22 November, 2024
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Come cristiani siamo costantemente chiamati in causa e sentiamo il dovere di vivere da credenti e da cittadini responsabili. 

Di fronte alle inquietudini che il momento presente comporta, ci sentiamo sollecitati da due urgenze: 

– il lavoro dignitoso per le persone e le famiglie del nostro Territorio; 

– la coerenza coi valori che fondano la nostra fede e la nostra convivenza civile.

È nota a tutti la gravissima situazione occupativa nella quale ci troviamo. 

I nostri paesi, le nostre parrocchie conoscono bene gli effetti preoccupanti della mancanza di lavoro: giovani costretti ad emigrare; cassintegrati impossibilitati a nuove prospettive di assunzione; situazioni che divengono drammatiche nelle famiglie monoreddito o in presenza di mutui precedentemente assunti.

Tutto questo non solo non può lasciarci indifferenti, ma deve spronare tutti a cercare le convergenze più opportune perché si pongano in atto iniziative e politiche volte ad una inversione di tendenza capace di generare un futuro di speranza. 

In questa direzione crediamo di dover sollecitare in ogni modo le migliori risorse della nostra terra: la Società civile in ogni sua componente, le Autorità istituzionali Comunali, Regionale e Nazionale, l’Università e la Scuola, il Mondo imprenditoriale ed economico, le associazioni dei Lavoratori.

Sentiamo anche il dovere di ricordare a tutti, a partire da noi stessi, che la gravissima situazione economico-sociale non può legittimare qualsiasi attività economica e produttiva, senza che ne valutiamo responsabilmente la sostenibilità, la dignità e l’attenzione alla tutela dei diritti di ogni persona. 

In particolare non si può omologare la produzione di beni necessari per la vita con quella che sicuramente produce morte. Tale è il caso delle armi che – è purtroppo certo – vengono prodotte nel nostro territorio e usate per una guerra che ha causato e continua a generare migliaia di morti. 

Qualunque idea di conservazione o di allargamento di produzione di armi è da rifiutare. 

Ma contemporaneamente si dovrà studiare con serietà e impegno la possibilità di un lavoro dignitoso agli operai che sono attualmente impegnati in tale attività.

Questo per coerenza, anzitutto con la nostra fede: ce lo dice la parola di Gesù Cristo e l’insegnamento della Chiesa, ribadito con forza da Papa Francesco. Ma ce lo dicono anche la nostra legge fondante, la Costituzione (art. 11: “l’Italia ripudia la guerra”) e le leggi italiane (L. 185/90); ce lo dice il Trattato sul commercio delle armi, adottato dall’Assemblea generale dell’ONU il 2.04 2013; ce lo dicono le risoluzioni europee, in particolare quelle del 25.02.2016 e del 15.06.2017, in cui il Parlamento europeo ha chiesto espressamente «l’embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita»

Nessuno di noi giustificherebbe mai che armi prodotte altrove fossero mandate a bombardare le nostre case, le nostre scuole, i nostri ospedali, le nostre chiese, la nostra gente. Ma le popolazioni dello Yemen non hanno i nostri stessi diritti?

Si tratta di un problema complesso e collegato a responsabilità che ci superano, ma non ci è lecito ignorarlo. 

La comunità diocesana – pur sapendo che esula dalla sua specifica responsabilità e competenza la soluzione, propriamente tecnica e politica, di questo tema – desidera incoraggiare chi si sta impegnando a trovare le modalità più adeguate per superare questa realtà problematica che ci riguarda da vicino.

Vogliamo però anche sottolineare che è doveroso affrontare questa questione non isolatamente, né tanto meno in contrapposizione con ogni altra difficoltà che la realtà odierna del mondo del lavoro e dell’economia fa pesare sulla serenità delle persone e delle famiglie: la precarietà dell’occupazione, le possibili conseguenze negative sulla salute dei lavoratori e dell’intera popolazione e sull’equilibrio ambientale, i rischi per la giustizia sociale e per l’attenzione al bene comune.

C’è una sola strada da percorrere, ed è compito peculiare della politica e delle istituzioni sociali: quella di cercare uno sviluppo diverso per tutte le attività del nostro Territorio e della nostra Regione; uno sviluppo rispettoso della dignità delle persone, di tutte le persone; uno sviluppo che sia riguardoso dell’ambiente; uno sviluppo che valorizzi le nostre risorse locali, la nostra storia, la nostra Terra.

Come Diocesi dobbiamo e vogliamo lavorare soprattutto per la formazione delle coscienze e per ricordare a tutti la necessità e il dovere della coerenza con il rispetto dei diritti di ogni uomo e di ogni donna.

Perciò auspichiamo che tutti vogliano cooperare con le migliori energie in una prospettiva di riscatto e di nuova speranza: per un vero sviluppo integrale del nostro Territorio; per la cessazione di ogni conflitto; per l’affermazione della pace nel mondo.

Iglesias, 3 maggio 2018

Il Vescovo e il Consiglio Presbiterale

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Sabato 5 e domenica 6 maggio, Iglesias ospiterà l’iniziativa “Sardegna – Isola della Pace”, tesa a testimoniare che costruire la pace è possibile anche a partire da uno dei territori maggiormente contaminati dall’escalation bellica che, da anni, coinvolge il mondo e l’Italia.

«La Sardegna, con la “sua” fabbrica di bombe per aereo, sita tra i comuni di Iglesias e Domusnovas e, ancor di più, con le “sue” servitù militari, in cui numerose potenze mondiali svolgono regolarmente i loro giochi di guerra lasciando solo malattie mortali e distruzione dell’ambiente – si legge in una nota degli organizzatori -, si conferma, con questa manifestazione, un “luogo di costruzione di rapporti internazionali di pace e solidarietà” come recita l’ordine del giorno votato all’unanimità dal Consiglio comunale di Iglesias il 19 luglio 2017, in cui si esprime la vocazione pacifica della città mineraria. Già dal 5 mattina (9.30 – 13.30 – Teatro Electra) convergeranno ad Iglesias numerosi giornalisti invitati da NetOne, rete internazionale di giornalisti per la pace e dalla rivista “Città Nuova”, ad un seminario sul tema “Giornalismo e Pace – Legami di pace ed economie di guerra tra Yemen e Sulcis Iglesiente” nel quale sarà centrale la questione delle bombe sarde, responsabili della morte di migliaia di persone in Yemen. Aprirà il Convegno il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna, Francesco Birocchi.»

Tra gli altri, parteciperanno: Giorgio Beretta (Rete italiana disarmo), Maurizio Simoncelli (Archivio disarmo), Nico Piro (inviato Rai – Foreign Affairs), Nello Scavo (Avvenire), Marinella Correggia (saggista e giornalista), Paolo Gentili (CEI), Teresa Piras (Movimento non violento), Efrem Tresoldi (Nigrizia), Rosa Siciliano (Pax Christi), Marta D’Auria (Riforma), Roberto Comparetti (Il Portico), Roberto Loddo (Manifesto sardo), Cristina Montoja (NetOne), Giorgia Bresciani (Radio in Blu), Giampaolo Atzei (Sulcis-Iglesiente Oggi), Carlo Cefaloni (Città Nuova), Giulio Meazzini (Città Nuova), Cornelia Isabelle Toelghies (Africa Express).

Nella stessa mattinata, presso la Sala “R. Lepori” dalle ore 10.30 alle ore 13.00, si svolgerà l’incontro pubblico “Porta il tuo pezzetto di Pace ad Iglesias”. Il titolo prende spunto dall’idea che così come oggi si parla (Papa Francesco) di “guerra mondiale a pezzi”, allo stesso modo possiamo parlare di “pace mondiale a pezzi”, alla quale ognuno può dare il proprio contributo.  l programma prevede riflessioni ed esperienze sulla pace.

Interverrà Lisa Clark, tra i vincitori del premio Nobel per la pace 2017, che presenterà la campagna “Italia, ripensaci!”.

Nel pomeriggio, il programma continuerà con la presentazione del libro “Giornalismo di Pace” e con alcuni laboratori tematici per piccoli gruppi, sempre presso l’Electra, alle 16.30.

La sera, in Piazza Sella, dalle ore 18.00, si svolgeranno, prima una breve cerimonia in cui verrà consegnato alla Città di Iglesias il premio “Chiara Lubich per la Fraternità – 2018” a cura di Stefano Cardinali delegato dell’associazione “Città per la Fraternità” – (ritireranano il premio sindaco, consiglieri comunali ed assessori) e poi un ricco programma di testimonianze, riflessioni, proposte e contributi artistici di cantanti e attori che offriranno gratuitamente il loro apporto.

In caso di proibitive condizioni meteo il programma verrà svolto nella Sala “R. Lepori” in via Isonzo.

Interverrà anche Bonyan Gamal, giovane donna yemenita membro dell’ONG “Mwatana for Human Rights” che ha recentemente denunciato la distruzione di un intera famiglia a causa dell’esplosione di una bomba prodotta in Sardegna.

Domenica 6, con raduno in Piazza Municipio alle 10.30, si svolgerà la Run for Unity 2018, una iniziativa internazionale del Movimento “Ragazzi per l’Unità” che si svolge in tutto il mondo alla stessa ora locale in modo da percorrere simbolicamente il globo nell’arco di 24 ore, per dire che l’unità è possibile. In caso di maltempo l’appuntamento è presso il Centro Giovanile Santa Barbara, in piazza Gorizia 15.

«Con il Comitato Riconversione RWM e gli altri soggetti che stanno aderendo, vogliamo rifiutare di  identificare la Sardegna come “isola delle bombe”, come ha fatto il primo canale della televisione pubblica tedesca, ma anche costruire alternative di sviluppo sostenibile e ponti di solidarietà con lo Yemen e con gli altri paesi oppressi dalle guerre in tutto il mondo – conclude il comitato organizzatore -. Tutti sono invitati a partecipare alle varie iniziative proposte e a portare un loro contributo, anche in termini critici, purché costruttivi, in particolare durante il Seminario all’Electra. Anche la dirigenza della RWM Italia Spa, i lavoratori, le rappresentanze sindacali, gli esponenti politici, religiosi e della società civile.»

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I Vescovi delle Chiese della Sardegna hanno rivolto un appello ai nuovi Senatori e Deputati eletti dalla Sardegna nel Parlamento nazionale.

Il testo integrale.

Con un cordiale saluto ed augurio ci rivolgiamo ad ognuno di voi che, per il voto popolare, avete ricevuto l’onore e la responsabilità di contribuire, con dedizione e sapienza, alla crescita del nostro Paese, a partire dalle nostre popolazioni, nella ricerca del bene comune per tutti.

Nelle recenti elezioni politiche abbiamo sperato in una partecipazione alle urne più numerosa da parte dei cittadini sardi. Il persistere dell’astensionismo ci fa consapevoli di quanto impegno sia ancora necessario perché venga superata ogni sfiducia e disaffezione verso la politica, in modo che ognuno si senta responsabile nei confronti della comunità locale e nazionale.

Unendoci all’appello del cardinale Bassetti, presidente della CEI, auspichiamo che, con vero amore per il nostro popolo e per il nostro Paese tutti sappiate lavorare con impegno reciproco e collaborativo per superare ldistanze tra società e politica, per “ricucire la società italiana, aiutandola a vivere come corpo vivo che cammina assieme”, affrontando “l’urgenza sociale di pacificare ciò che è nella discordia” (Prolusione al Consiglio Permanente della CEI 22.1.2018).

Vi ringraziamo per la disponibilità al servizio del bene comune, che sta alla base della vostra accettazione della candidatura. Siamo convinti che, come ha scritto Papa Francesco, «la politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune» (EG 205).

Vi auguriamo perciò che riusciate a vivere l’incarico a cui siete stati chiamati superando le pur giustificate differenze ideologiche in una reale collaborazione nella ricerca del bene comune, a partire dall’attenzione ai poveri e dalla difesa della vita umana in ogni suo momento.

Anche se siamo certi che avete ben presenti i problemi più gravi della società e del popolo sardo, desideriamo, benché brevemente, condividere le nostre preoccupazioni per alcuni di essi.

Sappiamo bene che il lavoro resta la priorità ed è una vera emergenza sociale. Nel solco tracciato dalla Settimana Sociale dei cattolici italiani (Cagliari, ottobre 2017) insistiamo perché si voglia superare ogni rassegnazione e si operi per dare risposte concrete alla troppo diffusa precarietà lavorativa e, pur nella complessa congiuntura economica del nostro tempo, si arrivi ad offrire a tutti la possibilità di un lavoro “libero, creativo, partecipativo e solidale” che ha come primo obiettivo e prima condizione il rispetto per ogni persona umana. Particolare attenzione sarà giusto avere per il lavoro dei giovani e delle donne.

Come già dicevamo nella Lettera pastorale “Un cammino di speranza per la Sardegna” del 2014, un altro grave problema riguarda il rispetto della natura e dell’ambiente nella nostra bella terra. Pensiamo alla piaga degli incendi, alla preoccupazione per la siccità che minaccia l’approvvigionamento idrico e il lavoro agricolo fino al rischio dello spopolamento e dell’abbandono delle zone rurali, alla persistente difficoltà di arrivare ad un risanamento ambientale intorno agli impianti industriali antichi e recenti.

Evidenziamo l’urgenza di venire incontro ai troppi giovani, duramente provati nelle loro aspettative di vita, spesso ingiustamente mortificati nei loro talenti e costretti ad una dolorosa emigrazione.

Altrettanto importante è sostenere le troppe famiglie in condizioni di povertà, non solo economica ma anche culturale e sociale, per aiutarle ad accogliere con responsabilità ogni vita e ad educare con sapienza i ragazzi e i giovani a diventare protagonisti attivi del loro futuro. La grave crisi demografica di cui soffriamo richiede, tra le altre, un’attenzione particolare alle famiglie numerose.

Desideriamo anche ricordarvi la necessità di trovare adeguate soluzioni ai problemi derivanti dalla insularità della nostra regione in diversi ambiti che minacciano la serenità della vita sociale, ad esempio nel lavoro e nell’utilizzo delle energie, nelle difficoltà dei trasporti e delle comunicazioni, nella salvaguardia e nella cura della salute.

La centralità geografica della nostra Isola ci spinge infine a chiedere un vostro deciso impegno in un orizzonte europeo e internazionale, per contribuire alla pace nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

L’attenzione ai popoli di quelle terre dell’Africa e dell’Asia è doverosa, come segno di attenzione ai tanti rifugiati e migranti che arrivano da quelle coste, nei confronti dei quali la Sardegna sta dimostrando una generosa capacità di accoglienza, ed è una opportunità preziosa perché la nostra Patria dia testimonianza di fraternità verso tutta l’umanità, al di là di ogni differenza di razza e di cultura. Confidiamo che questo nostro messaggio di saluto e di augurio e queste nostre considerazioni possano essere da voi accolte come segno di una sincera volontà di dialogo e di collaborazione e possano esservi utili per una responsabile azione a servizio del bene comune di tutto il nostro popolo. Buon lavoro, preghiamo per voi.

Cagliari, 11.3.2018

I Vescovi delle Chiese della Sardegna

Mons. Arrigo Miglio, presidente della Conferenza Episcopale Sarda.

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I portavoce del “Comitato riconversione RWM” Cinzia Guaita ed Arnaldo Scarpa hanno partecipato alla Settimana Sociale dei Cattolici italiani, invitati dal vescovo di Iglesias, in quanto impegnati per la dignità del lavoro.

Giovedì il comitato organizzatore ha ascoltato per oltre un’ora Cinzia Guaita sulla questione della RWM e delle ipotesi di riconversione.

Papa Francesco nel messaggio inviato al convegno nel pomeriggio ha detto testualmente: «Non tutti i lavori sono “lavori degni”. Ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone, quelli che nutrono le guerre con la costruzione di armi, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori» ed il presidente della Settimana sociale Filippo Santoro, vescovo di Taranto, ha ripreso il discorso del Papa, facendo riferimento alla fabbrica di Iglesias.

«Il comitato organizzatore del convegno – dice Arnaldo Scarpa – ha fatto a Paolo Gentiloni 4 proposte a nome dell’assemblea ma in nessuna figura la questione delle armi o del modello di difesa. Con un gruppo variegato di delegati alla Settimana Sociale abbiamo allora pensato di scrivere una lettera aperta al presidente Paolo Gentiloni con una chiara condanna dell’operato del Governo e del Parlamento e con la richiesta di adoperarsi per l’interruzione della produzione e dell’invio di armi ai sauditi. Verrà firmata ancora all’interno della Settimana Sociale alla Fiera di Cagliari e poi verrà diffusa sui media.»

Di seguito il testo integrale.

SETTIMANA SOCIALE DI CAGLIARI 2017 – LETTERA APERTA AL PRESIDENTE GENTILONI

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha fatto visita sabato 28 ottobre 2017 alla Settimana Sociale dei Cattolici Italiani di Cagliari, dedicata al lavoro libero, creativo, solidale e partecipativo, prima di partire per un viaggio che lo condurrà, fino al primo novembre, in India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar.

Il lavoro di progettazione, di produzione di vendita e anche di supporto logistico delle armi e in particolare delle bombe d’aereo prodotte in Sardegna, a pochi chilometri dalla sede del convegno e vendute proprio ai sauditi che il premier incontrerà nei prossimi giorni, non è un lavoro libero, anzi viene nascosto. Non è per niente creativo, lontano da chi ne intasca i profitti ed indifferente verso chi ne subisce gli effetti. E’ un lavoro che non può essere partecipativo ma può essere scaricato facilmente sui territori più poveri e ricattabili. Ed è un lavoro violento, di una violenza inaudita, ingiusta e distruttiva anche  delle relazioni civili.

Quanto di più distante da tutto ciò che si può definire solidale… quanto di più lontano dal dettato costituzionale dell’art. 11 e dagli impegni necessari per la salvaguardia della Repubblica e della democrazia.

Il Governo italiano e la maggioranza del Parlamento hanno espresso finora una imbarazzante indifferenza verso la banalità del male ma esiste una coscienza che resiste nella società e che chiede una riconversione integrale dell’economia. Voce che ha bisogno di sostegno per non cedere al ricatto di chi oppone bombe al lavoro e alla vita.

Come ci ha ricordato Papa Francesco, «ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone, quelli che nutrono le guerre con la costruzione di armi, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori».

Il mercato disumano da lui denunciato produce la globalizzazione dell’indifferenza ponendo in collegamento il territorio del Sulcis Iglesiente, costretto a subire gli effetti di politiche industriali disastrose, con il Paese più povero del Golfo Persico dove la guerra colpisce la popolazione civile con bombardamenti che non si fermano neanche davanti agli ospedali.

A partire dal ripudio della guerra affermato nella Costituzione, come cittadini della Repubblica e partecipanti alla Settimana sociale, in linea con il metodo di accompagnare la denuncia alla proposta, in un percorso che comincia da Cagliari riteniamo doveroso adoperarci per chiedere l’applicazione integrale della legge 185/90, frutto della lotta dei lavoratori che, nel nostro Paese, si sono opposti alla produzione e vendita di armi alle Nazioni in guerra e che vieta il trasferimento e la vendita di armi ai paesi in guerra.

Crediamo che il massimo rappresentante del Governo italiano sia in grado di poter ricevere, oltre le istanze già presentate, una nostra esplicita richiesta pubblica di adoperarsi per fermare immediatamente l’invio di quegli ordigni, impiegati dai sauditi nella guerra in Yemen, definita dall’Onu la più grave emergenza umanitaria dal 46 ad oggi ed un’altrettanto immediata azione del Governo per la riconversione della fabbrica a produzioni civili, con piena salvaguardia dell’occupazione.

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Teulada ha una nuova centenaria, Maria Maddalena Aresu. La comunità teuladina conferma una longevità fuori dal comune, da anni oggetto di studio. Maria Maddalena Aresu è stata festeggiata da figli e nipoti, dal parroco don Melchiorino Dore e dal sindaco Daniele Serra. Un graditissimo pensiero augurale è arrivato alla neo centenaria da Papa Francesco, tramite il sostituto della Segreteria di Stato monsignor Angelo Becciu, unitamente alla benedizione apostolica. Alleghiamo un ricco album fotografico realizzato da Enrico Cambedda.

 

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Una manciata di terra d’Ungheria dispersa all’ingresso dell’ossario austroungarico di Campu Perdu, «perché anche gli eroi che sono morti qui all’Asinara possano riposare sotto la terra della loro patria». Così con una piccola cerimonia l’ambasciatore della pace in bicicletta, Jozsef Zelei, questa mattina, assieme al sindaco di Stintino e quello di Porto Torres, ha concluso il suo lungo tour che, da agosto di quest’anno, lo ha portato a compiere 3.850 km. Un viaggio sulla rotta della “Marcia della morte”, quella compiuta nel 1914 dai soldati magiari prigionieri di guerra che, con altri prigionieri e profughi, furono portati sull’Asinara. Arrivarono 27mila prigionieri di 16 etnie, distribuiti in vari campi sull’isola, e in 6mila trovarono la morte.

«Questo è il mio quarto anno in bici per la commemorazione della prima guerra mondiale – ha detto Jozsef Zelei durante l’incontro con le autorità alla Casa del Parco, a Cala Reale -. Ho viaggiato lungo le linee di combattimento in Francia ma non ho mai visto un popolo, come quello italiano, che tenesse tanto a ricordare i suoi caduti in guerra. Sono sicuro che quei soldati non fossero nemici ma vittime della guerra e la giornata di oggi, che ci vede qui assieme, lo dimostra. Quella guerra non ci ha messi gli uni contro gli altri ma ci ha resi più vicini e amici.»

Quello di Jozsef Zelei, 55 anni di Budapest, è un viaggio iniziato nel 2014, in occasione del centenario della Grande Guerra.

«Siamo orgogliosi – ha detto Antonio Diana, vicepresidente del Parco e sindaco di Stintino – che questa iniziativa si inserisca nel progetto che il comune di Stintino, con quello di Porto Torres, con il Parco e l’Università di Sassari, ha avviato proprio nel 2014. Un progetto nato per commemorare proprio i profughi e i prigionieri che qui trovarono la morte. È evidente che il recupero di questa memoria è servito.»

 «I vostri concittadini – ha aggiunto il sindaco di Porto Torres Sean Wheeler ringraziando Jozsef Zelei per l’iniziativa – riposano in un luogo di pace, silenzio e bellezza. In queste occasioni, assieme ai nostri fratelli condividiamo lo strazio che il mondo intero ha vissuto in quegli anni.»

Jozsef Zelei quindi ha donato al Parco il “Baule del soldato” che, benedetto da Papa Francesco, contiene alcuni ricordi del lungo viaggio compiuto dal ciclista ungherese.

A Cala Reale quindi, accanto alla cappella austroungarica, è stata scoperta una stele in legno che il ciclista della pace ha donato al Parco. E su questa, che riporta una incisione in italiano e ungherese per ricordare i soldati magiari, le autorità hanno legato alcune fascette tricolori in segno di condivisione solidarietà con l’iniziativa.

Cala Reale ha rappresentato la conclusione della tappa sull’isola parco. Alle 10.00 questa mattina, il ciclista della pace a Fornelli è salito in sella alla sua bicicletta e, accompagnato da una rappresentanza dell’associazione “Ciclisti turritani”, ha percorso i 13 km che separano il vecchio carcere dalla sede del Parco. Un’occasione per conoscere l’isola e vedere da vicino le bellezze del parco e i luoghi che, un tempo, furono i luoghi del dolore.

Alla giornata hanno partecipato il capo di gabinetto dell’assessorato regionale del Turismo Ninni Chessa, che ha portato i saluti delle istituzioni regionali, il console dell’ambasciata ungherese a Roma Heinz Tamas e l’assessore del Turismo del comune di Sennori Elena Cornalias.

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La Nunziatura apostolica ha comunicato a S.E. monsignor Arrigo Miglio che il Santo Padre Francesco ha prorogato per altri due anni il suo mandato come arcivescovo di Cagliari.
Nato a San Giorgio Canavese, diocesi di Ivrea, il 18 luglio 1942, Arrigo Miglio è stato ordinato presbitero il 23 settembre 1967; eletto alla sede vescovile di Iglesias il 25 marzo 1992, è stato ordinato vescovo il 25 aprile 1992; trasferito a Ivrea il 20 febbraio 1999.
E’ stato promosso alla sede arcivescovile di Cagliari il 25 febbraio 2012 ed ha preso possesso dell’arcidiocesi di Cagliari il 18 aprile 2012.
Ha inaugurato il suo ministero a Cagliari il 24 aprile 2012.

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L’ossario austro-ungarico dell’Asinara.

“L’ambasciatore della pace in bicicletta”, l’ungherese Jozsef Zelei, domani sarà ricevuto a Stintino dal sindaco Antonio Diana. Il ciclista lo scorso 24 agosto ha iniziato un progetto che, sulla sua due ruote, lo ha portato in viaggio da Budapest all’Asinara, seguendo il percorso che dovettero affrontare i prigionieri di guerra ungheresi durante il primo conflitto mondiale, quando furono deportati appunto sull’isola dell’Asinara.

Domani alle ore 10.00, nel palazzo comunale di via Torre Falcone, sindaco, assessori e consiglieri daranno il benvenuto a Jozsef Zelei che sarà accompagnato da una delegazione ungherese e dal console onorario in Sardegna, Gabor Pinna.

L’incontro sarà l’occasione per “l’ambasciatore della pace in bicicletta” per illustrare all’Amministrazione comunale la sua iniziativa.

Il ciclista da 14 anni gira il mondo in bicicletta e, sino a oggi, in sella alla sua due ruote ha percorso 70mila km, ha visitato cinque continenti, 73 paesi e più di mille città. E in questo suo lungo viaggio, nel 2016 ha incontrato anche Papa Francesco.

Mercoledì mattina, invece, alle ore 10.00, Jozsef Zelei sarà a Porto Torres dove incontrerà l’amministrazione comunale turritana. Nel pomeriggio, alle 16.00, sarà ad Alghero per un incontro con la delegazione catalana.

La mattina di giovedì 28 settembre, infine, la delegazione ungherese si sposterà sull’isola dell’Asinara. Qui, nella sala riunioni della sede del Parco, Jozsef Zelei presenterà la sua iniziativa e racconterà la sua esperienza. Alle 11,30 sarà scoperta la scultura in legno che l’ambasciatore della pace in bicicletta ha voluto donare per commemorare gli ungheresi che, da deportati di guerra, morirono sull’isola.

Alle 14.00 è prevista una ciclopedalata con gruppi locali e nel pomeriggio il rientro.

Gli incontri e la commemorazione sull’isola dell’Asinara saranno documentati dai media ungheresi quindi trasmessi sui più importanti canali televisivi magiari.

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Un nuovo, importante progetto per l’integrazione e l’accoglienza dei richiedenti la protezione internazionale sarà presentato a Cagliari martedì prossimo, 25 luglio nel corso di una conferenza stampa alle 11.00 presso la Sala Vescovile dell’Episcopio, in Piazza Palazzo 4. Si tratta di un’iniziativa di Caritas Italiana, Caritas Austria e l’associazione greca Arsis che insieme lavoreranno per rafforzare le numerose attività di accoglienza ed integrazione già svolte diffusamente  nei rispettivi paesi.

Il progetto si chiama “PIER”. Undici Caritas diocesane in Italia (Aversa, Benevento, Cagliari, Capua, Conversano, Firenze, Genova, Saluzzo, Pescara, Ragusa, Palermo)  potranno incrementare corsi di lingua italiana, azioni di supporto psico sociale ed inserimenti lavorativi a beneficio dei rifugiati e anche distribuire migliaia di Kit Warm Up alle navi che svolgono attività di ricerca e soccorso in mare e alle Caritas che operano nei porti di sbarco.

Il progetto PIER, finanziato dalla Coca Cola Foundation, è un ulteriore importante segno di attenzione all’attività umanitaria svolta dalle organizzazioni Caritas in tutta Europa.  Con il progetto PIER Caritas Italiana e le Caritas diocesane intendono ribadire quanto Papa Francesco ha voluto ricordare affermando la sua vicinanza a coloro che «si aprono saggiamente al complesso fenomeno migratorio con adeguati interventi di sostegno, testimoniando quei valori umani e cristiani che stanno alla base della civiltà europea».

Alla conferenza stampa di presentazione del progetto PIER interverranno l’Arcivescovo di Cagliari mons. Arrigo Miglio, il prefetto di Cagliari, un rappresentante della Regione Sardegna, Manuela De Marco di Caritas italiana e Mons. Marco Lai direttore della Caritas diocesana di Cagliari.

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Dopo la condanna di 8 anni in primo grado a don Pascal Manca, ex parroco di Mandas e Villamar, la Diocesi di Cagliari ha diffuso una nota nella quale sottolinea che «nel pieno rispetto per l’operato della magistratura, innanzitutto rinnova la propria vicinanza alle vittime e alle loro famiglie, come già espresso agli inizi di questa vicenda nell’aprile del 2015 e in occasione dei successivi sviluppi».

«Nella consapevolezza della grande generosità con cui i sacerdoti si dedicano in tanti modi all’educazione dei ragazzi e dei giovani, in questo momento la Chiesa cagliaritana si fa interprete della sofferenza di tutta la comunità cristiana e invita a intensificare, da parte di tutti, la preghiera e il cammino di conversione. Ancora una volta – conclude la nota – si sente la grande responsabilità di essere sempre più fedeli alle direttive di Papa Francesco che incessantemente chiede a tutti vigilanza e rigore nel rispettare e difendere la dignità e l’integrità dei più piccoli e dei più giovani.»