22 November, 2024
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Per la terza estate di fila gli specialisti dell’Università guidati da Paolo Randaccio verificano il livello di contaminazione radioattiva sui piccoli in vacanza per un mese in Sardegna e vittime del disastro nucleare del 2011. Dal 26 luglio dieci femminucce e sei maschietti soggiornano a Marrubiu. I dati riscontrati sono incoraggianti.

La storia che affianca i ricercatori del laboratorio di radioattività del dipartimento di Fisica dell’ateneo di Cagliari si è aperta nel 2012 e prosegue tuttora. L’organizzazione di promozione sociale on lus “Orto dei Sogni” cura da allora il soggiorno di un mese in Sardegna di sedici bambini delle scuole elementari di Fukushima. La città giapponese nel 2011 è stata teatro di un disastro nucleare. Anche questa estate gli studiosi dell’Università del capoluogo eseguiranno le analisi sulla contaminazione radioattiva nei piccoli ospiti giapponesi.

«Negli anni precedenti abbiamo verificato che dopo un mese di permanenza in territorio salubre, mangiando cibo sano ed esente da contaminazione radioattiva, la concentrazione di Cesio radioattivo presente nell’organismo dei bambini di Fukushima si è notevolmente ridotta» dice Paolo Randaccio. Il responsabile del servizio di radioprotezione e del laboratorio di radioattività ambientale del dipartimento di Fisica, spiega: «La riduzione ci ha portato a concludere che nell’alimentazione della popolazione giapponese dell’area di Fukushima è ancora presente una traccia di radioattività derivante dal disastro nucleare». E ancora. «La traccia riscontrata è molto modesta, assai inferiore al livello di radioattività naturale presente in tutti gli organismi viventi e derivante soprattutto dal Potassio 40. Solo con la strumentazione sofisticata del nostro laboratorio – rimarca il professor Randaccio – si è riscontrata la traccia iniziale di contaminazione, valutato il coefficiente di riduzione ed effettuate le considerazioni sul metabolismo del Cesio». All’iniziativa collaborano anche gli specialisti dell’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari e dell’ospedale Brotzu, Anna Maria Nurchi, Roberto Minelli e Valerio Tuveri.

Dal 26 luglio al 21 agosto, dieci bambine e sei bambini della scuola elementare di Fukushima soggiornano per un mese a Sant’Anna (Marrubiu) nella casa parrocchiale Caritas diocesana. La quarta edizione del soggiorno estivo rientra nell’iniziativa “Casa Orto: la nostra casa italiana 2015”. «A quattro anni dal terremoto nel Tohoku, lo scorso maggio – scrive l’associazione Orto dei Sogni – sono emersi dati preoccupanti: secondo la prefettura di Fukushima tra i 385 mila bambini esaminati, per 103 è stato riscontrato un cancro alla tiroide». Nata a Milano, l’associazione prosegue le attività con un credo: «Il futuro di questi bambini è anche il nostro. Vivere nella natura, mangiare cibo fresco e sano, aprire gli occhi al mondo conoscendo culture e valori diversi è ciò che faranno i bambini, che penseranno così al loro futuro con più speranza. Fattori che sono anche le linee guida della nostra associazione. Per i bambini l’esperienza del soggiorno in Sardegna è molto positiva, per la salute fisica e per la loro voglia di vivere con aspettative nei confronti del futuro». Tra le attività in programma a Sant’Anna, il laboratorio di Origami e di calligrafia giapponese che coinvolge i bambini di Fukushima e i coetanei locali.

Il Palazzo Boyl di Milis ospiterò sabato sera, dalle 15.00 alle 20.00, un convegno sull’energia organizzato dal FAI, #Fondo Ambiente Italiano in Sardegna.

Da quando i primi fuochi illuminarono le notti senza elettricità i nostri antenati costruirono il mito che un giorno sarebbero stati affrancati dal lavoro e che l’energia sarebbe stata inesauribile. La realtà è stata diversa. Il lavoro è una chimera per troppi e qualunque scelta sull‘energia necessita di valutazioni che oltrepassino il qui ed ora.

Per tale ragione il ¶FAI Sardegna s’interroga su quale energia per quale Sardegna? L’energia è tema sensibile da affrontare col massimo di partecipazione perché i decisori non siano lasciati soli ad assumersi responsabilità che riguardano la comunità regionale ed i territori per i decenni a venire.

La progressiva dismissione delle industrie energivore e la crescita delle fonti rinnovabili avrebbero dovuto produrre in Sardegna una diminuzione del consumo di energia ed un minor costo. E‘ diminuito il consumo ma non il costo. E‘ tempo allora di riflettere sulle diverse fonti di produzione e sul loro impatto nei territori. In troppi casi devastante. E‘ il caso di molte fonti energetiche che hanno occupato i territori a destinazione agricola.

E‘ necessario coordinare le fasi di pianificazione, di erogazione dei contributi, di costruzione e di gestione del #Piano Energetico Regionale. Chiedersi se non sia il caso di creare un’Agenzia Energetica Regionale che risponda alle molteplici esigenze di natura pubblica o privata da parte di singoli o società. Promuovere l’autonomia energetica delle comunità locali ed una diffusa pedagogia del risparmio e del riuso specie nelle aziende agricole e zootecniche messe in grado di “autoprodurre”.

Nei mesi scorsi il FAI ha sollecitato il governo regionale sulla sottrazione – a tratti spregiudicata – della terra alle colture agricole con le fonti rinnovabili. Sono stati distrutti paesaggi, divorati preziosi suoli agricoli, disseminati i territori di cattedrali nel deserto, creato ulteriori servitù. Dopo l’eolico, il fotovoltaico e il termodinamico solare a terra ad altissimo impatto ambientale l’ultima frontiera è il cosiddetto MINIeolico.

Non risultano ad oggi disposizioni ostative alla realizzazione di impianti di 60 kW potenza. Pertanto, per il FAI, è urgente che si disponga che, anche gli impianti eolici di potenza inferiore ai 60 kw, si possano realizzare in aree agricole, a patto che siano destinati all’autoconsumo energetico per l’azienda che lo richiede; che il richiedente sia un  imprenditore agricolo professionale, e/o comunque una società agricola presente stabilmente nell‘isola; che siano assoggettati a V.I.A., ovunque localizzati, così come da ultimo ha stabilito la Sentenza della Corte Costituzionale (n. 188/2013 del 03.7.2013).

Interverranno: Antonia Fabiola Putzolu, sindaco di Milis; Maria Antonietta Mongiu, presidente regionale FAI Sardegna; Nicolò Migheli, sociologo; Antony Muroni, direttore de L’Unione Sarda; Antonello Pazzona, agronomo dell’Università di Sassari; Andrea Vallebona, ingegnere elettrico; Alfonso Damiano, ingegnere elettrico ed elettronico dell’Università di Cagliari; Paolo Randaccio, fisico dell’Università di Cagliari; Giacomo Oggiano, geologo dell’Università di Sassari; Franco Meloni, fisico dell’Università di Cagliari; Luciano Burderi, fisico dell’Università di Cagliari; Sergio Vacca, geo-pedologo dell’Università di Sassari; Angelo Aru, agronomo dell’Università di Cagliari; Ignazio Camarda, botanico dell’Università di Sassari; Chiara Rosnati, naturalista dell’Università di Sassari, Pietro Ciarlo, costituzionalista dell’Università di Cagliari; Ottavio Castello, direttore di Confservizi Sardegna; Michele Gutierrez, economista agrario dell’Università di Sassari; Fausto Pani, geologo; Pietro Tandeddu, esperto di politiche agricole; don Ettore Cannavera, responsabile della comunità La Collina; Giuseppe Pulina, agronomo dell’Università di Sassari; Mauro Mura, procuratore capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.