Le analisi dei fisici dell’ateneo di Cagliari sui bambini di Fukushima.
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Per la terza estate di fila gli specialisti dell’Università guidati da Paolo Randaccio verificano il livello di contaminazione radioattiva sui piccoli in vacanza per un mese in Sardegna e vittime del disastro nucleare del 2011. Dal 26 luglio dieci femminucce e sei maschietti soggiornano a Marrubiu. I dati riscontrati sono incoraggianti.
La storia che affianca i ricercatori del laboratorio di radioattività del dipartimento di Fisica dell’ateneo di Cagliari si è aperta nel 2012 e prosegue tuttora. L’organizzazione di promozione sociale on lus “Orto dei Sogni” cura da allora il soggiorno di un mese in Sardegna di sedici bambini delle scuole elementari di Fukushima. La città giapponese nel 2011 è stata teatro di un disastro nucleare. Anche questa estate gli studiosi dell’Università del capoluogo eseguiranno le analisi sulla contaminazione radioattiva nei piccoli ospiti giapponesi.
«Negli anni precedenti abbiamo verificato che dopo un mese di permanenza in territorio salubre, mangiando cibo sano ed esente da contaminazione radioattiva, la concentrazione di Cesio radioattivo presente nell’organismo dei bambini di Fukushima si è notevolmente ridotta» dice Paolo Randaccio. Il responsabile del servizio di radioprotezione e del laboratorio di radioattività ambientale del dipartimento di Fisica, spiega: «La riduzione ci ha portato a concludere che nell’alimentazione della popolazione giapponese dell’area di Fukushima è ancora presente una traccia di radioattività derivante dal disastro nucleare». E ancora. «La traccia riscontrata è molto modesta, assai inferiore al livello di radioattività naturale presente in tutti gli organismi viventi e derivante soprattutto dal Potassio 40. Solo con la strumentazione sofisticata del nostro laboratorio – rimarca il professor Randaccio – si è riscontrata la traccia iniziale di contaminazione, valutato il coefficiente di riduzione ed effettuate le considerazioni sul metabolismo del Cesio». All’iniziativa collaborano anche gli specialisti dell’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari e dell’ospedale Brotzu, Anna Maria Nurchi, Roberto Minelli e Valerio Tuveri.
Dal 26 luglio al 21 agosto, dieci bambine e sei bambini della scuola elementare di Fukushima soggiornano per un mese a Sant’Anna (Marrubiu) nella casa parrocchiale Caritas diocesana. La quarta edizione del soggiorno estivo rientra nell’iniziativa “Casa Orto: la nostra casa italiana 2015”. «A quattro anni dal terremoto nel Tohoku, lo scorso maggio – scrive l’associazione Orto dei Sogni – sono emersi dati preoccupanti: secondo la prefettura di Fukushima tra i 385 mila bambini esaminati, per 103 è stato riscontrato un cancro alla tiroide». Nata a Milano, l’associazione prosegue le attività con un credo: «Il futuro di questi bambini è anche il nostro. Vivere nella natura, mangiare cibo fresco e sano, aprire gli occhi al mondo conoscendo culture e valori diversi è ciò che faranno i bambini, che penseranno così al loro futuro con più speranza. Fattori che sono anche le linee guida della nostra associazione. Per i bambini l’esperienza del soggiorno in Sardegna è molto positiva, per la salute fisica e per la loro voglia di vivere con aspettative nei confronti del futuro». Tra le attività in programma a Sant’Anna, il laboratorio di Origami e di calligrafia giapponese che coinvolge i bambini di Fukushima e i coetanei locali.