23 December, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato provvedimenti urgenti per l’impiantistica sportiva e l’abbattimento dei costi delle trasferte nelle isole minori, ha prorogato la commissione speciale d’inchiesta sulla crisi del commercio e dell’artigianato ed ha approvato misure di sostegno per le cooperative di comunità.

La seduta pomeridiana si è aperta sotto la presidenza di Gianfranco Ganau. All’ordine del giorno il disegno di legge 519 “Provvedimenti urgenti in materia di impiantistica sportiva e per l’abbattimento dei costi per la partecipazione alle trasferte sportive nelle isole minori della Sardegna. Modifiche all’articolo 38 della legge regionale 17 maggio 1999, n. 17 (Provvedimenti per lo sviluppo dello sport in Sardegna)”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dato la parola al relatore, Lorenzo Cozzolino (Pd), per l’illustrazione del disegno di legge. L’esponente della maggioranza ha spiegato che il provvedimento della Giunta ha l’obiettivo di promuovere lo sport come valore  sociale, educativo, di prevenzione della salute. La legge prevede due punti fondamentali: contribuire economicamente, con 45mila euro, a costi per la partecipazione delle trasferte da e per le isole minori della Sardegna di Carloforte e La Maddalena, «che sono isole nell’isola», e consentire agli enti locali, cui sono state concesse nell’anno 2011 risorse finanziarie per l’impiantistica sportiva, di utilizzarle per la realizzazione o la conclusione di interventi già programmati.

Lo sport, ha spiegato Lorenzo Cozzolino, incentiva il confronto, il dialogo ed è formativo per i nostri giovani. Per questo motivo bisogna adottare norme che aiutino a far crescere lo sport in tutta l’Isola, perché non ha solo una funzione ludico-ricreativa, ma ha fondamentali e insostituibili funzioni pedagogiche, sociali e sanitarie.

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha confermato il voto favorevole. Il consigliere  ha affermato che il  disegno di legge arriva a ridosso dell’inizio delle competizioni sportive e aiuta le società sportive, così come il completamento dell’impiantistica affronta un problema legato agli spazi e alle strutture vecchie. Non è una situazione che si risolverà dall’oggi al domani, ma sarà comunque una boccata d’ossigeno per il settore. Tocco ha chiesto all’assessore che la Regione si faccia garante presso gli istituti di credito affinché si possano evitare le fideiussioni personali dei dirigenti delle società sportive per far fronte alle spese sostenute dalle squadre.

Roberto Desini (Pds) ha affermato che questo«disegno di legge certifica la morte della politica» perché cerca di ovviare alla non applicazione della legge di una anno fa, che riconosceva al Coni i fondi da destinare ai costi di trasferta delle società sportive delle isole minori. «Il presidente del Coni ha deciso di non applicare questa legge regionale e ognuno è libero di fare quel che vuole». Per Roberto Desini è una vergogna e visto che il Coni ha rendicontato soltanto una piccola parte di quanto ricevuto l’anno scorso, «forse sarebbe più opportuno rivedere il dispositivo della legge n. 17 che destina il 6 per cento al Coni».

Luca Pizzuto (Art. 1 – Sinistra per la democrazia e il progresso) ha ringraziato l’assessore Giuseppe Dessena per la sua perseveranza. «Il problema vero è che la Regione paga il servizio diurno e notturno a un armatore con 16 milioni di euro, che potrebbe fare tariffe più basse a squadre e bambini e non lo fa. E’ un atto grave». Secondo il consigliere la Regione dovrebbe avere un peso maggiore su società da lei finanziate. Luca Pizzuto ha affermato di aver presentato un emendamento per supportare economicamente i Comuni che dovranno gestire le pratiche e che hanno poco personale.

Gianluigi Rubiu (capogruppo Udc) ha detto che voterà a favore della legge, che tratta dello sport come elemento aggregante, istruttivo e sociale. «Però rilevo – ha detto – la lentezza con cui è stato portato in aula questo testo, visto che arriva dopo un anno dall’approvazione della legge dello scorso agosto che non è stata applicata. Queste sono le tempistiche della Giunta Pigliaru». E ha aggiunto: «Ancora una volta abbiamo una prova che la maggioranza è bravissima nelle dichiarazioni di intenti ma non nell’attuare i provvedimenti».

Alessandra Zedda (capogruppo FI), annunciando il voto favorevole, ha affermato che «lo sport è vita per i nostri giovani». Secondo l’esponente della minoranza la legge 17 è stata una buona legge, ma va rivista almeno per quanto riguarda i fondi per l’impiantistica, visto che stiamo rimodulando finanziamenti del 2011 e nel frattempo chiudono palestre non a norma e spariscono le società. Alessandra Zedda ha appoggiato la proposta del collega Tocco sulla possibilità che la Regione dia garanzie agli istituti di credito supportando le società sportive.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiesto il parere della Giunta e ha dato la parola all’assessore dello sport Giuseppe Dessena, il quale ha condiviso gli interventi dei consiglieri sull’importanza dello sport dal punto di vista sociale, educativo e di prevenzione e cura della salute. Secondo l’esponente dell’Esecutivo questa legge è uno dei tasselli del supporto allo sport e ha ricordato che con la 17 sono disponibili 8,6 milioni di euro e che molte regioni prendono ad esempio la legge regionale del 1999. Questo disegno di legge, ha spiegato, interviene su una precedente norma che non ha funzionato. L’assessore ha detto di aver avuto più volte interlocuzioni con il Coni e che, dopo varie sollecitazioni, i responsabili del comitato hanno detto di non avere una struttura amministrativa capace di gestire un avviso pubblico. Siccome lo spirito della norma, ha proseguito, è di favorire lo sviluppo dello sport per tutti, l’assessore ha parlato con i due enti locali di Carloforte e La Maddalena per trovare una soluzione e li convocherà a un tavolo per fare una delibera che supporti anche la gestione amministrativa delle pratiche. Per quanto riguarda l’impiantistica, Dessena ha spigato che i fondi non sono stati spesi per ragioni legate alla burocrazia, ma ha rassicurato l’aula che nello scorso anno sono stati fatti importanti interventi finanziati con il Fsc (Fondo per lo sviluppo di coesione). L’assessore si è poi impegnato a studiare la proposta dei consiglieri Zedda e Tocco in merito a una interazione con gli istituti di credito.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato (53 sì). Via libera con 53 voti favorevoli anche all’articolo 1 (Risorse finanziarie degli enti locali per l’impiantistica sportiva ai sensi del titolo II della legge regionale n. 17 del 1999).

Sull’art. 2 l’on. Roberto Desini (PDS) ha presentato un emendamento orale all’emendamento 1 a firma dell’on. Luca Pizzuto, con l’obiettivo di ridurre la quota da destinare ai comuni di Carloforte e la Maddalena (dal 25 al 20 per cento) e dunque avere nelle casse della Regione una massa maggiore per il fabbisogno delle trasferte delle società.

Per l’on. Luigi Ruggeri (Pd)  «il percorso più lineare sarebbe stato ottenere uno sconto per le società sportive dal gestore marittimo per le società sportive in occasione delle trasferte verso le isole minori. Messa così, forse saremo costretti a ritornare su questa norma».

L’on. Giorgio Oppi (Udc) è intervenuto e ha detto che «gli articoli 1 e 2 non dicono nulla. Vorrei sapere quanto serve davvero per consentire alle società sportive di Carloforte e di La Maddalena e a quelle che invece vano in trasferta a Carloforte e a La Maddalena di svolgere la loro attività sportiva. Serviva maggiore precisione ma voterò comunque a favore».

L’emendamento orale dell’on. Roberto Desini non è stato ammesso e l’articolo 2 è stato approvato all’unanimità con l’emendamento aggiuntivo 1 Luca Pizzuto (Sinistra), che stanzia il 20 per cento per i due comuni sardi.

Approvato anche l’articolo 3, l’articolo 4, il 5 e in occasione del voto finale della legge l’on. Roberto Desini si è rivolto all’assessore allo Sport e ha caldeggiato l’applicazione immediata delle norme «in modo da consentire alle società sportive di ricevere il contributo per la stagione 2017-2018».

Per dichiarazione di voto anche l’on. Pierfranco Zanchetta ha detto: «Finalmente si attua con legge una risposta a una oggettiva necessità».

L’Aula ha approvato la legge.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dato poi la parola all’on. Roberto Deriu (Pd), che ha richiesto al Consiglio una proroga di tre mesi a nome della commissione speciale di inchiesta sulla crisi del commercio e artigianato. «C’è una grande attesa per una proposta di questo consiglio, che vorremmo unitaria e capace di tenere conto delle audizioni fatte finora e delle riflessioni maturate».

Per l’opposizione la richiesta è stata caldeggiata anche dall’on. Gianni Lampis (FDI) e il Consiglio ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che dispone la prosecuzione del mandato della commissione speciale per i prossimi tre mesi.

L’Aula è passata poi all’esame del Testo unificato 437, relativo alle coop di comunità, primo firmatario l’on. Gianmario Tendas (Pd). Ma l’on. Alessandra Zedda, capogruppo di Forza Italia, ha chiesto il rinvio.

Per l’on. Antonio Solinas (Pd) «è opportuno procedere con la discussione generale della legge, perché una legge importante».

Anche l’on. Luigi Lotto (Pd) si è associato «perché il testo unificato ha già avuto una lunga discussione in commissione e non ci sono state contrapposizioni. E’ utile licenziarlo oggi».

Contrario l’on. Paolo Truzzu (FDI): “Ho ricevuto in tarda mattinata il testo e anche se fosse la legge migliore del mondo non ho fatto a tempo a esaminarlo. Non morirà nessuno se lo approveremo la prossima volta o a settembre».

Per il capogruppo Pd, on. Pietro Cocco, «il testo è stato inserito durante la seduta dei capigruppo. Perché non sono emerse in quella sede le perplessità?».

L’Aula ha deciso poi di proseguire con la discussione del testo unificato 437/469/497 A che disciplina le azioni regionali a sostegno delle coop di comunità, “uno strumento operativo che sappia intercettare meglio i bisogni dei cittadini appartenenti a una data comunità locale”.

Il relatore Gianmario Tendas (Pd) ha illustrato il testo unificato, ringraziando in apertura “tutti i componenti della Quinta commissione per il contributo e l’impegno profuso su questo testo. Il testo nasce da tre distinte proposte: 437 (Solinas), 469 (Ledda) e 497 (Tedde) e se è vero che il testo definitivo è stato licenziato ieri sera è anche vero che il confronto su questi temi è durato mesi e il Consiglio delle autonomie locali ci invita a una rapida approvazione di queste norme. Nei Comuni piccoli le amministrazioni comunali faticano a soddisfare i bisogni delle comunità e le coop di comunità servono a riconoscere e valorizzare il capitale umano con le risorse pubbliche messe a disposizione dalle comunità come vaucher o spazi. Si tratta di un percorso democratico e paritario per rilanciare se non salvare le piccole comunità sarde”.

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha aggiunto: «E’ una legge che nasce nella passata legislatura dall’esperienza vissuta da altre regioni come l’Umbria e le Marche, con poca popolazione come la nostra isola. Nelle zone interne della nostra isola c’è grande aspettativa per la legge sulle coop di comunità e se è vero che non risolverà i disastri della Sardegna certamente metterà un freno al fenomeno dello spopolamento delle zone interne. Sarà il Comune il cardine, con le associazioni di volontariato, intorno al quale si formerà la cooperativa di comunità ma è chiaro che su tanti settori, come i trasporti, sarà necessario pensare a nuove forme collettive per i nostri piccoli centri».

Per l’on. Gaetano Ledda (Psd’Az-La Base) «la tutela delle fasce deboli della popolazione delle piccole comunità è l’obiettivo prioritario e può portare a produrre e erogare servizi sanitari, sociali ma anche a produrre beni rispetto alle loro esigenze di soci utenti, oltre che di soci lavoratori.  In più possono essere soci delle coop di comunità tanto le persone fisiche quanto quelle giuridiche».

Ha preso poi la parola l’on. Angelo Carta (Psd’Az – La Base) che ha detto: «Lo strumento della coop è stato abbondantemente usato a Dorgali sia per il vino e il latte che per l’edilizia  ma io ritengo che sia limitante consentire soltanto alle organizzazioni del Terzo settore che abbiano sede legale in quel territorio far parte della struttura di una coop di comunità».

Anche l’on. Luigi Lotto (Pd) ha preso la parola a favore del testo unificato: «E’ un contributo ad arginare il fenomeno dello spopolamento nelle piccole comunità rurali, non l’unico. E ci sono borgate urbane a carattere agricolo, a Sassari ma anche a Cagliari, che devono essere tutelate».

Per l’on. Daniele Cocco (Art. 1 – Sdp) «va modificato l’articolo 6 di questa buona legge, perché è necessario garantire i finanziamenti agevolati della Regione. In difetto, cosa cambia rispetto alle cooperative di tipo B già in funzione? Nulla»

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 38 voti favorevoli e 3 contrari.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’art.1 “Finalità” e dell’unico emendamento presentato sul quale Commissione e Giunta hanno espresso parere favorevole.  Il capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha proposto un emendamento orale all’emendamento sostitutivo parziale (Ledda e più) che estende i benefici del provvedimento alle borgate rurali dei centri urbani maggiori.

Il relatore della legge Mario Tendas ha espresso parere positivo.

Il capogruppo del Psd’Az-La Base Gaetano Ledda ha quindi illustrato il contenuto dell’emendamento sostitutivo parziale: «Occorre specificare che il sostegno della Regione debba andare alle comunità rurali che hanno problemi di spopolamento. E’ un provvedimento diretto ai piccoli comuni disagiati. Occorre fare chiarezza. Per fare un esempio concreto il comune di Galtellì potrebbe essere individuato come comunità rurale ma è anche un centro balneare che non subisce il fenomeno dello spopolamento». Messo in votazione l’emendamento sostitutivo parziale emendato dalla proposta dell’on. Alessandra Zedda è stato approvato all’unanimità. Via libera anche all’articolo 1 con 45 voi favorevoli su 46 votanti.

Approvati in rapida successione anche gli articoli 2 “Definizione” e 3 “Comunità di riferimento”

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 4 per il quale è stato presentato un emendamento sostitutivo parziale al secondo comma (Anedda e più). La proposta di correzione prevede che possano diventare soci delle cooperative di comunità  le persone fisiche, gli enti locali nel cui territorio operano le cooperative e le organizzazione del terzo settore a patto che abbiano la sede legale nella comunità interessata e dichiarino di svolgere in maniera prevalente la loro attività nella comunità stessa. L’emendamento e l’articolo sono stati approvati per alzata di mano.

Disco verde anche per l’articolo 5 “Attività”. Sull’articolo 6 “Sostegno regionale all’attività delle cooperative di comunità”, il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha proposto un emendamento orale che al comma 1 modifica la dicitura “la Regione può supportare l’attività” in “la Regione supporta l’attività” e, al comma 3, sostituisce  la frase “i contributi possono consistere” in “i contributi consistono”. L’articolo 6 così emendato è stato approvato. Via libera, per alzata di mano, anche agli ultimi due articoli: il 7 “Clausola di neutralità finanziaria” e l’8 “Entrata in vigore”.

Il presidente Ganau ha quindi annunciato la votazione elettronica sul testo finale della legge che è passato con 37 voti a favore e 2 contrari.

Al termine del voto ha chiesto la parola il capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda per proporre la sconvocazione delle sedute delle commissioni in programma domani mattina. «Abbiamo l’esigenza di esaminare le mozioni che saranno all’ordine del giorno del Consiglio di domani pomeriggio – ha detto Alessandra Zedda – per questo chiediamo di avere a disposizione la mattinata di domani per un incontro delle opposizioni». 

Contrario all’ipotesi di sospendere il lavoro delle commissioni si è dichiarato il consigliere del Pd Valerio Meloni: «Siamo in prossimità di Ferragosto. Ci sono scadenze importanti. In particolare in Quarta Commissione che discute la legge urbanistica – ha affermato Valerio Meloni – la Commissione deve essere convocata».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto d’accordo «a patto però che si convochi alle 9 e non si interrompa alle 11 per la riunione di maggioranza».

Il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas (Pd), dopo aver ricordato di essere sempre venuto incontro alle esigenze della minoranza, ha chiesto di confermare la seduta del parlamentino: «La riunione si terrà alle 9.00, sarà poi la Commissione a deciderà come lavorare».

Il presidente Gianfranco Ganau dopo aver confermato la seduta di domani mattina della Quarta Commissione ha chiuso i lavori e convocato la Conferenza dei capigruppo per un incontro con i dipendenti dell’Aias.

Il Consiglio si riunirà domani pomeriggio alle 16.00.

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Il Consiglio regionale, nella seduta di stamane, ha approvato all’unanimità la mozione per la sottoscrizione congiunta del Consiglio regionale sardo e dell’Assemblea corsa dellaCarta europea per l’eguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale”, le misure in favore degli ex lavoratori del polo industriale di Ottana, ed il passaggio agli articoli delle norme per la lavorazione, la trasformazione e il confezionamento di prodotti agricoli aziendali esclusivamente aziendali.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione 439 (Pietro Cocco e più) “sulla sottoscrizione congiunta da parte del Consiglio regionale della Sardegna e dell’Assemblea di Corsica della Carta europea per l’eguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale”, in base all’art.102 del regolamento dell’Assemblea.

Aprendo gli interventi, la consigliera Annamaria Busia, del gruppo Misto, ha ringraziato i capigruppo per la sottoscrizione e la procedura accelerata assegnata al documento comune Sardegna-Corsica. La Sardegna, ha osservato, «per quanto riguarda alcuni aspetti della parità di genere ha ancora molta strada da percorrere, a cominciare dalla rappresentanza in Consiglio regionale, ed in effetti le ultime politiche hanno dimostrato che molta astensione è stata femminile perché, evidentemente, le donne risentono di più del clima generale di disorientamento e difficoltà di trovare spazio e lavoro nella famiglia e nella società». Questo fenomeno, ha concluso, «si ripeterà anche nelle prossime tornate elettorali e chiamerà la politica, anche quella locale, ad una riflessione urgente».

Il consigliere di Fdi Gianni Lampis che ricordato che «la valutazione del lavoro compiuto dalla consulta sardo-corsa ma non si può ridurre alla questione elettorale, perché nella carta c’è molto altro; è vero cioè che la Sardegna deve avere una legge diversa da quella della Corsica ma il dibattito deve riguardare tanti aspetti della vita quotidiana che impediscono alle persone (donne e uomini) di avere uguali opportunità diritti e doveri, dalle giovani coppie alle madri alle famiglie numerose, mettendo al centro di tutto soprattutto famiglia che per la nostra Costituzione è il nucleo centrale della società, voteremo quindi a favore auspicando impegni più ampi e concreti anche in prospettiva».

Il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco ha sottolineato che, con onestà, «bisogna ammettere che la Corsica per certe cose e più avanti della Sardegna e comunque dalla sua realtà si possono ricavare esempi molto positivi; la carta ha un contenuto ampio che è opportuno allargare ancora verso un concetto di uguaglianza a tutto campo».

La capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha parlato di «documento importante che il nostro gruppo sosterrà con convinzione, anche se la strada è ancora molto lunga per quanto riguarda la vera parità di genere, la prevenzione, l’educazione al rispetto, le politiche ed i programmi orientati all’educazione affettiva, alla famiglia ed alla scuola, una rete sociale viva insomma capace di caratterizzare in positivo la società sarda». L’Europa sta facendo tanto su questi temi, ha detto infine, «e crediamo che questa battaglia di civiltà potrà essere rafforzata anche da una maggiore delle donne nelle istituzioni».

L’assessore degli Affari generali Filipppo Spanu, a nome della Giunta, si è soffermato sul valore dell’idea comune che Sardegna e Corsica propongono all’attenzione delle due Regioni e dell’Europa, conquistando un ruolo centrale nel contesto europeo e Mediterraneo.

Per dichiarazione di voto, il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, dopo aver sottolineato che sulla legge elettorale il Consiglio ha fatto scelte importanti avviando un percorso di perequazione dei generi, ha suggerito l’integrazione del documento in alcuni punti «come la condivisione formale dei principi e dei valori che ispirano la carta e l’impegno per l’attuazione degli stessi anche da parte della Giunta».

Il Consiglio ha accolto le proposte di modifica del consigliere Marco Tedde.

Il capogruppo Upc, Pierfranco Zanchetta ha messo in luce l’importanza dell’azione comune Sardegna Corsica aggiungendo che, purtroppo, «la recente sentenza della Cassazione che ha negato l’applicazione di una aggravante a responsabili di stupro perché la vittima era ubriaca, segna un arretramento grave della condizione della donna nella vita pubblica sul piano della civiltà».

La consigliera Annamaria Busia (Misto) ha apprezzato l’iniziativa del collega Tedde per le importanti integrazioni e per impegno di Giunta ad attuare un programma strategico sulla parità di genere. In Corsica, ha ricordato a proposito della legge elettorale, «ci sono nell’Assemblea regionale 31 uomini e 30 donne, frutto di un sistema con liste bloccate; quanto alle sentenze evocate dal collega Pierfranco Zanchetta, vanno lette per intero e lo faremo la prossima settimana quando parleremo di violenza».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az-La Base), favorevole, ha sostenuto che il documento «si inserisce in un contesto di continuità con le azioni precedenti adottate insieme alla Corsica per lanciare iniziative di valorizzazione delle culture dei popoli d’Europa».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, favorevole, ha riconosciuto che «sulla parità di genere forse i corsi hanno qualcosa da insegnarci ma noi abbiamo fatto la nostra parte avviando un percorso significativo, mentre sulla consulta serve un passo avanti sul piano dell’operatività e della concretezza, a cominciare dal riconoscimento degli Stati di appartenenza».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto fra l’altro che «è meglio non dire troppe parole pensando di fare chissà cosa, la parità di genere è un fatto culturale che si pensa e si pratica, siamo convinti di quello che abbiamo firmato e di crediamo profondamente».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) ha tenuto a precisare che il sistema elettorale corso funziona con liste bloccate senza preferenze, premio di maggioranza e voto alternato.

La capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, favorevole, ha espresso apprezzamento per le integrazioni proposte dal collega Tedde per favorire azioni più incisive coinvolgendo anche il presidente della Giunta.

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione che il Consiglio ha approvato all’unanimità con 48 voti.

Dopo una breve sospensione della seduta, il Consiglio ha iniziato l’esame della Proposte di legge n. 526 (Congiu e più) che contiene “Misure straordinarie in favore degli ex lavoratori del polo industriale di Ottana”. Anche questo provvedimento arriva in Aula con il consenso di tutto i capigruppo in base all’art.102 del regolamento.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha chiesto una breve sospensione della seduta per consentire al suo gruppo di incontrare una delegazione di lavoratori Aias, presenti sotto il palazzo del Consiglio.

Il presidente Gianfranco Ganau ha risposto di non poter accogliere la richiesta per motivi organizzativi, come è già stato comunicato ai lavoratori e ad altre delegazioni di diverse categorie, ugualmente presenti sotto il palazzo.

Riprendendo la discussione della legge n. 536 il primo firmatario Gianfranco Congiu, capogruppo del Pds, ha ricordato che il provvedimento nasce da quando, nel dicembre 2017, 130 lavoratori dell’ex polo di Ottana furono esclusi dall’accesso alla mobilità in deroga. Da allora, ha spiegato, «sono state avviate diverse iniziative per il loro recupero, prima inserendoli nel progetto LavoRas con una misura specifica, azione rivelatasi non praticabile, poi prevedendo una una tantum compensativa del danno subito, attraverso una legge ad hoc che cambia la legge di stabilità; siamo conseguenti agli impegni assunti dalla Regione e contenuti in diversi documenti votati dal Consiglio per l’inserimento di Ottana fra le arie industriali di crisi complessa, per cui è auspicabile la sottoscrizione comune dei gruppi».

Per il Pd il consigliere Franco Sabatini ha espresso apprezzamento per il provvedimento proposto dal collega Congiu, ricordando però che «recentemente la Camera ha respinto un emendamento che aveva lo scopo di inserire questi lavoratori nel trattamento di cassa integrazione; tutte le forze politiche devono quindi lavorare per ripresentarlo è ingiusto che i lavoratori siano esclusi dagli ammortizzatori sociali per formalità burocratiche».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi, nel condividere la proposta, ha lamentato che «le vicende di Ottana sono sempre mortificate da un qualcosa che per diversi motivi non va mai a buon fine, mentre invece quei lavoratori invece meritano il massimo dell’attenzione e dell’impegno delle istituzioni e vanno incoraggiati».

Daniele Cocco, capogruppo di Art. 1 – Mdp, ha parlato di una legge che «rende giustizia a lavoratori purtroppo finora bistrattati e non è vero che il Consiglio parla di Ottana solo oggi, ce ne siamo occupati tante volte senza ottenere grandi risultati ma c’è l’impegno a fare ancora di più». Qualche giorno fa, ha ricordato, «la commissione speciale di inchiesta ha visto ad Ottava degrado e scempi ambientali senza fine, mostri di amianto e fiumi di acidi sparsi in ettari ed ettari di terreno per responsabilità certamente non addebitabili a questa Giunta».

Il capogruppo di Fdi Paolo Truzzu si è dichiarato favorevole «solo per rispetto dei 130 lavoratori e delle loro famiglie, non certo per la situazione kafkiana di Ottana piena di responsabilità politiche ed amministrative che non si possono nascondere, in un territorio dove si sono fatte scelte profondamente sbagliate, anche ideologiche, con atti di spoliazione rapace appoggiati da politici». E’sperabile, ha concluso, «che altre crisi simili possano avere la stessa considerazione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sostenuto che il provvedimento riguardante Ottana riguarda una situazione circoscritta agli anni 2016 e 2017 rimasti senza interventi specifici. E’chiaro però, ha proseguito, «che non possiamo trascurare tanti altri casi di lavoratori che si trovano più  o meno nelle stesse condizioni; è meglio quindi mettere a punto un quadro di insieme, comprendente altre situazioni, dal Sulcis al Medio Campidano, che presentano crisi industriali con caratteristiche previste dalla legge per interventi a sostegno dei lavoratori».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha affermato che il suo gruppo è rimasto in Aula per senso di responsabilità e per votare questa legge discussa dal Consiglio in base all’art. 102. Però, ha osservato, «forse il collega Congiu avrebbe dovuto parlare di un provvedimento condiviso da tutti i capigruppo e non come esponente di un partito; nel merito, per noi si tratta di un atto di giustizia, ma non dimentichiamo che per altri territori non c’è stata la stessa attenzione, mi riferisco in particolare ai lavoratori della ex Rockwool  definiti invisibili che tali, purtroppo, sono rimasti». Auspichiamo perciò, ha concluso, «che al più presto si affrontino anche altri casi».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, nell’esprimere piena adesione all’iniziativa, ha affermato che «Ottana è un problema grave di cui si è parlato a lungo senza mai arrivare a soluzione condivisa, capace anche di fare piena luce sui danni consumatisi nel tempo anche per colpa della pubblica amministrazione; bisogna invece andare fino in fondo per evitare che anche Ottana viva di assistenza come il Sulcis».

Per Forza Italia il consigliere Stefano Coinu ha sostenuto che «la proposta è condivibile ma è chiaro che quanto si interviene molto tardi lo si fa con provvedimenti parziali fermo restano che, per chi non ha nemmeno la cassa integrazione, anche un giorno è importante». Tuttavia, ha auspicato, «è meglio prevenire, va bene la commissione di inchiesta ma più che di ritardi è il caso di parlare di futuro e prospettive, per rispondere non solo al degrado ambientale ma al senso di abbandono di un territorio che da quella industria aspettava un rilancio; non inseguire, in definitiva, ma progettare e programmare».

L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha espresso il parere favorevole della Giunta ponendo in evidenza la caratteristica “una tantum” del contributo economico, concedibile quindi solo con un’apposita norma di legge. Il vice presidente dell’esecutivo ha rammentato dunque gli interventi concreti posti in essere dalla Giunta nell’area di Ottana: «Due milioni di euro per una serie di interventi urgenti nei terreni del consorzio industriale ma che non riguardano le bonifiche perché chi ha chi ha inquinato deve pagare, 5 milioni a favore dell’ampliamento degli impianti della Antica fornace; 4 milioni per piccole e medie iniziative; 2 milioni per ulteriori interventi sul mercato del lavoro». «Con questa legge – ha concluso Paci – si interviene sui 130 lavoratori esclusi per motivi fortuiti dagli ammortizzatori in deroga riferiti al 2016-2017».

Il consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha dichiarato il sostegno personale e del suo gruppo per il provvedimento, chiedendo di apporre la firma alla proposta di legge, auspicando analoghe attenzioni anche per altre realtà di crisi della Sardegna. Pieno sostegno anche da parte del consigliere Rossomori, Emilio Usula, che ha ricordato la valenza sociale prima ancora che ambientale del disastro di Ottana. La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha ribadito la necessità di “allargare il fronte dopo Ottana” ed ha posto in evidenza la crisi della ex Keller e dei lavoratori rimasti senza alcun tipo di sostegno al reddito. L’esponente della maggioranza ha reiterato la richiesta per il riconoscimento di “area di crisi complessa” nei territori ricompresi tra Villacidro e Guspini.

Roberto Desini (Pds) ha ricordato lo spirito unitario con il quale si è intervenuti sulla crisi di Ottana, anche alla luce della manifestazione pubblica dello scorso aprile, ed ha annunciato il ritiro delle firme dei consiglieri regionali del Pds così da consentire a tutti i capigruppo la sottoscrizione del provvedimento unitario a sostegno dei lavoratori di Ottana.

Gianni Lampis (FdI) ha dichiarato sostegno alla proposta («non ci sottraiamo alla responsabilità verso i lavoratori») ma ha chiesto l’impegno del Consiglio anche per i lavoratori della Keller, proponendo l’approvazione di un ordine del giorno unitario. Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha ribadito l’adesione alla proposta di legge ed ha evidenziato come “il Consiglio sia chiamato ancora una volta a sopperire alle manchevolezze dello Stato”. A favore anche Fabrizio Anedda (Misto) che ha invitato il Consiglio a “ragionare sulla produzione perché l’assistenza non basta più” e ad affrontare in termini risolutivi la crisi dell’Aias.

Il capogruppo Pds, Gianfranco Congiu ha quindi ribadito che il provvedimento si rivolge ai 130 lavoratori esclusi dalla mobilità in deroga 2016 2017 definendo la norma in discussione “una misura di riequilibrio sociale”.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 47 favorevoli su 47 votanti e di seguito con 48 sì su 48 votanti è stato approvato l’articolo 1 che “autorizza per l’anno 2018 la spesa di euro 2.315.000 per l’attuazione di un programma di interventi in favore degli ex lavoratori del polo industriale di Ottana cessati dal rapporto di lavoro a seguito della liquidazione delle rispettive società e non sostenuti da ammortizzatori sociali ordinari e in deroga con riferimento agli anni 2016 e 2017, nonostante l’avvenuta presentazione della relativa istanza di mobilità in deroga nel mese di aprile 2017, in virtù delle disposizioni dell’asssessorato regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale del 27 marzo 2017, che si trovino in una situazione di ridotta occupazione successiva al licenziamento”.

All’unanimità (50 a favore su 50 votanti) è stata approvata la norma finanziaria con la correzione della provenienza finanziaria, avanzata da Gianfranco Congiu. Dopo il via libera (50 favorevoli su 50 votanti) all’articolo 3 (entrata in vigore), il presidente del Consiglio ha sospeso i lavori per consentire la predisposizione di un ordine del giorno unitario sui lavoratori ex Keller.

Alla ripresa ha preso poi la parola il presidente Gianfranco Ganau che ha dato lettura di un ordine del giorno unitario a firma Rossella Pinna, Gianni Lampis e Alessandro Collu. Il testo sollecita l’impegno della Giunta per “ogni utile azione e iniziative per salvaguardare la continuità produttiva e occupazionale dei lavoratori dello stabilimento Keller elettromeccanica di Villacidro  e l’adozione di misure di politiche attive del lavoro” e anche l’impiego nei cantieri per gli ex lavoratori che non beneficiano di ammortizzatori sociali.

Favorevole l’assessore Raffaele Paci e anche l’Aula, che lo ha approvato e ha detto sì subito dopo anche alla legge 526 a firma Gianfranco Congiu e più “Misure urgenti in favore degli ex lavoratori del polo industriale di Ottana”.

Il parlamento sardo è passato poi all’esame della proposta di legge 506 “Norme per la lavorazione, la trasformazione e il cofnezionamento di prodotti agricoli esclusivamente aziendali”. Il presentatore, l’on. Luigi Lotto (Pd), ha detto: “Si tratta di consentire alle aziende agricole di presentare sul mercato locale con prodotti certificati e garantiti sotto il profilo della sicurezza alimentare. Abbiamo sentito in commissione tutti i pareri interessati e la abbiamo accolta favorevolmente”.

Dello stesso avviso l’on. Luigi Crisponi (Riformatori): “Con questa legge si evita di disperdere conoscenze e storie familiari, si salvaguarda l’identità delle piccole aziende agricole senza mancare di rispetto ai dettami legislativi soprattutto quelli dell’Unione Europea. Diamo forza ed energia a chi, piccola azienda, produce marmellate come salumi e non ha la possibilità di arrivare al mercato. Per questo la commissione ha salutato con favore questa proposta di legge”.

Per l’on. Marco Tedde (FI) “non è possibile non condividere questa proposta di legge perché è una proposta di buon senso. Nella propria azienda ognuno deve essere padrone ma non possiamo dire che con l’approvazione di questo testo ci dimenticheremo gli errori che avete fatto nella gestione dell’agricoltura sarda. Né ci potremo dimenticare i vostri ritardi nei bandi dell’Unione Europea”.

Anche l’on. Piermario Manca (PDS) si è detto favorevole: “Una legge semplice che va nella giusta direzione. Si tratta di consentire alle piccole imprese di trasformazione agricola di fare il suo lavoro. Vanno definiti però i quantitativi trasformati massimi ammessi, anche se si può evitare di farlo in legge”.

Dai banchi dell’Udc l’on. Gianluigi Rubiu ha aggiunto: “Questa legge è strategica perché consente all’azienda agricola di esportare i propri prodotti insieme al bene più importante: il territorio. E tutto questo lavoro di trasformazione potrà accadere usando i piccoli impianti privati dei produttori”.

Soddisfatta anche la capogruppo di Forza Italia, on. Alessandra Zedda: “E’ corretto sostenere con un provvedimento legislativo la produzione che non riesce ad arrivare alla grande distribuzione, stiamo coinvolgendo con questo provvedimento gli operatori del settore aprendo nuove politiche di marketing”.

Per l’on. Gianmario Tendas (Pd) “si colma oggi un vuoto legislativo che altre regioni come la Toscana hanno già colmato da un pezzo”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo al voto il passaggio agli articoli, che è stato approvato e ha aggiornato la seduta alle 16.00.

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Le commissioni Bilancio e Enti locali del Consiglio regionale, riunite in seduta congiunta, hanno dato il via al corposo ciclo di audizioni in materia di assetto dei rapporti economici e finanziari tra lo Stato e la Regione in materia di finanza locale. I primi ad intervenire nei parlamentini presieduti, rispettivamente, da Franco Sabatini (Pd) e Francesco Agus (Misto), sono stati i presidenti di Anci, Emiliano Deiana (sindaco di Bortigiadas) e Cal, Andrea Soddu (sindaco di Nuoro), seguiti nel pomeriggio dall’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu e da quello della Programmazione e del Bilancio, Raffaele Paci.

Al centro del confronto l’idea della cosiddetta regionalizzazione della finanza locale (in sintesi, la presa in carico da parte della Regione dell’intero sistema degli Enti Locali, attraverso un accordo con lo Stato che preveda una congrua riduzione degli accantonamenti) alla luce dei tagli che da almeno due lustri colpiscono i Comuni e le Province, oltreché la Regione, e che in Sardegna – così è stato dichiarato dai presidenti delle due commissioni – hanno registrato nel decennio una riduzione dei trasferimenti statali dell’87.5% ed accantonamenti a carico del bilancio regionale per un importo di circa quattro miliardi di euro.

Franco Sabatini e Francesco Agus hanno ribadito la volontà di procedere unitariamente nel confronto col Governo («serve il contributo e il sostegno di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione») con una mobilitazione straordinaria che coinvolga l’intera isola ed hanno ipotizzato, insieme con le audizioni di tutti i parlamentari eletti in Sardegna, la richiesta di una convocazione straordinaria del Consiglio regionale e una riunione con tutti i sindaci sardi.

La necessità di una scelta politica per contrastare quella che è stata rappresentata da tutti gli intervenuti come una «situazione drammatica che compromette fin da subito il futuro delle province e di numerosi comuni» è la sottolineatura che ha accomunato i rappresentanti delle amministrazioni locali e i vertici dell’esecutivo regionale, tra loro però distanti sul tema del mancato adeguamento, da parte della Regione, della quota del fondo unico proporzionata alle maggiori entrate tributarie e sulla mancata convocazione del relativo tavolo tecnico tra le parti per accertarne la quantificazione.

I dati che riassumono lo stato di salute dei rapporti economici e finanziari tra Regione e Stato sono quelli però forniti in un quadro di sintesi illustrato dall’assessore degli Enti locali e dicono che a fronte dei 410 milioni di euro che lo Stato italiano, nel 2009, trasferiva ai Comuni e alle Province sarde si è arrivati ai 51 milioni di euro trasferiti nel 2015. In termini percentuali il trasferimento statale, nel 2009, aveva una incidenza, sul complesso delle risorse a disposizione degli Enti Locali sardi, del 33,8% mentre nel 2015 il peso si è ridotto fino ad arrivare al 5.7%.

«Di fatto – ha dichiarato il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini – il sistema delle Autonomie locali è già in carico alla Regione e serve reagire a questa decennale politica dei tagli che è ormai non più accettabile, né sopportabile».

«La Regione – ha aggiunto il presidente della commissione Enti Locali, Francesco Agus – dal canto suo ha invece confermato nell’arco dell’intera legislatura la dotazione finanziaria del fondo unico che nei fatti rappresenta l’unico strumento sul quale Comuni e Province possono fare affidamento.»

Stimolati anche dagli interventi dei consiglieri Daniele Cocco (Art. 1 – Sdp), Alessandra Zedda (Fi), Paolo Truzzu (FdI), Valerio Meloni (Pd), Daniela Forma (Pd) e Roberto Deriu (Pd), i responsabili di Anci e Cal e gli assessori Cristiano Erriu e Raffaele Paci hanno fornito ulteriori precisazioni in ordine alla critica situazione finanziaria della amministrazioni locali, ribadendo la volontà di procedere unitariamente nei confronti del Governo perché siano trovate le opportune soluzioni politiche e istituzionali e scongiurare così, l’annunciato default delle amministrazioni provinciali, della città metropolitana e dei piccoli comuni in Sardegna.

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Il Consiglio regionale ha rinviato in Commissione il Testo Unico sulla lingua sarda.

La 302esima seduta del Consiglio regionale è stata aperta dal presidente dell’Assemblea, Gianfranco Ganau, che concluse le formalità di rito, ha dichiarato aperta la discussione dell’articolo 1 e degli emendamenti presentati al testo unificato sulla disciplina della politica linguistica regionale (TU 36-167-228). Prima del parere agli emendamenti da parte del relatore Paolo Zedda (Art. 1 – Sdp), i capigruppo di Fdi, Paolo Truzzu e del Pd, Pietro Cocco, hanno polemizzato sul ritardo con il quale si è proceduto all’apertura dei lavori del Consiglio.

Acquisiti i pareri di relatore e Giunta, agli emendamenti presentati all’articolo 1 del testo unificato, si è sviluppato un acceso dibattito sull’opportunità di procedere con l’esame e la votazione del provvedimento o sul rinvio in commissione del testo in materia di lingua sarda.

Il primo ad intervenire è stato il consigliere del Pd, Roberto Deriu, che ha criticato la proposta normativa ed anche il lavoro conclusivo svolto dalla commissione Cultura, rivolgendosi direttamente al vice presidente facente funzioni, Alfonso Marras (Udc). L’esponente della maggioranza ha parlato delle difficoltà emerse nel considerare il catalano o il tabarchino come ricompresi nel sardo ed ha evidenziato una serie di incongruenze fino ad affermare che «alcune proposte correttive presentate sconvolgono le teorie sulla lingua degli ultimi 50 anni». «Non ci sono le condizioni per incominciare l’esame dell’articolato – ha concluso il consigliere dei democratici – né è ammissibile un’approvazione per pezzi della norma e quindi propongo che il testo venga riportato in commissione per gli opportuni approfondimenti».

A favore del il rinvio in commissione si è espresso il consigliere di Fi, Stefano Tunis, mentre il consigliere dell’Udc, Alfonso Marras, ha spiegato all’Aula la difficoltà della commissione Cultura nel procedere con correttezza ed efficacia nei suoi lavori «vista la mancata indicazione, da parte della maggioranza, di un nuovo presidente della commissione, in seguito alle dimissioni del neo deputato Gavino Manca».

Marco Tedde (Fi) ha affermato: «Il collega Deriu ha dato il crisma dell’ufficialità ai problemi della maggioranza ed è riuscito a far capire all’Aula che questa proposta di legge nasce malata e piena di lacune». L’esponente della minoranza ha difeso l’operato del vice presidente della commissione, Marras, ed ha concluso dichiarando sostegno alla proposta del rinvio nel parlamentino della Cultura.

Giuseppe Meloni (Pd) ha espresso “perplessità sul testo unificato” e dichiarandosi contrario alla “lingua sarda comune” ha affermato: «Sostengo che si debba parlare di lingue sarde, compreso il gallurese, e non di lingua sarda e voterò dunque per il rinvio in commissione della proposta di legge». A favore del rinvio anche i Riformatori con Luigi Crisponi («assistiamo al campionato di sardo a ostacoli») e col capogruppo, Attilio Dedoni, che ha svolto un puntuale intervento sulla opportunità di riconoscere una sola lingua ufficiale per i sardi («corriamo il rischio di fare un errore storico, riconoscendo più lingue, dividendo così la Sardegna e negando il principio identitario di una lingua, un popolo, un’isola»). Pierfranco Zanchetta (capogruppo Upc) ha svolto il suo intervento concentrandosi sulla necessità di garantire salvaguardia e tutela a tutte le minoranze linguistiche della Sardegna, ricomprendendo tra le lingue oltre al gallurese anche l’isolano della Maddalena. L’esponente della maggioranza ha quindi proposto come modello di riferimento quello elvetico dove coesistono 4 lingue ufficiali.

Il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, ha ribadito l’opportunità del rinvio in commissione («non ci sono le condizioni per discutere una legge che dovrebbe unire i sardi ed invece rischia di dividerli») mentre Gianfranco Congiu (Pds) ha evidenziato il persistere in Sardegna di sistemi linguistici plurimi insieme con la necessità che tale peculiarità trovi pieno riconoscimento nella legge sulla lingua.

Dopo l’on. Gianfranco Congiu ha preso la parola l’on. Paolo Zedda, che ha parlato in sardo e ha detto: «La questione della lingua accende gli animi, non soltanto in Sardegna. E’ successo in Friuli, per i ladini e non solo. A parte questo, devo dire che la commissione ha lavorato per due anni e ha lavorato bene, con trenta audizioni e ha preso in esame parecchi documenti. Chi dice che c’è una gerarchia nelle lingue e io sono costretto a rileggere questo testo che abbiamo in esame: non c’è traccia di una gerarchia. Alla luce di queste norme mi sembra dunque difficile affermare che le lingue parlate in Sardegna non siano considerate nello stesso modo da questa proposta legislativa. Non è vero nemmeno  che la lingua deve essere organizzata in vari standard: su questo nulla ha mai detto la Corte costituzionale. Non credo sia utile dunque che questa legge torni in commissione perché questo testo è scritto bene, secondo me».

Per l’on. Alessandra Zedda (FI) «stiamo parlando di un argomento che dovrebbe vederci uniti e accogliere tutte le diversità. Ma su una cosa sono d’accordo con l’on. Deriu: che è necessario vedere la legge in tutte le sue complessità e alla luce delle proposte di modifica giacenti. Dunque, per quanto ci riguarda siamo dell’opinione che sia giusto tornare in commissione».

L’on. Pietro Cocco ha preso la parola come capogruppo del Pd: «Teniamo i nervi a posto, la materia è delicata e dobbiamo ragionare. Non è un caso che da tantissimo tempo cerchiamo di metterci mano e ancora non lo abbiamo fatto. Dagli interventi dei colleghi appare chiaro che sia necessario approfondire e i trecento emendamenti presentati stanno a testimoniarlo. Non dobbiamo approvare una legge qualunque ed è giusto sospendere i lavori oggi consentendo alla commissione di verificare se l’Aula è in grado di esitare il testo. Non faremo una legge a colpi di maggioranza ma una legge condivisa da tutti e se abbiamo bisogno di qualche giorno in più prendiamocelo».

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione la proposta del capogruppo del Pd, per un rinvio del testo alla commissione. L’on. Daniele Cocco (Art. 1 – Sdp) ha ricordato che già i capigruppo si erano espressi in tal senso.

L’Aula ha votato all’unanimità per il rinvio della proposta di legge in commissione ed il presidente Ganau ha convocato il Consiglio per martedì 19 giugno alle 10.30.

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Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge n. 507/A. “Misure urgenti per il reclutamento di personale nel sistema Regione. Modifiche alla legge regionale 13 novembre 1998, n. 31”.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge n. 507/A-Misure urgenti per il reclutamento del personale nel sistema Regione – Modifiche alla legge regionale 31/88. Per illustrare il provvedimento il presidente ha dato la parola alla relatrice, la consigliera Daniela Forma del Pd.

Nel suo intervento, Daniela Forma ha dichiarato che il disegno di legge, nonostante l’applicazione degli strumenti giuridici disponibili, ha determinato nella Regione una situazione complessiva di sofferenza rispetto alla normativa nazionale di contenimento della spesa pubblica e di forte limitazione del turn over, e difficoltà strutturali collegate alle loro dimensioni, che la Sardegna ha peraltro ridotto nel 2014 e nel 2015 riducendo anche il numero dei dirigenti: ora sono 96 che diventeranno 80 entro la fine dell’anno e 78 entro il 2019. «Con uno specifico piano triennale – ha aggiunto la Forma – sono stati riavviati concorsi ed i procedimenti di mobilità per dirigenti e funzionari, introdotte norme per il superamento del precariato e le assunzioni delle categorie protette, ma servono correttivi per migliorare la qualità dei processi concorsuali per dirigenti ed assicurare copertura delle posizioni vacanti nelle more di espletamento dei concorsi». «Fra questi correttivi – ha specificato la relatrice della legge – la soppressione del divieto di ricorso a dirigenti esterni, il ruolo unico del personale, la contrattazione regionale, la retribuzione dei coorl’affidamento dei bandi alla struttura interna».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha criticato la legge, a suo giudizio «singolare perché punta ad accrescere il numero dei dirigenti della Regione attraverso uno strumento ordinario e flessibile per fare fronte alle carenze di queste figure, ma in realtà serve a mettere alcune toppe agli errori della Giunta su alcuni concorsi». «Inoltre – ha osservato – non è vero che la Regione ha pochi dirigenti: attualmente nel sistema Regione, in media, c’è un 1 dirigente ogni 24 dipendente ed in alcuni casi anche 1 ogni 10, mentre il rapporto su scala nazionale è di 1 a 50 e al Nord addirittura 1 ad 80; peraltro nella nostra Regione vi sono situazioni ben più anomale con un rapporto paritario di 1 ad 1 fino ad un massimo di 1 a 16, per cui non si può parlare di penuria ma semmai di pletora e con questa legge si aumentano ancora». «Non mancano altre anomale – ha detto ancora Marco Tedde – che riguardano le assunzioni senza concorso di dirigenti nel Corpo forestale ed il recente annullamento del Tar di un concorso per 20 posti da dirigente, eludendo il percorso tracciato per le assunzioni nella pubblica amministrazione». «In definitiva, ha concluso l’esponente di Forza Italia, «emerge una gestione del tutto insufficiente frutto di palesi incapacità cui si cerca di mettere rimedio, perpetuando inoltre l’ambiguità di fondo per le aliquote di personale che si trovano ora dentro ed ora fuori dal sistema Regione, come Forestas e l’Ats».

Per la Giunta l’assessore del Personale Filippo Spanu ha affermato che, con il provvedimento, «si fa un passo avanti rispetto alla legge 24 istitutiva del sistema Regione, che doveva razionalizzare risorse umane evitando sovrapposizioni, (a parte l’Ats e le agenzie sanitarie), senza però creare percorsi concreti, per cui questo disegno di legge è un passaggio necessario che consente di inquadrare la dimensione enti per il futuro in tanti settori. In questo contesto si colloca, ha proseguito l’assessore, «il deficit strutturale della dirigenza derivante in parte dal blocco turn over e dall’età media elevata determinando la necessità di un nuovo reclutamento, mirato, aggiornato e specialistico». «La Regione – ha ricordato ancora Filippo Spanu – ha tentato di fare immediatamente un concorso pur in assenza di un concreto strumento normativo, cosa che avviene in tutta la pubblica amministrazione per quanto riguarda l’assunzione di dirigenti a termine per almeno una quota, ma queste iniziative hanno avuto difficoltà». Abbiamo quindi rilanciato a tutto campo il confronto sindacale, con giudizi sostanzialmente positivi ed in qualche caso del tutto positivi prima di sottoporre questa norma al Consiglio. «Di qui – ha concluso – la previsione dell’assunzione di dirigenti a termine, attivando il corso-concorso che non si poteva fare con la 31/88, valorizzando per il 40% le figure interne ed aprendo all’esterno, per creare una nuova classe dirigente testata sul campo». Quanto al numero ha detto, infine, l’assessore del Personale, «non è massimo possibile ma sta dentro il limite fissato dal quadro di finanza pubblica e comunque di dirigenti c’è bisogno perché le posizioni sono diminuite nel tempo da 195 a 152 a 137 (60 in meno dall’inizio della legislatura) e forse con il ruolo unico potremo fare ancora di più in termini di razionalizzazione, di miglioramento della circolazione interna delle competenze e della stessa contrattazione».

Successivamente, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli e 9 contrari. A seguire è stato approvato anche il titolo della legge.

Subito dopo è iniziata la discussione dell’emendamento aggiuntivo n.13 (prima firmataria la relatrice Forma) collegato all’art. 1/bis (Modifiche all’art.21 della legge regionale 31/98 – Ruolo unico del personale dirigenziale) che prevede la possibilità per le amministrazioni del sistema Regione «di attivare contratti di diritto privato a tempo determinato per la copertura di posizioni dirigenziali nei limiti dell’8% delle dotazioni organiche». La proposta prevede di lasciare all’Aula la decisione finale.

Il consigliere di Campo Progressista Francesco Agus ha preannunciato la sua astensione, sostenendo che «interventi emergenziali non si adattano alla fine della legislatura dopo ripetuti rinvii che, in enti ed agenzie, hanno lasciato mano troppo libera alle singole amministrazione, causando una serie di ricorsi che determinando una situazione di incertezza».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha ribadito le sue censure alla legge aggiungendo che «rispetto alle fattispecie astratte che devono caratterizzare ogni legge sono comparsi emendamenti molto particolari che la stravolgono, motivati da esigenze pre-elettorali che configurano pericolosi processi di stabilizzazioni ed assunzioni»

Per il Pd la relatrice Daniela Forma ha sottolineato che «in realtà l’emendamento è ragionevole, non inventa nulla ma introduce nella 31 un istituto proveniente dal Dlgs 165/2001 che consente flessibilità nell’assunzione dei dirigenti, con procedure selettive collegate ad incarichi e contratti di diritto privato fino ad un massimo dell’8% delle dotazioni organiche».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, favorevole, ha detto di non capire le letture negative della proposta provenienti dalle opposizioni, perché a suo avviso l’emendamento ha il solo scopo di far funzionare meglio il sistema.

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione sia l’art. 1/bis che l’emendamento che il Consiglio ha approvato.

Approvato anche l’art. 1/ter (Modifiche all’art.32 della Legge regionale 31/98 – Accesso alla dirigenza), integrato dall’emendamento n.18 proposto dal capogruppo di Fdi Paolo Truzzu, riguardante la definizione recisa della retribuzione spettante al personale delle Unità di progetto non in possesso della qualifica di dirigente.

Sull’articolo 2 e sugli emendamenti il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione. L’on. Forma (Pd) ha illustrato l’emendamento 15 e ha chiesto all’Aula di poter aggiungere un emendamento orale. L’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 5, «teso a porre rimedio a un’evidente disparità tra amministrazioni differenti».

L’articolo 2 è stato approvato insieme all’emendamento 5 (uguale al 15).

E’ stato respinto l’emendamento aggiuntivo 4. Invece, l’on. Gennaro Fuoco (Fdi) ha spiegato il senso dell’emendamento 6: «Lo scopo è coprire, con mobilità preconcorsuale tra gli attuali dirigenti della Regione, la carenza di dirigenti del Corpo forestale di vigilanza ambientale». L’assessore Filippo Spanu ha confermato «la grave criticità del Corpo forestale ma questo emendamento introduce un automatismo che creerebbe problemi procedurali». L’emendamento 6 al termine del dibattito è stato respinto dall’Aula.

Approvati senza emendamenti gli articoli 2 bis e l’articolo 3.

In discussione poi l’articolo 3 bis, approvato. Respinto invece l’emendamento 7 (Fuoco e più).

Approvato l’articolo 3 ter e pure il 3 quater con l’emendamento soppressivo totale 12 a firma Forma e più.

In discussione l’articolo 3 quinquies, sul quale l’on. Gianfranco Congiu (Pds) ha detto: «Mi chiedo per quale ragione slitti di un anno il termine per concludere i processi di stabilizzazione in corso ai sensi della legge 37».

L’assessore Filippo Spanu ha ricordato le procedure di inserimento nei ruoli previste per il personale precario nella legge 37: «La Regione ha esaurito la fase della stabilizzazione a domanda con 103 nuovi dipendenti inseriti. Ci sono poi 16 persone che hanno diritto alla stabilizzazione con procedura riservata e le procedure sono in corso. Per quanto riguarda i soggetti che hanno la proroga dei contratti ma hanno titolo a partecipare ai bandi di concorso generali, avranno una procedura che scavallerà il 31 dicembre prossimo  ma ci stiamo già lavorando. La proroga che abbiamo previsto è dunque un atto di prudenza da parte nostra».

Sull’emendamento 2 è intervenuto anche l’on. Francesco Agus (CpS), che ha detto: «Una modifica anche di un comma della legge 37 potrebbe avere il risultato di bloccare le procedure in atto. Dunque abbiamo scelto di  procedere con l’emendamento 2, fissando una proroga».

L’on. Gianfranco Congiu (Pds) ha suggerito di «precisare che la proroga è dato soltanto ai fini del reclutamento del personale di cui alla lettera C».

Approvato dunque l’emendamento sostitutivo totale 2 (Agus). Ritirato l’emendamento 3 (a firma Eugenio Lai e più) relativo ad altre stabilizzazioni di personale non dirigente e respinto l’emendamento 8 (Fuoco e più).

Sull’emendamento 10 (accesso alla dirigenza del Corpo Forestale mediante corso concorso) l’on. Forma si è rimessa all’Aula in considerazione del fatto che la Prima commissione sta già lavorando a un testo di disciplina organica del Corpo forestale. Per questo l’oratrice ha chiesto una sospensione breve dei lavori, accordata dal presidente Gianfranco Ganau.

Alla ripresa dei lavori la relatrice Daniela Forma (Pd) ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 10 a causa del mancato accordo tra le forze della maggioranza e si è proceduto con l’approvazione dell’emendamento n. 14 (Forma e più) che introduce l’articolo 3 quinquens bis e riguarda il trasferimento del personale degli uffici territoriali della protezione civile.

Sul contenuto dell’emendamento n. 17 (Forma e più) è intervenuto con tono critico il consigliere del Partito dei sardi, Piermario Manca, che ha lamentato in materia di contrattazione collettiva negli enti del comparto regionale un sostanziale aumento della spesa in contrasto con quanto disposto dall’articolo 4 del provvedimento in discussione. L’intervento dell’assessore del Personale, Filippo Spanu, che ha affermato che quanto previsto dal secondo comma dell’emendo 17, non rappresenta un aumento della spesa ma è da considerarsi come l’autorizzazione agli enti regionali ad approvare variazioni di bilancio una volta ottenuti gli stanziamenti, non ha convinto il consigliere della maggioranza Piermario Manca che ha dichiarato voto contrario. Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato voto contrario ed ha chiesto l’inserimento agli atti della seduta di una «procedura – a suo giudizio – contra legem con il relativo aumento di spesa».

Posto in votazione, l’emendamento 17 sulla integrazione del fondo per la contrattazione collettiva, è stato approvato con 24 favorevoli e 16 contrari. Approvati, di seguito, l’emendamento n. 11 (Forma e più) che sostituisce totalmente l’articolo 4 (Copertura finanziaria)  e l’articolo 5 (Entrata in vigore).

Il Consiglio regionale ha quindi approvato il testo finale del provvedimento con 28 sì e 10 contrari. Il presidente Ganau ha quindi ricordato il termine delle 20 per la presentazione degli emendamenti al testo unificato sulla lingua, la convocazione per domani, alle 11.00. della commissione Cultura ed ha annunciato la convocazione dell’Aula per domani alle 15.30.

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Il Consiglio regionale ha approvato la mozione n. 226 (Truzzu e più) sull’adeguamento dei guardrail lungo le strade urbane ed extraurbane della Sardegna, nuove “Disposizioni urgenti in materia di continuità territoriale marittima tra la Sardegna e la Corsica” e le modifiche alla legge di stabilità 2018.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n. 226 (Truzzu e più) «sull’adeguamento dei guard rail lungo le strade urbane ed extra urbane della Sardegna, al fine di diminuirne la pericolosità per i conducenti di veicoli a due ruote».

Il presidente ha dato quindi la parola al primo firmatario della mozione, il capogruppo di Fdi Paolo Truzzu, per illustrarne il contenuto.

Paolo Truzzu, dopo aver ricordato che la mozione che risale a circa due anni fa ha riconosciuto che qualche intervento è stato fatto, anche se la situazione resta complessa: fra il 2011 ed il 2016 ci sono stati 637 incidenti mortali dei quali 164 hanno visto coinvolti motoveicoli con 40 morti, causati dall’arto contro il guard rail o altre infrastrutture, determinando indirettamente costi socio-sanitari di circa 1 miliardo. Fornendo dati più recenti, Paolo Truzzu si è riferito agli anni 2017 (4 morti) e 2018 (1) con alcuni episodi significativi come quello di una ragazza che, vicino Cagliari, ha perso la gamba sbattendo contro il guard rail e quello in cui un’auto è stata trafitta dallo stesso guard rail presso Monastir.

«E’ vero – ha detto ancora il capogruppo di Fdi – che l’Anas sta installando una quarantina di nuovi dissuasori ma ritengo che sia necessario riflettere sulla funzione di questo strumento che serve a mantenere il veicolo all’interno della sede stradale ma succede che spesso non lo fa ed anzi provoca altri danni, specialmente ai motoveicoli, anche a basse velocità». «I rimedi tecnici piuttosto semplici – ha sostenuto Truzzu – perché si tratta di utilizzare barriere diverse con elementi nella parte inferiore che consentono di tenere i veicoli all’interno dell’asse stradale e costano appena 50/60 euro a metro quadro; inoltre, si potrebbe prendere contatto con la Provincia di Bolzano che ha realizzato un nuovo brevetto di guard rail leggero.»

«In definitiva – ha concluso – l’intervento proposto ha lo scopo di migliorare la sicurezza stradale e ridurre i costi socio sanitari e sociali per le famiglie ed il sistema pubblico ma anche di dare ai tanti turisti che frequentano la Sardegna in moto un messaggio nuovo.»

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha apprezzato l’iniziativa del collega Paolo Truzzu «soprattutto perché – ha affermato – le cronache quotidiane ci propongono da molti anni troppe tragedie che coinvolgono i motociclisti in Sardegna, da sempre territorio ideale per tantissimi appassionati internazionali delle due ruote, in modo particolare nelle zone interne; quindi installare sule nostre strade barriere di ultima generazione sarebbe non solo un segno di civiltà ma uno straordinario messaggio civile per sui nostri meravigliosi paesaggio i motociclisti di tutto il mondo». «Sulla nuova Sassari-Olbia – ha poi ricordato – i nuovi guard rail ci sono già, però segnalo che servirebbe moltissimo anche sulla Nuoro Macomer, una strada con un fondo pessimo ed una pendenza sbagliata dove proprio sul guard rail qualcuno ha messo un lenzuolo, simbolo della volontà di tante persone che vogliono dire basta agli incidenti».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha definito la mozione «attualissima» convivendo anche le dichiarazioni del collega Luigi Crisponi perché, ha detto, «sulla 129 Macomer Nuoro si deve intervenire immediatamente; su quella strada sono morte 13 persone in 10 anni e in effetti qual lenzuolo spinge tutti ad occuparci del problema, in parte è stato fatto con un tavolo tecnico attivato dall’assessore Edoardo Balzarini ma occorre fare di più installando, se necessario, anche un autovelox nel tratto più pericoloso».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, che ha chiesto di apporre la sua firma sulla mozione, ha parlato di «una scelta di responsabilità e civiltà, una presa di coscienza su una situazione che va affrontate con decisione, perché forse molte vittime potevano essere evitate».

Anche il capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha espresso la posizione favorevole del suo gruppo sulla mozione, auspicando un sollecito intervento «rivolto in modo particolare ai giovani, a condizione che il ricorso alle nuove tecnologie sia accompagnato da una maggiore attenzione alle condizioni del manto stradale e ad altri correttivi per migliorare la sicurezza».

Gaetano Ledda (Psd’Az – La Base) ha anch’egli aggiunto la propria firma alla mozione, ricordando che la Sardegna ha due emergenze: la 554, strada più trafficata d’Europa, e la 129 Macomer Nuoro nel tratto fino al bivio di Orotelli.

A nome della Giunta l’assessore dei Trasporti Carlo Careddu, in sostituzione dell’assessore competente Edoardo Balzarini del quale ha letto una nota, ha garantito l’impegno dell’Esecutivo per porre rimedio alle situazione segnalate dal Consiglio.

Il problema dell’installazione di nuove barriere di sicurezza, ha sostenuto, è stato affrontato dall’assessorato dei Lavori pubblici fin dal 2012 con una serie di attività di collaborazione sia col Ministero delle Infrastrutture per quanto riguarda i fondi del piano nazionale che con gli Enti locali, anche se la Regione ma non ha una rete stradale propria. Nello specifico, ha proseguito, la Regione è comunque intervenuta presso l’Anas segnalando la necessità di nuovi sistemi di sicurezza per i motoveicoli, che infatti sono stati installati sulla Sassari-Olbia, sistemi tuttavia che la normativa attuale non qualifica come obbligatori. Per quanto riguarda, infine, il nuovo brevetto messo a punto dalla Provincia di Bolzano, Carlo Careddu che comunicato che sono stati già attivati contatti con quella amministrazione per verificare l’utilizzo del brevetto anche in Sardegna.

Prendendo la parola per la replica il primo firmatario della mozione Paolo Truzzu ha auspicato l’intervento sempre più incisivo della Regione sugli altri enti che hanno competenza sulle strada, anche attraverso l’inserimento della nuova barriere nei bandi di gara.

Intervenendo per dichiarazione di voto, altri consiglieri hanno annunciato di voler sottoscrivere la mozione. Daniele Forma, del Pd; ha affermato che la Regione deve cogliere l’occasione per intervenire (sia pure indirettamente) sulla rete stradale regionale in modo innovativo, anche con campagne di informazione rivolte ai turisti.

Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha sollecitato una maggiore attenzione sulla rete stradale sarda, dalla nuove barriere alla segnaletica, ricordando in particolare che sulla 131 Dcn, prima dell’ingresso a Nuoro, c’è un guard rail centrale con una altezza anomala in una posizione pericolosissima.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, firmatario della mozione, ha lamentato che «in due anni si potevano fare molte cose che purtroppo non si sono fatte e le strade provinciali della Sardegna sono in condizioni pietose, per cui la Regione se ne deve occupare anche perché spesso si finisce contro il guard rail dopo essere finiti dentro una buca».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha chiesto di apporre alla mozione la firma di tutto il gruppo.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, uno dei firmatari e favorevole, ha rilanciato il problema complessivo della sicurezza stradale in Sardegna, richiamando l’attenzione del Consiglio sul fatto che molte strade si trovano in completo stato di abbandono e in questa stagione non si taglia nemmeno l’erba impedendo la visuale della segnaletica verticale.

Il consigliere Antonio Gaia (Cps), infine, dopo aver sottoscritto la mozione ha raccomandato la migliore collocazione degli autovelox attraverso un monitoraggio serio, perché spesso accade che non ci sono dove sarebbero necessari ed in altri casi vengono installati in punti strategici solo per fare cassa.

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione che il Consiglio ha approvato all’unanimità con 44 voti.  

E’ stata poi approvata all’unanimità e senza discussione la proposta di legge 516 “Disposizioni urgenti in materia di continuità territoriale”.

La proposta di legge è stata illustrata da Pierfranco Zanchetta (Cristiano Popolari Socialisti). La legge regionale 6 febbraio 2018, n. 4 (disposizioni in materia di continuità territoriale marittima tra la Sardegna e la Corsica) autorizza – ha detto – la spesa complessiva di euro 2.557.500, suddivisa in 852.500 euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020, per l’affidamento con procedure di evidenza pubblica del servizio pubblico di collegamento marittimo nella tratta Santa Teresa-Bonifacio.  Si rende necessario, pertanto, autorizzare il servizio pubblico anche per tutto il 1° trimestre dell’anno 2021 e cioè fino al 31 di marzo.

Anche questa proposta di legge è stata approvata all’unanimità e senza discussione. Questa proposta di legge abroga il comma 5 dell’articolo 7 della legge regionale 11 gennaio 2018 n. 1 (legge di stabilità) e prevede che «Gli enti locali eroghino le somme agli enti e istituti che effettuano il trasporto delle persone con disabilità dietro presentazione di apposita richiesta» I due emendamenti presentati alla legge sono stati approvati. Dopo l’approvazione il presidente del Consiglio ha convocato la commissione speciale sulla grave situazione delle imprese attive nell’artigianato, nel commercio al dettaglio e sulle politiche commerciali nella grande distribuzione ed ha riconvocato il Consiglio per martedì 5 giugno, alle 16.00.

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Il Consiglio regionale ha approvato le mozioni sul trasferimento della gestione del Servizio idrico integrato dal Consorzio ZIR di Macomer alla società Abbanoa Spa e sulla liquidazione dell’ARAS.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, in parte modificato dalla conferenza dei capigruppo, con la mozione n. 420 (Forma e più) sul trasferimento della gestione del servizio idrico integrato dal Consorzio Zir di Macomer ad Abbanoa Spa. Il presidente ha dato quindi la parola alla consigliere del Partito democratico Daniela Forma, prima firmataria della mozione, per illustrarne il contenuto.

Daniela Forma ha ricordato che «nello scorso mese di agosto sono state attivate le disposizioni per il riordino delle funzioni dei consorzi industriali fra le quali il trasferimento delle competenze per la gestione del servizio idrico, ma un mese fa le aziende insediate hanno ricevuto notizia del subentro di Abbanoa con l’indicazione del nuovo contratto, con costi lievitati fino al 400%, determinando il rifiuto di sottoscrivere il contratto di servizio che, nei fatti, costituiva l’ennesima penalizzazione delle aziende della Sardegna centrale». L’intervento della Regione, ha poi spiegato, «ha creato le condizioni per sospendere i termini per sottoscrizione del contratto (1°giugno), prorogandoli al 1° novembre e su questo l’assessorato ha dato disponibilità ad una mediazione nel breve e medio termine fra tutti i soggetti interessati, non altrettanto ha fatto Abbanoa che, invece, ha ribadito che il subentro era stabilito dalla legge con ulteriore irrigidimento nei confronti di alcune aziende che hanno scarichi industriali, paventando addirittura il ricorso all’autorità giudiziaria per reati ambientali». Ad oggi, ha concluso la Forma, «non risulta l’accettazione dello slittamento al 1° novembre, per altro previsto dalla legge regionale 10/08, per cui invito la Giunta ad annullare in autotutela la delibera dell’agosto 2017 con effetto su tutti gli atti successivi».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, intervenendo nella discussione generale, ha parlato di una «questione piuttosto singolare, l’ennesima puntata della vicenda Abbanoa che quadruplica i costi per le aziende della zona industriale di Macomer, a dimostrazione del fatto che la società è diventata una repubblica indipendente rispetto ad Egas, all’assessorato ed alla Giunta, dove succede di tutto e nessuno controlla, eludendo peraltro un preciso obbligo di legge previsto dalle leggi nazionali ed europee». Evidentemente, ha aggiunto, «questa situazione a qualcuno fa comodo, perché chi si mette di traverso viene cacciato, come il direttore generale di Egas, mentre il direttore generale di Abbanoa viene riconfermato nonostante la recente sanzione da oltre 600.000 euro dell’Autorità per l’Energia; forse qualcuno si occuperà di Abbanoa ma è inammissibile che si debba arrivare a questo mentre l’assessore fa spallucce».

Sempre per Forza Italia la capogruppo Alessandra Zedda ha affermato che «c’è ben poco da aggiungere sui rilievi riguardanti gestioni e procedure di Abbanoa, con la differenza che stavolta vengono dalla maggioranza anche se Abbanoa accusa chi critica di dire bugie». Oggi, ha sostenuto, «l’assessore deve dare riposte sul Consorzio di Macomer (che è in attivo) sul quale la Giunta ha convogliato risorse straordinarie, in ogni caso non si può appesantire proprio in quell’area la situazione delle imprese, bisogna agire ed agire subito perché i tempi sono molto stretti per il caso specifico e per la gravissima situazione generale».

A nome del Pds il consigliere Piermario Manca ha sottolineato che «la relazione di Forma e gli stessi interventi della minoranza evidenziano un problema specifico tenendo sullo sfondo questioni generali abbastanza diverse; affrontare il problema strategico dell’acqua in Sardegna è compito del Consiglio, meno occuparsi di un certo numero di utenze come se ci fossero due modi di pagare l’acqua». Credo che la discussione non si possa ridurre a questo, ha continuato Manca, «ma concentrarsi sull’acqua come bene comune, parlando di acqua a tutto campo al di là dei piccoli o grandi privilegi localizzati in questa o quell’area».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha detto fra l’altro che «Manca ha ragione perché molte volte il Consiglio si sofferma su situazioni particolari e tuttavia il problema di Macomer è serio perché da poco la Regione è intervenuta sulla profonda crisi industriale della Sardegna centrale, perciò proprio qui non si può avallare una impennata dei pagamenti delle proporzioni descritte; verifichiamo quello che è possibile fare con tutti i soggetti interessati, senza nascondersi dietro il dito, perché Abbanoa è per molti aspetti un problema irrisolto che va affrontato».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha precisato che quella in corso «non è una discussione su Abbanoa, anche se il Consiglio ovviamente può farla, ma un fatto specifico collegato al dibattito sull’economia della Sardegna centrale conclusosi con un ordine del giorno votato all’unanimità ed una manifestazione che si è svolta ad Ottana; c’è un problema che riguarda i costi del servizio per le aziende di Macomer e di questo dobbiamo ragionare con la massima attenzione, la volontà di fare chiarezza e di rivedere la delibera della Giunta se necessario, non è un atto contro nessuno ma un impegno nei confronti delle aziende della Sardegna centrale, su questo chiediamo l’intervento dell’assessore».

L’assessore dell’Industria Maria Grazia Piras, a nome della Giunta, ha affermato che «il problema è nato da una situazione abbastanza anomala e onerosa sia per il pubblico che per le aziende ed i cittadini e riguarda in Sardegna 8 Zir messe liquidazione con la legge 10/08 e quindi da 10 anni, generando disfunzioni per imprenditori che operano in quelle nelle aree, inefficienze, disorganizzazione e costi aggiuntivi compresi quelli per il personale in strutture con pochissimi dipendenti». Abbiamo iniziato a porre fine a questa situazione in continuità con la precedente Giunta, ha ricordato l’assessore, «liquidando i consorzi di Tempio, Siniscola, Valle del Tirso e via via tutti gli altri, ed una delle questioni preliminari affrontate era proprio quella di trasferire reti ed impianti idrici come previsto dalla legge, cosa che è stata fatta alla fine dell’estate». Approfondirò questione, ha assicurato la Piras, «ma è vero che i problemi sono emersi solo a Macomer perché qui c’è la rete industriale ma non l’acqua industriale che costa molto meno di quella potabile; cogliamo comunque la richiesta del Consiglio per favorire l’attivazione di un tavolo tecnico che come assessorato ho già chiesto chiedendo anche il rinvio del contratto da 1° giugno a 31 ottobre, con l’impegno di seguire la vicenda anche riesaminando le tariffe delle zone industriali, revisione alla quale sta lavorando l’Egas con l’obiettivo di ridurne la tipologia introducendo magari nuove sub categorie per le aziende che devono utilizzare acqua potabile come quelle dell’agro alimentare».

La prima firmataria della mozione Daniela Forma ha dato atto all’assessore della sensibilità dimostrata, ricordando però che la scadenza del 1° giugno incombe ed è questa la ragione della mozione. La Forma ha espresso quindi una valutazione positiva sulle verifiche e sullo slittamento dei termini, ferma restando la necessità di affrontare i problemi della legge di riordino aree industriali ancora non pienamente applicata, a cominciare dalla tariffazione speciale per le attività produttive.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha condiviso  le argomentazioni del collega Manca sull’appello ad una riflessione sull’ acqua sempre bene collettivo, che non può che essere fondata sul principio chi più consuma più paga. Ben venga perciò, ha auspicato Congiu, «una pronuncia Aula in grado di fare chiarezza sui temi concreti oggetto della discussione; mi risulta peraltro che, in un incontro a Macomer, si siano fatto alcuni passi avanti con fatturazioni proporzionate ai consumi, il differimento dei termini e l’individuazione di tariffe speciali per le aziende idrovore di tutta la Sardegna». A giugno, ha concluso, «ci sarà anche la ri-profilazione delle tariffe nazionali ma, andando oltre, occorre riflettere sulla necessità di una revisione dei regolamenti consortili che, così come sono, rallentano la ristrutturazione delle aziende».

Per i Riformatori il consigliere Luigi Crisponi ha definito la relazione assessore «insufficiente rispetto sollecitazioni ricevute, perché non poteva dire a posteriori che si documenterà ed è impensabile che questo accada ad aziende della zona industriale più povera della Sardegna più di altre sfiancata dalla crisi, come Consiglio dovremmo occuparci di ben altro per sostenere le imprese del territorio, ora però non c’è tempo da perdere: diciamo no a tariffe insostenibili, a rivedere tutto non solo entro il 31 ottobre ma in modo totale secondo le esigenze dell’economia del territorio».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, a favore, ha sollecitato un approfondimento sulla situazione delle 8 Zir della Sardegna che nel 2008 avevano un buco di 20 milioni col personale che doveva essere assorbito dai Comuni ma poi tutto si è fermato a causa della mancanza di risorse degli Enti locali. Ci vuole una visione di carattere generale per rilanciare queste strutture, ha aggiunto, compresa quella di Tossilo dove l’allora Giunta di sinistra aveva fatto un piano di rifiuti da 40 milioni che dovevano andare ai Comuni, per cui bisogna fare un discorso uguale per tutti.

Il consigliere Antonio Gaia (Cps), favorevole, ha messo in evidenza che «oggi l’attenzione riguarda un caso particolare ma ci sono molti punti di contatto col problema generale della gestione di Abbanoa che deve essere risolto, perché non è possibile trasferire il servizio idrico integrato ad un soggetto illegittimo che, di conseguenza, non può imporre tariffe a nessuno, questa è la vera questione da affrontare».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, favorevole, ha ipotizzato che «Abbanoa in realtà è il parafulmine di qualcos’altro perché non fa che prendere ordini, dato che le tariffe le stabilisce Egas ed anche a Macomer ha eseguito ordini perché è solo un gestore come dice la legge: le responsabilità sono altrove, dalla Giunta regionale agli azionisti».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione che il Consiglio ha approvato con 47 voti favorevoli ed 1 contrario.

Prima di cominciare l’esame della mozione 417, il consigliere Pierfranco Zanchetta (Cristiano Popolari socialisti) ha chiesto la parola sull’ordine dei lavori. Pierfranco Zanchetta ha ricordato la notizia della nomina del presidente della Regione a commissario straordinario per gli interventi nell’arcipelago de La Maddalena. Il consigliere ha espresso grande soddisfazione e ha augurato buon lavoro al presidente Francesco Pigliaru.

La mozione n. 417  sulla liquidazione dell’ARAS e l’affermarsi di un modello gestionale centralizzato dei servizi in agricoltura è stata illustrata da Piermario Manca (Partito dei sardi). Il consigliere ha detto che la mozione, pur essendo firmata solo dai consiglieri del suo gruppo, è una mozione di tutto il Consiglio regionale perché riprende un ordine del giorno approvato all’unanimità qualche mese fa. Piermario Manca ha chiesto maggiore chiarezza perché il Consiglio – ha detto – ha necessità di sapere cosa sta succedendo. Ci sono 290 lavoratori  e tutto il sistema della zootecnia a rischio.  Manca ha annunciato che chiederà un accesso agli atti nei confronti di LAORE. Entrando nel merito della mozione sono stati spiegati i cinque punti principali del dispositivo. Prima di tutto – ha detto Manca – è necessario contrastare con ogni mezzo consentito e in ogni sede (anche quelle giudiziarie) il disegno accentratore dell’AIA e della Coldiretti;  si chiede poi di  garantire la permanenza in Sardegna di tutti i servizi e di tutti i livelli occupativi attualmente esistenti in capo all’ARAS e di promuovere immediatamente un modello gestionale dei servizi in agricoltura sottratto a qualsiasi forma di centralizzazione ed esproprio dei dati e delle conoscenze. Il promotore della mozione chiede inoltre al presidente della Regione e all’assessore dell’agricoltura di riferire in Consiglio sullo stato di attuazione delle proposte formulate in esecuzione dell’ordine del giorno n. 90 approvato all’unanimità il 13 marzo 2018. Ma per i promotori della mozione il punto fondamentale è  dare immediata attuazione alle disposizioni di cui all’articolo 2, comma 40, della legge regionale n. 3 del 2009 e ai successivi atti di indirizzo.

Nella discussione generale è intervenuto  Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che ha posto all’assessore tre domande. Le retribuzioni dei lavoratori ARAS quando saranno liquidate? Le posizioni contributive sono regolarmente pagate? E se sì, chi le paga e con quali risorse? Il  lavoro in itinere quotidiano chi lo pagherà?

 Luigi Lotto (PD) ha detto che la situazione attuale è molto delicata. Siamo in una fase intermedia di interlocuzione con il ministero e i soggetti interessati devono ritrovare un minimo di responsabilità.  Per il presidente della Quinta commissione tutto ciò che la legislazione nazionale ed europea ci consente di acquisire deve essere acquisito. La speranza è che la interlocuzione avviata dall’assessorato con il ministero vada in porto. Se così non dovesse essere non possiamo consegnarci mani e piedi a situazioni come quella attuale che ha creato disastri.  Il nuovo corso deve portare novità positive per tutti e per gli allevatori.

Fabrizio Anedda (Gruppo misto) ha sottolineato l’estrema confusione che esiste. Su tutto un dato certo: i servizi dell’ARAS sono irrinunciabili ed i lavoratori devono essere salvaguardati. Ma come mai – ha chiesto Fabrizio Anedda – non ci sono stati controlli e perché LAORE ha aspettato così tanto per denunciare la situazione attuale? 

Per Gaetano Ledda (Partito sardo d’azione – La Base) la  situazione è catastrofica. I dipendenti sono a rischio, l’agricoltura e la zootecnia non possono fare a meno dei servizi dell’ARAS e rischiamo di perdere 47 milioni di euro di fondi europei. Gaetano Ledda ha chiesto di aggiungere la firma alla mozione. 

Gianluigi Rubiu (Udc) ha detto che la  discussione in aula fa emergere un aspetto importante: non si è ancora trovata la  soluzione al problema. Per Gianluigi Rubiu bisogna analizzare tre aspetti fondamentali: i dipendenti che non percepiscono lo stipendio da mesi; esiste un’istanza di liquidazione ed il licenziamento dei dipendenti. «Abbiamo 7 giorni di tempo per risolvere i problemi prima che il danno sia irreparabile – ha aggiunto – ci sono 47 milioni di euro di fondi europei che l’isola perderebbe. Il problema non può più essere trascinato». Una soluzione potrebbe essere quella di fare una legge per dare un’anticipazione ad ARAS e entro 6 mesi creare un altro organismo.

 Eugenio Lai (art.1 –SDP) – ha chiesto il rispetto di tutti i lavoratori. Tutti gli assessorati si devono mettere in moto e si deve chiudere il tavolo con il ministero con una soluzione certa.

Per Francesco Sabatini (PD)   il tempo della calma è finito e si deve trovare una soluzione immediata. Ci sono due azioni che viaggiano in contemporanea: una immediata (risolvere i problemi di contenzioso)  e una complessiva e definitiva.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna)  ha detto che questa mozione mette in luce la posizione dell’assessore che è inadempiente. La situazione è drammatica – ha aggiunto – è in gioco il futuro dei lavoratori e del comparto e i 47 milioni di euro che stiamo per perdere. Si fanno ipotesi di riforme assurde, c’è mancanza di chiarezza complessiva e di risposte serie. Nel frattempo LAORE e i commissari litigano assumendo vicendevolmente di essere creditori. E’ un pasticcio.

E’ poi intervenuto l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria che ha spiegato che la strategia di fondo è dare applicazione alla legge 3 del 2009. I lavoratori entreranno in LAORE previo espletamento di un concorso. C’è una fase di transizione da affrontare ma stiamo lavorando per salvaguardare i lavoratori e il comparto.  Anche nella peggiore delle ipotesi – ha concluso – una soluzione verrà messa in campo. Non lasceremo a terra i dipendenti o non lasceremo le aziende senza servizi. La trattativa non è semplice ma stiamo cercando di risolverla.

Piermario Manca (Pds), intervenendo in sede di replica, ha invitato la Giunta a considerare anche un piano alternativo qualora la trattativa con il governo si concludesse senza il via libera al superamento dei tetti assunzionali, impedendo così l’inserimento dei dipendenti Aras e Apa nell’agenzia Laore, come previsto all’articolo 2 comma 40 della legge 3 del 2009. Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha annunciato voto favorevole alla mozione ed ha proposto la cancellazione della parola “Coldiretti” dal testo del dispositivo. Il suo compagno di gruppo e di partito Gianmario Tendas ha insistito sulla necessità di un piano “b” rispetto a quello del passaggio dei dipendenti in Laore. Anna Maria Busia (Misto) ha annunciato voto a favore ed ha proposto la redazione di un ordine del giorno unitario così da meglio esplicitare integrazioni e modifiche. Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha dichiarato voto favorevole alla mozione ed ha ribadito il sostegno alle professionalità che operano in Aras e Apa.

Gianfranco Congiu (capogruppo Pds) ha chiesto lo sblocco delle erogazioni delle anticipazioni finanziarie alle Apa ed il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu ha evidenziato la scadenza del 7 giugno quale termine entro il quale trovare una soluzione per i dipendenti Aras e Apa («in quella data sono annunciate le lettere di licenziamento per tutti i lavoratori»).

Eugenio Lai (Art1-Sdp) si è detto a favore della modifica proposta da Solinas (Pd) ed ha annunciato voto a favore come ha fatto il capogruppo Psd’Az-La Base, Gaetano Ledda. A sostegno della proposta Busia, per un ordine del giorno, si è invece pronunciata la capogruppo Fi, Alessandra Zedda («per rafforzare i contenuti e integrare le modifiche») mentre Paolo Truzzu (FdI) ha manifestato dubbi sui tempi con i quali procede il confronto giunta-governo in merito all’applicazione della legge 3/2009.

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini, ha ribadito con fermezza la necessità di proseguire secondo le disposizioni della legge 3 e Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato le differenti posizioni emerse tra i sindacati confederali e Confederdia. A favore della mozione hanno proseguito Fabrizio Anedda (Misto) e Angelo Carta (Psd’Az-La Base) che ha invitato il Consiglio ha indicare una sola opzione per la risoluzione della vertenza Aras (l’applicazione della legge 3/2009). Il presidente della commissione Attività produttive, Luigi Lotto (Pd) ha però insistito sull’opportunità di prevedere interventi alternativi rispetto a quelli che prevedono il passaggio dei lavoratori in Laore e il consigliere Antonio Gaia (Upc), a questo proposito, ha evidenziato che l’applicazione della legge 3 non garantirebbe il passaggio di tutti i lavoratori Aras e Apa in Laore.

Daniele Cocco ( capogruppo Art1-Sdp) ha escluso il ricorso all’ordine del giorno ed ha annunciato voto favorevole alla mozione Congiu e più. La capogruppo Fi, Alessandra Zedda, ha insistito per l’eliminazione del riferimento alla Coldiretti e l’Aula ha accordato la modifica, quindi il presidente Gianfranco Ganau ha posto in votazione la mozione che è stata approvata con 44 voti a favori su 44 presenti.

Il Consiglio è convocato per domani, mercoledì 30 maggio, alle 10.00.

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Il Consiglio regionale ha approvato il rendiconto generale della Regione. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione della Dl n. 509 – Giunta regionale – Approvazione del rendiconto generale della Regione per il 2016 e del rendiconto consolidato. Il presidente ha quindi dato la parola al presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd), relatore di maggioranza, per illustrarne il contenuto.

Nel suo intervento, Franco Sabatini ha ricordato l’approvazione del documento in commissione, il 16 maggio scorso, la parificazione della Corte dei Conti, e la soluzione della Vertenza entrate sancita dal dlgs n.114 che recepiva le disposizioni sulle quote di gettito spettanti alla Regione dopo la riforma dell’art. 8 dello Statuto. Tuttavia, ha dichiarato, «i risultati del 2016 evidenziano conseguenze negative per l’ammontare degli accantonamenti collegati al concorso della Regione per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica che hanno un peso insopportabile per il nostro bilancio: in pratica la Sardegna deve avere dallo Stato 1 miliardo ma è stata costretta ad un mutuo dopo che gli accantonamenti hanno superato i 400 milioni, un paradosso non più sostenibile che impone una nuova regolamentazione dei rapporti fra Stato e Regione». Un nuovo quadro normativo, ha sostenuto, «all’interno del quale dovremo prestare attenzione ai principi fissati in alcune recenti sentenze della Corte Costituzionale nel 2017 e nel 2018, attraverso accordi da recepire nello Statuto e norme di attuazione di valore quinquennale con il congelamento di norme peggiorative tranne il caso, predeterminato, di un specifico accordo come ha fatto il Trentino-Alto Adige». Senza questo tipo di accordo, ha concluso Sabatini, «si deve comunque prendere atto che lo Stato può determinare anche se in via provvisoria l’entità del contributo delle Regioni nel quadro della manovra di stabilità; si tratta di un tema importante e delicato sul quale dobbiamo lavorare a fondo coinvolgendo tutto il Consiglio».

Per la minoranza il relatore Paolo Truzzu, capogruppo di Fdi, ha dato atto all’assessore Raffaele Paci della parificazione del rendiconto da parte della Corte dei Conti e però, ha osservato, «dalla relazione emergono alcuni fattori politici vanno analizzati e non lasciati cadere. Primo, a due anni di distanza dalle nuove norme sul bilancio armonizzato la Corte dice che siamo in ritardo ed abbiamo agito con leggerezza, senza un lavoro preparatorio all’interno della Regione sulle procedure contabili. Secondo, la maggioranza aveva detto di voler risolvere la vertenza entrate e liberare risorse dalla sanità per la programmazione unitaria per non disperdere risorse, invece viene fuori che la sola cosa parzialmente realizzata è la vertenza con lo Stato che deve 1 miliardo alla Sardegna, mentre poi viene richiamato l’accordo del Trentino che ha contenuti del tutto diversi da quello della la Sardegna, la sanità ha conti fuori controllo con costi di produzione sono cresciuti dell’1,3% fra 2015 e 2016, c’è ancora un alto indebitamento con più di 800 euro pro capite dal 2014 al 2016, e il volume delle entrate ha molti residui attivi che a fine anno non corrispondono, per cui o non c’è capacità di incassare o le previsioni sono gonfiate. Terzo, sulla programmazione unitaria la Corte dei Conti dice che nel 2016 sul ciclo 2014-2020 non è stato certificato manco un euro compresi fondi comunitari e nel 2017 la situazione non è migliorata perché viene certificato appena il 7%, per cui c’è il rischio che a fine anno prendiamo una multa, cosa che forse riguarderà la prossima Giunta ma comunque abbiamo il dovere di vigilare e controllare».

Aprendo la discussione generale il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha dichiarato che «è evidente che il rendiconto presenta fortissime criticità, certificate sia dalla Corte dei Conti che dal Crenos, per cui le questioni che poniamo sono suffragate dai dati; l’equilibrio di bilancio a pareggio è frutto del ricorso all’indebitamento per oltre 1 miliardo, 800 euro a sardo, in aumento dal 2015, ed inoltre la spesa sanitaria evidenzia un aumento di corsi di produzione così come la, spesa farmaceutica, per cui l’apparente riduzione del disavanzo deriva solo dall’immissione di risorse fresche». In definitiva, ha proseguito, «i costi del sistema sanitario sono più alti della media nazionale 3.2 miliardi pari al 10% del Pil contro il 6-7% della media nazionale, 1981 euro per sardo, cifra più elevata dell’ultimo decennio». Dal punto di vista economico generale, ha aggiunto Tedde, «il Crenos segnala che la Sardegna è l’unica regione del Mezzogiorno in fase recessiva e figura fra le 65 Regione più povere della Ue, sono dati che contraddicono la propaganda di alcuni assessori perché siamo in pieno area del sotto sviluppo, abbiamo meno investimenti (noi meno 2%, gli altri più 4.5%) il grafico della nostra disoccupazione è piatto e comunque siamo agli ultimi posti, siamo molto indietro anche per quanto riguarda la disponibilità di capitale umano qualificato, il turismo cresce ma per cause indotte e siamo in ritardo su tutto, dall’attuazione della legge che risale all’inizio 2017, al piano strategico, dal piano attuativo per la destinazione Sardegna all’osservatorio, dal bando di destagionalizzazione ai trasporti, in sintesi molta incertezza e molti annunci e zero risultati».

Sempre per Forza Italia la capogruppo Alessandra Zedda che ricordato che «il rendiconto ovviamente è già chiuso ma, proprio in quell’anno, discutemmo a fondo su qualche percorso avviare per lo sviluppo per la Sardegna e sotto questo profilo bisogna riconoscere che i risultati sono totalmente negativi: il bilancio armonizzato era obbligatorio ma sono stati sbagliati i tempi ed anzi il bilancio 2016 è stato addirittura impugnato dalla Corte Costituzionale, sul patrimonio ci sono poste quantificate erroneamente e comunque finora non abbiamo venduto nulla, alla fine è stato l’anno in cui si sono registrate le maggiori criticità». Fra queste, «la programmazione unitaria incagliata nonostante dovesse abbattere la burocrazia, i crediti dallo Stato per 1 miliardo, il mutuo per investimenti che non ha mostrato alcuna spinta keynesiana, i costi insostenibili a totale carico della Regione per sanità e trasporti, la macchina regionale imballata mentre si continua a reclutare dirigenti esterni, attivando nuove collaborazioni che sfondano i parametri di rapporto col personale, l’andamento della disoccupazione». Tutti gli indicatori economici vi danno torto, ha concluso la Zedda, «comprese le misure  molto propagandante come buone soluzioni, per esempio garanzia giovani».

Replicando a nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, soffermandosi brevemente sui contenuti del rapporto Crenos ha sostenuto che non è corretto fare un raffronto con l’Italia, perché si rivela certamente più adatto un confronto con la Regioni del Mezzogiorno con dati che, in questo caso, diventano significativamente diversi. Stiamo lavorando su infrastrutture, capitale umano ed innovazione tecnologica, ha detto Paci, «ma i temi sono necessariamente lunghi anche se arrivano alcuni buoni risultati come quelli sull’abbandono scolastico che ci vedono al primo posto in Italia per la sua riduzione». Per questo riguarda la parificazione del rendiconto della Regione questo risultato è arrivato, ha continuato Raffaele Paci, «ma questo non significa che va tutto bene ed anzi alcune osservazioni ci devono far riflettere; davanti alla Corte dei Conti c’è stato un dibattito in cui ho difeso le prerogative del Consiglio sottolineando alcuni risultati importanti che sono oggettivi: la gestione delle partite attive e passive nel 2013 era negativa per 5 miliardi ed attiva per 4 miliardi, oggi quelle negative sono scese da 5 a 3 miliardi e quelle attive ammontano a 3.7 miliardi, quindi con un avanzo di 500 milioni; le perenzioni sono passate da 2.3 miliardi del 2015 ad 1.3 del 2016 e sono ancora in calo, abbiamo fatto pagamenti per 1.3 miliardi, e la percentuale di questi flussi è passata dal 76 all’82% del 2016 collocandosi all’interno della media dell’Italia e della Ue». Parlare di fallimento con questi numeri, ha detto ancora il vice presidente della Regione, «mi sembra eccessivo ed oltretutto può dare all’esterno una ide distorta della realtà che, nell’incertezza delle origini di questi fenomeni complessi, potrebbe travolgere politica ed istituzioni». Dopo aver ribadito che, a suo avviso, i risultati stanno arrivando, l’assessore Raffale Paci ha riconosciuto che «che c’è ancora molto da fare a cominciare da accantonamenti relativi al 2017 con una nuova vertenza che affronteremo con molta determinazione per ottenere una risposta della politica». Nel frattempo, ha concluso con alcuni dati dell’attività di governo, «la nostra economia cresce anche se ad un ritmo non soddisfacente, sui fondi Ue abbiamo chiuso la rendicontazione 2013 molto positivamente e al 31.12.2018 affronteremo il primo traguardo intermedio del nuovo ciclo di programmazione mentre sul patrimonio abbiamo qualche perché la Corte dei Conti chiederà, a noi come agli Enti locali, una accurata contabilità patrimoniale anch’essa soggetta a parifica, una cosa che non la fa nemmeno lo Stato: noi abbiamo censito circa 15.000 proprietà e la maggior parte valorizzata tranne 1500 che però non potranno entrare nel rendiconto 2017».

Dopo la replica  dell’assessore al bilancio, la capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha chiesto 5 minuti di sospensione. Alla ripresa dei lavori  è stato  votato il passaggio agli articoli con votazione elettronica: è stato approvato (votanti 33, sì 22, no 11). Senza discussione sono stati approvati anche i nove articoli della legge: l’1 (votanti 34,sì 23, no 10), il 2 (votanti 33, sì 23, no 10), il 3 (votanti 38, sì 28, no 10) il 4 (votanti 38, sì 28, no 10), il 5 (votanti 38, sì 28, no 10), l’art 6 (votanti 39, sì 28, no 11), l’articolo 7 (votanti 39, sì 28, no 11), l’articolo  8 (votanti 40, sì 28, no 12) e l’ articolo 8 bis (votanti 39, sì 27, no 12). Per dichiarazione di voto è intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha detto che l’assessore Raffaele Paci ha ben poco da difendere. Ancora una volta è dimostrato che questa giunta regionale, nonostante le grandi promesse, non è riuscita a mantenere neanche un impegno. Avrei preferito – ha aggiunto – un atteggiamento da parte dell’assessore di maggiore difesa di questo rendiconto. Il disegno di legge è stato approvato (votanti 42, si 28, no 14)

La mozione 401 sulle procedure di stabilizzazione del personale presso le amministrazioni del sistema Regione finalizzate al superamento del precariato e sulle modalità di attivazione da parte della Giunta regionale è stata illustrata dal primo firmatario Valter Piscedda (Cristiano Popolari Socialisti) che ha sottolineato l’importanza di richiamare l’attenzione  sulla necessità di superare il  precariato interno nella Regione Sardegna. A distanza di un anno e mezzo dall’approvazione della legge regionale n. 37 del 2016  – ha sottolineato – si registra che è stata ampiamente disapplicata o sorvolata. Per questo la mozione presentata impegna il presidente della regione a garantire l’applicazione della legge regionale n. 37 del 2016 ai lavoratori precari entrati nel sistema Regione attraverso selezioni poste in essere con modalità analoghe a quelle del programma operativo nazionale 2000/2006 PON ATAS (misure 1.1, 1.2, 2.2) e dell’Accordo di programma quadro (APQ), così come attestato dalla documentazione rilasciata e in possesso della stessa Amministrazione regionale. Il consigliere Valter Piscedda ha illustrato le varie situazioni di ambiguità che ci sono nell’applicazione della legge ed ha chiesto alla Giunta di sanare tali situazioni. Come si può mantenere credibilità – ha chiesto – se siamo di fronte a un apparato amministrativo che non ottempera alle disposizioni del Consiglio regionale? Invito l’Assemblea – ha concluso – a reiterare la richiesta alla giunta di rispettare la volontà del Consiglio e superare le situazioni di precarietà in essere.

L’interpellanza 293/A è stata illustrata da Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) che ha rimarcato il mancato rispetto  della volontà dell’aula e ha invitato a una riflessione  sull’utilizzo che si fa del precariato.

Nella discussione generale è intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha detto che anche in materia di superamento del precariato la  Regione è inadempiente e ha ricordato i vari provvedimenti legislativi approvati e non applicati. Mentre nella maggior parte delle regioni italiane si applicano le norme di superamento del precariato – ha concluso – in Sardegna si fa il contrario: si continua ad assumere i lavoratori interinali e non aumenta il personale stabile. Le norme devono essere applicate, basta con la precarietà.

L’assessore regionale agli Affari generali Filippo Spanu ha ricordato l’innovatività della legge 37 del 2016, una legge  tesa a superare le forme di precariato e evitare che se ne creino ulteriori. L’applicazione della legge – ha detto l’assessore – ha avuto delle difficoltà in materia di interpretazione, ma la Regione ha fatto di tutto per superarle firmando, per esempio, un accordo  sui rapporti di lavori coordinati e continuativi che  ha consentito di cominciare l’attività di stabilizzazione. Sono stati stabilizzati 106 ex lavoratori precari “a domanda”. Il vero problema – ha ammesso l’assessore – è la stabilizzazione di alcune figure professionali che sono entrate con il tirocinio. Qui il problema nasce dalla natura degli atti dell’accesso perché il tirocinio formativo non costituisce rapporto di lavoro.»

Il consigliere Valter Piscedda, nella controreplica, ha detto di non condividere la posizione dell’assessore. «La 37 è chiara – ha affermato – anche i tirocinanti devono essere stabilizzati a domanda. Queste persone stanno lavorando da oltre 10 anni e il tirocinio è stato solo lo strumento attraverso il quale loro sono stati selezionati. Poi sono stati contrattualizzati. Io non vedo nessuna differenza con altri lavoratori».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione.  Alla ripresa ha proposto all’aula di aggiungere alla mozione un impegno per  il presidente della Regione e per la giunta di verificare la possibilità di far rientrare nell’applicazione della legge anche i lavoratori entrati a lavorare con un  tirocinio formativo.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha dichiarato il voto favorevole del suo gruppo alla mozione. La Regione – ha detto – tolga il precariato dappertutto questo serve per dare dignità ai lavoratori.

Alessandra Zedda ha chiesto di apporre la firma alla mozione dei consiglieri del gruppo di Forza Italia.

Il consigliere Francesco Agus (Misto) ha dichiarato voto favorevole per la mozione e l’emendamento ed ha ricordato l’iter seguito per l’approvazione delle norme per il superamento del precariato nel sistema regionale (legge n. 37 del 22 dicembre 2016). Voto favorevole anche dai consiglieri Augusto Cherchi (Pds) e Angelo Carta (Psd’Az-La Base) che ha chiesto anche di apporre la firma alla mozione, dichiarazione analoga a quella del capogruppo Psd’Az-La base, Gaetano Ledda e del consigliere Pd, Roberto Deriu.

Posta in votazione la mozione Piscedda e più ha ottenuto 38 voti favorevoli su 38 votanti e il presidente del Consiglio ha quindi comunicato la convocazione della conferenza capigruppo (15.30) e dell’Aula (16.00).

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I consiglieri regionali del Gruppo Fratelli d’Italia in Consiglio regionale Gennaro Fuoco, Paolo Truzzu, Marcello Orrù e Gianni Lampis, hanno presentato una proposta di legge composta di tre soli articoli, tre disposizioni che vanno subito al cuore del problema: tagliare i vitalizi di cui beneficiano attualmente gli ex consiglieri regionali e i loro eredi e reinvestire le risorse nelle politiche per il lavoro.

«La nostra proposta ha un duplice obiettivo – ha spiegato il primo firmatario Gennaro Fuoco – consentire un risparmio alle casse del Consiglio regionale e incentivare l’assunzione di persone in difficoltà. La norma prevede una riduzione al 60% dell’assegno vitalizio di reversibilità a favore dei coniugi di ex consiglieri regionali deceduti e un contributo di solidarietà da applicare a tutti gli assegni in godimento. Chi percepisce un vitalizio inferiore ai 2.500 euro dovrà rinunciare al 10% dell’importo mentre il contributo salirà al 15% per gli assegni più alti.»

Il risparmio, secondo i calcoli dei proponenti, sarebbe di circa 2,5/3 milioni di euro all’anno. «Somme da reinvestire interamente per la costituzione di un Fondo destinato all’abbattimento degli oneri contributivi per l’assunzione dei capifamiglia di nuclei familiari monogenitoriali con minori a carico – ha aggiunto Gennaro Fuoco – con questa misura potrebbero essere assunte mamme separate con prole a carico o persone che hanno perso il coniuge. Con le risorse a disposizione si potrebbe arrivare a circa 150 assunzioni all’anno».      

«La legislatura sta finendo ma se c’è la volontà politica siamo ancora in tempo per approvare il provvedimento, sarebbe un bel segnale per i cittadini – ha detto il capogruppo di Fratelli d’Italia Paolo Truzzu – noi proporremo in Conferenza dei Capigruppo di portare la proposta di legge in Aula attraverso la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 102 del Regolamento consiliare.»

Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere Gianni Lampis: «Approvare questa legge sarebbe un atto di giustizia sociale, il centrosinistra ha avuto un’intera legislatura per approvarlo. Il gruppi consiliari abbiano la forza di portare in Consiglio il provvedimento e di discuterlo con serenità».

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«La situazione di Abbanoa richiede un intervento urgente del presidente della Regione perché, nonostante la capitalizzazione, la gestione della società è negativa sotto tutti i punti di vista: rapporti con gli utenti e con le amministrazioni locali, conflitti con l’Egas e la Regione, blocco degli investimenti, mancati pagamenti dei fornitori, crisi del personale.»

Lo ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda presentando una mozione sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione ed anche da alcuni consiglieri della maggioranza, con cui si denunciano gravi criticità ed inefficienze del gestore del servizio idrico.

Il vice capogruppo Marco Tedde ha aggiunto che «all’origine della situazione c’è la mancanza del controllo analogo affidato dalla legge ai Comuni-azionisti attraverso l’Egas, che invece Abbanoa ha aggirato liberandosi con modalità discutibili dei vertici Egas ritenuti scomodi».

«Anche dal punto di vista finanziario – ha proseguito – i dati sono molto preoccupanti perché, a fronte di 700 milioni di crediti iscritti in bilancio, Abbanoa ha chiesto un prestito obbligazionario di 180 milioni pagando una provvigione di oltre 1 milione e ciò significa che i crediti o buona parte di essi sono inesigibili.»

«Sono numeri fuori controllo – ha concluso Marco Tedde – rispetto ai quali il presidente Pigliaru e l’assessore Balzarini non possono continuare a restare in silenzio: per noi, al contrario, basta e avanza per la rimozione del management.»

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha affermato che «Abbanoa sta provocando gravi danni alla Sardegna e questi danni non devono pagarli i sardi; il presidente Pigliaru deve occuparsene al più presto e se non lo fa è solo perché non vuole mettere a repentaglio i già fragilissimi equilibri della maggioranza». «Però non si può continuare a far finta di nulla – ha proseguito – davanti ad uno spreco evidente di risorse pubbliche ed a pratiche gestionali più che censurabili».

Dai dati sull’attività del Consiglio regionale, ha poi osservato il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, «emerge che in questa legislatura sono stati più di 100 gli atti su Abbanoa, come interpellanze interrogazioni e mozioni e questo significa che i sardi non possono continuare ad assistere passivamente a disservizi e bollette pazze e che è arrivato il momento di cambiare i vertici: fra l’altro il 30 giugno scade il contratto del direttore e non si ha notizia di alcuna procedura avviata».

«E’ una di battaglia di legalità che viene da lontano – ha ricordato il consigliere Antonio Gaia di Cps – e che ora bisogna portare a termine individuando le responsabilità che stanno a monte, chiamando la politica a decisioni che dovranno essere severissime». «Oggi – ha sottolineato – Abbanoa e l’ente più litigioso della Sardegna (perfino più dell’Agenzia delle entrate), pignora stipendi e pensioni, anche di ultra-novantenni, privandoli di un servizio essenziale, manda bollette dai 25.000 ai 200.000 euro a fronte di consumi medi che al massimo dovrebbero arrivare ai 350 euro annui: tengo a precisare che non sono contro Abbanoa ma sono contro questa gestione».

Il capogruppo di Fdi Paolo Truzzu, infine, ha auspicato che la politica riprenda il controllo di un servizio pubblico essenziale come quello idrico, anche per evitare una deriva «particolaristica che ha trasformato Abbanoa in un centro di potere al servizio di pochi». «L’ultimo esempio in ordine di tempo – ha segnalato – ha riguardato alcune economie di Egas per 3.5 milioni che dovevano essere destinate agli Enti locali per interventi sulle reti, invece questi soldi sono finiti ad amici degli amici, proprio sotto elezioni: presidente della Regione ed assessore devono mettere fine a queste cose».