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Il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana, la scorsa settimana ha inviato una lettera al presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, sulla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale relativa ai progetti di Impianti Solari termodinamici denominati “Gonnosfanadiga” e “Flumini Mannu” da realizzarsi nel sud della Sardegna ex art. 5 comma 2, lettera c bis legge 400/88.
Gent.mo Presidente,
In data 10 Ottobre 2016 e 9 giugno 2017, presso la Presidenza del Consiglio in Roma, si sono svolte due Riunioni Istruttorie, indette dal Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo (Ufficio per la concertazione amministrativa e il monitoraggio), nell’ambito dei procedimenti di VIA inerenti rispettivamente la realizzazione di due Centrali Termodinamiche solari (CSP ) di 55 Mwe, denominate la prima “Flumini Mannu” (Comuni di Villasor e Decimoputzu) e la seconda “Gonnosfanadiga” (Comuni di Gonnosfanadiga, Guspini e Villacidro).
L’attivazione della procedura presso il Consiglio dei Ministri è stata richiesta dal MATTM, come previsto dall’ex art. 5, comma 2, lettera c bis, della legge 23 agosto 1988 n.400, che prevede il deferimento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per una complessiva valutazione, nei casi di espressioni contrastanti emerse da Amministrazioni a diverso titolo competenti per la definizione di atti e provvedimenti. Nei due casi in questione i pareri negativi di Compatibilità Ambientale alla realizzazione dei due impianti espressi dal MIBACT, dalla Regione Sardegna, dalle Amministrazioni comunali nei cui territori ricadono le CSP risultavano in esplicito contrasto con il giudizio positivo formulato dalla CTVIA, espressasi per conto del MATTM.
Nel corso delle riunioni il Ministero dei Beni Culturali, la Regione Sardegna e i Sindaci dei Comuni interessati hanno avuto modo di esporre, presentando agli atti anche relazioni e filmati, documentate critiche ai due progetti e le motivazioni che giustificano la loro ferma opposizione alla realizzazione delle due CSP.
In particolare è stato evidenziato l’abnorme consumo di terreno agricolo (oltre 500 ha) e l’effetto devastante sulla componente suolo, il consumo indiscriminato ed abnorme di risorse idriche (oltre 300.000 mc/anno dichiarati per la sola pulizia degli specchi), impatti entrambi esiziali per l’economia di una Regione come la Sardegna afflitta da penuria di suoli fertili e minacciata da ricorrente siccità. Sono stati richiamati dai partecipanti i contenuti delle numerose Osservazioni che denunciavano le irreversibili e negative alterazioni di tutte le matrici ambientali, gli impatti negativi sugli habitat e sugli ecosistemi, gli inevitabili danni ai sistemi idrici presenti nel sottosuolo e in superficie (opere in c.a. di sola fondazione: circa 20.966 pali profondi dai 5 ai 30 mt. e 10.000 mq di platea alta 1,5 mt. Impatti di analogo segno negativo deriverebbero al Paesaggio, alla Cultura e alla Economia delle aree interessate dalla realizzazione degli impianti.
In sintesi può dirsi che l’opposizione alla realizzazione dei Progetti trae le sue logiche fondamenta dalla dimostrata non sostenibilità ambientale dei due progetti.
Concorrono inoltre a giustificare tale esplicito contrasto gli alti costi sociali che conseguirebbero agli interventi. I terreni interessati dagli impianti, sui quali la società proponente non dimostra di avere alcun titolo, sono infatti attualmente utilizzati da agricoltori ed allevatori, che si vedrebbero d’improvviso e coattivamente privati, mediante il ricorso all’istituto dell’esproprio a beneficio di privati, delle fonti da cui traggono sostentamento da generazioni. Anche per tale motivo gli impianti hanno visto crescere e consolidarsi una radicale e corale opposizione da parte delle popolazioni locali, sfociata in molteplici manifestazioni e pubbliche assemblee di protesta. Tale dissenso è stato peraltro reso esplicito e condiviso a livello politico locale e regionale attraverso molteplici Delibere dei Comuni e del Consiglio Regionale.
E’ appena il caso di ricordare che la Sardegna ha fornito un contributo tra i più elevati fra le Regioni italiane alla diffusione delle FER, sacrificando ampie porzioni del proprio territorio in termini di incidenza superficiale per le estese aree impegnate da impianti solari ed eolici, tanto da riuscire ad assicurare nel 2015, secondo il Rapporto Terna, oltre il 31% del fabbisogno di energia elettrica con fonte rinnovabile e quindi con un saldo ampiamente positivo rispetto agli obiettivi fissati dal burden sharing per il 2020. Né è stato sottaciuto il costo in termini di inquinamento e disoccupazione attuale, diretta conseguenza di fallimentari politiche nazionali in materia di energia ed indirizzi industriali, che hanno lasciato in eredità la presenza di ben 5 SIN e un modello produttivo in totale disfacimento.
Nonostante ciò resta comunque confermata la determinazione a voler ulteriormente contribuire all’utilizzo delle FER, ma secondo modalità che non siano dettate da interessi speculativi. Generazione diffusa, Risparmio energetico, Autoproduzione ed Autoconsumo, lncentivi all’autosufficienza energetica dei piccoli centri, sono questi gli obiettivi posti dalla Regione a fondamento del PEARS 2015-2030, che rigetta in modo esplicito la politica dei megaimpianti, quella della speculazione energetica e il sacrificio di territori che ne è diretta e logica conseguenza.
E’ stato in conclusione da più parti evidenziato che il Parere Positivo di compatibilità ambientale emesso dalla CTVIA non appare supportato da adeguate motivazione tecniche, le analisi in esso presenti risultano superficiali, sottovalutano o ignorano i contenuti delle molteplici e documentate Osservazioni pervenute nel corso dei procedimenti, sposa in acritico appiattimento le tesi della Società proponente, formula infine Prescrizioni inattuabili e prive di ogni validità tecnica.
In ragione dunque dei contenuti emersi nel corso delle due Riunioni istruttorie, che hanno visto confermate, giustificate e rafforzate le concordi valutazioni da parte dei rappresentanti del MIBACT, della Regione e delle Amministrazioni Comunali, e in manifesta antitesi alla isolata e incomprensibile posizione del MATTM, si chiede alla Presidenza del Consiglio di procedere nel più breve tempo possibile ad emettere l’atteso giudizio di valutazione complessiva dei due impianti.
Si esprime nel contempo il fermo e pieno convincimento che tale giudizio non possa che assumere una formulazione negativa, in considerazione della dimostrata non sostenibilità ambientale, sociale ed economica degli impianti proposti, dei devastanti impatti ambientali negativi per un territorio a vocazione agricola e delle macroscopiche criticità emerse dall’analisi dei progetti nel corso dei due procedimenti, affinché i legittimi proprietari delle aree interessate possano riprendere serenamente a pensare al futuro delle loro attività agricola e possano, eventualmente, migliorare e investire sulle proprie aziende. La richiesta di urgenza e l’istanza di una manifestazione negativa di giudizio di VIA trovano piena legittimità nei numerosi Pareri Negativi già espressi dal Mibact e dalla Regione Sardegna e sono sostenuti dalle unanimi volontà delle Comunità isolane, che chiedono il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione delle popolazioni locali, che da oltre 4 anni vivono il trauma di una possibile violenza ambientale al loro territorio, di una perdita delle proprie risorse alimentari a vantaggio della speculazione privata, del compimento di un destino in aperto contrasto con quei valori identitari e culturali in cui credono e ai quali non intendono rinunciare nell’interesse delle generazioni che seguiranno.
Confidando nell’adozione di un sollecito provvedimento si porgono distinti saluti.
Il Presidente
Emiliano Deiana