Ricordo della scrittrice Lina Aresu (Nuoro, 16 gennaio 1938 – Chiavari GE, 15 giugno 2018) – di Paolo Pulina.
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La scrittrice sarda-chiavarese Lina Aresu è scomparsa a Chiavari nel pomeriggio del 15 giugno, un mese dopo il marito Dino Silvano (giudice di pace, ma prima funzionario del ministero dei Beni culturali; era nato a Varese Ligure nel 1938).
Mi sembra doveroso dare di lei una sintetica scheda biografica e una prima rassegna bibliografica delle sue numerose opere.
Raffaella (Lina) Aresu era nata a Nuoro il 16 gennaio 1938. Trascorse però l’infanzia e l’adolescenza tra Jerzu e Lanusei. Dopo aver frequentato il liceo “Siotto” a Cagliari, si era trasferita a Genova. Lì aveva compiuto gli studi universitari e aveva insegnato filosofia per più di quarant’anni appassionandosi in particolare alle ricerche di antropologia culturale.
Ha svolto un’intensa attività di conferenziera. È stata attiva per molti anni presso il Circolo sardo “Sarda Tellus” di Genova e presso il Coordinamento nazionale Donne dei Circoli della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (F.A.S.I.).
Dal 1993 al 2015 Lina Aresu ha pubblicato oltre cinquanta opere. Qui di seguito si dà conto solo di quelle registrate nel catalogo on line dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane (ICCU) più qualcuna presente nella biblioteca di chi scrive.
Presso le edizioni L’Impronta, Sant’Olcese (Genova), ha pubblicato le seguenti opere (ma l’elenco è sicuramente incompleto);
Uomo nero, schiava bianca, stampa 1996
Saragata: psicoanalisi della vita intensa, stampa 1996
Esotismo delle rovine, stampa 1997
Samuele sgomento e fiele: vita, morte e leggenda del bandito Stochino, stampa 1997
Coga. La fattucchiera, stampa 1997
Dimore ispirate, 1997
Quando il monumento vidi: omaggio a Elena Bono, stampa 1998
Le muse inquietanti, stampa 1998
Il porco infelice, stampa 1998
Invernizio: ozio, stravizio e pregiudizio, stampa 1998
Peripezia di Andria, stampa 1998
La turcheria in Tertenia, stampa 1998
Corpo deturpato corpo da amare, stampa 1998
Le dame nel Verziere: commedia profana in lingua sarda nota come “Sa cumedia de barí”, stampa 1999
Bruna ma leggiadra, stampa 1999
Teschi e pietre di luna, stampa 1999
Il muro del pianto: su Macabeu, stampa 2000
Dimore ispirate, stampa 2000
La verginella è simile alla rosa: teatro di strada, 2000
Umbramala: enigma in forma di canzone, stampa 2000
L’ orco, l’agnelletta e i carabinieri, stampa 2000
L’orco, l’agnelletta e i carabinieri, seconda edizione, stampa 2001
Liete voglie, stampa 2002
Io son Titania. Bibliografia di Carolina Invernizio, stampa 2002
Su muccubellu, stampa 2002
Imbrossinadura: saggio sull’oltretomba nell’antica cultura di Sardegna, stampa 2003
Ritedda di Barigau: romanzo lessicale, stampa 2003
Ahi, Pennabilli, il castello d’Atlante, stampa 2006
Fulvio Caporale – Lina Aresu, Lawrence a Nuoro, disegni di Delio Caporale; interventi di M. Rosaria D’Alfonso, stampa 2006
Annus horribilis, stampa 2007
Carolina Invernizio. Il gusto del proibito? Atti del convegno, Govone (CN), 13-14 ottobre 2006, a cura di Ornella Ponchione ed Antonella Saracco, Torino, Daniela Piazza editore, 2011
Ritedda di Barigau: bozzetto ogliastrino di Marcello Cossu; prefazione di Paolo Pulina, seconda edizione, stampa 2012
La fiaba “La storia del principe Lui” di Giuseppe Dessì, in Giuseppe Dessì a 40 anni dalla pubblicazione di “Paese d’ombre” (1972). Atti del convegno, Pavia, presso Salone del Circolo Logudoro, 17 novembre 2012, a cura di Paolo Pulina, stampa 2013
Il Giornalista, Madamina Invernizio e altre passioni letterarie, stampa 2014
La turcheria in Tertenía, seconda edizione, stampa 2014
Cronaca di un caso atroce di amok registrato nell’aprile 1645 nelle Filippine; prefazione di Paolo Pulina, stampa 2014
Carolina Invernizio, la Madamina nazionalpopolare; postfazione e aggiornamenti bibliografici su Carolina e le sue opere a cura di Paolo Pulina; in appendice: Io difendo, di Bruno Cassinelli, stampa 2015
A questi volumi sono da aggiungere: Su moru in crobetura, stampa 1993; Favarrustu: le nozze primogenite; con una riscrittura di Guido Pastorello, stampa 1994 (presso Stampa alternativa, Roma); Battista Saiu Pinna, Sas Bestimentas: costumi, costumenze e storia del Logudoro – Pozzomaggiore; prefazione di Roberto Perinu; postfazione di Lina Aresu, stampa 1999 (presso Circolo sardo “Su Nuraghe”, Biella); Fondali: percorsi sommersi di geografia letteraria in Sardegna, stampa 2005; Fulvio Caporale, A Escalaplano nidifica l’avvoltoio: racconti, illustrazioni di Fernand; prefazione di Lina Aresu, stampa 2008 (presso Zonza editore, Cagliari).
Nota personale
La mia amicizia con Lina Aresu è nata in rapporto alla presentazione del suo libro intitolato “Samuele Stochino: storia del bandito chiamato ‘tigre d’Ogliastra” – nell’edizione 2004 pubblicata da “L’Unione Sarda” – sia presso il Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia (dicembre 2006) sia nell’ambito di un ciclo di conversazioni (aprile 2008) da me svolto su “Sardegna: tra letteratura, storia, tradizioni” per l’Unitré (Università delle Tre Età) di Godiasco-Salice Terme-Rivanazzano-Retorbido-Varzi (in Oltrepò pavese).
Lina Aresu ha dedicato diverse ricerche alla figura del più famoso e crudele bandito della Sardegna, Samuele Stochino (Arzana, 22 maggio 1895 – Ulassai, 20 febbraio 1928). Reduce della Grande Guerra, sottufficiale della Brigata “Sassari”, decorato con medaglia d’argento al valor militare, divenne poi il bandito per il quale Mussolini stabilì la taglia più alta mai fissata per un ricercato. Vediamo i titoli dei libri riguardanti Stochino:
1) “Samuele sgomento e fiele: vita, morte e leggenda del bandito Stochino”, stampa 1997.
2) “L’orco, l’agnelletta e i carabinieri” (due edizioni: 2000 e 2001). L’orco è il bandito Samuele. L’agnelletta è la sua sessantaduesima ed ultima vittima: Assunta, una bambina di otto anni.
3) “Samuele Stochino, vita breve di un bandito leggendario. La storia della ‘Tigre d’Ogliastra’ tra mito e realtà” presso Della Torre (2003).
L’Aresu ha avuto successo con ciascuna di queste opere ma ha venduto oltre 100.000 copie dell’edizione (ridotta di 70 pagine rispetto al volume mandato in libreria da Della Torre) pubblicata nel 2004 dal quotidiano di Cagliari “L’Unione Sarda”. (Col titolo “Da soldato valoroso a tigre inferocita”, lo stesso giornale ha ristampato l’opera nel 2015).
In entrambe le occasioni l’autrice dichiarò che a lei interessava la diffusione del mito delle imprese efferate del bandito più che la sua biografia.
Dato che nel 2006 era uscito presso Einaudi il romanzo di Marcello Fois “Memoria del vuoto” ispirato alle “due vite” del bandito (in una nota finale Fois scrive: «Ringrazio Franco Fresi e Lina Aresu, senza la verità dei quali non avrei potuto inventare questa storia»), l’Aresu puntualizzò le differenze tra la sua ricostruzione dell’amplificazione della leggenda delle banditesche azioni di Stochino (vero cognome con una c) e l’ingegnosa architettura narrativa dentro la quale Fois ha fatto rivivere il personaggio di fiction, Stocchino (con due c).
La mia amicizia con Lina si è poi consolidata in rapporto al comune interesse – con i metodi critici della sociologia della letteratura, non con i criteri tesi a stabilire una valutazione estetica – al romanzo storico d’appendice (“Ritedda di Barigau” del sardo Marcello Cossu, Semèstene, 1845 – Lanusei, 1895) e, in particolare, per le opere della “regina dei romanzi di appendice”, Carolina Invernizio (Voghera 1851-Cuneo 1916). Ma qui il discorso si farebbe lungo e converrà tornarci in futuro.
Paolo Pulina