19 November, 2024
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«Il diabete è un’emergenza nazionale della Sardegna che non può essere affrontata come un fatto ordinario e per questo chiediamo l’intervento immediato del presidente della Regione.»

Lo ha dichiarato il segretario del partito Paolo Maninchedda illustrando i contenuti di un’interrogazione del gruppo in Consiglio regionale, con cui si denuncia il “grave disagio” dei circa 100.000 pazienti sardi.

«Siamo la prima Regione al mondo per l’incidenza della malattia nella fascia di età fra 0 e 14 anni – ha aggiunto Paolo Maninchedda – e, nonostante questo. il nostro servizio sanitario non fornisce  prestazioni adeguate ai malati, come i sensori che tengono sotto controllo l’andamento della glicemia.»

«Sul piano politico – ha concluso il segretario del Pds – ci chiediamo perché un partito di maggioranza sia costretto a presentare una interrogazione e convocare una conferenza stampa per richiamare l’attenzione del governo regionale su un problema che riguarda la salute dei sardi; comunque non ci fermeremo qui e siamo disposti ad ogni ulteriore forma di mobilitazione.»

«La Sardegna deve avere un approccio diverso sul diabete e sui pazienti – ha sottolineato il Consigliere Augusto Cherchi – componente della commissione Sanità – cominciando a cambiare le direttive della Giunta regionale e dell’assessorato perché tutti i dati scientifici dimostrano che investire oggi significa risparmiare domani e soprattutto migliorare l’efficacia delle cure ed il benessere dei pazienti.»

«Oggi – ha spiegato ancora Augusto Cherchi – per la cura del diabete la Sardegna spende il 10% del suo budget per le cure dirette (circa 300 milioni) senza contare i costi delle cure indirette, dovute cioè alle complicanze e all’insorgere di altre malattie causate dall’evoluzione dello stesso diabete. Esistono strumenti avanzati, farmaci innovativi, tecniche di diagnosi e cura, che consentono ai malati di ogni fascia di età di vivere meglio ed al sistema sanitario, in prospettiva, di ottenere risparmi consistenti. Basta un semplice esempio – ha concluso Augusto Cherchi -, per capire il disagio profondo dei pazienti sardi: la nostra Regione è una delle 2 del territorio nazionale che non fornisce un sistema di monitoraggio flash della glicemia costringendo il malato a pagarselo circa 150 euro al mese; con questo sistema un piccolo sensore misura il livello di glucosio 24 ore su 24 senza costringere la persona a pungersi continuamente il dito.»

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Proseguono gli incontri tra i partiti, in vista delle alleanze per le prossime elezioni Politiche e, a più lunga scadenza, per le Regionali 2019.

Progetu Repùblica ieri sera ha incontrato a Cagliari il Partito dei Sardi. Il confronto si è basato principalmente sulla sfida per le prossime nazionali sarde del 2019, entrambe le parti hanno convenuto sulla necessità di avviare una Convergenza verso la costruzione di un blocco nazionale che accolga i maggiori soggetti politici sardi. Tra le delegazioni erano presenti i segretari nazionali Gianluca Collu (ProgReS) e Paolo Maninchedda (PDS).

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Il deputato del Partito democratico Francesco Sanna replica al leader del Partito dei Sardi Paolo Maninchedda, dopo la pubblicazione nel suo blog “Sardegna e Libertà” di un editoriale molto critico sull’annuncio da parte dell’imperatore sanitario Moirano dell’imminente assunzione nella ATS sarda di circa 2.000 persone.

«Leggo abbastanza incredulo una nota del segretario del Partito dei Sardi Paolo Manichedda che intima al presidente della Giunta di bloccare l’annunciato piano di stabilizzazione nel settore della sanità pubblica. Io la penso esattamente al contrario dell’amico prof., che invito a ricredersi: lo schifo è il precariato e l’abuso della utilizzazione dei contratti interinali in sanità, non lo sforzo per eliminarlo», scrive in un post pubblicato sul suo profilo facebook Francesco Sanna.

«Più in generale credo che il modo di lavorare nella pubblica amministrazione qualifichi l’idea di Stato e di Regione che sta nei programmi di una forza politica – aggiunge Francesco Sanna -. Una pubblica amministrazione che agisce con imparzialità ed efficienza, come vuole la Costituzione, non può vedere quote significative di propri impiegati periodicamente sotto la ghigliottina dei contratti a termine, o peggio dei contratti interinali, di persone assunte per attività non straordinarie. La riforma della Pubblica Amministrazione che abbiamo voluto ed approvato in Parlamento ha tra i suoi obiettivi anche il superamento delle varie forme di precariato. Il decreto legislativo 75/2017 attua la riforma su questo punto, e vuole attivare, nel 2018 almeno 50.000 stabilizzazioni. In questo settore i precari sono oltre 37.000, di cui 10.000 medici. Chiunque utilizza il servizio della sanità in Sardegna può essere curato e assistito da professionisti che fanno lo stesso lavoro, ma che ingiustamente hanno un contratto diverso che lo regola. Penso che fare l’infermiere o il medico avendo un rapporto di lavoro stabile aiuti a costruirsi una vita più serena e ad affrontare il dolore e la malattia delle persone con una serenità, una concentrazione ed una dedizione diversa. I sindacati dicono che le stabilizzazioni da fare in Sardegna sono 2.300, e che nei reparti mancano 2.300 infermieri. Trovo molto ma molto strano che invece di esultare alla notizia di 6/800 stabilizzazioni possibili, si minaccino conseguenze politiche: come se i piani previsti dalle leggi non dovesse trovare attuazione anche a casa nostra.»

«C’è il pericolo, dice il Partito dei Sardi, di un uso strumentale delle stabilizzazioni, perché ci sono le elezioni – sottolinea ancora Francesco Sanna -. Segnalo che esistono nel nostro Paese norme penali che puniscono il voto di scambio, che è molto più facile estorcere facendo credere ad un ragazzo che sarà assunto o riconfermato nel suo contratto provvisorio da una agenzia interinale. Si tengano gli occhi aperti e si denuncino i comportamenti che alterano il gioco democratico: oggi chi opera nei luoghi di lavoro può farlo senza paura di persecuzioni anche alla legge sul whistleblowing che tutela i dipendenti pubblici o privati che segnalano reati o irregolarità. Penso, piuttosto, sia un rinnovato messaggio di legalità e di fiducia che occorra lanciare ai tanti lavoratori che si sentono discriminati per la loro condizione contrattuale e alle famiglie che con grandi sacrifici consentono ai loro figli di studiare e di non scrivere sulla certificazione del loro titolo di studio: “Raccomandato da”. Responsabilità, legalità e fiducia, piuttosto dell’obliquo riferimento alle autorità italiane (io capisco: la magistratura) che perseguiterebbe su delazione ideologica “i piccoli” nonsisachi.»

«Se si fermassero i piani di stabilizzazione per paura delle elezioni politiche di marzo 2018, si dovrebbero fermare anche per il turno delle elezioni comunali di qualche mese dopo; poi inizia la discesa verso lo scioglimento del Consiglio regionale alla fine dell’anno e la lunga campagna elettorale, poi nella primavera del 2019 ci sono le elezioni europee. E così democraticamente andando.

Quindi: attuiamo le buone leggi nazionali sulla amministrazione pubblica – conclude Francesco Sanna -, eliminiamo il precariato dalla sanità iniziando il prima possibile, lavoriamo tutti insieme alle migliori condizioni da assicurare ai malati nelle strutture della sanità sarda.»

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La posizione molto critica del Partito dei Sardi sull’ordine del giorno sull’accordo tra Regione e Ministero della Difesa sulla riduzione delle servitù militari in Consiglio regionale (quello della maggioranza è stato approvato in serata con 34 voti favorevoli e 9 contrari), sfociata con l’abbandono dell’Aula prima del voto, era stata anticipata questa mattina da Paolo Maninchedda, ex assessore dei Lavori pubblici e fondatore del partito insieme a Franciscu Sedda, in un blog pubblicato in www.sardegnaeliberta.it .

«Leggo che il Presidente della Regione considera profondamente sbagliata la posizione del Partito dei Sardi sulle Servitù Militari – ha scritto Paolo Maninchedda -. Noi consideriamo preliminarmente sbagliato che si eleborino accordi strategici in gran segreto, li si illustri, senza consegnare i testi, dieci giorni fa, e solo dopo reiterate insistenze si rendano disponibili i testi solo a partire da venerdì scorso. Noi consideriamo preliminarmente sbagliato un metodo, erroneamente ripetuto in questa legislatura, di produrre scelte strategiche sempre con tempistiche drammatizzate dell’ultimo minuto e sempre sul confine ‘prendere o lasciare’. Noi vogliamo difendere gli interessi legittimi della Nazione Sarda come avviene tra persone civili, cioè coi tempi del confronto e del ragionamento.»
«La bozza di accordo tra la Regione Sarda e il Ministero della Difesa non verrà mai votata dal Partito dei Sardi – ha aggiunto Paolo Maninchedda -. È una bozza arrendevole, insufficiente e arretrata rispetto al dibattito sviluppatosi negli ultimi anni in Sardegna. Non posso pubblicarne il testo, e quindi discuterne pubblicamente nel merito, perché così è stato richiesto dalla Presidenza, ma giudichiamo incomprensibile questa inutile riservatezza, che peraltro ha circondato tutta la trattativa tra la Regione e il Governo, senza un solo momento intermedio di consultazione e collaborazione.
Nel merito, poi, il nostro capogruppo e i consiglieri in Aula, espliciteranno i nostri contenuti e sceglieranno le forme migliori per spiegare il nostro dissenso su questo documento.»
«Oggi più che mai – ha concluso Paolo Maninchedda -, viva la Sardegna, viva la libertà.»

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Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli del disegno di legge sulla nuova governance del servizio idricoDl. n. 559 (Giunta Regionale) “Modifiche alla legge regionale 4 febbraio 2015, n. 4 (Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna e modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 19 del 2006)”. 

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n. 459 (Giunta regionale – Modifiche alla legge regionale 4/2015-Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna-modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19/2006) sulla nuova governance del servizio idrico.

Prima dell’inizio della discussione generale, il consigliere del Pds Roberto Desini, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha sollecitato l’intervento del presidente dell’Assemblea per assicurare l’applicazione della legge, approvata dal Consiglio il 1° agosto scorso, che prevede agevolazioni alle società sportive per le trasferte nelle isole minori. Una legge, ha protestato Desini, «che ancora non viene applicata».

Illustrando i contenuti del Disegno di legge in esame, il presidente della quarta commissione Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che «la commissione ha licenziato il provvedimento tenendo presente le esigenze di sollecitudine manifestate da più parti, con l’apporto costruttivo di maggioranza e minoranza, tanto è vero che alcune parti sono state votate all’unanimità». All’interno, ha proseguito Solinas, «c’è anche art.6 discusso da circa due anni con ripetuti interventi del Consiglio, sulla regolarizzazione della posizione di circa 30 comuni che oggi non fanno parte del sistema Abbamoa; con la legge, in particolare, si prevede che possano continuare la loro attività in modo autonomo». Nelle conclusioni, Solinas ha infine ringraziato quanti hanno contribuito a portare il provvedimento in tempi brevi all’attenzione dell’Aula, sottolineando che si tratta di una legge «che riguarda tutta la Sardegna».

Il consigliere Domenico Gallus (La Base, Psd’Az) ha messo l’accento sul fatto che «con questa legge si sta scrivendo una nuova pagina, forse storica, dell’autonomia della Sardegna, col prevalere del buon senso di tutti: dal presidente della Giunta al presidente del Consiglio, dall’ex assessore Paolo Maninchedda all’attuale Edoardo Balzarini, dall’on. Daniele Cocco nella sua qualità di sindaco di Bottidda alla quarta commissione, per concludere con tutti i Comuni». Soffermandosi poi sull’importanza di modificare la legge 4/2015, Gallus ha sottolineato che «alcune comunità della Regione avranno la possibilità di proseguire nella gestione autonoma del servizio idrico, decidendo e programmando sulla gestione di un bene primario come l’acqua e questo rappresenta per me una soddisfazione indescrivibile dopo lunga rivendicazione iniziata nel 2002 a Paulilatino per opporsi all’ambito unico». L’acqua, ha detto ancora Gallus, «è da sempre bene comune ed il diritto all’acqua si configura come diritto umano che tutti devono poter esercitare in modo paritario». La cosa importante, secondo il consigliere, «è che il servizio sia gestito con qualità, efficienza, efficacia ed,  economicità, anche da parte di quei Comuni che prima erano tagliati fuori dai fondi regionali per la manutenzione delle reti, pur avendo dimostrato nei fatti di saper fare bene il loro lavoro, a differenza di Abbanoa che, forse per la sua eccessiva dimensione, ha dimostrato gravi inefficienza con gravi ripercussioni per servizio e cittadini e va quindi rivista e rivisitata». Dopo aver ricordato la sua opposzione all’ambito unico, Gallus ha auspicato la creazione di piccoli bacini più vicini alle esigenze sociali ed una iniziativa urgente per la diversificazione tariffe con attenzione a centri dell’interno e rurali nel rispetto del principio di equità».

Il presidente Ganau ha comunicato che gli emendamenti dovranno essere presentati entro la fine della discussione generale.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha sostenuto che «i ringraziamenti provenienti dal Consiglio non vanno certamente rivolti alla Giunta che ha fatto un disegno di legge che, a nostro giudizio, deve essere ritirato per i contenuti che propone e non lo pensa solo la minoranza». Ripercorrendo recenti vicende che hanno visto coivolto il sistema idrico regionale, Tedde ha citato le censure formulate sia dall’Anaac che dall’Antitrust per affermare che « i Comuni devono avere il controllo totale della società e nominare gli organi di vertice di Abbanoa Spa e questo processo deve avvenire con immediatezza, il contrario di quanto fatto dalla Giunta che lascia molte cose come stanno o le cambia in modo annacquato, con un patto leonino di secondo grado che consente al detentore di una piccola quota di controllare la società». In altre parole, ha aggiunto, «l’esecutivo conferma la sua volontà, manifestata dall’inizio della legislatura, di salvaguardare un vertice che naviga in acque tempestose nonostante la benevolenza dei media; forse invece è il momento per ridefinite l’Ato sostituendolo con ambiti diversi e con decisioni più adatte alle caratteristiche del servizio e degli utenti».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco,dopo esserci associato ai ringraziamenti di Gallus allargandoli al Cal che è stato particolarmente sollecito nel fornire il suo parere, ha parlato di «una legge attesa da tempo che rende giustizia ai Comuni che hanno dimostrato nel tempo di saper gestire molto bene il servizio idrico, fermo restando che riforma più complessiva del servizio presenta ancora alcune criticità e va migliorata anche se c’è tutto il tempo per farlo attraverso gli emendamenti sui quali è auspicabile una larga condivisione». Un fatto è certo, a giudizio di Cocco: «il sistema Abbanoa non dà le risposte che i cittadini si attendono ed occorre una riflessione per vedere dove si può migliorare; noi abbiamo presentato un emendamento per permettere a chi non può pagare di avere comunque un servizio minimo, spero che su questo ci sia il consenso unanime del Consiglio».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, condividendo molte delle dichiarazioni del collega Tedde, ha ribadito la sua convinzione favorevole all’autorità d’ambito anche nel rispetto della normativa nazionale e all’affidamento del servizio ad un gestore unico. Tuttavia, ha affermato, «deve finire questo cancro, Abbanoa è un disastro, dialoga con Egas con carte bollate, non c’è nessuna collaborazione, manca una cabina di regia, molti territori sono penalizzati, la qualità dell’acqua è bassa, ci sono problemi di depuratori, c’è la fuga di tecnici ed ingegneri, un eccessico accentramento sul direttore generale e a far le spese di tutto questo sono i sardi, mentre sentiamo dichiarazioni trionfalistiche e si cercano partnership altisonanti». C’è in definitiva, ad avviso della Zedda, «una enorme responsabilità politica che viene elusa, abbiamo creduto di riformare Egas ma è il sistema che è fallito e non possiamo stare più zitti, bisogna fermare tutto e ragionare perché altrimenti si va alla deriva, ho un dossier sui lavori che dimostra che non è stato concluso niente; chiedo a tutta la Giunta ed all’assessore Paci non fare più finta di nulla perchè noi siamo e restiamo disponibili ma solo nella chiarezza».

Il consigliere Antonio Gaia (Cps) ha dichiarato che «quello che ha detto la collega Zedda va preso in considerazione perché stiamo parlando di un servizio importantissimo per la comunità regionale; il mio intento è costruttivo e la mia personale battaglia per mettere Abbanoa sulla retta via va in questa direzione; molti consiglieri sembrano assenti e lontani da questo problema eppure non vi è cittadino o Sindaco della Sardegna che esprima un giudizio positivo sul servizio, quindi il problema non lo dobbiamo solo porre ma risolvere per non veder più slacci indiscriminati o persone disabili senz’acqua per dieci giorni, anche se ciò non vuol dire che il servizio non debba essere pagato». Però è vero che, in questi anni, ha continuato Antonio Gaia, «il soggetto gestore ha pensato di più a far quadrare i bilanci ed è questo atteggiamento deve cambiare a favore di uno più vicino ai cittadini, che ora sono costretti a rivolgersi ai tribunali per far valere le loro ragioni: nel tribunale di Cagliari 3 cause al giorno riguardano Abbanoa, e sono 1700 dal 2016, significa che la politica deve indicare soluzioni e nel concreto, con alcuni emendamenti, possiamo intanto restituire il maltolto agli Enti locali attraverso controllo diretto da parte di Egas: se procediamo in modo diverso eludiamo ancora una volta il problema del controllo analogo».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha ricordato di essere stato fra i 30 consiglieri regionali che hanno firmato la mozione poi trasmessa all’Anaac perché «Abbanoa ha agito scorrettamente nei confronti dei sardi creando più danni che benefici ed ora bisogna chiedersi chi paga queste cause legali perché in qualche caso c’è una condotta da lite temeraria che si spinge perfino al sequestro dei conti correnti bancari». Tornando alla legge, Rubiu ha evidenziato l’anomalia dello stesso rapporto di lavoro del direttore generale che «ha un contratto autonomo ma mantiene il suo status per cinque anni per cui dobbiamo pagarlo anche se viene mandato via, un grave errore da correggere».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha detto che «è meglio stare sul tema in discussione che incide su settori molto delicati della vita dei sardi; nella legge non si parla di Abbanoa perché è pericolosa sia una legge ad personam che contra personam, non c’entra nemmeno l’autorità anti corruzione perché il problema viene da molto più lontano e risponde all’esigenza di discutere il rapporto dei sardi con il bene-acqua, con continue revisione se si vuole, ma non con l’uso di processi politici utilizzando armi improprie». La legge, ha detto ancora Gianfranco Congiu, «dice cosa deve fare la Regione nei confronti di una società ma non dimentichiamo che le leggi sono diverse rispetto quelle del 2006 e perfino del 2008, dà risposte formidabili a tutta la Sardegna consegnandole un sistema più armonico e meno litigioso, regolato da norme dove la Regione fa un passo indietro ed assegna il controllo ai Comuni, sono passaggi epocali che non è giusto annacquare puntando l’indice contro Abbanoa». Consiglio e maggiorana, ha concluso, «hanno fatto bene a porsi il problema di riformare il sistema, non è un approdo ma un inizio e sarà certamente una legge utile, molto migliore di quanto abbiano trovato».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore ai Lavori pubblici Edoardo Balzarini. L’esponente della Giunta Pigliaru ha difeso il provvedimento in discussione ricordando l’iter che ha portato all’istituzione dell’Autorità d’ambito.

«Nel 2015 con la legge n.4 è nato l’organo di governo in ottemperanza del decreto 152 – ha detto Edoardo Balzarini – fino ad allora la Regione era priva di un quadro legislativo adeguato. Ciò ha consentito di superare una situazione difficile. Si è messo rimedio a una tendenza accentratrice andando verso una gestione condivisa tra regione ed enti locali».

Edoardo Balzarini ha poi affrontato il tema delle criticità evidenziate dall’Anac: «Questo disegno di legge – ha sottolineato l’assessore – è una risposta a quei rilievi. Il sistema funziona con difficoltà, in particolare nei  rapporti tra ente gestore ed autorità d’ambito. Il provvedimento definisce finalmente le funzioni della Regione, come organismo sovraordinato che interviene quando i conflitti tra due soggetti (ente gestore e di governo) paralizzano il sistema. L’obiettivo primario è garantire il governo di un sistema. La legge restituisce inoltre potere agli enti locali dando competenze chiare ai comuni».

Entrando nel merito dei rilievi dell’Anac, Edoardo Balzarini ha ricordato che Abbanoa è finora andata avanti grazie alla partecipazione della Regione «che ha profuso finanziamenti e ha dato vita a un piano di ristrutturazione. La partecipazione iniziale della Regione prevedeva una quota del 17 % ritenuta legittima dall’Anac per l’affidamento del servizio in house. Questa modalità di affidamento viene riportata a quella dimensione iniziale. Regione sarà minoritaria e non avrà una posizione dominante nelle scelte dell’ente di governo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli.

Per dichiarazioni di voto ha preso la parola Marco Tedde (Forza Italia): «Edoardo Balzarini invece di chiarire dubbi li ha acuiti – ha detto Marco Tedde – ci racconta che stiamo migliorando il sistema. Dice anche che il Dl è una risposta alle criticità rilevate dall’Anac. Non è così, non può essere una risposta per un motivo molto semplice: le criticità rilevate sono ben altre. Lasciando perdere l’antitrust, l’Anac dice in modo chiaro che non occorre potenziare il controllo analogo ma cedere la totalità delle azioni ai comuni e trasferire ad Egas i poteri di controllo e quelli assoluti di nomina dei vertici dell’Ente». L’esponente della minoranza ha quindi annunciato il suo voto contrario al provvedimento: «L’assessore dice che con il Dl si applica il testo unico sugli enti locali. Se prevedete questo a maggior ragione occorre eliminare il soggetto Abbanoa».

Il presidente della Quarta Commissione Antonio Solinas (Pd), replicando al collega Marco Tedde, ha annunciato il suo voto favorevole:  «Nella legge sono scritte cose diverse – ha detto Antonio Solinas – il testo della legge è stato concordato con l’ufficio legale della Regione in risposta alle osservazioni dell’Anac. Il Dl non risolverà tutti i problemi ma è certamente una proposta migliorativa».

Su Abbanoa, Antonio Solinas ha difeso l’operato del managment: «E’ vero che in Sardegna è difficile trovare persone che dicono che Abbanoa funzioni bene. Questo anche perché il manager, in questi anni, ha posto in campo attività che hanno costretto molti cittadini, finora morosi, a pagare l’acqua. I risultati economici raggiunti lo dimostrano».

Il consigliere del Pd, infine, ha annunciato la decisione di convocare i vertici Abbanoa in Commissione: «Se necessario li sentiremo per più giorni – ha concluso Solinas – la seduta sarà allargata a tutti i capigruppo».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha annunciato la sua decisione di astenersi sul passaggio agli articoli come «segnale di disponibilità a trattare l’argomento».

Replicando all’assessore Edoardo Balzarini, Alessandra Zedda ha aggiunto: «E’ vero che il Consiglio ha il potere di indirizzo e di controllo, ci consenta però di esercitarlo. Se un sistema non funziona bisogna avere il coraggio di fare un passo indietro, fermarsi e approfondire. Da parte nostra non c’è nessuna intenzione di bloccare la riforma. Abbiamo sperato che potesse essere migliorato il rapporto tra ente gestore e ente di controllo. Ci auguriamo che si possa cambiare qualcosa».

Antonio Gaia (Upc) ha annunciato il suo voto favorevole a condizione che vengano accolti alcuni emendamenti. «Così com’è la legge non rispetta i dettami della delibera dell’Anac». Il consigliere dell’Upc ha poi affrontato il tema Abbanoa: «Ci si dimentica che è parte integrante della legge, non fosse altro perché Egas ha deciso di autoprodursi i servizi. Egas e Abbanoa sono lo stesso soggetto, solo formalmente non lo sono». Quanto all’affidamento in house del servizio idrico, Gaia ha fatto notare che questo aspetto non è previsto dalle leggi vigenti: «La ricapitalizzazione di Abbanoa è un fatto gravissimo. Occorre riportare la questione nei giusti binari».

Messo in votazione, il passaggio agli articoli è stato approvato con 29 voti a favore e 3 contrari. I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina, alle 10.00.

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Il turismo per rilanciare l’intero territorio attraverso un’adeguata programmazione territoriale ed un sistema di infrastrutture che renda possibile lo sviluppo e la crescita economica. Tre linee guida fondamentali per poter sfruttare al meglio il potenziale del Sulcis Iglesiente e dell’intera Sardegna. Sono gli argomenti affrontati nel corso della tavola rotonda che si è svolta a Sant’Antioco e che ha visto partecipare il deputato del Partito democratico Emanuele Cani, l’assessore regionale degli Enti locali Cristiano Erriu, l’ex assessore regionale Paolo Maninchedda, il sindaco di Sant’Antioco Ignazio Locci e il presidente della Fondazione di Sardegna Antonello Cabras. Nel corso dell’iniziativa, particolarmente partecipata ed affollata, è stata posta l’attenzione alla necessità di «trovare soluzioni alle difficoltà infrastrutturali per consentire una crescita turistica ed economica del territorio».

«Lo studio della Banca d’Italia – ha detto Emanuele Cani nel suo intervento introduttivo – mette in evidenza il potenziale che il nostro territorio ha e quindi quanto ancora si può fare per seguire la strada della crescita». Emanuele Cani si è poi soffermato sulle regole che riguardano il governo del territorio, ma soprattutto, sulla necessità di «rendere competitive le strutture esistenti per affrontare la sfida della concorrenza straniera».

Paolo Maninchedda ha rimarcato la necessità di affrontare la questione legata allo snellimento delle procedure, troppo spesso rallentate «dalle numerose articolazioni dello stato che si trasformano in doppioni».

L’assessore dell’Urbanistica ed Enti locali Cristiano Erriu ha affrontato la questione del governo del territorio, mentre il sindaco di Sant’Antioco Ignazio Locci ha posto l’accento soprattutto, sulla necessità di dare risposte alle istanze dei territori senza correre il rischio di rimanere imbrigliati nelle maglie della burocrazia.

Di regole, iniziative e necessità di nuovi investimenti ha parlato Antonello Cabras che ha ricordato il potenziale del territorio e l’opportunità di una sua valorizzazione.

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La nuova dura critica arrivata dall’ex assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda, uno dei due leader del Partito dei Sardi, ha riscaldato nuovamente il clima in seno alla maggioranza di centrosinistra che guida la Regione e in serata è arrivata, puntuale, la replica di Pietro Cocco, capogruppo del Partito democratico.

«Invito il Partito dei Sardi ad abbassare i toni dello scontro all’interno della maggioranza  su argomenti sui quali non hanno l’esclusiva perché sono patrimonio di tutto il Centrosinistra – scrive Pietro Cocco in una nota -. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la cifra annuale di partecipazione trattenuta dallo Stato alla Sardegna è eccessiva, ma se è vero che la nostra Regione non può più sopportare il peso di trattenute di questa entità, è altrettanto vero che il tavolo della trattativa è sempre aperto a Roma nella massima trasparenza e si sta avviando un percorso condiviso di ridimensionamento per un problema che dura da tanto tempo.»

«Noi partecipiamo annualmente con 684 milioni di euro, una cifra che non da oggi riteniamo eccessiva ed è su questo che il presidente Pigliaru ha riavviato le trattative su mandato ricevuto dal Consiglio per rivendicare con maggiore forza i nostri diritti – aggiunge Pietro Cocco -. Va anche ricordato che il nostro rapporto con il Governo in questi ultimi anni di leale collaborazione  ha  prodotto i suoi effetti: Ci sono stati una serie di risultati che il Partito dei sardi omette di dichiarare o fa finta di non conoscere e mi riferisco al fatto che col Governo Renzi siamo riusciti a strappare la chiusura delle Norme di Attuazione dello Statuto, a farci dare 900 milioni di euro di arretrati e 150 milioni di euro in più di entrate certe per ogni anno.»

«Inoltre non va scordato, perché non è un dettaglio,”il Patto per la Sardegna” che ha significato per la nostra Isola ricevere 3 miliardi di euro. Credo, pertanto, che in questo momento sia utile e necessario che ognuno dia il proprio contributo – conclude il capogruppo del Partito democratico – evitando fughe in avanti che dividono e non contribuiscono a risolvere i problemi.»

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I rapporti tra i partiti della maggioranza di centrosinistra che guida la Regione, sono sempre più tesi, in particolare tra il Partito dei Sardi e il Partito democratico. Altro tema di scontro è quello degli accantonamenti, per i quali ieri il presidente Francesco Pigliaru e il vicepresidente ed assessore della Programmazione Raffaele Paci hanno incontrato una delegazione del Governo, a Roma.

L’ex assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda, uno dei due fondatori del Partito dei sardi (l’altro è Franciscu Sedda), ha commentato con toni molto duri i risultati dell’incontro avuto ieri dal presidente e dal vicepresidente della Giunta con il sottosegretario Maria Elena Boschi, in un intervento pubblicato nel sito www.sardegnaeliberta.it .

«Come sempre più spesso accade – ha scritto Paolo Maninchedda -, i giornali di oggi non servono a capire ciò che è realmente successo ieri.
Ieri è accaduto che il Presidente della Sardegna e l’Assessore del Bilancio sono andati a Roma a parlare col sottosegretario italiano Boschi di accantonamenti.
Secondo un copione, sbagliato e già visto sugli accantonamenti, la delegazione della Giunta ha impostato una missione importante su un problema creato a suo tempo dalla Giunta stessa, senza discutere prima con le forze di maggioranza e col Consiglio della strategia relativa alla questione delle Entrate.»
«Il capogruppo del Partito dei Sardi Gianfranco Congiu ha chiesto la sospensione dei lavori dell’Aula, la riunione dei capigruppo e ha ottenuto che il Presidente della Giunta vada in Consiglio e riferire – ha aggiunto Paolo Maninchedda –. È accaduto che solo dopo che il PdS ha imposto alla Giunta di non condurre trattative bilaterali senza mandato su questioni così rilevanti, è venuto fuori un profluvio di comunicati rassicuranti da parte della Giunta che garantivano che non c’era alcuna intenzione di ignorare le forze politiche e le istituzioni della Sardegna. In realtà, la missione dalla grazia Boschi si era già svolta sotto il segno dell’esclusivismo presidenziale.»
«Oggi sui giornali questa sequenza dei fatti, che è sostanza, diviene un minestrone, e noi addirittura veniamo iscritti non tra coloro che hanno difeso il diritto sacrosanto dei sardi di sapere che cosa si va a dire al Governo italiano prima di dirlo – ha concluso Paolo Maninchedda -, ma iscritti d’ufficio in grassetto tra i protestatari e non tra coloro che difendono la dignità delle istituzioni.»

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E’ ripresa questa mattina, davanti al Palazzo del Consiglio regionale, in via Roma, a Cagliari, la protesta dei 29 sindaci dei Comuni appartenenti al GASI (Gestioni Autonome Servizio Idrico) che hanno deciso di opporsi con ogni mezzo alla deliberazione dell’EGAS e di difendere con forza l’autonomia di gestione nel settore idrico, la politica tariffaria ed il bene primario e storico delle loro sorgenti, con la presentazione di un ricorso al TAR ed una forte iniziativa politica «che richiami il Consiglio regionale della Sardegna, nello spirito di tutela della propria Autonomia Speciale, ad esercitare un ruolo centrale e sostenere legislativamente iniziative e/0 proposte atte a garantire il diritto dei Comuni che, storicamente. gestiscono in autonomia il Servizio Idrico Integrato».

Il presidente del GASI, onorevole Domenico Gallus, ha organizzato un incontro con i capigruppo in Consiglio regionale, che si è svolto a fine mattinata.

«C’è la convergenza dei capigruppo sulla volontà di definire in tempi brevi la posizione dei Comuni che gestiscono autonomamente il servizio idrico e definiremo al più presto lo strumento legislativo che ci consenta di arrivare a questo risultato», ha detto il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau al termine dell’incontro fra i capigruppo ed i Sindaci dei 29 Comuni dell’Isola che sono ancora formalmente al di fuori del “perimetro” di Abbanoa ed intendono mantenere questa loro posizione autonoma.

I termini della complessa questione sono stati riassunti dal consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base), portavoce del GASI, che ha ricordato la storia ormai ventennale «di tanti Comuni sardi virtuosi che hanno dimostrato di saper gestire il servizio idrico con grande efficienza e costi molto più contenuti di quelli del gestore unico». Sul piano operativo, Gallus ha indicato due strade: un emendamento mirato alla normativa regionale di settore od una legge ad hoc che da approvare seguendo una corsia preferenziale. «Non accettiamo di continuare a vivere nell’incertezza – ha concluso – con la spada di Damocle che ci costringerebbe a chiudere entro il 2019 senza alternative ed abbiamo anche necessità di una risposta definitiva entro il 20 novembre prossimo, quando scadranno i termini per il ricorso al Tar contro la delibera dell’Egas che ci obbliga ad entrare in Abbanoa».

Sulla capacità gestionali dei Comuni “autonomi” si è poi soffermato il segretario organizzativo del GASI Giovanni Ruggeri, che ha ricordato come qualità ed efficienza del servizio siano state certificate dall’Authority per l’energia ed il gas fin dal 2012, attraverso “procedure molto rigorose di monitoraggio e controllo”. «Dal punto di vista giuridico secondo alcuni il problema è controverso – ha ammesso Ruggeri – ma a nostro giudizio non ci sono dubbi sul fatto che i Comuni sardi possiedano tutti i requisiti previsti dalla stessa legge per esercitare le gestioni autonome, tanto più nelle Regioni a Statuto speciale come dicono alcune recenti sentenze».

Successivamente hanno preso la parola i capigruppo. Per l’Udc Sardegna, Gianluigi Rubiu ha espresso la sua disponibilità ad un intervento legislativo che vada nella direzione tracciata dai Comuni, «per una questione di giustizia», ricordando anche una interrogazione (firmata assieme ad altri consiglieri) in cui si denunciava il fatto che i vertici del gestore unico sono stati nominati dalla Regione e non dai Comuni.

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha affermato che «non ci sono ragioni per contrastare la scelta di grande buon senso di tanti Comuni che non vogliono gravare sulla Regione nella gestione di un servizio essenziale e nemmeno sui cittadini, garantendo qualità ed efficienza».

E’ un problema che va valutato con molta attenzione, ha osservato a nome del gruppo Misto la consigliera Annamaria Busia, «perché ci sono molte questioni collegate, a cominciare da uno schema solidaristico che va considerato nella gestione di un servizio di prima necessità, ragione di più per affrontare in tema in Aula a tutto campo».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha detto che «oltre al caso Abbanoa c’è un caso Egas, due soggetti chiamati al governo del servizio idrico perennemente in conflitto fra loro, a dimostrazione del fatto che la riforma si è rivelata inadeguata, per cui a fronte della disponibilità a discutere il tema specifico ci sembra opportuno affrontare il problema nella sua interezza».

Il capogruppo del Partito dei Sardi Gianfranco Congiu ha sostenuto che «la complessità del problema dal punto di vista giuridico è stata appesantita da interpretazioni ministeriali che hanno sovvertito la gerarchia delle fonti fissata dall’ordinamento; c’è l’esigenza di trovare un equilibrio nuovo nel governo del settore idrico fra gestore, Egas e Comuni ed un disegno di legge della Giunta, che va proprio in questa direzione, offre al Consiglio l’occasione di intervenire in modo organico».

Di interpretazioni controverse, fuorvianti e forzate ha parlato anche il capogruppo di Art. 1 – Sdp Daniele Cocco, che ha fortemente criticato la decisione dell’Egas di adottare una delibera contro i Comuni autonomi interrompendo una linea di dialogo cui avevano contribuito l’ex assessore Paolo Maninchedda, la commissione Governo del territorio del Consiglio, l’Anci e in un primo momento lo stesso Egas. «Noi siamo contro quella delibera – ha concluso – e per questo facciamo appello alla volontà comune del Consiglio».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha annunciato la disponibilità del suo gruppo ad un intervento del Consiglio ed ha ceduto la parola al collega Gianfranco Gaia secondo il quale, a breve scadenza «sia l’Antitrust che l’Autorità anti-corruzione interverranno per censurare la scelta fatta a suo tempo della Regione di costituire Abbanoa come società in house priva però del controllo analogo, cioè con i vertici nominati dalla Regione e non dall’Egas».

Successivamente il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha manifestato la volontà del suo gruppo di mettere fine al vulnus contro i Comuni della gestioni autonome, auspicando nello stesso tempo un confronto a tutto campo sul servizio e sull’ambito unico, che a suo avviso è stata una scelta sbagliata.

Massima disponibilità a venire incontro alle esigenze delle amministrazioni locali è arrivata infine dal capogruppo del Partito democratico Pietro Cocco che ha assicurato il concreto impegno del suo gruppo per una soluzione positiva del problema.

 

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Il presidente del Partito dei sardi, Paolo Maninchedda, insieme con il segretario Pds, Franciscu Sedda, ha presentato questa mattina nella sala stampa del Consiglio regionale la proposta della Costituzione della Repubblica di Sardegna. La Carta sarda, che conta 55 articoli ricompresi in 7 capitoli (La Repubblica di Sardegna, Diritti fondamentali, Struttura dello Stato, Le istituzioni, Il parlamento, La magistratura, La Suprema corte) è disponibile on-line, all’indirizzo www.sacartaprosarepubblica.eu, in lingua italiana, in campidanese, logudorese, limba de mesania e gallurese.

Il documento, approvato lo scorso giugno dall’assemblea nazionale del Pds, è da oggi aperto alla consultazione ed al contributo di tutti i sardi e di quanti “tengono alla Sardegna”. C’è tempo fino al prossimo dicembre per proporre emendamenti e modifiche poi, dopo un’ampia consultazione nei territori, la Carta sarà votata in una giornata solenne individuata dal Partito dei sardi.

«Alla Sardegna – ha dichiarato Maninchedda – servono nuove e grandi motivazioni che possono nascere solo dalle grandi idee; vogliamo cambiare la realtà e per farlo bisogna essere capaci di immaginarla nella sua forma più grande e più bella.»

«La costituzione che proponiamo ai sardi – ha proseguito l’ex assessore dei Lavori pubblici – fonda le sue radici nella cultura democratica, nell’europeismo, nella cultura della solidarietà e in quella libertaria, perché vogliamo che lo Stato sia strumento per i cittadini.»

Tra le novità sottolineate da Paolo Maninchedda il ricorso al referendum «come meccanismo di appropriazione dei simboli della nazione» (sono previsti per la scelta dell’inno e della bandiera, per le lingue ufficiali e per la distribuzione di competenze e funzioni tra lo Stato, le Regioni e i Comuni) ed anche l’affermazione di una serie di principi inerenti i diritti dei cittadini («introduciamo il principio della buona fede e neghiamo allo Stato la possibilità di condannare per tutta la vita un essere umano vietando l’ergastolo») e la libertà economica («non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale»).

Nella sezione dedicata alle istituzioni si ripropone l’assemblea sarda con 80 seggi («i rappresentanti del popolo sardo non sono obbligati ad abbandonare lavoro e professione per tutta la durata del mandato ma potranno optare sulla retribuzione») e l’elezione non contestuale del parlamento e del primo ministro (eletto ogni 4 anni, mentre il presidente della Repubblica resta in carica cinque anni).

«La proposta della Carta della Repubblica Sarda – ha aggiunto Franciscu Sedda – non è un punto di arrivo ma un momento di rilancio nel cammino per l’indipendenza della Sardegna, dove incominciamo a vedere splendere la luce alla fine del tunnel.»

«Da oggi in poi – ha concluso Gianfranco Congiu, capogruppo Pds in Consiglio regionale – voteremo soltanto i provvedimenti in linea con le finalità indicate nell’articolo 1 della Carta dei sardi e cioè daremo il nostro assenso in Aula solo a quelle leggi che garantiscano al popolo sardo la coesione interna, la libertà, la democrazia, il futuro dei giovani e l’indipendenza della Sardegna.»