbound Contemporary Ballet & Compagnia Zappalà Danza con coreografie di Mauro Astolfi e Roberto Zappalà: un ideale dialogo tra i due artisti, che «si incontrano su un terreno creativo comune, dando vita a un confronto tra due poetiche diverse ma complementari». In programma due creazioni di Mauro Astolfi, “If you were a man” e “A Better Place”, con Filippo ArlenghiLorenzo BeneventanoAnita BonavidaAlessandro Piergentili e Roberto Pontieri, disegno luci di Marco Policastro e costumi di Anna Coluccia, su una variegata colonna sonora e due lavori di Roberto Zappalà (che firma coreografie, luci e costumi), “2×2” e “Brotherhood”, con musiche di Johann Sebastian Bach e Johannes Brahms, interpretati da Filippo Domini, Anna ForzuttiSilvia Rossi e Erik Zarcone. «Il progetto nasce dal desiderio di esplorare nuovi linguaggi espressivi e dalla volontà di costruire una relazione artistica che vada oltre le singole capacità tecniche, mettendo al centro la collaborazione e la ricerca di una nuova ispirazione». “Dalla A alla Z” rappresenta l’occasione per apprezzare le differenti cifre stilistiche e la poetica di due tra i più importanti autori della scena coreutica italiana.

Storie da bar – sabato 15 febbraio, alle 20.30 – con “Assenze Ingiustificate in Rock” uno spettacolo della compagnia Quinte Emotive, tratto da “Assenze Ingiustificate” di Fabrizio Carta, con la regia di Giulio Landis: sotto i riflettori Cristina PillolaGiusy Fogu e Massimo PutzuFabrizio Carta e Matteo Guidarini interpretano le “anime perse” in cerca di riscatto, tra la nostalgia per il passato e le speranze e i vaghi sogni per il futuro. Nel cuore del Sulcis, una bettola fa da cornice ai ricordi, ai discorsi e alle fantasticherie di «un poeta introverso, stralunato e creativo» e del giovane gestore, «un musicista, idealista e disincantato», in cui si inseriscono i tre avventori, tre personaggi diversissimi tra loro ma in qualche complementari, in «un equilibrio quasi perfetto». Una colonna sonora (virtuale) ispirata alla musica rock degli Anni Settanta, in cui spiccano le canzoni dei Deep Purple, quasi a evocare «un mondo che non c’è più» fa da sfondo alle vicende dei protagonisti, in una dimensione sospesa e fuori dal tempo, in una sorta di rituale consolatorio e catartico. “Assenze Ingiustificate in Rock” mette in risalto la monotonia delle vite dei personaggi, ciascuno con un carattere ben definito, che insieme compongono un affresco corale e riflettono la realtà del territorio.

Un poetico e commovente inno alla vita – lunedì 24 febbraio, alle 20.30 – con “Le Gratitudini”, dal romanzo di Delphine de Vigan, con adattamento e regia di Paolo Triestino, con un’intensa Lucia Vasini nel ruolo della protagonista, Michka, un’anziana correttrice di bozze che prima di “perdere le parole” vorrebbe ringraziare chi le ha salvato la vita, accanto a Lorenzo LaviaPaolo Triestino e Carmen Di Marzo, con scenografia di Francesco Montanaro, costumi di Lucrezia Farinella, disegno luci di Alessandro Nigro e musiche originali di Massimiliano Gagliardi, movimenti coreografici a cura di Erika Puddu (produzione a.ArtistiAssociati / Centro di Produzione Teatrale). Una donna dall’animo mite e gentile, assistita da Marie, la figlia di una vicina, di cui si era presa cura colmando il vuoto e le anchevolezze di una madre assente, e da un giovane ortofonista rievoca la sua infanzia nei giorni della Shoah: la pièce teatrale racconta una storia struggente e emblematica ma anche piena di speranza, in cui trovano posto la tenerezza e l’affetto, e il sentimento raro e prezioso della gratitudine. Il desiderio di Michka, poter dire grazie alla famiglia che l’ha accolta, bambina, in tempi difficili e pericolosi, diventa il simbolo di un’umanità che reagisce di fronte all’orrore e resiste anche in un’epoca di barbarie.

La sfida delle vette, tra la vertigine dell’altezza e il candore della neve – venerdì 14 marzo, alle 20.30 – con “White Out / La conquista dell’inutile”, una creazione del pluripremiato coreografo Piergiorgio Milano, uno dei più interessanti talenti della danza italiana contemporanea, in scena con Javier Varela Carrera e Luca Torrenzieri, con disegno luci di Bruno Teusch e sound design di Federico Dal Pozzo, costumi di Raphaël LamySimona Randazzo e Piergiorgio Milano (che cura anche scenografia e soundtrack) per «un omaggio a tutti gli alpinisti che sono scomparsi o hanno rischiato di scomparire nel bianco senza fine» (produzione Compagnia Piergiorgio Milano). “White Out” – con un titolo che rimanda a una situazione estrema, quando immersi in un bianco accecante, si perde la direzione, quasi al confine tra la vita e la morte – è «un viaggio ironico e drammatico, divertente e coinvolgente, non solo attraverso il paesaggio naturale evocato sul palco, ma attraverso l’interiorità umana stessa». Un avvincente racconto per quadri ricco di pathos, in cui tra flashback e immagini simboliche si affrontano temi come l’amicizia, il rischio e la fiducia, nel ripercorrere i momenti cruciali di una tragedia di montagna «seguendo l’evoluzione di una piccola comunità di alpinisti nel loro cammino iniziatico».

Un vivido affresco della società – mercoledì 26 marzo, alle 20.30 – con “Non è vero ma ci credo”, esilarante commedia di Peppino De Filippo con Enzo Decaro e con (in o.a.) Carlo Di MaioRoberto FiorentinoCarmen LandolfiMassimo PaganoGina PernaGiorgio PintoCiro RuoppoFabiana Russo e Ingrid Sansone, scene di Luigi Ferrigno, costumi di Chicca Ruocco e disegno luci di Pietro Sperduti, per la regia di Leo Muscato (produzione I Due della Città del Sole). Una pièce brillante incentrata sulla figura di Gervasio Savastano, ricco e avaro imprenditore che «vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura»: nel ruolo interpretato da Peppino De Filippo, Enzo Decaro incarna una maschera contemporanea, una figura tragicomica e grottesca in cui si intrecciano avidità e ambizione e consapevolezza della propria fragilità e della volubilità della fortuna. Il commendatore, vittima della sua ossessione, compie azioni sconsiderate licenziando e assumendo gli impiegati non in base alle loro capacità ma a vaghi timori e intuizioni dettati dalla superstizione e perfino progettando le nozze della figlia con un uomo dotato di una provvidenziale gobba, sullo sfondo di una Napoli surreale, non più degli Anni Trenta ma degli Anni Ottanta, tra icone come Mario Merola, Pino Daniele e Diego Maradona.

Viaggio nell’universo femminile tra scienza e ironia – giovedì 3 aprile, alle 20.30 – con “L’inferiorità mentale della donna” di Giovanna Gra, uno spettacolo liberamente ispirato al celebre trattato di Paul Julius Moebius, con la verve e il talento di Veronica Pivetti, in scena con il musicista Anselmo Luisi, con la colonna sonora e gli arrangiamenti musicali di Alessandro Nidi, i costumi di Nicolao Atelier Venezia e il disegno luci di Eva Bruno, per la regia di Gra&Mramor (produzione a.ArtistiAssociati in collaborazione con Pigra srl). Riflettori puntati sull’eclettica attrice, doppiatrice e conduttrice milanese, volto noto del grande e del piccolo schermo, che come una novella Mary Shelley si confronta con bizzarre teorie e singolari esperimenti, e narra le gesta di famose criminali, da Agrippina a Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, fino a scoprire che l’unico e vero Frankestein è la Donna. Nella pièce si affrontano i fondamenti del pensiero reazionario e patriarcale, dal saggio del titolo alle tesi di Cesare Lombroso, in una curiosa antologia che potrebbe suonare come una parodia ma riflette invece una visione del mondo. Tra storie e canzoni, Veronica Pivetti mette in luce i presupposti ideologici che giustificherebbero la sottomissione delle donne, in contrasto con i successi di artiste e intellettuali, letterate e scienziate, filosofe e attiviste e con le plurisecolari lotte per l’emancipazione e la parità.

La fine di un’epoca e la caduta delle maschere – giovedì 17 aprile alle 20.30 – con “Ferdinando” di Annibale Ruccello nella mise en scène di Arturo Cirillo, che divide il palco con Sabrina ScuccimarraAnna Rita Vitolo e Riccardo Ciccarelli, con le scenografie di Dario Gessati, i costumi di Gianluca Falaschi, le musiche di Francesco De Melis e il disegno luci di Paolo Manti (produzione Marche Teatro – Teatro Metastasio di Prato – Fondazione Teatro di Napoli / Teatro Bellini). Nel Meridione d’Italia, dopo la caduta del Regno delle Due Sicilie, l’aristocratica Donna Clotilde si ritira nella sua villa vesuviana, in compagnia della cugina Gesualda, tra le visite di Don Catellino, l’ambiguo prete di famiglia, finché l’arrivo di un giovane nipote stravolge gli equilibri. «Il capolavoro del drammaturgo partenopeo raccontacome sottolinea Arturo Cirillo nelle Note di Regiail desiderio per un inafferrabile adolescente, nato da un inconsolabile bisogno d’amore, matura nella mente di tre personaggi disperati, prigionieri della propria solitudine, esacerbati dall’abitudine». Una pièce conturbante, dove la presenza di Ferdinando riaccende le passioni e porta alla luce antichi segreti: in «un teatro della crudeltà mascherato da dramma borghese»sostiene Arturo Cirillo – l’autore, con la sua cifra originale e trasgressiva, evoca il senso arcano di un “sortilegio”.

Una donna allo specchio – domenica 25 maggio, alle 20.30 – con “Perfetta (fuori abbonamento), un monologo scritto e diretto da Mattia Torre (uno dei più interessanti autori contemporanei, da “Boris” (la serie e il film) e “La Linea Verticale” a pièces come “Migliore” e “Qui e Ora”, prematuramente scomparso nel 2019) e interpretato da Geppi Cucciari nel ruolo di una moderna donna in carriera, con musiche di Paolo Fresu e costumi di Antonio Marras, disegno luci di Luca Barbati, assistente alla regia Giulia Dietrich (produzione ITC2000 – distribuzione Terry Chegia). Un ironico racconto per quadri, con il talento istrionico e la vis comica di Geppi Cucciari, per affrontare un tema ancora tabù come il ciclo femminile attraverso il diario di quattro martedì: la protagonista, brillante venditrice di automobili in una concessionaria di lusso, descrive le sue giornate apparentemente sempre uguali, sotto l’influenza dei cambiamenti ormonali che incidono sui suoi stati d’animo e sulla sua visione del mondo. Focus sulla routine quotidiana di una donna, esperta nel conciliare il ruolo di moglie e madre e gli impegni professionali per corrispondere all’ideale femminile di un’inarrivabile perfezione, alle prese con agguerriti concorrenti e una colf che guadagna esattamente quanto lei, ma le permette il lusso e la libertà di lavorare fuori casa, in un one-woman-show che fa sorridere e pensare.

La Stagione di Prosa e Danza 2024-2025 al Teatro Centrale di Carbonia è organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC/ Ministero della Cultura, dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Carbonia e con il contributo della Fondazione di Sardegna.

INFO & PREZZI

Abbonamento per 10 spettacoli

Platea

da fila 1 a fila 7: 100 euro

da fila 8 a fila 11: 90 euro

da fila 12 a fila 14: 80 euro

da fila 15 a fila 17: 70 euro

Galleria e Palchi: 70 euro

biglietti

Platea

da fila 1 a fila 7: 18 euro

da fila 8 a fila 11: 16 euro

da fila 12 a fila 14: 14 euro

da fila 15 a fila 17: 12 euro

Galleria e Palchi: 9 euro

biglietti “Perfetta” con Geppi Cucciari

(fuori abbonamento)

Platea: 25 euro

Galleria: 20 euro

info: cell. 338.9838142 (Valentina Trogu)

e-mail: infocedac.carbonia@gmail.com – www.cedacsardegna.it

prevendite online: www.vivaticket.it

Tornano ad accendersi i riflettori a Sant’Anna Arresi, dove questa sera, lo storico palco di Piazza del Nuraghe accoglierà nuovi incontri del 37° festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, con le sue anteprime racchiuse sotto l’insegna “Jazz Around”, organizzate dall’Associazione Culturale Punta Giara.

La musica inizia a partire dalle 21.00: primo a calcare la scena, il clarinettista Giancarlo “Nino” Locatelli, (già di scena a Cagliari la sera precedente con il Trio Pipeline), che qui porta in dote “Traces” un tributo in solo alla musica d’avanguardia di Steve Lacy, musicista fondamentale per la sua crescita artistica, e con il quale ha avuto la fortuna di incrociare il suo percorso.

Subito dopo, torna in scena l’estro creativo di Rob Mazurek alla cornetta ed elettronica, insieme al trombettista Gabriele Mitelli nel duo “Star splitter”: un gioco di sdoppiamenti e di rimandi tra il maestro sperimentatore, artista a tutto tondo, e il giovane e istintivo allievo, schietto come il vino che egli stesso, da “musicista-viticoltore” produce in Franciacorta. Una performance sul filo del rasoio tra elettronica e acustica, genuina e libera da schemi.

Domani, martedì 30 agosto, “Jazz Around” fa tappa a Masainas (in Piazza Belvedere, ore 21.00), per il concerto in solo di Gavino Murgia: l’eclettico sassofonista nuorese unisce agli studi jazzistici le sue profonde radici musicali sarde, e in particolare barbaricine, creando un suo personale mix sonoro, che lo porta a spaziare tra sax soprano, tenore e baritono, flauti e duduk, con l’aggiunta della sua voce, allenata nel tradizionale canto “A tenore” nel ruolo di “bassu”. Numerosissime le sue collaborazioni con grandi nomi del panorama nazionale e internazionale, come Rabih Abou Kalil, Bobby McFerrin, Michel Godard, Gianluigi Trovesi, Antonello Salis, Mal Waldron, Paolo Fresu, Famoudou Don Moye, Roswell Rudd, Danilo Rea, Babà Sissokò, Hamid Drake, Al di Meola, solo per citarne alcuni.

Si torna a Sant’Anna Arresi anche per l’ultima tappa per il mese di agosto, mercoledì 31, in Piazza del Nuraghe, dove alle 21.00 è di scena la clarinettista di Mogoro Zoe Pia, da sempre ispirata nel suo percorso artistico dalla musica tradizionale sarda e dai suoni ancestrali, che mette armoniosamente insieme al jazz e alle suggestioni contemporanee, come emerge dal suo disco del 2016, “Shardana” (Caligola Records). Nella sua performance in solo, Zoe Pia unisce al suono del clarinetto e delle launeddas quello di strumenti inusuali come campanacci e pezzi di artigianato artistico sardo.

Jazz Around dà appuntamento poi a Iglesias venerdì 16 settembre, dove, nel chiostro di San Francesco andrà in scena l’atto conclusivo di questa prima tranche del festival. Alle 21.00, sotto il nome Overture III, si esibirà il trio guidato dal trombettista Adriano Sarais, con Gregorio Mureddu al contrabbasso ed Alessandro Cau alla batteria.

A suggellare la serata tornerà poi in scena la chitarra sarda preparata di Paolo Angeli, con le sue suggestioni sonore mediterranee dai toni onirici.

Una nuova serie di anteprime arricchisce il cartellone delle anteprime del 37° festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”, organizzata dall’Associazione Culturale Punta Giara. Prima di vivere il suo momento centrale nella storica Piazza del Nuraghe (in date ancora da definire), il festival prosegue con una serie di concerti durante il mese di agosto, con la rassegna “Jazz Around”, una sorta di “festival nel festival” con diverse tappe in siti di interesse paesaggistico, storico e culturale del Sulcis Iglesiente, che coinvolgono i centri di Carbonia, Santadi, Teulada,  Villaperuccio, Nuxis, Piscinas, Masainas, Cagliari e Iglesias.

Altre sei serate sotto il titolo di questa edizione, “Tra Musica e Musica”, che fa proprio l’approccio del compositore e pioniere dell’avanguardia europea, Luciano Berio, che chiedeva “Che cos’è la musica?”: sperimentazioni elettroniche, energie, pulsioni, intrecci, opera lirica, estasi, improvvisazione, azzardi, istinto, linguaggio, cultura e molto altro, avvicinano così il pubblico a chi fa la musica, a chi la compone e a chi la esegue, facendola diventare qualcosa di vivo e mutevole, e  soprattutto analizzando il rapporto con la società in cui viene creata o fruita.

Si riparte domani, venerdì 26 agostoa Piscinas (ore 21.00), a Villa Salazar, dove sarà protagonista il pianista Alberto Braida, classe 1966, da sempre dedito all’improvvisazione musicale, alla testa del trio “Cats in The Kithen”, un giocoso incontro di sonorità che ha portato al suo fianco l’esperta ed eclettica contrabbassista e compositrice Silvia Bolognesi, e il vulcanico batterista, percussionista e compositore Cristiano Calcagnile, per un concerto fatto da intrecci sonori apparentemente semplici ma ricco di dettagli, come un gomitolo che i tre “gatti” scompongono e aggrovigliano nel loro gioco. Ad aprire la serata il duo “Sprigu”, incontro speculare (“sprigu” in lingua sarda significa, appunto, “specchio”) tra i due fender rhodes di Marco Coa ed Andrea Sanna: un progetto di musica elettroacustica improvvisata, in cui i due artisti, con personalità differenti, interagiscono uno di fronte all’altro, creando un discorso musicale in continua evoluzione.

Sabato 27 il festival farà una breve sosta nella sua casa d’origine, Sant’Anna Arresi, in Piazza del Nuraghe, con una serata dedicata ai nuovi talenti: in scena, a partire dalle 21.00 l’Interplay Trio guidato dalla carismatica voce di Carla Giulia Striano, con Andrea Sanna alle tastiere e Synth, Francesco Oppes alla batteria e al pad elettronico; la formazione spazia dal jazz moderno e quello contemporaneo all’Hip Hop, dal funk all’R&B, e si suoneranno brani arrangiati in chiave personale e brani originali.

Subito dopo, blues e cool jazz incontreranno la canzone italiana nella proposta di La Città di Notte, band cagliaritana nata dall’incontro di quattro musicisti – Diego Pani (voce), Andrea Schirru (tastiere), Edoardo Meledina (contrabbasso) e Frank Stara (batteria) – provenienti da diverse band del panorama musicale sardo (King Howl, Dancefloor, Stompers, Stone Seeds), accomunati dalla passione per la musica afroamericana e lo swing italiano degli anni Cinquanta.

Saranno le note di Rob Mazurek a salutare, domenica 28, di primo mattino (ore 8.00) una nuova giornata di musica, tra i colori della spiaggia di Porto Pino: eclettico e sperimentatore, solista di cornetta, tromba, compositore, artista multimediale, Rob Mazurek (classe 1965) è tra le figure chiave della musica contemporanea americana, e tra i protagonisti della scena musicale di Chicago, dove a partire da metà anni ’80 ha iniziato a suonare in tutte le formazioni del Chicago Underground. È leader della Exploding Star Orchestra, formazione di punta della scena odierna, che spesso ha ospitato musicisti quali Bill Dixon e Roscoe Mitchell.

In serata, sempre il 28, il festival si trasferirà a Cagliari, al centro Culturale Exmà – Exhibiting and Moving Arts, dove alle 19.00 sarà presentata la nuova etichetta indipendente We Insist! Records, che collabora attivamente a questa edizione del festival: e sarà il Trio Pipeline di Giancarlo “Nino” Locatelli (clarinetto in sib, clarinetto contralto), Andrea Grossi (contrabbasso), e Cristiano Calcagnile (batteria, percussioni) a rappresentare dal vivo l’etichetta, con la quale ha inciso il suo album “Kakuan Suite”, inserito nell’annuale sondaggio di Musica Jazz in due categorie del TOP JAZZ 2021: tra i migliori gruppi e dischi dell’anno.

Riflettori puntati sul palco di Piazza del Nuraghe di Sant’Anna Arresi lunedì 29, dove la musica inizierà a partire dalle 21.00: primo a calcare la scena, il clarinettista Giancarlo “Nino” Locatelli, già di scena la sera precedente con il trio Pipeline, che qui porta in dote “Traces” un tributo in solo alla musica d’avanguardia di Steve Lacy, musicista fondamentale per la sua crescita artistica, e con il quale ha avuto la fortuna di incrociare il suo percorso.

Subito dopo, tornerà in scena l’estro creativo di Rob Mazurek alla cornetta ed elettronica, insieme al trombettista Gabriele Mitelli nel duo “Star splitter”: un gioco di sdoppiamenti e di rimandi tra il maestro sperimentatore, artista a tutto tondo, e il giovane e istintivo allievo, schietto come il vino che egli stesso, da “Musicista-viticoltore” produce in Franciacorta. Una performance sul filo del rasoio tra elettronica e acustica, genuina e libera da schemi.

A chiudere la serata il trio di giovani promesse Lumastè, che riunisce Ludovica Massidda (violino), Marco Ballicu (batteria) e Stefania Pilleri (voce), tutti provenienti dal vivaio del “Conservatorio Pierluigi da Palestrina” di Cagliari: una formazione nata dal rapporto indelebile che nasce dall’amicizia per svilupparsi nella musica.

Il giorno seguente (martedì 30) “Jazz Around” farà tappa a Masainas (in Piazza Belvedere, ore 21.00), per il concerto in solo di Gavino Murgia: l’eclettico sassofonista nuorese unisce agli studi jazzistici le sue profonde radici musicali sarde, e in particolare barbaricine, creando un suo personale mix sonoro, che lo porta a spaziare tra sax soprano, tenore e baritono, flauti e duduk, con l’aggiunta della sua voce, allenata nel tradizionale canto “A tenore” nel ruolo di “bassu”. Numerosissime le sue collaborazioni con grandi nomi del panorama nazionale e internazionale, come Rabih Abou Kalil, Bobby McFerrin, Michel Godard, Gianluigi Trovesi, Antonello Salis, Mal Waldron, Paolo Fresu, Famoudou Don Moye, Roswell Rudd, Danilo Rea, Babà Sissokò, Hamid Drake, Al di Meola, solo per citarne alcuni.

L’ultima tappa per il mese di agosto, mercoledì 31 a Teulada, dove a Villa Sanjust, alle 21.00, sarà di scena la clarinettista di Mogoro Zoe Pia, da sempre ispirata nel suo percorso artistico dalla musica tradizionale sarda e dai suoni ancestrali, che mette armoniosamente insieme al jazz e alle suggestioni contemporanee, come emerge dal suo disco del 2016, “Shardana” (Caligola Records). Nella sua performance in solo, Zoe Pia unisce al suono del clarinetto e delle launeddas quello di strumenti inusuali come campanacci e pezzi di artigianato artistico sardo.

Jazz Around dà appuntamento poi a Iglesias venerdì 16 settembre, dove, nel chiostro di San Francesco andrà in scena l’atto conclusivo di questa prima tranche del festival. Alle 21.00, è atteso, sotto il nome Overture III, il trio guidato dal trombettista Adriano Sarais, con Gregorio Mureddu al contrabbasso ed Alessandro Cau alla batteria. A suggellare la serata tornerà poi in scena la chitarra sarda preparata di Paolo Angeli, con le sue suggestioni sonore mediterranee dai toni onirici.

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Nuovi appuntamenti per il Capoterra Teatro Festival, evento estivo dedicato allo spettacolo dal vivo organizzato dalla compagnia Anfiteatro Sud con la direzione artistica di Susanna Mameli e giunto quest’anno alla sua decima edizione. 
Il festival, che sarà ospitato nel centralissimo Anfiteatro del Parco Urbano, in via Palermo 1 a Capoterra, vedrà in scena le compagnie isolane Circo Maccus, Akroama, Origamundi Teatro, Effimero Meraviglioso, Anfiteatro Sud, Teatro del Segno e i bolognesi Teatro delle Temperie per otto appuntamenti, tra 24 luglio e 13 agosto, all’insegna dell’ironia, della commedia musicale, della retrospettiva culturale, della prosa contemporanea. 
Il programma. Il Capoterra Teatro Festival prenderà il via domenica 24 luglio con il Circo Maccus e “Madame Brulée”, ovvero le quotidiane acrobazie del vivere viste attraverso la lente del circo e del gioco. Lo spettacolo racconta le vicissitudini di una donna comunemente straordinaria: Madame Brulée, governante/diva della Caravan Perdù Maison, in costante tensione tra il peso della realtà e la leggerezza dei sogni; tra cadute vertiginose e voli inebrianti. Lo spettacolo è scritto e interpretato da Virginia Viviano. 
Simeone Latini sarà protagonista de “Il deserto dei tartari” prodotto da Akroama per la regia di Lelio Lecis nel secondo appuntamento venerdì 29 luglio. Tratto dall’omonimo romanzo di Dino Buzzati, racconta la storia di Giovanni Drogo, giovane ufficiale costretto a lasciare il suo paese per presidiare Fortezza Bastiani, luogo che un tempo ospitò gloriosi combattimenti e ora spazio desolato dove il tempo scorre immobile. L’opera parla di solitudine e paura, ed è un drammatico affresco del senso di impotenza e disillusione di quegli anni. 
Venerdì 5 agosto in scena la compagnia Origamundi con “Chi ti credi di essere?” di e con Marta Proietti Orzella. E’ un one woman show dove l’attrice, con la complicità della cantante Stefania Secci Rosa e del musicista Fabrizio Lai, interpreta diversi personaggi un po’ sopra le righe e alle prese con la propria identità. Spettacolo ironico e dissacrante su pregiudizi, etichette e luoghi comuni.
Il giorno dopo, sabato 6 agosto, spazio a “Volevo vedere il cielo” scritto da Massimo Carlotto e diretto da Maria Assunta Calvisi per una produzione de L’Effimero Meraviglioso: in scena Miana Merisi e Michela Cidu. Una donna, di cui non si conosce neanche il nome. E una figlia, “la ragazzina” che cerca in tutti i modi di sfuggire dalle grinfie della madre che la vorrebbe velina o concorrente del Grande Fratello, anche battona purché non come lei, frustrata e infelice. Un’infelicità annegata nel vermouth, offerte speciali e sogni consumati nel cesso. 
“S’accabadora” di Anfiteatro Sud, scritto e diretto da Susanna Mameli, sarà protagonista del quinto appuntamento domenica 7 agosto. Siamo nella tana de s’accabadora, la sua serva, mentre sistema e rassetta la stanza, racconta i fatti della padrona; attraverso il filtro dei pettegolezzi e dell’amore-odio della serva verso la sua padrona, ecco levarsi l’immagine castigata di Antonia, ora come levadora, ora come incantadora e infine accabadora. Levatrice, donna delle medicine, donna che pone fine alle sofferenze dei moribondi, ma anche figura crepuscolare solitaria, sfuggente e schiva. Lo spettacolo, interpretato da Marta Proietti Orzella ed Elisa Pistis e accompagnato dalle musiche di Paolo Fresu, ha vinto il premio alla drammaturgia al Roma Fringe Festival 2020 e al Premio Nazionale Lauretta Masiero. 
Martedì 9 agosto “Baroni in laguna”, spettacolo di Teatro del Segno di e con Stefano Ledda con le musiche di Andrea Congia e Juri Deidda, racconta un’Isola fuori dal tempo tra paesaggi arcaici e avanzi di Feudalesimo; in una sapiente alternanza tra fatti di cronaca, testimonianze e immagini d’epoca viene raccontata la rivolta dei pescatori del paese del Campidano di Oristano sulle rive dello stagno conosciuto come Mari Pontis contro l’anacronistico sistema di potere che sanciva come immutabile un diritto di proprietà ormai superato dalla Storia e dalle leggi. 
Il giorno dopo, mercoledì 10 agosto, ancora Anfiteatro Sud per “Chi dice donna dice Dante” scritto da Francesco Civile, diretto e interpretato da Francesco Civile e Daniel Dwerryhouse: in scena un Dante contemporaneo che si è perso di nuovo e che ha ancora bisogno del suo Virgilio per ritrovarsi, raccontato dal punto di vista di chi ha dato al poeta la possibilità di diventare “sommo”, la donna. Non solo Beatrice, ma molte e curiose figure femminili accompagneranno Dante attraverso un viaggio grottesco ed esilarante.
Chiuderà il Capoterra Teatro Festival la compagnia bolognese Teatro delle Temperie con “Circo capovolto”, di e con Andrea Lupo per la regia di Andrea Paolucci: in scena la storia di Branko Hrabal, che in fuga dall’Ungheria si rifugia in un campo rom in Italia; porta con sé dieci scatoloni, ereditati da suo nonno, contenenti quel che rimane del famoso circo di famiglia, che interruppe la sua attività quando i nazisti sterminarono tutti gli artisti. Liberamente tratto dal romanzo di Milena Magnani, lo spettacolo è stato premiato al Roma Fringe Festival 2017, al Palio Ermo Colle 2020 e al Premio Mauro Rostagno. 
 

Dopo la prima tappa di fine agosto a Carloforte, si appresta a sbarcare a Cagliari Creuza de Mà, il festival di musica per cinema diretto dal regista Gianfranco Cabiddu, per completare – sabato 18 e domenica 19 – il cammino della sua quindicesima edizione, con la sezione dedicata al cinema muto musicato dal vivo. E sarà tutto nel segno di “Sonos ‘e memoria” l’appuntamento in programma nel capoluogo sardo, dove il celebre cine-concerto ritorna in scena il 18.00 sera – all’Arena Parco della Musica, con inizio alle 21.00 – dopo ben diciotto anni.
 
Ideato e diretto da Gianfranco Cabiddu, lo spettacolo – che ha debuttato nel 1995 al cinquantaduesimo Festival del Cinema di Venezia per girare poi in Italia e all’estero, nel corso degli anni, sempre con grande successo – si basa su un film di montaggio realizzato dallo stesso regista con immagini d’archivio dell’Istituto Luce; immagini in bianco e nero girate in Sardegna tra gli anni Venti e Cinquanta del Novecento, e musicate dal vivo da un ensemble di musicisti di estrazioni e ambiti stilistici differenti diretto da Paolo Fresu; con Furio Di Castri al contrabbasso e Federico Sanesi alle percussioni, ne fanno parte il grande maestro di launeddas Luigi Lai (ottantanove anni compiuti lo scorso luglio) e gli altri artisti sardi che compongono il cast fin dal debutto: Mauro Palmas alla mandola, la cantante Elena LeddaAntonello Salis alla fisarmonica, Carlo Cabiddu al violoncello, il coro Su Cuncordu ‘e su Rosariu di Santu Lussurgiu, oltre allo stesso Paolo Fresu alla tromba e al flicorno.
 
“Sonos ‘e memoria” sarà anche al centro dei due appuntamenti in agenda l’indomani, domenica 19: il primo, alle 10.30 nella sala “Nanni Loy” dell’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario, in via Trentino, è una tavola rotonda che indagherà sul lascito culturale e musicale di “Sonos ‘e memoria” con la partecipazione dei musicisti e attraverso gli interventi degli etnomusicologi Ignazio Macchiarella e Marco Lutzu, dell’antropologo Francesco Bachis, di Gigliola Sulis, docente di letteratura italiana all’Università di Leeds, e dello studioso e critico cinematografico Sergio Naitza. Proposto in collaborazione con l’Università degli Studi di Cagliari, “25 anni di Sonos ‘e memoria: la Tradizione è la vita che continua”, questo il titolo dell’incontro, è dedicato alla memoria di quattro personalità scomparse in anni recenti, che hanno legato i loro nomi al progetto “Sonos ‘e memoria”: Giovanni Ardu, voce bassu del coro Su Cuncordu ‘e su Rosariu di Santu Lussurgiu, lo scrittore Salvatore Mannuzzu, l’antropologo e scrittore Giulio Angioni, ed il medico e scrittore Giorgio Todde.
 
Poi, in serata, alle 21.00, Creuza de Mà tornerà al Parco della Musica per l’ultimo atto della sua quindicesima edizione: la proiezione di Passaggi di tempo, il viaggio di Sonos ‘e memoria”, il pluripremiato documentario diretto nel 2005 da Gianfranco Cabiddu che, dieci anni dopo il debutto, ripercorre l’avventura artistica e umana dello spettacolo: un “film sul film”, un mix di fiction, musica e documentario, un viaggio nella genesi di “Sonos ‘e memoria”, nel suo “dietro le quinte” e nell’intreccio di legami fra i suoi protagonisti e fra questi e la Sardegna.

Sonos e memoria

Sonos e memoria

Domenica 18 luglio si accendono le luci per Notti a Monte Sirai. La manifestazione sulcitana, giunta alla sua XIII edizione, illuminerà anche per l’estate 2021 il parco archeologico di Carbonia con musica, poesia e notti magiche. Tre date, per tre spettacoli, tutto nel rispetto delle misure di prevenzione anti Covid-19. La manifestazione è stata organizzata dall’Amministrazione comunale di Carbonia, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica ed il sostegno della Fondazione di Sardegna e della Regione. Organizzato dall’Associazione Enti Locali per le attività culturali e di spettacoloNotti a Monte Sirai ha in calendario tre appuntamenti: si parte il 18 luglio con Stefania Rocca, segue il 25 luglio Ascanio Celestini, e si chiude il 31 luglio con lo spettacolo di Michele Mirabella.

«L’edizione 2021 di Notti a Monte Sirai è stata per noi molto sentita e desideratadice Sabrina Sabiu, assessore della Cultura, Spettacolo e Turismo del comune di Carbonia -. Siamo ancora in una fase di incertezza davanti agli effetti della pandemia e rispetteremo tutte le norme anti-Covid, esattamente come lo scorso anno. Ma questa edizione ha tutto il sapore della ripartenza, rispetto al buio totale dell’estate 2020, durante la quale non si sapeva davvero in quale direzione si sarebbe andati. Nonostante tutte le difficoltà del 2021, dopo tanti mesi di stop per tutti e soprattutto per il mondo dello spettacolo, adesso finalmente si riparte. Si riparte con nuova carica vitale, con la voglia di stare insieme, uscire e trarre nutrimento dall’arte e dalla Cultura. Per questo motivo abbiamo deciso di destinare ingenti risorse allo spettacolo dal vivo: perché c’era necessità di dare linfa al settore e perché la cittadinanza, i turisti e tutte le persone in generale, hanno desiderio di uscire dalle proprie case e di assistere dal vivo, e non più da uno schermo, a queste manifestazioni.»

Stefania Rocca, Preghiera in mare” domenica 18 luglio ore 21.30. Apre la manifestazione uno spettacolo molto delicato e toccante, scritto dalla stessa attrice, accompagnata da due astri nascenti del jazz nostrano già apprezzati a livello internazionale, il sassofonista Raffaele Casarano e il pianista Antonio Fresa. “Preghiera in mare”lo spettacolo tocca il tema delle migrazioni e della libertà dell’uomo, con un particolare sguardo alla situazione femminile. E’ concepito come un viaggio, intrapreso e raccontato dalla protagonista al pubblico, attraverso i suoi occhi, il suo udito: dove ha visto e sentito accoglienza e indifferenza, solidarietà e solitudine. Uno spettacolo multiforme, che non è teatro ma è anche teatro, non è un concerto ma è anche un concerto. Più in generale è uno spettacolo sulla stupidità dei ragionamenti dell’uomo.

Condivisione, accoglienza e cultura come ponte tra gli esseri umani. Stefania Rocca vanta un’intensa presenza in televisione con oltre trenta produzioni tra film e miniserie e una cinquantina di film tra i quali ricordiamo i celebri «Nirvana» di Gabriele Salvatores e “L’amore è bello finché dura” di Carlo Verdone. Considerato tra i più talentuosi esponenti della New Generation Jazz, il salentino Raffaele Casarano è un fiore all’occhiello per la creativa etichetta Tùk Music di Paolo Fresu. Dalla Mostra del Cinema di Venezia al Festival di Sanremo, da “Piano Verticale” alle Vatican Chapels. sta potrebbe essere la sintesi per raccontare Antonio Fresa, ma questo artista è molto di più, è compositore, direttore d’orchestra, produttore, side-man fra i più sensibili e ricercati.

Ascanio Celestini, sarà il protagonista del secondo appuntamento di Notti a Monte Sirai con il suo spettacolo Radio Clandestina”il 25 luglio. Michele Mirabella, 31 luglio, chiude la rassegna con Ma misi me per l’alto mare aperto…”un coinvolgente percorso su Dante Alighieri, nel settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta.

Seconda giornata, domani (martedì 22) a Portoscuso per Mare e Miniere, la rassegna e i seminari di musica, teatro e danza di matrice popolare – quest’anno alla quattordicesima edizione – in programma fino a domenica prossima (27 giugno) per l’organizzazione dell’associazione culturale Elenaledda Vox e la direzione artistica del compositore e polistrumentista Mauro Palmas.
La mattina – dalle 10.00 alle 13.00 – e nel pomeriggio – dalle 16.00 alle 19.00 – negli spazi dell’antica tonnara di Su Pranu proseguono le attività didattiche con le lezioni tenute da Luigi Lai (suo il corso di launeddas), Marcello Peghin (chitarra), Elena Ledda e Simonetta Soro (canto popolare), Andrea Piccioni (tamburo a cornice), Cuncordu de Orosei (canto a tenore), Alessandro Foresti (canto corale), Gigi Biolcati (body percussion), Giulia Cavicchioni (laboratorio musicale per bambini e adulti), Mauro Palmas (mandola), Mario Incudine e Silvano Lobina (musica d’insieme). Un corpo docente che annovera musicisti di primo piano nel campo della musica di matrice popolare.
In serata, sempre all’antica tonnara, il cartellone dei concerti propone alle 21.30 “A Cuncordia”, un evento speciale dedicato alla memoria di Giovanni Ardu, scomparso un anno fa a luglio: uno dei quattro cantori di Su Cuncordu ‘e su Rosariu, il coro della Confraternita del Rosario del paese di Santu Lussurgiu (in provincia di Oristano), formazione tra le più rappresentative del tipico canto “a cuncordu” che accompagna i riti liturgici in Sardegna, in particolare della Settimana Santa.
Tra musica, immagini, ricordi e testimonianze, la serata vedrà la partecipazione degli etnomusicologi Ignazio Macchiarella e Marco Lutzu, dell’esperto di musica e tradizioni della Sardegna Ottavio Nieddu, del regista Gianfranco Cabiddu e di Luigi Lai, Mauro Palmas, Elena Ledda e dello stesso Cuncordu ‘e su Rosariu, cioè alcuni dei musicisti del cast di “Sonos ‘e memoria”, il celebre cine-concerto ideato e diretto da Gianfranco Cabiddu che ha debuttato nel 1995 per contare poi decine di repliche negli anni successivi: un film di montaggio con immagini di repertorio della Sardegna tratte da vecchi documentari dell’Istituto Luce, e musicato dal vivo da un assortito e originale gruppo di musicisti di estrazioni e ambiti stilistici differenti che comprende Paolo Fresu (tromba e flicorno) alla direzione musicale, Antonello Salis (fisarmonica), Carlo Cabiddu (violoncello), Furio Di Castri (contrabbasso), Federico Sanesi (percussioni), oltre, appunto a Luigi Lai (launeddas), Elena Ledda (voce), su Cuncordu ‘e su Rosariu di Santu Lussurgiu e Mauro Palmas (mandola).

 

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Le nuove disposizioni sul trasporto aereo ed il divieto dell’uso delle cappelliere danneggiano i musicisti isolani, che per poter viaggiare con i loro strumenti, anche di piccole dimensioni, dovranno comprare un biglietto aggiuntivo.

«Dopo mesi di crisi per la nostra categoria, questa sorpresa ha il sapore di una tragica farsaspiega il musicista algherese Enzo Favata, direttore artistico del festival Musica sulle Bocche -. Anche il mondo dei festival, che è un volano molto importante dell’economia turistica e culturale della nostra isola, subirà l’impatto negativo di questa decisione. Chiunque verrà a suonare nell’isola costerà, infatti, ai festival il doppio e in questo modo parte delle risorse, raccolte con fatica dalle associazioni organizzatrici attraverso i bandi che enti pubblici, già in difficoltà per la grande crisi, hanno comunque finanziato, andranno a rimpinguare le casse delle compagnie aeree, togliendo risorse alla filiera dello spettacolo dell’isola.»

Per Enzo Favata «è evidente che i musicisti sardi ed isolani in genere, in questo momento in Italia sono discriminati pesantemente. Chi abita nel ‘continente’ prende un’ auto, un treno, un qualsiasi mezzo su strada e può arrivare da Reggio Calabria a Capo Nord in Norvegia. Noi sardi? Noi no. Volo da trent’anni, conosco bene l’imprevisto di perdere un bagaglio, di riceverlo dopo settimane, o di non trovarlo mai più. Costringere i musicisti a mettere in stiva strumenti non ingombranti, che sino a ieri occupavano un piccolo spazio in una cappelliera, vuol dire far spedire oggetti talvolta del valore di alcune decine di migliaia di euro, a rischio e pericolo di chi viaggia e con un rimborso eventuale irrisorio rispetto al valore reale dello strumento».

Enzo Favata rilancia la questione, sollevata nei giorni scorsi sulla stampa da Paolo Fresu, e si rivolge alla politica sarda, agli amministratori regionali e ai parlamentari isolani, perché si impegnino a trovare una soluzione che, secondo il musicista, sarebbe  di facile applicazione. “Basterebbe dichiarare al check in di avere come bagaglio a mano lo strumento per ragioni professionali e, una volta arrivati sull’aeromobile, consegnarlo al personale a bordo già preavvisato che, a quel punto, lo riporrebbe nelle cappelliere vuote. In questo modo, sarebbe sufficiente entrare in cabina per primi ed uscire per ultimi, senza toccare direttamente lo strumento e fare movimenti ‘contagiosi’”.

«Mai una soluzione è stata così semplice e senza rischi – conclude Enzo Favata –Fate in modo che la musica è gli strumenti possano circolare, è un immenso tesoro per voi che l’amate e per noi che le apparteniamo per tutta la vita.«

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Gran finale della XII edizione di culturefestival, il festival internazionale di jazz organizzato dall’associazione Sardinia Pro Arte fondata e diretta dal musicista Simone Pittau, con la Presidenza onoraria del Premio Oscar Ennio Morricone.

Il grande chitarrista e compositore statunitense Pat Metheny domani non sarà solo sul palco: insieme a lui, infatti, i 60 artisti dell’Orchestra da Camera della Sardegna, sotto la direzione di Simone Pittau.

Questa la scaletta prevista per il gran finale di festival: Our final hourRain riverAlways and foreverPrecious jewelMap of the world/the moon is a harsh mi stressLast train homeFarmer’s trustThe callingTell her you saw meInterval waltzLove may take a whileSong for BilbaoLiving is easy with eyes closed/make peaceFirst song.

Insegnante fin da giovanissimo all’Università di Miami e alla Boston’s Berklee College of Music, Patrick Bruce Metheny, per tutti Pat Metheny, dall’esordio nella musica col suo primo album nel ’75 ad oggi ha collezionato un crescendo di consensi da parte della critica e del pubblico che lo hanno portato a essere definito una delle icone indiscusse del jazz e del free jazz mondiale. La sua produzione non si limita ai lavori da solista: vanta numerosi duetti e altre partecipazioni, oltre alla paternità del Pat Metheny Group di cui è fondatore e leader. Complessivamente ha collezionato 3 dischi d’oro e 20 Grammy Award.

Insieme a lui, domani sera sul palco di Mogoro si esibiranno gli elementi dell’ensemble fondato da Simone Pittau, ovvero l’Orchestra da Camera della Sardegna (OCS), un progetto nato nel 2004 col duplice intento di valorizzare gli studenti dei Conservatori e delle Scuole Europee di Musica e di riunire i musicisti sardi che esercitano con grande successo l’arte della musica in Italia e all’Estero. Il suo repertorio musicale spazia dal ‘600 all’800, oltre che esplorare altri generi quali il jazz, la musica popolare e da film, e ha la caratteristica di esibirsi nei luoghi più rappresentativi della cultura sarda, come chiese, ville, case patronali, siti archeologici e musei: non è un caso se l’OCS ha sede al Castello medievale Eleonora d’Arborea a Sanluri. L’intensa attività concertistica vanta la collaborazione di numerose personalità illustri del panorama internazionale come il Premio Oscar Luis Bacalov, Romeo Scaccia, Daniele Di Bonaventura, Andrea Morricone, Anna Tifu, Paolo Fresu, Andrew McNeill, Gilda Buttà, Marcello Peghin, Lutsia Ibragimova, Alexander Zemtsov, Eldar Nebolsin, Anton Barakhovsky, l’Amphion String Quartet, il Concilium Musicum de Galicia, l’Academy of St. Matthew’s, l’Orchestra Accademia della Sardegna e i musicisti della London Symphony Orchestra Andrew Marriner, Roman Simovic, Rinat Ibragimov, Thomas Martin, Colin Paris, Tim Hugh, Rebecca Gulliver, Jonathan Lipton, Neil Percy e Rachel Leach.

Merito delle intuizioni e della dedizione del violinista e direttore d’orchestra Simone Pittau che, formatosi al Conservatorio di Cagliari, ha poi collaborato con le più grandi istituzioni internazionali, a partire dal debutto con la London Symphony Orchestra nel 2001, su invito del grande Maestro sir Colin Davis, alla assidua collaborazione come violinista con il Premio Oscar Ennio Morricone.

Sin dagli studi in Conservatorio, ha svolto un’intensa attività concertistica come violinista in formazioni da camera, sinfoniche, operistiche, esplorando oltre alla classica diversi generi musicali, in tutta l’Europa, in Corea, Cina, Giappone, Cile, Brasile e Messico collaborando con musicisti quali Roger Waters, Dulce Pontes, Gianni Ferrio, Luis Bacalov, Riz Ortolani, Franco Piersanti, Nicola Piovani, Markus Stockhausen, Daniele Di Bonaventura, Enrico Rava, Danilo Rea, Maurizio Giammarco, Franco D’Andrea e con i musicisti del panorama pop Claudio Baglioni, Gino Paoli, Noah, Renato Zero, Celentano, Ron, Fiorella Mannoia, Cesare Cremonini, Alexia, Gianni Morandi, Lucio Dalla, Andrea Bocelli, Mario Biondi e Pino Daniele.

Si chiude così la XII edizione di culturefestival, la rassegna di jazz internazionale partita il 31 agosto da Sanluri e passata anche per Sardara attraverso un cartellone che ha contemplato alcune delle più influenti star del jazz, del soul e del funky di tutto il mondo.

La rassegna viene realizzata con il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna, il comune di Sanluri, il comune di Mogoro, la Fondazione di Sardegna, dagli sponsor “Sardegna Termale Hotel”, “Gruppo Acentro”, “Bresca Dorada”, “Comochi” ed altri.

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Importante riconoscimento “green” per Time in Jazz, il festival ideato e diretto da Paolo Fresu che si tiene ogni estate nel suo paese natale, Berchidda, e in altri centri del nord Sardegna: venerdì scorso (18 ottobre) ha ricevuto a Roma il premio Cultura in Verde al tredicesimo Forum Compraverde Buygreen, promosso dalla Fondazione Ecosistemi, la più affermata manifestazione dedicata a politiche, progetti e azioni di Green Procurement pubblico e privato (GPP), un luogo di incontro tra i principali attori coinvolti nella diffusione e attuazione degli acquisti di beni e servizi sostenibili.

La segreteria tecnica della manifestazione ha proposto di assegnare il premio a Time in Jazz, come si legge nella sintesi istruttoria, «per la costanza realizzativa di un evento reso sostenibile dal rispetto delle caratteristiche ambientali attraverso il coinvolgimento e la valorizzazione dell’area e la costante riduzione degli impatti ambientali dell’evento».