24 November, 2024
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Seminari Nuoro Jazz 2015 - lezione (3)Seminari Nuoro Jazz 2015 - lezione Maria Pia De Vito e Huw Warren

Prima giornata di lezioni, oggi a Nuoro, per il XXVIII Seminario Jazz: allievi e docenti si trovano alle 10.00 alla Scuola Civica di Musica “Antonietta Chironi” (in via Mughina), per formare le classi e cominciare il percorso didattico che si completerà venerdì 2 settembre con il tradizionale saggio-concerto finale, quest’anno in programma a Oliena, il paese alle pendici del Monte Corrasi, a un decina di chilometri dal capoluogo barbaricino.

Sono centosette gli iscritti a questa edizione dei corsi organizzati dall’Ente Musicale di Nuoro e coordinati dal pianista Roberto Cipelli, da tre anni al timone del seminario ideato nel 1989 (e diretto per cinque lustri) da Paolo Fresu: in larga parte provengono dalla penisola (ma anche da Austria, Norvegia, Turchia, Egitto e Palestina), a conferma del consolidato apprezzamento dell’iniziativa nel panorama nazionale della didattica jazzistica.

A tenere lezioni, insieme allo stesso Cipelli, il corpo docente in cattedra dalle scorse due edizioni: ne fanno parte Emanuele Cisi (titolare della classe di sassofono), Marcella Carboni (arpa jazz), Bebo Ferra (chitarra), Paolino Dalla Porta (contrabbasso), Stefano Bagnoli (batteria), Enrico Merlin (storia del jazz), Francesca Corrias (canto), Salvatore Maltana (propedeutica e musica d’insieme), Giovanni Agostino Frassetto (tecnica dell’improvvisazione), Fulvio Sigurtà (tromba e flicorno, subentrato nella passata edizione a Marco Tamburini, tragicamente scomparso pochi mesi prima dell’inizio del seminario) e il volto nuovo di questa edizione, Max De Aloe (per il corso di armonica cromatica). Altra “new entry” recentissima, Salvatore Spano, “in prestito” dai corsi invernali di Nuoro jazz per affiancare Dado Moroni nella classe di pianoforte, la più affollata, quest’anno, con ben ventuno iscritti.

La giornata tipo prevede lezioni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00, concentrando nel pomeriggio, oltre alle classi strumentali e teoriche, le prove aperte di gruppo e le classi di musica d’insieme che prepareranno gli allievi al saggio finale. Ci sono poi le masterclass: quella internazionale tenuta da venerdì 26 a martedì 30 agosto dal sassofonista Joe Lovano, e quella dedicata invece alla musica tradizionale, curata quest’anno dalla cantante algherese Franca Masu, in programma mercoledì 31. Intanto, già domani (martedì 23, e fino a domenica 28) prende il via il corso per fonici dell’ingegnere del suono Marti Jane Robertson che, mercoledì 24 e giovedì 25, terrà anche quello riservato ai musicisti allievi del seminario.

Con l’avvio dei corsi entra nel vivo anche la rassegna di concerti che fa come sempre da pendant al seminario: domani (martedì 23) alle 21.15 si accendono microfoni e riflettori al Museo del Costume, palco principale dei concerti in programma a Nuoro. Di scena Maria Pia De Vito, uno dei capisaldi del corpo docente “storico” dei seminari nuoresi che tre estati fa ha passato il testimone a quello attuale. La cantante napoletana, tra le voci più rappresentative del jazz italiano d’oggi, ritorna nel capoluogo barbaricino in duo con il pianista gallese Huw Warren, col quale condivide da tempo una riuscita collaborazione testimoniata anche da dischi come “Dialektos” (2008) e “‘O pata pata” (2011). Attratta dalle infinite possibilità sonore della voce, Maria Pia De Vito si è distinta per la sua capacità di sperimentare tra canto classico, jazz, musica etnica, e per l’approfondito studio sulla vocalità. Entrata presto nel circuito del jazz italiano e internazionale, conta esperienze al fianco di artisti come John Taylor, Ralph Towner, Rita Marcotulli, Ernst Rejiseger, Paolo Fresu, Steve Swallow, Gianluigi Trovesi, Enrico Pieranunzi, Enrico Rava, Joe Zawinul, Kenny Wheeler, Michael Brecker, Art Ensemble of Chicago, Nguyên Lê, Uri Caine, Miroslav Vitous, Bobby Previte, giusto per citarne alcuni. Più volte premiata come migliore cantante jazz italiana ai referendum delle riviste Musica Jazz e JazzIt, nel suo palmarès conta tra gli altri riconoscimenti un Grand prix du jazz dall’accademia Charles Cros, e il Prix du musicien européen de L’Académie du Jazz per Il disco del progetto “One Heart three voices” (2005).

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Tutto pronto, a Nuoro, per la ventottesima edizione del Seminario Jazz: domani prendono il via i corsi organizzati dall’Ente Musicale di Nuoro, appuntamento di primo piano nel panorama nazionale della didattica jazzistica. Lo testimoniano anche il numero e la provenienza degli iscritti: centosette gli allievi attesi all’apertura dei cancelli della Scuola Civica di Musica “Antonietta Chironi” (in via Mughina); trenta sono sardi, mentre tutti gli altri arrivano dalla penisola, ma anche da Austria, Norvegia, Turchia, Egitto e Palestina (un allievo frequenterà il seminario tramite una borsa di studio in collaborazione con il Conservatorio nazionale della Palestina).

La classe più numerosa, quest’anno, è quella di pianoforte, con 21 iscritti: un affollamento che ha reso necessaria la nomina di un secondo insegnante, Salvatore Spano, “in prestito” dai corsi invernali di jazz (tra marzo e giugno scorsi alla loro tredicesima edizione). Il pianista sardo andrà dunque ad affiancare le lezioni di Dado Moroni e degli altri jazzisti che compongono il corpo docente coordinato da Roberto Cipelli, da tre anni al timone del seminario ideato nel 1989 da Paolo Fresu (che l’ha diretto per cinque lustri) e dalla compianta Antonietta Chironi: Emanuele Cisi (per la classe di sassofono), Marcella Carboni (arpa jazz), Bebo Ferra (chitarra), Paolino Dalla Porta (contrabbasso), Stefano Bagnoli (batteria), Enrico Merlin (storia del jazz), Francesca Corrias (canto), Salvatore Maltana (propedeutica e musica d’insieme), Giovanni Agostino Frassetto (tecnica dell’improvvisazione), Fulvio Sigurtà (tromba e flicorno) e il volto nuovo di questa edizione. Max De Aloe (per il corso di armonica cromatica).

L’offerta didattica è come sempre impreziosita da una masterclass internazionale: protagonista quest’anno, come annunciato, il sassofonista statunitense Joe Lovano, in cattedra da venerdì 26 a martedì 30 agosto; sarà invece la cantante Franca Masu, voce della cultura e della lingua catalana ancora vive nella cittadina sarda di Alghero, a condurre – mercoledì 31 – la consueta master dedicata alla musica tradizionale. Da martedì 23 a domenica 28 ritorna poi l’ingegnere del suono americana (ma da tempo trapiantata in Italia) Marti Jane Robertson con il suo corso per fonici (titolo: “Il fonico nel jazz”) e, mercoledì 24 e giovedì 25, con quello dedicato ai soli allievi del seminario (“Parlare con il fonico”).

Come di consueto, al termine dei corsi verranno assegnate varie borse di studio. Una offre al migliore allievo di ogni classe di strumento l’iscrizione gratuita alla prossima edizione; la borsa “Billy Sechi” (dedicata al ricordo del batterista cagliaritano scomparso quasi undici anni fa) dà invece la possibilità di partecipare al seminario di Siena Jazz; i docenti dovranno anche scegliere un allievo da proporre come finalista al premio “Massimo Urbani” di Camerino e Urbisaglia, e uno da ciascuna classe per formare il gruppo che l’estate prossima avrà modo di esibirsi, oltre che a Nuoro, al festival Time in Jazz di Berchidda, rinnovando ancora una volta la collaborazione tra le due realtà jazzistiche sarde. 

  Seminari Nuoro Jazz 2015 - lezione (2m)The Daleths (m)

Nuoro Jazz 2015 - foto delle lezioni... e altro

Joe Lovano (ph. Jimmy Katz) 2m

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E’ iniziata presto la giornata odierna al ventinovesimo festival Time in Jazz, che si preannuncia come sempre fitta di appuntamenti: alle 9.00 del mattino a Berchidda, nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano (patrono del paese), messa musicata “Lucia e gli occhi santi”, dedicata alla santa compatrona di Berchidda e, per i devoti, protettrice degli occhi e della vista. Ad accompagnare la funzione religiosa, il flicorno dell’enfant du pays Paolo Fresu e il Quartetto Alborada: Anton Berovski e Sonia Peana ai violini, Nico Ciricugno alla viola, Piero Salvatori al violoncello. Nato nel 1996, il complesso d’archi ha un repertorio che, accanto alle composizioni originali per l’ensemble, privilegia la musica barocca e del Novecento con particolare attenzione per gli autori minimalisti. L’incontro fra Paolo Fresu e il Quartetto Alborada, già apprezzato in tante occasioni, è la testimonianza della poliedricità del trombettista di Berchidda, sempre pronto a misurare la sua ormai riconosciuta freschezza e naturalezza artistica con un mondo “classico” che ha reso proprio nella sua originale interpretazione.

Per Paolo Fresu altro impegno a mezzogiorno nella suggestiva cornice del Castello Doria a Chiaramonti, dove incontra il polistrumentista Mino Cinelu che così, dopo il duo della sera prima con Rita Marcotulli, sarà parte di un nuovo, inedito dialogo in musica. Classe 1957, natali francesi con radici paterne in Martinica, Cinelu è un musicista eclettico, che ha collaborato con nomi del calibro di Miles Davis, Weather Report, Herbie Hancock, Stevie Wonder e Lou Reed, tra i tanti, costruendo la sua fama sulla facilità di confrontarsi con un’ampia gamma di stili. Compositore, produttore e band leader, alla testa del World Jazz Ensemble dimostra la sua maturità artistica e la passione per le nuove sonorità, un’attitudine propria anche di Paolo Fresu, che, partendo dai territori del jazz è sempre capace di andare oltre le convenzioni di genere entrando in sintonia con musicisti provenienti da contesti eterogenei, dal pop alla musica tradizionale, dalla musica colta alla canzone d’autore.

Nel pomeriggio (ore 18.00), all’indomani della sua esibizione in piano solo a Telti, torna in azione anche Stefano Battaglia, stavolta a Tula, nella chiesa medievale di Santa Maria di Coros, e alla testa del suo collaudatissimo trio, con Salvatore Maiore al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria. Una formazione che respira all’unisono sulle ali del massimo interplay, protagonista degli ultimi tre album pubblicati dal pianista milanese per l’etichetta ECM: “The River Of Anyder”, “Songways” e “In The Morning”; un tributo, quest’ultimo, al compositore americano Alec Wilder (1907-1980), sulla cui opera Stefano Battaglia ha lavorato per anni, spaziando in modo trasversale dalle popular songs alle art songs, dalla musica per il teatro all’opera, dalla night music ai lavori per l’infanzia.

Altre sonorità e atmosfere, alle 21.30 in piazza del Popolo a Berchidda, con il progetto Last of songs della cantante (e attrice) Irit Dekel e del polistrumentista Eldad Zitrin (fisarmonica, tastiere, chitarra), qui affiancati da Adi Hartzvi al contrabbasso e Elad Cohen Bonen alla batteria e alle percussioni. Un sodalizio nato nel 2011, quello tra i due artisti israeliani, e approdato l’anno scorso al primo, omonimo album: un disco caratterizzato dalla riuscita combinazione di differenti stili e colori musicali – jazz, folk contemporaneo, pop tradizionale -in una originale rilettura di canzoni classiche come “Willow Weep For Me”, “Bye Bye Love”, “You Don’t Know What Love Is”, “Good Morning Heartache”, tra le altre.

Poi, nella seconda parte della serata, sul palco di Berchidda piazza le tende Bombino con il suo desert blues. Goumar Almoctar, questo il nome all’anagrafe del chitarrista, è nato e cresciuto in Niger, ad Agadez, nel nord dell’Africa, nella tribù dei Tuareg Ifoghas, in lotta da secoli contro il colonialismo e l’imposizione dell’Islam più severo. Bombino si rifà alle sonorità tipiche degli anni Sessanta e Settanta, da Jimi Hendrix a Jimmy Page, inserendole in un contesto rock-blues di matrice americana arricchito da vocalismi in Tamasheq, la lingua Tuareg; le sue melodie elettrizzanti trasudano un groove irresistibile, una versione del blues densa e magmatica. Tre gli album all’attivo: “Agadez”, del 2011, seguito nel 2013 dall’acclamatissimo “Nomad” e quest’anno da “Azel”, registrato a Woodstock: un vero e proprio sogno diventato realtà per un artista che considera Jimi Hendrix e Carlos Santana tra le sue maggiori fonti di ispirazione. Con Bombino, oggi sul palco di Berchidda, saliranno Avi Salloway alla chitarra, calabash e voce, Youba Dia al basso e voce, e Corey Wilhelm al djembe.

Spenti i riflettori in piazza del Popolo, la vigilia di Ferragosto riserva un fine serata scoppiettante al Parco della Musica di Berchidda con le due formazioni del paese a base di fiati: la Banda Bernardo De Muro di Berchidda e la Funky Jazz Orkestra. La scaletta prevede una prima parte con la Funky Jazz Orkestra alle prese con la “Freesuite”, un’idea originale del suo direttore Antonio Meloni e di Paolo Fresu, incentrata su brani scelti prevalentemente dal repertorio del quintetto storico del trombettista, debitamente arrangiati e rivisitati su misura delle caratteristiche espressive e tecniche dei ventidue elementi della formazione berchiddese. Sarà poi la volta della Bernardo De Muro, la “storica” banda del paese, nata nel 1913, fucina per giovani talenti, compreso Paolo Fresu, che ancora undicenne ha mosso tra i suoi ranghi i primi passi nella musica. Previsti anche momenti in cui i due organici suoneranno insieme, e la partecipazione di solisti ospiti tra cui il trombonista Salvatore Moraccini e lo stesso Fresu.

Funky Jazz Orkestra (foto Roberto Cifarelli)

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Alborada e Paolo Fresu Banda B.Demuro 001 10.08.2009 (P.Ninfa) Mino Cinelu Bombino (m)

Paolo Fresu _2015 (ph © Roberto Cifarelli1905)

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Stefano Battaglia Trio (foto@Caterina Di Perri)04

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Uno dei sassofonisti più importanti della scena jazzistica internazionale tiene banco a Berchidda nella sesta giornata di Time in Jazz. Charles Lloyd è l’atteso protagonista della serata di domani (sabato 13) in piazza del Popolo, “palco centrale” del festival ideato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale (ma con appuntamenti sparsi anche in altri centri del nord Sardegna). Classe 1938, direttore musicale nel gruppo di Chico Hamilton e poi compagno di band di Cannonball Adderley nei primi anni Sessanta, Charles Lloyd ha guidato nella seconda metà di quel decennio una formazione storica (con un giovanissimo Keith Jarrett, tra gli altri membri) che ha registrato uno dei primi album jazz a vendere oltre un milione di copie (“Forest Flower”, 1967). Praticamente assente dalla scena jazz negli anni Settanta, il sassofonista compare invece in dischi dei Doors, dei Canned Heat e dei Beach Boys. Avvicinato dal pianista Michel Petrucciani nel 1981 riprende a suonare per due anni, per poi ritirarsi di nuovo. Torna a esibirsi occasionalmente nel 1987 e 1988, poi nel 1989 ricomincia a girare. Inizia anche a registrare per l’ECM, inaugurando una lunga serie di dischi in cui figurano musicisti come Bobo Stenson, Billy Hart, Billy Higgins, John Abercrombie, Brad Mehldau, Geri Allen, Zakir Hussain. Uscito lo scorso gennaio per la Blue Note, “I Long To See You”, la sua più recente fatica discografica, lo vede in compagnia, tra gli altri, del chitarrista Bill Frisell. Jason Moran al pianoforte, Harish Raghavan al contrabbasso e Eric Harland alla batteria sono invece i membri del suo quartetto di scena nel secondo set di domani (sabato 13) a Berchidda.

A precedere il concerto Charles Lloyd, la prima parte della serata, con inizio alle 21.30, propone una produzione originale del festival con l’inedito incontro tra due musicisti dalle diverse esperienze e provenienze artistiche: la pianista romana Rita Marcotulli, nome di primo piano della scena jazzistica italiana, e l’eclettico polistrumentista francese, con radici in Martinica, Mino Cinelu. Un duo che promette sorprese, sull’onda della vocazione alla sperimentazione e all’interplay che caratterizza entrambi. Partita da studi classici per approdare al jazz, Rita Marcotulli raggiunge presto il successo grazie al suo stile intimo e allo stesso tempo capace di amplificare le emozioni, che la porta a calcare le scene internazionali accanto a jazzisti come Jon Christensen, Palle Danielsson, Peter Erskine, Joe Lovano, Michel Portal, Enrico Rava, Pat Metheny, Billy Cobham. Originario della Martinica, Mino Cinelu è un artista dai molti talenti, come testimonia anche il lungo e prestigioso elenco delle sue collaborazioni, in studio di registrazione e sul palco, con artisti di ambiti diversi (jazz, funk, rap, electro, flamenco e pop) e del calibro di Miles Davis, Weather Report, Herbie Hancock, Sting, Lou Reed, Antonio Carlos Jobim, Brandford Marsalis, Cassandra Wilson, Dizzy Gillespie, Elton John, Gato Barbieri, Gil Evans, Kenny Barron, Laurie Anderson, Pat Metheny, Pino Daniele, Richard Galliano, Stevie Wonder, Wayne Shorter, Zucchero, per fare qualche nome. 

Rita Marcotulli arriverà all’appuntamento serale in piazza del Popolo reduce dall’altro impegno che la attende invece in mattinata, a mezzogiorno, nei pressi di Loiri San Paolo, sulla spiaggia di Porto Taverna, con il progetto BAM, acronimo ricavato dalle iniziali dei tre componenti dell’organico: l’eclettico contrabbassista pugliese Marco Bardoscia, il versatile quartetto d’archi Alborada (Anton Berovski e Sonia Peana ai violini, Nico Ciricugno alla viola e Piero Salvatori al violoncello) e appunto, Rita Marcotulli. Un progetto nato da un’idea di Bardoscia e della violinista Sonia Peana, e che si muove, originariamente, intorno a brani dello stesso contrabbassista e adattamenti studiati per questa formazione, per arrivare a composizioni della Marcotulli e del quartetto Alborada, lasciando spazio anche all’improvvisazione. Le diverse fonti musicali si fondono per dare spazio a qualcosa di nuovo, fresco e originale, tra sonorità macedoni, isolane e mediterranee, che emergono naturalmente e senza forzature, sottolineando l’essenza stessa di ogni componente: il quartetto d’archi svolge un ruolo di sostegno ai solisti e, al tempo stesso, è anche una terza entità musicale autonoma.

Nel pomeriggio il festival fa tappa a Telti, dove, alle 18.00, nella chiesa di Santa Vittoria, è di scena un altro nome di spicco della scena jazzistica italiana, Stefano Battaglia, con un programma di improvvisazioni al piano che, sotto il titolo “Questo ricordo lo vorrei raccontare”, ripercorre in musica l’opera del fotografo Mario Giacomelli (1925-2000), ispirata dai versi di poeti come Emily Dickinson, Franco Costabile, Cesare Pavese, Edgar Lee Master. Classe 1965, Stefano Battaglia è un pianista attento al suono e alla melodia: forte di una solida preparazione musicale che l’ha portato dapprima a mettersi in luce in ambito “classico”, conta un vasto curriculum di collaborazioni importanti e progetti propri, qualcosa come tremila concerti all’attivo e una discografia di oltre cento titoli che gli ha fruttato premi e riconoscimenti in patria e all’estero. Nel 2004 ha inaugurato la collaborazione con la prestigiosa etichetta tedesca ECM, che ha pubblicato cinque suoi album; i tre più recenti lo vedono alla testa del suo collaudatissimo trio, con Salvatore Maiore al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria, che anche il pubblico di Time in Jazz potrà apprezzare in concerto domenica pomeriggio a Tula, nella chiesa di Santa Maria di Coros (ore 18.00).

BAM (ph © Roberto Cifarelli) m Mino Cinelu 1 Rita Marcotulli (foto di Paolo Soriani) (2m) Stefano Battaglia (foto@Caterina Di Perri)01 (m)Charles Lloyd (2m)

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Terza giornata per Time in Jazz, il festival ideato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale, Berchidda, ma con tappe anche in altri centri del nord Sardegna, che  lunedì (8 agosto) ha aperto i battenti della sua ventinovesima edizione a bordo del traghetto della Sardinia Ferries e che prosegue fino al 16 agosto con un calendario fitto di eventi.

Oggi il programma si snoda attraverso una fitta serie di appuntamenti musicali, dal mattino a notte fonda, in piena sintonia con il tema degli Occhi, titolo e leitmotiv di questa edizione.

La giornata si apre alle 11.00, sul mare di Posada, alla Torre di San Giovanni: sotto il titolo “Cecità”, si presenta infatti una produzione originale di Time in Jazz ispirata all’omonimo romanzo di José Saramago che narra la storia di una misteriosa epidemia che rende ciechi uomini e animali di un intero paese. A dare voce e atmosfere sonore al libro dello scrittore portoghese (premio Nobel per la letteratura nel 1998), un originale terzetto che vede accanto alla tromba e al flicorno di Paolo Fresu e al bandoneon di Daniele Di Bonaventura l’attore friulano Giuseppe Battiston, che ha iniziato il suo cammino artistico in teatro per approdare presto al cinema. Al debutto sul grande schermo in “Italia-Germania 4-3” (1990) di Andrea Barzini, segue la collaborazione con Silvio Soldini, fra cui spicca il film “Pane e tulipani”, che gli vale il primo David di Donatello come miglior attore non protagonista nel 2000. Apparso sul grande schermo in film di Pier Giorgio Gay, Gianni Zanasi, Roberto Benigni, Peter Greenaway e Carlo Mazzacurati, tra gli altri, Giuseppe Battiston in teatro lavora diretto da registi come Roberto Andò, Giorgio Gallione e Mario Martone.

Nel pomeriggio, alle 18.00, Time in Jazz resta sulla costa nordorientale della Sardegna, per fare tappa allo Stagno della Peschiera nei pressi di San Teodoro, con un altro progetto originale del festival: il titolo, “Due per centotré e cinque“, allude alla somma dei tasti (duecentosette in tutto) degli strumenti a mantice dei due protagonisti del concerto, qui per la prima volta insieme: ancora Daniele Di Bonaventura con il suo bandoneon e Gianni Coscia, uno dei più grandi fisarmonicisti in attività. Classe 1931, l’ex avvocato alessandrino ha all’attivo esperienze e collaborazioni variegate: ha suonato con grandi musicisti italiani e d’oltre oceano, eseguito con orchestre la musica di Kurt Weill e Astor Piazzolla, partecipato alle registrazioni di dischi di Fabrizio De André (“Anime Salve”) e di Giorgio Conte, accompagnato cantanti come Gioconda Cilio, Maria Pia De Vito, Lucia Minetti, Milva. Da sempre dedito al jazz, ha improntato la sua ricerca al recupero e alla rivisitazione in chiave jazzistica della musica tradizionale, del suo retroterra culturale.

In un programma sul tema degli occhi non poteva mancare la giusta attenzione per gli artisti non vedenti: in serata infatti il compito di inaugurare la serie di appuntamenti sul “palco centrale” del festival in Piazza del Popolo, a Berchidda spetta al pianista americano Justin Kauflin, trent’anni compiuti da poco, ma con una carriera già quindicennale, che sarà al centro di due diversi atti. Il primo, alle 21.30, è la proiezione (forse solo per la seconda volta in Italia) di “Keep on keepin’ on”, il pluripremiato documentario diretto da Alan Hicks e prodotto nel 2014 da Quincy Jones, che racconta l’avvincente storia di Justin Kauflin e del suo mentore, Clark Terry, il grande trombettista scomparso un anno e mezzo fa che lo aveva inserito, giovanissimo, nel suo ensemble. Dal grande schermo al palco: al termine del film Justin Kauflin sarà al centro dei riflettori per un’avvincente concerto di piano solo, un’occasione da non perdere per apprezzare il talento del musicista di Silver Spring, non vedente dall’età di undici anni.

Intorno alla mezzanotte e trenta, dopoconcerto al Museo del Vino di Berchidda con il sestetto Triple Point: Daniela Pes (voce), Dora Scapolatempore (arpa), Paride Pignotti (chitarra), John Bramley (pianoforte), Filippo Mundula (contrabbasso) e Alessandro Ruocco (batteria). Si tratta del gruppo formato dai migliori allievi della scorsa edizione dei seminari jazz di Nuoro, l’iniziativa didattica che si tiene ogni estate, dal 1989, nel capoluogo barbaricino, e che rinnova così, ancora una volta, la sua collaborazione con il festival di Berchidda. A precedere l’esibizione, un appuntamento di rito a Time in Jazz: la presentazione (In collaborazione con le “Cantine del jazz”: Aini, Atlantis, CSM, Sas Seddas) della bottiglia di vino da collezione che ad ogni edizione riproduce sull’etichetta l’immagine grafica del festival.

Paolo Fresu _2015 (ph © Roberto Cifarelli1905)

Triple Point (2m)

Daniele Di Bonaventura (@Andreas Brugger)01 (m) Gianni Coscia (foto Chris Tribble - ECM) (m) Giuseppe Battiston

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Time in Jazz entra nel vivo della sua ventinovesima edizione: il festival ideato e diretto da Paolo Fresu, in programma fino al 16 agosto tra Berchidda e altri centri del nord Sardegna, propone domani (martedì 9) tre diversi concerti (tutti aperti gratuitamente al pubblico) in altrettante località .

Si comincia alle 11.00 a Mores, nella chiesa campestre di Santa Lucia, con il piano solo di Alessandro Di Liberto “Inner conversation”: un viaggio introspettivo nel quale il pianista cagliaritano, tra composizioni originali, classici della tradizione americana e momenti di improvvisazione totale, attraversa le tappe fondamentali del suo percorso musicale, dallo studio del jazz alle contaminazioni con altri generi musicali. Formatosi al corso di Jazz del Koninklijk Conservatorium de l’Aja, Alessandro Di Liberto si è trasferito in Olanda per circa dieci anni e ha fondato insieme al sassofonista tedesco Klaus Gesing un quartetto con cui si è esibito su alcuni dei più prestigiosi palchi d’Europa. Tornato in Sardegna si dedica all’attività didattica e di promozione della musica Jazz, sia al Conservatorio di Cagliari, sia come docente nei seminari di Nuoro Jazz. Sei gli album all’attivo, e numerosissime le collaborazioni a livello nazionale e internazionale con jazzisti come Jon Faddis, Flavio Boltro, Paolo Fresu, Maurizio Giammarco, Stefano Di Battista, David Linx, Bebo e Massimo Ferra, Peo Alfonsi, Roberto Gatto, Paolino Dalla Porta, tra gli altri. 

Il pomeriggio porta la carovana di Time in Jazz al Museo Archeologico di Ittireddu dove è di scena, alle 18.00, la cantante Ada Montellanico con “Abbey’s Road – Omaggio a Abbey Lincoln”. Ad affiancarla in questo progetto, il trombettista Giovanni Falzone e tre talenti emergenti del jazz italiano: Matteo Bertone al contrabbasso, Ermanno Baron alla batteria e Filippo Vignato al trombone. Autrice e interprete tra le più importanti e innovative della scena jazzistica italiana, Ada Montellanico in questo tributo mette in risalto la forza narratrice, il carattere africano e la trasgressività del mondo sonoro di Abbey Lincoln (1930-2010), iniziatrice di una nuova strada del jazz vocale oltre che attrice e attivista impegnata in seno alla comunità nera. Grande ricercatrice di repertori inusuali e originali, Ada Montellanico ha saputo realizzare una riuscita fusione tra lingua italiana, jazz e improvvisazione. Nel suo bagaglio di esperienze, collaborazioni con artisti come Jimmy Cobb, Lee Konitz, Paul McCandless, Enrico Pieranunzi, Enrico Rava, Fabrizio Bosso, Danilo Rea. È presidente della MIdJ, l’associazione nazionale dei musicisti jazz.

Reduce dal concerto inaugurale del giorno prima a bordo della nave della Sardinia Ferries in viaggio da Livorno al porto sardo di Golfo Aranci, il duo Musica Nuda di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti chiude la giornata di domani (martedì 9) in concerto alle 21,30 a Calangianus, nella chiesa di Santa Giusta. Sulle scene da tredici anni, con un bagaglio di oltre mille concerti, sei dischi in studio, due live, un dvd e una serie di premi e riconoscimenti (tra cui la “Targa Tenco” nel 2006 nella categoria interpreti), il riuscito sodalizio artistico della cantante e del contrabbassista si muove con originalità tra jazz, canzone d’autore, rock e musica classica, caratterizzandosi da sempre per freschezza e energia, a partire dal primo album “Musica Nuda” del 2004, passando attraverso le numerose collaborazioni con musicisti del calibro di Stefano Bollani, Erik Truffaz, Gianluca Petrella, fino all’ultimo lavoro “Little Wonder” uscito lo scorso anno.

Ada Montellanico (2m) foto Laurenzi Alessandro Di Liberto_SAR6821 (m) Giovanni Falzone - Foto di ANDREA BOCCALINI

PETRA MAGONI e FERRUCCIO SPINETTI Eutropia Festival Citta' dell'Altra Economia Roma 25 Luglio 2014

 

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Un agosto caldo, caldissimo con i suoni che arrivano dall’Africa, come fossero trasportati dal vento sahariano.5 appuntamenti imperdibili con le stelle internazionali della world music protagoniste dell’estate in Sardegna, un viaggio tra i suoni del mondo di Musicalista, l’agenzia di booking che si occupa della promozione delle culture musicali radicate nella tradizione ma rilette in chiave world.

Si parte il 6 agosto con il padre dell’afrobeat Tony Allen, in concerto al Parco comunale di Baratili San Pietro, ore 21.30, nell’ambito del Dromos Festival. Ad accompagnare il batterista di origini nigeriane ci sarà la bellissima cantante e attrice francese Audrey Gbaguidi, originaria del Togo e del Benin, autrice di sonorità che mescolano con raffinatezza hip hop ed elettronica. Artista di confine e apripista fondamentale per tutta la musica africana di nuova generazione,  a Tony Allen si deve l’influenza della musica africana nello sviluppo delle sonorità occidentali. Per 15 anni direttore d’orchestra e batterista di un gigante come Fela Kuti, “lo stregone di Lagos” presenterà il nuovo album “Film of life”, il suo decimo disco da solista, una retrospettiva sulla sua carriera, a cui hanno partecipato musicisti del calibro di Damon Albarn e Manu Dibango. Per creare “Fim of life”, l’ultimo capolavoro, Tony non si è accontentato di vivere di rendita, ha rimescolato le carte affidandone la produzione ad un giovane trio francese, The Jazzbastards, rimettendosi in gioco. Il risultato lo ricolloca con freschezza  al centro della storia della musica.

Si prosegue, dal 14 al 16 agosto, con i 3 appuntamenti con Bombino al Festival Time in Jazz 2016. Il bluesman tuareg più amato dal pubblico e dalla critica italiana presenterà i brani di “Azel”, il suo terzo album uscito il 1° aprile 2016: il 14 agosto  a Berchidda (SS), Piazza del Popolo, ore 23.00; il 15 agosto, di mattina presso la Chiesa di Santa Caterina, sempre a Berchidda, per un evento speciale in compagnia di Paolo Fresu e Amadou; e il 16 agosto ad Argentiera, Sassari, per Time in Sassari, consueto prolungamento di Time in Jazz in territorio sassarese. 

Sempre nell’ambito del Festival Time in Jazz 2016, il 15 agosto a Berchidda a Piazza del Popolo, alle ore 23.00, si esibiranno Amadou&Mariam, originari del Mali, esponenti dell’african blues e pop star del circuito globale della world music. Si sono conosciuti e innamorati suonando insieme in un istituto per non vedenti a Bamako. Hanno perso la vista perché le condizioni sanitarie del Mali non hanno permesso diagnosi e cure tempestive. Questa coppia da favola della musica africana ha un’energia travolgente e uno stile inconfondibile basato su contaminazioni tra musiche tradizionali maliane e chitarre rock, violini siriani, trombe cubane e altri strumenti tradizionali di Egitto, Colombia, e India.

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Foto Antonello Salis

E’ in programma a fine agosto, a Siddi, l’11ª edizione di “Appetitosamente, festival regionale del buon cibo”.Un evento curato dal comune di Siddi e dalla cooperativa Villa Silli, con la collaborazione della Compagnia barracellare e dei cittadini di Siddi, e patrocinato dalla Regione Sardegna. L’organizzazione generale e la direzione artistica è affidata al comune di Siddi e alla Cooperativa Villa Silli.

Tre giorni dedicati alle produzioni di qualità con gli incontri, le proiezioni, le mostre d’arte, i concerti, i laboratori, la mostra mercato, le degustazioni, i percorsi e i convivi.

Cibo e viaggio è il tema scelto per l’edizione 2016, occasione per ragionare del viaggio come scoperta. Di persone, territori, culture, modi di vivere, suoni, profumi, identità, gusti, abitudini alimentari, cibi. Viaggio come esperienza di vita. Opportunità che possa aiutarci ad osservare le persone e le situazioni da nuovi punti di vista, permettendo di aprirci al confronto, alla condivisione, al dialogo, all’assaggio. Alla riscoperta del piacere di stare a tavola assieme. Viaggio come movimento, anche del cibo. Attraverso lo spazio, le epoche, i secoli, i luoghi, le persone, le tradizioni, la parola.

Poche cose parlano della cultura di un popolo, della sua essenza più autentica, quanto il cibo. E il viaggio aiuta a scoprirlo.

Il cibo parla le lingue dei popoli, ne esprime l’essenza più autentica.

Il viaggio traccia le strade che li avvicina.

Come ogni anno, spazio a concerti imperdibili e a tanti altri incontri culturali in una dimensione raccolta e contemplativa.

A breve saranno resi noti tutti i dettagli del programma della manifestazione e l’ospite d’onore che si esibirà nel suggestivo scenario della Tomba dei Giganti Sa Domu de s’Orcu nella serata di Sabato 27 agosto, alle 19.00, per Speciale Appetitosamente, Cibo per lo Spirito.

E ancora, domenica 28 agosto lo stesso contesto della Tomba dei Giganti Sa Domu de s’Orcu accoglierà alle 6.30 della mattina un altro appuntamento ormai di rito per gli appassionati del Festival di Siddi: Colazione da… l’Orco. Al primo sorgere del sole sarà quest’anno Antonello Salis, con la sua fisarmonica, a reinterpretare in musica i silenzi della giara, delle grandi pietre e delle antiche divinità.

Al termine, come di consueto, gli ospiti saranno confortati da una ricca e arcaica colazione.

Siddi è un borgo rurale che sorge nel cuore della Marmilla, terra di morbide colline, di altipiani basaltici, di grandi lecci, di ulivi secolari, di mandorli, di vigneti, di campi coltivati, di monumenti.

Il Festival siddese, ogni anno con il filo conduttore di un tema diverso, racconta, produce e offre le sue produzioni enogastronomiche, le sue risorse culturali e ambientali, le sue attività artigianali, le persone, i luoghi, l’identità della Marmilla.

Fra i numerosi ospiti del Festival negli anni precedenti, si menzionano: gli artisti Vinicio Capossela, Noa, Nicola Piovani, Stefano Bollani, Paolo Fresu, Gavino Murgia, Gene Gnocchi, Rossella Faa, Piero Marras, Elena Ledda, i tenores di Neoneli, Simone Pittau e l’orchestra da Camera della Sardegna, Pinuccio Sciola, gli scrittori e i giornalisti Serge Latouche, Alfredo Antonaros, Filippo Solibello, Nello Rubattu, Michela Murgia, Paolo Maccioni, Paolo Fadda, Marcello Fois, Vito Biolchini, Giacomo Serreli; gli antropologi Alessandra Guigoni, Giulio Angioni; gli esperti di cibo Piero Sardo, Giovanni Assante, Francesca Argiolas, Enzo Biondo, Corrado Casula, Francesca Baldereschi, Raffaella Ponzio, Gerardo Piras, Giuseppe Izza, Gianmario Mallica, Francesca Argiolas; gli chef internazionali Roberto Petza-Italia, Tomaz Kavcic–Slovenia, Noda Kotaro–Giappone, Jose Carlos Garcia-Spagna, Jane Narak-Thailandia, Angelina Anyango Opondo-Kenia; gruppi etnici provenienti da India, Argentina, Messico, America, Ucraina, Lettonia, Armenia, Serbia, Slovacchia, Grecia, Portogallo, Sicilia, Sardegna… e tanti altri.

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Paolo Fresu 09 (@Roberto Cifarelli) 07 (m) Raffaele Casarano e Mirko Signorile (foto Roberto Cifarelli) mGiuliano Sangiorgi (2m)

Venerdì a Berchidda si saluta l’arrivo dell’estate con la quinta edizione di “La prima rondine”, l’appuntamento musicale di inizio stagione ideato e organizzato dall’associazione culturale Time in Jazz (titolare dell’omonimo festival che a metà agosto spegnerà ventinove candeline). Riflettori e microfoni accesi alle 21.00, sul palco allestito all’esterno del Centro Laber, l’ex caseificio del paese ai piedi del monte Limbara trasformato in luogo di produzione e promozione dell’arte, della musica e della cultura.

La prima rondine” prende il volo da un’idea essenziale: fare incontrare musicisti di ambiti e registri espressivi differenti, il jazz, la canzone d’autore, il pop più raffinato, per dare vita a un evento originale. Uno schema che nelle precedenti occasioni ha visto l’enfant du pays Paolo Fresu, jazzista di fama mondiale nonché fondatore e guida di Time in Jazz, dialogare di volta in volta con un ospite diverso: Gaetano Curreri nel 2012, l’anno dopo Niccolò Fabi, nel 2014 Paola Turci e il duo Musica Nuda di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, quindi Raphael Gualazzi dodici mesi fa. Stavolta a planare sul palco di Berchidda insieme all’eclettico trombettista è Giuliano Sangiorgi, artista in cui si fondono perfettamente forza interpretativa, sensibilità artistica e talento compositivo. Ad accompagnare Paolo Fresu e il cantante, polistrumentista e autore salentino, leader e fondatore dei Negramaro, ci saranno due jazzisti di talento e versatilità, anche loro pugliesi come Sangiorgi: il sassofonista Raffaele Casarano e il pianista Mirko Signorile, da anni insieme nel quartetto Locomotive, intestato al primo, e poi in duo.

Una particolare corrispondenza artistica, umana e “geografica” intercorre fra i protagonisti dell’evento che, dopo varie collaborazioni incrociate, venerdì si ritroveranno insieme sul palco di Berchidda (dopo un episodico precedente di un paio d’anni fa). Paolo Fresu, oltre ad aver scritturato Raffaele Casarano nella scuderia della sua etichetta discografica, la Tuk Music, ha ispirato al sassofonista salentino la creazione del Locomotive Jazz Festival di Sogliano Cavour, suo paese natale, sul modello del Time in Jazz di Berchidda. Anche il percorso di Giuliano Sangiorgi si è incrociato con quello di Fresu in varie occasioni, a partire dal contributo del trombettista come special guest nel brano “Solo per te”, inserito nel pluripremiato album dei Negramaro “Mentre tutto scorre” (certificato “multiplatino”, presente per ben 83 settimane consecutive nella classifica dei dischi più venduti d’Italia, oltre che in quella dei dischi più belli di sempre stilata da “Rolling Stone”), fino a più recenti duetti dal vivo: memorabile quello che li ha visti interpretare “Felicità” in onore di Lucio Dalla nel concerto che si è tenuto in Piazza Maggiore a Bologna (e trasmesso in diretta televisiva su RAI UNO) il 4 marzo del 2013, a un anno esatto dalla scomparsa del grande cantautore felsineo. Diverse le collaborazioni pure tra Sangiorgi e Casarano, entrambi salentini, che hanno confermato la loro affinità anche attraverso l’apparizione del cantante in due dischi del sassofonista per la Tuk (“Argento”, del 2010, e “Noé”, del 2013).

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Seminari Nuoro Jazz 2015 - lezione

Dal 23 agosto al 2 settembre ritorna il Seminario Nuoro Jazz, i corsi organizzati dall’Ente Musicale di Nuoro, una delle iniziative più consolidate ed apprezzate nel panorama della didattica jazzistica nazionale. Ancora una volta, la 28ª, saranno undici giornate dense di impegni, tra lezioni teoriche e pratiche, prove aperte di gruppo e musica d’insieme, sotto l’insegnamento di un corpo docente formato da musicisti di vaglia della scena jazzistica nazionale con il coordinamento del pianista Roberto Cipelli (al suo terzo anno al timone del seminario ideato nel 1989 da Paolo Fresu e dalla compianta Antonietta Chironi).

Insieme ai corsi, come sempre ospitati dalla Scuola Civica di Musica “Antonietta Chironi” (in via Mughina), ritorna anche il consueto Festival Nuoro Jazz che ogni sera fa da gustoso corollario alle attività didattiche; un cartellone di concerti con fulcro nel capoluogo barbaricino ma con appuntamenti anche in quattro centri della sua provincia: Oliena, Onanì, Orosei e Posada.

Il programma del Seminario e della rassegna concertistica verranno illustrati alla stampa martedì 21 giugno al Palazzo Civico di Nuoro, in via Dante, 44. All’incontro con i giornalisti, con inizio alle 10,30, parteciperanno il sindaco di Nuoro Andrea Soddu, l’assessore comunale alla cultura Sebastian Cocco, il presidente dell’Ente Musicale di Nuoro Angelo Palmas e il direttore artistico Roberto Cipelli.

La ventottesima edizione del Seminario Nuoro Jazz è organizzata con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato alla Cultura e Assessorato al Turismo) e della Fondazione di Sardegna, con la collaborazione delle Amministrazioni Comunali di Nuoro, Oliena, Onanì e Posada, dell’associazione culturale Casa Cabras di Orosei, della Casa Manconi di Nuoro, del festival di Aix-en-Provence, dei seminari Siena Jazz, della cooperativa LARISO e il C.E.S.P. di Nuoro, dell’associazione i-Jazz, del Premio “Massimo Urbani” di Camerino (Macerata), del C.T.S. Viavai di Nuoro, del Locomotive Jazz Festival di Sogliano Cavour (Lecce) e di De.sa.crè (Design Sartoriale Creativo Ecosostenibile) di Nuoro.