4 November, 2024
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Un servizio del TG della RAI di Bolzano in lingua ladina che racconta la modifica dello statuto del Trentino Alto Adige nel senso della migliore tutela della lingua minoritaria. Così, sul suo profilo Facebook, Francesco Sanna ha commentato la notizia dell’approvazione della Convenzione con la RAI, concessionario del servizio pubblico, da parte del Consiglio dei ministri.

«Potrebbe essere così, solo in sardo al posto del ladino, un futuro servizio di RAI Sardegna. ll Consiglio dei ministri presieduto da Paolo Gentiloni ha approvato la Convenzione che regolerà il servizio pubblico RAI per i prossimi 10 anni.

Dopo gli ordini del giorno di Camera e Senato, all’articolo 3 della Convenzione, per la prima volta tra gli obblighi della RAI quale concessionario del servizio pubblico, vi è la produzione radiofonica, televisiva e multimediale in lingua sarda.

Con le norme di attuazione dello Statuto speciale che attribuiscono alla Regione l’integrale competenza in materia linguistica – ha concluso Francesco Sanna -, un risultato importantissimo di questa legislatura.»

«Per la prima volta il testo del contratto di servizio della Rai contiene sin dalla proposta del governo il riconoscimento del sardo tra le lingue minoritarie per le quali il sistema pubblico deve prevedere produzioni dedicate» ha scritto in un post sulla sua pagina Facebook il senatore del PD Silvio Lai.

«Nello scorso contratto di servizio era stato un emendamento dei senatori sardi e del vice presidente Margiotta ad introdurlo nel testo del contratto di servizio in sede di approvazione della commissione di vigilanza. Poi qualche settimana fa un ordine del giorno al Senato approvato dal Governo, ha rafforzato la strada.

Ma vederlo già nel testo del Governo è certamente un passo essenziale di cui va dato merito sia alla nostra presenza nel CdA Rai e in vigilanza che allo stesso governo. Il risultato è ancora più importante se si considera che le altre lingue previste sino ad ora erano frutto di impegni legati a trattative internazionali e alla tutela di lingue di comunità straniere del nostro territorio.

Ora occorre vigilare perché i passaggi successivi non ridimensionino questo successo nelle commissioni parlamentari competenti e soprattutto perché vengano rese disponibili le risorse economiche necessarie per dare attuazione a questo riconoscimento. Di fondo però occorre una strategia e la regione ne è un soggetto determinante. Sul piano della produzione culturale il nodo da sciogliere è se si va verso un semplice potenziamento di ciò che già si fa con l’attuale convenzione finanziata dalla regione con 300mila euro l’anno, qualche trasmissione radiofonica e televisiva, oppure se invece si coglie l’opportunità del digitale costruendo un palinsesto completo attraverso l’istituzione di una terza rete bis a carattere regionale. Un palinsesto fatto di informazione di spettacolo, di cultura e di politica interamente in sardo capace di supportare la scelta politica di una nuova primavera della nostra lingua.

Ora spetta alla regione Sardegna cogliere appieno questa opportunità perseguita per anni e adesso ottenuta – ha concluso Silvio Lai -, sviluppando un’idea strategica meritevole di stare tra i punti qualificanti del rapporto tra stato e regione, per darne il giusto valore e ottenere risorse adeguate.»

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Nasce un nuovo comitato per l’istituzione di una nuova provincia del Sulcis Iglesiente. Il dibattito sulla riforma degli enti locali negli ultimi mesi si è fatto sempre più acceso ed è stato rinvigorito dalla decisione della Giunta regionale di istituire a Cagliari una sede operativa della neonata provincia del Sud Sardegna, presentata dall’assessore regionale degli Enti locali Cristiano Erriu e dall’amministratore straordinario della provincia del Sud Sardegna Giorgio Sanna.

La schiacciante vittoria del NO al referendum sulla riforma costituzionale, con la crisi di governo con le successive dimissioni del Premier Matteo Renzi e l’elezione di un nuovo governo guidato dall’ex ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ha portato alla bocciatura del progetto di riforma del sistema delle autonomie locali che prevedeva la cancellazione delle province. La Sardegna, lo ricordiamo, aveva fatto da apripista il 6 maggio 2012, cancellando con i 5 referendum abrogativi regionali, le province di Carbonia Iglesias, del Medio Campidano, dell’Ogliastra e di Olbia Tempio. In quella occasione votarono 525.661 sardi, il 35,51% degli aventi diritto, con il 65,98% di Sì. Nel Sulcis Iglesiente si recarono alle urne 37.807 dei 119.898 elettori aventi diritto, il 31,53%. Successivamente, il 4 febbraio dello scorso anno, il Consiglio regionale ha approvato la legge 2 di riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna che ha istituito la città metropolitana di Cagliari e una quarta provincia, quella del Sud Sardegna, che si è aggiunta alle tre province “storiche” rimaste in vita: Sassari, Nuoro e Oristano. La provincia del Sud Sardegna include un territorio vastissimo che si estende dall’estremo confine sud occidentale all’estremo confine sud orientale dell’Isola, fino alle parti più meridionali della Barbagia. Complessivamente 107 Comuni che hanno storia ed interessi profondamente differenti tra loro e costituiscono una vasta area della Sardegna per niente omogenea, come invece dovrebbe essere un ente intermedio.

Il 4 dicembre, nella consultazione per il referendum costituzionale, in Sardegna hanno votato 859.158 elettori di 1.375.735 aventi diritto, con 616.791 No (72,22%) e 237.280 Sì (27,78%). Una stragrande maggioranza dei sardi, con il voto, ha deciso che la Costituzione non va cambiata e, conseguentemente, che le province non devono essere cancellate. I numeri, dunque, dicono che le quattro province sarde sono state abolite per volontà di circa il 24% dei sardi (il 65,98% del 35,51% dei votanti ai referendum regionali del 6 maggio 2012), mentre il 72% del 62,45% degli elettori che il 4 dicembre si sono recati alle urne per votare i referendum costituzionali, quasi il 45% dei sardi, hanno deciso che le province devono restare in vita.

In questo acceso dibattito, creato intorno al ruolo delle province e ai numeri, si inserisce l’iniziativa di un gruppo di cittadini che stamane ha presentato, nella sala riunioni del Bar Centrale 38, a Carbonia, il Comitato per l’istituzione di una nuova provincia del Sulcis Iglesiente e per il decentramento degli uffici e dei servizi pubblici regionali e statali, al fine di proporre la modifica della legge regionale n. 2 del 4 febbraio 2016 sul “riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna”, attraverso una proposta di legge regionale di iniziativa popolare, con una raccolta di 15.000 firme. All’incontro era presente Gianfranco Trullu, sindaco di Perdaxius e presidente dell’Unione dei Comuni del Sulcis.

Al termine del breve incontro, abbiamo intervistato uno dei promotori, Mauro Pistis.

  

 

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«La decisione del ministro delle Politiche agricole di destinare poco più di 3 milioni e mezzo, attraverso il bando Agea, ai produttori lattiero caseari strozzati dal calo vertiginoso dei prezzi Pecorino romano, senza attuare tutte le misure strutturali, non risolverà certo la crisi delle campagne. Di più. Non contribuirà sicuramente a ridurre le eccedenze né tantomeno aumenterà il prezzo del latte o darà nuove speranze ai produttori isolani.»

Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, commenta così le risorse previste per il comparto agro-zootecnico nel pacchetto degli interventi Agea.

«Una cifra irrisoria rispetto a quanto promesso dal ministro, che si era impegnato a raddoppiare la quota destinata al Pecorino romano. Un brutto segnale per l’agricoltura sarda che lascia presagire una ripresa ancora lontana per il mondo delle campagne. La pochezza di interventi economici messi in campo palesa lo scarso peso politico dell’esecutivo isolano. La solita elemosina, che fa male il doppio perché elargita dopo le passerelle del premier Paolo Gentiloni. In questo scenario, si registra l’assenza di una strategia messa in campo dalla Giunta regionale, incapace di portare il malcontento della categoria a livello nazionale e adottare un piano che si concentri principalmente sul soddisfacimento del mercato isolano, puntando sul valore aggiunto delle produzioni sarde. Non si intravedono – conclude Gianluigi Rubiu – misure efficaci per sostenere un settore in forte crisi e ridare speranza agli imprenditori agricoli della Sardegna.»

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Si è svolto stamane, nel palazzo di Viale Trento, a Cagliari, un incontro tra il consulente della Presidenza della Regione, Gianluca Serra, e il Capo di gabinetto dell’assessorato dell’Industria, Simone Atzeni – in rappresentanza del presidente Pigliaru e dell’assessore Maria Grazia Piras – i sindacati e le RSU della Keller di Villacidro. Nel corso dell’incontro, sono state ripercorse le tappe della vicenda Keller ed è stato riassunto quanto fatto dalla Giunta negli ultimi tre anni per creare le condizioni di un eventuale rilancio produttivo dello stabilimento di Villacidro grazie all’intervento di un investitore privato.
La questione Keller è fra le tre grandi questioni industriali sarde che il presidente Pigliaru ha inserito nel dossier consegnato sabato scorso al premier Paolo Gentiloni. La vicenda sarà esaminata e discussa nel corso di un incontro che si svolgerà la prossima settimana a Roma con rappresentanti di Palazzo Chigi.
La Regione auspica che venga dato seguito ai percorsi disegnati nei mesi scorsi per una soluzione che ponga le basi per la riapertura della fabbrica ed è convinta che ci siano le condizioni perché il lungo lavoro fatto fino a oggi, e ampiamente condiviso dai lavoratori, non vada perduto.

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Il consigliere regionale di Forza Italia Edoardo Tocco esprime soddisfazione per la sottoscrizione del Patto per Sant’Avendrace sottoscritto venerdì nell’incontro tra il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e il presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni.

«Nessun trionfalismo, ma è assurdo sminuire i segnali finalmente positivi per far uscire dall’anonimato questo pezzo di Cagliari. Speriamo che non siano solo passerelle – dice Edoardo Tocco, già presidente di circoscrizione e componente dell’assemblea civica -. Auspichiamo che non siano progetti calati dall’alto, ma ci sia una concertazione con la popolazione. Non più area periferica della città, certo. Nel disegno di riqualificazione sarà importante concentrare l’attenzione sulla viabilità, con una serie di opere utili per gli abitanti. Nessun stravolgimento sull’attuale assetto. Un piano che possa davvero rappresentare la rinascita per tutta la zona.»

«Occorre partire dalle aree in stato di abbandono, è il caso del mercato ortofrutticolo che, da cuore pulsante dell’economia agricola isolana, è diventato un contenitore da riconvertire – aggiunge Edoardo Tocco -. C’è poi da definire la cessione dell’area militare tra via Simeto e viale Elmas, con un patrimonio utile a realizzare un’opera pubblica essenziale per la città. Nel quartiere si registra la carenza di servizi sanitari. Sarebbe opportuno un confronto per la costruzione di un poliambulatorio. La speranza è che Sant’Avendrace possa avere un nuovo volto. Nel quartiere ricadono diversi uffici regionali e non solo. Intanto, con i finanziamenti possono trovare spazio le strutture sportive dell’area tra via San Paolo e via San Simone, con il palasport atteso da tempo e i campi per calcio, rugby e football. Occorre riqualificare il vecchio mulino Costa. Senza poi tralasciare – conclude Edoardo Tocco – la grande necropoli di Tuvixeddu sino ad arrivare a Tuvumannu, con la zona di via Castelli e dintorni che attende servizi all’avanguardia.»

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La RSU Eurallumina questa mattina ha incontrato il ministro della Coesione territoriale e del Mezzogiorno Claudio De Vincenti, a Cagliari, come annunciato venerdì scorso durante la visita del presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni, per verificare lo stato di attuazione del Patto per la Sardegna. All’incontro, ha partecipato anche il prefetto di Cagliari, Giuliana Perrotta.

I rappresentanti dei lavoratori hanno illustrato al ministro, con il quale hanno avviato continue interlocuzioni fin dalla visita a Carbonia, alla Grande miniera di Serbariu, per la firma del Piano Sulcis, quando ricopriva l’incarico di sottosegretario di Stato del ministero dello Sviluppo economico, le ultime fasi e l’attuale stato del percorso autorizzativo del progetto di riavvio produttivo dello stabilimento Eurallumina di Portovesme, dopo la conferenza dei servizi, conclusasi con 23 pareri favorevoli e uno contrario, quello del soprintendente del Mibact, dichiarato non vincolante, e gli hanno consegnato un documento al riguardo.

La RSU ha ribadito al rappresentante del Governo che tutti gli accordi, protocolli e impegni ufficiali, sottoscritti a tutti i livelli istituzionali, rafforzati da 23 pareri favorevoli in conferenza dei servizi «devono portare al definitivo via libera autorizzativo, per la ripresa produttiva del primo anello della strategica filiera dell’alluminio». 

«Il ministro Claudio De Vincenti – sottolinea la RSU in una nota -, nel pieno rispetto delle competenze di chi esercita un mandato pubblico, ha confermato quanto già espresso dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, nel recente  incontro con la regione, assessore regionale dell’Industria Maria Grazia Piras e il rappresentante della Rusal Yakow Itskov, sulla confermata volontà di sostenere la prospettiva del riavvio.»

 

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Si è tenuto stamattina al Liceo Siotto di Cagliari, l’incontro di firma di un Protocollo d’intesa tra il comune di Cagliari e il Governo per mettere a disposizione 18 milioni di euro per la riqualificazione del quartiere di Sant’Avendrace. L’accordo è stato sottoscritto dal presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni con il sindaco Massimo Zedda, alla presenza dei rappresentanti del mondo della comunicazione, dei vertici scolastici e degli studenti che hanno affollato la capiente aula magna.

«Quest’estate – ha ricordato il sindaco Massimo Zedda – il Comune ha partecipato ad un bando ottenendo 18 milioni di euro per il quartiere. Oggi ci troviamo al Liceo Siotto proprio perché Sant’Avendrace rappresenta l’elemento fondamentale di istruzione, di diffusione di cultura e di coinvolgimento del territorio, con le tante iniziative che organizza». E sono proprio la valenza ambientale e la valenza archeologica della zona gli elementi strategici dai quali partire per la riqualificazione urbana della zona e quella economico-sociale, tanto che «ai 18 milioni messi a disposizione del Governo, si sommano altri 8,5 milioni di euro di investimenti privati», ha infine puntualizzato il sindaco.

Il presidente Paolo Gentiloni: «Stiamo assistendo ad una “prima”, perché è la prima firma che facciamo di ben 120 progetti che riguardano la riqualificazione di diversi quartieri delle nostre città». E facendo riferimento alla visita, seppure breve, della città, «l’impegno del Governo – ha scandito il Premier – è quello di scongiurare la distruzione delle ricchezze naturali, paesaggistiche, storiche e archeologiche attraverso un lavoro di “ricucitura” del territorio attraverso la sua valorizzazione».

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«Nel lungo incontro di questa mattina con il presidente del Consiglio ho discusso alcune questioni urgenti e fondamentali per la Sardegna. Abbiamo parlato del cantiere dell’Arsenale a La Maddalena, di alcune importantissime vertenze industriali a cominciare da quella di Porto Torres che coinvolge l’Eni e le prospettive della chimica verde, per continuare con gli accantonamenti e le servitù militari. Sono molto soddisfatto della disponibilità dimostrata dal Presidente del Consiglio ad approfondire operativamente ognuna di queste. Abbiamo perciò concordato di portare ad un unico tavolo a Palazzo Chigi tutte le principali vicende in via di soluzione o in attesa di soluzione. La prima riunione tecnica a Roma è già fissata per venerdì e seguirà a breve un incontro politico, per definire tutte le questioni entro qualche settimana.» 

Lo ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, questa mattina, nella sala dell’aeroporto di Elmas. Dopo la riunione a due, durata circa mezz’ora, Pigliaru e Gentiloni hanno incontrato insieme i segretari regionali di CGIL, CISL e UIL. «Per quanto riguarda La Maddalena, a proposito della quale avevamo scritto al Presidente del Consiglio lo scorso 2 febbraio, è stata fortemente condivisa la necessità di uscire urgentemente dall’attuale e non più accettabile situazione di stallo e sbloccare i cantieri – ha proseguito Francesco Pigliaru – e anche su questo punto avremo un incontro nei prossimi giorni. Gentiloni, poi, ci ha dato garanzia del fatto che Palazzo Chigi sta seguendo le questioni di finanza pubblica trattate dall’assessore del Bilancio Raffaele Paci a Roma con il sottosegretario Gianclaudio Bressa. Ho rappresentato le ragioni che inducono la Regione a richiedere con la massima determinazione un taglio deciso degli accantonamenti e l’accesso ai Fondi per gli enti locali e al Fondo nazionale per i farmaci innovativi. Il Capo del Governo concorda sul fatto che è arrivato il momento di fare un tagliando dopo l’accordo sulle entrate del 2014».

Prese in esame anche le vertenze industriali più complesse e simboliche, che riguardano i siti produttivi caratterizzati dalla dismissione delle Partecipazioni statali, a cominciare dall’Eni di Porto Torres per poi proseguire con Ottana e il Sud Sardegna. «Paolo Gentiloni ha confermato che il Governo è presente e collaborativo – ha sottolineato Francesco Pigliaru -, e si è soffermato in particolare sulla chimica verde, condividendo la necessità di spingere Eni a confermare gli investimenti a Porto Torres.»

Tra gli argomenti trattati, infine, la legge regionale sulla stabilizzazione dei precari, «per la quale abbiamo concordato come definire i passaggi per armonizzare la normativa con quella statale», e le servitù militari, «su cui la Regione ha lavorato molto in questi ultimi anni, aprendo una nuova stagione – ha concluso Francesco Pigliaru – dalla quale ora ci aspettiamo risultati concreti».

L’interlocuzione con il governo proseguirà lunedì. Con il ministro della Coesione territoriale Claudio De Vincenti, a Villa Devoto, si farà la prima verifica sullo stato di attuazione del Patto per la Sardegna e in particolare delle numerose e importanti misure lì disegnate e finanziate per contrastare gli effetti negativi della condizione di insularità.

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Un centinaio di persone hanno partecipato questo pomeriggio, negli spazi del Museo della Grande Miniera di Serbariu, alla presentazione del libro dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino “Un marziano a Roma”, Feltrinelli Editore, organizzata dall’associazione “Zorba il Gatto”.

Dopo i due incontri molto partecipati avuti ieri a Iglesias, prima con gli studenti del Liceo Scientifico, poi al Teatro Electra, Ignazio Marino ha raccontato la sua esperienza di primo cittadino della Capitale, rispondendo alle domande di Umberto Aime, giornalista de La Nuova Sardegna.

Un’esperienza difficile quella vissuta da Ignazio Marino, caratterizzata da un percorso molto accidentato nel tentativo di cambiare volto alla gestione dell’amministrazione della capitale d’Italia. Il chirurgo di origine genovese, 62 anni il prossimo 10 marzo, ha raccontato tanti episodi, grandi e piccoli, partendo dalla situazione debitoria creata negli anni dalle diverse amministrazioni che è arrivata alla fine del 2008 a 22,4 miliardi di euro, sanata con una legge dello Stato che prevede la distribuzione del debito su tutti gli italiani che dal 2009 e fino al 2044 dovranno pagare mezzo miliardo all’anno. Situazione debitoria che ha ripreso poi a crescere praticamente senza controllo.

Ignazio Marino ha raccontato degli ostacoli incontrati nel porre fine ad un certo andazzo, sia all’interno dell’amministrazione sia nelle partecipate e dei rapporti tra maggioranze e opposizioni nella gestione del potere. Non sono mancate le bordate all’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ma l’obiettivo principale delle sue critiche è stato l’intero Partito Democratico che ha decretato la fine della sua esperienza nelle segrete stanze, negandogli il confronto più volte sollecitato nell’aula del Consiglio comunale.

Ha parlato anche della vicenda al centro del confronto politico a Roma in questi giorni, il progetto per il nuovo stadio della Roma, sul quale si è detto sostanzialmente favorevole, e d’altronde non avrebbe potuto dire diversamente, considerato che il progetto ha iniziato il suo percorso proprio sotto la sua amministrazione. Ha ripetuto praticamente i concetti espressi in una sua lettera pubblicata due giorni fa dal quotidiano La Repubblica, sottolineando che la delibera della sua Giunta dichiarò il pubblico interesse dell’opera, condizionandolo, ovviamente, non allo stadio privato, ma alle opere connesse all’impianto sportivo e utili alla qualità della vita dei romani. In particolare ha sottolineato che prevede il potenziamento del trasporto pubblico su ferro, l’adeguamento di via Ostiense/via del Mare fino allo svincolo con il Grande Raccordo Anulare, il collegamento con l’autostrada Roma Fiumicino attraverso un nuovo ponte sul Tevere, l’intervento di mitigazione del rischio idraulico e di messa in sicurezza dell’area. Il progetto – ha sottolineato ancora – prevede un investimento di un miliardo e mezzo di euro a carico del privato, al quale non credo si possa rinunciare a cuor leggero. Il progetto, come abbiamo già riportato stamane, ieri ha ricevuto lo stop del MIBACT e la sua realizzazione è tornata fortemente a rischio.

Conclusa l’intervista, è stato dato spazio al pubblico e, rispondendo alla domanda di un osservatore, Ignazio Marino, che in precedenza aveva ricordato che quando si è candidato alle primarie, vinte senza stampare neppure un manifesto, ha strabattuto l’attuale presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e l’europarlamentare David Sassoli, e di essersi dimesso preventivamente da senatore (esempio successivamente mai seguito da nessuno dei colleghi), ha detto di essere convinto che l’esperienza di un parlamentare dovrebbe durare due mandati, quindi dieci anni, anche se poi l’affermazione risulta in contraddizione con la sua esperienza personale che riporta tre candidature e altrettante elezioni al Senato (anche se la terza non l’ha portata a termine. come detto, volontariamente).

Ha poi ironizzato sui candidati alle primarie e gli attuali componenti del Governo. «Non conviene vincere le primarie del PD – ha sottolineato – se si hanno ambizioni di arrivare al Governo, perché come si è visto Paolo Gentiloni ha perso nettamente le primarie per la candidatura di sindaco di Roma ed oggi è Capo del Governo, così come Roberta Pinotti è arrivata terza alle primarie per la candidatura a sindaco di Genova ed oggi è ministro della Difesa».

«Sono sempre stato un testardo. E i testardi possono vincere o perdere ma non riescono a galleggiare: emergono o affondano.» E’ questa una delle frasi contenute nel libro che più colpiscono. Ed effettivamente Ignazio Marino è affondato, ritornando al suo lavoro e alla sua università, negli Stati Uniti, dove ha trascorso oltre 20 anni della sua vita.

Alleghiamo un album fotografico della serata e un video con la prima parte dell’intervento di Ignazio Marino.

                                                                    

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«Nessun tratto di mare della Sardegna e del resto d’Italia sarà ceduto ai francesi». Lo ha assicurato oggi alla Camera, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, rispondendo ad un’interrogazione del deputato del Partito Democratico Emanuele Cani.

«Come ricordava appena adesso l’onorevole Meloni – ha detto il ministro Gentiloni -, l’accordo non è in vigore né per l’Italia né per la Francia, certamente non si tratta di un cedimento di tratti di mare pescosi o di cose di questo genere. Questo accordo è il frutto di un negoziato andato avanti dal 2006 al 2012, ha coinvolto diversi Governi e diverse amministrazioni tecniche all’interno dei Governi, come sempre avviene in questi casi. Il ministero dell’Ambiente per le questioni di protezione ambientale, la Difesa, lo Sviluppo economico e il ministero delle Politiche agricole per le questioni appunto legate alla pesca.

Con riferimento alla Sardegna vorrei chiarire che le linee già tracciate nell’unico accordo bilaterale in vigore, quello sulle Bocce di Bonifacio del 1986, resterebbero, se l’accordo entrasse in vigore, immutate. L’accordo non solo non cede nulla, ma anzi per la prima volta fissando in modo chiaro le aree di competenza tra Italia e Francia, potrà dare concreta attuazione all’obiettivo di proteggere i mari italiani anche oltre 12 miglia dalla costa, che costituisce attualmente il limite del mare territoriale. Anche in tema di risorse, infine, l’accordo tutela gli interessi nazionali, prevedendo la concertazione tra Italia e Francia per lo sfruttamento di giacimenti sui fondali a cavallo della linea di delimitazione.

Per quel che riguarda la Baia di Mentone in Liguria si seguono gli stessi criteri. La questione della pesca costiera, emersa recentemente, e non nei sei anni di discussione tra i vari governi e varie amministrazioni, sarà affrontata anche alla luce della pertinente legislazione europea in materia. Si stanno ora  raccogliendo eventuali valutazioni ed elementi tecnici dal ministero competente al fine di considerare eventuali strumenti integrativi dell’accordo. Solo allora il Governo potrà procedere e avviare l’iter di ratifica parlamentare. Quanto a eventuali fermi di pescherecci italiani da parte delle autorità francesi vorrei confermare che il Governo continuerà ad agire a protezione dei nostri interessi, come ha fatto in occasione del sequestro del peschereccio Mina, il “deprecabile errore” è stato riconosciuto per iscritto dai francesi e non solo ha assicurato il dissequestro del peschereccio ma ha anche posto le basi per l’avvio di un’azione risarcitoria su cui sarà chiamata a pronunciarsi la magistratura francese.»

«Ancora una volta – ha commentato Emanuele Cani – non resta che rimarcare la scarsa preparazione del deputato Pili che si lancia senza paracadute costruendo casi e scandali con il solo obiettivo di recuperare titoli sui giornali e sui telegiornali.»